20.1.11

abbiamo musicisti aprezzatti all'estero e ignorati in Italia il caso di Cristna donà







repubblica MUSICA


Quel piccolo cult di Cristina Donà
un "miracolo" che Sanremo ignora
Il 25 gennaio esce "Torno a casa a piedi", nuovo album della cantautrice amata da Robert Wyatt e apprezzata dalla critica internazionale. Che ammette: "Il Festival? Ci ho provato, ma a loro non interesso". Intervista e tre brani unplugged

di PAOLO GALLORI



ROMA - Premio Tenco per l'album di debutto Tregua(1997). Premio Lunezia per la poesia dei suoi testi. Sette album all'attivo, di cui uno in lingua inglese esaltato dalla critica britannica. Un sodalizio umano e artistico con un nume come Robert Wyatt, che nel 2001 l'ha voluta al Meltdown Festival e solo per lei collaborò alla canzoneGoccia (dall'album Nido, 1999). Tournée in Italia e all'estero. Da Manuel Agnelli a Saverio Lanza, passando per Davey Ray Moor e Peter Walsh, la scelta di produttori con cui reinventarsi ogni volta. In estrema sintesi, il profilo di Cristina Donà, cantautrice che in Italia resta un culto pur capace di costruirsi un'autentica dimensione internazionale a dispetto di una esposizione mediatica inversamente proporzionale al talento. Nel 2004, di lei scrisse così l'autorevole Mojo: "Dimenticate tutti gli stereotipi del pop italiano e le sue dozzinali imitazioni operistiche. Donà è cantautrice, sottile e sensibile".
VIDEO Tre nuovi brani unplugged 1
Per una così, farebbe molto chic dire di Sanremo "non fa per me, non mi interessa". Invece Cristina, candore e autoironia da vendere, ammette di averci provato anche quest'anno con una delle canzoni del suo nuovo album, Torno a casa a piedi, in uscita il 25 gennaio. "Ho seguito la cosa molto distrattamente, anche se sembra strano. Non ho ben capito se non interessava il nome, non penso che non abbiano valutato il pezzo. La Emi ha proposto Miracoli, il primo singolo, anche se io avrei portato volentieri Un esercito di alberi o In un soffio. Ma va bene - aggiunge, senza farne un dramma - una volta che si conoscono i meccanismi, uno si mette il cuore in pace. Giusto per consolarmi, Sanremo certo può servire ma può essere un'arma a doppio taglio, soprattutto con una canzone come Miracoli: se non esce bene, non esce lo spirito...".
Esattamente quanto accaduto agli Afterhours nel 2009, quando presentarono al Teatro Ariston Il Paese è reale, l'irruzione dell'alternative rock italiano nel più popolare rito televisivo d'Italia. "Ero molto contenta per loro - dice la Donà - anche se i suoni non sono stati gestiti al meglio. Era un tipo di canzone che ha perso molto, almeno nella prima serata, mi è dispiaciuto. Però ero felice. Era difficile dire di no a un invito ufficiale di Bonolis che ha condotto molto bene il festival, che alla fine io guardo".
Sanremo dice no alla Donà e a chissà quanti altri, meno sinceri nell'ammettere l'esclusione. Ma Cristina non ne ha mai fatto un dramma, soddisfatta dell'essersi fatta conoscere disco dopo disco, concerto dopo concerto, solo attraverso il tam tam di chi si è imbattuto nelle sue canzoni. "Dipende da alcune scelte, alla fine ho lavorato in un certo modo e tutto si è costruito in quel modo lì. Ci sono momenti in cui dico 'cavoli, però questo non lo posso fare perché non sono abbastanza nota. Ad esempio un tour con un'orchestra, costi che non posso permettermi. Però ho uno zoccolo duro e sempre più numeroso di pubblico che mi consente di lavorare bene con il live, con formazioni su misura, senza esagerare. Questo mi ha permesso in questi anni, da tredici anni, di continuare a suonare. A proposito di Miracoli: in Italia, con quello che ho proposto io, mi sembra già una cosa eccellente".
Dal 25 gennaio quello "zoccolo duro" dovrà raccogliere l'ennesimo guanto di sfida. Perché sin dal titolo,Torno a casa a piedi, Cristina rivendica la sua indipendenza e nel nuovo album smette i panni della cantautrice rock per avventurarsi in lontani territori sonori. Tappeti elettronici fanno da ring allo scontro tra sezioni di archi e schiere di fiati, linee di basso funk si alternano a ritmi in levare, echi bandistici, accenni di swing, silenzi rotti da esplosioni dinamiche. Tutto per esprimere rumori e pensieri di un contesto metropolitano. E, tra i nuovi riferimenti di Cristina, riemergono dal passato Battisti e De Andrè.
"Avevo una gran voglia di allargare i miei orizzonti musicali, da sola sentivo di non potercela fare - spiega la Donà - con il produttore Saverio Lanza ci siamo confrontati all'ultimo suono. Quasi sempre via mail. La prima volta che ci siamo visti abbiamo parlato degli arrangiamenti di Battisti, di quella musica italiana che un po' mi è tornata in testa. Anche un po' di Style Council, Joe Jackson, quel mondo lì. Forse è l'età, ma ho voglia di recuperare un discorso che mi appartiene e che ho volutamente dimenticato all'inizio della mia carriera per trovare una strada più vicina ai miei ascolti di quel momento. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a recuperare le mie radici. Che sono prettamente italiane".
Cristina sviluppa nei suoi testi microstorie costruite per immagini. A un Aquilone si lega il pensiero di chi è bloccato nel traffico e vorrebbe fuggire. Giapponese è la velocità che ci travolge, frenata da semafori che sanno del nostro ritardo. Tra In un soffio e Lettera scritta a mano, storie di persone che si incontrano e si lasciano per noia, ipocrisia, paura. La title track, Torno a casa a piedi, addio tra due amanti che non riescono a uscire dalle loro situazioni ufficiali, è una vera e propria sceneggiatura. "Ne vado particolarmente orgogliosa perché è una direzione di scrittura che mi interessa molto. Raccontare qualcosa con un metodo cinematografico che mi riporta, come aspirazione non come risultato, alle cose che ha scritto De Andrè".
Ma l'amore, per la Donà, è anche la forza di Un esercito di alberi, dedicata agli uomini della sua vita, suo marito e il suo bambino. Proprio la nascita del suo piccolo guida Cristina in Bimbo dal sonno leggero, riflessione sulla esperienza della maternità tanto diversa dai pancioni da copertina. "Il pensiero di una madre che si interroga sulle proprie colpe e non su quanto i suoi atteggiamenti, corporei e verbali, influenzino il suo bambino piccolo. Il soggetto è ovviamente mio figlio, che ha una sensibilità incredibile per i rumori. Ho cercato di immaginare cosa lo incuriosisse così tanto da togliergli il sonno o di svegliarlo. Una cosa che volevo descrivere, ma certamente più importante è il percorso di consapevolezza che una madre affronta per capire come arrivare a tranquillizzare il proprio figlio".
Battisti, De Andrè... un ritorno a casa? "Non ho mai considerato secondario il pubblico italiano, ma sarei davvero felice di far ascoltare oltreconfine quest'album. Che è italiano, di cuore ma con degli spunti di cui vado molto fiera. Esportarlo in italiano, perché suona con melodie e arrangiamenti italiani, sarebbe stupido tradurlo. Sicuramente lo spedirò a Robert Wyatt, a cui tengo moltissimo. Credo apprezzerà questa scelta".

SMARTPHONE Bubble Ball sbanca le app Nay, imprenditore a 14 ann

 fonte  repubblica  online 

Questo giochino per smartphone in cui bisogna portare una pallina da un punto all'altro dello schermo, componendo il percorso, è stato sviluppato da un ragazzo. Più di 1,5 milioni di download. E ora l'imberbe programmatore fonda un'azienda
NEW YORK - Adesso gli uccellini arrabbiati del videogioco 'Angry Birds' diventeranno furibondi. 'Angry Birds' non è più la app gratuita più scaricata su iPhone: al suo posto c'è Bubble Ball, un giochino impostato sulla fisica, in cui bisogna portare una pallina da un punto all'altro dello schermo, componendo il percorso. Il particolare della vicenda è che Bubble Ball è stato sviluppato da Robert Nay, nato quattordici anni fa a Spanish Fork, nello Utah. L'imberbe talento della programmazione ha insomma superato in download, seppure gratuiti, sia i passerotti fumini che applicazioni di alto profilo come Facebook mobile, Pandora o Skype.
Il tempo delle mele. Per Robert Nay, il tempo delle mele dell'adolescenza non è quello dei primi baci, ma delle prime app per iPhone. Il giovane programmatore ha appreso l'arte del codice digitale grazie al suggerimento di un amico del papà, che gli ha consigliato di sviluppare un'applicazione. Così Robert si è procurato un manuale di programmazione, ha imparato quello che poteva e poi ha messo a frutto la lezione. Un racconto forse romanzato, sviluppare per iPhone presuppone la disponibilità di un kit apposito e una certa conoscenza tecnica, ma i numeri parlano chiaro: il 19 gennaio, Bubble Ball ha raggiunto 1.5 milioni di download. Un successo che il giovane Robert proprio non si aspettava, e su cui ora pensa di capitalizzare. Sviluppando altre applicazioni a pagamento, ed espandendo "Bubble Ball" con dei contenuti
supplementari acquistabili direttamente "in app". E intanto, Bubble Ball è stato pubblicato dall'etichetta software che fa capo a Robert stesso, la Nav Games.
Successi e segreti. "Quando ho visto Bubble Ball al numero uno delle app più scaricate sono rimasto sbalordito", ha raccontato Robert alla stampa americana. Nel frattempo, Bubble Ball ha già la sua versione Android, e il mercato degli smartphone è coperto. "Voglio realizzare altri giochi", ha aggiunto, ma sul prossimo progetto mantiene il riserbo: "E' un segreto", conclude. Piccoli Zuckerberg crescono. (t.t.)

19.1.11

bravo floris e bravo Sevegnini finamente qualcuno che dice no alla presenza massiccia di Berlusconi

 Premetto che  : 1  ) avevo promesso qualche post  fa   di non parlarne  ma  la  disinformazione  , e  balle mediatiche  che poi  ripetute  finiscono per  diventare verità  , e la presenza  continua del nostro capo   in tutte le  trasmissioni  . Non basta  mandare i suoi rappresentanti ?. Ma soprattutto   riporto iun articolo  di mila spicola   che tali eventi hanno  sule nuove  generazioni  ovviamente  senza generalizzare

Proessorè, da grande voglio essere Ruby. 
 
 1. Roberto F., 3 P, 14 anni, mi ha firmato un disegno con “Silvio Berlusconi”. “Smettila, togli quella firma e metti il tuo nome” “Proessorè, picchì? A lei un ci piacissi essiri u cchiu riccu chi c’è e aviri tutti i fimmini chi si vonnu?”. Non penso ci sia bisogno di tradurre. Nell’inverno del 2008 qualcuno mi firmava i disegni come “il capo dei capi”.
2. Silvia G., 2 R, 13 anni, sorella minore di Flavia, 17 anni già mamma di un bimbo. “Magari fossi così bella, certo che lo farei, proessorè, a lei un ci piacissi assistimarisi pi tutta la vita? Lei e tutta la famiglia sua, proessorè?”
3. Ho ingoiato amaro, indecisa se parlar loro delle cose giuste e di quelle sbagliate, oppure se ..cavolo…hanno solo 13 e 14 anni e hanno il diritto di essere fanciulli, innocenti si diceva un tempo, non di assistere a questo fango. Eppure il fango si diffonde anche nelle loro vite. Vietato ai minori, si diceva un tempo. Quando è finito quel tempo?
4. Luisa, 22 anni, è una splendida ragazza iscritta al secondo anno a ingegneria, figlia di un caro amico avvocato. Sul suo profilo di face book campeggia una foto che sembra la pagina di un calendario. “Che c’è di male a esser belle? E sono pure intelligente, cosa volete dirmi? E’ una colpa esserne fiera? Della bellezza e dell’intelligenza? E se trovo un pollo da raggirare amen, peggio per lui”.
5. Un alto dirigente del PD siciliano mi ha confessato qualche giorno fa: “Beato lui che può permetterselo. “ “Lui chi scusa?” “Lui, lui. Berlusconi”.
Io sono completamente esterrefatta. Non ditemi che il problema sia solo lui. Lui, lui. Berlusconi. Qua mi sa che tutta Houston, ops, l’Italia, abbia un problema. E ben più grave di quello che sembra. Altro che dimissioni del premier, altro che costituirsi al giudice. Una buona parte dell’Italia, attenzione, non tutta, ma una buona parte sì, potrebbe accompagnarlo da quel giudice perchè ne vorrebbe condividere il peccato. Una buona parte dell’Italia vorrebbe trovarsi al posto suo, perché non ci trova nulla di male, anzi, tutto il bene che si immagina.
E se tutto il bene che si immagina per la propria vita è quello beh, il problema non è più “politico”, come si affannano a ripetere da destra a sinistra, ma morale, identitario, collettivo, etico. Attenzione: non moralistico, il problema è morale: quell’insieme di comportamenti condivisi che distinguono il carattere sociale di un popolo.
Parlo di ciò che è condannabile e ciò che non lo è nei comportamenti singoli, così come ritiene la maggior parte delle persone, a maggior ragione di chi ci rappresenta.
In questo non ce la passiamo affatto bene. No.
Cercherò di spiegarlo a Roberto F. e a Silvia G. nel poco tempo che trascorro con loro, non con parole o discorsi, ma con fatti e confronti: presenti e passati e con comportamenti.
Ma agli altri, a tutta quella buona fetta di italiani che pensano che il “problema sia politico” (e mi riferisco all'assurdo che mi capita di sentire persino da esponenti politici dell'opposizione) e che “sono solo fatti suoi”, chi glielo va a spiegare che no, non sono più "semplicemente fatti suoi", ma bensì nostri.
Perché Lui, in questo momento è noi e io , scusate se lo ribadisco, non voglio affatto essere Lui, men che mai Ruby. E non voglio affatto che lo vogliano i miei alunni, come anche la bella e intelligente figlia dell'avvocato che è cresciuta in 20 anni di trash televisivo e politico.
Voglio dire che il peggio di tutto questo incubo è che i nostri figli guardano e o copiano o condannano.
E come disse garibaldi da Caprera: non è certo questa l'Italia che avevo in mente.
O no?

2)  che  consideravo  ( e  tutt'ora  lo considero  )  Floris il  vespino  anzi il vespa   di sinistra . Ma stavolta lo apprezzo  è stato coraggioso a  sapere  dire  di NO . All'arroganza   n  di Berlusconi .Non bastavano i suoi  uomini in studio ?  Berlusconi chiama in diretta il programma di Rai Tre ma stavolta il conduttore non lo fa intervenire. Lo ha rivelato in chiusura della puntata il giornalista: ''Visto come era andata a finire l'ultima volta lo abbiamo invitato a venire la prossima settimana''
 e  bravo  Beppe  Sevegnini , cosi dovrebbe  fare  l'opposizioni andarsene  o non andarci  a trasmissioni  talmente   faziose  e  di parte  da essere  spazzatura    ANDARSENE

 
  e anche se non  ripresi dalle telecamere metterli in  imbarazzo e  far  dire  al presentatore  frasi simili  << Durante il commento del vicedirettore del Tg5 Alessandro Banfi, il giornalista abbandona il programma. Dopo il servizio, al suo posto, una sedia vuota. Il conduttore Alessio Vinci: ''Mi spiace, ora siamo sbilanciati''   
Ora se anche davanti  a prove cosi schiaccianti  trovate  qui tutte  le 360 pagine delle  intercettazioni e degli atti dell'inchiesta con numeri e tutto ( scaricatelo prima che lo tolgano  ) , insabbiano hanno la faccia come il ....... .

oh tempio elogi de andrè e te ne vanti ma poi il resto dell'anno lo rileghi in un angolo buio




trovate  sopra  la  foto  di  una scultura ,  abbandonata in un angolo  buio e poco frequentato ai margini e   o al centro   della piazza . Ora  l'opera  , bella o brutta  (  è  soggettivo )  che rappresenta  o dovrebbe rappresentatore   la canzone  di De Andrè bocca di rosa  ,   fatta   da    5 ani fa  da una  quinta del liceo artistico  cittadino  ( sotto la foto con i nomi  )


dovrebbe meritare uno spazio adeguato . E come ho già detto nel titlo  solo  vanti  e padda  ( vanagloria )
 da  parte delle amministrazioni comunali alla presentazione annuale del festival  paole  e suoni cangianti

un ventennio di storia italiana e mo componimento poetico

                            
Per  spiegare   il mio componimento che trovate sotto e  che   riguarda  l'ultimo ventennio di  storia  italaiana  riassumo  il contesto  (che sarà approfondito da  dei link a  fine post se  mai ce ne fosse bisogno  )  con questi quattro  video. Iniziamo  con Quarant'anni  dei Modena  city ramblers 



anche se  in realtà  si dovrebbe intitolare  50 anni visto la  Dc governo in varie  forme come evidenzia   il testo finale di questo video .
Tangentopoli    e  governicchio d'mato ( ma  chi l'ha mai  amato il  2 delfino  di Craxi  , il primo era Martelli , adesso  dignitosamente  se  non erro ritirato a vita privata  )  e primo governo Berluscoiano , caduta e governicchio di ranocchia  ops  Dini . Ma  la corruzione  continua  coem prima  più di prima   come dimostra quest'altro video   del 1994  che rivedendo adesso   mette rimpianto  e va  venire  un po'  di nostalgia almeno   quelli avevano classe nel rubare  e depistare   non si facevano le leggi apposta 




Poi il volemoci tutti bene  del centro sinistra  che anzichè governare  fu  un governo di faide   fra la sinistra  di governo e la sinistra di piazza e il conflitto d'interessi  grande come una casa  continua 
Vittoria  della Pdl , censure e repressione  oltre leggi  personam , l'opposizione  che fa  magia le briciole    ( vedere  video precedente  ) e litiga ed inciucia     rimandendo nella sua tore  d'avorio  mentre la gente  scende  in piazza , solo dopo si sveglia  e  lo capisce  inserendosi dentro  in modo gattopardesco cambiare   per  non cambiare e  non seguendo il consiglio di moretti lanciato da piazza navona e che trovate  qui
Siam al 2006 Vittoria  a metà  del centro sinistra   in elezioni truccate  ed inciuci e nuovi liti dela sinistra e solito vecchiume  coem dimostra questo video di Crozza





e poi  la satirica  parodia  e  attualizzazione  delle canzoni  una vita  da  mediano e  ho messo via  di Ligabue   fatta  Marcore 








purtroppo il video  Neri Marcorè Ligabue @ Matrix 01/10/2007 che riuniva le  due  canzoni  è stato cassato per  copy rught  da  youtube    quindi trovate   solo il video di  una vita da prodiano per  ho messo via   provate a cercarla  voi io non l'ho trovata  . 
Poi di nuovo Berlusconi  e  la  sinstra  che  non sa mettere  da parte  i discorsi malati e il settarismo   ed unirsi  nei principi fondamentali come dice la  Guzzanti qui   . E  << mi dispiace, la sx avrà tutti i limiti e nessuno lo nega, ma arrivare a giustificare il comportamento di un uomo che dovrebbe rappresentare il nostro paese, francamente mi sembra grave ed inaccettabile! E' questo che mi fa paura dell'Italia. Non quello che fa Berlusconi, ma il fatto che l'Italiano medio lo legga 
come la re...alizzazione del "sogno italiano"! ( frase  di tina galante  ) >>
ed  ora  un mio componimento  liberamente tratto  da letture  e  canzoniche trovate  riportate alla fine



Eravam  tre  piccoli porcelin
Berlusconi,Bossi e Fin
e con  l'aiuto di  Casin
nessun mai ci separera

Poi  Berluscon  decise  di fare Napolen
e Casin da  zio Tobia  ritorno

Ma  Fini e Bossi sotto ricatto
federalista   e leggi  Libera  tutti 
rimasero e continuarono a contare
con allegria 
Nessuno ci fermerà tralla tralla

Ma poi il pastone fini'
e da  tana  liberi tutti
a  tana  salve me 
scontentò Fini

E  il Satrapo Berlusconi
 visto che  era  già su e il tirami su
lo tirava   giù
 riccorre ai festini
dove  con il buga  bunga 
fa cantare   il vecchio ritornello
  di lontana memoria 


 le  fonti sono : 1) la  canzoncina   cantata  non ricordo se all'inizio o a metà di un concerto  , se  non ricordo male ,  dagli stessi  99 posse  sulla  fiaba  il lupo e  i tre porcellini  ., 2) la  canzoncina   della mia infanzia , come  credo anche della  vostra  , nella vecchia  fattoria  ., 3)  la fattoria degli Animali / animal farm i di Orwell   copertina  al lato  . 3) le  cronache di malaffare    di questi  giorni  . Concludo  questo post  d'oggi con  dei link  ,  anche se  non credo  che  ce  ne sia  bisogno vista la documentazione sopa  riportata  . Ma  a volte  è meglio abbundare  quam deficere  ( meglio  abbondare  che mancare  )  come  si diceva  un tempo e  con il sottofondo    della canzone che  poi  è anche la colonna  sonora    del post  d'oggi   l'italiano medio   degli ex  articolo 31   dui cui trovate  il video testo qui 



Link
http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_Repubblica_(Italia)
http://it.wikipedia.org/wiki/Italia_repubblicana
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_sistema_politico_italiano
http://www.tuttostoria.net/focus_recensione_storia_contemporanea.asp?id=228

18.1.11

IL caso del rogo di Primavalle ( il caso di stefanoe viginio Mattei ) \ riflessioni intineranti



Non è detto che  per  forza  di cose , quando  si   è in viagio o meno   il tempo    debba passare   trovando a  tutti i costi qualcosa da  fare  ( chiacchierare  con amici\che ,attaccare bottoni con estranei \  conoscenti  e,  dormicchiare  ocon e cuffiette   del cellulare  o ipod  ) ma  si può anche rimanere in silenzio  e quet'ultimo è il mio caso  dell'ennesimo viaggio   Sassari  andato   a vuoto perchè il prof  dela tesi  ha  avuto un impegno e   non ha  nonostante  avesse il mio  numero di cellulare  non ha  avvisato  . Oggi in pulman  leggo   il giornale  e oltre  le  ben 13  pagine di repubblica   dedicate   ( che palle, ma chi se ne frega   ,, se    Berlusconi  ha  già una  donna fissa  e non  paga le  donne  o le  dovesse pagare   simè rilassato con ruby  o  altre  ) , ho letto del caso del rogo di primavale   vedere video sotto 
 

 
e la pagina di wikipedia   su tale  evento Poi mentre camminavo dala stazione  a  casa  mi ritornavano il libro di Luca Telese  Cuori Neri  con le foto dei tanti ragazzi di destra morti, insieme a  quelli di sinistra Negli “Anni di Piombo” a causa  del fanatismo ideologico .
Ora per me  libertario di sinistra  che non ha per motivi anagrafici, sono nato in un periodo di "transizione"   cioè  1976  e  crebbi   durante  il " bagno di sangue  " fatto  sia   da   quelli che  vengono chiamati opposti estremismi   sia  dalle stragi  di  stato  . E solo quando esso fu  arrivato     alla  fine o stava per  finire  ( anche  se  gli omicidi Dantona   e Biagi    sembra  di no ) , non ho  vissuto   direttamente  quel periodo  se non  nei ricordi altrui e nelle trasmissioni tv dedicate  a tali eventi  come  il video sotto riportato .come potete   notare  Ma  soprattutto per l'uso strumentale volto a creare  martiri  ( vedere  foto sopra  a sinistra   delle manifestazioni \ presidio  davanti al tribunale  in cui Lollo veniva  interrogato )
                               
                                 " NON SCORDO " 
Io non so dimenticare / la mia rabbia e la vergogna / nel vedere un ragazzino / che era già messo alla gogna / per aver voluto dire / "Io non posso dimenticare / un passato dignitoso / per il quale provo onore" / E veniva trascinato / per i corridoi di scuola / col cartello appeso al collo / con su scritta una parola / che per noi voleva dire / uno con un ideale / ma per tutto quanto il mondo / era il simbolo del male / E noi siamo ancora qui / per ricordare / e noi siamo ancora qui
per chi vuol dimenticare / Io non posso più scordarmi / del suo corpo sul selciato / e del fiore che sbocciava / dal suo sangue raggrumato / e un bastardo giornalista / preparava già una storia / dalla trama un po' già vista / per sporcarne la memoria / tanto da arrivare a dire / che era stato un suo fratello / a sparargli nella nuca / profittando del bordello / per far ricader la colpa / su quei poveri compagni / vittime senza giustizia / del fascismo e dei suoi inganni / Ma noi siamo ancora qui / per ricordare / e noi siamo ancora qui / per chi vuol dimenticare / Io non chiedo la vendetta / non mi aspetto trasparenza / questa terra benedetta / non conosce la giustizia / Voglio solo ricordare / senza scomodare i morti / ma che almeno i nostri figli / non conoscano quei torti / E noi siamo ancora qui / per ricordare / e noi siamo ancora qui / per chi vuol dimenticare / Per mille e mille / e mille e mille anni...
 
canzone sotto    presa  sa  http://www.lankelot.eu/letteratura/ il primo sito che  mi si  è aperto  con google cercando   l'argomento in questione .
Ma visto   ho deciso di parlarne lo stesso perché   la storia dovrebbe insegnarci il rispetto per gli altri, e invece la prendiamo per fondarci divisioni. e per mietere campi di oblio. Ed  è in questi campi che ci vogliamo perdere, che ci fanno comodo, in cui disconosciamo il nostro passato. in questi campi facciamo della storia questione di numeri, e non di persone . Infatti   arriviamo a rinfacciarci gli uni agli altri i crimini che sono stati commessi. mentre vorrei tanto che se ne prendesse coscienza, ognuno dei propri. e se ne potesse parlare. perché l'uccisione di una persona a qualunque   cultura  \ ideologia   parte politica  appartenga  , soprattutto se  fatta  come  a primavallle  è un crimine. Ed  invece di condannarlo  invece ce li rinfacciamo.  come se    quelli di una parte giustificassero quelli dell'altra. ma non è così per me, cazzo. abbiamo questi morti, tutti, sulla coscienza. porca miseria. e anche, il tempo che è passato, è passato e non lo possiamo cambiare. Ma  potremmo fare in modo però che il futuro sia meno astioso, velenoso. Ma  soprattutto dopo aver  ascoltato  i versi  di una canzone  di un gruppo della destra , di cui non ricordo ne'  nome  ne'  titolo  extraparlamentare  che  ho sentito  a casa  di  conoscenti
" Io non chiedo la vendetta
non mi aspetto trasparenza
questa terra benedetta
non conosce la giustizia
Voglio solo ricordare
senza scomodare i morti
ma che almeno i nostri figli
non conoscano quei torti"


Lo faccio   con una lettera  aperta  , un message  in bootle  ad Achille  Lollo ed ad gli altri presunti ( c'è ancora un processo in corso ) colpevoli   di tale strage  .

Caro lollo e  cari altri 
Visto che il reato  è prescritto perchè non vuoi dire  tutta a verità ? visto  hai fatto per rimorso o per  vendetta ed  infamia ( come credo visto che prima  
nell'intevista rilasciata   il 10 febbraio al "Corriere della Sera"  in cui  ha  ammesso  la colpevolezza propria e degli altri due condannati insieme a lui, aggiungendo molti particolari) verso il  tuoi ex compagni .Perchè non le riconfermi   e  ti   nascond  dietro il silenzio  o il non avvalersi dela facoltà di non risposndere ? . Perchè non lo fai completamente  , di cosa  hai paura , che cos'hai da perdere   ormai il reato è prescritto .E  qui  mi rivolgo agli altri , abbiate  il coraggio di prendervi le vostre responsabilità . E' vero non  siete  obbligati e  non voglio farlo  . E capisco il vostro silenzio ,o  il vostro <<  perchè  dovrei parlare  io solo quando   lo stato ,  il maggior  criminale  diretto\indiretto di quel    bagno  di sangue  ( le  complicità , le  bombe  nelle piazze  e  sopra i treni  ,  gli anarchici  caduti dalle fionestre  ,. e  areoplani esplosi in volo )  sta zitto e  ancora   non apre gli archivi e  gli occulta  >> , ma  non credete  che le vostre vittime consapevoli o inconsapevoli  perchè si uccideva  per  aver  scelto di servire  lo stato  giudici, magistrati , poliziotti\  carabinieri . docenti universitati ,  consulenti , o s'era simaptizzanti   fascisti  o fascisti   o come in questo casi fascista  , non meritano  giustizia come anche  i vostri uccisi da  loro  o due  volte  ( depistaggi , protezioni , omissis  , segreti e insabbiamenti )  dallo stato ? - 
 Ovviamente  io non voglio  costringervi, perchè il pentimento  sia  che abba  un significato   cattolico   come dice  Renato Curcio in questa mia intervista  sia che abbia  significato laico come credo  io i  quanto   come dice lo stesso carofiglio inla manomissione dele parole , le parole sono neutre  siamo noi che  gli diamo e gli facciamo avere  un dettermianto uso \  significato, deve   venoire  da voi non dev'essere  una costrizione  . Vi dico  solo  questo è qui concludo con questa  frase    tratta dal finale   de il dolce  e l'amaro film del 2007 diretto da Andrea Porporati  : « Nella vita ci sono il dolce e l'amaro, io dico che bisogna prenderli tutti e due. ». Quindi se  siete  veri uomini  sapete  cosa  fare  .
Ora   qualcuno\a  dirà che sono parole  al vento  o  perle date  ai porci o  il classico chi se ne frega  , oppure   stai saltando il fosso e ti stai schierando  con i  fascisti   e altre amenita' . Ma  questo post  è dedicato a loro  se  ma  un giorno vrrano leggerlo fino in fondo e  a  360' ° perchè la condanna  di simili atti  non ha  e non deve  avere colore  politico . M'importa perchè  il  continuare vedere , indipendentemente  che si trati di un crimine di destra  , di sinistra  o peggio di stato senza colpevoli e  senza  giustizia o in alcuni casi sapere  il perchpè  non mi piace .
E poi perchè le radici che portarono una  generazione  alla lotta armata a  scendere  sulo stesso piano  di chi    volevano  contestatre   \ combattere  esistono ancora  .
Ma  sopratutto perchè  , onde  evitare  errori  ,  non siano  ripetute   bruttezze ed  abbberazioni simili  .
 Perchè un conto è  anche se  comprensibile  ma  non giustificabile   in quant  non si è  nè  in una dittatura   come quelle  del  '900  be si  è più  in un paese  invaso  da un nemico  cme   come lo stato il nostro paese  fra  il 1943\1945   bruciare  un auto  o mettere  una bomba  a basso potenziale  ,  anche se cosi  giustifichi a reazione dela stato che reprime   duramente il dissenso pacifico e non violento . Un altro  non comprensibile  , e dettato dal fanatismo politico    non solo nell'uccidere  ma  anche  nelle espressioni  linguistiche     coem  del tipo : <<  copirne uno per  educarne  cento >> oppure  :<<  se  vedo un punto nero ci spatro a vista  prchè è un fascista o  un carabiniere  >> . Evitamo  di cadere  anche noi  nel terrorismo perchè , e  qui  concludo ,  «Considero terrorismo l'impiego oscuro e indiscriminato della violenza al fine di terrorizzare la parte supposta nemica e guadagnare a sé quella di cui ci si pretende paladini. In questo senso in Italia un terrorismo c'è stato, e ha trovato in Lotta Continua, nella manciata d'anni in cui volle esistere, fra molti errori e fraintendimenti e cattive azioni, un'opposizione decisa ed efficace. Parlo dell'avversione ai terroristi, non di quella per gli ex terroristi che anima oggi tanti coraggiosi» (  adriano  sofri )
 Per  chi volesse approfondire  lascio sotto dei link in merito 



perchè la chiesa non ammette l confessione fra te e dio ma tramite interposta persona del sacerdote


ecco cosa ha postato sulla mia bacheca un mio amico e compaesano sacerdote



Per i ragazzi che non si vogliono confessare:
«Confessarmi, e perché?
Tanto Dio mi conosce già e sa già tutto quello che combino… poi Lui è infinitamente misericordioso e ci perdona sempre! È molto meglio, più personale, più intimo, pentirsi da soli a fondo e chiedere scusa direttamente a Dio… ».
Immagina di avere una fidanzata: tu le v...uoi bene e lei ne vuole a te. Ma un giorno ti trovi in un locale con i tuoi amici ed “ecco!”: noti una ragazza in un angolo che ti sta guardando con aria interessata; in questo momento viene a galla tutto il tuo orgoglio maschile e ti butti: «State a vedere come la conquisto!». Un po’ a gesti e un po’ con quelle quattro frasi di inglese o francese che ricordi, le offri da bere... e accetta!
Ma di colpo ti si gela il sangue nelle vene: vedi dall’altra parte della sala la tua fidanzata, che è appena arrivata con le sue amiche, e ti gli accorgi subito che vi ha già visto! Cosa fai?… Dissimuli immediatamente! Ma poi? Quale di queste due soluzioni sceglieresti dopo, dato che ami la tua fidanzata e il flirt con quell’altra era soltanto uno scivolone momentaneo:
1) pensi: «Lei lo sa, quindi mi dovrà capire e mi perdonerà. Io non devo fare assolutamente niente».
2) senti il bisogno sincero di correre da lei e dirle: «Scusami: so che sono stato stupido, ma è soltanto una svista del momento, una leggerezza … è successo così e cosà, per questo e per quest’altro … allora, mi perdoni?».
La seconda, giusto? E se per caso lei non ti dicesse nulla, ma semplicemente si girasse dall’altra parte voltandoti le spalle in silenzio e lasciandoti lì da solo, forse questo non sarebbe peggio che ricevere uno schiaffo?
Il fatto è che noi uomini siamo in realtà come la cioccolata, che è un composto di latte e cacao. L’uomo è un impasto “psico-somatico”, come si dice in psicologia: abbiamo una dimensione fisica, sensibile, somatica, e un’altra intellettuale, spirituale, psichica, che sono intimamente connesse. E lo possiamo verificare facilmente: pensi a un panino al prosciutto e ti viene subito l’acquolina in bocca (effetto fisico di una realtà psicologica); soffri il mal di denti e sei giù di morale tutto il giorno (effetto psichico di una realtà fisiologica).
Nell’esempio della fidanzata a te non basta supporre che lei dopo ti perdonerà: innanzitutto senti il bisogno di dirle in modo umano, sensibile, quello che ti è successo; e poi vuoi udire dalle sue labbra, in modo sensibile, che è disposta a perdonarti. Siamo uomini e abbiamo bisogno di garanzie di stampo umano che ci diano delle sicurezze.
Dio lo sa: per questo che lo consideriamo davvero un bravo psicologo! Lui sa che noi siamo deboli e possiamo cadere, non una, ma decine di volte. E quindi ha trovato uno strumento con il quale possiamo avvicinarci a Lui e dirgli a parole, umanamente: «Signore, sono stato uno stupido, lo riconosco. Ho fatto questo, quello, e quest’altro ancora. Mi perdoni?». E poi arriva in modo sensibile, udibile, la risposta di Dio: «Io ti perdono...».
Dio in tutta questa faccenda è così bravo che una rinomata psicologa nordamericana, Karen Horney, basandosi su dati puramente clinici, è giunta ad affermare che «una sola confessione ben fatta sortisce lo stesso effetto terapeutico di tre interi anni di psicoanalisi»... e lei non è credente! Mentre Paul Tournier, uno psichiatra svizzero calvinista, ha scritto che «c’è una moltitudine di gente “depressa” che nel fondo desidera soltanto confessarsi».
Ma allora la confessione per un cattolico è la stessa cosa della poltrona dallo psichiatra per gli altri? Paul Tournier dice di sì, e in parte ha ragione: hai notato che fino a non molto tempo fa nei Paesi cattolici non c’era una grande diffusione dei consultori psichiatrici?... ma spesso i paragoni zoppicano. La confessione non si riduce a una sessione di psicoterapia.
Che ruolo gioca il sacerdote nella confessione? Innanzitutto è un giudice. Quando commetti qualcosa di negativo molte volte ne esci confuso, turbato, tanto che non sai davvero se ciò che hai fatto è molto grave, se non lo è... non sai nemmeno con chiarezza ciò che è o non è grave. Il sacerdote, come giudice, aiuta a calibrare la serietà di ciò che hai compiuto.
Un giudice di solito condanna chi viene rinvenuto colpevole, ma tu entri nel confessionale confessandoti subito come colpevole! E il sacerdote non è li per condannare, perché oltre al fatto di essere un giudice è anche un medico: egli ha la missione di sanare, di curare e di perdonare. Uno psicologo può cercare di farti dimenticare o di farti superare ciò che è successo, ma non potrà mai dire: «Io ti assolvo». Forse è per questo che, mentre molti cattolici abbandonano la confessione, molti eminenti psicologi ne sottolineano l’importanza.
Come ti ha insegnato a camminare la tua mamma? Innanzitutto ti ha messo in piedi sul tappeto del soggiorno (in modo che tu non ti facessi male) e poi ti lasciato andare, hai fatto due o tre passettini... e “pum!”, hai sbattuto il naso per terra. E poi cos’è successo? Tua mamma ti ha messo forse in castigo perché eri caduto? No! Ti ha rimesso in piedi, e questa volta di passi ne hai fatto tre o quattro, e poi quattro o cinque … e quando hai attraversato d’un fiato tutto il soggiorno ha chiamato le amiche e le vicine per fargli vedere che il suo bambino sapeva camminare!
Nella vita cristiana siamo tutti bambini. Cristo lo sa, e per questo il confessore non dev’essere soltanto un giudice e un medico, ma deve diventare anche un consigliere. Non c’è cosa peggiore che ritornare una e più volte a dire sempre le stesse cose, per il fatto di aver inciampato sempre sullo stesso sasso. Il confessore, in qualità di consigliere, cerca di aiutarti a scoprire qual è la radice dei tuoi difetti e a tracciare un piano di vita per superare poco a poco le tue mancanze…
- Come vanno le cose a casa?
- Male, Padre! Non appena io e mia mamma entriamo in contatto, facciamo subito cortocircuito.
- D’accordo, allora questa settimana prova a fare questo e quest’altro…
La settimana dopo ritorni e:
- A casa, malissimo! Come prima: dopo la confessione i primi giorni le cose andavano bene, ma poi...
- Fermo là, non vedi che almeno un paio di giorni buoni ci sono stati?! Allora c’è un piccolo progresso, perché prima non ce n’era stato neanche uno, no?! Dunque questa settimana cercheremo di far sì che questi due giorni diventino tre o quattro. E così poco a poco riusciremo a domare questo tuo caratteraccio!
(Leggi parte terza
Dio non ha bisogno di intermediari, è vero. Se Lui sa già quello che c’è dentro di te, e sa già addirittura quello che ti fa vergognare di più, allora non ha certo bisogno della tua confessione. Sei tu che ne hai bisogno! Per tutti i motivi che abbiamo visto: qualcuno ha detto che se non esistesse la confessione, bisognerebbe inventarla! Il sacerdote, oltre a poterti dare un aiuto personale come giudice, medico e consigliere, ha anche un’altra funzione.
Quando ti fa male il dito mignolo del piede non ne risente soltanto il dito: sei tu che non riesci più a camminare! Prima di un compito in classe, quando ti senti un nodo allo stomaco e non riesci neppure a deglutire, non ti viene in mente di dire che il tuo stomaco è nervoso: sei tu ad essere sulle spine! Vale a dire: il corpo intero soffre le conseguenze di quella piccola ferita o di quel momento di agitazione.
Molti pensano che i peccati siano una faccenda personale: sono nostri e basta. Se essi recano danno a un’altra persona, le chiediamo scusa e chiudiamo il discorso. In fin dei conti sono io a doverci pensare, a rivedere le mie posizioni e a correggermi, punto. Perché dovrei complicare la situazione mettendoci in mezzo un sacerdote?
Le cose non sono così semplici. Innanzitutto quel sacerdote rappresenta Qualcuno al quale tu hai recato un danno con quei peccati: lo hai fatto crocifiggere. Va presa sul serio quell’affermazione che recita: “Egli ha caricato su di sé i nostri peccati, è stato castigato a causa delle nostre colpe”. L’unica ragione per la quale tu non devi soffrire le conseguenze del peccato, è perché le ha sofferte Lui. Tu hai la possibilità di metterti in ginocchio e di ricevere il perdono dal sacerdote grazie al fatto che un Altro, per amore, ha preso il tuo posto sul patibolo. Sarebbe un atto di cinismo senza paragone quello di dire - di fronte ad un gesto così magnanimo da parte sua - «Se Dio mi ama, allora perché non mi risparmia anche l’umiliazione di dover riconoscere i miei peccati di fronte ad un altro uomo?!». Credo che sia di elementare nobiltà d’animo l’essere disposto a riconoscere da uomo, davanti a Lui ed a un suo rappresentante, che gliene hai combinato una grossa. È strano che ci faccia arrossire il fatto di dover ammettere qualcosa che invece non ci ha causato nessuna vergogna al momento di compierla…
Apparteniamo al Corpo Mistico. Proprio come a nessuno verrebbe in mente di dire: “Il rene di Pierino è ammalato” ma “Pierino sta male”, così nemmeno i nostri peccati sono estranei al resto di questo corpo mistico. È tutto il corpo che ne risente. Pecchiamo contro “il Capo” di questo corpo - che è Cristo (Lui ha detto: tutto ciò che fate a uno di questi miei piccoli, lo avete fatto a me) - e contro tutto il resto del corpo. Allora è logico che anche tutto il corpo debba partecipare nella guarigione della malattia.
Nei primi secoli del cristianesimo questa realtà veniva sottolineata molto, perché la confessione - che veniva concessa una volta sola dopo il battesimo - era pubblica: il peccatore si riconosceva colpevole davanti a tutto il popolo di Dio - che era allora molto piccolo - e veniva espulso dall’assemblea fino al momento in cui, dopo aver compiuto una dura penitenza, veniva ammesso di nuovo nella Chiesa ed era perdonato pubblicamente dal vescovo, come rappresentante di Dio e del popolo. Questa prassi diede luogo ad abusi, per ciò poco a poco si diffuse la confessione privata così come oggi noi la conosciamo. Ma anche oggi il peccatore confessa le sue mancanze a Dio in presenza di un testimone, e il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma anche tutto il resto della Chiesa, e ti perdona come rappresentante di entrambi.
Ora sì, per un momento dobbiamo rinfrescare alcune nozioni di teologia. Ricordi quella volta che calarono un paralitico dal tetto della casa di Simon-Pietro per portarlo da Gesù? C’era talmente tanta gente nella casa che non riuscivano ad avvicinarsi in un altro modo; dal suo lettuccio quel poveretto chiedeva a Gesù di avere misericordia di lui, e Cristo davanti a tutti - scribi e farisei compresi - gli disse: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati». Che scandalo! Chi può perdonare i peccati se non Dio soltanto? Gesù, sapendo quello che stavano pensando, domandò loro che cosa fosse più facile: se dire a quell’uomo “i tuoi peccati ti sono perdonati” oppure “alzati e cammina” …
E tu, cosa risponderesti? Logico: la prima! Perché se dico in pubblico al paralitico: “Alzati e cammina” e non funziona, faccio una figuraccia davanti a tutti; ma se gli dico: “I tuoi peccati sono perdonati” e non funziona, non se ne rende conto nessuno! Allora Gesù disse: «Perché sappiate che il Figlio dell’Uomo ha il potere di perdonare peccati, a quest’uomo io dico: alzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina». E il paralitico, con grande sorpresa di tutti, si alzò e cominciò a saltare di gioia.
Quindi Cristo ha dimostrato che può perdonare i peccati. Ma non ha conservato per sé questo potere: sapendo che doveva partire da questo mondo, disse agli apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete non saranno rimessi». E agli stessi apostoli disse: «Andate e fate discepoli tra tutte le nazioni». Ma quegli undici poveri uomini non erano capaci di andare “in tutte le nazioni”: non sarebbero stati capaci neanche di andare in tutte le nazioni che si conoscevano in quel momento! Per questo Gesù sicuramente non si stava riferendo unicamente a quegli undici uomini fisici, ma anche a tutti coloro ai quali questi a loro volta avrebbero delegato la missione e il potere che Lui aveva affidato loro, affinché non venisse a mancare a nessuno, nei secoli futuri, la Verità, il perdono e la salvezza.
Ed effettivamente lungo una linea ininterrotta per venti secoli di storia, a partire da Cristo e fino all’ultimo dei sacerdoti oggi ordinato, è stato trasmesso mediante l’imposizione delle mani questo potere di perdonare i peccati.
Ci sono dei sacerdoti odiosi, è vero. Ci sono dei sacerdoti indegni, è vero. Quando Napoleone minacciò il Legato Pontificio che avrebbe annichilito la Chiesa una volta per tutte, questi gli rispose: «Ma Imperatore, se nemmeno noi ecclesiastici ci siamo riusciti in diciassette secoli!». Nonostante ciò, qualsiasi sacerdote ha il potere di ripulire la tua anima dal peccato e di renderla pura come era nel giorno del tuo battesimo.
Che cosa penserà di me il prete? È davvero triste sapere che c’è molta gente che dopo aver avuto la disgrazia di peccare, e che nonostante provi poi l’anelito sincero di venire perdonato, non abbia il coraggio di entrare nel confessionale per timore o per vergogna. E che cosa penserà mai di te il sacerdote?
Ti ricordi la parabola del figliol prodigo? Parla di quel giovane che era partito da casa per avventurarsi lungo le strade del mondo. Fece fuori rapidamente tutto ciò che di buono possedeva ed era. Arrivò però il momento in cui, sentendosi totalmente vuoto, decise di ritornare indietro - quello del Vangelo ebbe fame, ma tu sai a quale tipo di fame io mi riferisco: quella che senti quando ti guardi allo specchio e vedi soltanto due occhi tristi -. Allora pensò di fare ciò che nei suoi panni avrebbe fatto qualsiasi altro giovanotto: preparò delle scuse… «Andrò da mio padre e gli dirò: padre ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come l’ultimo dei tuoi servi». E si mise in marcia. Suo padre era distrutto: la nostalgia del figlio lo portava tutti i giorni a scrutare quella strada dalla quale l’aveva visto scomparire. E quando il figlio gli apparve all’orizzonte, il padre gli corse incontro, lo abbracciò e lo baciò. Il figlio commosso cominciò a balbettare il discorsetto che si era preparato, ma il padre non lo lasciò nemmeno finire, e comandò di fare festa. Perché? Lo dice lui stesso: «Perché questo mio figlio era morto ed è tornato alla vita, si era perso ed è stato ritrovato!».
Cioè al padre importava poco il male che suo figlio aveva compiuto. Ciò che più gli stava a cuore era che fosse tornato! Succede la stessa cosa con Gesù: è proprio quel ciò che ci vuole insegnare con questa parabola. E vale anche per qualsiasi altro confessore degno di tale nome.
Non riuscirai a sorprendere facilmente un confessore che abbia alle spalle un certo numero di “ore di volo”. Noi uomini abbiamo davvero poca immaginazione nel commettere i peccati! Dio sa quanto ci costa tirare fuori i nostri stracci sporchi, ma si rallegrerà molto del fatto che tu lo voglia fare. Perché con questo tipo di sudiciume succede ciò che avviene nelle ferite: nascondi dentro la sporcizia e si crea un’infezione... Metti tutto allo scoperto! Io ti assicuro che la più grande soddisfazione che provo da sacerdote è quella di poter restituire la pace ad un’anima angosciata a causa degli errori commessi. E quanto più grandi sono, e quanto più lontano è il punto di partenza, maggiore gioia sperimento come sacerdote al momento di dare la pace di Cristo a questa povera persona.
Non pensare che il tuo peccato sia “troppo grande”: dev’essere ancora inventato il peccato che il sangue di Cristo non possa lavare!Mostra tutto

17.1.11

i comunisti non mangiano solo bambini la storia di Ettore sarti monarchico salvato da Togliatti il leader del pci



"A cavallo contro Stalin poi mi salvò Togliatti"



Ettore Sarti, 90 anni, sopravvissuto dello storico Savoia A Isbuschenskij l´ultima battaglia del famoso reggimento.  "Il Migliore mi disse: mi servono sette operai. Se vuoi restare vivo lavora all´archivio della Rivoluzione d´Ottobre". "Tornato in Italia trovai un paese in macerie. Per sopravvivere diventai agente segreto per il Partito comunista"
 Da cavalleggero del Reggimento Savoia a "007" del Pci nel referendum contro la monarchia. Da protagonista delle ambizioni di conquista di Mussolini a deportato nei campi di prigionia russi. «Sarei finito nei gulag siberiani, se non mi avesse salvato Palmiro Togliatti». Ettore Sarti, novant´anni, è stato, suo malgrado, protagonista di alcuni dei più drammatici eventi del secolo scorso. Ed ha partecipato alla battaglia di Isbuschenskij, quando per l´ultima volta nella sua storia la cavalleria italiana si lanciò alla carica, come in guerra ottocentesca, per rompere l´accerchiamento nemico. Sarti ricorda quei giorni nella sua casa di campagna alle porte di Roma, davanti agli occhi sgranati del nipotino e con alle spalle la Croce al Merito di Guerra, la foto di un giovane soldato in sella a un bel cavallo di nome Morello e l´attestato a Cavaliere della Repubblica. «Era l´autunno del 1943. Dopo due anni di guerra e di prigionia, venni ricoverato con pochi altri soldati italiani sopravvissuti in una scuola elementare di Gorki, 150 chilometri a nord di Mosca. Come prigioniero di guerra ero destinato a un campo di lavoro dell´Unione Sovietica. Ma avvenne un miracolo. Palmiro Togliatti venne a trovarci e ci disse: "A Mosca servono sette operai per costruire l´Archivio Storico della Rivoluzione d´Ottobre. È la vostra possibilità di rimanere vivi". Insieme a due elettricisti, due stuccatori e un carpentiere, venni scelto come uno dei due idraulici e scampai al gulag».
L´avventura russa di Ettore Sarti era iniziata il 29 novembre 1941. Figlio di un calzolaio romano, Sarti si ritrova a Milano, nella caserma del Savoia Cavalleria. «Partimmo per il fronte russo con 5 squadroni e 1300 cavalli stipati in 25 vagoni ferroviari. Giunti a Timisoara, in Romania, ci venne ordinato di abbandonare le carrozze merci, perché i treni dovevano essere utilizzati dall´esercito tedesco. E così proseguimmo a cavallo: nella neve e nel ghiaccio cavalcammo 20 giorni consecutivi, 1200 chilometri nel cuore dell´impero Sovietico».
Il momento della verità arriva all´alba del 24 agosto 1942. È estate, ma le temperature nella campagna di Isbuschenskij, un villaggio in un´ansa del fiume Don, sono sotto lo zero. «Alle prime luci del giorno giunse per il secondo e terzo squadrone l´ordine di attacco» racconta Sarti. «In formazione a scacchiera, con le sciabole sguainate, ci lanciammo al galoppo contro l´artiglieria russa. Moltissimi di noi furono falciati dai proiettili. Ma riuscimmo a conquistare le trincee nemiche e a prendere prigionieri centinaia di soldati russi. Fu l´ultima, vittoriosa carica del reggimento Savoia Cavalleria».
Ma nell´autunno del 1942 i russi scatenarono la controffensiva che avrebbe annientato le forze nazi-fasciste sul Fronte Orientale. «Un mese dopo la carica di Isbuschenskij, venni fatto prigioniero insieme ai commilitoni sopravvissuti. E per noi tutti, giovani tra i 18 e i 20 anni, iniziò un viaggio allucinante. Prima 225 chilometri a piedi, con 20 gradi sotto zero. Poi il trasferimento su vagoni merci fino ai confini della Siberia: a centinaia, in condizioni disumane, morirono assiderati su quel treno. A Kyrof, ottocento chilometri a nord-est di Mosca, venimmo ricoverati in un ospedale militare. Pesavo 39 chili, avevo la pellagra e un inizio di congelamento alla gamba destra. Si diffuse il colera e, dopo qualche mese, di noi italiani eravamo rimasti in vita solo una ventina. Per scontare la quarantena dopo l´epidemia, venni trasferito nella scuola elementare di Gorki, dove incontrai Togliatti».
«Per alcuni mesi lavorai come idraulico a Mosca alla costruzione dell´Archivio storico della Rivoluzione d´Ottobre. Poi il Migliore ci aiutò a raggiungere l´Uzbekistan, dove ciascuno di noi sarebbe stato ospitato da una famiglia di contadini. Iniziò allora il periodo più felice della mia vita. Nel villaggio di Gakula, a 2500 chilometri di Mosca, in Asia centrale, incontrai il paradiso terrestre. Poche famiglie generosissime. Una natura rigogliosa. Tanto da mangiare. Un´economia che si reggeva sul baratto. Nessun militare, nessuna autorità, non un´eco della guerra».
Tornato in Italia, Sarti trova un Paese in macerie, la madre vedova e cinque fratelli da mantenere. «Mi venne in mente di chiedere nuovamente aiuto a Togliatti» racconta. «Lo cercai nella sede del Pci: mi riconobbe e mi condusse al ministero dell´Interno. Lì mi fece firmare un foglio e mi consegnò un tesserino: ero diventato l´agente segreto "7 Pinguino". Da quel momento viaggiai in tutta Italia, da Udine a Marsala, per consegnare documenti aggiornati per la campagna elettorale del referendum sulla Monarchia. Anche se ho partecipato all´ultima carica della cavalleria monarchica, ma mi considero tra quelli che hanno contribuito a far nascere la Repubblica».


P.s
 

le foto provengon dal gruppo facebbok : << Isbuscenskij, l'ultima carica di cavalleria della Storia. Savoia Cavalleria >> che trovate qui  curato da  Stefano Piro Melandri (Italy)

vivere in un luogo del'unesco ahi ahi



 

Immagini della "Grande Moschea" di Djenné, che con il mercato e le 1800 case "storiche" di fango è iscritta dal 1988 nel patrimonio dell'umanità Unesco. La moschea di fango visibile oggi è datata 1910, ma il sito è dedicato al culto religioso sin dal Trecento. La costruzione di fango è ovviamente fragile e vulnerabile: l'ultimo crollo di una torre è del 2009. Come si vede, il lavori di "fortificazione" mediante aggiunta di fango sono continui.I luoghi di cui si parla Vedi la cartina e  l'articolo sotto riportato

 reppublica  online del 17\1\2011

Djenné, Mali. La moschea-capolavoro. Costruita con il fango La "maledizione" Unesco

di Neil Mac Farquhar
(Copyright New York Times-La Repubblica. Traduzione di Emilia Benghi) 

Da Djenné, Mali, la voce di un malessere che tocca tante città della lista del Patrimonio mondiale. "Ci costringono a vivere congelati nel tempo, come pezzi da museo"






 
La casa di Abba Maiga, capitano di battelli fluviali in pensione, è un gioiello. Vecchia di 150 anni, in pietra cruda, con merlature coniche e grondaie in legno di palma, ma lui non è contento: vorrebbe un pavimento in piastrelle, la porta con la zanzariera, la doccia. La sua città, Djennè, nel Mali orientale è stata dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'umanità e il restauro degli edifici è vincolato al rispetto della struttura originale. "Quando una città è inserita nella lista dell'Unesco non si dovrebbe cambiare nulla - spiega Maiga - ma noi vogliamo più spazio, nuovi elettrodomestici, cose più moderne. Siamo scontenti".
E' un dissidio culturale avvertito anche in altri siti patrimonio dell'umanità in Africa e nel resto del mondo. I residenti lamentano il fatto di essere congelati nel tempo come pezzi da museo a beneficio dei turisti. "Il problema a Djenné è garantire i moderni comfort usando materiali appropriati senza compromettere i beni culturali" dice Lazare Eloundou Assomo, responsabile per l'Africa del World Heritage Center Unesco. Assomo elenca una serie di siti dove ci sono tensioni analoghe, tra cui l'isola di St. Louis in Senegal, l'isola di Lamu in Kenya, l'intera isola di Mozambico e città asiatiche ed europee come Lione, in Francia.
A guadagnare a Djenné il titolo di Patrimonio dell'umanità è la straordinaria Moschea. Si tratta della più grande costruzione del mondo in pietra cruda, una sorta di castello di sabbia che sembra atterrato qui da un altro pianeta. Lo stile architettonico, denominato Sudanese, è originario del Sahel. La facciata è dominata da tre minareti a base squadrata sormontati da pinnacoli su cui poggiano uova di struzzo. Fasci di rami di palma conficcati come stuzzicadenti all'interno dei muri creano una sorta di ponteggio permanente che consente la manutenzione periodica dell'intonaco dell'edificio: in febbraio questa operazione coinvolge gli abitanti dell'intera città. Djenné è la città gemella di Timbuktu, meno famosa ma meglio conservata. Entrambi i centri conobbero il massimo dello splendore nel 16simo secolo, come snodo delle vie che attraversavano il Sahara per il commercio dell'oro, dell'avorio e degli schiavi. Djenné fu anche importante centro di diffusione della religione islamica nella regione. Quando il re si convertì all'Islam nel 13simo secolo, rase al suolo il suo palazzo e costruì una moschea. I colonizzatori francesi del Mali ne supervisionarono la ricostruzione nel 1907.
La Grande Moschea era nuovamente sul punto di crollare quando è intervenuta la Fondazione Agha Khan avviando un progetto di ristrutturazione del costo di 900mila. Il tradizionale rivestimento annuale dei muri con nuovi strati di intonaco aveva più che raddoppiato lo spessore delle pareti e appesantito il tetto, troppo anche per la foresta di colonne interne a sostegno dell'alto soffitto, una per ciascuno dei 99 nomi di Dio. Nel 2006, i primi rilevamenti per il restauro innescarono disordini che portarono a saccheggi all'interno della moschea, assalti ad edifici cittadini e distruzione di automobili. Apparentemente la radice delle violenze andava individuata nelle tensioni sviluppatesi tra i 12mila abitanti, in particolare tra i giovani, costretti a vivere nella miseria mentre l'Imam e le famiglie in vista accumulavano ricchezze grazie al turismo. La frustrazione sembra ancora viva tra i residenti, che si mostrano assai più ostili ai turisti rispetto alla popolazione di altre città del Mali. Invece di sorridere lanci
ra che il restauro della moschea è quasi completato l'attenzione è puntata su altre problematiche, come l'adeguamento della rete fognaria e il restauro delle circa 2000 abitazioni. "Non si può imprigionare la gente nelle architetture originali", dice Samuel Sidibé, direttore del Museo nazionale del Mali di Bamako, la capitale del paese. "Bisogna trovare il modo di evolvere le strutture tradizionali, per soddisfare le necessità fondamentali della comunità in modo da non compromettere l'architettura in pietra cruda, che costituisce l'identità locale".
Elhajj Diakaté, 54anni, ha ereditato assieme al fratello tre abitazioni. Non sopporta di doversi chinare per entrare in casa e lamenta il fatto che nessuna stanza è grande a sufficienza per ospitare un letto matrimoniale. E poi le sue mogli e quelle di suo fratello vogliono avere degli armadi. Ma lo spazio per gli armadi non è previsto dai progetti di ristrutturazione del team danese incaricato di salvare più di cento antiche abitazioni cittadine. Così Diakaté ha fatto da solo: ha tirato giù uno muro interno su cui si aprivano due piccoli archi. La casa è crollata. L'architetto danese ha pianto quando ha visto il disastro.
Il problema, dice N'Diaye Bah, ministro del turismo del Mali, è modernizzare la città senza intaccarne l'antica bellezza. "Se distruggi 2000 anni di storia la città resta senz'anima", commenta.

             

La Lega vuole Boicottare il film su vallanzasca ritornano i tempi della censura della prima repubblica o dei vecch i metodi di lotte ormai superati del '900 ?

Premetto che non ho visto nè al cinema nè in versione Pirata nel pc  se non nel trailler  




o nel lettore di dvd il film realizzato    da  Michele Placido  intitolato Vallanzasca - Gli angeli del male, film basato sulla vita del bandito e tratto dalla sua autobiografia: Il fiore del male. accuse di aver quasi romanzato i fatti, e per questo reso quasi un eroe Vallanzasca, è stata mossa a Placido fin dalla prima proiezione fuori concorso avvenuta alla Mostra del Cinema di Venezia. Da allora le polemiche si sono via via succedute, andandosi a scontrare con chi, al contrario, ha dato una lettura positiva del film.
Tuttavia, com’era prevedibile, il dibattito sta tornando a farsi caldo proprio alla vigilia dell’uscita della pellicola nelle sale, dove esordirà il prossimo venerdì. A lanciare forti accuse verso “Vallanzasca Gli angeli del male” è stato adesso il deputato della Lega NordDavide Cavallotto, che ha invitato gli spettatori a boicottare il film di Placido, aggiungendo a proposito del regista:  << È un cattivo maestro, è salito in cattedra per elevare a eroe lo spietato assassino. Utilizzare giovani e affascinanti attori allo scopo di sdoganare l’immagine di personaggi che dovrebbero cadere nell’oblio per i crimini commessi è un insulto alla memoria delle vittime e una crudeltà verso i loro parenti. Adesso ci mancava solo la madre di Vallanzasca a chiedere la grazia per il figlio al Capo dello Stato.>> 
Tali dichiarazioni   e tali inviti a boicottarlo   mi danno fastidio , da qualunque parte provengano, in quanto accuse  gratuite   e magari aprioristiche 

Pur  non piacendomi più di tanto come  regista  Michele  placido  ( ma questa  è un altra storia) come regista , stavolta  prendo ( anche a costo di sentirmi dire   come al solito  dai miei avvocato dalle cause perse  , ecc ) la sua difesa  .
Quindi , cari Legisti e cari familiatri dele  vittime  , prima d'invitare  ad  gesto cosi estremo  lo avete visto  il film , oppure vi siete basati solo  su  il trailler  o sulla figura  del  personaggio  ? Il film in questione   almeno dalla risposta  di Michele Placido  sia qui   sia  su repubblica  d'oggi : << Che  questo  tipo d'appelli, che non esistono più dai tempi del fascismo e  della peggiore democrazia cristiana  , non facciano onore  alla lega  un partito popolare. >>  almeno  prima che iniziasse una politica  degli inciuci e del trasformismo . E poi sempre  << non voglio  fare  polemiche  >>  continua Placido <<  ogni  può esprimere  la  sua  opinione, rispetto a Lega  essendo un federalista , ma questo deputato farebbe  bene  a lasciar perdere il cinema  e la libertà  di espressione >> . Infatti  nessuno , ameno da quel che ricordo ,  della sinistra o della fronda(ora Fli)della sessa Pdl  all'epoca, si  è vvenuto in mente  di boicottare  \ censurare  il loro film su Alberto da Giussano .
Prima a  d'invitare aprioristicamente  senza averlo visto  a  una simile cosa  tipica  dei vecchio regimi : Savoia, Fascista,Democrazia  cristiana  e pentapartito cioè il periodo  pre  tangentopoli  andate  a vederlo , solo allora potrete  o confermare  la  vostra opinione  o cambiarla .  Fra  gli interventi i difesa  di  Placido si registra  sempre  su repubblica  del  17\ gennaio  quello  di Goiuseppe  Giulietti , portavoce  dell'associazione  culturale politica www.articolo21.info/  : << [...]  Gli inviti a boicottare  un film o u libro  ricordano stagioni  non edificanti della storia patria >> . E poi , e  qui mi rivolgo ai familiari delle vittime  di cui comprendo il loro dolore, anche  se non sono d'accordo con il loro metodo censorio ed  aprioristio   nel manifestarlo  ed  il loro chiudersi alla comprensione --  che non significa   accettazione  e giustificazion e dei crimini  che hanno portato all'uccisione e  alla privazione dei loro cari ---- e  al dialogo   con cui era  dall'altra parte , a volte una persona  può con il tempo diventare diverso  e avere fatto espiazione  di  suoi gesti . 
Non è per  difenderlo  visto che  , le vicende  giuridiche hanno riconosciuto  la sua colpevolezza e un criminale soprattutto  quando ha  agito a  sangue  freddo  non va  mai  giustificto ed  elogiato , ma  invitare  a vederlo  non  più  come solo ed  escluisivamente  come  criminale  Valanzasca  non ha  mai chiesto ultimamente , da quel che io sappia e ricordo  ,  permessi o  premi  e che  quellli che ha   ottenuto  dopo anni  di carcere . Quindi se  esiste  la certezza dela pena  lui  la sta  scontando  , non si è mai dichiarato prigioniero politico e  non  è come  Cesare Battisti scappato prima  di una sentenza   ed  è sempre stato il più  lontano dai media  a differenza   dei protagonoisti del caso Cognone   o Avetrana  semnmopre presenti  ovunque  dala mattina ala sera    . Lo stesso Vallanzasca  ha dichiarato  sempre  al 
quotidiano ciato  : << [...] non mi sembra  d'essere stato trattato da eroe  anzi >> . Ipotesi confermata  sia  dall'aattore del film Kim rossi stuart : << Vallanzasca   oggi  è un uomo diverso dal pazzo assasino di u tempo e E  se  esiste la certezza dela pena  lui n'è l'esempio  .[...] >> che  ha cercato  , cosa  che  si dovrebbe  fare  sempre, o almeno cercare  ,  con chiunque   , di capire   come :  << un uomo >> cosi mi e sembrato e cosi  dichara sempre  Kim Rossi Stuart  << intelligente  , perchè lo è sia arrivato a compiere gesti cosi  estremi >>   sia  da  Antonella d'Agostino    compagna di Vallanzasca dal 1996 e dal 2008 diventata la sua seconda moglie  : <<  Ma quale trasformazione in eroe? Ma l’hanno visto il film? Mio marito dal film di Placido viene fuori molto peggio di quello che è stato. Invece di boicottare questi politici farebbero bene a documentarsi prima di parlare. >> .
Ora  è  : <<  Possibile che la verità, come quasi sempre capita in questi casi, stia in mezzo, anche se le critiche più o meno accese per il lavoro di Michele Placido fanno pensare che effettivamente la rilettura del personaggio e della sua azione criminale data dal regista non sia stata propriamente equilibrata. >> (  da onecinema,it  qui l'articolo integrale   ) . La polemica sembrava finita qui invece  da repubblica  online

ROMA - Follia di un paese in cui - davanti agli scandali sessuali sempre più gravi che coinvolgono il presidente del Consiglio, o a fenomeni come la speculazione edilizia che provoca stragi e morti - l'unica cosa che sembra suscitare indignazione è la vicenda di un bandito che risale a quarant'anni fa, con tanto di condanna all'ergastolo e decenni di carcere già scontati. E' così, con riferimenti forti all'attualità, che Michele Placido e Kim Rossi Stuart, rispettivamente regista e protagonista di Vallanzasca, commentano le esternazioni leghiste contro il film.L'invito al boicottaggio , avanzato ieri dal deputato Davide Cavallotto. E se il primo com'è sua abitudine parla senza peli sulla lingua ("ridicoli, fanno i moralisti per fini elettorali, in Italia ormai c'è il bavaglio alle opere d'autore"), ciò che sorprende di più è sentire la voce dell'attore che si trasforma in urlo, quando attacca i censori della pellicola: "Un'ipocrisia davvero eccessiva - grida - di fronte a tanta gente che dice 'io sto dentro le regole', e invece non ci sta".
Accuse e controaccuse che dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, come Vallanzasca - tratto dal libro di Carlo Bonini, e interpretato anche da Valeria Solarino, Paz Vega, Filippo Timi e Francesco Scianna, con la colonna sonora dei Negramaro - sia destinato a fare rumore. Alla mostra della Laguna, lo scorso settembre, le proteste vennero dai parenti delle vittime; adesso, invece, ci si è messo il Carroccio. E allora anche la presentazione odierna della pellicola, in una saletta di un hotel in via Veneto, finisce per essere un susseguirsi di risposte ai tanti che hanno criticato l'opera. Senza nemmeno averla vista.
L'urlo di Kim. "La polemica comincia a essere ripetitiva e noiosa - dichiara l'attore, dopo quest'ultima esternazione leghista - e suscita un po' di incredulità: come è possibile tanto accanimento verso una persona che 35 anni fa era un ragazzino pericoloso, ma che avuto il coraggio di dire 'io sono un fuorilegge' e che si è già fatto 35 anni di carcere? Perché la gente che si indigna non si indigna anche per la speculazione edilizia che genera stragi e morti? C'è un'ipocrisia evidente, meglio farci su una bella risata. Rispetto invece la posizione dei parenti delle vittime, che non se la sentono di perdonare Vallanzasca anche se ha cambiato vita. Anche se Gesù Cristo insegna che tutto si può perdonare". E sulla critica, avanzata da alcuni, di aver reso simpatico il bel René: "Non ho voluto renderlo così, del resto non avrei avuto nessun interesse personale a farlo: io fin da ragazzo ho un approccio francescano, la violenza non mi appartiene proprio. Ho cercato solo di capire il personaggio, con un percorso catartico, di crescita mia e (spero) dello spettatore".
Il j'accuse di Placido. Al contrario di Rossi Stuart, il regista usa toni tranquilli. Ma i contenuti della sua replica all'affondo della Lega sono forti. Si comincia con un discorso storico-culturale: "In parte l'ostilità a ritrarre criminali deriva dal nostro vivere in un paese cattolico, in cui si rappresenta il bene e non anche il male - come invece nella cultura anglosassone, e come hanno sempre fatto i grandi come Shakespeare. E dire che negli Usa su certe cose sono molto puritani: noi invece non ci scandalizziamo per i comportamenti sessuali, ad esempio sugli scandali che coinvolgono politici importantissimi e che in questi giorni riempiono le pagine dei giornali: no, lo scandalo è solo e sempre Vallanzasca". Poi il riferimento a Cavallotto: "Ha parlato per fini elettorali, voleva colpire qualche vecchietto del Piemonte. Ma il popolo della Lega è saggio: l'unico film che non è andato a vedere è stato Barbarossa, pagato dai contribuenti e prodotto dalla Rai che invece si rifiuta di produrre i miei. In Italia ormai ci sono solo commedie, gli autori - vedi Bellocchio, che non riesce a realizzare il suo progetto - hanno il bavaglio. Ho cercato di fare una pellicola su Mani Pulite, nessun produttore è disponibile: finirà che lo andrò a fare in Francia".
La controreplica di Cavallotto. Così il parlamentare leghista replica alle dichiarazioni del regista: "Si vergogni. Ridicolo  è chi afferma che i veri delinquenti stanno in Parlamento, dove secondo lui ci sono persone che hanno fatto peggio di Vallanzasca (il regista lo disse alla Mostra di Venezia , ndr): affermazioni ignobili, se Placido ritiene di essere più apprezzato all'estero ci vada pure, nessuno qui sentirà la sua mancanza".
Concludo  con quest suggerimento   prima di  .... far  prendere  aria  alla  bocca   e  accappararsi voti    dei familiari delle vittime      e  critiche troppo frettolose   guardatelo poi potete parlarne

P.s

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