26.10.12

[halloween in cucina 2 ] halloween sardo


ecco come  promesso  il nostro  halloween  altro  che  quelle fesserie  ( per  altro non tanto  originale, salvo le  zucche  ,da quelli europei  ) il primo articolo viene dall'amica Ele  casula  sul mio https://plus.google.com

non potendo  copia e  incollarlo  ne  riporto un pezzo


Sardegna Una festa dei morti tutta particolare con pabassini e pane ‘e sapa | Mediterranews »
La ricorrenza di Ognissanti e della festa dei morti affonda le sue radici nella notte dei tempi. Ogni zona d’Italia conserva usanze e tradizioni differenti  (  contnua http://mediterranews.org/2012/10/sardegna-una-festa-dei-morti-tutta-particolare-con-pabassini-e-pane-e-sapa/ 




il secondo  invece  riesco a  copiarlo  ed incollarlo tutto   viene da questo bel  portale  ( eccetto il  2  video  )  http://www.portalesardegna.com/blog/enogastronomia-sardegna/ 













Rispecta sos mortos et time sos bios. Venera i morti e temi i vivi.”Antico detto sardo


È da qualche anno che anche qui in Sardegna, il 31 ottobre e i primi di novembre, si festeggia Halloween, ci si traveste da scheletri, zombie, mostri, streghe e si addobbano le case con grandi zucche intagliate.
Ma quando ero bambina io, negli anni ’90, i giorni dei Morti e di Tutti i Santi erano vissuti in modo completamente diverso, con dei riti appartenenti alla nostra cultura e al nostro passato, legati a leggende e a storie di anime e cibo.
Quando ero bambina io, qui in provincia di Oristano, nello specifico a Solarussa, ci si travestiva da Maria Pintaoru, in alcuni paesi chiamata Maria Puntaoru, e si andava in giro per le case del paese con indosso gli abiti delle nonne, una gonnella lunga e scura, uno scialle e su muccadori (fazzoletto) sulla testa. Bussavamo casa per casa, non a chiedere ‘dolcetto o scherzetto’ ma monete, frutta secca, castagne, mandarini e qualche dolce.
Maria Pintaoru era una figura misteriosa e paurosa. La leggenda racconta che la donna, oltre a essere particolarmente brutta, fosse anchemolto povera e che a causa di questo morì di fame, letteralmente.







Noi bambini re-interpretavamo la sua storia e chi ci apriva la porta non poteva rifiutarsi di regalarci un po’ di cibo… guai a dir di no a un’anima affamata!
Per saperne di più su Maria Pintaoru, vi rimando a questo articolo, che dà una versione un po’ diversa rispetto a ciò che i miei nonni mi hanno raccontato, ma comunque molto simile. In altri paesi, infatti, la tradizione vuole che la porta di casa si lasci sempre aperta la notte tra il trentuno ottobre e il primo di novembre.La tavola deve rigorosamente essere apparecchiata in modo che lei possa entrare e sfamarsi in tutta tranquillità. Se non trova ospitalità e accoglienza, con il suo affilato spiedo, buca la pancia dei bambini per cibarsi di ciò che loro hanno mangiato.Questo era un modo per venerare i morti.
Ma non finisce qua. La notte del primo novembre, in molte case si fa tutt’ora, si imbandiva la tavola anche per i familiari defunti. Un piatto di pasta, un cesto con noci, noccioline, mandorle, fichi secchi, uva passa, una bottiglia di vino e gli immancabili papassini, i dolci tipici di quei giorni. Sì perché, in Sardegna, ogni festa ha i suoi dolci tipici.

E già a metà ottobre, le donne si riuniscono e iniziano a impastare, infornare e decorare questi squisiti dolci fatti di farina, uova, mandorle, noci e uva passa e decorati con glassa e diavoletti colorati. In alcune zone a tutto ciò si aggiunge nell’impasto, anche la marmellata e ‘sa sapa’, composto liquido ottenuto dalla bollitura del mosto con bucce d’arancia, in altre anchemelacotogna. Insomma, come ogni cosa qui in Sardegna, ogni paese ha la sua versione.
Trovate una delle tante ricette complete in questo documento che riporta tutte le ricette dei più importanti dolci sardi.
E tutto ciò accadeva fino a 20 anni fa e ne parlo con piacere ma anche con una punta di malinconia per una tradizione che sta via via sparendo. È da tanto che a casa mia non bussano bambini vestiti da Maria Pintaoru.

                                      di Giulia Mada

La calunnia è un venticello', di Gioacchino Rossini

24.10.12

haloween in cucina


Nonostante Halloween sia una festa d'origine  europea  , adesso a causa degli  effetti  deleteri   dell'omologazione   e  della  globalizzazione   culturale  è diventata  da qualche anno  una festa Americana  .



 Nonostante  ciò continua   ad essere   anche  se  ormai  è merceficczta  e standardizzata , salco  sacche  di resistenze  ,  un momento di festa in cui prende posto la  anche  ed  è questo    che  oggi voglio riscoprire  , la  gastronomia con tante sfiziose ricette.
Le ricette di Halloween sono  preparazioni molto particolari, adatte alle cene o alle feste che si tengono la sera di Halloween.
In questa sezione  ( I II ) troverete tante ricette di Halloween per tutti i gusti: dall'antipasto al dolce, con le ricette , perchè  cuoco non sono   di  www.giallozafferano.it
  eccone  alcune

                                                        Ossa di meringa per Halloween





Per preparare le ossa di meringa per Halloween preriscaldate il forno a 90°C. Separate i tuorli dagli albumi (1) e versate questi ultimi in una planetaria (2), assieme ad un pizzico di sale. Azionate l’apparecchio e montate gli albumi a neve fermissima, dopodiché incorporate, un cucchiaio alla volta, lo zucchero a velo (3)




e la vanillina (4); da ultimo unite qualche goccia di succo di limone (5). Mescolate delicatamente per incorporare tutti gli ingredienti; una volta pronto, l’impasto della meringa si presenterà compatto come nella foto (6).


Se dopo aver preparato le ossa di meringa non le utilizzerete immediatamente, riponetele in una scatola di latta con coperchio, si possono conservare per 7-10 giorni.Se lo desiderate, con lo stesso impasto potete realizzare delle meringhe classiche.Per la ricetta della meringa alla francese clicca qui


                                                 



                                                    Fantasmini di marshmallow  

Per realizzare i fantasmini di marshmallow otre il collegament  virtuale sopra  in cui il processo viene spiegato anche in video   potete seguire  sotto  sempre dallo stesso sito la Sequenza fotografica




cominciate con il preparare i biscottini di frolla al cacao che faranno da base ai fantasmi (guarda come preparare la frolla al cacao cliccando qui). Tirate una sfoglia spessa 3 mm con il matterello e poi, con un coppa pasta tondo del diametro di 4 cm, ricavate circa 40 dischetti (1) che cuocerete in forno già caldo a 180° per circa 12-15 minuti (2). Fate raffreddare completamente i biscotti.
Per preparare il marshmallow, mettete in ammollo in acqua fredda la colla di pesce finchè non diverrà morbida (almeno 10 minuti). Strizzate la colla di pesce e scioglietela in un paio di cucchiai di acqua bollente, quindi tenetela da parte. In un pentolino invece, versate l’acqua, aggiungete lo zucchero, mescolate e portate ad ebollizione (3): con un termometro per zucchero, misurate la temperatura che dovrà arrivare a 121°.


 
 Mentre lo zucchero cuoce, montate gli albumi con il sale e quando saranno bianchi e spumosi, aggiungete a filo lo zucchero cotto a 121°, e poi la colla di pesce, montando continuamente fino a che la massa non sarà fredda. Mettete la massa in una tasca da pasticcere con bocchetta liscia e larga e quindi spremete su ogni biscotto un fantasma alto circa 5-6 cm (4). Con il cioccolato fondente fuso praticate gli occhi e la bocca sui fantasmini (5), quindi spolverizzateli con lo zucchero semolato finissimo (6).
Lasciate i fantasmini in frigorifero dentro ad un contenitore con chiusura ermetica per almeno due o tre ore e poi serviteli!


 altre ricette  


vi potrebbe interessare    sia che  la festeggiate all'Americana  sia  secondo i riti  della propria regione questa pagina  http://www.giallozafferano.it/Guide-e-Consigli/Halloween.html  in particolar


http://www.giallozafferano.it/Guide-e-Consigli/Halloween/Le-origini.html
http://www.giallozafferano.it/Guide-e-Consigli/Halloween/La-tradizione.html


 chi puo' permettesi di viagiare il   il mio  precedente post   dedicato  ai viaggi  nei luoghi  di fantasmi  e altri misteri  : guida   Halloween  nelle  capitali europee

Alla  prossima  e  con " l'Halloween "sardo

comicità da bagaglino ? lo spot del governo per Scuola Pubblica «E' girato in una privata»

Neanche la comicità de il  baglino era  arrivata  a  simili battute

  fonte  unita online del 23\10\2012

Fare uno spot per la scuola pubblica, e girarlo in una privata. Il cortocircuito va in scena alla Deutsche Schule Mailand, l'istituto tedesco (e privato, appunto) di Milano, scelto dal ministero per girare un video che raccontasse i cambiamenti nella scuola pubblica.
Immagini patinate, classi piene di computer, ragazzi con l'Ipad, lavagne elettroniche. E la voce narrante di Roberto Vecchioni a condire il tutto. «Chiunque ha realizzato a questo video non è evidentemente mai stato davvero dentro una scuola italiana», scrive 0Myszka sulla pagina Youtube del Cantautore. «Infatti l'hanno girato nella scuola tedesca di milano (parzialmente...) ahahahha!», risponde 1thepianist1. 
E le critiche da questo commento in poi si fanno sempre più dure. Finché non interviene un utente che racconta che a quella scuola ci va, e che le cose non sono come si vedono nel video. «Io vado alla scuola tedesca di Milano, la DSM. Pur essendo una scuola privata di sicuro non abbiamo 20 iPad nelle aule di fisica e nemmeno dei Mac nelle aule di biologia, è già tanto se abbiamo un proiettore per aula. In classe scriviamo alla lavagna, con i gessetti, quindi tutta questa differenza di strumenti alla quale fa riferimento Vecchioni non vi è assolutamente. Poi se per rappresentare le scuole italiane si fa un video proprio nella scuola tedesca non so quanto senso possa avere».

23.10.12

diario dal festivaldeisapori ed 2012 ( 15-21 ottobre ) a tempio pausania

 Si  è svolta   a Tempio Pausania, da lunedì 15 a domenica 21 ottobre 2012, la prima edizione del Festival dei Sapori, rassegna enogastronomica organizzata dal Centro Commerciale Naturale Commercio Duemila, insieme alla Confcommercio Nord Sardegna e al Comune di Tempio.
dalla  pagina  facebook di festivaldeisapori
La manifestazione, finanziata dalla Camera di Commercio, rientra nelle attività di marketing urbano che la stessa Camera di Commercio promuove nell'intero territorio nazionale, con la finalità di rilanciare il commercio nelle aree urbane attraverso i prodotti del territorio, apprezzati e ricercati da un numero importantissimo persone.
Il mercato enogastronomico è infatti tra i principali "motivi di turismo", invoglia cioè flussi importanti di turisti a visitare una determinata destinazione in virtù della presenza in loco di mostre, rassegne ed eventi del settore.
La rassegna ha  visto  il coinvolgimento dei ristoranti del territorio che in questa occasione proporranno ai visitatori un menu fisso composto da antipasti, primo, secondo e dolce ad un costo di 25,00 €, coperto incluso, bevande escluse.
Durante la settimana si sono viste  nel centro cittadino diverse attività collaterali  di cui trovate le foto  e un diario delle  varie  giornate   sulla pagina facebook  di   www.festivaldeisapori.it (  da  cui  ho tratto,  tranne le  foto prive  di discalia  che   sono mie , l'introduzione  e qualche   le news  per  le  giornate  che  ho seguito  come ad esempio corsi di cucina per gli appassionati della materia, corsi di tecnica di intaglio di frutta, verdura e vegetali, un concorso di cucina per amatori, presentazioni di prodotti, percorsi del gusto, il mercato dei prodotti biologici. Infine nei due giorni conclusivi, sabato e domenica, si terrà il Salone del Vino, con diverse cantine vitivinicole di tutta la Sardegna e una mostra mercato di prodotti di eccellenza del territorio isolano.
La proposta enogastronomica viene quindi intesa come strumento promozionale, far conoscere le bellezze del territorio attraverso un piacevole percorso di gusti, profumi e sapori.
Io  a  causa   del mal di  testa e mal di denti  all'arcata  sottostante   dovuto  , all'estensore  \ divaricatore  dentario  (  foto  al centro )  

 con un gancio  attaccato sul dente    cui  va collegato un elastico che parte dalle  molle  al centro dell'apparecchio  che non sono  riuscito a  fotografarmi   , visto che non sto  :1) ne  bevendo alcolici  , salvo  il  bicchiere di moscato di lunedì   dopo  la rappresentazione  teatrale sul vino  , nè prendendo alimenti  che posso  ulteriormente  rafforzarla  ., 2)  problemi di salute  che  c.... proprio  quando  ci sono i frutti migliori  arance  , mandarini   , clementine , mele-granate  ,  doveva  venirmi  il  riflusso gastro esofageo. 3) lavoro 

 ho  potuto seguire  solo alcune manifestazioni  

                                                        Lunedi 15 


 Palazzina Comando - Rinaggiu
h 19.00 - La Storia del Vino

Gianluca Medas – voce narrante
Andrea Congia – chitarra classica

È un’alleanza stretta da tempo immemore quella dell’uomo con il Vino, e in omaggio a questa il Centro Commerciale Naturale “COMMERCIO 2000”, ospiterà la Compagnia Figli d’Arte Medas per celebrare la storia dello squisito nettare: Lunedì 15 Ottobre, alle ore 19:00,  Gianluca Medas   (  foto  al centro )  raccontato  di quando Dioniso danzava sulla terra rivelando ai mortali il segreto dell’inebriante bevanda. L’evento avrà luogo presso la Palazzina Comando Compendio Fonti di Rinaggiu, a Tempio Pausania, e consisterà nella Narrazione della Storia del Vino, dietro la quale sono raccolti il lavoro e la cultura dell’uomo, proponendo la rievocazione dei miti e delle leggende che riguardano questa tradizione e appoggiandosi all’accompagnamento musicale della chitarra classica di Andrea Congia.

Un Racconto che si arrampica su per i tralci arricciolati, seguendo la sinuosa curva degli acini per tuffarsi nelle fini nervature delle foglie a cuore: una storia che nasce nella notte dei tempi e che rivela come la preziosa coltivazione della Vite, in Sardegna, abbia preceduto persino l’arrivo dei fenici. Bevanda euforizzante, avvolgente, inebriante, il Vino rinvigorisce l’uomo, educandolo alla moderazione: chi voglia realmente possedere lo spirito di questa bevanda divina, sentiero che apre all’uomo la strada al rapimento estatico, non può concedersi eccessi, pena la perdizione e lo smarrimento. 
Il Mito, le Leggende, gli Dèi: echi di un mondo antico raccolti e raccontati da Gianluca Medas per riscoprire un sapore e un profumo della nostra Terra, l’aroma di un patto millenario sancito con la Natura rievocato in una Storia accompagnata dal suono di una chitarra stuzzicata dal tocco di Andrea Congia  ( foto a  sinistra  ) e  video sotto





                                                                                 Venerdì 19 

h 18.30 - Percorso del Gusto per le vie del centro. Degustazioni, musica e shopping a cura di Classe ‘68 e Comitato Commercianti Centro Città.Io fatto  la  fila  (  anche  se sono a dieta  ,  ma cosa  non si fa   per  solidarietà ed  aiutarli finanziariamente   e moralmente   per  gli amici  e  colleghi  di lavoro \  dipendenti   che  fanno parte  della classe di fidali  che  organizza le feste dell'anno prossimo  ho fatto la fila  per  i  ravioli  fritti e  la creeps  alla nutella  e  le   quella  delle  castagne  arrosto     assaggiando  ( oltre  a fare  foto  con il cellulare   vedere  a  sinistra e  sotto  )






 i dolci offerti  dal comitato della  classe  '68  per  la festa (  non ricordo se  quella  d'agosto o di settembre  ) del 2013 in attesa  delle castagne 

                                                                 Sabato  20 mattina 
 piazza  del biologico  e  dei km  zero  con i produttori  ( nessuno , sic  , di tempio e  dintorni  ) ma di  Sassari e  dintorni, alghero  , sorso . Pane  , frutta   e ortaggi  biologici e di stagione  

                                                                      Domenica 21



Dopo un po'  , era brutto tempo e non avevo voglia d'uscire  ,  di cazzeggio  in rete , mi decido d'andare  a vedere la mostra fotografica di  Maurizio mandarino -- vedere  sopra  la locandina    e la mia  foto  a sinistra -- giovane professionista specializzato in fotografia commerciale e d'autore che ha la caratteristica  di non avere il classico negozio fotografico ma lavora come freelance  online .I ed  affermare  profilo  del  suo sito  << svolgo la mia attività principalmente nel nord Sardegna nel settore matrimoniale ed in quello commerciale, mediante collaborazioni con agenzie pubblicitarie, enti, aziende ed editori  >>  trovate sotto alcune foto della mostra.



Una  serata   con musica  la musica (  Swing, Pop, Ska, Blues, Rock&Roll, Jazz con discrezione !! ) dei nero su bianco   che  vede    : Roberto Acciaro: Pianoforte e Voce; Enrico Sotgiu: Percussioni e Voce; Gianvito Carbini: Chitarra acustica.



Standard   di prodotti locali e  del nord  est    con " incursione  "  al  centro sardegna  :  di vini (  rossi , neri ,  bianchi , dolcii  , liquorosi   , ecc )

 olio (  aromatizzato e non ), salumi , prosciutti  ,formaggi  fra  cui il classico Casu_marzu  \  formaggio con i vermi una bontà  sarda  ,





miele ,dolci tipici ,zafferano



dolci tipici  , sale a cristalli o meglio  fior  di sale  cioè il sale in piccoli cristalli che allo stato più puro   ,  con  varie  essenze    e vini  (  Arancia,Erbe dellla Sardegna, Mirto, Naturale, Oliva, Pepe, Vino Bianco,Vino Rosso ) 



 prodotto da http://www.gourmetsardegna.it/contatto/ Libero de qualsiasi aggiuntivo chimico, non contiene sbiancatori né anti ammassanti, non è sottoposto al ciclo di lavaggio che elimina gli oligominerali, molto utili per l'organismo umano.


 Allegro ho bevuto  un bicchierino malvasia  dolce , uno di  quella secca  ed incuriosito  una  versione  di  Filu 'e ferru  (  Il filu 'e ferru o fil'e ferru è un'acquavite di origine sarda il cui nome, tradotto letteralmente, significa "filo di ferro".In alcune zone, in particolare nel logudorese e in Barbagia, viene detta anche abbardente (o abba ardente) che significa "acqua che arde, che prende fuoco, molto forte".L'origine  del nome risale a qualche secolo fa e deriva dal metodo utilizzato per nascondere gli alambicchi quando l'acquavite veniva prodotta clandestinamente. I contenitori con il distillato e gli alambicchi venivano nascosti sottoterra e, per poterne individuare la posizione esatta in momenti successivi, si conficcava sul terreno un --in alcune zone più d'uno-- fil di ferro  ) acquavite allo zafferano con la pancia piena 





Quell'universo ci appartiene



Foto di Agnese Romanò

...e comunque, la casa è un nido. Anche quando si riduce a livido alveare, anche quando racchiude i suoi abitanti in un bozzolo velenoso d'amianto e ha pareti lisce come una prigione. Dove la vita è imbavagliata, sotterranea, marginale e maligna. La casa è l'abito logoro concesso al povero in nome d'una malintesa pietà. E a quella patetica divisa il povero s'aggrappa, come il nomade ai suoi cartoni. Vuol conservare, con essa, un residuo d'umanità.
Via Preneste, a Milano, non la conosce nessuno. E' lì che, ieri, sono cominciati gli sgomberi. E resta inciso nella mente l'espressionismo di quella donna usurata, che minaccia di lanciarsi nel vuoto se sfratteranno lei e i suoi tre bambini. Sbuca come un minatore dalle viscere del mostro di cemento. Reclama una brulicante e insospettata vitalità dal gelido e impassibile gigante che la inghiotte e al quale, tuttavia, si affida. "Dentro" è l'inferno ma, fuori, è pure peggio: perché c'è chi l'ha confinata lì, e ora vuole gettarla chissà dove, in qualche incomprensibile landa desolata, senza parola e senza fiato. Mondo vuoto, mondo siderale: vortice di mondi. Non chiediamo di lasciarla in quel nido matrigno. Chiediamo le sia concesso un nido autentico, un calore vero, chiediamo le sia offerto un fiore, magari un geranio rosso su cui il sole possa abbandonare una discreta carezza in un'alba cilestrina. Su un balcone ingenuo, con un parapetto solcato da brevi onde. Aperto su un piccolo cortile, con qualche albero verde. Chiediamo venga accompagnata laggiù, lei e i suoi bambini, e non cacciata dall'alveare grigio a colpi di spranga. Chiediamo le venga restituito ciò che le spetta di diritto. Chiediamo possa alzarsi, una mattina, ed esclamare "Bella giornata". Allora tornerà radiosa e variopinta, spanderà gioia intatta, profonderà amore. Sarà persona, finalmente.



22.10.12

la mafia non perdona Alessio Cordaro: “Il nonno boss fece uccidere mia madre”. Il racconto choc Aveva solo 4 anni quando sua mamma, Lia Pipitone, morì in una strana rapina. In realtà, dice oggi, fu una messinscena per nascondere un delitto d'onore



da www.oggi.it del 5\10\2012
Alessio Cordaro svela una storia choc: "Fu mio nonno boss a uccidere mia madre"

Alessio Cordaro ha 33 anni  (  foto sopra  al centro  )  un piercing sul sopracciglio e un buco nel cuore. Perché sua mamma gliel’hanno ammazzata che era una ragazza, e lui un bambino piccolo. E perché a mandare due sicari è stato il nonno. Suo nonno: lui ne è convinto.
DELITTO D’ONORE – Delitto d’onore. Roba, forse, di un altro secolo. In effetti in quel settembre dell’83 c’erano ancora i telefoni a gettone. E Rosalia Pipitone fu proprio per chiamare qualcuno dall’apparecchio a muro che entrò nel negozio di sanitari di via Papa Sergio 61. Sfortunatamente, poco prima di due “rapinatori”.
LA VITTIMA NUMERO 85 - Un colpo, poi un altro e la venticinquenne Lia divenne la vittima numero 85, quell’anno, a Palermo e provincia. E tutti a portare le condoglianze a suo padre, Antonino Pipitone, uno che apriva cantieri, faceva affari, si prestava per trovare lavoro e, come disse lui al giudice, «faceva la cortesia di mettere pace»: insomma, un boss. Anzi, il boss, all’Arenella.
L’INCIDENTE CHE NON TORNA… - Un incidente? Peccato che di solito i rapinatori puntano alla cassa e non si attardano a guardare in giro, specialmente quando il negoziante se l’è già fatta sotto e ha messo l’incasso, 250 mila lire, sul bancone. E di solito se proprio sparano al malcapitato finito “nel posto sbagliato al momento sbagliato”, non dicono prima ad alta voce «mi ha riconosciuto!», neanche dovessero rendere conto di quello che fanno a un’intera città.
IL LADRUNCOLO INCAPRETTATO – Ma facciamo finta di credere alla rapina. Come si concilia la mancata individuazione dei responsabili con l’inesorabile legge del “di solito”? Di solito chi tocca un parente del boss paga per molto meno. Lì vicino fu scippata la moglie di Rosario Riccobono, che all’Aquasanta era “l’autorità”. Il ventenne ladruncolo Claudio Orlando fu subito individuato, si scusò, riportò la borsetta, si chiuse in casa. La prima volta che uscì, dopo giorni, finì incaprettato.
DONNA TROPPO RIBELLE - Quindi? Quindi non è assurdo pensare a quella rapina come a una messinscena. D’altronde, che si doveva fare con quella giovane donna da sempre troppo libera e pure ribelle, che già a diciott’anni era scappata di casa? La pecora nera della famiglia, questa Lia, sposata con un buon uomo ma troppo amica di un altro ragazzo, Simone. Un disonore per il padre, che era arrivato a sputarle in faccia durante una discussione, una minaccia per la credibilità di tutto il clan.
“PROMETTIMI CHE TI OCCUPERAI DI ALESSIO” – No, non è un film. Al marito, che la vedeva come in gabbia e cercava di non perderla concedendole più spazio, e le consentiva, lui sì, persino di andare a passeggiare da sola in centro, due giorni prima di morire Lia aveva detto: «Se mi accade qualcosa promettimi che ti occuperai di Alessio».
TUTTA LA STORIA IN UN LIBRO – Papà Gero l’ha fatto, e se n’è occupato bene, se adesso a raccontare la storia di mamma Lia in un bel libro scritto col giornalista diRepubblica Salvo Palazzolo c’è un uomo solido e socievole, paziente quando lavora al call center, scatenato quando si lancia col paracadute. All’incontro con Oggi, Alessio arriva su una Ducati 1199 Panigale, reduce da un viaggio che non si misura in chilometri. Perché è un viaggio dentro se stesso.
Quando è iniziata la sua ricerca della verità, Alessio?
«Non certo quando Salvo mi ha contattato su Facebook chiedendomi se fossi il figlio di Lia Pipitone e se avessi desiderio di provare con lui a reperire nuove informazioni. Il mio viaggio, in realtà, lo avevo già fatto, avevo già tirato le somme e mi ero arreso a ciò che avevo intuito, senza voler andare oltre. Arrivare al “chi ha ucciso” e al “perché è stata uccisa” tua madre non è un percorso così semplice».
Insomma, in realtà lei non voleva davvero sapere tutto su sua madre.
«Quando ho letto la proposta ho pensato di rispondere “mi spiace, non sono io”, e di chiuderla lì. Poi mi è venuta voglia di conoscere meglio mia madre. Non ne ho ricordi nitidi, e lo rimpiango: ero troppo piccolo, le immagini che ho di mamma sono frutto di narrazioni, comprensibilmente addolcite».
Suo padre, che cosa le disse di mamma Lia?
«La prima versione fu quella dell’incidente in bici. E per tanto tempo mi è stata bene».
E suo nonno?
«Lo vedevo quindici giorni all’anno, d’estate, e con lui non sono mai stato a mio agio. Sarà che con papà ci eravamo trasferiti dai nonni paterni, a 90 chilometri da Palermo ed ero abituato alla vita di paese, dove erano tutti più sereni… Sarà che era molto rigido, poco espansivo. Visitarlo era un dovere da assolvere. Come quello di andare a trovarlo in carcere, dove mi dicevano che era entrato per delle questioni fiscali o abusi edilizi, non so. Di lui, in famiglia, nessuno mi parlò mai male. Una volta gli dissi un “no”. Avevo 14 anni e volevo un motorino, sapeva che mi piaceva il Malaguti: mi fece trovare un’Aprilia. La lasciai lì. Ho sempre avuto difficoltà ad accettare qualcosa, anche se una volta mi ha trovato un posto da magazziniere: dopo tre mesi ho visto come mi trattavano, con troppo riguardo, e me ne sono andato».
Nel libro lei racconta che a un certo punto suo padre finalmente apre la scatola dei ricordi di sua madre e le mostra i ritagli di giornale sull’omicidio. Intanto alcuni pentiti, siamo nel 2003, fanno il nome di suo nonno come mandante del delitto, c’è il processo e lui viene assolto per insufficienza di prove. Possibile che lei non chiese spiegazioni? 
«Ho avuto timore delle mie reazioni. Quante volte sono partito per chiederglielo e mi sono fermato all’ultimo momento! Credo di avere un carattere forte e di aver avuto un’autonomia superiore a quella dei miei coetanei ma la mia adolescenza non è stata semplicissima: lei sa cosa vuol dire quando a scuola riuniscono i genitori e tu vorresti avere lì tua mamma? In verità, parlavo poco di lei. Si capiva che c’era una ferita aperta solo quando, ritornato a Palermo a studiare alle superiori, succedeva che, anche scherzando, qualcuno dicesse “quella arrusa di to matri”. Puttana non è un complimento».
Scusi se insisto: ma almeno mettere alle strette sue padre? Lui, magari, sapeva…
«Io lo ammiro, perché o fai i bagagli con un figlio di quattro anni e vai dall’altra parte del mondo oppure in questo contesto sbatti contro vicende pesanti. Quando si è aperto con me e mi ha mostrato i fascicoli finalmente ha potuto condividere, penso, un peso. Io ho trovato conferma a quello che già sospettavo: mi era chiaro che qualcosa non tornava».
Sul nonno?
«Su Antonino Pipitone: dobbiamo sempre chiamarlo nonno?».
Pensa che suo padre non le abbia parlato prima per proteggerla?
«Indubbiamente. E poi lui è una persona ermetica. Era giovane, ha cercato la strada migliore per sopravvivere in un ambiente così, magari accettando compromessi. Io fino a prova contraria, credo che il nonno c’entri con quello che è successo. E penso che mio padre sia ancora più convinto di me. Di recente ha partecipato all’esperienza di Addio Pizzo contro il racket: è stato il suo modo di palesare finalmente alla società la sua opposizione a ingiustizie che ha vissuto sulla sua pelle».
All’inizio della sua ricerca verso la verità, non ha temuto di scoprire una mamma diversa, di intaccarne l’immagine?
«Indende “scoprire che tradiva mio padre”? No, nessuna paura. In un contesto del genere, se le cose con papà non andavano bene difficilmente avrebbe potuto parlargli e prendere un’altra strada. No, l’immagine che ho di lei è solo quella di vittima. Magari vittima di una banalità come un tradimento («Certo non è una banalità per la struttura sociale mafiosa», aggiunge Salvo Palazzolo, ndr)».
E con questo libro cosa rischia e cosa si propone?
«Avevo trovato un equilibrio nella mia vita e adesso invece dovrò ricostruirmi da zero. Ma spero che qualche vecchio amico di mamma si faccia vivo per darmi altri tasselli. E magari la magistratura potrà fare luce sul delitto: non ho scritto il libro per puntare il dito contro qualcuno ma se si scopre il “chi” e il “perché” avrei reso giustizia a mia madre».
Aggiunge Salvo Palazzolo: «Posso dire che uno degli ultimi atti del giudice Antonio Ingroia prima della sua partenza per il Guatemala è stata la riapertura delle indagini su Rosalia Pipitone. Chi è sospettato del delitto non è un killer di borgata ma Vincenzo Galatolo, oggi all’ergastolo per tanti omicidi e allora ai vertici di una cosca su incarico di Totò Riina, uno che ebbe un ruolo nella strage Chinnici, uno che fu custode del fondo da cui partirono i sicari di molti omicidi eccellenti. L’altro che i pentiti hanno indicato come killer fu ferito a morte in un conflitto a fuoco, e le sue ultime parole a un prete furono un’invocazione: “Dio potrà perdonarmi per quello che ho fatto?”».
Livio Colombo

Pretendere che italiani e immigrati ed in nuovi italiani condividano la stessa idea della donna come persona libera

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