3.8.15

Bestemmia ( Alì e Shira sono stati barbaramente uccisi ) © Daniela Tuscano

Lui 18 mesi, lei 16 anni. La vita li aveva destinati a due fronti opposti sul medesimo lembo di terra, chiamatela Israele, Palestina o entrambi. Io ho sempre amato poco le rigide distinzioni, in questo momento poi non le sopporto.
Alì era un bimbo dolce e bellissimo, palestinese di Nablus.
Dal volto altrettanto bello dell’israeliana Shira l’infanzia stava dileguando, ma ancora resisteva, rosea e paciosa, soprattutto raggiante. Di quella completezza donata solo ai giovanissimi.
 
Chi l’ha assassinata invidiava quella felicità, ripete adesso la mamma. Se Alì fosse o no felice, lo ignoriamo. Lo ignorava pure lui, alla sua età l’interrogativo non si pone. Semplicemente si vive, la felicità è una cosa, le braccia materne, l’esitante austerità del padre, gli scintillii della piccola casa. I bambini piccoli non vedono bene, toccano, respirano. Sono “animali graziosi e benigni”. E per questo, a volte, il loro sguardo si vena d’una gravità inaspettata, misterica. Quasi percepissero il peso del mondo circostante.
Non c’è più Alì, l’hanno arso vivo mentre dormiva, gettando una bottiglia molotov nella sua cameretta. Volevano sterminare lui e la sua famiglia – e ci sono quasi riusciti – solo perché palestinesi. Non importava come si chiamassero, né cosa facessero. Uno valeva l’altro. Non dovevano esistere. E sui muri della casetta devastata hanno tracciato scritte deliranti: “vendetta” e “viva il Messia”. Gli emissari del “Messia” hanno bruciato un bambino.
Shira invece sfilava al Gay Pride di Gerusalemme. Felice, come sostiene la madre. Gaia. Si trovava lì per solidarietà coi suoi amici. L’hanno colpita i fendenti di Yishai Schlissel.( foto  a  destra  )   Lo chiamano estremista ultraortodosso, non nuovo a simili attentati, eppure libero di circolare… e d’uccidere. L’informazione ormai sofisticatissima ci ha restituito quegli attimi atroci in tempo reale,
la sagoma nera e ottusamente sgangherata di Schlissel pronta a ghermire la folla col suo coltellaccio da macellaio. 
Sì, è nero, quell’”ultraortodosso”. Nero come le bandiere di Isis/Daesh, suoi corrispettivi islamisti. E invece eccolo lì, tra i poliziotti che lo portano via, con alle spalle una bandiera ben diversa, un arcobaleno per lui intollerabile e folle. Yishai Schlissel, o l’ascetismo senza cuore. La superbia ossuta e, perciò, priva d’anima; quell’uomo è orrendo perché non più umano, forse pre-umano. Lo stadio obliquo dell’evoluzione.
I volti degli sterminatori di Alì rimangono, purtroppo, sconosciuti. Ma siamo certi somiglino molto a Schlissel. Possono essere giovani o anziani, uomini o donne. Belli o ripugnanti. Restano mostruosamente uguali, per quella stessa superbia, per la bestemmia di credersi iddii e dover punire e annientare chi trasgredisce la Legge (Alì, lo ripetiamo, l’ha trasgredita il giorno stesso che è venuto al mondo).
Il governo israeliano ha assicurato punizioni severe. Personalmente gli credo, ma non basta. Non più. Non intendo addentrarmi in analisi politiche, ma gli Schlissel e chi ha ridotto Alì in cenere sono il logico risultato d’un clima diffuso, d’un odio proclamato, insegnato, persino vantato da partiti vicinissimi a Netanyahu e di cui fanno ora le spese gli stessi israeliani. Il premier ha sostenuto di voler difendere le tradizioni democratiche d’Israele dai crimini degli “ultraortodossi”, ma una democrazia, per essere reale e matura, non può ignorare i pur problematici vicini e ostinarsi a negare il diritto a esistere del popolo palestinese. Alì non è stato certamente il primo bambino a perire in modo così tremendo, ma la notizia del suo martirio ha avuto un’eco mai ottenuta in precedenza e scosso l’opinione pubblica mondiale. Tralascio la desueta e ipocrita frase “almeno il suo sacrificio è servito a qualcosa”. Primo, perché Alì non intendeva sacrificarsi neppur lontanamente; secondo, perché i sacrifici non servono mai; “misericordia voglio e non sacrifici”, ammonisce la Bibbia.
Già, la Bibbia. Il Libro. La Legge poc’anzi ricordata. Se Alì ha perso la vita a causa d’un abominevole connubio tra politica, fanatismo religioso e razzismo, Shira è stata eliminata perché manifestava con gli omosessuali, anzi coi “sodomiti”, e i sodomiti, nella Bibbia (ma pure nel Corano e in altre confessioni), sono condannati.
La religione giustifica il gesto di Schlissel? No, naturalmente. Gliene ha offerto però il pretesto? Per molti, altrettanto naturalmente, sì. Per quei molti, con la religione occorrerebbe solo farla finita; dimenticando che, quanto agli omosessuali, il trattamento loro riservato da regimi atei, di nome e/o di fatto – Urss, Cuba, Nord Corea, per tacere, in passato, della Germania nazista… - non si è rivelato né più tollerante, né più misericordioso. Ed eccoci tornati al vocabolo originario, misericordia. Qualsiasi religione, se autentica, se incontaminata dal fondamentalismo e dal millenarismo, non mortifica l’umano; il suo messaggio è sollievo per tutti; Asia Bibi, dal suo calvario infinito, ci sta dimostrando, ed è solo l’ultimo caso, il potere liberante della religione. Non schiavitù, non odio e ignoranza, non condanna, non invidia dell’altrui felicità.
Sono consapevole dell’estrema povertà delle mie parole. Soluzioni, non ne possiedo. Le apologie, oltre che inopportune, in simili casi divengono strumentali. Non difendiamo idee, per quanto nobili. Ma persone. E per questo urge una serissima riflessione certamente degli studiosi (politologi, storici di ogni latitudine, sesso ecc.), ma anche e soprattutto dei credenti. Il dilagare della peste fondamentalista esige, da parte nostra, un rinnovato linguaggio ed esegesi dei testi, uno slancio più deciso verso il dialogo ecumenico e un ascolto sempre più partecipe di quell’”altro”, di quell’ospite, uomo e donna, che in realtà è il nostro specchio. Perché i muri, li abbiamo in primo luogo dentro, e v’imprigioniamo tutto, anche Dio, il quale invece è somma libertà e detesta formule preconfezionate. Perché i muri vanno sì abbattuti, ma non bruciati, e le persone non si riducono a cortei. Dietro quei cortei si odono voci, storie. Dietro quei muri si snodano vite semplici e irripetibili. 

L’assassinio di Alì e Shira ha, quindi, un solo colpevole: non Dio, ma la superbia umana. Colei che riduce la religione a una nota, sempre la stessa, monotona, assillante, e la spaccia per Verità irrefragabile; colei che vuole il mondo nero, perché teme i colori; e non prende il largo, perché negligente. Colei che cerca pretesti alla sua insipienza. 

                                                       © Daniela Tuscano

1.8.15

aiutare o no aiutare gli altri ? si aiutare ma fino ad un certo unto

A volte tendiamo la mano verso una persona che ha bisogno, anche quando la persona stessa non ce lo chiede... A volte lo stesso aiuto viene denigrato e attaccato... Mai aiutare chi non vuole essere aiutato... questo video lo spiega chiaramente..



da  https://www.facebook.com/DanielePennaFanPage/

smontiamo la propaganda che dice << Per tutti gli IGNORANTI che dicono che dobbiamo subire questa invasione perchè anche noi siamo stati, a nostro tempo, immigrati..voglio ricordare che: (...) >>

Se  siete   Salvinisti  &  company , creduloni  , bufalisti acritici \ passivi ,   credete  ancora  nonostante  faccia  acqua  da   tutte le  parti  ai miti  : italiani brava  gente poveri  ma  buoni e  digniotosi non leggete   questo post   e  non  andate   in qiuesti url d'approffondimento che  trovate  nel post  





Lo so che rispondere a tali catene è come : << ''Lavare la testa agli asini si perde tempo e sapone >> . Ma visto che ,ne ho già parlato tempo su queste pagine , molta gente prende per vere tali idiozie e le condivide passivamente \ acriticamente prendendole per vere anche davanti alla loro falsità

La storia in questione è vera ma contiene una dose considerevole di inesattezze.










1)  Lo Stato italiano spende 30 euro al giorno per ogni immigrato  
La storia dei 30 euro che, secondo la vulgata di una certa parte politica, sarebbero dati ogni giorno agli immigrati, è falsa: lo Stato italiano non dà soldi agli immigrati ma agli enti incaricati di gestire i centri di accoglienza. La storia dei 30 euro nasce da una (volutamente?) errata interpretazione dei bandi delle prefetture per la gestione dei centri, che prevedono un tetto massimo di spesa di 35 euro a persona accolta. Si tratta di un bando, quindi per vincerlo le cooperative presentano progetti a costi ribassati, con una diretta ripercussione sulla qualità dei servizi. Agli immigrati non viene dato neanche un euro in contanti ma un buono o una carta prepagata per un valore di 2,50 euro al giorno (ma la cifra non può superare i 7,50 al giorno per nucleo familiare, quindi se si è in quattro si ricevono soldi per tre persone e basta). Inoltre viene consegnata una tessera telefonica da 15 euro all’ingresso nel centro. Nel resto dei 35 euro (se va bene) deve starci tutto: vitto, alloggio , pulizia, affitto dei locali, vestiario, ecc. 

2) Lo Stato dà i soldi agli immigrati invece che alle famiglie italiane  
Non è vero. Lo Stato non sposta fondi destinati alle famiglie italiane per darli agli immigrati. I fondi in questione sono stanziati in compartecipazione dell’Unione Europea , che prevede un finanziamento dei progetti di accoglienza. Se non ci fossero immigrati da accogliere non ci sarebbero quei soldi, quindi non potrebbero essere destinati ad altri fini i ogni caso. 

3) Il 90% degli immigrati non ha diritto all’asilo politico  
Un’altra bufala, grande quanto una casa: secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero degli Interni (risalenti a febbraio 2015le richieste d’asilo accolte sono il 51% del totale. Il 49% dei richiedenti asilo non ottiene lo status di rifugiato, non il 90%. 

  con le  conseguenze

 che  sappiamo  tutti  ogni volta  che  i profughi  vengono  mandati da qualche parte  o c'è qualche  sbarco .
Ho deciso di rispondere  , con  la  collaborazione    di alcuni utenti  del  nG (  i vecchi  news  groups  )  di  it.cultura  storia  , in cui  ho lanciato   come   provocazione costruttiva     questa   catena  delirante   che ancora  studi seri  di  Gian Antonio Stella sull'emigrazione italiana 

  • ( L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi , Milano, Rizzoli, 2002. ISBN 88-17-87097-8; Milano, BUR, 2003. ISBN 88-17-10807-3.
  • Brutta gente. Il razzismo anti-italiano, con Emilio Franzina, in Storia dell'emigrazione italiana, II, Arrivi, Roma, Donzelli, 2002. ISBN 88-7989-719-5.
  • Odissee. Italiani sulle rotte del sogno e del dolore, Milano, Rizzoli, 2004. ISBN 88-17-00361-1.
  • Sogni e fagotti. Immagini, parole e canti degli emigranti italiani, con Maria Rosaria Ostuni, con CD, Milano, Rizzoli libri illustrati, 2005. ISBN 88-17-00924-5.)  continuo  ad    a circolare  .




 che  il post  inizi



Per tutti gli IGNORANTI che dicono che dobbiamo subire questa invasione perchè anche noi siamo stati, a nostro tempo, immigrati... voglio ricordare che:


1. Il nostro popolo emigrò in paesi che erano bisognosi di forza lavoro, in paesi bisognosi di costruire nuove città, nuove strutture, in paesi insomma che avevano mercati industriali in completa espansione, non andavano in paesi con una disoccupazione al di sopra del 10%, in Economie in recessione o con picchi di disoccupazione giovanile al di sopra del 40%.

I  tempi  sono  cambiati in questi ultimi   70 anni . ed  ancora  oggi  li consideriamo   come  all'epoca siti consigliati e post   dall'untente  di   del news  groups  ICS  peter schlemihl  <<    Italiani che rubano il lavoro: 

Molti sono gli esempi che potrebbero essere citati e che mostrano come [gli immigrati cattolici] operino una sistematica occupazione dei posti di lavoro soppiantando in questi impieghi desiderabili i protestanti e gli americani coi loro metodi da clan". (A.O. Nash, "L'immigrazione italiana e irlandese" American Protective Association, Usa,1896 - La Gumina, p. 169)  >>
Beh, ci sono cinque milioni di immigrati in Italia, la maggior parte lavora, quindi la richiesta , anche  se  di sfruttamento e lavori mal  pagati  , di manodopera c'è. . Ora   come dice    scusate   se  lo riporto integralmente   ma  ha  perfettamente     ragione  sempre di ICS Roberto Deboni DMIsr : <<  A prima vista fin sembra andare bene ... se non fosse che tutta la frase e' intrisa di una profonda cultura fascistoide. Essendo profondamente diffusa e permeata nel pensiero di molti lettori, la vedo dura a spiegare le ragioni, ma ci provero' lo stesso, non si sa mai. 
Prima di tutto la stessa definizione di "popolo" con le sue implicazioni bibliche e' totalmente sbagliata. NON ESISTE un popolo che e' immigrato. Esistono persone che, con cuore piu' o meno greve, o indifferente o financo gioioso, se ne sono andati dalle loro terre natie. Punto. Tutto ciò' che si aggiunge intorno e' ricamo demagogico. 
L'implicazione biblica e' poi subdolamente implicita nel momento che pare di volere fare intendere che il comportamento di questi individui, fuori dai confini nati, debba ricadere su chi resta. Assurdo! Mi ricorda la stoltezza di chi, residenti nel condominio confinante, viene a lamentarsi con me, dei comportamenti di chi risiede insieme a me nel mio condominio: ma che c'entro io di cosa fa nella proprietà' altrui ?! 
Assurdo ancora di piu', in svariati casi, se poi esaminiamo le ragioni dell'abbandono delle proprie terre. 

Il caso piu' eclatante e' di chi scappa da una persecuzione politica. Evidentemente la pensa diversamente dal governo, e se fosse una democrazia funzionante, ovviamente da ciò' che pensa la maggioranza dei residenti. Per quale dannata logica, questa maggioranza dovrebbe essere imputata delle colpe eventuali del transfugo all'estero o con quale faccia tosta questa maggioranza puo' permettersi di gloriarsi dei meriti di questo dissidente.?
Un altro caso e' di chi se ne va' perche' semplicemente a casa sua non puo' fare cio' che gli piace, ad esempio ricerca scientifica avanzata. Visto che e' stata l'incapacita' ed insufficienza della societa' che ha abbandonato ad obbligarlo ad andarsene, come puo' questa societa' farsi vanto di avere impedito a questa persona di esprimersi a casa propria: vergogna, altro che "vanto" !!! Peggio ancora, se mezzi e possibilita' c'erano, ma la societa' 
ha preferito l'inedia culturale della corruzione che favorisce i nepotismi e della nomenclatura. 
Un altro caso e' di chi se ne va' perche' a casa sua muore di fame, ancora maggiore dovrebbe quindi essere la comunita' che e' responsabile di questo, altro che "fregiarsi" dei meriti di chi, se fosse stata per essa, sarebbe morto di stenti. 
Un altro caso e' di chi e' alla ricerca di una vita facile, della ricchezza, del benessere senza fatica (in rapporto alle fatiche quotidiane vissute), spesso sono anche criminali o con tendenze opportuniste, al meglio. Se fanno male, raramente la societa' d'origine se ne fa vanto, se fanno soldi, se diventano ricchi e potenti, allora abbiamo la logica servile, nelle comunita' moralmente marce ed opportuniste, del correre dietro ai ricchi e potenti. 
Questi sono solo alcune delle ipotesi per cui si emigra, e come si vede non si possono accumunare, anche se qualche volta si possono trovare insieme (raramente nella vita delle persone le scelte sono dovute da UNA SOLA ragione). 
Inoltre abbiamo il sottofondo dell'impregnante assunzione biblica che emigrare sia buono. Stava in piedi seimila anni fa. Oggi non funziona piu'. L'emigrazione funge da valvola di sfogo semplicistica quando la popolazione cresce troppo rispetto alle risorse. Oggi e' evidente che una logica del genere puo' essere 
paragonata solo ad un cancro, ad un tumore per l'ambiente. Oggi l'umanita' rappresenta biologicamente un carico per l'ambiente che a lungo termine e' evidente anche al piu' idiota, e' semplicemente insostenibile. A meno di volere pensare ad una futura terra una specie di enorme condominio multipiano che lascia libera, forse, solo gli oceani. 
E' vero che ci sono ancora zone della terra scarsamente popolate, ma occorre emigrarvi con discrezione e discernimento ed in ogni caso, senza prevaricare sui popoli residenti. Gia', a proposito, il diritto per cui spesso molti hanno combattuto, di rispetto delle popolazioni locali (magari in forma un po' ingenua, come nel film "Soldato Blu" del 1970 con riferimento agli indiani di America), non dovrebbe valere anche per gli europei ? O usiamo due pesi e due misura anche con logica da suicidio ? 
Un ulteriore messaggio implicito in quella frase appartenente innocuo e' "emigrare e' buono". Non e' automaticamente vero, e non e' sempre cosi'. 
Ad esempio, l'immigrazione dei meridionali, che nel tempo ha fatto si' che prevalesse, per semplice incremento del rapporto numerico, la feccia della cultura locale, quella della manovalanza della malavita e quella del servilismo verso i latifondisti, quella del parassitismo verso la comunita', e' assolutamente deprecabile nel momento che ha fatto si' che i migliori semplicemente 
gettassero la spugna, e se ne andassero'. Quando si tratta di "prendere atto dell'inevitabile", di un "rapporto di forze insostenibile", oppure si tratta semplicemente di vigliaccheria di chi non vuole farsi carico dell'impegno 
per forzare un cambiamento positivo nella sua comunita' ? Quando l'emigrazione e' pura necessita' di sopravvivenza e quando invece e' vigliacca fuga ed abbandono delle proprie origini ? 
Tante domande, tutte diverse, per individuo, momento storico e situazione della comunita'. L'unica certezza e' che le parole "Il nostro popolo" serve solo a pilotare insieme un mucchio di luoghi comuni, per la maggior parte profondamente manipolatori del pensiero politico e culturale. 

Questa e' la classica chiusura polemica <<  non  andavano in paesi con una disoccupazione al di sopra del 10%, in  Economie in recessione o con picchi di disoccupazione giovanile al di sopra del 40%. >>, che nel mentre vuole forzare una sua tesi, rigetta a priori ogni possibilita' di discussione con la controparte: insomma quasi uno slogan (peraltro rischioso nel momento che cita cifre che possono essere discutibili, in un senso o nell'altro, o cambiare rapidamente nel tempo).

2. I nostri emigranti andavano negli Stati Uniti, in Belgio, in Australia con passaporti e con mezzi LEGALI, non con barconi o motoscafi PAGATI DALL'EUROPA PER DISINTEGRARE IL NOSTRO PAESE E COMPRARLO A DUE SOLDI!

qui l'autore   è ignorante  perchè ignora  oppure mente   sapendo di mentire  . Perchè  1)  i  vari  domini  dell'Italia  preunitaria e poi  l'italia (  fino al  fascismo  )  emettevano  visti e documenti  regolari  per  poter  partire  . E  quindi  quella  che  chiama  clandestina  \ senza  documenti era  dovuta  :  a casi  di corruzione per  avere  i visti   se  te lo potevi permettere .,  fuga   quando  c'era  il divieto  per motivi politici  o divieto  , sotto il fascismo d'espatrio  . 2) Ed  è il caso  di   secondo mosca...@gmail.com  << Ti rispondo con la storia di mio nonno emigrato clandestino a New York ? Dal 1920 al '39 ? Fuggì dal lager di Ellis Island  a nuoto per non esser rimpatriato, rischiando di esser divorato dai pescecani... Non so come visse i primi tempi, ma se non ci fossero state le mense gratuite  sarebbe certo morto di stenti. I nostri emigrati certo in maggioranza lavoravano onestamente , ma Lucky Luciano ? La mafia ? Il proibizionismo?   Mio nonno, istriano, era stato soldato austriaco mandato sul fronte russo dove dopo la rivoluzione del '17 cessarono i combattimenti . Tornato a casa alla fine della guerra venne fatto prigioniero dagli italiani perchè "nemico e bolscevico" , assieme ai 250.000 italiani - triestini, istriani e dalmati - che avevano fatto la guerra come sudditi austriaci. Solamente con Roosvelt ebbe lavoro >>
  e  ce  ne potrebbero   essere  altre     di storie   simili   se   andiamo  a cercare   negli archivi   dei paesi   dove  ci fu  l'immigrazione italiana  o  sentiamo   le storie  dei discendenti  ( perchè noi tutti  \e   abbiamo avuto , sottoscritto compreso  ,   avi  immigrarono    anche  temporaneamente  , o parenti  acquisiti  indiretti  ( lo zio paterno e la sua   famiglia  che si fece li   ed  i relativi  nipoti   del marito  di mia zia    che stanno negli Usa  ) . Ulteriori  news   sugli italiani clandestini    sono i  link  forniti  sempre  da  peter schlemih da   Italiani clandestini:
3) L'ottima risposta  di  Roberto Deboni DMIsr  <<   io non avrei saputo rispondere meglio   non con barconi o motoscafi I barconi, o i piu' costosi e lussuosi motoscafi (qualcuno ha notizia del loro uso ?) sono esclusi per una ragione pratica. Non mi risulta che si possa ragionevolmente pensare di attraversare l'Atlantico o l'Oceano Pacifico con tali mezzi. E non mi risulta che siano piu' convenienti di altri mezzi per arrivare in Belgio. 

La menzione dei "motoscafi" (uno strumento "lussuoso" o almeno "costoso") poi fa chiaramente intendere intenzione spregiative, anche se non e' chiaro verso chi ... Nota: un motoscafo puo' richiedere, a parita' di carica, un consumo di carburante, ben oltre dieci volte le alternative.  PAGATI DALL'EUROPA PER DISINTEGRARE IL NOSTRO PAESE E > COMPRARLO A DUE SOLDI! 

Mi risulta che il viaggio sui barconi e' abbondantemente pagato dagli stessi migranti e non dall'Europa. Peccato 

che il beneficiaria sia la malavita organizzata ed i politici ad essa legata. Come gia' proposto numerose volte, di fronte a questa realta', che la battuta appena fatta vuole mascherare (per quale oscura ragione, per quale progetto ?), si afferma la logica di vendere ai migranti visti transitori (90 giorni ?) a prezzi competitivi 
a quelli degli scafisti. Almeno in questo modo le nazioni ospitanti raccoglierebbero le risorse necessarie per poi 
eseguire veramente le espulsioni scaduti i 90 giorni oltre ad affrontare l'accoglienza per il periodo citato, e 
rafforzare i servizi di polizia del territorio. Insomma, immaginate una situazione in cui lo stesso numero di migranti che arriva oggi, arriva regolarmente via traghetto, senza impegno della marina militare (avete idea di quanto carburante consuma uno di quei mezzi, specie i piu' grossi, quando si impegna a tutta forza per un soccorso ? ma questo popolo di marinai e' cosi' ignorante ?), con la massima efficienza economica, senza rischiare la vita di nessuno, in modo programmato, e, cosa importante, tutti gia' identificati e registrati, incluso impronte digitali ? 
A questo punto i terroristi (i piu' stupidi o improvvisati) ed i criminali (ricercati) sarebbero gli unici a tentare di entrare in modo clandestino, e allora si' che l'opzione "fermo o sparo" avrebbe una possibile giustificazione.
In realta' oggi si ragiona con la stessa logica probizionistica verso gli stupefacenti (e questo in un paese della cultura del vino!!!) anche con l'immigrazione: e' vietato, ma si trova ad ogni angolo. Parimente, il "clandestino" non dovrebbe esserci, ma qui, anzi, ufficialmente viene pure accolto con una cifra enorme (ma al governo si rendono conto che cosa significa per la maggioranza dei cittadini 30 Euro al giorno ? Anche per i tedeschi del Hartz IV, 30 Euro al giorno equivale al paradiso). Si vuole una migrazione abusiva perche' ci guadagna la malavita organizzata, ci guadagnano i politici corrotti, ci guadagna il sistema di associazioni a delinquere 
(ma con cravatta e camicia, di persone "per bene", spesso benedetti dai reliogiosi) organizzato per consumare sovvenzioni e contributi pubblici (servizi dell'accoglienza ...), e ci ha pure una fetta la Marina Militare che cosi' 
puo' scrostare un po' di ruggine dai suoi mezzi (non importa il costo, tanto paga il cittadino, come tutto il resto, 
dalla accoglienza, ai danni materiali ed economici ed al territorio causati da questa modalita' d'emergenza di 
gestione).  >>



3. I nostri emigranti che, negli Stati Uniti, erano costretti a restare nella famosa Ellis Island per giorni, settimane ed alcuni casi mesi, NON si resero protagonisti di proteste, roghi o quant'altro, ma affrontavano quei momenti con umiltà e pacatezza.

  
Forse perche' come dice  Roberto Deboni DMIsr  <<   si trattava di migrazione controllata come quella proposta di "vendere i visti di ingresso" ai potenziali migranti clandestini ? Nel caso degli Stati Uniti, non era necessario mettere un prezzo ai visti di ingresso perche' il lungo viaggio per l'Atlantico era gia' costoso di suo, e quindi un freno che assicurava una immigrazione controllata. Forse perche' Ellis Island offriva "certezze", anche se in 

mezzo alle lungaggini della burocrazia. Certezze implicite peraltro in un paese a tratti "vuoto" ? 
Dal punto di vista di molti migranti, si puo' anche comprendere le proteste contro un sistema burocratico e di collaboratori privo di obbiettivi e logica, puramente arbitrario e prevaticatore, che tratta le persone come "merce", interessati solo ai proventi o vantaggi (politici ?) di cui sono portatori. 

O forse erano uno specchio di come percepivano la nazione ospite. Giusta, ma forte, e disposta anche a ricorrere alla durezza, se necessario. E specialmente "inflessibilmente rigorosa nell'applicare le leggi". Il "migrante" non e' stupido, capisce rapidamente quali sono le regole del gioco. Specialmente se poi viene aizzato (pagato ?). 
Vorrei che si riflettesse sui numerosi documentari o "realta' spettacolo" tipo "Airport Security ...", mi pare piu' che altro di paesi di cultura anglosassone. Cio' che forse i piu' attenti avranno notato e' il costante riferimento alla importanza di "dire il vero". Per un italiano puo' sembrare fantascienza, ma mentire nella cultura anglosassone e' molto grave, e porta, solo per questo, a sanzioni, multe anche salate o l'espulsione. 

4. I nostri emigranti lavoravano sodo.
Se erano  --  sempre  secondo Roberto Deboni DMIsr  -- principalmente alla ricerca di lavoro, la cosa appare abbastanza logica. Del resto, la prospettiva per chi emigrava negli Stati Uniti era: "o lavori, o muori" Dopotutto stiamo parlando di un secolo in cui non esisteva 

la cultura dell'assistenzialismo (tanto meno nelle ex-colonie). 
Oggi invece abbiamo tutte queste notizie (magari un po' falsificate sui beneficiari) che per ogni migrante ci sono 30 Euro al giorno che gli aspettano. Secondo voi che gente attira ? 
A proposito: i deficienti che vanno a ripetere, come un pollo, la menzogna, abilmente diffusa da chi ha interesse, che il migrante riceve direttamente in mano 30 Euro al giorno, capisce 
o non capisce che la notizia ha effetti esaltanti nei paesi da cui proviene la massa degli immigranti economici ? Se a voi dicono: versate 5000 Euro per avere poi 30 Euro al giorno per tanti anni, e siete dei parassiti, cosa fareste ?  E  vero   che   La gran parte lavorava sodo, come la gran parte degli immigrati di oggi. Ma c'erano anche: 

Bambini venduti: 
http://www.orda.it/rizzoli/stella/immagini/foto/popup/e01.htm 
Puttane  d'esportazione: 
http://www.orda.it/rizzoli/stella/immagini/foto/popup/bordello.htm 
Un numero straordinario di italiani nelle galere americane: 
http://www.orda.it/rizzoli/stella/numeri/devianza.spm 


5. Non facevano code alle mense della carità.

Secondo   peter schlemihl  << Convinced that everything is due them: "Who dispenses charity agrees in saying that many southern Italians landed here with ideas rather quirky about what will happen. Now seem to seek help with the air of one who says: - Here we are. What are you going to do for us? -. And even if he insists on as due." (Edward Alsworth, , Century Magazine, USA, vol. 87 December 1913 - Lagumina, p. 124) >>
Per  il resto    secondo Roberto Deboni DMIsr  (  non è chiaro neppure  a me )  se  Non mi e' chiaro se con questo si vuole incitare l'accoglienza  ai presunti  dei 30 Euro al giorno ... (frase boomerang ...) ... 

6. Non chiedevano elemosina.

da  https://en.wikipedia.org/wiki/Great_Depression
La chiedevano anche gli oriundi: per quale ragioni non la dovevano chiedere chi proveniva dall'Italia ? Peraltro, l'oggetto della foto evidenzia un problema tipico di questi casi: sette figli ? Ignoranza o l'unico investimento del povero: far fare la fame a tanti figli, sperando in un sostegno per la vecchiaia ? Notare: e' la logica cinica (passata?, ed ora abbiamo questi "baby boomers" versione povera che cerca uno spazio nel mondo) di svariati territori da cui arriva l'attuale migrazione in Europa. 

7. Non pretendevano assegni giornalieri.

Forse perche' sapevano in partenza che non sarebbero stati concessi.E poi  anch'io mi chiedo  come Roberto  .... : se sulle reti locali si evidenzia la propaganda di chi in Italia protesta perche' "si danno 30 Euro al giorno ad ogni migrante", cosa si dovrebbero aspettare quando sbarcano in Italia ? E cosi' abbiamo il migrante scandalizzato che presenta denuncia perche' il suo "accoglitore" si incamera la paghetta che la legge gli assegna. Vogliamo scommettere che molti oriundi dell'Italia, se negli Stati Uniti ci fossero state leggi del genere, avrebbero urlato a squarciagola per avere il loro "diritto" ? 


Per tutti gli IMBECILLI che dicono che noi siamo stati, a nostro tempo, immigrati, nella foto potete vedere degli emigranti Italiani. Non si lamentano del cibo. Non hanno un Iphone in tasca per cui lamentarsi dell’assenza del Wifi.
...ma che poi di invasione non si tratta perchè li andiamo a prendere noi!!! VERGOGNATEVI, GOVERNANTI .


E' una foto di alcune persone. Punto. E rappresenta solo le persone rappresentate. E rappresenta persone che agiscono nel contesto in cui si trovano. Con gli spazi che gli sono permessi. E generalizzare e' sempre nella maggior  parte  dei casi   l'anticamera delle dittature. questo poi e' il massimo della idiozia. Citare tecnologia 
inesistente nel periodo storico e' rischioso, perche' la risposta potrebbe essere: "Se l'Iphone esisteva, con la rete, gli italiani l'avrebbero usata estensivamente perche' ad Ellis Island sarebbe funzionata impeccabilmente."
...ma che poi di invasione non si tratta perchè li andiamo a prendere noi!! Falso. Punto. Andare a prenderli significa: - mani un traghetto al porto (ad esepio libico) - li fai imbarcare 
- porti il traghetto al porto (ad esempio a Livorno) - li fai sbarcare [Perche' ad esempio, a Livorno ? Perche' costa meno farli viaggiare per navi, oltre ad essere piu' facile il contenimento, idioti!] 
Quando invece abbiamo un barcone che affonda (o autoaffondato) e li ripeschiamo i ragionamenti si fanno ben piu' complicati e specialmente scivolosi. 
Immaginate questo scenario: translantico battente bandiera italiana che sta affondando, circondato da navi (non carrette!) di vari paesi "non OCSE" (tanto per chiarire), che stanno a guardare, con la folla sulle tolde che guarda, magari incitando gli squali ... ? 
Se passase una certa logica espressa dai piu' stolti, potrebbe essere uno scenario di un futuro alternativo non tanto assurdo. E l'Italia, notare, sta scivolando sempre piu' indietro nella classifica delle potenze economiche. Anzi, oggi "potenza economica" non calza molto per quello che e' l'Italia reale ( una nazione di cartone ...). 


31.7.15

Vive per 62 anni senza identità, scoperto dopo il ricovero in ospedale

 storia  incredibile  per essere vera  e  quindi   a rischio bufala   \  leggenda metropolitana  . Ma  visti  il paradossi e l'assurdità della  burocrazia italiana    non  si sa  mai  che possa  essere  vero anche il contrario


da l'unione   sarda  del  29 Luglio alle 21:20 




Per 62 anni ha vissuto senza identità. Non ha mai avuto un documento, non aveva una residenza, non aveva un foglio di carta che attestasse la sua esistenza. E' la storia di Pietro, 
Ha sempre vissuto come uno sconosciuto, mai censito in una scuola o su un posto di lavoro. Non è mai stato identificato dalle forze dell'ordine, non ha mai avuto un codice fiscale, un conto in banca, un telefono intestato, una casa con un affitto regolare. Ha sempre avuto occupazioni in nero ed ha sempre usato il contante. A dare una identità a Pietro e ad attestare formalmente la sua esistenza è stato l'ufficio Anagrafe del Comune di Genova al quale Pietro si è rivolto per avere un certificato di residenza per potersi curare in ospedale.
Gli impiegati dell'Anagrafe si sono imbattuti in una storia surreale negli anni dominati dallo stile Grande Fratello. "Stentavamo a credere che dell'esistenza di questo uomo non ci fosse traccia. Allora ci siamo messi a indagare e siamo riusciti a risalire alla sua identità", dice Vilma Viarengo, responsabile dell'Anagrafe genovese. Nessun ufficio in Italia sapeva della sua esistenza, perché quel certificato di nascita lasciato in un cassetto dell'ospedale di Reggio Emilia nel 1953 era un atto inutile senza carta d'identità.

Ha vissuto sempre così, fino a quando ha avuto bisogno di compiere accertamenti sulla sua salute. Pietro non ha un medico di base: non si sente bene e va in ospedale. Ma per poter essere sottoposto agli esami serve un documento che attesti la residenza. Va negli uffici comunali e richiede la carta d'identità. Pietro non è mai stato registrato, può solo dire che è nato a Reggio Emilia, ma anche lì è sconosciuto. Anche all'Indice nazionale delle anagrafi non c'è traccia di lui. L'uomo racconta la sua storia: una giovane donna lo partorisce a Reggio Emilia, il padre non lo ha mai conosciuto.
L'ufficio Anagrafe del Comune di Genova entra in possesso del certificato di nascita e scopre che la madre ha detto di vivere a Reggio Calabria: agli uffici reggini la donna era sconosciuta, ma la risposta negativa in Emilia non è mai arrivata e di Pietro si sono perse le tracce. La madre non può accudirlo e il bimbo vive nei collegi. Nessuno si preoccupa di dargli un documento d'identità.
In Liguria arriva poco prima della maggiore età e comincia a lavorare in nero, pagando sempre in contanti. Poi un problema di salute e la burocrazia fanno emergere la sua inesistenza. Appurato dal certificato di nascita che la persona che dice di essere è proprio lui, verificato che dove vive è conosciuto come Pietro, l'Anagrafe gli ha consegnato la carta d'identità. "Quando l'ha avuta tra le mani gli sono brillati gli occhi", raccontano all'ufficio Anagrafe.Ora i funzionari hanno compilato una carta di identità con la quale Pietro potrà mostrare e certificare i suoi dat

gli altri Walter Palmer

il precedente
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/07/un-volgare-assassino.html


dopo  il  caso   (  vedere  url  sopra  ) Walter Palmer  ecco , foto e post  tratte dalla bacheca  di   https://www.facebook.com/francesco.pirrone.125/



Francesco Pirrone ha aggiunto 5 nuove foto.


TUTTI FIGLI DI RICCHI MERDOSI, TUTTI BIANCHI E SFACCENDATI PARGOLI PADRONI DEL MONDO. IO VI AUGURO LE PIU' LUNGHE E ATROCI SOFFERENZE CHE LE MALATTIE POSSANO DONARE!!! IO VI MALEDICO, POSSA IL RESTO DELLA VOSTRA INUTILE ESISTENZA SCORRERE TRA PENE E DOLORI.


e noi continuiamo a prendere i ricchi come esempio, mi raccomando.


30.7.15

Tempio Pausania, al centro della vita il Rispetto e l’Amicizia. Senza retorica, un esempio che arriva dalla musica.


  da   http://galluranews.altervista.org/



                       Tutti i musicisti di una favolosa serata (foto di Margherita Cossu)
Tempio Pausania, 18 mag. 2015
Ho sempre presente nella mia mente le parole di mio padre. Diceva sempre,
Antonio nella vita esistono persone e Persone, alcune le saprai conoscere meglio, altre non si faranno conoscere mai. Le saprai distinguere perché le migliori persone sono quelle che ti sanno ascoltare e non sovrappongono mai la loro voce alla tua, ti sapranno guardare negli occhi in modo diretto e accorreranno quando tu avrai bisogno, al tuo capezzale o al tuo matrimonio. E sorrideranno con te e sapranno anche piangere con te“                                                                           La vita mi ha insegnato che babbo aveva ragione. Lui, come tutti coloro che avevano conosciuto guerra, fame e dolori infiniti, era una persona semplice ma ogni dolore vissuto lo aveva temprato e reso forte. Solo quando siamo forti possiamo distinguere le persone dalle Persone. Quando il nostro stato d’animo è colpito, ferito, malato, siamo fragili e oltre a navigare a vista spesso ci buttiamo tra le braccia del primo che capita, lasciandoci disorientare e volare  verso cieli offuscati o navigare in mari tempestosi.Ho imparato il rispetto per tutti, ad esso ho adeguato la mia vita e successivamente quella dei miei figli. Sono stato, come tanti, offeso e vilipeso, ho reagito e ho sbagliato a rispondere alle offese con le offese. Ho ricevuto stima e ho saputo sempre darne a chi l’ha meritata e anche a chi nemmeno conoscevo, solo per averlo sentito dentro di me. Non si è uomini perché si alza di più la voce o si prevarica gli altri.L’amicizia resta per me il valore principale che muove qualsiasi cosa e che è capace di smuovere la terra tant'è devastante la sua forza d’urto, e vorrei darvene un esempio, per rendere merito ad una persona speciale della cui amicizia  vera, da molti anni, mi onoro.Qualche giorno fa, ho organizzato un concerto live con musicisti di grande valore, davvero uno migliore dell’altro. Chi ha assistito a questa serata magica sa di chi e di cosa sto parlando.Tra essi, l’artista a cui la serata era dedicata, Roberto Diana.Roberto, lo scrissi nella presentazione di questo evento qualche settimana fa, aveva il desiderio da sempre di poter suonare al Carmine. Con molte difficoltà sono riuscito ad accontentarlo ed ho organizzato, con tutti i musicisti, lo staff del Teatro e la classe dei Fidali del ’66 (straordinari tutti!), un concerto di più di 2 ore, magnifico, vibrante, coinvolgente come pochi in vita mia ho visto.Poche persone tra il pubblico, quasi fossero le prescelte fortunate, e quindi pochi soldi alla fine realizzati. Lo scopo del ricavato era quello di pagare gli artisti, anche se non tutti volevano essere pagati, il fonico e poi lasciare alla classe quanto sarebbe rimasto come contributo per la prossima festa di Sant’Isidoro che quest’anno vede questa classe di fidali organizzatrice.Alla fine i soldi sono bastati a pagare giustamente il service di grande qualità e poi…e poi Roberto, i suoi ospiti, hanno cantato e suonato gratis. Voi mi chiederete…ebbè? Vi rispondo subito. Intanto sono tutti professionisti e vivono di musica ma il lato umano, in tanti musicisti che ho conosciuto in vita mia, è quello che prevale sempre. Il loro cachet è stata la grande soddisfazione di aver suonato e di averlo fatto in maniera strepitosa.Il giorno dopo, ancora nel cuore e negli occhi, i riflessi di ciò che avevamo vissuto la sera prima, al telefono Roberto mi chiama e mi parla solo della sua grandissima soddisfazione di aver suonato e di essere stato apprezzato. I soldi? “Non contano, Antonio. Io sono felice di quello che è successo e questo per me vale quanto e più di un cachet”.Sappiate che per la serata era venuto anche un amico da Pavia, in aereo e che per quelle spese… “Mi arrangio io Antonio, non ti preoccupare”.Roberto non avrebbe voluto che io scrivessi di questo, lo conosco.  Io, però, sono così e quando un amico mi dice queste cose, penso che ancora una speranza esiste e che questa è lamicizia oltre ogni soldo, oltre ogni compenso. Da quel giorno per me indimenticabile sono certo che oltre alla collaudata amicizia con Roby posso dire di aver conosciuto tutti gli altri artisti, anzi ARTISTI, che sono d’incanto diventati amici veri. Questa è l’amicizia che unisce gli uomini, questo è il valore imprescindibile che fa muovere tutti e tutto. E’ bastata una serata di due ore per farmi capire.Pensate sempre a chi vi ascolta, vi guarda negli occhi, non vi parla sopra, vi sorride o piange per voi. Tenetevi stretta quella persona, è un amico.Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico.
(Albert Camus)

29.7.15

Walter Palmer UN VOLGARE ASSASSINO.



Fissate bene a mente il volto, e il corpo, dell'uomo a sinistra nella foto. Il suo nome è Walter Palmer, è americano yankee, di professione dicono faccia il dentista e lo descrivono "appassionato" di caccia. Sfoggia un sorriso fiero e vitaminico di fronte a una delle sue conquiste, un leone africano. 




L'ultimo colpo l'ha messo a segno pochi giorni fa: ha abbattuto Cecil, 13 anni, uno splendido esemplare simbolo dello Zimbabwe, violando il parco in cui l'animale viveva protetto, dopo aver comprato la corruzione di alcune guardie locali. Poi l'ha decapitato. Ora, verosimilmente, mostrerà il trofeo agli attoniti e ammirati ospiti con lo stesso sorriso congestionato e ormonale, nel suo salotto wasp, che immaginiamo lindo, bianco, pacchiano. Uno come tanti. Difficile da ricordare altrimenti.
Per questo abbiamo detto di ricordarne bene i tratti somatici. In una condizione normale, sarebbe quasi impossibile. Il suo, come quello del complice a fianco, è infatti un viso a una dimensione, del tutto piatto, che scivola via. Un viso liquido, pur d'un liquame spesso come il corpo. E così il nome: uno di quelli che trovi negli esercizi di grammatica, il signor Mario Rossi o Jean Dupont o, appunto, Walter Palmer. È un nome senza nome, il nome dell'anonimato, un anonimato però pervasivo, perché, alla fine, tutti possiamo riconoscerci in lui.
Saputa la notizia, ho subito pensato alla "Ballata del vecchio marinaio" di Coleridge, o all'ultima regina di Napoli, la trillante teutonica che per divertirsi sparava agli uccelli marini, e che solo una la morbosa fantasia dannunziana poteva omaggiare col soprannome di "aquiletta bavara". O, ancora, ai piccoli aspiranti mafiosi del film su padre Puglisi, addestrati dai capibastone a brutalizzare gli animali per poi riuscire a farlo con gli umani. Ma no, era troppo per Walter Palmer. Qui siamo a un livello totalmente superficiale, non esiste nemmeno la perversione, non la miseria atavica e disperata, non un patto faustiano. Ci troviamo all'anno zero della plastica, di fronte a un'umanità aliena, senza passato alcuno. Un'umanità senza l'uomo, o con un nuovo tipo di uomo, frutto del potere della banconota. Certo, i risultati sono sempre gli stessi: violenza assoluta, razzismo, machismo, arroganza da padroni, ecc. Insomma, quell'antropocentrismo esasperato denunciato nell'ultima enciclica di papa Francesco e che si tramuta nel suo contrario, la negazione dell'uomo. Ma con l'importante differenza di quell'astoricita' rilevata poc'anzi. Walter Palmer e le sue vitamine facciali non esistono. Sono sterili, improduttive. Mera apparenza. Eppure stanno lì, vacue e pesantissime, a indicare, se non la storia trascorsa, il pericolo futuro: la totale disumanizzazione. Dietro sembianze ancor riconoscibili ma stilizzate, robotiche. Quelle, appunto, dei manuali scolastici.
Walter Palmer riassume la cancellazione d'ogni diversità, culturale, religiosa, etnica, politica, sessuale ecc. Non è un mostro, ma un maschio di serie, sorridente, affabile coi vicini, sazio nella sua villetta Lego, con la sdraio e il giardino. Il suo mondo. Il solo. E null'altro. Volgare, cioè volgo, anzi, massa; e nella massa siamo immersi tutti. La massa è un mondo d'atomi senza relazione. E tali rischiamo di diventare. Volgari assassini col sorriso. Non abbiamo venduto l'anima al diavolo: l'abbiamo proprio cancellata. E non assurgiamo quindi alla consapevolezza, né al pentimento, del male commesso. Uccidiamo un leone e siamo già programmati per eliminare un nostro simile, o lasciarlo morire - talora, è più crudele e vile - con indifferenza, come i bagnanti leccesi di fronte al tentativo di linciaggio d'un minorenne extracomunitario.
Il denaro è divenuto così la nuova arma di distruzione di massa - propriamente detta. Dove tutto si compra, nulla ha valore; e persino quei guardiani corrotti, la loro meschinità morale, forse la loro fame, è meno colpevole del tonico sberleffo dei Walter Palmer o Mario Rossi o Jean Dupont in cui ci stiamo tramutando tutti. Aggettivi privati di nome. Assassini, e non occorrerà null'altro per definirci. Vale la pena vivere, e sopravvivere, così?


© Daniela Tuscano

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