16.11.15

Snoopy & Friends - Il Film dei Penatus i perdenti sono i veri vincitori della vita

Snoopy & Friends - Il Film dei Peanuts   * * - -


Ieri sera sono andato da solo , visto che tutti i miei amici fra intimate e cose varie mi hanno dato buca , a vedermi il film dei Penauts . Cosi almeno per un momento ho dimenticato le brutture della realtà ( attentati a parigi , nuova caccia alle streghe , ecc ) e mi sono rigettato in solitario ero l'unioc spettatore ( forse perchè sono andato la domenica alle 21.30 orario poco consono da trovare bambini ) ma chi se ne frega spesso si sta soli anche con la gente ) di . Un film che divide i fans dei Penauts ed anche i critici vedere qui le recensioni



da  https://www.facebook.com/snoopyilfilm/
Franco Roma Mi tengo strette le adorate vignette. Film, come già scritto, ampiamente sottotono, ma ho già precedentemente motivato in modo molto dettagliato. Non a caso, dopo una sola settimana di tenitura (da giovedì 5 a mercoledì 11 novembre) qui a Roma il film ...Altro...
Cristina DM Sì, una noia mortale e non c'entra niente con le splendide vignette. Bieca operazione commerciale anche mal riuscita! I risultati si stanno vedendo da subito
Maria Palazzi Cristina DM Si Cristina, sono d'accordissimo ma tutti questi giudizi che seguono, come te li spieghi. Io rimango allibita
Cristina DM Hai perfettamente ragione, Maria. E ci stavo pensando anch'io. Non so... a volte a pensar male si fa peccato ma ci si prende. E se molti (visto che il gruppo è stato fondato dai distributori per l'Italia del film) fossero professionalmente interessati...Altro...
Franco Roma Tranquilla, un pensierino in tal senso l'ho fatto anch'io Emoticon winkUn po' di "affettuoso fanatismo" può fare il resto
Francesco Martinelli ... o magari un'opinione diversa Emoticon smile

Fabio De Costanzo Il film è stupendo!!! Hanno fatto in modo di mantenere la fedeltà con il cartone.. Chi lo critica probabilmente ha solo letto le strisce
Maria Palazzi no Fabio ho insistito con i miei quattro nipoti e, a fatica, li ho fatti venire con me al cinema. Non puoi immaginare quanto mi sono dispiaciuta
Fabio De Costanzo Mi dispiace che non le sia piaciuto.. Io ho apprezzato che abbiano pressoché mantenuto intatto lo stile del cartone animato, e chiunque lo abbia visto sa che già di per se si differenzia dalle vignette... Di certo se vi aspettavate che ogni personaggio avesse spazio in un film di un'ora e mezza beh i tempi sono quelli.. Io personalmente penso che il figlio e la nipote di Schulz abbiano fatto un ottimo lavoro, ripeto dovendo stare per forza nei tempi stretti che concede il cinema.
Laura Cellini Fabio De Costanzo hai ragione e le hanno anche lette male! Per me è carino, fai qualche risata ... casomai per capirlo in effetti bisogna conoscere le strisce!
Mi piaceRispondi11 hModificato
Fabio De Costanzo Ma che bisogna essere gia fan dei peanuts si da per scontato.. Io penso che il film sia stato fatto come tributo non certo per far scoprire ai bambini Snoopy e co. Anche perché rimane un "fumetto" per adulti o perlomeno non per dei bambini.. Poi spero nessuno si senta offeso dal mio commento io personalmente ho trovato un film molto piacevole che mi ha riportato all'infanzia
Simonetta Taurino ...Infatti nella sala con noi c'erano solo 3 bambini...il resto tutti adulti Emoticon wink
Fabio De Costanzo Ti posso dire dove sono andato io un pò di più ma molti bimbi passavano il tempo a chiedere spiegazioni ai genitori giustamente
Sharon Ramìrez Fabio De Costanzo, mio ho figlio ha otto anni e mi ha chiesto solo due cose , la prima: perche gli adulti no se vedono è due perché non si capisce quello che dicono...io ho semplicemente risposto che è perché parla de la vita de snoopy e amici; dove io...Altro...
Fabio De Costanzo Beh probabilmente ci riferivamo a bambini anche più piccoli Emoticon smile io personalmente sono contento che tuo figlio abbia avuto la voglia di approfondire i peanuts spero che sia cosi per molti bambini
Laura Cellini Mi ripeto: io sono cresciuta alla scuola di Shultz, l'adoro!!! Emoticon smile
Mi piaceRispondi220 h
A me non è dispiaciuto . ad un mio amico che mi chiede >> Come era il film? Dalle recensioni pare che abbiano stravolto un po' la poetica dei personaggi. ... (intendo : rispetto al fumetto).>>  dico  solo    che  se  ho letto  solo le strisce  e  non ha visto i cartoni animati da esse  tratte   rimarrà deluso .  Io  che  le ho viste  entrambe non   sono   completamente  deluso  .
Infatti  Non biasimo http://www.mangaforever.net/  ( trovate    fra  i link sopra  sopra  l'intera recensione )    quando    dice

Snoopy & Friends - Il Film dei Peanuts
Giudizio globale 5,5/10

Dopo 65 anni la simpatia dei Peanuts è ancora viva ma deve piegarsi alle esigenze commerciali di un film d'animazione per tutta la famiglia. Gli spunti ci sono, l'integrità dei personaggi è preservata ma manca lo spirito cinico e graffiante di Schulz in una vicenda dal tono troppo puerile che diventa zuccherosa e rassicurante.

Ma e' vero., altrettanto quanto http://www.comingsoon.it/

(...) 

Come opera di non facilmente definibile carica poetica trasversale, i Peanutscalzano come un guanto all'anima di chi li legge, grazie all'esposizione fedele del proprio dibattito interiore che Schulz operò sulla pagina. Per questa ragione, strettamente legata poi alla natura rapida e fulminante della strip autoconclusiva, la versione animata dei Peanuts è sempre stata parziale. L'animatore e regista Bill Melendez fu il secondo padre di Charlie Brown, confezionando, con lo stesso Schulz alle sceneggiature, quattro lungometraggi cinematografici e svariati special televisivi non solo più buonisti, ma anche più lineari nella lettura. In definitiva: per bambini, un target ristretto nell'epoca in cui il cartoon, tra un Ghibli e un Pixar, parla a tutti in ogni nazione.Snoopy & Friends aderisce dunque a quella forma mentis originale di Melendez(tema musicale di Vince Guaraldi incluso). Non riparte da zero, dalla pagina, per cercare la sua direzione: non a caso la ragazzina dai capelli rossi si vede e ha un volto, così come Schulz volle purtroppo che accadesse in un vecchio special televisivo. La Blue Sky cerca equlibrismi inquadrandola il meno possibile; analogamente, quando mette in scena con spettacolarità i voli pindarici diSnoopy contro il Barone Rosso, non inquadra mai il fondo della sua cuccia. Sanno che rappresentare l'insondabile è pericoloso, cercano di limitare i danni. Dopotutto, forse è ingenuo sperare che la capriola della strip possa funzionare nell'audiovisivo: gli stessi Peanuts, doppiati da bambini, prorompono in frasi troppo complesse per la loro età. E' l'impagabile e significativa magia del fumetto, la sua vera essenza, che però nella trasposizione sullo schermo non suona naturale come nella mente (e nel cuore) di chi legge.
Martino e la sua squadra non compiono quindi un miracolo forse impossibile, ma ne compiono un altro inaspettato: sul piano visivo e registico, Snoopy & Friends è uno dei lungometraggi animati ad alto budget più originali e freschi da anni a questa parte. Se Melendez fece il possibile per animare il segno già molto sintetico di Schulz, rischiare ora addirittura una versione in CGI di quello stile era un terreno a dir poco minato. Martino evita la trappola del fotorealismo, senza perdere l'essenza della tradizione, ma anzi donandole plasticità, colori vibranti, illuminazione sensata e un ritmo preciso, incessante. In quest'ottica i Peanuts in animazione non sono mai stati così convincenti e accattivanti: creare modelli 3D, animarli a scatti e delegare a un segno manuale espressioni degli occhi e del viso, sembra l'uovo di Colombo quando si è davanti al film. E' però un risultato storico da non sottovalutare, perché c'è dietro una gran quantità di prove e studi; come diceva il maestro Chuck Jones: "Tutte le grandi imprese sono fatte dal 90% di fatica e dal 10% d'amore, ma si deve vedere solo l'amore".
E di amore in Snoopy & Friends se ne vede tanto, anche se la strip rimane un inafferrabile fenomeno, i cui irripetibili ingredienti son volati lassù, insieme aSparky.

(...)  Nel 2006, sei anni dopo la morte del creatore Charles M. Schulz, il figlio Craig ebbe l'idea di fare un film per il cinema e la propose al proprio figlio e sceneggiatore, Bryan.[1] Quando presentarono il film agli studio, Craig Schulz ottenne che il film rimanesse sotto il controllo della sua famiglia: "Non puoi portare persone dall'esterno e aspettarti che capiscano i Peanuts."[1] Il 9 ottobre 2012 fu annunciato che la 20th Century Fox e iBlue Sky Studios stavano sviluppando un film animato in grafica computerizzata basato sulla striscia a fumetti, con Steve Martino come regista su sceneggiatura di Craig Schulz, Bryan Schulz e Cornelius Uliano (anche con ruolo di produttori).[2] Craig Schulz scelse Martino come regista perché mostrò la sua fedeltà ai classici con il suo adattamento di Ortone e i piccoli Chi!.[1]A proposito della trama del film Martino ha detto: "Credo che Charlie Brown incarni le qualità della perseveranza quotidiana... rimettersi in piedi con un atteggiamento positivo. [...] È una storia con una forte spinta drammatica e trae le sue idee centrali dalla striscia a fumetti".[1] La ragazzina dai capelli rossi comparirà fisicamente nel film e Craig Schulz, a tal proposito, l'ha definita "meravigliosa".[3] Martino e i suoi animatori hanno trascorso più di un anno studiando lo stile di disegno di Charles Schulz per tradurre "il calore del disegno a mano nella precisione dei pixel del CGI" senza perdere nulla.[1] Per le voci di Snoopy e Woodstock la produzione ottenne i diritti di sfruttamento della voce di Bill Melendez, regista e doppiatore dei precedenti film dei Peanuts, morto nel 2008. Martino, inoltre, riuscì ad ottenere i diritti delle musiche tratte da quelle pellicole.[1]Nell'aprile 2013 la Fox annunciò che il film sarebbe stato proiettato in 3D.[4] Ad ottobre fu dato l'annuncio che Paul Feig si era aggiunto alla lista dei produttori.[5]

Quindi secondo  me    ci sono oltre delle innovazioni  (  come  unm maggior  ruolo alla bambina daiu cappelli   rossi )  degli stravolgimenti  (   sono inevitabili quando  riprendi in maniera originale e non pedissequa    qualcosa  d'altri  )    sono  minimi  e marginali  . Essi sono   talmente  ben fatti che  lo stesso Charles M.Schulz   ci sarebbe arrivato   e ne sarebbe contento . Un film  interessante, fruibile  , un forest  gump per bambini .   



14.11.15

credevo che le guerre di religione fossero finite con l'illuminismo invece a Parigi il 13\11\2015 in nome d'essa o con l'aggravante d'essa si fanno stragi

 Poiché zitto non so stare    ma  neanche  la  forza    di dire  qualcosa  contro   questo  becera  e bastarda strage     preferisco   al silenzio


Questa bambina ha suonato il Silenzio come pochi altri ... straordinaria ... da ascoltare con il volume alto ...
Posted by Giorgio Vinardi on Martedì 10 novembre 2015


   che  ci  starebbe  bene  davanti  a  tanti  bla  bla     e  fiumi  di  parole  e scritti   che   portano  a  parole nel vento  



qualcvhe   parola scritta bene   come queste  di miie compagni  di strada  


Attenzione: Se sei tentato di scrivere qualcosa, se ti brucia la tastiera sotto le dita, se vuoi dire la tua su Parigi, trattieniti. Sarà sicuramente una cazzata di pancia. Non generare rumore. Ascolta. Leggi. Rifletti. Pensa

e  cosi  pure il commento all'intero  di questa mia discussione  (  
qui  l'intera  discussone )  

Sciacallaggio da schifosi giornalai Soffiano sulla brace del populismo più becero . Poi si lamentano se gli islamici s'incazzano



Che il ministero dell'interno sequestri le copie prima che arrivino in edicola.
  di  
Maso Notarianni
17 h · Milano ·




.Lucilla Cantelli sono veramente cosi' , ma non divulghiamolo sui giornali in questo modo, diventa un'ulteriore provocazione...
e  che  in quest 'altra  discussione  sulla mia bacheca

Paolo Brunzu · Tra gli amici di Piera MasiliPeccato che quest articolo sarà solo un motivo x far urlare più forte i pazzi di tutte le religioni.Ormai hanno fatto un solco incolmabile.E di chi e'la colpa non serve a niente capirlo.Saranno tempi duri x tutti

.

11.11.15

quando i banditi si comportano meglio delle forze dell'ordine il caso della sparatoria di Ospossida

 Premetto   che non sto difendendo  criminali   ma  raccontando un episodio  cruento   della  storia del banditismo sardo  .  Sarò di parte   quello che  volete  ,  ma certe cose  non mi piacciono perchè legalità  significa   rispetto , e  quando   tu che devi  garantire  l'ordine   ti comporti cosi  ,  sei peggio di coloro  che  devi  combattere  .
Veniamo  ai   fatti

da  http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=25903&lang=it
La storia che vi raccontiamo risale a vent’anni fa, ed è una storia tragica di banditismo sardo vero, nel quale i cattivi diventano leali e i probi, col sangue de sa justhitzia, perfidi. Era la sera del 19 gennaio del 1985. Quattro fuorilegge sequestrarono l’imprenditore di Oliena Tonino Caggiari, ma furono subito intercettati ad Osposidda, nel monte Corrasi, (tra Orgosolo e Oliena) da una “pattuglia” di civili olianesi immediatamente postisi alla ricerca del compaesano. Tale manifestazione fu l’espressione de Sa kirka o de Su Kertu, così chiamata a secondo della variante linguistica, la quale rispondeva all’istituto antichissimo della radicata cultura sarda comunitaria, che impegnava gli abitanti dei rispettivi paesi colpiti dai furti di bestiame in genere (o in questo caso da sequestro), ad andare alla ricerca della cosa rubata per restituirla al proprietario. Ricevuto l’allarme, le forze dell’ordine raggiunsero, quindi, quella località: con circa cinquecento tra carabinieri e poliziotti, ma con i civili furono quasi mille gli uomini che accerchiarono i quattro latitanti più l’ostaggio. I fuorilegge non vollero arrendersi, diranno gli inquirenti, e la conseguenza fu un conflitto a fuoco durato almeno quattro ore: una vera e propria battaglia. Fu una carneficina. Sul campo rimasero i quattro latitanti più un poliziotto. Erano rispettivamente Tore Fais di Santulussurgiu, Francesco Carta di Noragugume, Giovanni Corraine di Orgosolo, Peppino Mesina anche’egli di Orgosolo e il sovrintendente Vincenzo Marongiu di Mogoro. Sui corpi dei banditi non fu possibile eseguire l’autopsia, tanto erano dilaniati dalle pallottole. Ciò che seguì fu uno spettacolo macabro che si credeva appartenere al passato, a quei tempi tanto famosi di “caccia grossa”: le forze dell’ordine in posa sorridenti accanto al morto ammazzato. Ma il culmine fu raggiunto quando i quattro corpi furono caricati in distinte camionette e portati in trofeo per le vie di Nuoro a sirene spiegate, ma a passo d’uomo, come il rituale rientro dalla caccia al cinghiale. I banditi, benché “banditi”, dimostrarono di essere più civili: liberarono l’ostaggio in un momento in cui potevano utilizzarlo come scudo. La pietà dei fuorilegge non fu ricambiata e anche da morti fu loro riservato, proprio da coloro che avrebbero dovuto comportarsi all’esatto contrario, il disprezzo e un trattamento disumano. La condotta delle forze dell’ordine rientrava nella strategia bellica esposta nella massima «Percere Subiectis et debellare superbos» ( «Perdonare quelli che si sottomettono e sconfiggere i superbi», dall’Eneide di Virgilio) dal rappresentante dello Stato Luigi Lombardini, ora defunto, il giorno dopo la strage ( su “La Nuova Sardegna” del 21 gennaio 1984), mentre il procuratore generale Giuseppe Villa Santa giustificò quella strage come “necessaria” e parlò apertamente di “Vittoria dello Stato”. Questi fatti colpirono non poco le coscienze dei sardi e la stessa Chiesa isolana si pronunciò per voce dell’allora vescovo di Nuoro monsignor Melis: «Non si deve dimenticare che la misericordia non è in contrasto con la giustizia, ma la eleva e la supera: è in altre parole una forma superiore di giustizia che va alla radice della riconciliazione fra gli uomini» ( “La Nuova Sardegna” del 27 gennaio 1985). Ad Osposidda non mancano mai i fiori.
di LENARDU SARDU


8.11.15

occhio cattivo di © Daniela Tuscano






OCCHIO CATTIVO

Certo. Forse trovo
Affinità ovvie, forse siamo
Tutti uguali, in penombra,
Corrucciati.
Forse, però
Nello sguardo, duro e fisso
Vedo il tuo, il mio tormento.
Vedo lande desolate,
Una fine ormai prescritta,
Sudata, spenta, espiata.
Non sei angelico. Sei bieco,
Hai l'occhio senza luce,
La pupilla braccata,
Inchiodata ai troppi guai. 
Da quel giorno, in cui peccasti,
Il tuo umano è deflorato
E il tuo corpo ormai resiste
Puro e casto, nei tuoi versi,
In un'anima preziosa,
Barocca, egra, mendica.
Così io; ci son ferite
Prive di misericordia,
E la pace è un'illusione.
Solo l'arte, o la sua eco
Può lenire tanto strazio.

(A Pier Paolo Pasolini)

© Daniela Tuscano

una birra locale ed artigianale vince contro una grande birra . Tertenia: la birra Moretta vince la battaglia del marchio. Passo indietro della Heineken e produce la prima birra a chilometri zero in Sardegna.

Ogni tanto    capita   , come potete  apprendere  dal post d'oggi , che una piccolo prodotto   locale  di nicchia   vinca    sul grande  non per   la diffusione  ma  per la sua stessa  sopravvivenza e  potersi  fregiare  del suo nome  .  E' il caso di una  birra  artigianale prodotta , per  giunta  da    donne   qui  il sito  della ditta   ,   a  Tertenia  un paese   dell'interno della  Sardegna  .







Se nel caso non riusciste a vederlo perchè ancora non riesco a scaricare  cn downloadhelper  (ora  disponibile anche per  google  chrome  )   il video vero e proprio ma  solo la pubblicità  contenuta  al suo interno   potete  trovare     la  video  storia  la  potete trovare o qui all'interno dell'articolo   ( il cui testo lo trovate sotto )  o sulla pagina dei media all'interno del sito stesso 


da  l'unione sarda  del    7\11\2015  20:25 - ultimo aggiornamento alle 21:03
Tertenia: la birra Moretta vince la battaglia del marchio. Passo indietro della Heineken

estratto dal video  dell'unione 



La famiglia Lara ha trascorso oltre un anno con il fiato sospeso a causa di una diffida presentata dalla Heineken:
«Secondo loro la nostra birra Moretta ricordava troppo la loro birra Moretti», racconta Francesca Lara.
«Abbiamo risposto alla lettera motivando la scelta della nostra etichetta», precisa l'’imprenditrice.
Qualche giorno fa Alberto Bottalico, responsabile dell'’ufficio stampa Heineken, ha inviato una lettera alla famiglia Lara che conteneva un messaggio emozionante: «Nessun Plagio. Sia benedetta la birra Lara».


  per  il video intervista  ad  uno dei responsabili    lo trovate  andando alla    fonte  dell'articolo 
)
 Oggi alle 16:21



Bionda, saporita e con un grado alcolemico di appena 4,7 per cento.
È l’ultima arrivata in casa Lara e la prima birra a chilometri zero in Sardegna.
Il birrificio a conduzione familiare di Tertenia inaugura Breca, realizzata con materie prime prodotte nell’isola: lievito, orzo, grano, luppoli e acqua.
Intanto il colosso mondiale Heineken, dopo aver fatto un passo indietro sul presunto plagio dell’etichetta Moretta, benedice la birra sarda e i proprietari Francesca Lara e Gianni Piroddi tirano un sospiro di sollievo.






  ne  avevo  già  parlato  qui   sul blog  quest'estate  , ma poiché non  ho voglia  di cercare   l'url  \  l'articolo  ,   trovate  qui sotto un  " riassunto  preso da  http://www.ladonnasarda.it/succede-che/4971/birra-moretta-una-bella-storia-di-imprenditoria-femminile.html






Birra Moretta, una bella storia di imprenditoria femminile 
di Martina Marras | 14 luglio 2015


                                               Le sorelle Lara



Il microbirrificio Lara si trova a Tertenia, piccolo centro ogliastrino. Nato per caso dall’intuizione della maestra birraia Francesca Lara, proprietaria dell’attività, è diventato particolarmente famoso negli ultimi tempi, in seguito alla diatriba sulla legittimità del nome scelto per una delle birre prodotte nello stabilimento sardo. Sichiama Moretta, la scura delle Quattro Sorelle (Sennora, Affumiada e Piculina) e la cosa non è piaciuta alla Heineken.
Secondo il colosso che produce anche la baffuta birra Moretti l’assonanza fra i due nomi non sarebbe casuale e pertanto non dovrebbe restare impunita. Di altro avviso l’imprenditrice: «Abbiamo registrato il marchio alla Camera di Commercio - spiega - e nessuno ci ha detto che non potevamo utilizzarlo. Mi sembra poi che non ci sia nessuna effettiva somiglianza, dal momento che la nostra è una Moretta nell’etichetta - dove si vede una donna dai capelli scuri, ndr - e nella sostanza, trattandosi appunto di una birra scura». 
Mai avrebbe pensato, Francesca, che qualcuno potesse storcere il naso. «Ovviamente non potevamo immaginare che potesse succede una cosa del genere. Noi abbiamo agito in buona fede, senza prendere spunto da nomi noti».
Il birrificio Lara non ha comunque intenzione di farsi intimorire. «Non è stato bello, ricevere una lettera firmata da 15 avvocati, ma noi siamo decisi a non cambiare il nome alla nostra birra - spiega - abbiamo mandato la nostra risposta ufficiale, spiegando che siamo disposti a modificare l’etichetta da Moretta a Lara Moretta».La storia di Francesca e del suo birrificio è una di quelle che meritano di essere raccontate. Non solo perché lei, a 42 anni, è una delle poche birraie donne in Italia, ma anche perché tutto è 



nato per caso, o per amore, come ama dire l’imprenditrice, fino a diventare realtà dopo anni di sacrifici.
Francesca è un’infermiera professionale che ha deciso, consapevolmente, di fare la casalinga, una volta sposata. Ha sempre amato cucinare e sempre subito il fascino dei lieviti. Così, correva l’anno 1999, decise un giorno di provare a fare una birra in casa per suo marito. «Non avrei mai immaginato che potesse diventare una professione - racconta - ma mio marito rimase talmente entusiasta del risultato che mi costruì un piccolo e raffinato impiantino pilota per produrre in quantità un po’ più elevate».
L’impianto artigianale, un gioiellino come lo definisce Francesca, poteva produrre 80 litri di birra, richiedendo comunque tante ore di lavoro. «Abbiamo perfezionato le nostre ricette e circa 10 anni dopo provato a fare il grande salto aprendo il nostro piccolo birrificio».
Per Francesca sono stati anni intensi, di sperimentazione e ricerca. «Cercavo in tutti i modi di vincere un bando di imprenditoria femminile, per avere un finanziamento e avviare la mia attività», dice. Nel 2009, insieme a suo marito, finalmente inaugura il birrificio. La produzione cresce a mano a mano che il tempo passa, nel 2011 triplica. L’impianto in uso, ora, è da mille litri, ma presto verrà sostituito da uno da oltre duemila.
Una piccola realtà a conduzione familiare, che si nutre di soddisfazione e orgoglio. «Il nostro è un birrificio agricolo: siamo noi a produrre la materia prima, l’orzo e il grano. Ci occupiamo poi della trasformazione e della vendita. La nostra filiera corta ci permette di produrre una birra cento per cento sarda. Questa è la filosofia che anima il progetto e che perseguiamo con impegno e fatica da diversi anni».