26.7.17

ricordiamo che la mafie uccide anche gente comune non solo politici e giornalisti . Il ricordo. Rita Atria, la picciridda di Borsellino che morì 25 anni fa



Anche un suicidio può diventare omicidio . Soprattutto quando i media e le istituzioni ( dopo averli riempiti di merda fango quando erano invita ) si geneflettono ricordando Falcone e Borsellino e di sgtriscio gli uomini delle loro scorte .Ed  in un barlumne di coscienza  e   di lucidità   anche  le istituzioni  : <<  Conosciamo tutti le vittime della strage di Via D'Amelio eppure ne dimentichiamo sempre una. Rita Atria aveva solamente la colpa di essere nata in una famiglia mafiosa»: lo scrive su Facebook il presidente del Senato Pietro Grasso (  http://www.corriere.it/cronache/17_luglio_26/)  >> 

 E il caso che mi acingono a riportare oggi 


Antonio Maria Mira mercoledì 26 luglio 2017
Figlia di una famiglia mafiosa di Partanna testimone di giustizia, aveva 17 anni quando si gettò dalla finestra appena seppe della strage di via D'Amelio.

                                                     Rita Atria

Via D’Amelio e via Amelia. Paolo e Rita. Il magistrato nemico delle mafie e la 'picciridda', figlia di una famiglia mafiosa. Una storia di riscatto e di speranza, di fiducia nei giovani e in una vita pulita, che vince anche la morte. Quella di Rita Atria, 17 anni, la settima vittima di via D’Amelio, anche se la sua vita si ferma il 26 luglio 1992 sul marciapiede al numero 23 di via Amelia, a Roma, sotto il palazzone dove la ragazzina viveva tutelata dal Servizio centrale di protezione, testimone di giustizia, dopo l’uccisione del padre e del fratello, mafiosi di Partanna. Una scelta disperata dopo la morte di Borsellino, il suo nuovo papà. «Rita non la dobbiamo ricordare per la sua morte ma per la sua intelligenza che le diede la possibilità in pochissimo tempo di cambiare. È la storia drammatica di una ragazza che per la prima volta aveva trovato nella vita cose pulite e siccome era intelligente aveva capito la differenza tra le cose sporche in cui aveva vissuto e quelle pulite che aveva trovato».


                        Le due lapidi poste sulla tomba di Rita Atria (Max Firreri)




Così la ricorda Alessandra Camassa, presidente del Tribunale di Marsala. Venticinque anni fa, giovanissima sostituto procuratore nella città siciliana, fu lei a seguire il percorso di collaborazione di Rita. Lei insieme al suo 'capo' Paolo Borsellino. «Paolo aveva una particolare predisposizione per i giovani, soprattutto per i più fragili. Più un ragazzo era fragile e più lo amava. Aveva questo spirito adottivo. Si sostituiva subito alla figura paterna. La sua era una vocazione. E quindi il rapporto con Rita è stato automatico. Faceva benissimo il magistrato ma gli riusciva ancor più bene fare il padre». E per Borsellino era fondamentale anche nella lotta alla mafia. «Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo», diceva. «Quanto è importante investire sui ragazzi. È fondamentale», afferma anche la Camassa. Ed è anche l’eredità che ci lascia la 'picciridda', così come la chiamava Borsellino.
Lo sottolinea il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, che come come ogni anno sarà oggi al cimitero di Partanna. Sulla tomba, come aveva chiesto Rita, saranno poste una rosa rossa e un’orchidea. «Il suo sogno si è infranto il 19 luglio. La morte di Borsellino è un vuoto che ha risucchiato la sua fragile vita. Lei il 26 luglio si è affacciata sul balcone e si è lasciata morire. Ma io sono convinto che durante quel volo Dio l’ha abbracciata stretta e forte. Per noi vive, perché la sua vita spezzata ha generato tanti frutti. Soprattutto due: le donne di mafia che si ribellano ai padrini e i ragazzi della giustizia minorile, che hanno più o meno la sua età, che cercano altre strade, altri punti di riferimento, che fanno delle esperienze in un altro tipo di comunità, non quella mafiosa ma quella vera che riempie la vita di vita».
In fondo è proprio quello che Rita aveva scritto. «Bisogna rendere coscienti i ragazzi che vivono nella mafia che al di fuori c’è un altro mondo, fatto di cose semplici ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di quello o perché hai pagato per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Se ognuno di noi prova a cambiare forse ce la faremo».
Rita sceglie di parlare seguendo l’esempio della giovane cognata Piera Aiello, moglie del fratello ucciso. «Quando comincia a collaborare con la giustizia – racconta ancora il magistrato – non pensa minimamente 'ora aiuto i giudici'. C’è solo rabbia. Era venuta per vendicarli. E come può una ragazzina di 17 anni vendicare la morte del padre e del fratello? Certamente non si poteva mettere a sparare per strada pur conoscendo tutti i mafiosi amici del padre. E allora collabora con la giustizia. Ma per lei la giustizia erano i carabinieri che venivano a casa la notte. Nei primi colloqui mi dice 'mio padre era un uomo straordinario perché ogni volta che rubavano le pecore, lui riusciva a farle restituire'. Io allora le faccio vedere i rapporti giudiziari e le dico, 'guarda che tuo padre rubava le pecore e si faceva pagare per restituirle: si chiama estorsione'. Per Rita tutto questo è stato un vero percorso analitico, ha rivisitato la sua vita, ha reinterpretato le figure del padre e del fratello. In un anno ha cambiato testa. Le si leggeva in faccia il suo stupore. Non so come ci immaginava. Forse tutti vecchi e burbera. Invece Paolo era tanto affettuoso, io e la collega Morena Plazzi eravamo due ragazze, gentili, normali. Così lei pensa 'e allora tutto quello in cui avevo creduto era sbagliato'. E si affida davvero in un modo personale a Borsellino. Morti il padre e il fratello, rifiutata dalla madre e dalla sorella, Paolo per lei era la salvezza. Era la figura maschile che le mancava».
E Borsellino la coccola, le fa regali, così anche la moglie Agnese. E Rita cambia anche nell’aspetto. «Quando partì dalla Sicilia aveva un vestitino con il pizzo, sembrava una donna dell’800, quando è tornata aveva una grande consapevolezza di sé». In fondo era «una ragazzina, ma dura, perché già la vita l’aveva traumatizzata. Mi diceva sempre: 'dottoressa lei certe volte non può capire perché è troppo una brava ragazza'. E questo mi faceva sorridere perché faceva un po’ la grande con me, mi trattava da ingenua. E un po’ aveva ragione. Le sue paure, le sue ansie io non potevo comprenderle. La paura di una che che ha avuto quella vita non è quella che abbiamo noi, è una paura profonda». E poi il rapporto con la madre. «Lei lo capiva che era qualcosa di terrificante però diceva 'mia madre è una donna che ha avuto grandi disgrazie. Io sono quella intelligente che deve andare verso di lei'. E si sorbiva delle minacce pesantissime. 'Ti farò fare la fine di tuo fratello', le diceva. Ma voleva che nei colloqui non la lasciassimo mai sola. Borsellino con la sua grande umanità cercava di trovare la quadratura del cerchio ma erano due mondi che non si potevano parlare».
Già perché la famiglia era ed è ancora convinta che la colpa delle scelte di Rita sia tutta di Borsellino e di Piera Aiello. «La madre – ricorda Camassa – denunciò Paolo per sottrazione di minore e fummo costretti a fare il procedimento al Tribunale dei minorenni per sospendere la patria potestà». E proprio la madre spezzò la lapide della tomba. Ora, dopo la sua morte quattro anni fa, la lapide è stata rimessa. Anzi due. Una di chi ha sostenuto la sua scelta, una della sorella. Fianco a fianco ma le parole e i pensieri restano diversi. Ma almeno il suo nome c’è. Nome e memoria.
Ma c’è un modo molto concreto per onorarne la memoria. Approvare rapidamente la proposta di legge sui testimoni di giustizia. Il testo è uscito dall’inchiesta della Commissione antimafia nel maggio-luglio 2014. Come ci ricorda il deputato del Pd, Davide Mattiello, coordinatore dell’inchiesta, la commissione approvò all’unanimità una relazione nell’ottobre 2014. Poi alla fine del 2015 la proposta di legge sottoscritta da tutti i gruppi politici in commissione. A marzo 2017 è stata votata dalla Camera sempre all’unanimità. «Io ero il relatore – ricorda ancora Mattiello –. Al Senato, dove lo è Giuseppe Lumia, è stata incardinata in commissione Giustizia poche settimane fa. La sfida è che non sia modificata e così diventi rapidamente legge. Spero non ci siano sorprese dopo tutta questa unanimità».Anche perché la proposta di legge è dedicata a Rita. Ed è importante perché definisce per la prima volta uno statuto autonomo dei testimoni di giustizia, rispetto ai collaboratori di giustizia. «Fino ad ora – spiega Mattiello – i testimoni sono stati trattati come una costola della normativa sui collaboratori, una scelta che genera confusione e nella confusione un certo mal trattamento». Invece, commenta la Camassa, «dobbiamo riconoscere il grande sacrificio dei testimoni. Il Paese dovrebbe tributare loro un ringraziamento continuo, perché è gente che cambia la sua esistenza, la propria vita, e per sempre». Proprio come Rita, la 'picciridda' di Borsellino.

  concluso   facendo mio  , poi  fate  come volete  ,L'appello lanciato dalle figlie di Paolo Borsellino  ( sempre  dal corriere  delal sera  )  ad abbandonare la retorica delle celebrazioni è lo stesso che ripete l'associazione nata per ricordare Rita Atria: «L'antimafia - spiegano gli organizzatori degli eventi celebrativi - non si esercita con la retorica istituzionale, con le commemorazioni una volta all’anno, con facili slogan, ma praticando la memoria attiva, denunciando, documentando, dando voce, sostegno e solidarietà concreta alle vittime, lottando ogni giorno per cambiare un sistema di valori che ha preso il sopravvento e che puzza di quel compromesso morale, di quella indifferenza, di quella contiguità e quindi della complicità di cui parlava Borsellino». «Il dubbio di Rita - aggiunge il regista Nevano - se può un mondo onesto possa esistere o sia solo in sogno è la domanda più attuale, mentre celebriamo la morte di Borsellino, e la più urgente. Sinceramente non so rispondere».

non sempre è oro tutto quell che luccicca





ho scoperto    che questro mio post  


Giuseppe Scano ha condiviso la foto di Raf Uccè.
Raf Uccè
Albert Einstein: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”.
...ci siamo quasi

Soprattutto   dopo che   alcunu  miei  utenti  ( ne trovate  sotto alcuni\  e  )   mi  l'hanno fatto notare  'sta bufala per moralisti..

Gli studenti sono stati invitati ad usare lo smartphone dalla guida per qualche motivo.
Lo smartphone è ( se usato bene aggiunta mia ) un fantastico aiuto per la didattica.


https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10214185536342315

Peccato che nella sala ci sia un servizio fantastico multimediale sul quadro. Probabilmente gli studenti stavano seguendo la lezione sul quadro, ce ne fossero di musei come quello.





soprattutto , cospargendomi il capo di cenere , ringrazio Maurizio Perrone per i suoi url che riporto sopra all'inizio del post


25.7.17

ecco perchè non posso definirmi completamente ateo

 da l'espresso

Atei militanti ecco perché sbagliate
Un conto è non rispecchiarsi in alcuna religione rivelata. Altro è credere, in modo assoluto e intollerante, nel grande nulla
Eugenio Scalfari




Gli atei. Non so se è stata mai fatta un’indagine nazionale o internazionale sul loro numero attuale, ma penso che non siano molti. I semi-atei sono certamente molti di più, ma non possono definirsi tali. L’ateo è una persona che non crede in nessuna divinità, nessun creatore, nessuna potenza spirituale. Dopo la morte, per l’ateo, non c’è che il nulla. Da questo punto di vista sono assolutisti, in un certo senso si potrebbero definire clericali perché la loro verità la proclamano assoluta.
Anche quelli che credono in una divinità (cioè l’esatto contrario degli atei) ritengono la loro fede una verità assoluta, ma sono infinitamente più cauti degli atei. Naturalmente ogni religione cui appartengono è molto differente dalle altre, ma su un punto convergono tutte: il loro Dio proclama una verità assoluta che nessuno può mettere in discussione. Nel caso della nostra storia millenaria il mondo è stato spesso insanguinato da guerre di religione. Quasi sempre dietro il motivo religioso c’erano anche altri e più corposi interessi, politici, economici e sociali, ma la motivazione religiosa era comunque la bandiera di quelle guerre, che furono molte e insanguinarono il mondo.
Gli atei - l’ho già detto - non sanno di essere poco tolleranti, ma il loro atteggiamento nei confronti delle società religiose è rigorosamente combattivo. La vera motivazione, spesso inconsapevole, è nel fatto che il loro Io reclama odio e guerre intellettuali contro religioni di qualunque specie. Il loro ateismo proclamato vuole soddisfazione, perciò non lo predicano con elegante pacatezza ma lo mettono in discussione partendo all’attacco contro chi crede in un qualunque aldilà, lo insultano, lo vilipendono, lo combattono intellettualmente. È il loro Io che li guida e che pretende soddisfazione, vita natural durante, non avendo alcuna speranzosa ipotesi di un aldilà dove la vita proseguirebbe, sia pure in forme diverse.
Con questo non voglio affatto dire che l’ateo sia una persona da disprezzare, da isolare e tanto meno da punire. Spesso i suoi modi sono provocatori, rissosi e calunniosi, ma questo non giustifica reazioni dello stesso genere. Certo non ispirano simpatia, ma questa è una reazione intellettuale di fronte alla prepotenza del loro Io.
Infine c’è una terza posizione, anch’essa minoritaria come gli atei, ma profondamente diversa: i non credenti. Non credono a una divinità trascendente, per quanto riguarda l’aldilà suppongono l’esistenza di un Essere e qui si entra in un’ipotesi affascinante che può assumere le forme più diverse. Per alcuni l’Essere è la forma iniziale dell’Esistere, per altri è l’Esistere che dorme, in perenne gestazione; per altri ancora è il caos primigenio, al quale l’energia delle forme torna dopo la morte d’una forma qualsiasi e dal quale forme nuove sorgono continuamente, con loro leggi e loro vitalità energetica. La vita e l’aldilà, da questo punto di vista, sono in continuo avvicendamento del quale noi umani ignoriamo i meccanismi creativi, ma che tuttavia sono in continua e autonoma attività.
L’Essere e il Divenire. Ci furono nell’antica Ellade, due filosofi che in un certo senso sono i predecessori di questo modo di pensare: Parmenide ed Eraclito. Non furono i soli, ma certamente i più classici e i più completi, ciascuno dal suo punto di vista.
Parmenide definì l’Essere come una realtà vitale ma stabile, non modificabile, il letto della vita che l’Essere contiene ma che non assume alcuna vitalità. Eraclito non ignora l’Essere, ma ipotizza che esso alimenti il Divenire. Si potrebbe dire che la vita dorme nell’Essere e si sveglia nel Divenire.
Ammetto qui la mia incompleta informazione culturale: più o meno i due filosofi appartengono alla stessa epoca e alla stessa terra, ma non credo che le date delle loro vite coincidano e tanto meno se abbiano avuto conoscenza l’uno dell’altro.
Il più vicino al mio modo di sentire è Eraclito. I suoi “detti” sono lucidi e splendidi così come ci sono stati tramandati. Parlo in particolare di quello che dice: «Ciascuno può mettere una sola volta nella sua vita i piedi nell’acqua del fiume». Quella frase quando la lessi ed ero molto giovane non la capii subito; ma poco dopo ne compresi il senso profondo: l’acqua del fiume scorre e quindi varia di continuo; tu ci metti il piede e quell’acqua non la ritrovi più perché scorre e cambia continuamente. L’acqua è una forma dell’Essere, ma il suo scorrere è la forma del Divenire.
Così è la nostra vita, i nostri pensieri, i nostri bisogni, i nostri desideri e la carezza della morte, che uccide una singola forma ma non la sua indistruttibile energia.
Questi sono, ciascuno a suo modo, i non credenti. Non credono in un aldilà dominato da una divinità trascendente delle religioni e non credono al nulla nichilista e prepotente degli atei, il cui Io è sostanzialmente elementare; anche se dotato di cultura e di voglia d’affermarsi. In realtà è un Io che non pensa. Un Io che non pensa e non si vede operare e non si giudica. Così è un Io di stampo animalesco. Mi spiace che gli atei ricordino lo scimpanzé dal quale la nostra specie proviene.

i rapinatori della sala slot graziano e on rapinano cliente disoccupato

  CANZONI  SUGGERITE
The Gang - Bandito Senza Tempo
Guns N' Roses - Don't Cry


Fonte, i rapinatori della sala slot graziano cliente disoccupato

Onè. «Sono senza lavoro, tutti i miei soldi nel portafogli» e i tre banditi, svuotata la cassa della sala slot, se ne vanno
















FONTE. Pistola puntata e volto coperto, prima rapinano la sala giochi, poi tentano di portare via il portafogli all’unico avventore, salvo poi fare dietrofront quando questo li supplica di lasciarlo stare essendo un disoccupato.
L’assalto è avvenuto domenica alla sala giochi Atlantica di Oné. Erano circa le 23 quando tre individui hanno fatto irruzione nel locale minacciando con una pistola le due uniche persone che al momento erano all’interno: la titolare cinese di 49 anni e un cliente. Immediato e perentorio l’ordine di aprire le casse e farsi consegnare l’incasso, una sola frase pronunciata a quanto pare in un italiano piuttosto incerto, o perché il trio era di origine straniera o per depistare le indagini. Mentre la donna apriva le casse, sperando che l’incubo finisse quanto prima, il cliente è stato fatto stendere faccia a terra. E in quel frangente, secondo quanto raccontato a chi è arrivato nel locale dopo l’assalto, i tre malviventi hanno chiesto all’uomo di consegnare loro il portafoglio. «Sono un disoccupato, quello che c’è nel portafoglio è tutto il denaro che ho», ha supplicato il cliente. I tre hanno rinunciato, anche perché il bottino già li soddisfaceva abbastanza, visto che si tratta di circa diecimila euro in contanti. Preso il denaro i tre sono scappati a bordo di una Fiat Punto.Scampato il pericolo, la titolare ha subito chiamato il 112: immediato l’intervento dei carabinieri della compagnia di Castelfranco per dare la caccia al trio di rapinatori. La banda però si era già garantita la fuga con un cambio d’auto al volo. Quella utilizzata per arrivare a Oné e poi scappare è stata ritrovata poco più tardi a San Zenone. E proprio qui era stata rubata qualche ora prima della rapina a un residente di nazionalità tunisina.
L’impresa dei tre malviventi, durata una manciata di minuti, è stata ripresa dagli impianti di videosorveglianza presenti nella zona e le immagini costituiranno un elemento importante per le indagini.
Purtroppo non è la prima volta che la sala giochi Atlantica viene presa di mira dai malviventi: era successo anche nel giugno 2014, quando
ignoti sono penetrati nella struttura dopo aver abbattuto a colpi di mazza il muro che divideva la sala giochi da un esercizio sfitto all’epoca dei fatti: seimila euro il bottino del saccheggio di videogiochi e macchinette cambia moneta, oltre diecimila euro i danni al locale.

La psicosi dei cattolici per Marilyn Manson a Verona ha ottenuto l'effetto opposto il concerto ha registrato il tutto esaurito.

 con questo post  mi ricollego  al post  precedente  . In qanto  Sembra d'essere negli anni '50 /60 con le crociate contro il rock  o  la posizione del maerstro di musica dei simsons     contro il  blues  di Lisa   Invece d'impedirgli di cantare ,organizzare un contro concerto di musica sacra no ?! . Questa sarebbe una bella prova di democrazia invece della crociata tipica medioevale
.

  ho ricevuto nel  gruppo di  whatsApp   dell'associazione di volontariato  qusta  consa  da inoltrare  e diffondere 

******
Passaparola :
Stiamo facendo una Rete dI preghiera con Rosario e Sante Messe offerte con questa importante intenzione: aiutare il Vescovo di Verona che sta lottando per far annullare il concerto del capo satanista Marylin Manson. In realtà sarà un grande rito satanico dove offenderanno Il Signore con atti sacrileghi e bruceranno la Bibbia in pubblico. Aiutiamo i fratelli delle Chiese locali che si stanno battendo contro questo inferno previsto proprio per il 26 Luglio, ricorrenza di Sant'Anna e San Gioacchino. Coraggio, con la Preghiera che il Signore vuole fervorosa ce la faremo!🙏👆🕊🕊🙏


  credendo  che  fosse    una  catena    , sono  andato    a   vedere  in rete  ed ecco cosa  ho trovato  su  https://www.vice.com/

La psicosi dei cattolici per Marilyn Manson a Verona ha appena raggiunto il limite
Jul 21 2017, 5:53pm

La settimana prossima Marilyn Manson si esibirà a Villafranca di Verona, e i cattolici non l'hanno presa proprio benissimo.
Iniziamo subito col dire una cosa basilare e autoevidente: Marilyn Manson ha smesso di destare "scandali" o provocare "choc" più o meno vent'anni fa. Possiamo essere tutti quanti ragionevolmente d'accordo su questo, no?
Siamo nel 2017, e levare gli scudi morali per proteggersi dalle trovate del "Reverendo" (su Noisey potete trovare una lista di metallari che fanno davvero paura) è antiquato quanto consultare una pagina in html del Centro Culturale San Giorgio, e dunque sostanzialmente ridicolo.


Eppure, nel mondo esiste ancora un posto in cui la gente è convinta che l'arrivo di Manson aprirà uno squarcio nell'atmosfera e farà precipitare—per citare l'Apocalisse di Giovanni—"il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra."
E quel posto, grazie a Dio, si trova proprio in Italia. Il prossimo 26 agosto, infatti, Bryan Hugh Warner suonerà a Villafranca di Verona, un piccolo paese del profondo Veneto che da mesi è in subbuglio per l'evento.
Già alla fine del 2016 i giornali locali avevano raccolto le voci di diversi residenti, preoccupati per i "messaggi devianti" del cantante ("il satanismo come stile di vita, l'uso di droga") e per le "pesanti conseguenze" che potrebbe patire una realtà periferica come Villafranca.
A gennaio è poi arrivata una petizione—che nel frattempo ha raggiunto più di 3600 firme—scritta da un certo Mario Lupo Rossi. Nella lettera, rivolta alle istituzioni e agli educatori comunali, si esprimono perplessità per aver dato occasione di "diffondere, in particolar modo a danno delle giovani generazioni, il proprio profondo disprezzo dei valori che sono fondamento della nostra società."
Le critiche si concentrano sul fatto che, due anni fa, Manson aveva bruciato una bibbia sul palco a Firenze—un gesto che ripete da tipo 395 anni. Alla fine, Rossi invita i destinatari della petizione ad "assumervi la responsabilità della diffusione di questi messaggi, in particolare a danno dei più deboli."
Con il progressivo avvicinarsi della data, si sono adottati rimedi più spirituali per scacciare l'Anticristo. Come riporta Il Fatto Quotidiano, dal primo di luglio un gruppo di cittadini ha iniziato a riunirsi ogni venerdì per pregare e recitare il rosario "riparatore." Qualche settimana fa, inoltre, sono scese in campo anche le autorità religiose. Il vescovo di Verona Giuseppe Zenti ha inviato una missiva ai parroci del paese, in cui assicura "la sua vicinanza di pastore e amico," ringrazia "chi sa pregando" e definisce "demente ancor prima che sacrilego" l'atto di bruciare la Bibbia, che rimane comunque "qualcosa contro cui dovrebbero insorgere tutti i cristiani."
Il sindaco del comune, Mario Faccioli, ha mostrato di non gradire troppo questa forma di protesta. In un post su Facebook ha precisato che "la scelta artistica del cartellone non è dell'amministrazione comunale," e scritto di aver trovato "aberrante certe prese di posizione contro questo signore, contro l'amministrazione, da persone che ritengono di essere paladini di verità, portatori di sante croci, che pregano per pioggia e tempesta, che raccolgono firme, che fanno sedute di preghiera."
Il picco dell'isteria contro Manson lo si è raggiunto grazie a uno dei siti principali della galassia di pagine ultracattoliche di cui avevamo parlato tempo fa: La Luce di Maria. Forte della sua pagina da 1 milione e 400mila fan, ieri è apparso un breve pezzo con l'eloquente titolo "CONCERTO DI MARILYN MANSON A VERONA, IL CIELO SI RIEMPIRÀ DI DEMONI." Nel lancio su Facebook, inoltre, si invita a prestare attenzione perché "questo non è un concerto è una seduta spiritica di massa, evocare il demonio può essere molto pericoloso."
Spero vivamente sia una trollata, dato che l'articolista de La Luce di Maria è convinto che "la fede e i rosari puliranno Verona dalla dissacrazione del cantante satanista."
Nonostante questo auspicio e le preghiere, però, il concerto ha registrato il tutto esaurito.

un nuovo meterorite contro l'idiozia ?

Benedetto Sechi ha condiviso la foto di Raf Uccè.
Raf Uccè
Albert Einstein: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”.
...ci siamo quasi
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Piervittorio Risso ... e Rembrandt si rigira nella tomba... o magari si fa un selfie??!!
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Ieri alle 13:04
Gestire
Nicola Culeddu Peccato che nella sala ci sia un servizio fantastico multimediale sul quadro. Probabilmente gli studenti stavano seguendo la lezione sul quadro, ce ne fossero di musei come quello.
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RispondiIeri alle 15:26

Il suo impatto, circa 250 milioni di anni fa, causò la "grande Moria": il 96% delle specie scomparve per sempre. E' vicino alle Isole Falkland (Sud America)
IT.BUSINESSINSIDER.COM
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Passi Flora Speriamo ne arrivi un altro...una bella pulizia de sto mondo non guasterebbe di certo 
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7 hModificato


Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo»,ed ex custode dell'isola di Budelli .

da msn.it  Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo», originario di Modena, che per 32 anni ha vissuto da solo nella piccola is...