A mente fredda , dopo avcer lasciato defluire le polemiche ( lascio a voi scoprire in cosa consistevano 😀😁 ) sulle magliette rosse , mi concentro come potete notare sia dal titolo sia dall'articolo lasciato qui sotto su una delle polemiche meno trattate che hanno a che fare con la libertà individuale e dimostrano l'assurdità di chi si definisce apolitico o vede ovunque propaganda politica e i condizionamenti ideologici .Ma sopratutto la disinformazone perchè l'iniziativa poi sfruttata dai radical chic ( ma questo è un altro discorso ) organizzata da un esponente della società ( o peudo tale ) società civile. Hanno tortrto marcio , perchè capisco se talio magliette un simbolo ideologico ma non avevano nuilla di cio'
globalist12 luglio 2018
Follia Lega contro gli insegnanti con le magliette rosse: vanno puniti
Prima le minacce ai giornalisti di RaiNews 24, ora l'attacco a un gruppo di docenti che si è presentato alla maturità con le magliette rosse. Addirittura un'interrogazione al ministero
I docenti con magliette rosse denunciati in un articolo de Il Giornale
Prima le minacce ai giornalisti di RaiNews 24, ora l'attacco agli insegnanti. Interrogazione della Lega al ministro dell'Istruzione Marco Bussetti dopo che alcuni docenti si sono presentati agli esami di maturità con indosso magliette rosse, aderendo alla campagna di 'Libera', 'Fermiamo l'emorragia di umanita'", contro la linea della fermezza contro gli arrivi di migranti di Matteo Salvini. L'episodio era stato denunciato con grande enfasi da Il Giornale.
"Un'intera commissione d'esame di maturità che si presenta con la maglietta rossa non fa il proprio mestiere, ma propaganda politica", commentano i deputati della Lega Eugenio Zoffili e Daniele Belotti, capogruppo in Commissione Cultura di Montecitorio, firmatari in proposito dell'interrogazione. "Abbiamo chiesto al ministro dell'Istruzione di fare chiarezza su quanto avvenuto al liceo scientifico 'Santi Savarino' di Partinico in provincia di Palermo, se risultino episodi simili avvenuti in altre scuole del Paese e di assumere tutte le iniziative disciplinari e normative di competenza. La scuola dovrebbe astenersi dal fare politica militante, in quanto luogo istituzionale e quindi doverosamente neutrale".
Ma vergognatevi deputati leghisti Con i problemi che ha questo Paese il vostro unico interesse è tacitare chi non la pensa come voi?
ma cme dimostra questa duscussione , in cui condividevo tale articolo sulla mia bacheca
Ralph Michael RusselUn bel salto in dietro di 90 anni....chi pensa diversamente sulla "politica" viene minacciato....poi magari bastonato......bella storia cosi😉
Paolo SannaUserei la stessa logica per tutti i leghisti che in occasioni come questa hanno sempre indossato una maglietta o una camicia verde. Contenti?
Infatti qualcunque cosa fai o dici o se ti schieri a favore o conro una detterminata coisa fa sempre politica cosa ben diversa da quella delle ideologiue e dei partiti che io chiamo politika cioè ( a volte generalizzando in quanto la differenza tra politici e politicanti è debole e labilissima ma non ci posso fare niente se la mia formazione politica avvenuta dopo la stagione 1989\1992 cioè con il crolo del sistema e delle ideologie che hano caraterizzato gli ultimi due secoli e mezzo 1789 -1989\1992 ) i cosidetti politicanti
Poco più di un anno fa un mio amico mi disse che c'era una ragazza che aveva tanta voglia di studiare e cercava qualcuno che la aiutasse soprattutto con la lingua italiana e matematica. È stato così che ho conosciuto Kaltuma. Mi sono offerta volontaria per aiutarla e come spesso accade quando mi avventuro in qualcosa, la mia famiglia ha iniziato a camminare accanto a me. Mia sorella l'ha aiutata a studiare grammatica, matematica, scienze. Americo è stato un paziente maestro di storia dell'arte che usava spesso parole troppo difficili. Mia madre ha spaziato da storia a italiano, da matematica a informatica. Per mia nonna invece, da buona ciociara, l'unica cosa fondamentale era assicurarsi che avesse mangiato. Ogni giorno Kaltuma prendeva l'autobus la mattina presto, veniva a Ceccano e aspettava che qualcuno di noi le desse una mano. La sera la riaccompagnavamo nella casa d'accoglienza che la ospitava e con il trascorrere dell'estate, a turno, inventavamo mille scuse per salutarci il più tardi possibile perché dirsi ciao era sempre un po' triste. L'abbiamo aiutata a scegliere la scuola superiore e il primo giorno ero più emozionata di lei. Dopo qualche mese io e Americo abbiamo chiesto di accoglierla in famiglia ed è stato tutto molto "naturale", senza clamore. Come quando nella vita conosci qualcuno e scatta subito la "simpatia" o l'antipatia anche, dipende. Con alti e bassi, come in tutte le convivenze. Coscienti che le nostre radici affondano in due culture profondamente diverse e questo è stato motivo di confronto, incomprensione a volte, e tanto arricchimento. È come fare un viaggio, sono una di quelle che agli hotel di lusso preferisce 'la casa particular" e fermarsi a chiacchierare con la gente per strada. Che poi chi lo sa come andrà a finire? Ma non si sa mai eh, mica solo con Kaltuma. Questo è il bello.
Ne sono successe tante durante questi mesi. Dall'idiota che le ha fatto volare il libro mentre era seduta a leggere su una panchina, all'autista che le ha fatto credere che si sarebbe fermato in centro a Ceccano e poi l'ha fatta scendere in piena campagna a Castro dei Volsci. Il porco sessantenne che alle 3 di pomeriggio, a Ceccano, le ha chiesto di fare un giretto. Gli insulti gratuiti e chissà quante altre cose che non mi ha raccontato perché come dice lei "Marzia poi fa il problema". Alcuni sguardi però li ho intercettati personalmente e corrisposti con l'accompagnamento del dito medio.
Qualcuno ha pensato che prendessimo quei famosi 35 euro al giorno per ospitarla. Perché in un'epoca in cui tutto ha un costo, anche volersi bene pare che debba avere un prezzo.
Altri mi hanno consigliato di non affezionarmi troppo 'che questi non so come noi'. Altri ancora alle ultime elezioni hanno votato per la Lega e il giorno dopo mi hanno chiamato per dirmi che avevano preparato una busta di vestiti. La mente umana è contorta e perversa. Noi ormai su molte cose che all'inizio ci ferivano, riusciamo a scherzarci perché a fianco alle brutture ci sono state e ci sono tante belle parentesi. La curiosità e il senso di 'protezione' da parte di alcune compagne di classe. Gli spaghetti con le vongole! La prof di italiano che mi dice che è stata l'unica a sapere cosa significasse antropomorfo (so soddisfazioni!) Lei che mi rimprovera perché uso troppo curry, io che la rimprovero perché mangia troppa Nutella. La compagna di classe che dice "se quest'anno non ci fosse stata lei non avrei saputo a chi copiare" (so soddisfazioni? Un po' si). Aver festeggiato per la prima volta il compleanno. Tutte le volte che chiama "mio fratello", mio fratello! La prima mostra, quella di Klimt. E poi Turner, che secondo lei era proprio scarso. Mica come Monet. La prima volta che ha visto la neve. Io che ho fatto tutto il lavoro di bassa macelleria e Americo che ha raccolto i risultati al colloquio con i docenti (però so soddisfazioni pure queste!) Il fatto che adesso riesce a parlare con noi guardandoci negli occhi, senza avere paura. La pagella.
Potrei raccontare mille storie legate alla sua vita personale da farvi contorcere le budella ma anche se su Instagram siamo una specie di sit-com somalo/ciociara, nella vita "reale" credo che non dovremmo avere bisogno di vedere sangue, ferite e cicatrici per provare empatia.
Ecco, anche per tutto questo, non riesco a non pensare alle persone morte in mare. Alle altre portate al macello in Libia. Chissà quante 'Kaltume' c'erano a bordo. Della stessa età di Cecilia, con la passione per la musica come Giovanna, sveglie come Alice.
State attenti quando commentate le notizie del giorno ad alta voce o su questa fogna di facebook. Quando vi affidate alle bufale invece di andare a cercare voi stessi la verità. Guardate qualche documentario, aprite qualche libro di storia (sappiate che non mordono), fermatevi a parlare con questi ragazzi. Perché i vostri figli potrebbero diventare dei mostri peggiori di voi oppure potrebbero un giorno trovarsi al posto di Kaltuma. E tra le due non so quale sia l'ipotesi peggiore. Perché io posso coccolarla e stringerla forte, per ore, con la consapevolezza però che non colmeró mai quel vuoto, perché in un mondo "normale" dovrebbe essere a casa con sua madre e sentirsi al sicuro lì, come tutte le ragazzine della sua età.
Eravate un popolo di analfabeti, ritorno dopo 80 anni e vi ritrovo ancora un popolo di analfabeti.
Una frase di (Massimo Popolizio)
dal film Sono tornato
Stavo cazzeggiando sminchionando in rete ( anzichè documentarmi sulle piante ) e mi sono trovato , non chiedetemi come non riesco a ricostruire ( e poi non ne ho voglia ) il percorso , a vedere il film remaque fotocopia secondo molti ma non stiamo a fare sottigliezze ne riparleremo appena avrò visto l'originale , sono tornato di Luca Miniero.
Un film che pur tra i suoi limiti e le sue pecche descrive benissimo cosa sucederebbe se il duce tornasse oggi . Ottima l'interpretazione sembra Massimo Popolizio deve aver studiato benissimo il fascismo e la persona di Mussolini .
Sono tornato è una bella risposta a chi vede ancora il fascismo come movimentoi per "nostalgici " mewntre sta invece avendo molta presa e nuovi e adepti fra i 14\20 anni vedere il libro 'Ho 16 anni e sono fascista'.di Christian Raimo per Piemme ed questi link III ed ai populisti d'oggi . Una delle pecche , ma per me non toglie nulla alla sostanza del film anzi secondo me la rafforza : << Benito Mussolini conquista il suo show televisivo, e vanta un notevole seguito di italiani "quando c’era lui" (i treni arrivavano in orario, l’Italia era rispettata, avevamo le terre al sole). Non sono tutti nostalgici, ad alcuni l’età neppure lo consente. Sono convinti che i problemi
dell’Italia di oggi siano identici a quelli di allora, e che solo l’uomo forte possa risolverli. Pronti a farsi un selfie, a tentare un saluto romano, a commuoversi per un cagnolino morto più che per le leggi razziali. >> (Mariarosa Mancuso, recensione su Il Foglio, 03 febbraio 2018) d' amettere secondo me fra i 10 film qui 'elenco che raccontano del fascismo .
Ottima satira fatta talmente bene che in tempi come questi di memoria storica ed analfabetismo di ritorno e funzionale solo un occhio esperto od appassionato di storia distinguerebbe l'ironia dal vero . Infatti 28 aprile 2017. Nel bel mezzo di Piazza Vittorio, cuore multietnico della Capitale, si materializza il Duce in persona, risorto proprio nel giorno della sua morte. Dopo un breve smarrimento iniziale ("Sono a Roma o ad Addis Abeba?") Mussolini decide di riprendere in mano le redini del Paese, e invece di venire rinchiuso in un ospedale psichiatrico accanto al matto che si crede Napoleone viene "scoperto" da un aspirante documentarista, Andrea Canaletti, che lo crede un attore perfettamente in parte. Andrea presenta il Duce ai dirigenti del canale televisivo con cui collabora da eterno precario, i quali creano un programma ad personam: un nuovo balcone dal quale Mussolini potrà affacciarsi per parlare alle masse. Ma gli italiani di oggi saranno pronti a seguirlo? L'uomo cioè il mussolini risorto non apprezza lo scenario multietnico della piazza, né comprende l'attaccamento morboso al "telefonino". Convinti che si tratti dell'ennesima attrazione per turisti, i passanti continuano a ignorarlo finché, Andrea Canaletti (Frank Matano), un aspirante documentarista che lo crede un attore comico, non gli propone di diventare protagonista di un film documentario. Per Mussolini è l'occasione di riconquistare le masse
Un misto di demenzialità, documentarismo che lo rende audace e particolare . Infatti pur non essendo granchè infatti gli ho dato 3 strelle ( ma ho visto di peggio ) è un film scomodo ai puristi dell'antifascismo vecchia maniera che ancora non s'accorgono o non si sono accorti che :
E che si possono denunciare il nuovo fascismo o fascismo criptico \ malpancista . Unnfilm da vedere e lo consiglio a loro perchè potrebbe essere un modo d'uscire dal passato . Infatti anche lo stesso fascismo ( o meglio la definzione del fasscismo si è aggiornato ) . Uscita da salotti ed scendete come si faceva un tempo fra la gente ad ascoltarla , soprattutto nelle periferie
e capirete i vostri errori fatti
almeno spero visto che spesso ci ricadete come ha fatto il protagonista del video che è un radical chic e capirete perchè le masse ragionano , parlano , e votano sempre di più ( adesso è un 20 % ma alle prossoime elezioni nazionali ? ) al populismo usando solo la pancia ed non più ( vedi 1 primo video ) con il cuore e con la mente . Ed all'indignazione ( giustissima ) se un animale viene torturatro ed ucciso ma non ( prevalgono silenzi e cinismi ) quando affonda un barcone di poveri diavoli ( clandestrini e immigranti economici come li chiama la propaganda generalizzando ) fa naufragio . Ed applica male la sua rabbai ed il suo voto
Troverete materiale per i vostri articoli \ reportage giornalistico televisivi . Scusate lo sfogo . riprendiamo. Un film comunque da vedere e far vedere , ovviamente spiegandoli dopo il contesto storico \ politico ed facendoli fare un lavoro sulle fake news come ha fatto questainsegnante di Modena
Viaggiano i viandanti , viaggiano i perdenti \ Viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti \ [...] Viaggia la polvere viaggia il vento viaggia l'acqua sorgente [...] da C.S.I. - In viaggio (Ko de mondo, 1994)
Il camminino di Santiango de compostela oggi sempre più spesso anche laico ed più lungo e più celebre d’Occidente insieme alla via Francigena. Infatti l'interessante mostra ( di cui ne trovate sotto uno scatto preso dallla galleria di https://viaggi.corriere.it contente in questo articolo ) tenuta nel 2016 al museo delle culture di Milano Serendipity – I volti del Cammino, 46 immagini fra ritratti e paesaggi raccolti dal fotografo Tommaso Pini in viaggio verso Santiago de Compostela, lungo più di 800 km, in trenta tappe tradizionali.
Uno scatto dalla mostra sul Cammino di Santiago tenuta nel 2016 al Mudec di Milano.
dimostra come tale percorso sia non solo religioso \ confessionale ma anche laico . Infatti Per alcuni è un pelligrinaggio. Per altri un modo per sfidare i propri limiti. Altri ancora lo vedono come un’opportunità per stare in contatto con sé stessi e Dio, altri come un’esperienza di vita. Nessuna risposta è quella ultima e definitiva come potete leggere dalla storia riportata sotto , quindi, chiediamoco come ameremo farlo? Cosa vorremo vivere? Cosa ci spinge a farlo? Cerca la tua risposta e in base a quella vivi il tuo Cammino. Rimani anche aperto al fatto che strada facendo le tue motivazioni potrebbero cambiare strada facendo man manbo che ti avvicini ala fine del percorso ( o della tappa scelta )
Ecco quindi -- sempre dall'articolo , sopracitatonelle prime righe di questopost , delll'inserto viaggi del corriere della sera --- scrive Mattei, “preparatevi a entrare in una dimensione quasi mistica. Si dice che il cervello umano viaggi a cinque chilometri orari, la stessa velocità del pellegrino. È forse per questo che durante il cammino si scivola in uno stato quasi ipnotico, in stretto contatto con la propria interiorità”.
Uno scatto dalla mostra sul Cammino di Santiago al Mudec di Milano. Soprattutto, scrive Mattei, “preparatevi a entrare in una dimensione quasi mistica. Si dice che il cervello umano viaggi a cinque chilometri orari, la stessa velocità del pellegrino. È forse per questo che durante il cammino si scivola in uno stato quasi ipnotico, in stretto contatto con la propria interiorità”.
Ulteriore prova \ dimostrazione di ciò è questa storia raccontata dalla nuova sardegna online del 12\7\2018
SASSARI. L’esperienza è di quelle che non scorderà facilmente, tanto più che dal viaggio è tornata con un carico di ricordi e suggestioni uniche. Adriana Metrano, ex insegnante, 78 anni, di Sassari, è reduce dal Cammino di Santiago. «Non ho fatto niente di straordinario – tiene subito a precisare –, tanto più che il percorso non l’ho completato, però finalmente ho capito lo spirito che anima una persona non credente a intraprendere un viaggio faticoso, ma altrettanto coinvolgente dal punto di vista umano». Sì, perché la signora Adriana ha deciso di partecipare al viaggio con un gruppo di amici proprio con l’intenzione di farsi un’idea precisa dei motivi che spingono un laico a percorrere ottocento chilometri a piedi. Ma lo ha fatto anche nel ricordo di una cara amica scomparsa di recente che ha voluto concludere la sua esperienza terrena solo dopo avere fatto il Cammino.
«Il viaggio è stato bellissimo e anche se ho fatto solo otto tappe per un totale di duecento chilometri ho incontrato genti diverse, visto posti meravigliosi e sentito persone esprimersi in tante lingue, il Cammino infatti è una straordinaria porzione di mondo, un’esperienza unica in cui si recupera la dimensione umana che forse, di questi tempi, sta venendo meno». «Camminare, parlare con persone sconosciute con le quali durante il tragitto si stringe amicizia sincera, è bellissimo». Perfino il tempo è stato clemente, Adriana infatti ha raccontato che nelle due settimane tra il 15 e il 30 giugno scorsi, ha piovuto solo due volte e comunque in modo non eccessivo.
«La sera, quando si arriva negli ostelli, il clima è improntato alla cortesia e alla solidarietà più totali, si consuma un pasto semplice, chi lo desidera chiacchiera, ma soprattutto si recuperano le forze per la tappa successiva». In Sardegna è attiva perfino una “Confraternita di Santiago”, associazione composta da persone che hanno già fatto il Cammino, che non solo fornisce tutte le informazioni necessarie per affrontare l’esperienza di un viaggio così importante, ma consegna anche le credenziali: «Si tratta – spiega la signora Adriana – di una specie di depliant sul quale il pellegrino, durante la marcia, attacca un bollo ogni volta che conclude una tappa e alla fine ha il riepilogo, anche materiale, dell’esperienza vissuta fino a qual momento».
Sul piano della fattibilità Adriana non ha alcun dubbio: «E’ un’esperienza alla portata di tutti – conclude – che si può fare in serenità e sicurezza, senza patemi d’animo e, soprattutto, senza avere paura della fatica perché ognuno cammina seguendo il proprio ritmo».(a.me.)
4. Evita di essere il camminatore Wi-Fi dipendente
Se nel 2012 raramente si vedevano persone con il cellulare lungo il cammino, nel 2014 fu la costante tanto che nei luoghi di ristoro sulle lavagne esposte fuori invece che scrivere “BOCADILLOS Y REFRESCOS” ovvero “PANINI e BIBITE”, la frase più in voga era “TENEMOS WI-FI” ovvero “ABBIAMO IL WI-FI”. Fatti un regalo: spegni il telefono o se proprio non riesci accendilo la sera. La gente non muore sul Cammino ed è uno dei luoghi più sicuri della terra, quindi il telefono e internet non ti servono. Goditi il silenzio, parla con le persone che incontri e vivi il CARPE DIEM.
IL cammino , non l'ho fatto ma mi propongo di farlo , lo farò prima o poi , perchè :attratto dai racconti d'amici e partner d'amici che lo hanno fatto e da : questo articolo web
Decisamente camminando si fanno incontri interessanti. Spesso però << non si sente l’esigenza di scambiare numeri di telefono o facebook, perché ci si gode il momento senza esigenza di altro. Sebbene non li rivedrò più, non scorderò mai il ragazzo di Budapest che aveva percorso a piedi la strada dalla sua città fino alla Spagna… quasi 3000 km a piedi con un budget di 7,30 euro al giorno. Non scorderò mai il giapponese di 74 anni che era partito da Parigi e a piedi finito il Cammino si sarebbe imbarcato per il Sudamerica. Non scorderò neppure Silvia, una mamma italiana che lasciati a casa figli e marito era partita da sola e, per sempre, ricorderò le sue lacrime di gioia quando il figlio diciannovenne le scrisse “sei forte mamma!”. Enrique detto Kike invece, è diventato un amico e ancora oggi ci sentiamo. >>Il Cammino ti fa riscoprire tanta beltà e tanta fratellanza nei confronti di perfetti sconosciuti, che in qualche strano modo diventano parte di te
c'è diversità tra amico e Pellegrino. Che c'è diversità tra una cena pagatami qui e una birra offertami la. Che c'è diversità tra passare del tempo e trascorrere del tempo. Che le giornate vanno riempite. Che i baci dati. Gli schiaffi anche. Che i ti voglio bene detti. Che l'oggi annulla il ieri. Che ogni sguardo della gente cela storie diverse. Che non a tutti è dato conoscerle. Non a tutti e' dato svelarle. Che un "buongiorno" è diverso da un "buen camino". Che le vesciche guariscono. Che la fame passa. Lo sconforto anche. Che un pellegrino lo riconosci non dallo zaino ma dagli occhi. Che da laggiù non si torna mai.. ed è per questo che invece, laggiù si ritorna sempre
Non so cosa è peggio se l'indifferenza della gente o l'impotenza del potere che non punisce e non fa niente perchè : << E ancora mi chiedo perché una pubblico ministero non possa evitare che un individuo con evidenti problemi psichici, soggetto a conclamati raptus criminali, dopo tre denunce di molestie a distanza di 24 ore, se ne vada in giro libero di aggredire altre donne e ragazzine del quartiere. è pegggio della molestia fisica >>
ha perfettamente ragione la ragazza quando dice : << "Mi sono trovata davanti una folla di lobotomizzati, degli automi" >>
Sulla prima pagina del Corriere della Sera, una ragazza romana ha denunciato un terribile episodio che l’ha vista protagonista per le strade di un popoloso quartiere della zona est della capitale.Una denuncia rivolta non solo al suo aggressore, un uomo che l’ha molestata sessualmente, ma anche e soprattutto a tutte le persone a cui ha chiesto aiuto, e che con assurda indifferenza le hanno voltato le spalle proprio mentre la violenza si consumava.Francesca, questo il nome della ragazza, racconta come tutto sia avvenuto alle 21, con le strade non ancora buie, in una via generalmente poco trafficata e che percorreva spesso.“All’improvviso sento una stretta da dietro con le braccia, delle mani iniziano convulsamente a palpeggiarmi i seni scendendo giù sulle parti intime. Mi giro di scatto, inizio a gridare e scalciare alla rinfusa, mi trovo davanti un individuo di mezza età, mingherlino, che si ritrae, abbassa lo sguardo, alza le mani al cielo”.“Scioccata dall’accaduto, mi fermo un millesimo di secondo per cercare di realizzare cosa stava succedendo e lui rigetta le sue mani sul mio petto. Cerco di nuovo di allontanarlo scalciando, quello si volta e se ne va camminando velocemente in direzione di una piazza affollata”.“Grido di nuovo, chiedo a voce alta aiuto a una coppia che mi accorgo era lì davanti a un altro portone. Mi colpiscono con uno sguardo di diffidenza e continuano a conversare tra loro. Nel frattempo il mio aggressore sta per entrare nella piazza affollata e ha preso a camminare normalmente”.“Piena di rabbia e in preda alle lacrime, lo inseguo sperando di farlo bloccare dai passanti. Io non potevo, sentivo le mani bloccate, avevo disgusto a toccarlo. Grido di nuovo aiuto, urlo alla gente che passa, a quelli seduti al bar, di fermarlo, dicendo che quell’individuo mi ha appena aggredita. Nessuno si muove. Ancora soltanto sguardi di diffidenza, quasi infastiditi dalle grida”.Francesca descrive le persone che hanno assistito alla violenza e che non sono intervenute nonostante le sue grida disperate come degli “automi”, esseri “lobotomizzati”.Alla fine, però, qualcuno interviene. Si tratta di due ragazzini di 14 anni che riescono a bloccare l’aggressore, mentre Francesca chiama la polizia.“Arrivano tutti, i miei amici, la polizia, e i passanti automi che si fermano a sbirciare come gli anziani sui cantieri mentre racconto l’accaduto ai poliziotti, si avvicina una ragazza dicendo sconvolta che quell’individuo l’aveva molestata pesantemente strizzandole forte il seno mentre usciva dal bar di fronte, appena 10 minuti prima”.Infine, la beffa. Nonostante la denuncia, Francesca scopre che il pubblico ministero (una donna) non può procedere all’arresto dell’aggressore perché manca la flagranza di reato.“E ancora mi chiedo perché una pubblico ministero non possa evitare che un individuo con evidenti problemi psichici, soggetto a conclamati raptus criminali, dopo tre denunce di molestie a distanza di 24 ore, se ne vada in giro libero di aggredire altre donne e ragazzine del quartiere. E soprattutto spiegatemi perché la società in cui viviamo si è rivelata come un grande silenzioso deserto dall’indifferenza imperante”.
Questa è la lettera di una ragazza che vuole condividere la sua terribile esperienza perché nessun’altra, mai più, possa subire la stessa violenza. Conosciamo il suo nome, sappiamo dove è stata presentata la denuncia ma preferiamo non rivelare alcun dettaglio che possa consentire di risalire alla sua identità, condividendo la sua scelta di rendere noto il suo caso solo perché emblematico. Prima di rivolgersi al «Corriere della Sera», Francesca (nome di fantasia) ha aspettato, sperando che qualcuno intervenisse. Ha deciso di farlo quando ha capito che altre donne rischiavano di essere aggredite.
Vorrei raccontarvi un doloroso caso di molestia sessuale che ha visto coinvolte me e un’altra donna in un popoloso quartiere di Roma Est. Erano le 21, una sera d’estate, c’era ancora luce, scendo dall’auto e mi dirigo verso casa dei miei amici. Avevamo in programma una festa in terrazza il giorno successivo, mi aspettavano per ultimare i preparativi. La strada a senso unico che conduce al loro portone è poco trafficata, l’ho percorsa tante volte, sono tranquilla mentre penso a come disporre le fioriere di bambù per l’occasione e mi dirigo spedita.
Vedo con la coda dell’occhio una persona dietro di me, penso sia il mio amico Guido, sapevo che sarebbe andato anche lui a dare una mano e penso, mi vorrà fare uno scherzo.
Stavolta non mi farà saltare facendomi il suo solito solletico all’improvviso, così mi preparo: irrigidisco i muscoli del corpo e sono pronta a voltarmi quando all’improvviso sento una stretta da dietro con le braccia, delle mani iniziano convulsamente a palpeggiarmi i seni scendendo giù sulle parti intime. Non era Guido.
Mi giro di scatto, inizio a gridare e scalciare alla rinfusa, mi trovo davanti un individuo di mezza età, mingherlino che si ritrae, abbassa lo sguardo, alza le mani al cielo. Scioccata dall’accaduto, mi fermo un millesimo di secondo per cercare di realizzare cosa stava succedendo e lui rigetta le sue mani sul mio petto.
Cerco di nuovo di allontanarlo scalciando, quello si volta e se ne va camminando velocemente in direzione di una piazza affollata. Grido di nuovo, chiedo a voce alta aiuto a una coppia che mi accorgo era lì davanti un altro portone. Mi colpiscono con uno sguardo di diffidenza e continuano a conversare tra loro.
Nel frattempo il mio aggressore sta per entrare nella piazza affollata e ha preso a camminare normalmente.
Piena di rabbia e in preda alle lacrime, lo inseguo sperando di farlo bloccare dai passanti. Io non potevo, sentivo le mani bloccate, avevo disgusto a toccarlo. Grido di nuovo aiuto, urlo alla gente che passa a quelli seduti al bar, di fermarlo, dicendo che quell’individuo mi ha appena aggredita.
Nessuno si muove. Ancora soltanto sguardi di diffidenza, quasi infastiditi dalle grida. Mi sembra di essere piombata in un incubo surreale: non è possibile mi dico, non ci credo, quello sta camminando tranquillo per la strada e a me dopo la schifosa aggressione, non solo nessuno presta soccorso, mi ritrovo addosso gli occhi infastiditi di gente che mi guarda come fossi una pazza.
Mi trovo davanti una folla di lobotomizzati; degli automi. È tutto così allucinante, mi gira la testa, tremo, una rabbia mai provata prima prende il sopravvento sullo spavento e il dolore per l’aggressione.
Questa rabbia mi dà la forza di inseguirlo per 500 lunghissimi metri, i 500 metri più lunghi e strazianti della mia vita.
Finalmente due ragazzini sul motorino accorrono in soccorso e lo bloccano: avranno 14 anni.
Riesco a chiamare il 112 e gli amici che mi aspettavano a casa. Arrivano tutti, i miei amici, la polizia, e i passanti-automa che si fermano a sbirciare come gli anziani sui cantieri mentre racconto l’accaduto ai poliziotti, si avvicina una ragazza dicendo sconvolta che quell’individuo l’aveva molestata pesantemente strizzandole forte il seno mentre usciva dal bar di fronte, appena 10 minuti prima.
Andiamo entrambe in centrale, sporgiamo regolare denuncia. Siamo entrambe sconvolte: mi racconta di aver chiesto anche lei soccorso e che nell’indifferenza generale, nessuno l’ha aiutata, stava rientrando a casa quando ha visto la volante e quell’individuo. Una volta in centrale chiamo la mia famiglia, faccio un giro di telefonate e veniamo a sapere che un’altra donna ha presentato denuncia ai carabinieri per molestie sessuali contro lo stesso individuo solo un giorno prima. Contestualmente veniamo a sapere che il pubblico ministero è una donna. Questo mi rincuora, penso ingenuamente che una donna possa essere più sensibile verso questo tipo di reati.
Purtroppo scoprirò più tardi che la pm non vorrà convalidare il fermo perché — mi spiegano — «non c’è flagranza di reato». Mi sforzo di capire cosa si intenda allora per «flagranza» ma faccio davvero tanta tanta difficoltà.
E ancora mi chiedo perché una pubblico ministero non possa evitare che un individuo con evidenti problemi psichici, soggetto a conclamati raptus criminali, dopo tre denuncie di molestie a distanza di 24 ore, se ne vada in giro libero di aggredire altre donne e ragazzine del quartiere. E soprattutto spiegatemi perché la società in cui viviamo si è rivelata come un grande silenzioso deserto dall’indifferenza imperante. Nei secoli le piante hanno modificato la propria morfologia per sopravvivere a climi a loro ostili. I cactus hanno trasformato le proprie foglie in spine, ecco io ora vorrei continuare a credere in quei principi di solidarietà e giustizia a cui la mia famiglia mi ha educato, quello che dovrebbe essere la linfa vitale della nostra società. Solo ora spiegatemi voi come continuare, perché io mi rifiuto di subire e trasformare le foglie in spine.