15.12.20

soldato americano di 96 anni ritrova i tre bambini abbracciati in quel lontano 1944

 di  cosa stiamo parlamndo

 repubblica  del 12\12\2020



La nuova missione del soldato Martin Adler: "Ritrovare quei tre bimbi abbracciati nel '44"
di Valerio Varesi
Arriva anche in Toscana l'appello dell’ex militare, che ora vive in Florida e ha 96 anni. Era sulla Linea Gotica con le forze alleate. Ha lanciato un messaggio sui social agli abitanti delle valli dell’Appennino tra Bologna e la Toscana indicando la foto scattata coi piccoli: "Sarebbe una bella favola di Natale ritrovarli"



  missione  compiuta  infatti   come dice  repubblica  del  15\12\2020  

BOLOGNA
Spuntarono da un cesta nell'autunno del '44 e Martin Adler, ex militare statunitense dell'85esima brigata alleata, se li trovò davanti alla canna del mitra Thompson che aveva spianato entrando in quella casa di Monterenzio a cavallo della Linea Gotica. Bruno, Mafalda e Giuliana Naldi, oggi ultra ottantenni, vissero quell'incontro come un'avventura conclusa con la foto assieme al soldato Adler che ora quest'ultimo, figlio di ebrei ungheresi emigrati negli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale, ora ha estratto dal cassetto dei ricordi esprimendo il desiderio di riabbracciare quei tre bambini conosciuti in quel tragico autunno '44.


Bruno, Giuliana e Mafalda Naldi con il soldato Adler, dopo il rocambolesco incontro a Monterenzio, nel 1944 (ansa)


Dopo un passaparola tra associazioni, sindaci e cittadini dell'Appennino, i tre fratelli sono stati rintracciati a Castel San Pietro Terme dove risiedono da anni. Non più bambini, ma ancora in forma, ricordano quell'incontro e il grido della loro madre, morta nel 2000, per fermare i grilletto dei militari che temevano un agguato tedesco in quei giorni di guerra in cui si combatteva casa per casa: "Bambini, bambini!"
Si realizza il sogno del sodato Usa Adler: rivedere i tre bambini conosciuti nel 1944. I quali Si sono riconosciuti subito Bruno, Giuliana e Mafalda Naldi, i tre bambini incontrati dal soldato americano Martin Adler nel 1944, a Monterenzio, Appennino bolognese. Quelli nella fotografia diffusa dal 96enne sono proprio loro: si realizza così il sogno dell'anziano, che desiderava ritrovarli. Rivedendo quell'immagine sono riemersi anche i ricordi della guerra: l'accampamento, il cannone degli americani, "e le cioccolate e le caramelle che ci portavano"

Per ora è un incontro in videochiamata, ma chissà che a breve non si possano davvero riabbracciare il soldato Martin Adler, 96enne, e i tre bambini - oggi ultra 80enni - che conobbe lungo la Linea gotica nel 1944. Entrando in una casa con un commilitone, stava per alzare il fucile quando una donna gridò: "Bambini! Bambini!", e da una cesta uscirono i tre fratellini Naldi. Quell'abbraccio con i bambini è stato per il soldato Adler "un momento di gioia nell'inferno della guerra": il suo desiderio di ritrovarli dopo 76 anni si è avverato Adler, che si ripromette di venire in Italia per incontrare i tre fratelli, ha detto che quello in cui si imbatté coi tra piccoli nella cesta, fu "un momento di gioia nell'inferno della guerra". E adesso, a 76 anni di distanza, l'abbraccio, per ora solo virtuale in videochiamata, ma in futuro l'ex militare si ripromette di poter abbracciare personalmente i fratelli Naldi ripassando di nuovo l'Atlantico, ma questa volta per una missione di pace. 

"Il cielo benedica le donne che sanno ridere di loro, che si fanno prendere in giro perché questa è la vera uguaglianza”. Il bellissimo monologo di Luciana Littizzetto in risposta a Wanda Nara


  di cosa stiamo parlando

Wanda Nara, la foto senza veli a cavallo
Wanda Nara e la polemica con Luciana Littizzetto


Luciana Littizzetto va avanti per la sua strada. Nonostante la polemica scoppiata gli scorsi giorni e le minacce legali di Wanda Nara la comica non ha cambiato idea sulla sua posizione. Nell’ultima puntata di Che tempo che fa, quella in onda su Rai Tre domenica 13 dicembre 2020, la Littizzetto ha difeso il suo lavoro e la sua comicità. Non è mancata una frecciatina alla soubrette argentina rea, a detta di Lucianina, di non saper ridere di se stessa e del mondo che la circonda.

Che il cielo benedica le donne che sanno ridere di loro, che si fanno prendere in giro perché questa è la vera uguaglianza. Un comico può capitare che faccia una battuta esagerata, ma il sessismo è un’altra cosa. È l’odio nei confronti delle donne, la violenza di genere, la discriminazione sul lavoro, è la mutilazione dei genitali femminili per impedire alle donne di provare piacere”

Una bella risposta a chi : 1) non sa ridere e prende la vita troppo sul serio ., 2) vede sessismo dove non c'è .
Infatti non biasimo quanto dice 


Polenghi Gianmario
Luciana non ti curare di questa signora ,la sua foto è uno schiaffo alla decenza. Se una decide di farsi fotografare nuda a cavallo ( foto che ha poco di artistico ma molto di volgare per l'uso del corpo femminile) deve essere cosciente delle critiche e delle battute ironiche che detta foto suscitano e accettarle 

 La risposta  della   stessa  Wanda  mi fa  apprezzare  di più il  monologo  della Littizzetto 



14.12.20

La sfida dell’atleta 14enne umbra nata senza le mani e senza una gamba che si sta allenando per le gare nazionali

repubblica  24\12\2020

DI ANTIOCO FOIS

PERUGIA - Francesca nuota nell’aria, si raggomitola e si flette attorno all’orbita di un palo da pole dance. Sospesa a due metri da terra sfida con i muscoli e tutta la sua ostinazione di vivere i limiti di un corpo incompleto dalla nascita.


L’atleta 14enne arriva alla “Iron fit” nel tardo pomeriggio. Si sfila la tuta, le scarpe e inizia il rituale del riscaldamento nella palestra alla periferia di Perugia. Confabula con l’allenatrice, in un codice in cui Ayesha per lei significa reggersi in equilibrio sul palo facendo presa unicamente con l’incavo di un gomito. Si apre in spaccata, si capovolge per disegnare un quattro, scivola senza peso a testa in giù fino a fermarsi a filo del pavimento. Una piuma in body di strass, tra potenza fisica e grazia.
«È uno sport tosto quanto il mio carattere. Qua se hai paura di certi movimenti non vai da nessuna parte», commenta la ginnasta, che ha fatto della disciplina acrobatica il linguaggio per dire la sua al di sopra di quella disabilità che le ha negato le mani e una gamba. Una forza sconfinata che ricorda quella di Bebe Vio, la campionessa paralimpica di scherma che l’atleta umbra racconta di avere conosciuto da bambina in un centro protesi nel Bolognese e che spera di rincontrare.
«La cosa più difficile è stata far capire alla nonna che non si trattava di lap dance», dice Francesca Cesarini calcando gli occhiali sul naso e mostrando il sorriso ingabbiato da un apparecchietto. Il nonno materno, Bruno, «che da bambina mi faceva arrampicare sugli alberi» non ha invece faticato a comprendere in quale impresa spericolata si fosse lanciata la nipote. «È sempre stata una bambina vivace, testarda e indipendente, che mi ha insegnato a non mollare mai», racconta Valeria, la madre che l’ha accompagnata all’allenamento e non ha mai smesso di seguirla con occhi luccicanti d’orgoglio.
Nei progetti dell’atleta adolescente, al primo anno delle superiori con indirizzo Biotecnologie, c’è quello di diventare biologa marina e lavorare con i delfini. E non poteva essere altrimenti per chi ha l’istinto di superare i propri limiti e si trova a vivere in una regione dove il mare non c’è. A casa, a Magione sul lago Trasimeno, invece è Siska, appassionata di musica su TikTok e fan di Harry Potter, con un debole per l’antagonista, il serpeverde Draco Malfoy, che tappezza le pareti della sua cameretta. Piantato nel salotto di casa c’è invece un palo da pole dance, il regalo che Francesca ha voluto lo scorso Natale.
Il sogno è fare un passo alla volta verso i mondiali di para pole. A febbraio è in programma la gara d’esordio a Modena, in attesa che venga istituita una categoria per sportivi con disabilità pari alla sua. «Nella ‘para pole’ è considerato solo chi ha problemi agli arti superiori, inferiori o è non vedente», dice Elena Imbrogno, tecnico della “Plume academy” e allenatrice di Francesca. In pratica nessuno aveva ancora pensato a sportivi con la grinta della piccola Siska.
Francesca intanto si allena e aspetta il suo momento, quando indosserà il body sul quale ha fatto disegnare un fiore di loto, il suo preferito, così ostinato da sbocciare in mezzo a qualsiasi difficoltà.

12.12.20

Covid La maestra fatina e gli eroi all’epoca del coronavirus


da Oggi  n°50 17\12\2020 

                          di Cristina Rogledi

QUESTI MESI ORRIBILI CI HANNO REGALATO ANCHE PRO VEDI SOLIDARIETÀ E SENSO CIVICO. DAI RISTORANTI CHE HANNO DONATO PASTI, AI “MAGHI” CHE HANNO RESUSCITATO COMPUTER DA FORNIRE AGLI STUDENTI PERLA SCUOLA A DISTANZA, ACHISI È “SCOPERTO” INFERMIERE ...

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Ogni giorno, la cronaca della pandemia snocciola numeri drammatici e immagini cariche di dolore. Eppure, in questi mesi ci sono state persone speciali, generose o fantasiose che si sono rese protagoniste di storie che regalano speranza e persino buon umore. Ne abbiamo scelte dieci.



Un Pc agli studenti in Dad




A Sorrento, una mamma e un tecnico informatico hanno unito le forze per regalare ai ragazzi che fanno lezione a distanza, computer e tablet rigenerati. «Un giorno ho scritto su Facebook che una mamma aveva bisogno di un tablet per la figlia e mi hanno risposto in tanti offrendomi Pc che non usavano più. Da lì, ho deciso di darmi da fare», racconta Eugenia Di Leva, 45, amica di Vittorio Acampora, 50, il tecnico che ridà vita ai computer. «Le aziende ci regalano i loro computer», racconta Vittorio, «io li riparo, li masterizzo e poi li diamo a famiglie bisognose», spiega. L’iniziativa, del tutto gratuita, ha avuto successo: un ente ha donato tablet nuovi. E c’è chi ha pagato le spese dei pezzi di ricambio. A oggi sono stati regalati più di 200 Pc. Per informazioni: consultate la pagina Facebook di Eugenia Di Leva.



Un pasto gratis ai più bisognosi
È l’iniziativa lanciata dalla Taverna di Dracula, un ristorante di Tivoli, vicino a Roma, che nel mese di novembre ha messo a disposizione la sua cucina e un menu di ricette italiane e rumene. L’idea è dei due gestori rumeni, marito e moglie, Raisa Hampu e Michele Lina, da 15 anni in Italia. Sulla lavagna esposta fuori dal locale, invitano a entrare dalle 12.30 alle 14.30 tutte le persone in difficoltà che desiderano un pasto caldo: «Ogni giorno abbiamo avuto 20 persone. Se torneremo a incassare abbastanza, abbiamo deciso che ogni lunedì offriremo pasti ai più bisognosi», dice Michele

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Il dottore che parla ai sordomuti  

Marco D’Angelo, al secondo anno di Medicina interna, 28 anni, ha imparato ha imparato in Rete  al cellulare   la lingua dei segni per poter parlare con una paziente sordomuta di 37 anni ricoverata al Gemelli di Roma per Covid. «La

signora è arrivata nella fase acuta della malattia, era impaurita e agitata. Quando ha visto che comunicavo con segni che le erano familiari, ha subito sorriso», racconta D’Angelo, aquilano, che ha cercato in Rete un tutorial sulla lingua dei segni e in mezzora ha imparato le frasi necessarie: «Ha difficoltà a respirare? Dove ha dolore?». «È bastato poco a far cadere le barriere che ci dividevano e lei si è rassicurata. Anch’io ero contentissimo», dice D’Angelo.



La fatina delle fiabe

A San Giuliano Terme (Pisa), una maestra della scuola primaria ha deciso di trasformarsi in “fatina delle fiabe” e “vaccinare” i bambini con la fantasia. Daniela Bertini, allegra e coloratissima, a bordo della sua Bici delle Storie a domicilio raggiunge i bimbi in quarantena e legge loro delle favole. I piccoli ascoltano dal giardino, dal balcone o dalla finestra e per un po’ dimenticano l’isolamento. Un
progetto gratuito creato da Daniela, lettrice per vocazione, quando un suo alunno è dovuto rimanere a casa 20 giorni. «Sono andata a portargli un libro e l’accoglienza è stata così di festa che ho capito come potevo aiutare i bimbi», racconta. Per prenotare la Bici delle storie: associazione Il Gabbiano: 347.03.41.330



















In Sicilia per curare a domicilio

Dalla Lombardia alla Sicilia per curare la madre che nessuno voleva visitare. Riccardo Munda, 39 anni, è un medico di base siciliano che da sette anni vive a Selvino ( Bergamo) e, durante l’epidemia, ha assistito di persona pazienti tra Nembro e la Valseriana, ricevendo chiamate anche da altre province e

regioni. «Mi rintracciano col passaparola e non so dire di no», spiega. «Quando ho saputo che mia madre e mio cognato stavano male ma nessuno li visitava, sono salito sull’aereo». Avevano entrambi la polmonite bilaterale ed erano curati con la Tachipirina. Quando Munda è arrivato a Mazzarino, Caltanissetta, già che c’era, ha curato i compaesani. «Non critico i colleghi, l’età media è

oltre i 60 anni e molti si sono ammalati. Però se sono morte tante persone nella Bergamasca è perché è mancata l’assistenza primaria».


Il cane Rex è tornato a casa

Rex è un cagnolone nero che per cinque anni ha vissuto in una bella casa immersa nel verde in una valle del Trentino. 

Il 13 aprile Claudio, il padrone di Rex, muore e la moglie e la figlia, distrutte dal dolore, si rendono conto che non sarebbero riuscite a gestirlo. Per questo, a malincuore, chiedono aiuto a delle associazioni per cercargli un’altra famiglia. Non riescono e così Rex arriva al canile di Trento. Per lui è difficile dimenticare e sembra triste. «Eravamo addolorate per papà ma più il tempo passava, più pesava anche l’assenza di Rex, così siamo andate a fargli visita», racconta, Marcella. Quando lo vedono realizzano quanti ricordi del papà sono legati a lui e lo riportano a casa.




Si innamorano dal balcone


Galeotto fu il balcone nella città dell’amore, Verona. Michele D’Alpaos e Paola Agnelli si sono innamorati guardandosi da casa a casa. Lei avvocato di 39 anni e lui, Michele, bancario di 38, vicini di

casa che non si erano mai incrociati. Lei va sul balcone per sentire la sorella Lisa suonare il violino. Dall’altra parte della strada c’è Michele. Lui, attratto dalla musica si incuriosisce, nota la sua bella vicina, la cerca sui social e la contatta. Il colpo di fulmine scatta da palazzo a palazzo.




Giocano a tennis da tetto a tetto 


I balconi come nuovo terreno di gioco Durante la quarantena, Carola 11 anni e Vittoria 13, di Finale Ligure (Savona), hanno deciso di allenarsi a tennis giocando ciascuna dal tetto del proprio palazzo. Cemento come campo da gioco e ringhiera come rete: il video ha fatto il giro del mondo. Al punto che su quel tetto un giorno spunta Roger  Federer, il campione svizzero, che gira con le ragazze uno spot della Barilla

Una pioggia i complimenti su Facebook:
da Djokovic, Nadal, Martina Navratilova, Sara Errani e Roberta Vinci. Dall’estero arrivano le tv.

































Tutti in aiuto dei ragazzi pizzaioli

La pizzeria Cà Moro dove lavorano 12 ragazzi con sindrome di down rischiava di chiudere, i ragazzi erano già in cassa integrazione, e così l’associazione Il Parco del Mulino, che la gestisce, ha lanciato un appello via social alla sua città, Livorno: «Aiutateci». Commovente la reazione dei cittadini: dopo
qualche ora la pizzeria è stata travolta da centinaia di chiamate e messaggi, un’ondata d’affetto travolgente. Sono state ordinate più di 100 pizze al giorno. Se il servizio d’asporto continuerà a funzionare, i ragazzi della cooperativa potranno continuare a lavorare in attesa che arrivino tempi migliori.

























La bocconiana diventa infermiera 



Da studentessa bocconiana a infermiera provetta: in ottobre, Sara Paganuzzi, 21 anni, di Milano, era impegnata a preparare gli esami universitari quando sua nonna, Mariapia, 83, si ammala di Covid. La nonna vive da sola e la famiglia realizza che è difficile curarla a distanza, così Sara non ci pensa due volte e si trasferisce da lei con mascherine e tute antivirus. «All’inizio la aiutavo solo con lemedicine e i pasti», racconta Sara. «Poi, però, abbiamo dovuto passare alle iniezioni intramuscolo di antibiotico e alle bombole di ossigeno». Per farcela, Sara studia i video tutorial e si confronta al telefono coi medici. Il suo impegno viene premiato: la nonna guarisce.

11.12.20

come sopravvivere alle festività con il covid natale 2020 \2021 puntata 5 Coronavirus Cene e pranzi di natale


Quest'ano questa puntata della guida annuale sarà diversa dagli anni scorsi ( I II) sarà dedicata per i 90% ai consigli su come farla in sicurezza cioè anticovid.



Chi  non  ne  può più di covid    \  corona  virus    può   trovare   un sunto al mio post  in questa  foto  riportatala sotto  

repubblica  11\12\2020

hanno fatto trasparire, soprattutto   quest'ano  visto  che i   i ristoranti   saranno chiusi .la propria volontà a voler trascorrere la cena di Natale in famiglia.vediamo quali sono le precauzioni da prendere nel caso in cui si possa celebrare una delle feste più amate da grandi e piccini: il Natale.


 [..]   Come comportarsi in caso di cene con amici e parenti 
Naturalmente, i soggetti più a rischio nel caso di infezione da coronavirus sono gli anziani, che andranno tutelati, a prescindere dalle disposizioni che emanerà il Governo sulla cena di Natale e in generale sulle festività. Infatti, l’età media dei pazienti morti, a seguito del coronavirus è di 80 anni, sebbene non manchino casi di giovani pazienti morti a seguito dell’infezione. Pertanto, sarà opportuno, considerati i  considerati i metodi di trasmissione del coronavirus, evitare baci, abbracci, strette di mano
  
                                                                           primochef.it
 Non dimenticando, poi, di lavare frequentemente le mani e mantenere un’adeguata distanza di sicurezza in ogni momento. Si sà, il Natale è un’occasione per ritrovarsi tutti, dal Nord al Sud dello stivale, ma quest’anno non potrà essere il nostro solito 25 Dicembre. Inoltre, risulterà opportuno limitare il numero di persone presenti in una stessa casa, evitando di organizzare mega-cene che potrebbero trasformarsi in veri e propri focolai. Per il momento, si parla di massimo 6 persone, oltre ai conviventi (misure già in vigore dai primi di novembre).Effettuare un test rapido prima di partecipare a pranzi o cene
Per favorire l’arresto della pandemia di coronavirus, nel caso ci si ritrovi con i parenti durante, non solo la cena di Natale, ma in tutto il periodo delle festività, alcuni suggeriscono di sottoporsi ad un test rapido, prima di partecipare a riunioni natalizie. Ricordiamo, inoltre, che ora vi è la possibilità di sottoporsi ad un test rapido anche in farmacia. Limitare l’insorgere di nuovi focolai è fondamentale in questo periodo e se rivogliamo la nostra libertà, dobbiamo comportarci in maniera adeguata ed evitare  di fare  come  quest'astate  (  AGGIUNTA  MIA ) . Purtroppo, però, un test rapido non può garantirci sicurezza.

Cosa dicono gli esperti

Il professor Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità in Puglia, ha spiegato a Il Messaggero: “Bisogna chiarire che si tratta di un filtro in più, che va comunque combinato con la valutazione che ognuno di noi può fare sui comportamenti che ha avuto e i rischi a cui si è esposto. Pertanto, il tampone antigenico, qualora negativo, non può dare la certezza della non positività. Utile, ma non risolutivo. Tutto questo premesso, va eseguito a ridosso del giorno in cui avremo l’incontro con i familiari. Si riduce il periodo finestra”. Sottolinea, poi, il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano: “Il test antigenico è una istantanea del momento in cui si effettua. Magari il giorno prima dell’incontro. E non sottovalutiamo mai il rischio del falso negativo“

Ora evitiamo   di considerare  i  cenoni  e  i pranzi l'ultimo    dei problemi    ed pensiamo       come se  


ed   a quelle persone  ed i loro amici e familiari che


sono state chiuse in sacchi anonimi così com’erano vestiti e seppelliti senza poter essere accarezzati e salutati dai propri cari. Sessantamilaseicentosei volti sorridenti di padri, madri, figli, nonni, zii, cugini, amici e conoscenti morti nella solitudine che questa pandemia causa. Sessantamilaseicentosei

(    fino al  7dicembre  )

   persone alle quali nessuna persona a loro cara ha potuto tenere la mano nel momento dell’ultimo respiro. Sessantamilaseicentosei persone che, forse, avrebbero preferito non litigassimo su pranzi e cene di Natale. Perché avrebbero preferito essere sedute alle loro tavole. Magari, per un anno, senza la vicinanza dei loro affetti. Ma, quantomeno, vivi. 
... segue sul l'url citato

N. b
mi direte  che  sono fautore   della propaganda  , che    rovino    il natale   e menate  negazioniste   varie 

 

. Ma  ogni volta  che  vedo assembramenti  , menefreghismo,   ecc  penso ed  ho  in mente  i racconti  di  amici\che   che  sono passati in terapia  intensiva o  hanno perso un   familiare  ,    a  mio cugino   radiologo   che  lavora  in ospedale  a Como ,  che    sta  vivendo il covid   sulla    sua   pelle  . 

Ecco  cosa  possiamo fare   e cosa   no  . lo   so cher sono   cose  dure   .  da  https://www.corriere.it/  del 04 dic 2020

 Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il nuovo Dpcm che entra in vigore il 4 dicembre e varrà fino al 15 gennaio 2021. Il provvedimento segue il decreto legge che era stato approvato due giorni fa dal consiglio dei ministri per allungare la vita del Dpcm, da trenta a cinquanta giorni. (Qui tutte le regole sui viaggi e qui spostamenti tra Comuni e Regioni tra Natale e Capodanno).

Che cosa si può fare in casa? Ci sono vincoli per gli inviti a Natale?

Il giorno di Natale è consentito andare a pranzo a ristorante. La raccomandazione per chi invece decide di rimanere a casa è di non invitare persone non conviventi. E comunque di proteggere le persone anziane e con fragilità, anche utilizzando il distanziamento e le mascherine quando non si sta a tavola. È confermato il divieto di organizzare feste nei locali pubblici e nei luoghi privati. Così come non si può uscire dal proprio comune. La sera della vigilia di Natale, il 24 dicembre si deve rientrare nella propria abitazione entro le 22. La messa di Natale sarà celebrata alle 20 e la Conferenza episcopale ha comunque raccomandato alle parrocchie di fissare funzioni religiose nell’arco dell’intera giornata di Natale per evitare gli assembramenti e sempre nel rispetto dei protocolli che prevedono l’uso della mascherina, il distanziamento e le acquasantiere vuote.

(Qui trovate il testo definitivo del Dpcm; qui tutte le regole per gli spostamenti tra Comuni e Regioni, e qui quelle sulla quarantena per chi rientra dall’estero)

Posso festeggiare il Capodanno in strada? E in quanti al cenone

La sera del 31 dicembre si dovrà tornare nella propria abitazione alle 22 e il coprifuoco durerà fino alle 7 del 1° gennaio 2021. Il 1° gennaio non si potrà uscire dal proprio comune. Chi vive in una regione gialla e vuole andare in un altro comune dovrà farlo prima e il rientro a casa è sempre consentito. I ristoranti saranno aperti a pranzo. È confermato il divieto di organizzare feste nei locali pubblici e nei luoghi privati. Chi trascorrere la notte del 31 dicembre in albergo non potrà cenare a ristorante, sarà consentita soltanto la consumazione in camera. La raccomandazione per chi sta a casa è di non invitare persone non conviventi. E comunque di proteggere le persone anziane e con fragilità, anche utilizzando distanziamento e mascherine quando non si sta a tavola. Non è vietato l’uso dei botti.

Quando e dove posso andare a fare shopping?

Dal 4 dicembre e fino al 6 gennaio 2021 i negozi al dettaglio possono rimanere aperti fino alle 21. Nel fine settimana e nei giorni festivi sono chiusi «gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali, dei mercati, delle gallerie commerciali, dei parchi commerciali, delle aggregazioni di esercizi commerciali». All’interno potranno però rimanere aperti: farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole. All’interno dei negozi dovrà essere rispettato il distanziamento e l'uso obbligatorio della mascherina. Gli ingressi dovranno essere contingentati. I sindaci potranno contingentare l’accesso a strade e piazze oppure deciderne la chiusura per evitare gli assembramenti, ma dovrà essere sempre consentito l’accesso ai negozi e il rientro nelle abitazioni.


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Durante le Feste quando posso andare al ristorante?

Nelle Regioni in fascia gialla i bar e i ristoranti, i pub, le gelaterie e le pasticcerie sono aperti dalle 5 alle 18. Dopo quest’orario è consentita la vendita da asporto fino alle 22 ma è vietato consumare cibo e bevande nelle adiacenze del locale. È consentita la consegna a domicilio. Il consumo al tavolo «è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi». Se ci si alza dal tavolo è obbligatorio indossare la mascherina. Negli «alberghi e in altre strutture ricettive è consentita senza limiti di orario la ristorazione limitatamente ai propri clienti». Il 25 e il 26 dicembre, il 1° e il 6 gennaio i ristoranti potranno essere aperti a pranzo. Nelle Regioni in fascia arancione e rossa i bar e i ristoranti dovranno essere chiusi per tutta la giornata e anche durante le feste.

Gli alberghi sono aperti per le vacanze? Faranno i cenone?

Gli alberghi rimangono aperti. Nel Dpcm è stata inserita una norma secondo cui «dalle 18 del 31 dicembre e fino alle 7 del 1° gennaio 2021, la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive è consentita solo con servizio in camera». Una disposizione resa necessaria per evitare che siano organizzate feste e veglioni. Da tempo numerosi hotel avevano infatti offerto un «pacchetto» con il pernottamento e la cena anche nell’ultimo dell’anno per aggirare il divieto di organizzare feste. In tutti gli altri giorni negli «alberghi e in altre strutture ricettive è consentita senza limiti di orario la ristorazione limitatamente ai propri clienti». Anche in questo caso valgono però le linee guida che prevedono la possibilità di stare allo stesso tavolo soltanto in quattro pesone a meno che non si tratti di persone conviventi. Rimangono aperti anche gli hotel di montagna.

Gli impianti da sci saranno utilizzabili? A gennaio cosa cambia?

Il Dpcm impone la chiusura degli impianti da sci. Rimangono aperti soltanto «per gli atleti professionisti e non professionisti riconosciuti dal Coni» oppure per gli allenamenti «finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento delle gare». Il divieto è stato imposto per «evitare le vacanze in montagna e gli assembramenti nel periodo delle festività». Gli impianti potranno riaprire a partire dal 7 gennaio 2021 ma le Regioni e le Province autonome dovranno adottare «le linee guida validate dal Comitato tecnico-scientifico». In particolare il protocollo prevede l’uso delle funivie al 50% con obbligo di mascherina a bordo, il distanziamento in fila nell’attesa di prendere gli impianti. E per limitare il numero massimo di presenze giornaliere «l’introduzione di un tetto massimo di skipass giornalieri vendibili, determinato in base alle caratteristiche del comprensorio».


 Ma  se  ci  fossimo comportati  , sottoscritto compreso , meglio  quest  estate    non saremo   in  tale  situazione    ed   il   governo  avrebbe    varato altre misure    meno dure  e avremo potuto iniziare  a  convivere  con il covid  


 

8.12.20

Infermiera assunta a Foggia nel reparto dove fu curata da neonata prematura: "Lavoro con lo stesso medico che mi salvò"

 

 

 

 

 

Dopo 25 anni, Olga consegue la Laurea in Scienze Infermieristiche e il destino vuole che prenda servizio proprio nello stesso reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva. Quando il Dott. Gianfranco Maffei, attuale Direttore del reparto, sente il nome di Olga tra i suoi nuovi infermieri assunti, ritorna con la mente indietro di 25 anni, quando proprio lui si era preso cura di quella piccola neonata di appena 900 grammi.

che storie incredibili riserva la vita . Non si sa se storie come questa siano un segno del destino, e dell'imprevedibilità della vita stessa , ma certamente rappresenta << rappresenta per tutti noi un momento di gioia, un inno alla vita e un segnale di speranza in questo triste periodo di emergenza sanitaria>>  ( comunicato stampa  del Policlinico Riuniti di Foggia )  quel che    è certo  e  che  essa  rappresenta un momento di gioia, un inno alla vita e un segnale di speranza in questo triste periodo di emergenza sanitaria  dovuto alla pandemia  covid 
 
    da  repubblica del  8\12\2020
 
 
Nata 25 anni fa a 32 settimane, pesava appena 900 grammi. Rimase per un breve periodo in una incubatrice. A prendersi cura di lei allora c'era l'attuale direttore del reparto, Gianfranco Maffei: "Un cerchio che si chiude"
 
 
 
 
Ha preso servizio nello stesso reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva del Policlino di Foggia dove venne curata alla nascita perché prematura e sottopeso. E' la storia di Olga Scuccimarra, infermiera professionale del Policlinico Riuniti di Foggia.
Nata 25 anni fa a 32 settimane, pesava appena 900 grammi. Rimase per un breve periodo in una incubatrice nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale. A prendersi cura di lei allora c'era l'attuale direttore del reparto, Gianfranco Maffei.
Ora, dopo 25 anni, Olga ha conseguito la Laurea in Scienze Infermieristiche e il caso ha voluto che prendesse servizio proprio in quel reparto. "Sono arrivata al punto di partenza - commenta Olga Scuccimarra - e ora mi prenderò cura dei neonati insieme al dottore che si prese cura di me".
 
poichè repubblica    è troppo scarna   ho   cercato altri  risultati    ed ecco cosa ho trovato
https://www.today.it/rassegna/ 07 dicembre 2020 19:01
 

La neonata di 900 grammi diventata infermiera: "Mi prenderò cura dei prematuri insieme a chi lo fece per me"

 
 

Olga Scuccimarra-2


La storia di Olga Scuccimarra è un vero e proprio inno alla vita e un segnale di speranza in questo triste periodo di emergenza sanitaria.Dalla culla alle culle: Olga Scuccimarra, nata prematura al Policlinico Riuniti di Fogia 25 anni anni fa, è tornata nello stesso reparto per occuparsi di altri piccoli guerrieri che come lei si sono affacciati alla vita con troppa foga. Oggi infermiera professionale del nosocomio pugliese, era nata a 32 settimane di età gestazionale e con il peso di appena 900 grammi.La piccola Olga, per il suo peso, dovette restare per un breve periodo di tempo in una incubatrice presso il reparto di Terapia Intensiva Neonatale degli allora Ospedali Riuniti, diretto in quel periodo dal dott. Giuseppe Rinaldi. Ora, conseguita la laurea in Scienze Infermieristiche, ha preso servizio proprio nello stesso reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva.


Quando il dott. Gianfranco Maffei, attuale direttore del reparto, sente il nome di Olga tra i suoi nuovi infermieri assunti, ritorna con la mente indietro di 25 anni, quando proprio lui si era preso cura di quella piccola neonata di appena 900 grammi. "Sono arrivata al punto di partenza e ora mi prenderò cura dei neonati insieme al dottore che si prese cura di me", racconta Olga Scuccimarra. Non si sa se questa storia sia un segno del destino, ma certamente rappresenta per tutti noi un momento di gioia, un inno alla vita e un segnale di speranza in questo triste periodo di emergenza sanitaria.  


dal suo istangram 


 
Ha preso servizio nello stesso reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva del Policlino di Foggia dove venne curata alla nascita perché prematura e sottopeso. E' la storia di Olga Scuccimarra, infermiera professionale del Policlinico Riuniti di Foggia.
Nata 25 anni fa a 32 settimane, pesava appena 900 grammi. Rimase per un breve periodo in una incubatrice nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale. A prendersi cura di lei allora c'era l'attuale direttore del reparto, Gianfranco Maffei.
Ora, dopo 25 anni, Olga ha conseguito la Laurea in Scienze Infermieristiche e il caso ha voluto che prendesse servizio proprio in quel reparto. "Sono arrivata al punto di partenza - commenta Olga Scuccimarra - e ora mi prenderò cura dei neonati insieme al dottore che si prese cura di me".

 e pr  finire   dal  https://ilmegafono.eu/2020/12/08/ che   riporta   il  Comunicato Stampa del Policlinico Riuniti di Foggia

E’ la storia di un momento di gioia quella di Olga Scuccimarra (   foto a  sinistra  tratta  frame del video di https://www.foggiatoday.it/attualita  in cui   viene  intervistata )      Infermiera Professionale del Policlinico Riuniti di Foggia. La dottoressa nasce 25 anni fa a 32 settimane di età gestazionale e con il peso di appena 900 grammi. La piccola Olga, per il suo peso, dovette restare per un breve periodo di tempo in una incubatrice presso il reparto di Terapia Intensiva Neonatale degli allora “Ospedali Riuniti”,diretto in quel periodo dal Dott. Giuseppe Rinaldi.Olga è adesso ormai adulta. “Sono arrivata al punto di partenza e ora mi prenderò cura dei neonati insieme al Dottore che si prese cura di me” – racconta Olga Scuccimarra. Non si sa se questa storia sia un segno del destino, ma certamente rappresenta per tutti noi un momento di gioia, un inno alla vita e un segnale di speranza in questo triste periodo di emergenza sanitaria.

 

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