Denis Skopin è stato applaudito e abbracciato dalle sue studentesse di fronte all'Università di San Pietroburgo dove è stato professore associato prima di essere licenziato per aver preso parte, il 21 settembre scorso, a una protesta contro la guerra in Ucraina nella cattedrale di Sant'Isacco. Skopin, che è stato licenziato con un atto del prorettore "per aver commesso un atto immorale incompatibile con le sue funzioni educative e la continuazione di questo lavoro", ha tenuto un breve discorso, nel cortile dell'Istituto, di fronte alle sue studentesse sulla moralità. E ha spiegato che partecipando alla protesta contro la mobilitazione "stava esercitando il suo dovere morale di persona, cittadino e insegnante della Facoltà".
>b
Extraordinary moment as students at Russia’s oldest university in St Petersburg applaud and cheer a professor who has been fired for taking part in anti-war protests. Denis Skopin spent 10 days in jail and was given a summons to the military recruitment office.
Extraordinary moment as students at Russia’s oldest university in St Petersburg applaud and cheer a professor who has been fired for taking part in anti-war protests. Denis Skopin spent 10 days in jail and was given a summons to the military recruitment office.
Un omaggio in musica per una persona speciale. Rinaldo Asuni, storico e apprezzato docente di contrabbasso del Conservatorio di Cagliari lunedì va in pensione. Lascia dopo quarantanni di onorato insegnamento. Quale modo migliore per omaggiarlo se non con un concerto per esprimergli affetto e grande gratitudine. Una locandina con una sua simpatica caricatura che lo ritrae annuncia per il 31 ottobre alle 20 al Conservatorio di Cagliari il Rinal- Day. Un live contrabbasso e pianoforte tra assoli, duetti, trio, quartetti con brani celebri e meno noti e arrangiamenti originali. La serata è a ingresso libero. Protagonisti i suoi allievi che negli anni si sono diplomati con lui e alcuni pianisti. Al contrabbasso si esibiscono Salvatore Atzei, Giovanni Chiaramonte, Andrea Cocco, Stefano Colombelli, Sandro Fontoni, Simone Guarnieri, Andrea Piras, Alessio Povolo, Tommaso Spada, Massimo Tore, Francesco Sergi. Al piano Caterina D'Angelo, Veronica Mereu e Francesca Pittau. Saranno eseguite pagine da Serge Koussevitzky, Nicolò Paganini, Tito Puente, Francois Rabbath, Massimo Tore, Daniel Van Goens. "Mi sono emozionato - commenta con ANSA Rinaldo Asuni - è un pensiero che mi riempie di gioia. Ho avuto la fortuna durante il mio percorso di incontrare ragazzi che hanno lavorato con passione e sacrificio. Il contrabbasso è uno strumento complesso, ricco di insidie, ci vuole tanto impegno. Ognuno di loro ha trovato la propria strada chi nell'orchestra del Lirico con il ruolo di primo contrabbasso o contrabbasso di fila chi ha intrapreso la carriera da solista. Ognuno di loro si è a suo modo distinto e per un insegnante è gratificante vedere crescere e affermarsi un allievo". Il pensiero va ai suoi maestri, uno su tutti il compianto Giorgio Pani. "E' stato un padre, un maestro, un uomo speciale. Ero uno studente squattrinato. Mi ha formato senza prendermi un soldo, mi ha seguito con dedizione e generosità tutti i giorni nel mio periodo romano. Mi piange il a cuore parlarne. Quando si studia musica si crea un rapporto stretto tra docente e allievo. Lui mi ha fatto amare il contrabbasso. Per me il lavoro è stato ed è solo gioia". Ma il ringraziamento lo rivolge anche ai suoi ragazzi. "Sono cresciuto tantissimo anche grazie a loro, nello scambio docente allievo ho continuato a formarmi. Forse non lo sanno, ora è il momento di farglielo sapere".
A chi mi chiede come ho fatto ad attraversare la tempesta dico solo che che scrivere un post di riposta sul mio attraversamento della tempesta e dell'uso per farlo della maliconia spesso confusa con la melanconia ( vedi post precedenti ) è quasi impossibile visto che non so dire come l'ho attraversata e non ho se non sprazzi di ricordi . Ma so solo che : <<[…] Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato. >> ( Haruki Murakami in “Kafka sulla spiaggia " 2002 ) .
Infatti : << La vita umana non dura che un istante, si dovrebbe trascorrerla a fare ciò che piace. In questo mondo fugace come un sogno viver nell’affanno è follia. Ma non rivelerò questo segreto del mestiere ai giovani; visto come vanno le cose oggi potrebbero fraintendermi >> prologo contenuto in
nell' album "noi non ci saremo, vol.II", unica versione con il seguente prologo ) . Ma forse è meglio cosi perchè voglio che chi mi legge
Non fare di me un idolo, mi brucierò, trasformami in megafono, mi incepperò. Cosa fare e non fare non lo sò. Quando dove e perché riguarda solo me. Io so solo che tutto va ma non va. Sono un povero stupido, so solo che chi è stato è stato, e chi è stato non è.“ — Giovanni Lindo Ferretti da A tratti Fonte: https://le-citazioni.it/autori/giovanni-lindo-ferretti/?page=3
Non voglio influenzare chi ha avutomo.hs i miei stessi problemi perché ogniuno ha un suo viaggio percorso nell'affrontarli o nel conviverci diverso dal mio .
Unica cosa un comune è che in fondo non siamo altro che soldati di ritorno dal fronte che hanno deciso di dimenticare la guerra . Anche se la guerra è ormai dentro di loro per sempre .Posso solo dire che o essa attraversava me o io attraversavo \ cavalcando lei e che non volevo fare come altre volte l'atendista cioè limitarmi a scrutare l'abbisso a fare il work watcher osservatore \ spettattore . Ho preferito entrarci dentro cioè entrare nel regno del male per poi passare attraverso il purgatorio in paradiso cioè quello del bene come Dante nella Divina Commedia . Concludo specificando, se mai ce ne fosse bisogno , che questo post non è un post di resa , e che io voglia smettere o invitare gli altri a farlo di combattere . Ma che ho solo escritto una mia battaglia \ una delle tante combattute e concluse almeno per ora . Perchè come al solito non ho saputo ( e non semre ci riesco ) dire BASTA come fece anche dopo 21 anni d'assedio di Candia il Capitano Generale da Mar comandante delle forze veneziane,Francesco Morosini
A otto anni è finito in una comunità, poi in una nuova famiglia. Ieri l'ultimo esame in Scienze dell'educazione: "Ho una moglie, un figlio, un lavoro: aiuto i ragazzini a liberarsi come me". Ieri la maggioranza di centrodestra in Piemonte ha votato la legge "Allontanamento zero" che privilegia le famiglie d'origine ostacolando affidi e adozioni
"Partiamo dal mio nome. Mi chiamo Rambo. Rambo Bologna Halilovic. Sono rom e sono nato 34 anni fa in Italia. Sono stato fino a sette anni nel campo di strada dell'Arrivore, a Torino, quando poi è successa una cosa che tra i rom non è accettabile: i miei genitori si sono separati e questo è stato l'inizio di tutto" . Rambo - che ieri ha superato l'ultimo esame a Scienze dell'educazione, lavora già da anni nelle comunità, si è sposato e ha un figlio piccolo - racconta le sue tante vite, prima e dopo quel giorno in cui la madre, intorno agli otto anni, gli ha detto "Andiamo da Michela", che era l'assistente sociale.
Rambo ha protestato ma la donna non ha ceduto e si sono ritrovati in un ufficio dei servizi sociali, "lo stesso in cui vent'anni dopo mi sono trovato a lavorare come educatore. Non può essere una coincidenza" . Neanche un saluto da sua madre. "Mi ha detto 'giavtar', che vuol dire 'vado via', una cosa che vuol dire tutto. Lei è uscita e io sono rimasto lì con l'assistente sociale. Ero un po' triste, mi sentivo liberato per tutto quello che avevo vissuto ma un po' preoccupato per quello che mi sarebbe da allora in poi". Quella sera Rambo viene accompagnato in una comunità a Torino, dove resta un paio d'anni. Poi arriverà un affido da parte di una coppia di torinesi, che alcuni anni fa si è trasformato in un'adozione. Al suo cognome si è aggiunto anche quello della coppia che gli ha cambiato la vita. "Li ho sempre chiamati per nome, usavo 'mamma' e 'papà' solo quando facevo il ruffiano per avere qualcosa - sorride - . Ma socialmente erano i miei genitori, alla gente li presentavo come mia madre e mio padre, non li ho mai chiamati affidatari".
Sono passati 25 anni e il bilancio della sua esperienza "è positivo". Lo spiega bene nel giorno in cui la maggioranza di centrodestra della Regione Piemonte ha votato la legge sull' "allontanamento zero" che che privilegia le famiglie d'origine ostacolando affidi e adozioni. "Non sarebbe servito dare soldi ai miei familiari d'origine, a me sarebbero arrivate le briciole. E lo vedo anche da educatore: non dico che un contributo non allenti le tensioni di chi fa fatica a pagare l'affitto, ma ci sono situazioni in cui, di 500 euro, 300 vanno nelle slot machine e 200 nell'alcool". E anche misure più blande dell'allontanamento "a volte possono essere utili, ma non sempre. Io ho seguito l'affido diurno di alcuni ragazzi rom: con me imparavano le tabelline, ma quando io non c'ero seguivano altri che andavano a rubare". Otto figli: questa era la famiglia di Rambo. "Una sorellina è morta piccola, quattro sono stati dati in adozione e non so che fine abbiano fatto, mia sorella grande è stata in comunità ma non si è trovata bene e a 16 anni è tornata al campo e si è sposata. Mio fratello è stato dato in affido e io ho fatto un po' di comunità e un po' di affido: chi vuole sapere di diritto, basta che studi la mia famiglia". Lo racconta ridendo Rambo, ma non è stato sempre facile. "Quando sono andato in comunità i primi tempi si organizzavano visite in luogo neutro con i miei, che però non si presentavano. Ero triste e arrabbiato e quando tempo dopo mi hanno cercato non volevo più saperne".
In comunità c'erano tante storie simili alla sua. "Io prima di arrivare lì ero andato non più di dieci volte a scuola. In comunità ho avuto insegnanti che mi seguivano, andavo in piscina. Avevo educatori meravigliosi che ora sono miei colleghi. Posso dire che tra tutti i ragazzi che c'erano lì, nessuno aveva voglia di tornare a casa". Poi un giorno è arrivata la proposta di un affidamento. "Per la prima volta avevo un armadio tutto mio, non dovevo dividere lo spazio con nessuno. E poi la casa aveva il giardino, avevo la mia bici, lo skate, facevo aikido e canottaggio. Cosa pensavo? Che mi era andata di culo!". Anche se Rambo restava sempre il rom: "Da qualcuno venivo trattato con razzismo, da altri con curiosità per la mia cultura. Ma io ne vado fiero, mi piace essere diverso".
C'è stato un momento, dopo i vent'anni, in cui ha pensato che forse quella vita era stata solo una bella parentesi. "Volevo essere indipendente, ho salutato i miei e sono andato a vivere al campo in una roulotte con mia sorella e mio cognato. Stavo anche per sposarmi con una ragazza che mi piaceva, la sua famiglia era d'accordo. Ma era quello che volevo davvero? Una sera dico a tutti che non mi sposo più. Nasce una rissa nel cuore della notte e alle tre del mattino torno a casa dai miei nuovi genitori con la maglietta strappata. Di lì in poi sono arrivati il lavoro, l'università, ho conosciuto mia moglie e ho avuto un figlio. A volte la mia vita sembra un film".