14.1.24

diario di bordo n 29 anno II . pseudo garantismo che protegge i colpevoli il caso di martina rossi ., cairo si candida o minaccia la destra ? ., quando la perfezione è ostentazione ., le fiabe sono sessiste ed altre riflessioni



 Martina  rossi
  morta  a  Maiorca   per  sfuggire  ad  uno  stupro   .  I legali dei due   agressori  condannati : <<     fu  anche  colpa  sua  >>  .  IL  garantismo   all'italiana  che  tutela  i  copevoli 


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Cairo minaccia di candidarsi sindaco di Milano e chiede al governo di aiutare il calcio e di non toccare i tetti pubblicitari in tv . candidatura o pizzino alle destre ?







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essere sempre perfetti è un inganno, la vera autenticità si trova nelle imperfezioni  Bisogna mostrarsi per quello che si è, solo l'iperfezione ci rende veri😊

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dopo    il mio precedente   post     (  Certo il patriarcato esiste ma la cortellesi esagera nel vederlo dove non c'è e mette in mezzo i cartoni della Disney per l’ennesima polemica sterile su patriarcato e sessismo)    Riprendiamo     il  discorso   sull'intervento della  cortellesi e  sulle  fiabe    . con   due   interessanti  articoli    in merito .
 il primo è  quelo    di   Giulia Blasi ( @Giulia_B) per  https://www.valigiablu.it/  del   13\1\2024


Ho imparato a leggere su I Quindici, enciclopedia per l’infanzia in quindici volumi tematici, quando ero molto piccola. Il volume 2, Racconti e fiabe, è uno di quelli che ho letto di più. Da bambina possedevo un’antologia di Hans Christian Andersen che ho quasi imparato a memoria, come anche – più tardi – i due volumi delle Fiabe italiane raccolte da Italo Calvino e
un bellissimo libro illustrato con miti e leggende di tutto il mondo. Come tutti i nati negli anni ’70, inoltre, ho ascoltato e riascoltato i proto-audiolibri delle Fiabe sonore dei Fratelli Fabbri, la cui sigla è capace di sciogliere in lacrime il più grezzo dei cinquantenni (fatela partire a tradimento durante una discussione per vedere zii e nonni struggersi di nostalgia e deporre all’istante le armi). Non credo, quindi, di poter essere tacciata di revisionismo, se dico che Paola Cortellesi, nel suo discorso di apertura dell’anno accademico alla Luiss Guido Carli, non aveva tutti i torti.
Le fiabe sono sessiste? Se prese alla lettera e trasposte nella modernità, certo che sì. Biancaneve sta a casa a fare la domestica per i nani che vanno in miniera: una divisione dei ruoli molto tradizionale. Cenerentola accetta remissiva la schiavitù della matrigna e viene salvata dalla fata madrina (che le dona abiti e scarpette e la porta al ballo), per poi essere scelta dal principe che la sposerà. La bella che si addormenta all’inizio della fiaba rimane fuori combattimento per buona parte della vicenda narrativa, che è – di fatto – uno scontro fra maghe con un principe che potrebbe quasi non esserci ed è poco più di uno strumento utile a spezzare un incantesimo. Potrei continuare, ma il punto mi sembra chiaro: nella versione delle fiabe a cui siamo più avvezzi, quella Disney, le ragazze sono belle, miti, dolci, modeste e remissive. L’emblema della virtù, presentato alle bambine fino dalla più tenera età come modello di femminilità degna di ricompensa e d’amore, contrapposte alle donne anziane e malvage e a sorellastre brutte e stupide. Sii bella, sii docile, fatti scegliere.
Del discorso di Cortellesi ci sono due cose da dire: la prima è che si trattava del monologo di un’attrice. E i monologhi, prima di ogni cosa, hanno il dovere di essere divertenti. Di esagerare, provocare, far ridere, ribaltare una realtà che crediamo immutabile fornendone una lettura opposta a quella a cui siamo abituati. Da Biancaneve che fa la colf ai nani al principe che riconosce Cenerentola dai piedi e non dalla faccia, tutto sembra pensato per essere buffo, oltre che paradossale. Cortellesi usa le fiabe per mostrare come ogni elemento culturale possa essere messo in discussione e non debba necessariamente essere preso a valore facciale. La seconda cosa è che un discorso del genere viene pronunciato nella consapevolezza – no: nella certezza assoluta – che i conservatori abboccheranno all’istante, facendo partire una polemica che non farà che aumentare la circolazione del messaggio.
Non sono però solo i conservatori a essere partiti a spada tratta per difendere l’onorabilità delle fiabe. Altrettanto, ma con tutt’altri strumenti, hanno fatto gli intellettuali: sul suo profilo Facebook Simona Vinci (autrice di Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei fratelli Grimm) sostiene che “Biancaneve, per esempio, non è quella che fa ‘da serva’ ai nani, ma è quella che ha il coraggio di scappare da sola nell'ignoto del bosco per sfuggire a un destino di morte. Cenerentola […] è quella che sfida le regole per partecipare, come tutte le altre ragazze, a una festa da ballo. E ci sono pure quelle che sfidano i padri padroni e scendono nell'oltremondo per andare ogni notte a consumare le scarpe ballando”. Una lettura che può essere discutibile, ma che se non altro è più strutturata delle urla scomposte ai rischi del “politicamente corretto” e della “cancel culture”, qualunque cosa significhi, e di riflesso anche di certe messe in discussione pedestri di un testo originale che non si sa bene nemmeno quale sia.
In un suo articolo uscito su Repubblica nel 2021, Nadia Terranova ricorda, infatti, che le fiabe che conosciamo sono solo una versione – spesso edulcorata, tagliata, privata degli aspetti horror o di un finale tragico – di una storia che viene da stratificazioni di altre storie. Torniamo, per esempio, alla storia di Cenerentola. L’abbiamo conosciuta, come dicevamo prima, come biondina graziosa e inerme, quasi priva di iniziativa personale e rassegnata al suo destino di sguattera per una donna prevaricante e le sue figlie insulse e malevole. Nella versione dei fratelli Grimm, le sorellastre sono belle, ma “nere di cuore” e Cenerentola, pur essendo ridotta a far loro da ancella, è una strega potentissima che si procura da sola il necessario per andare al ballo. Il finale della fiaba è un bagno di sangue, fra piedi amputati per entrare nelle scarpette e colombine al servizio di Cenerentola che accecano le sorellastre per punirle del loro cattivo comportamento. Nella versione di Charles Perrault (pubblicata nel 1697), le sorellastre, ricche e vestite a festa, risultano più brutte di Cenerentola nei suoi stracci: è questa versione ad aver costituito la base per la versione animata del 1950, ma qui non è il principe a non riconoscerla, sono le stesse sorelle che la vedono al ballo vestita a festa e non hanno idea di chi sia quella bella signora che balla con il figlio del re tutta la notte.
Se esistono più versioni della stessa fiaba è perché nessuna fiaba è davvero originale, e tutte derivano da più versioni della stessa storia o leggenda e affondano le loro radici in narrazioni antichissime. Tra le versioni dei Grimm e quella di Perrault c’è anche La Gatta Cenerentola contenuta in Lu cunto de li cunti di Giambattista Basile, in cui Cenerentola ha il nome di Zezolla e ha l’unica ambizione di uscire da sola ogni tanto senza essere vista.
Che dire della Sirenetta protagonista della fiaba di Andersen? La versione proposta dalla Disney nel 1989 ha un lieto fine: Ariel sconfigge la strega Ursula, si rivela al principe, si riprende la sua voce e ci guadagna pure un paio di gambe funzionanti. Anche nella versione di Andersen la Sirenetta rinuncia alla sua voce per potersi avvicinare al principe, ma camminare le provoca dolori lancinanti, e il suo mutismo è un ostacolo che impedisce la creazione di un vero legame d’amore con l’uomo che ama, che finisce per sposare un’altra. La Sirenetta, che sta per disciogliersi nella spuma del mare, viene salvata dalle figlie dell’aria. Se proprio dovessimo trovare una morale per le bambine, la versione originale sarebbe più educativa di quella Disney: rinunciare alla propria voce e individualità per un uomo è un pessimo investimento che non può che finire in tragedia.
Ogni fiaba ha più letture: quella oscura e psicanalitica, che scompone tutto in simboli riconducibili agli abissi dell’inconscio, quella tradizionale di riscatto di una protagonista troppo buona e gentile perché le sue virtù non siano ricompensate, quella femminista che a volte ne chiede il rovesciamento. Ne Il silenzio dell’acqua, Louise O’Neill (apprezzata autrice irlandese di romanzi young adult di grande impatto come Solo per sempre tua e Te la sei cercata, oltre che di titoli per adulti non ancora tradotti in Italia) rispetta il testo originale di Andersen ma ne cambia il finale, restituendo alla protagonista una forma di controllo e autodeterminazione anche nella trasformazione. In Fiabe d’altro genere (pubblicato in Italia da Rizzoli nel 2021), Karrie Fransman e Jonathan Plackett prendono tutte le fiabe tradizionali e invertono i generi dei personaggi: l’effetto è paradossale e risulta a tratti quasi grottesco, ma è utile per capire quanto sia radicata in noi la percezione di quello che è possibile e appropriato per maschi e femmine. 
Nell’antologia di Andersen che leggevo da bambina c’erano due fiabe che sopra tutte mi porto nel cuore, per motivi diversi. La prima è Le scarpette rosse, la storia di Karen (Carola nella mia traduzione), ragazzina povera il cui sogno è quello di possedere e indossare un paio di scarpette rosse che la sua comunità considera troppo impudiche per essere portate in chiesa. Karen lo fa lo stesso, e per questo piccolo peccato di vanità viene punita fino alla morte. È una fiaba macabra, in cui la protagonista è costretta a danzare suo malgrado finché non le vengono amputati i piedi, e anche così le scarpette continuano a perseguitarla fino al pentimento e alla morte. Anche da piccola non potevo che provare compassione per Karen, che non aveva fatto altro che desiderare qualcosa di bello per sé: se dovessi darne una lettura psicanalitica, alla luce di quello che sappiamo di Andersen e della sua omosessualità repressa, quelle scarpe di pelle rossa luccicante possono rappresentare il desiderio proibito per gli uomini oppure la maturazione sessuale delle fanciulle. Per me, piccola, erano una storia avvincente e terrificante con un finale triste. L’altra fiaba che ricordo con affetto è molto meno nota, e si intitola I cigni selvatici. Come molte altre, anche questa fiaba ha un precedente nell’opera dei fratelli Grimm, una fiaba popolare tedesca intitolata I sei cigni. La protagonista, la giovane e bellissima Elisa, è l’unica femmina di dodici figli di un re che – come da tradizione – si risposa con una donna malvagia. La matrigna getta un sortilegio sugli undici maschi, tramutandoli in cigni, e fa cacciare Elisa, camuffandone la bellezza fino a renderla irriconoscibile al suo stesso padre. Anche Elisa, come la Sirenetta, baratta la sua voce con una possibilità: quella di restituire ai fratelli le sembianze umane. Per anni, muta, pesta ortiche con i piedi nudi per ricavarne le fibre e tessere undici tuniche. La missione di salvataggio è la sua priorità, nient’altro conta: anche l’intervento di un re, che la preleva dal bosco in cui vive, è per lei fonte di angoscia. La storia di Elisa, insomma, cos’è? Una storia di oppressione femminile, o una storia di sacrificio e perseveranza? Entrambe le letture sono possibili, ma prima di tutto I cigni selvatici è una grande storia, onirica e surreale. Ed è forse alle storie, prima che alla loro lettura, che possiamo tornare.


il   secondo  del  
La Cantastorie 16 h

FIABE E SESSISMO

Alcuni fraintendimenti circolano intorno al mondo delle fiabe, creando a volte dei veri e propri pasticci.
1) Le fiabe sono SCRITTE.
In realtà sono TRAscritte. Le fiabe sono storie raccontate a voce, sono nate dall'oralità, dall'analfabetismo, dalla spontaneità, e per questo contengono la saggezza popolare. In varie epoche, studiosi e studiose di ogni nazione le hanno infine trascritte.
Sono state diffuse di più le raccolte realizzate da uomini che quelle redatte da donne. Questo è un dato di fatto.
2) Le fiabe sono VECCHIE.
Tramandandosi oralmente, le fiabe vengono continuamente aggiornate secondo la sensibilità dell'epoca in cui vive chi le racconta.
Per loro definizione, per fiabe sono sempre attuali.
Non è un problema aggiornarle: è stato fatto per secoli.
Censurarle è un altro discorso.
3) Le fiabe sono SESSISTE.
La maggior parte delle fiabe più diffuse oggi è conosciuta grazie agli adattamenti cinematografici, pieni della cultura dell'epoca, ma anche straordinariamente progressisti in alcuni aspetti (la Disney ha iniziato a introdurre figure femminili forti molto prima che si parlasse di girl power).
Le fiabe popolari, invece, quelle stampate nelle raccolte citate sopra, possono contenere rimandi storici che saltano subito all'occhio. Ad esempio, sono gli uomini ad andare in guerra, non le donne. Si parla di ragazze "in età da marito". Eccetera.
Sono dettagli: nulla vieta aggiornarli, come si fa da sempre quando si raccontano le fiabe.
Invece è proprio sbagliato credere che le figure femminili siano tutte passive mentre quelle maschili attive.Quindi ecco un elenco di figure femminili attive, positive, volitive, protagoniste assolute, nelle fiabe popolari. Sono solo le prime che mi vengono in mente, ce ne sono tante altre.
- FANTAGHIRO', nell'omonima fiaba toscana.
- Lucetta, la figlia minore della lavandaia in NASO D'ARGENTO, fiaba piemontese.
- PREZZEMOLINA, nell'omonima fiaba italiana.
- La protagonista di SIGNOR SIMIGDALI, fiaba greca (e nella variante dell'Italia meridionale SIGNOR SEMOLINO.)
- La protagonista di A ORIENTE DEL SOLE, A OCCIDENTE DELLA LUNA, fiaba norvegese.
- La protagonista de IL PRINCIPE PERDUTO, fiaba islandese (tra l'altro, divertentissima)
- Vasilisa, in VASILISA LA BELLA, fiaba russa.
- Masha in MASHA E L'ORSO, fiaba russa.
- Kate in KATE SCHIACCIANOCI, fiaba scozzese.
- Janet nella ballata celtica di TAMLIN (qui entriamo in un mondo limitrofo alla fiaba)
Ci sono anche fiabe completamente femminili, di tipo iniziatico, come Il pranzo dei gatti, fiaba italiana con tutta una serie di varianti.Qualche giorno fa ho scritto un post a caldo in reazione agli articoli che parlavano del discorso di Paola Cortellesi alla Luiss. Paola Cortellesi avrebbe fatto ironia sulle fiabe popolari portandole come esempio di contenuto sessista da superare nella narrazione quotidiana.L'ho scritto perché sono un'educatrice teatrale specializzata in narrazione per l'infanzia e lavoro quotidianamente con le fiabe, e porto avanti da molti anni il progetto per il quale è nata questa pagina, La Cantastorie, ovvero performance di narrazione proprio sulla fiaba popolare. Ho anche pubblicato di recente un libro, l'Almanacco delle Stagioni, dove, per trascrivere dodici fiabe, ne ho cercate e studiate un'infinità.L'argomento mi sta un tantino a cuore, per così dire.Dopo il mio commento ne è uscito un altro, molto bello, di Alberto Pellai, dal suo punto di vista di psicoterapeuta.
Non mi metto al suo stesso livello, perché anche solo per questioni anagrafiche Pellai ha più esperienza, più lucidità di me.
Però, guarda a caso, sotto al mio post sono stata apostrofata come "saccente" e con altri giri di parole simili, mi è stato detto di essere più "umile" e di essere solo a caccia di like.
A Pellai, uomo maturo, il cui succo del discorso non è poi così differente, nessuno si è permesso di dire niente del genere. Si parlava di sessismo, giusto?Fantaghirò ha dovuto indossare l'armatura del padre per guidare il suo esercito: una fiaba antica come la sua, purtroppo ancora non superata.
che confermano quando afferma



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  concludo con   una mia   riflessione    sulla  libertà   :  solo chi  è  capace di vicere   il momento....  ha  compreso  i  vero senso  della libertà  . 

 

  

Morto e cremato, si ripresenta in carne ossa pochi giorni dopo: l'incredibile storia del 23enne senzatetto

Non si sà mai quando si è morti .   Apro   www.msn.com/it-it/notizie/mondo/   ed  da  


Morto e cremato, si ripresenta in carne ossa pochi giorni dopo: l'incredibile storia del 23enne senzatetto
Storia di Redazione web • 1 ora/e

Apprendo   La storia di Chase Tyler ha fatto il giro del mondo ed è diventata virale proprio perché ha dell'incredibile. Il 23enne dell'Oregon, negli Stati Uniti, era stato dichiarato morto dal medico legale della contea di Multnomah e addirittura cremato, salvo poi ripresentarsi vivo e vegeto, qualche mese dopo, alla polizia. L'incredibile scambio di identità è avvenuto per un errore nei rilevamenti di un cadavere: Chase, infatti, era un senzatetto e viveva a contatto con persone poco raccomandabili che gli hanno rubato il portafoglio.

La vicenda
Stando a quanto riporta il programma televisivo KPTV di FoxChase Tyler si sarebbe allontanato dalla sua famiglia poco dopo avere compiuto 20 anni. Il giovane aveva problemi di tossicodipendenza e, purtroppo, frequentando brutte compagnie, era finito in un tunnel senza via di uscita. I suoi genitori non avevano notizie di lui da anni, ormai, fino a quando a casa non gli è stata recapitata un'urna con all'interno delle ceneri che le forze dell'ordine avevano spiegato fossero del figlio. Nel frattempo, il giovane si era recato, come aveva fatto già diverse volte in passato, in un centro di assistenza a chiedere dei sussidi ma il personale gli ha risposto che non potevano erogarglieli perché risultava morto. Il Dipartimento dei Servizi Umani ha subito allertato le forze dell'ordine che si sono presentate al centro e, dopo un lungo interrogatorio, sono riusciti a venire a capo del caso: i documenti di Chase erano stati rubati da un altro tossicodipendente senzatetto e tutti avevano dato per certo si trattasse di lui, dato che, l'uomo non era stato riconosciuto da nessuno. Un portavoce della contea di Multnomah ha detto a KPTV: «Siamo profondamente dispiaciuti che sia avvenuta l'errata identificazione. È successo perché la persona deceduta aveva con sé il portafoglio del signor Tyler Chase e la sua patente di guida ufficiale temporanea dell'Oregon».




Il comunicato del medico legale

L'ufficio del medico legale della contea di Multnomah ha scritto un comunicato stampa dopo la vicenda di Chase Tyler: «L'ufficio del medico legale ha inoltre avviato una revisione globale per identificare eventuali lacune nelle pratiche attuali e sta lavorando per attuare un cambiamento istituzionale. D'ora in poi, tutte le persone trovate con un'identificazione temporanea rilasciata dallo stato, dovranno anche avere le impronte digitali presentate per l'identificazione positiva, per garantire che ciò che è successo, non accada mai più». 

13.1.24

La Ciurma”, due libraie aprono un nuovo negozio di quartiere a Como

 lo so che  è vecchia  dal  punto  di  vista  cronlogico . Ma  in tempim in cui la mediocrità  , la  cancel  culture   ,  spopolano  are  iuna  libreria  o  come  dicevo in  : << ALLA PAURA DEL CLASSICI NON SI RISPONDE CON LA CANCEL CULTURE MA LEGGENDOLI >>    l'apertura   ., soprattutot  da parte  di giovani  di librerie   è  simbolo  di resistenza   o  meglio  quella  che  io  chiamo   con il  tag  querriglia  contro cultrale   . 

  da  https://www.illibraio.it/news/librerie  del  22.11.2023 e da quicomo.it

 “Abbiamo chiamato la nostra libreria la Ciurma perché ogni libro per noi è un viaggio”: Laura Aspa e Laura Seveso hanno aperto un nuovo negozio indipendente 

 
da  (quicomo.it)



Una bella notizia che arriva da Como, dove Laura Aspa e Laura Seveso hanno da poco aperto una nuova libreria indipendente.Come ha raccontato Quicomo.it, le due libraie, due amiche che lavoravano in negozi di catena, hanno deciso di mettersi in proprio e realizzare un sogno. È nata così (in viale Lecco 83) La Ciurma, libreria di quartiere che punta molto sia su narrativa, saggistica e manualistica, sia sui libri per bambini e ragazzi.A ilLibraio.it le due libraie spiegano: “La nostra è una piccola libreria indipendente di quartiere, adatta sia ad adulti sia ai più piccoli, in modo che ogni lettore possa sentirsi accolto e scovare il libro perfetto. È un centro culturale attivo e partecipe in città, un posto dove scambiarsi consigli e idee, dove perdersi per poi ritrovarsi”.



Dall’inaugurazione, lo scorso 13 ottobre, sono già stati organizzati alcuni eventi e laboratori: “Abbiamo chiamato la nostra libreria la Ciurma perché ogni libro per noi è un viaggio“, hanno spiegato le libraie.



Laura Aspa e Laura Seveso sono due donne coraggiose che dopo aver lavorato per anni nelle così dette librerie di catena, dei grandi marchi per intenderci, hanno deciso di mettersi in proprio e realizzare il loro sogno. A Como in viale Lecco 83 ha aperto La Ciurma, una libreria di quartiere, indipendente, uno di quegli spazi dove conta ancora il rapporto con i lettori e la cura nelle scelte da proporre. Laddove prima c'era il Cafè Mirage, il bar gestito con amore da Lele per ben 17 anni, arrivano con altrettanto entusiasmo e voglia di fare le due Laure con la loro "libreria aperta per resistenza".
"Ci sembrava - ci spiega Laura Aspa - che a Como mancasse uno spazio del genere. Noi abbiamo sfogliato centinaia di cataloghi e tramite le varie fiere del libro siamo entrate in contatto direttamente anche con i piccoli editori. Vorremmo dare risalto a queste realtà, alle piccole chicche editoriali. Ovviamente terremo anche i titoli più in auge e chiunque potrà ordinare il proprio libro e averlo in pochi giorni: tutti i lettori troveranno un libro giusto per loro".
La Libreria la Ciurma ha aperto la sua porta per la prima volta venerdì 13 ottobre, in barba alla data scaramanticamente poco promettente: "Abbiamo avuto talmente tanti inghippi burocratici che non volevamo più posticipare: venerdì 13 è stato perfetto".
L' inaugurazione ufficiale, ci spiegano, sarà il prossimo 11 novembre a partire dal primo pomeriggio con laboratori che coinvolgeranno i bambini e poi a seguire gli incontri con alcuni autori fino all'aperitivo.
"Abbiamo chiamato la nostra libreria la Ciurma perché ogni libro per noi è un viaggio". Un'idea romantica che si affianca all'era del digitale e che cerca di avvicinare le persone alla lettura tradizionale. Libri curati per tutti le età, a partire dai bambini: libri in stoffa, incartonati, quelli che suonano e quelli che si trasformano.
Se dovessero consigliarne uno oggi sceglierebbero Vedere il giorno di Emma Giuliani (Edizioni Timpetill): "Un libro per qualunque età. È fatto a fisarmonica ed è illustrato: ogni pagina è interattiva e in maniera molto poetica racconta la forza e fragilità del ciclo della vita".
La libreria vuole essere un centro culturale attivo in città e quindi si concentrerà molto sulle presentazioni degli autori e su laboratori e attività.

Gli incontri di novembre
Già per novembre sono previsti 3 eventi.
Il 3/11 in collaborazione con Fuorifuoco si parte alle 18 con la presentazione di Francesca Bubba "Preparati a spingere", un libro sull’essere madri oggi in Italia (Rizzoli).
Secondo appuntamento il 7/11. Alle 18 Anna Vera Viva presenterà il giallo che ha scritto per Garzanti "L’artiglio del tempo", ambientato tra gli oscuri vicoli di Napoli.
Infine il 25/11 in occasione della giornata contro la violenza sulle donne sarà ospite dalle 16 Ferri Spandri, una donna vittima di violenze, che, affiancata dalla psicologa Melissa Rigoli, racconterà la sua testimonianza nel libro "Il cuore non ha le rughe”. La sua intenzione è di trasmettere il messaggio che è possibile uscire da questo genere di situazioni.


Per ordinare i vostri libri e per informazioni 351 569 8461








12.1.24

Chi è Gypsy Rose Blanchard: uccise la madre che la teneva segregata (facendole credere di essere malata), ora è una star di TikTok



da  il messaggero del 9  gennaio  tramite   https://www.msn.com/it-it/notizie/



Storia di Alessio Esposito 






Chi è Gypsy Rose Blanchard e perché è una star di TikTok: ha ucciso sua madre, che la teneva segregata facendole credere di essere malata© Social (Facebook etc)

Gypsy Rose Blanchard è libera e negli Stati Uniti tutti parlano di lei. La 32enne della Louisiana era in carcere per l'omicidio della madre Dee Dee. Una volta uscita di prigione, Gypsy ha aperto un profilo TikTok che nel giro di un mese ha già raccolto 9.3 milioni di follower. Ma cosa ha di tanto speciale questa donna? La sua storia sembra tratta da un film dell'orrore: fino all'omicidio della madre, Gypsy aveva vissuto tutta la vita da segregata in casa. Le era stato fatto credere di essere gravemente malata: distrofia muscolare, leucemia, apnee notturne e ritardo mentale sono solo alcune delle patologie che la madre, la sua aguzzina, le aveva arbitrariamente attribuito.
Gypsy Rose Blanchard, la storia: dalla finta malattia all'omicidio
Dee Dee utilizzava Facebook per condividere la storia della figlia, raccogliendo donazioni e dimostrazioni di solidarietà in giro per il mondo. Per rendere il tutto più credibile, la donna sottoponeva Gypsy a pericolosissime cure non necessarie, rasandole i capelli e somministrandole farmaci che le hanno fatto perdere i denti. La ragazza per anni ha vissuto in sedia a rotelle e ha utilizzato un respiratore di notte, pur essendo perfettamente sana. La madre - si è poi appreso - soffriva della sindrome di Münchausen per procura: un disturbo mentale in cui il soggetto finge che un figlio (o una persona di cui si prende cura) sia malata per attirare attenzione e compassione.
Tutto questo fino al 2015, quando Gypsy conosce in un gruppo di incontri per cristiani su Facebook un ragazzo di nome Nicholas Godejohn e decide con lui di uccidere Dee Dee. Insieme, la sera del 14 giugno, commettono l'omicidio e spariscono dopo aver preso 4.000 dollari. La coppia viene arrestata poco dopo, poiché Gypsy scrive su Facebook «That bitch is dead (quella pu**ana è morta, ndr)» e la polizia riesce a rintracciarla attraverso l'indirizzo Ip. Nicholas, affetto da schizofrenia e autismo, viene condannato all'ergastolo mentre lei se la cava con 10 anni, poi ridotti a 8.


 
L'incredibile successo social
Veniamo così a dicembre 2023. Gypsy esce dal carcere, attesa da una folla di persone festanti. Le chiedono di aprire un profilo TikTok e lei dopo pochi giorni appare sul social cinese. La ragazza pubblica dei semplici video che mostrano attimi di vita quotidiana, ma gli utenti reagiscono con un'ondata d'affetto incontenibile. Il suo video più visto, in cui passeggia semplicemente per le vie di New York, ha totalizzato più di 50 milioni di visualizzazioni. E i commenti sono per la stragrande maggioranza a suo favore. Gypsy ha annunciato l'uscita di un documentario e di un e-book sulla sua storia che, a giudicare dai numeri raggiunti nell'ultimo mese, si preannunciano come un grande successo commerciale.

Certo il patriarcato esiste ma la cortellesi esagera nel vederlo dove non c'è e mette in mezzo i cartoni della Disney per l’ennesima polemica sterile su patriarcato e sessismo

 Paola Cortellesi ha fatto un bellissimo film. Però mettere in mezzo i cartoni della Disney per l’ennesima polemica sterile su patriarcato e sessismo è davvero troppo anche per lei. Infatti per  i  puristi   della tradizone     che non capiscono che  le  tradizioni    non sono  qualcosa  di fisso  ed  immutabili ma  soggette   soprattutto     se  orali    a  rimaneggiamenti  e    cambiamenti   
 Primo: Biancaneve  come  tutti  i  protagonisti  delle  fiabe   gli eroi son tutti giovani e belli,è bella e non una cozza non perché il principe sia maschilista, ma per lo stesso motivo per cui le attrici e le modelle (e lo stesso dicasi per i maschietti) vengono scelti di bella presenza: perché purtroppo  "vendono" meglio. Secondo: il principe riconosce Cenerentola dalla scarpetta e non dalla faccia, non perché sia un puzzone sessista, ma perché altrimenti sarebbe stato un film poliziesco e non una fiaba. E terzo: Biancaneve non è “la colf” dei sette nani, ma solo una persona disperata e senza una casa a cui i nani danno ospitalità e lei, per ricambiare, li aiuta nelle faccende domestiche.  Vi rendete conto, oppure no, che non c’è nulla di patriarcale, cattivo e stereotipato in banalissime fiabe con cui siamo  cresciuti  tutti    ?

I  primi  due  punti      sono  da ignoranti e dimostrano   come  la destra italiana è ossessionata dalle fiabe perchè   nell'arte  niente  rimane  fisso ed  immutabile  ma  si  trasforma  o deforma   ma  soprattutto  esiste    anche la  parodia   . Per  il terzo   punto  non gli biasimo perchè  si  può anche   essere  anche   letto    come  un  sterotipo  sessisita  e   culturale  e  come  tale  trasformato  combattutto    non   con  (  vedere  ; << ALLA PAURA DEL CLASSICI NON SI RISPONDE CON LA CANCEL CULTURE MA LEGGENDOLI  >>  )    con la  cancel  culture  \ in nome  del politicamente  corretto  ma   istruendo   gli uomini   a dar e una  mano in casa  per  esempio .  


ALLA PAURA DEL CLASSICI NON SI RISPONDE CON LA CANCEL CULTURE MA LEGGENDOLI




in sottofondo   

 Ad  attirami   alla lettura     prima  di  La  canzone  di  Achille   di M.Miller  ( ne   ho  parlato    nei post  precedenti  ( qui  e qui   per  saperne  di più o non avete  letto i post    in questione ) !)     ed  a  rileggermi    in particolare  la  vicenda  di  Achille    l'Illiade    è  appunto   la  cancel  culture   ed  il  divieto   in una  scuola  Usa  di parlare  e far  studiare  Omero  .  Ora  Non ho fatto il classico ma lo scientifico ma ricordo ancora per    averlo studiato   con perifrasi alle  scuole  medie ( voi non so   ) questi versi: « Cantami, o diva, del Pelide Achille l’ira funesta?» ovvero Il verso iniziale  dell'Iliade di Omero⁕ .

Si tratta di un invito alla musa Calliope a cantare l'ira funesta di Achille, figlio di Peleo, che causò molti lutti agli Achei Achille trascinò molte anime di eroi morti prematuramente nell'Oltretomba e abbandonò i loro corpi perché diventassero pasto di cani e di uccelli


Ecco, a quanto pare Omero secondo il politicamente corretto e il neo femminismo è il capostipite della «mascolinità tossica» e un esempio di «patriarcato» a detta dei   progressisti della cancel culture , in realtà  i nuovi  censori    va bandito dalle scuole. « Sono molto orgogliosa di dire che quest’anno abbiamo rimosso l’Iliade e l’Odissea dai nostri programmi », dichiara Heather Levine, che insegna alla Lawrence High School. Negli Stati Uniti non hanno gradito che gli eroi omerici siano guerrieri «forti e dai capelli biondi», e hanno pensato bene di impedire ai ragazzi di leggerlo in classe. Ma di cosa parla l’Iliade? Dell’onore, di gelosia, amicizia, tradimenti, di uomini assetati di potere che vorrebbero dominare il mondo e di innocenti che muoiono in modo tragico a causa di una guerra voluta dai potenti.
Vi suona familiare ? Ma soprattutto parla dell’amore: dell’amore verso la propria patria, l’amore fraterno e dell’amore di un padre nei confronti del figlio. Vi ricordate di quando il vecchio Priamo supplica Achille di restituirgli il corpo di Ettore ? Io mi ricordo che quando lo lessi non scolasticamente per la prima volta mi commossi del dolore di questo padre che avanza nella notte vestito come un mendicante e si mette in ginocchio davanti all’assassinio di suo figlio. E vi ricordate la scena in cui Ettore dice addio alla moglie e al figlioletto? Ecco, in quei momento la guerra non è più gloriosa, non è più eroica, ed Omero ve lo mostra ! Secondo voi è tossico tutto questo? E sì l’Iliade parla di uno scontro tra due civiltà, esattamente come le guerre di oggi, ed esattamente come le guerre di oggi nasce da un pretesto, il tradimento di Elena nei confronti del marito Menelao che un uomo assetato di
potere, Agamennone, fratello di Menelao, sfrutta per dare inizio alla guerra. Per distruggere i suoi nemici. E alla gente «racconta» la favoletta del tradimento di Elena. Perché forse il vero motivo per bandire i classici non è perché , o almeno  non solo  ,  sono politicamente scorretti e non stanno al passo con i tempi ma perché lo sono fin troppo   vedere il sucesso dei romanzi ispirati ad Omero di M.Miller    che lo sviluppano e lo ripropongono da un altra prospettiva ad  iniziare    da " la canzone di Achillle di da me recensita   precedentemente  
 Non sia mai che i ragazzi leggendoli, incomincino a fare una cosa pericolosissima per tutti i governi, i politici e gli Agamennone di oggi: pensare con la propria testa  e  a  fare    collegamenti con l'oggi   !  Infatti  come  fa  notare    : <<  Perché leggere l’Iliade ora che non siamo più a scuola e non ci costringe nessuno |   >>  di Cristiana Chiumenti   su www.medium.it
[.... ]
È una finestra su un mondo lontano
L’Iliade è un caposaldo della letteratura greca e quindi un classico per eccellenza. E il problema dei classici è che a nessuno va di fare qualcosa quando gli viene imposto: a scuola ci obbligano a leggerli, parafrasarli, analizzarli soltanto per preparaci a un’interrogazione. Una volta finita quella, ecco che dimentichiamo tutto. Eppure la loro importanza sta nella loro testimonianza, nel loro potere di rievocare mondi tanto concreti quanto lontani e di farli rivivere ogni volta. Nel suo libro Io Agamennone (Einaudi), il grecista Giulio Guidorizzi celebra la forza della parola quando scrive che, se oggi conosciamo i nomi e le gesta di questi grandi eroi è “perché esistono i versi del poeta che li celebrò, e perché la parola è l’unica cosa davvero immortale, mentre le altre periscono”.
Sta soltanto a noi, con la lettura, dare a questi versi la possibilità di trasportarci indietro nel tempo e farci rivivere questi mondi lontani: quelle dell’Iliade sono davvero “parole capaci di scavalcare il tempo, perché sanno scorgere i legami segreti delle cose”.                 [...] 
se foste interessati ad approfondire un po’ i fatti dell’Iliade e  d'Omero  , potete dare un’occhiata a questa lectio tenuta da Massimo Cacciari qualche anno fa al Palazzo Ducale di Genova, in cui riflette proprio sulla Guerra di Troia :


Se ancora mi chiedete a che serve leggere o conoscere i classici ? Un esempio non Omerico , ma che cade
penello sul discorso i cui abbiamo parlato prima è La poesia


“Days” di philp  Larkin è una riflessione sulla natura del tempo e sulla sua relazione con la felicità. Ecco la poesia in lingua originale  e   con  sotto   la  traduzione  proposta   dal sito   
OPIFICIO ROSSELLI /// laboratorio di poesia e conoscenze :
What are days for?
Days are where we live.
They come, they wake us
Time and time over.
They are to be happy in:
Where can we live but days?
Ah, solving that question
Brings the priest and the doctor
In their long coats
Running over the fields.




Essa mi  ha  fornito  la  risposta   a  questa mia   domanda  elucubratoria    a  che  servono i   giorni ? e  a  voi ?






10.1.24

le mafie non sono solo lupare o soldi sporchi . il caso della Figlia di Carmine Giuliani ex boss camorrista che lancia il profumo col nome del padre

 ma  nessuno   dice  niente   .   mentre  per   serie come  Gomorra      e  la  paranza  dei bambini    sono pronti  a lanciare   merda    fango  

Figlia ex boss camorrista lancia il profumo col nome del padre
Figlia ex boss camorrista lancia il profumo col nome del padre© Provided by ANSA

(ANSA) - NAPOLI, 09 GEN - Di Carmine Giuliano, ex boss di Forcella, si ricorda soprattutto l'amicizia con Maradona: memorabile la foto col pibe de oro nella vasca da bagno a forma di conchiglia. Ora la figlia, Nunzia, del tutto estranea a contesti criminali, lancia sui social un profumo in omaggio del padre e che porta il suo soprannome: 'O Liò, con il muso stilizzato di un leone sulla boccetta.
In uno dei suoi tanti messaggi su TikTok, dove è seguita da circa 14mila persone, Nunzia spiega che acquistando il profumo "state dimostrando tanto rispetto e stima nei confronti di mio padre, perchè voi avete ricevuto rispetto da lui. Leggo bei messaggi, belle parole, frutto di quello che mio padre ha seminato. È scontato che io parli di un grande uomo, un grande papà, sono la figlia. Ma voi? Voi siete il popolo, la bocca della verità e leggere questi commenti per me è un onore".
In effetti, c'è chi parla di Giuliano (morto per una malattia nel 2004) come di "un pezzo di storia napoletana" e ricorda "i reportage con Maradona", dove appare "elegante e gentile, un uomo d'altri tempi". Chi lo descrive "pieno di fascino". A chi commenta che "al di là di tutto era in primis suo padre, ci sarà sempre chi le dirà cose brutte, ma per lei era solo ed esclusivamente il suo papà", Nunzia risponde: "Bravissima, lui per me è stato un papà unico ed esemplare". E pubblica una foto di lei bambina col genitore con la scritta: "Quello era il mio posto sicuro, tra le tue braccia".O lione era uno degli undici figli di Pio Vittorio Giuliano, il patriarca. Assieme ai fratelli Guglielmo, Salvatore e Raffaele, ha affiancato per anni il primogenito Luigi, 'o rre, cioe' il re di Forcella, alla guida del clan. Acerrimi avversari di Raffaele Cutolo, i Giuliano diedero vita con altri gruppi criminali alla Nuova famiglia. Padroni per decenni di Forcella, divennero ricchissimi grazie al contrabbando, alle estorsioni, alla vendita di prodotti contraffatti e allo spaccio di droga. Poi, alla fine degli anni Novanta, arrivò il declino, con gli arresti che ne decimarono le fila.Intanto ora 'O Liò è sold out, "continuamente in produzione", come dice la stessa creatrice del profumo. 

DIARIO DI BORDO N °28 ANNO II Fedez usa i media e poi gli attacca ., Sucida sul balcone, i passanti filmano il corpo. I video choc nel Leccese ., Un negozio di biciclette elettriche a New York è andato in fiamme dopo l'esplosione di una batteria agli ioni di litio ., ed altre storie


 quando oggi Fedez critica “le priorità dell’informazione italiana” solo perché ci sono alcuni giornalisti sotto casa sua, prende un grande abbaglio.
 Anzi: dice proprio una cretinata (si può dire?). Primo: se sei diventato famoso condividendo sui social la tua vita e il tuo lavoro, devi mettere in conto lo  voglia  o meno  che i giornali   (siano essi di cronaca rosa o importanti quotidiani) ne rendano conto al pubblico. Perché da che mondo è mondo, e soprattutto al tempo di internet, a fare “notizia” non sono    solo  fatti di interesse pubblico, ma anche  purtroppo  le  storie che appassionano la gente. E - purtroppo - gli italiani di ieri, di oggi e forse anche di domani hanno piacere a sapere cosa fanno i loro due. Un'attenzione che non nasce per meriti :  sportivi , culturali   , artistici ,  ma solo perché i Ferragnez hanno deciso di essere i Ferragnez. Di esporsi. Di mostrarsi. Financo di diventare "modelli" di vita, vedi le battaglie che hanno più volte sostenuto.
Dunque ha ragione Myrta Merlino: Matteo Messina Denaro non c’entra nulla e i mass media vanno presi così come sono, nella buona e nella cattiva sorte. Altrimenti Chiara Ferragni non avrebbe dovuto convocare quella patinata conferenza stampa quando promise il suo cachet di Sanremo in beneficenza. No?


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Sucida sul balcone, i passanti filmano il corpo. I video choc nel Leccese


nella  mia  rassegna  stampa leggo     da il giornale   del 9\1\2024      del suicidio ( presunto per  i  genitori  )  di  Roberta  Bertacchi   e dell'’orrore social non si ferma neppure davanti alla tragedia di un corpo senza vita. Infatti i I famigliari di Roberta Bertacchi, la 26enne di Ruffano, in provincia di Lecce, trovata impiccata al balcone di casa a Casarano, pare abbia  no  già inviato  , tramite i loro legali diverse diffide: gira infatti attraverso i gruppi WhatsApp un video di pochi minuti che ritrae la giovane al
balcone poco dopo il presunto suicidio.
Non si sa chi l’abbia girato - sebbene forse la polizia postale potrebbe risalire attraverso i metadati - se un passante o un vicino di casa, ma quel che è certo è che si tratta di un comportamento per nulla rispettoso nei confronti di un lutto che ha scosso una comunità.
È difficile immaginare però che la diffusione del filmato si fermi: sono ancora in giro i filmati del revenge porn verso Tiziana Cantone, trovata impiccata in circostanze misteriose nel 2016,. È difficile che un filmato si fermi una volta che finisce in Rete.questo non è documentare   ma  speculare   su  un evento  drammatico


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Il fatto che il processo a Rosa e Olindo per la Strage di Erba torni di nuovo in aula dà il senso del decadimento del nostro sistema investigativo  e  giudiziario. Magari il tutto si risolverà  con una dichiarazione di inammissibilità all’istanza di revisione  o  con  l'accettazione  d'essa   dunque è presto per emettere un giudizio. Ma si può però affermare una cosa: finisca come finisca, sarà una sconfitta per

la giustizia. Se infatti verrà confermata la condanna, i parenti avranno comunque dovuto affrontare l'ennesima riapertura della ferita ; se invece dovessero decretarli innocenti, chi ridarebbe loro tutti questi anni passati in cella ?

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 Mi sto divertendo un mondo a leggere gli articoli sull’antico scritto di "teologia dell’orgasmo" redatto dall’attuale capo del Dicastero per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio, Víctor Manuel Fernández. Il
custode dell’ortodossia cattolica un tempo discettava di sesso, eiaculazioni e rantolii durante gli orgasmi e giustamente i tradizionalisti lo attaccano, cavalcando l’onda dopo il pasticcio madornale delle benedizioni alle coppie omosessuali “di non oltre 15 secondi”. La domanda che pongo io invece è banale: che bisogno c'è, teologicamente parlando, di sapere che nel momento di eccitazione massima l'uomo “di solito emette grugniti aggressivi” e “lei, invece, fa balbettii o sospiri infantili” ?


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 sempre  dalla   mia  rassegna  stampa  stavolta   da   Zuppa  di Porro 

- Gino Cecchettin torna dal riposo, si dice giustamente ancora provato ma determinato a continuare il suo lavoro. Nulla, per il momento, è dato sapere sul suo possibile “impegno civico” dopo la morte della figlia. Il manager intanto è lì e c’è chi specula. La verità la sa solo lui, ma noi possiamo limitarci a un appello: caro Gino, risparmiaci fiction o serie tv.
  

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Un negozio di biciclette elettriche a New York è andato in fiamme dopo l'esplosione di una batteria agli ioni di litio


Un negozio di biciclette elettriche nel Queens, a New York, è stato avvolto dalle fiamme dopo l'esplosione di una batteria agli ioni di litio, ha dichiarato il Dipartimento dei Vigili del Fuoco della Grande Mela. Il video mostra il fumo che si forma intorno alla batteria di una bici, prima che il dispositivo esploda e incendi il negozio King Electronic Hub. Il negozio era chiuso al momento dell'incendio e nessuno è rimasto ferito.

8.1.24

non è ancora uscito nelle librerie anche se è disponbile in pre ordine vorrei chiederti di quel giorno" (Rizzoli) di lorenzo tosa ma fa parlare di se è viene attaccatto dagli haters .

 l'autore parla coasi del  suo libri   


“Ma di cosa parla il tuo libro?”
E a tutti ho risposto sempre la stessa cosa, senza tremori apparenti: è la storia di mio padre, morto suicida quando avevo due anni e mezzo.E questo, fino a poco tempo fa, era quasi tutto quello che sapevo di lui.
Ci ho messo due anni per scriverlo.
Quaranta anche solo per immaginare di potere raccontare questa storia, impigliata in un oblio concordato che credevo di non avere il diritto di scalfire.
Ma è pure molto di più.
È il racconto degli anni ‘60 e ‘70 della politica e della contestazione che lui ha vissuto tra le fila di Lotta continua, e di come hanno finito per entrare nella traiettoria d’impatto degli anni ‘80. È la storia di un crollo dell’io e, insieme, di una generazione, nell’attimo in cui perde l’innocenza. Di padri e di figli, della salute mentale di cui prendersi cura e degli stigmi e dei muri che è arrivata l’ora di picconare.
E, in un modo che neanche potevo immaginare quando è cominciato questo viaggio, è la mia storia, forse un po’ di tutti NOI.
Ne è uscita, per distacco, la cosa più importante, faticosa, dolorosa, liberatoria che abbia mai scritto. Senza sconti per nessuno, in primis per me stesso . 

Infatti« Sapere o ignorare sono forme simmetriche di salvezza.» È in questo dittico contraddittorio e duellante l’innesco del racconto dell'ultimo  libro di Lorenzo Tosa. E l’inchiesta privata e corale su Bruno, suo padre, morto suicida il 2 aprile 1986, non può che partire dall’ultimo giorno e dalle ultime ore trascorse insieme. Lorenzo aveva solo due anni e mezzo, non può ricordarle ma può ricostruirle e in parte immaginarle, e da lì avviarsi nel lungo e tortuoso viaggio per ricomporre i pezzi di una storia finora taciuta, in un’operazione di omissione concordata messa in atto dalla sua famiglia. Lo farà parlando con chi Bruno lo ha conosciuto e amato, gli amici, i compagni, le donne della sua vita; ricorrendo alla memoria e ricucendo i frammenti di Bruno arrivati fino a lui, senza sconti per nessuno e per se stesso; scavando anche nelle proprie insicurezze di bambino, di giovane adulto e di genitore a sua volta, per rispondere all’urgenza di conoscere e raccontare suo padre. C’è quindi Genova in queste pagine, c’è l’Italia degli anni Sessanta e Settanta e la generazione della politica e della contestazione, il turbinare nell’aria e nei cuori di nuovi modi di stare insieme nell’amicizia e nell’amore, e lo scontro tra i padri e i figli che sarà la cifra forse più paradigmatica di quegli anni. Dentro la vicenda di Bruno Tosa, ragazzo di trentatré anni, c’è oltre  al ricordo  ,  la riflessione, così attenta e delicata nelle parole di Lorenzo, sul crollo psichico che porterà all’esito della vicenda, sullo stigma che il disagio mentale ancora si porta dietro, sulla cronaca di una morte non annunciata. Un racconto spietato e tenero, composto di silenzi e urla rabbiose, di presenze, assenze e abbandoni. Un cerchio che si chiude, nella salvezza che solo il conoscere può garantire, avvicinandosi un pezzo alla volta «a quell’utopia che chiamiamo anche verità».Per  momento  dalle recensioni  ed  i pareri letti mi sembra  che Lorenzo   abbia    fatto  come Il figlio di Bakunìn  film del 1997 diretto da Gianfranco Cabiddu e ispirato all'omonimo romanzo di Sergio Atzeni .Aspetto con ansia   di leggerlo e  le buone  recensioni


“Caro Lorenzo, ho divorato il libro.

Inutile dire che hai una capacità straordinaria di scrittura, ma questo già era noto. La storia è veramente molto interessante e ispira molti interrogativi e riflessioni anche più ampie della vicenda stessa, ma in generale sul concetto di famiglia italiana, sui tabù, i pregiudizi e le ipocrisie della nostra cultura. I personaggi poi sono davvero affascinanti, prima su tutti l’indomabile Nina. Complimenti per il coraggio, penso che questo libro sarà utile a molte persone che direttamente o indirettamente sono state impattate dal tema del suicidio o dei segreti familiari”.

                                   Elisa 🙏❤️


fanno ben  sperare cosi  come   la brillante  e  sagace  risposta    data    da Lorenzo  sullla   sua bacheca   facebook     a degli odiatori  

Questo è il livello assoluto degli hater che popolano i social.
Profili palesemente fake, dietro cui però ci sono persone in carne e ossa, che ti augurano pubblicamente il suicidio, tirano in mezzo un figlio (sì, in realtà è un maschio) mentre tre decerebrati - questa volta sì, reali - sghignazzano di gusto. Che è, tra tutte, forse la cosa più abietta e miserevole. Guardate, non mi interessa fare la vittima, che non sono. Anzi, sono consapevole che esporsi pubblicamente attira e attirerà sempre disagiati e meschinità di ogni genere.Se ho scritto questo libro, è per arrivare alle centinaia di migliaia di persone - e sono la maggioranza - che hanno la capacità, il coraggio, l’empatia per affacciarsi a vicende umane così dolorose, intime e universali a un tempo, e uscirne accresciuti.Ho pensato a lungo a cosa avrei potuto rispondere a una vigliaccheria simile, ma, alla fine, l’unica reazione davvero sensata è sapere che, anche grazie a lui/lei, leggerete questo libro in tantissimi, come già sta accadendo. Non c’è risposta migliore per chi scrive. Non potrei chiedere di meglio per il 2024.Lo trovate in preordine qui: 👉🏼 https://amzn.to/41HJBF4 E in tutte le librerie.





acca larentia il passato che non passa

DI COSA  STIAMO PARLANDO  




Mi spiace deludere IL Signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma come ormai d’abitudine, ogni anno la commemorazione della strage di Acca Larenzia diventa l’occasione per una celebrazione neofascista, e non accade solo sotto questo governo di estrema destra, cosa che dovrebbe farci seriamente riflettere sulla maturità delle nostre istituzioni democratiche. nel silenzio ( totale o quasi ) , nell’indifferenza e nell’impunità generale In centinaia, disposti in formazione militare, con il braccio teso in un saluto romano al grido di “presente” per ricordare i camerati caduti in via Acca Larentia, a Roma.Tutti lo sanno, ma nessuno interviene, come se fosse un normale raduno di militanti.Ma questo non è raduno, questo è un ritrovo dichiaratamente fascista. Questo è un reato, un crimine, una scena

semplicemente intollerabile in un Paese civile e democratico.
Sarebbe ora di di dire basta ma con i fatti non a parole a questa Ridicola la parata con procedura militare che irreggimenta le presunte truppe: chiede l’attenti, poi per tre volte ripete “per tutti i camerati caduti” e la risposta in coro è “presente”, con l’enfasi del saluto romano. Infine autorizza il “riposo” e scioglie i ranghi. Grotteschi nell’aspirazione di sentirsi per qualche minuto milizia fascista; grotteschi e ridicoli, certo, eppure non meno inquietanti.
Vedere che questa messa in scena accade autorizzata, tutelata e agevolata dalle istituzioni, dovrebbe spaventare ma ormai ci s'è assueffatti . Nulla c’entra una parata neofascista con il ricordo delle vittime del terrorismo. Lo stesso paese che procede all’identificazione di chi alla Scala grida “viva l’Italia antifascista”, che manganella studenti, che condanna al carcere chi organizza rave party, permette sul suolo pubblico questo tipo di eventi. Tutto in coerente continuità con la trasformazione autoritaria del nostro paese, dove queste pagliacciate servono a carezzare il pelo delle frange radicali di estrema destra che si sentono sempre snobbate e tradite dai “camerati” che hanno raggiunto poltrone di potere, ma che, incredibilmente, hanno ancora bisogno dell’appoggio di questi esaltati . Infatti  . Come dice Lorenzo Tosa

Questa non è l’Italia di Giorgia Meloni.
Questa è l’Italia punto. Che è e resta, come sempre, all’estremo ma anche in parte dei suoi apparati, fascista.E il governo Meloni, attenzione, non è la causa di questo scempio qui sotto, semmai la conseguenza. E la sua legittimazione.Lo voglio dire chiaro e a scanso di equivoci.Giorgia Meloni è, rappresenta, incarna politicamente e storicamente le immagini raccapriccianti di Acca Larentia.Ma quelle immagini lì, quel raduno, quegli avanzi di fognatura che fanno il saluto romano disposti in parata militare c’erano ieri, c’erano l’anno scorso, e c’erano tutti gli anni precedenti (come dimostra questo scatto) quando Giorgia Meloni neanche sognava di diventare Presidente del Consiglio. E tutti i maledetti anni pochi di noi hanno continuato a mostrarlo e denunciarlo senza che NESSUNO - destra, sinistra, centro, di sotto, di lato - abbia mai fatto nulla per impedirlo, perseguirlo o condannarlo. Tutti sapevano, ma nessuno ha mai fatto nulla. Troppo facile svegliarsi oggi e gridare allo scandalo dell’Italia ai tempi di Giorgia Meloni, troppo comodo, auto-assolutorio.Questa non è l’Italia di Giorgia Meloni. Questa è l’Italia punto. Che è e resta, come sempre, all’estremo ma anche in parte dei suoi apparati, fascista.E il governo Meloni, attenzione, non è la causa di questo scempio qui sotto, semmai la conseguenza. E la sua legittimazione.Prima lo capiamo tutti, meglio è.

Truffe digitali, ora spuntano quelle con l’intelligenza artificiale: “E io che pensavo fosse amore…”

da  Truffe digitali, ora spuntano quelle con l’intelligenza artificiale: “E io che pensavo fosse amore…” (msn.com)






«Certo che dispiace, essere ingannati. A me è andata bene, me ne sono accorta in tempo. Ma la truffa con l’intelligenza artificiale, quella davvero non me la sarei mai aspettata».Annamaria Armando è una donna coi piedi per terra. Fa l’operaia metalmeccanica, legge, ha pitturato da sola le pareti della sua casa nella campagna del Cuneese, coltiva i peperoni nell’orto, ha una vita piena di interessi. Eppure, stava per cadere in una romance scam, una truffa romantica via web, di quelle col belloccio che ti corteggia sui social per poi spillarti dei soldi
LANCIARE UN ALLARME – Cinque settimane, tanto è durata la sua corrispondenza con un fantomatico americano dietro al quale si nascondeva un’organizzazione criminale. Si è salvata grazie al suo fiuto e a un’amica che si è trasformata in detective. Ma se ha deciso di raccontare comunque a Oggi la sua storia, senza imbarazzi, è per lanciare un allarme: «Oggi la tecnologia rende tutto terribilmente reale. Anche le bugie». Ci arriveremo.Tutto ha inizio nel settembre scorso. La signora Armando ha due grandi passioni: il tiro con l’arco e gli animali. A tirare va con gli amici dell’associazione di zona, nel weekend: «È un bellissimo sport, condiviso da persone speciali».
IL GANCIO? GLI ANIMALI – Gli animali, quattro gatti in casa e tre galline nell’aia a parte, ama osservarli dovunque: nei documentari, sui social. Un giorno, su Facebook, le appare uno di quei reel che l’algoritmo di Meta invia automaticamente in base ai tuoi interessi: un volpacchiotto quasi addomesticato che si fa dare i grattini. Sotto il video, Annamaria lascia un commento minimo, («super!»), seguito da un cuoricino. «Mi aveva fatto tenerezza». Poco dopo, un uomo le risponde, in inglese: «Anche a te piacciono gli animali? Quali?».La foto è quella di un americano di mezza età, capelli brizzolati, occhi castani. Sul suo profilo Facebook c’è scritto che si chiama Jack, vive in New Jersey, è un ingegnere e fa volontariato coi disabili.




Video correlato: InPiazza, cosa ne pensano i messinesi dell'intelligenza artificiale? (Dailymotion)








































Lì per lì, scambiare due chiacchiere con uno sconosciuto su una pagina web affollata di procioni dispettosi ad Annamaria non pare poi così grave.Non che sia a caccia di flirt, tutt’altro. «Sono single e sto benissimo così». Il fatto è che alle superiori ha studiato inglese, le piaceva tanto ma poi non l’ha più praticato. «Mi sembrava una bella occasione per rinfrescare un po’ la lingua».

Truffe d’amore, la storia di Daniele suicida dopo aver scoperto l’inganno

SI PASSA SU MESSANGER – Dopo qualche messaggio pubblico, Jack la invita a proseguire la conversazione su Messenger, in privato. Dove vivi di bello in Italia, di cosa ti occupi, cose così. Lui, racconta, è un ingegnere, va in palestra, è divorziato e ha una figlia, Mia, di 13 anni. Da un paio di messaggi al giorno, la conversazione s’infittisce. Non che lo scambio sia poi questo granché: mentre Annamaria scrive delle sue letture appassionate, dell’interesse per le storie di mafia, per la meditazione, Jack non mostra di avere grandi argomenti di conversazione. Al massimo racconta della figlia, tira fuori qualche massima new age. Ripete insistentemente, questo sì, di essere un uomo facoltoso, di avere molte proprietà e “un contratto in ballo da un milione di dollari” che lo porterà presto a Londra, «così magari prendo un aereo, vengo in Italia e ci conosciamo». Ah, in vista del trasferimento nel Regno Unito Jack sta chiudendo tutti i suoi conti bancari negli Usa, “per sicurezza”.
LUI INSISTE SUI (SUOI) SOLDI - La signora Armando è perplessa: «A me dei soldi non importa nulla, perché tanti particolari?». Finché, ormai passato ai messaggi vocali (ottimo inglese, nessun accento particolare), il presunto ingegnere si mostra sempre più romantico. «Se il destino ci ha fatti incontrare un motivo ci sarà». «Sei unica». «Non vedo l’ora di baciarti».Annamaria lo ammette: avere qualcuno che ti chiama darling e ogni giorno ti manda un messaggino fa piacere. E però – donna concreta, dicevamo – resta sulle sue: «Mi pareva ridicolo: non ci siamo mai visti in faccia e scrivi che sono l’amore della tua vita? Ma dai…». Jack fa l’offeso («Perché dubiti di me?»), sparisce per giorni. Poi, sfodera l’asso: va bene, facciamo una videochiamata. L’appuntamento è per una domenica pomeriggio. Annamaria aspetta seduta sul divano, il cellulare in mano.
ARRIVA ANCHE IL VIDEOMESSAGGIO – Quando risponde, sullo schermo del telefonino appare Jack. Lui, in carne e ossa. «Il video era molto perturbato, ma era proprio l’uomo della foto: muoveva la bocca, la voce era la sua. Solo, non mi sorrideva mai, non capivo perché». Pochi secondi e la comunicazione cade. Jack richiama solo in voce («Scusa, qui c’è poco segnale»), scherza, le canta I feel good. «Non vivo sulla luna, sapevo delle scam, le truffe online, avevo anche seguito un’inchiesta in tv e soldi non gliene avrei dati mai. Ma dopo averlo visto in faccia perché avrei dovuto pensare a un inganno?».Ad aprirle gli occhi è un’amica: guarda che qualcosa non torna. Insieme si mettono a cercare sul web la foto di Jack, che ovviamente Jack non è. Il ritratto appartiene a un ex modello californiano, che con questa storia non c’entra niente.
L’AIUTO DELL’AMICA – Il copione, in compenso, è sempre lo stesso: ancora una manciata di messaggi e “Jack” avrebbe finto di aver avuto un intoppo con la carta di credito («Sai, non mi hanno attivato il nuovo conto corrente») avrebbe detto ad Annamaria che sarebbe stato così felice di venirla a trovare in Italia, certo però se lei avesse potuto aiutarlo coi soldi del biglietto…Le romance scam sono come la peste nera: +30% di casi e 5 milioni di euro sottratti in Italia solo nell’ultimo anno. Dati benevoli, badate bene, perché la maggior parte delle vittime (soprattutto donne) non denuncia: troppa vergogna.Alla fine, la signora Armando invece mette in fila tutto – il profilo di “Jack” con tre post in croce, le risposte generiche, l’insistenza sul fatto di essere ricco, il romanticume precipitoso – e blocca l’impostore su tutti i social.Resta lo stupore per la videochiamata, ed è questa la vera novità: grazie ai software di AI, oggi le gang – basi in Ghana, Nigeria, Costa d’Avorio – riescono ad animare qualche secondo di conversazione, a rendere viva anche una foto rubata. L’ho visto in faccia, era lui. Giustamente allarmata, Annamaria si rivolge alla Polizia Postale per fare una segnalazione. «Non mi hanno neanche fatta sedere in ufficio, né chiesto dettagli. “Eh, adesso fanno così”.Ma io questa cosa voglio raccontarla. Perché se ci caschi davvero, può fare male. Tanto».

Fiamma Tinelli