25.8.19

amore e libertà

ascoltando casualmente su youtube una  vecchia  canzone  anarchica   :   amore  ribelle  di Pietro  Gori    mi    sono ritornate  alla    mente  queste     storie  lette  le  prime due  su   repubblica .it   di  un periodo ancora   divisivo ed  usato ad  uno  e consumo di chi  vuole  strumentalizzare  ed    negare  tali  fatti o  approfondire   ma  da  una parte  sola   come  ho già    detto nel precedente  post : <<   invasioni barbariche ,   Unità d'Italia, Fascismo,lotta partigiana, foibe   ed  esodo Giuliano  Dalmata  solo colpa    del  pci     ed   di tito  ,   1960\1980   dominio della cultura  comunista  le cazzate sulla storia italiana sono praticamente infinite. >> 


Ecco, guardateli. Guardate gli sposi, quel giovane uomo, quella giovane donna, osservate quanto sono belli, sono belli da far piangere, ad aver voglia di piangere per la bellezza. Del resto, quale sposa non è bella il giorno delle sue nozze, e quale sposo non lo è mentre se la rimira dall'alto del suo radioso orgoglio. Solo che loro sono belli oltre misura, Rossella O'Hara diresti di lei, un principe diresti di lui, sono così belli che riescono persino a imporre unicità alla fotografia più comune tra tutte le immagini di circostanza; quante centinaia di milioni di immagini come questa dormono in vecchie scatole da scarpe e centenari album di famiglia sparsi per tutto il mondo. Non questa, questa è viva, e i due sposi guardano ancora il mondo e dal mondo si fanno guardare lassù in alto nella scansia tra le focacce e i pandolci nel negozio di un fornaio. Continuate a dare un'occhiata ai due sposi per favore, cercate di indagare nei particolari, perché nei particolari vive una storia ancora più grande e più bella di come possa sembrare. Difficile, capisco, l'immagine è rozzamente riprodotta con la fotocamera di un telefono, i dettagli che contano sono materia nascosta e anche se fosse evidente, ignota. Il vestito della sposa è di seta, la seta di un paracadute di un reggimento aerotrasportato inglese, il vestito dello sposo è di pesante stoffa di lana, la stoffa di una divisa del corpo delle SS naziste; e il bouquet di fiori della sposa, quel grande bouquet di così vividi colori, è fatto di fiori di carta, la carta velina della modulistica dell'ufficio amministrativo del campo di concentramento e lavoro forzato di Helmstedt, Bassa Sassonia. Il matrimonio è stato celebrato e certificato il 3 luglio 1945 dal comandante dei paracadutisti inglesi che lo hanno liberato, confermato due giorni dopo con rito religioso amministrato da un prete cattolico.
Il forno si chiama da Gianchettu, Bianchetto, perché questo è il nome del fornaio, e il suo negozio è nel carruggio di un borgo della Riviera di Levante dove vado a fare i bagni da tempo immemore. Mi piace portarmi a mare la mattina presto, mi piace essere il primo piede a scompisciare la spiaggia di ghiaietta che i bagnini hanno appena finito di pettinare, mi piace nuotare fino a non poterne più, asciugarmi in fretta e poi passare da Gianchettu a prendermi una fetta di focaccia lunga un braccio e larga mezzo, mangiarmela su una panca all'ombra scarsa di un oleandro, leccarmi le dita dell'olio che è olio buono e buttarci dietro mezzo bicchiere di un qualche vermentino del bar di fronte. Si fa presto a dire focaccia, ma impastare, lievitare e cuocere una focaccia di Riviera nell'aria madida di salmastro e non farne venir fuori una flaccida, aspra, rugginosa lasagna, ma una sfoglia tenera e croccantina, non è faccenda che ci riescono in tanti. Gianchettu, sì, e quella focaccia è un gran sollievo alle inappetenze della calura, ai gastrici dinieghi della macaia. Chissà se lui lo sa che il suo forno è una cura e un riparo, lui se ne sta là dietro in canottiera e berrettino a rimestare e infornare. Ma ogni tanto viene di qua per sorridere a sua moglie che sta al banco, le sorride per riposarsi un po', e gli deve piacere così tanto che gliene avanza anche per sorridere alla coda che aspetta scontrosa e sudaticcia la sua fetta di focaccia cadauno. Gianchettu è un fornaio sorridente, una rarità in assoluto, un'unicità tra i fornai rivieraschi; lo vedo sorridere a sua moglie da quando passo dal forno, diciamo vent'anni. E fa bene Gianchettu, non foss'altro perché la signora Teresa ha due occhi azzurri bellissimi e distanti, e uno sguardo in quei suoi occhi di quelli che ti viene da pensare che un principe straniero potrebbe da un momento all'altro prendersela e portarla chissà dove. Gli occhi della signora Teresa sono gli occhi della sposa del campo di Helmstedt.
È per via di quegli occhi, e, certo, anche un po' per quella focaccia così buona, per via del fornaio di Riviera singolarmente sorridente, che al termine di un ventennale tirocinio mi son preso la confidenza di chiedere alla Teresa chi fossero mai quei due sposi lassù dietro al suo banco. Quei due sposi sono suo padre Tullio e sua madre Theresa. E questo mi ha raccontato Teresa, la moglie del fornaio, nata Leocadia e detta Lola, che però si chiama Teresa perché ha voluto prendersi il nome di sua madre che non ha mai conosciuto perché è morta mettendola al mondo; tutto quello che sa di lei glielo hanno detto le fotografie e le storie di suo padre.
Dunque mi ha raccontato che sua madre Theresa è nata nella città polacca di Pabianitz da una cattolicissima famiglia di commercianti. Pabianitz è una città colpevole, ha inutilmente e sanguinosamente resistito alle truppe germaniche d'occupazione, e dunque è severamente punita con la deportazione in massa dei civili; Theresa è prelevata dalle SS all'uscita da scuola, ha appena finito il corso di dattilografia, ha ancora da compiere quattordici anni, è destinata al campo di Helmstedt. Il campo è su una miniera di salgemma, ben in fondo nella miniera ci sono i laboratori per la fabbricazione di componenti del prototipo di un'arma segreta della Luftwaffe; il lavoro nella miniera è per i deportati politici più pericolosi, quello nel laboratorio per i più specializzati, gli uffici sono destinati alle ragazze come Theresa.
E mi ha raccontato che Tullio è nato nel '17 a Monterosso, in Riviera di Levante, da una famiglia di sarti e barbieri dove i maschi sapevano fare l'uno e l'altro mestiere assieme e anche dipingere e scrivere poesie e anelare alla rivoluzione socialista. Tullio è partito alla guerra da marinaio e dopo l'8 Settembre se n'è tornato a casa; quando i fascisti sono andati a prenderlo per arruolarlo nella Repubblica Sociale, lui si è fatto trovare in casa, era una testa calda. Lo hanno deportato a Fossoli; di quel campo non ha mai voluto parlarne, solo, morendo, ha lasciato sul comodino dell'ospedale un biglietto in cui diceva di un orrore che non poteva dimenticare, per il resto ha solo raccontato che a salvarlo dalla morte è stato il suo mestiere, un sarto è sempre di grande utilità in un posto dove ci sono tanti uomini in divisa, specialmente poi se è anche un barbiere.
Il campo di Helmstedt non è un campo di sterminio anche se c'è l'edificio per le eliminazioni, il vitto è uguale per tutti, un filone di pane da dividere tra i sedici componenti della baracca e una patata con l'acqua di bollitura a testa al giorno; nel campo tutto era proibito tranne eseguire gli ordini, Tullio ha portato per tutta la vita le cicatrici delle percosse che ha ricevuto disobbedendo alla regola, il suo nome era un numero, o altrimenti "tu, merda". Tullio ha raccontato che il primo ricordo che aveva del campo era il canto di un gruppo di polacchi, cantavano inni sacri polacchi mentre le guardie lì picchiavano, prendevano le bastonate e continuavano a cantare, cantare era proibito, era proibito anche pregare a voce alta. Era proibito festeggiare anche il Natale, e per questa ragione Tullio ha conosciuto Theresa; quella polacchetta era una testa calda e nel Natale del '44 era diventata famosa in tutto il campo perché s'era risaputo che, rischiando la morte, aveva rubato un rametto da un albero e con la carta colorata rubata negli uffici aveva allestito un alberello natalizio nella sua baracca, era furbissima e riusciva a nasconderlo alle ispezioni giornaliere. Così Tullio si è intestardito di conoscerla la testa calda polacca, e ci è riuscito trovando il modo di arrivare all'ufficio dove dattilografava. L'ha vista, era bellissima e piena di fascino ribaldo, e si è innamorato; e siccome era anche lui un uomo molto bello e molto affascinante, anche Theresa si è innamorata, così, in un lampo. Tullio ha raccontato che la cosa strana in quel campo dove nessuno pensava a altro che a sopravvivere, dove essere buoni d'animo era come suicidarsi, fu la gran complicità generale per quegli innamorati, così che riuscirono a scambiarsi persino dei biglietti, e a promettersi, e a sopravvivere fino alla liberazione.
Naturalmente il vestito della sposa e il suo lì ha tagliati e cuciti Tullio. Che ha preso la sua sposa e se l'è portata in Riviera, e alla stazione c'era tutto il paese ad aspettarli, in testa la cara, vecchia mamma, che per prima cosa si è schiantata sul figlio con uno schiaffone tremendo, perché, con tutto quello che gli era successo, Tullio si era dimenticato di aver lasciato al paese una promessa sposa, nientemeno che la nipote del parroco, e queste cose non si fanno. E poi sono vissuti felici e contenti, tanto da fare una figlia e poi un'altra, e l'altra è la signora Teresa che non ha mai conosciuto sua madre e quello che sa di lei sono le fotografie e i racconti. Che è quello che so io e che ora sapete voi. E tutti quanti sappiamo da quelle fotografie un'altra cosa, sappiamo che persino nella più vigilata fortezza dell'inumanità, nel più schifoso tabernacolo del sadismo, nel tempo dove niente di buono è ammissibile e plausibile, ecco che anche lì non tutto è perfettamente e eternamente predisposto e stabilito. Questo nel caso che al tempo presente dovessimo sentirci deprimevolmente impotenti.   


Una squadra della 36° Brigata Garibaldi (1944 - 1945). Credit: Fototeca Gilardi

I ragazzi che fecero la Rivoluzione

L’ordinamento repubblicano affonda le radici nei principi dei tanti giovani che scelsero la Resistenza e la libertà. Una storia che non si può dimenticare

il fascino mai morto dei romanzi a puntate sui giornali . il caso de L'animale più pericoloso di Luca d'andrea per repubblica

Anche i noir \ gialli a puntante sui giornali ( come un tempo ) sono avvincenti ed intensi specie se l'autore sa scrivere bene . Leggere l' incipit de "L'animale più pericoloso" di Luca D'Andrea con ottime illustrazioni di Agostino Iacurci pubblicato dal 10 agosto ad oggi 25 agosto sul quotidiano la repubblica . Sedici capitoli, di quattro pagine l'uno, con una copertina speciale per ogni puntata: nella prima ci sarà un'aquila perché in ciascuna delle cover realizzate da Agostino Iacurci ci sarà un animale diverso

"L'animale più pericoloso": su Repubblica il giallo dell'estate di Luca D'Andrea a puntate

Incipit
L'ansia la costrinse a uscire in anticipo, la rabbia a lasciare il mazzo di chiavi in bella vista al centro del tavolo in cucina. Chiusa la porta, tornò a respirare. Superò il panificio della signora Kircher, il bar di Alois, il Despar, la filiale della Volksbank e il negozio di articoli sportivi del signor Wegener con la statua di Sepp Innerkofler testa bassa, sudando sotto la tuta da ginnastica di una taglia più grande che indossava non per il freddo  [... ]
alla faccia di chi reputa il metodo antico e da nostalgici e delle paure del giovane autore

Risultato immagini per Luca D'AndreaL'unico modo che conosco io è ficcarmi nei guai. Cercare stimoli, spunti. Sfide. Con la pubblicazione del mio ultimo romanzo, "Il respiro del sangue", avevo la sensazione di aver concluso qualcosa, forse una tappa del mio percorso, e quel sentore di Sehnsucht mi era rimasto incollato addosso più del solito. Poi è arrivata la telefonata. "Ci piacerebbe avere un tuo romanzo a puntate, un feuilleton. Sei dei nostri?". Come dire: Achab sa resistere a uno sbuffo all'orizzonte? Solo una volta chiusa la comunicazione mi sono reso conto in che guaio ero andato a cacciarmi. Non solo per le differenze fra romanzo e feuilleton, in pratica quelle che intercorrono fra un film e una serie tv. Non solo per gli spazi, visto che un feuilleton conta le battute, un romanzo le pagine se non i capitoli. Ma soprattutto per i tempi. Il feuilleton è figlio dei giornali e la redazione di un giornale è un formicaio impazzito in cui le notizie diventano lettera morta nel giro di pochi minuti, gli articoli si allungano, si accorciano o si eliminano in un battito di ciglia. Lo studio di uno scrittore è una specie di tempio a gravità zero senza incenso e con il ticchettio della tastiera al posto del suono delle campane tibetane. Quello che il formicaio chiedeva al tempio senza incenso erano sedici puntate da ventimila battute ciascuna in... era la seconda metà di giugno e la puntata numero uno sarebbe "andata in onda" ai primi di agosto, calcolando i tempi tecnici (inventare, scrivere, riscrivere, controllare, sacramentare, riscrivere...) quattro, forse cinque settimane di lavoro contro i soliti otto, nove mesi. Volevo una sfida? Eccola servita: un nuovo modo di ragionare le storie, un nuovo ritmo con cui tenere incollati lettori (i quali, mi faceva notare una vocina ansiosa e saccente, non avrebbero scelto una mia storia, ma che l'avrebbero trovata fra le pagine del proprio quotidiano preferito...) e nuovi modelli in cui cercare, se non ispirazione, almeno conforto. Non Dumas, ma Chandler, Hammett e il mio preferito: Jim Thompson. Ecco perché dovrebbe esserci del jazz in sottofondo.

Un noir che ti tiene incollato alla pagina isolandoti dal mondo e dai richiami familiari  

23.8.19

l'inizio ( ? ) del razzismo in italia 30 anni fa l’omicidio di Jerry Masslo. Quando scoprimmo di essere razzisti

di cosa  stiamo parlando 
Negro di m.": a Roma scritta razzista sull'auto di medico della Croce Rossa

L'insulto contro un dottore trentenne originario del Camerun dell'Area salute del comitato nazionale della Cri. Era andato a cena fuori e aveva parcheggiato al Pigneto. Un anno fa a Cantù una paziente rifiutò di farsi curare da lui perchè di colore

Un medico della Croce Rossa italiana (Cri) ieri sera è stato vittima a Roma di una aggressione a sfondo razzista. A raccontare la dinamica dell'accaduto all'Adnkronos è proprio la Cri. Ieri sera Andi Nganso, un medico 30 enne originario del Camerun impiegato nell'Area salute del comitato nazionale della Cri era andato a cena fuori e aveva parcheggiato al sua auto personale al Pigneto.
Terminata la cena il medico è tornato alla macchina e ha trovato la frase incisa forse con una chiave 
Andi Nganso, 31 anni 
sul cofano. Sull'auto era ben visibile l'adesivo della Croce Rossa sul parabrezza. Il 30enne ha subito sporto denuncia.
"Non bastavano gli insulti al volontario di Loano - dice Francesco Rocca il presidente nazionale Croce Rossa - ieri notte un nuovo episodio esecrabile a Roma. È ora di fermare questo clima di razzismo, odio e intolleranza che sta crescendo nel nostro paese. Ribadiamo con forza e passione che 'Siamo tutti fratelli e tutti con Andi".
Nel gennaio di un anno fa mentre era in servizio nell'ambulatorio della Guardia medica di Cantù, in Lombardia, subì un'altra offesa: una donna rifiutò di farsi assistere da lui, perchè di colore. Lui rispose ironicamente sui social: "Ti ringrazio. Ho un quarto d'ora in più per bere un caffè"







Ora  Partendo     da  questo estratto    ( qui  il post integrale  )    di Andi Nganso del protagonista  dell'ennesimo atto   di razzismo    citato prima  

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A voi, concittadini sensibili alla battaglia antirazzista:
Ci viene facile continuare a pensare che il razzismo in Italia sia degenerato negli ultimi mesi con il precedente governo. È una falsità.NON SIAMO DI FRONTE AD UN’ EMERGENZA, né tantomeno di fronte un'emergenza la cui sola responsabilità è da imputare al governo dimissionario.Siamo, invece di fronte a un persistente problema culturale del rifiuto del diverso che non possiamo più liquidare con delle semplici frasi ad effetto.Non è più sufficiente denunciare il razzismo e basta. L'antirazzismo è una lotta che, per essere combattuta, necessita vera onestà intellettuale e un impegno che non sia solo radicamento retorico spolverato di umanità.Vivo in Italia da 13 anni e non mi ricordo un periodo nel quale non sia stato testimone di atti di razzismo. I ragazzi nati e cresciuti qua non hanno mai avuto il privilegio di poter dire che hanno passato periodi con meno aggressioni verbali e fisiche.
L'immagine può contenere: auto e spazio all'aperto

 [.... ]
Mi ha riportato alla memoria questo che smentisce clamorosamente quelli che : nascondono la testa sotto la sabbia , che sminuiscono i segnali ( già presenti nella nostra cultura e politica vedi i pogrom contro gli slavi ad iniziare dal 1920 e l'italianizzazione forzata in Jugoslavia e al periodo dai divieti contro i matrimoni misti durante l'impresa coloniale in Africa ( 1936 ) e le leggi razziali ( 1938 ) che vennero abolite solo 1947 . 

E le politiche della Lega



30 anni fa l’omicidio di Jerry Masslo. Quando scoprimmo di essere razzisti



VILLA LITERNO – Trenta lunghissimi anni. Era il 25 Agosto del 1989 quando nelle campagne di Villa Literno veniva ucciso Jerry Essan Masslo, da una banda di balordi del luogo, per essere derubato dei pochi spiccioli guadagnati in una giornata intera passata nei campi a raccogliere pomodori.

Dopo quella morte, la morte di un ragazzo sudafricano che a dicembre avrebbe compiuto 30 anni, l’Italia scoprì di essere razzista.Tanto tempo è passato ma ogni volta che arriva questa data, e quest’anno più che mai, tocca fare il punto della situazione in fatto di politiche migratorie che, soprattutto in queste terre, hanno visto scorrere molto altro sangue: basti pensare alla tremenda strage di San Gennaro del 2008 quando la “cieca” mano della camorra sparò nel mucchio di una sartoria per punire l’intero popolo africano.Dalla morte di Jerry ad oggi le politiche riguardanti l’immigrazione sono oltremodo peggiorate. Il sacrificio di Jerry Masslo rappresenta sì la storia di trenta anni fa, ma è anche drammaticamente attuale.Era un rifugiato che scappava dall’apartheid ed oggi è sotto gli occhi di tutti come spesso la politica abbia aizzato all’odio sociale che non risparmia nemmeno i rifugiati. Jerry, all’epoca, lavorava per trecento lire ad ogni cassetta di pomodoro ed ancora oggi c’è caporalato e schiavismo nei campi.«L’omicidio di Jerry Masslo commosse l’Italia – scrive in una nota la Comunità di Sant’Egidio – provocò la prima grande manifestazione antirazzista dell’ottobre 1989 e spinse il governo di allora a emanare i primi provvedimenti per la regolarizzazione dei migranti con la legge Martelli. Da allora in poi molte cose sono cambiate ma resta il gravissimo problema dei braccianti stranieri sfruttati nelle campagne per pochi soldi e costretti a vivere in alloggi più che precari. E restano soprattutto sentimenti di intolleranza e di xenofobia – cresciuti purtroppo negli ultimi tempi – che occorre condannare. L’Italia – prosegue l’organizzazione – se tiene al suo futuro, deve allontanare ogni radice di odio e di discriminazione e puntare su integrazione, diritti e un lavoro dignitoso per tutti».Che la morte di Jerry non sia vana, dunque, e per non dimenticare sabato 24 agosto alle ore 17 al cimitero di Villa Literno una delegazione di italiani e stranieri, provenienti da Roma, Napoli e altre città, darà luogo ad una marcia silenziosa alla fine della quale, la Comunità di Sant’Egidio, i sindacati, le associazioni e alcune autorità locali ricorderanno il sacrificio del bracciante sudafricano senza dimenticare un omaggio alle tombe di migranti, senza nome, collocate accanto a quella di Masslo e che ospitano le spoglie mortali di giovani africani che si trovavano in quelle campagne per il lavoro stagionale dei campi e di cui non si conosce nulla. Ricordando, in questo modo, tutti i migranti che in Italia sono morti nelle campagne, nel raccogliere i frutti della terra, e coloro che hanno perso la vita durante il trasferimento nei campi o mentre facevano ritorno nei luoghi dove alloggiavano.Non dimentichiamo Masslo e non dimentichiamo nemmeno che in questi 30 anni si è moltiplicata in alcuni settori della politica e della società una sorta di “cattiveria” verso i migranti. Una cattiveria che è contro la storia e contro quello in cui credeva Jerry Masslo: la multiculturalità e la convivenza civile. Ripartiamo da qui: ripartiamo da Villa Literno.

22.8.19

se anche un family day come Mario Adinolfi usa il corpo non il suo ma quello della moglie per rispondere alla Boschi intervernndo nell polemica fra lei e salvini siamo alla frutta

  di cosa  stiano parlando  
  della polemica     tra M.Elena Boschi ed omaso Montanari    su come   l'uso del corpo generi  sessimo  .  qui https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/08/salvini-vhs-boscjhi-la-boschi-le-mummie.html la  vicenda 



sfogliando  uno dei tanti aggregatori di news  ho trovato     questa   del  

https://www.ilmessaggero.it/politica/  di  Martedì 20 Agosto 2019


Foto Boschi, Adinolfi le risponde con il selfie della moglie: è sfida tra sexy bikini



Foto Boschi, Adinolfi le risponde con il selfie della moglie: è sfida tra sexy bikiniÈ guerra tra scatti in bikini tra Maria Elena Boschi Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che ha pubblicato su Facebook una foto della moglie, Silvia Pardolesi, in risposta a quella pubblicata nei giorni scorsi da . Continuano le provocazioni sui social a suon di foto e selfie. Dopo la risposta della Boschi a Matteo Salvini (foto in  pubblicata su Instagram al mare in compagnia di alcune amiche), nella serata di ieri Mario Adinolfi ha pubblicato una foto della moglie in costume. Adinolfi ha commentato la foto con queste parole: “Comunicato stampa della presidenza nazionale del Popolo della Famiglia sulla attuale crisi di governo: Maria Elena Boschi nun te temiamo”.


Sotto la foto si sono susseguiti molti commenti. Qualche utente approva la scelta della foto scherzandoci su: “Il primo post degno di nota sul tuo profilo. Dai, ci sono segni di miglioramento. Confido in te”. Altri utenti, invece, non approvano e rispondono piccati: “Di cattolico hai solo le fesserie con cui ti riempi la bocca”. Ma  quelli    più  belli   sono ques'ultimi




2019-08-20 17:32:01
io non metterei mia moglie in mostra. roba da cuckold

2019-08-20 20:43:10
più che altro roba da cretini...

2019-08-22 13:24:48
ma tua moglie che deve fare quello che dici tu o quello che vuole lei ?


Ora  Lo so che  dovrei smettere di   <<  ascoltare   chiunque  ogni lamento   (   cit  ) >> e mandare   certe    persone    a  fncl   sopratutto quelli che   seguono     come automi   e anziché criticamente  ( questi ultimi  anche  se  diversi da  me  sono i miei preferiti    , quelli con cui  vado  più d'accordo anche  se   con divergenze  nel percorre  la  strada    della  vita  )  che predicano bene ma  razzolano   male  citando  ad minchiam     tali canzoni (   o meglio strofe  di canzoni )  ed  autori  su  cui  nella maggior  parte  dei  casi  ci spuntano sopra  

(... ) Così una vecchia mai stata moglie
Senza mai figli, senza più voglie
Si prese la briga e di certo il gusto
Di dare a tutte il consiglio giusto(... ) 

Risultati immagini per il senso del pudore oggi non è più comune
  e senza  contestualizzare   e   vedendo  a differenza     da  ciò che  all'epoca    era  trasgressione  \  rottura  schemi    ed   oggi   che  ha  perso diventando  nella maggior  parte  dei casi conformismo  e convenzione per  arrivare  in moli   casi  all'esibizionismo gratuito  .

Quindi   non è   questione    d'essere  come dicevo   qualche   tempo fa  bacchettoni   e censori ma  di  buon senso  e  d'avere  un senso del pudore   .
Infatti    non si risponde , questo  è  quello che  vuole dire  Montanari  (  vedere  link precedente  )  ad  atteggiamenti  da  maschi  allupati ( metaforicamente  😆😇  o  commenti  sessisti  abbassandosi  a loro livello  ma  un po'  di pudore    .....    anche   nel trasgredire  e nel  rispondere  la stessa cosa  vale  per  Mario  Adinolfi ( e  simili  )  una  delle poche  persone  che   ho eliminato dai contatti  , perchè  insieme  a  L.M  che  ancora tengo fra  i contatti anche  se  con post  nascosti   visto che la  conosco da quando    è nato  il blog  ,   troppo diverso e carico d'odio .
Allora  come rispondere    ?  i  sistemi  sono   :   il silenzio e  l'indifferenza    tanto   Salvini    scrive o dice  una minchiata ...ehm... fesseria   o al giorno  pur   di rimanere  sulla  cresta   dell'onda   del  potere  .,   con una faccina   \ gif    sorridente  . Io avrei  usato il primo metodo  . Cosi    la storia  si sarebbe   sgonfiata subito    evitando  di riemoire i media ed i social  di   una  polemica  che   sa  da bega  di pollaio   e  ci  saremo evitati    di leggere  l'intervento    di  un politico fallito    o di cui   Si può scrivere un libro intero su uno zero a cui si farebbe troppo onore liquidandolo con una riga.(Karl Kraus)


21.8.19

Salvini Vs Boschi La Boschi, le mummie e il corpo delle donne e la polemica secondo sterile fra le femministe e non solo al post di Tomaso Montanari

in sottofondo  una canzone    che   a mio avviso  piena  d'ironia    che  in questa canzone, ci sta a pennello ! Visto che l'universo femminile.... è complicato.. 😁



Visto che  anch'io mi  sono trovato    nell'occhio  del ciclone (  ovviamente  solo email  private .    neppure  il coraggio ,  che gente ,   di un dibattito  pubblico  )   per  questo mio post 

Una donna che va in cerca o sta con uomini stupidi e cafoni è come loro è come ( se non addirittura serva o cieca ) loro.

ho deciso leggendo e le polemiche ed  attacchi  del predico bene ma  razzolo  male     di certa   fogna nazionalistica    come  questo articolo de https://www.ilprimatonazionale.it/       che esso ha provocato questo Twitter di risposta di


Tomaso Montanari
@tomasomontanari


L’uso politico del corpo delle #donne è inaccettabile anche se a farlo è una donna. Con questa foto
@meb ha legittimato centinaia di vignette e frasi ignobili sul suo corpo. Come dice #Kant nessuno può usare la persona come un mezzo invece che un fine, nemmeno la persona stessa..
Cita Tweet

maria elena boschi
@meb
· 18 ago
Salvini che dice: “siamo attaccati da un gruppo di renziani” ci sta facendo uno spot pazzesco e neanche lo capisce. Per noi prima di tutto viene il Paese, non le ambizioni personali. #CapitanFracassa dice che io sono una mummia: un saluto a tutti dal mio sarcofago


11:50 AM · 19 ago 2019·Twitter for iPhone

di dare   ragione  schierarmi con   Montanari  . Egli  ha il mio sostegno. Purtroppo è vittima di un attacco continuo, in nome di un femminismo becero, che non ha nulla a che fare con quello delle origini e che vede attacchi sessisti ovunque, senza capire nulla. Meno male che siamo nell'epoca della libertà di parola. Infatti     egli replica  alle  accuse   anche   femministe  cosi  : 
 << (...)    sono uno storico dell’arte da sempre interessato al rapporto tra il potere e la rappresentazione del corpo (tema cui ho appena dedicato un ciclo di dodici trasmissioni su Caravaggio, per Rai 5), ho visto in questa strategia comunicativa una spia inconfondibile, e ho commentato con questo tweet: «L’uso politico del corpo delle donne è inaccettabile anche se a farlo è una donna. (...)  continua  qui  su   https://volerelaluna.it >>.  Concordo    sempre   con lui quando  dice (  anche se autocitandosi  )    sempre  sulllo  stesso articolo  dice 
A me pare che quel tweet riveli una cosa sola: il totale introiettamento della cultura del dominio maschile. Come molte altre donne di potere, la Boschi si è del tutto conformata al modello dominante, nel modo più docile e naturale: usando il proprio corpo come quel modello si aspetta. Quel tweet assume tutti i disvalori elencati da Ranieri: con quella fotografia la Boschi si allinea, per esempio, a coloro che hanno vituperato la Bindi o la Merkel, le quali non avrebbero potuto negare di essere mummie ricorrendo a un selfie in bikini.La Boschi sceglie dunque di fare politica col suo corpo, di ridurre se stessa al suo corpo. Lo espone senza rendersi conto di reificarlo, riducendo se stessa a cosa: merce nel mercato della politica del dominio maschile. Per questo ho citato Kant: «Tutto ha un prezzo, o ha una dignità. Ciò che ha un prezzo può essere sostituito con qualcos’altro come equivalente. Ciò che invece non ha prezzo e dunque non ammette alcun equivalente ha una dignità». E ciò che «possiede una dignità, cioè un valore assoluto in sé», è «l’uomo, considerato come persona». L’uomo «elevato sopra ogni prezzo» perché non è «un mezzo per raggiungere i fini degli altri, e nemmeno i suoi propri, ma come un fine in sé: vale a dire egli possiede una dignità (un valore interiore assoluto) per mezzo del quale costringe al rispetto di sé tutte le altre creature ragionevoli del mondo, ed è questa dignità che gli permette di misurarsi con ognuna di loro e stimarsi uguale a loro». Chiunque voglia un metro oggettivo per capire cosa è destra e cosa è sinistra oggi, prenda atti, politiche, leggi, discorsi, carriere e perfino tweet e selfie e li misuri su queste parole di Kant. Il risultato sarà chiarissimo: e devastante.Perché tutto questo è così importante? Perché nella biopolitica dei corpi (non dimentichiamoci dei corpi sommersi, mutilati, affogati, carcerati che sono il lato oscuro dei corpi trionfanti della “primavera di bellezza”) il messaggio delle immagini è forse l’unico efficace. E se qualcuno guarda quali foto di se stesse postano le ragazze italiane di 13 anni sul proprio account Instagram, capirà quale sia il potere seduttivo e quali le prospettive future della mercificazione, della “cosificazione”, del corpo delle donne.Ebbene, da quale parte gioca – in questa battaglia cruciale per la nostra comune umanità – l’autoritratto estivo di questa giovane e potente donna della sinistra-di-destra?La risposta mi pare fin troppo chiara, e denunciarlo non significa affatto voler dire a una donna cosa deve o non deve fare del suo corpo: significa dirci apertamente a che punto siamo nella lunghissima notte di un dominio maschile che può contare purtroppo su moltissime alleate.
Ed    dopo  aver letto,  soprattutto   quella  in cui si  parlava    di  manuali di  difesa  femminile,   le  schede  storico  ed  introduttive   del     n 10  di Cani Sciolti  (    foto  da   catturata  a   sinistra  )   fumetto   di  Manfredi\ mauro    , provo  a  lanciare  una  provocazione destinata    a tali donne  e  non solo     .
 Le  donne d'oggi   , soprattutto quelle  più  vicine al modello di patriarcato   e di sessismo    dominante   , dovrebbero  leggere o  rileggere      tali manuali  ,  il  primo  del 1968\9



  il secondo del  1955 


  che      se  pur  : << (  .....  )  scritti   con stile raffinato  .  da  donne   tanto   eleganti quanto  raffinate  , questi manuali  non posso essere  considerati  appieno   titolo femmnisti .  Le femministe  , infati , rivendicano  la parità tra  i sessi  ., mentre  questi  testi  danno per  scontata   la condizione di sudditanza   della dona   dalla ptima infanzia  all'adolescenza ,  dal matrimonio  alle crisi coniugali  . Tuttavia  ,in  entrambi  i  casi    lo scopo  è  quello  >>  ecco  perchè  li  ho messi come letture  consigliate   <<  di sostenere le battaglie femminili e    di  offrire  strumenti di vera  e propria lotta  , anche  domestica  contro il predominio maschile  . (....)  >> continua  sul  numero   del  fumetto  [ foto al  centro   ]
Cani sciolti - Riti pagani - n. 10 - agosto 2019 - mensile -

Oggi posso essere  ancora  utili   anche   se   vanno   adattatati   all'oggi    visto che propongono    in modo lieve  ed  ironico    d'aggiungere    consigli   utili alle  donne  su come  difendersi     da gli uomini ed  eventualmente  sfruttarne  a  loro  vantaggio   i  difetti  ,  le  contraddizioni    con astuzia  .  Ovviamente    a     ciò   aggiungendovi    come  suggerisce    quest'opera  Tiziano Muzzana  un manuale  di  difesa   di arti marziali

Manuale pratico di autodifesa femminile pe r il corpo e l'anima

autodifesa femminile coverUn'intensa esperienza di lettura grazie agli insegnamenti di Tiziano Muzzana, uno dei maggiori esperti italiani di autodifesa femminile. Senza pretendere di insegnare le arti marziali, l'autore indica con chiarezza il cuore del problema: per difendersi efficacemente non serve solo la tecnica, ma anche lo spirito adatto. E così costruisce pagina dopo pagina i requisiti essenziali che una donna deve assolutamente possedere uscire da situazioni che possono avere gravissime conseguenze fisiche e psicologiche. Come evitare le situazioni pericolose, la determinazione con cui reagire, i punti dove colpire, il modo di muoversi e di preparare il corpo, sono i punti essenziali chiariti senza mezzi termini, con spietata durezza e con amorevole apprensione. Questo ebook è un piccolo capolavoro di suggerimenti vitali diretti al cuore d


 non  sarebbe    un antidoto  sia   al   sessismo      dilagante  , SIC    anche  fra   le  donne  ,   sia  contro  la  violenza  di  genere o femminicidio ? a  voi il parere