volevo pubblicare io stesso un articolo del genere , ma Franco Baumann sul ng it.media.tv il 30 ottobre 2005 16.22 mi ha anticipato . Sotto trovate il suo post . senza commento e aggiunta ( se non la vignetta di altan presa da questo bellissimo sito http://www.wineathomeit.com molto interessante ---- trovato cerco foto da \ vignette da mettere in questo post --- e secondo me attinente al post ivi riportato copia e incollato )
Da alcuni anni è in corso il tentativo di ridare orgoglio nazionale agli italiani, ricordando loro le glorie nazionali e riesaminando il passato con l'obbiettivo di ricostruire una 'memoria condivisa' per quanto riguarda i momenti di divisione e financo guerra civile. Vengono rinverdite feste nazionali in disuso e nelle manifestazioni si da molto spazio a forze armate e bandiere italiane.Questo non è opera solamente dell'attuale maggioranza parlamentare, che potrebbe essere accusata di interessi di parte nella cosa, ma anche in primo luogo dal Presidente della Repubblica Ciampi le cui buone intenzioni non mi pare il caso di mettere in dubbio: da buon patriota è convinto che la salute di una nazione derivi dai suoi valori condivisi e dall'amor di patria. In questi ultimi anni numerose fiction televisive si sono adeguate a questo programma di rinascita dello spirito nazionale, illustrando episodi storici come le foibe, Cefalonia, la sollevazione di Milano, la guerra civile e poi biografie di italiani illustri quali De Gasperi e Meucci. Anche le innumerevoli fiction d'argomento religioso sono spesso intrise di italianità.Dire che non sta funzionando è poco.La depressione nazionale prosegue imperterrita se non aggravandosi. Sfiducia nel futuro, paure di ogni genere, astio e ideologizzazione spinta si sposano ad un declino economico visibile e, peggio ancora, alla convinzione di un futuro declino peggiore.Come minimo si potrebbe sostenere che i media, e la televisione in particolare, non sono onnipotenti. Notare il fatto che la nazione demograficamente più vecchia del mondo non può non essere dominata dalla paura e dall'astio tipico dei vecchi.Ma credo che la cura - la restaurazione dell'orgoglio nazionale - abbia qualcosa a che fare con la malattia, esacerbandola.Un principio sicologico molto semplice prescrive di assumersi la responsabilità di tutto cio' che ci capita, nel bene o nel male, magari esagerando le nostre responsabilità: l'assunzione di colpa ha la contropartita positiva nella convinzione di essere padroni del proprio destino. L'abitudine di dare la colpa di tutto agli altri, di negare le nostre responsabilità nei nostri fallimenti, anche quando potrebbe essere giustificata, ha l'effetto alla lunga di distruggere radicalmente la fiducia in noi stessi e farci sentire impotenti e perseguitati, privi di controllo sul nostro destino. Le nazioni non sono persone ma si può fare un'analogia, poichè questi sceneggiati sono rigorosamente a senso unico, con buoni italiani vittime della cattiveria di stranieri o, a volte, cattivi italiani al servizio degli stranieri. Il caso limite fu lo sceneggiato sulle foibe con italiani-angeli-vittime e slavi-demoni-carnefici: non una parola sulla pulizia etnica tentata dagli italiani in Slovenia fra il1941 ed il 1943 e che contribuirebbe a rendere le sofferenze italiane in Istria più chiari e comprensibili invece di farli passare come una manifestazione di Male Assoluto ispirato dal demonio. Persino il caso praticamente isolato di assunzione di responsabiltià italiane, cioè le leggi razziali del 1938 (mentre il fascismo aveva fatto di ben peggio), è comunque descritta effetto di cattive compagnie. Insomma, a forza di offuscare la nostra storia con menzogne, disinformazioni e depistaggi, otteniamo l'effetto esattamente opposto: invece di rinvigorire l'amor di patria lo deprimiamo. Si crea al massimo un patriottismo da 'right or wrong my country' che è la negazione stessa della giustizia. In questi termini l'amor di patria non è diverso dall'adesione ad una ideologia (ed il nazionalismo è fatto più morti di nazismo e comunismo). La critiche dall'estero sono di per se' respinte, mentre le critiche dall'interno, da italiani, sono interpretate come tradimento. La colpa è sempre degli altri. Ma alla fine, al massimo, questo amor di patria ha l'effetto di creare emozioni vuote come il cordoglio nazionale per i morti di Nassirya, che non ha spostato un voto o un'opinione ed è stato rapidamente dimenticato. Forse ci vorrebbe un qualche sceneggiato sui crimini degli italiani nel mondo: in Libia, in tiopia, nei Balcani - di storie ce ne sarebbero. Di recente uno degli storici italiani migliori, Angelo del Boca, ha pubblicato 'Italiani, brava gente?', cioè appunto una storia dei crimini italiani dall'unità alla seconda guerra mondiale -tutte storie in gran parte mai sentite e ampiamente documentate. Non è un libro originale, nel senso che Del Boca, oggi anziano, rielabora materiali delle sue monumentali storie del colonialismo italiano di cui è il massimo studioso. Magari si potrebbe far vedere il film prodotto nel 1981 da Gheddafi 'Il Leone del Deserto' con Anthony Quinn, Oliver Reed, Rod Steiger, irene Papas, John Gielgud, Raf Vallone e Gastone Moschin (non un capolavoro ma niente male) sulla resistenza libica contro gli italiani di Graziani.Sarebbe un primo passo verso un'assunzione di responsabilità e magari guarigione.
mi piacerebbe sentire i vostri pareri in merito non importa se condividiate o meno
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