Civiltà vuol dire, anzitutto, volontà di convivenza. Si è incivile e barbaro nella misura con cui ciascuno senta il rapporto reciproco con gli altri. La barbarie è soprattutto tendenza alla dissoluzione. E così tutte le epoche barbare hanno costituito sempre una dissipazione umana, un pullulare di gruppi minimi e tra loro separati e ostili.
La forma che nella politica ha rappresentato la più alta volontà di convivenza è la democrazia liberale.
Essa porta all’estremo la risoluzione di comunicare con il prossimo ed è il prototipo dell’azione indiretta. Il liberalismo è il principio di diritto pubblico secondo il quale il potere pubblico, nonostante che sia onnipotente, limita se stesso e procura, anche se a proprie spese, di lasciar posto nello Stato ch’esso dirige perché vi possono vivere coloro che non pensano né sentono come lui, cioè, come i più forti, come la maggioranza.
Il liberalismo, è necessario ricordare tutto questo, è la suprema generosità: è il diritto che la maggioranza concede alle minoranze ed è, pertanto, il più nobile appello che abbia risuonato nel mondo.
Esso proclama la decisione di vivere con il nemico, e di più con il nemico debole.
Ortega y Gasset
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