31.10.06

Senza titolo 1491

ORGOGLIOSA DI ESSERE DEBOLE


immagineQUANTA PIU' POTENZA ESISTE NEL PIEGARE LE GINOCCHIA DINNANZI AL RICONOSCIMENTO DEI PROPRI LIMITI


CHE NEL PERENNE E VANO TENTATIVO DI CREARE CON LE PROPRIE MANI LA PROPRIA COMPLETEZZA?




















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Lo Stato italiano potrebbe impegnarsi, come ha fatto quello cubano per riavere le spoglie di Ernesto “Che” Guevara, al fine di ottenere i resti mortali di Libero Giancarlo Castiglia, originario di S. Lucido, paesino della provincia di Cosenza. Morto circa 30 anni fa in Brasile, nella regione dell’Araguaia, perché faceva parte di un gruppo guerrigliero, era membro del comitato centrale del Partito Comunista del Brasile e unico straniero caduto in combattimento contro le truppe della dittatura militare brasiliana nella guerriglia dell’Araguaia dell’ottobre del 1974. Libero, che era conosciuto nella regione come Joca, aveva adottato il falso nome di Joao Bispo Ferriera da Silva. Il suo ricordo è ancora vivo tra le popolazioni dei villaggi rurali per il suo amore per la musica classica ed era talmente popolare che ha fatto da padrino a tanti bambini. Nella guerriglia è diventato compagno di vita di Lucia Maria de Souza, studentessa di medicina, nata a Sao Gonçalo, a Rio. Prima di entrare nella guerriglia, Lucia era stata responsabile della stampa e distribuzione del giornale “A Classe Operaia”, a Rio, negli anni ‘60. Tra le numerose notizie che i fratelli hanno ricevuto negli ultimi 30 anni pare che Joca dopo aver frequentato un corso di tornitore lavorava come operaio metallurgico a Rio De Janeiro, amasse la letteratura ed in particolare Dante Alighieri, scriveva e viaggiava e, tra i tanti viaggi si sarebbe recato anche in Cina, paese di passaggio per alcuni guerriglieri brasiliani bisognosi di corsi e addestramento.Più volte i fratelli e la nipote Lara si sono recati in Brasile per incontrare la giornalista Myrian Luiz Alves e le autorità di quel paese per sollecitare un impegno forte affinché i resti mortali di Joca fossero individuati, ricomposti e restituiti alla famiglia per una degna sepoltura. A nulla sono servite le interrogazioni parlamentari e le istanze avanzate dai legali della famiglia al governo presieduto da Berlusconi. Ora dovrebbe intervenire il nuovo governo di centro-sinistra in considerazione, anche dei buoni rapporti che intercorrono con il presidente Lula. I fratelli di Libero hanno investito nelle ricerche tutte le risorse economiche disponibili, accumulate in anni di duro lavoro in Australia, pur di rispettare l’impegno assunto con l’anziana madre che ha espresso, da sempre, il desiderio di “abbracciare” i resti di quello che per molti italiani e calabresi è una figura esemplare di democratico e di antifascista.Il governo cubano, dopo molti anni, è riuscito a localizzare, recuperare ed analizzare i resti di Ernesto “Che” Guevara, riportarli in patria e tributare al guerrigliero gli onori civili e militari. Pensiamo che anche per Joca, tornitore di Rio de Janeiro, affetto da un’esagerata idea di libertà, il Presidente della Camera dei Deputati On. Bertinotti ed il Ministro degli Esteri On. D’Alema, possano operare con la stessa determinazione. Il governo brasiliano da tempo ha riconosciuto le proprie responsabilità nell’operazione Condor, e specificamente nel sequestro di due militanti dell’organizzazione argentina Montoneros, sequestrati nell’aeroporto di Rio de Janeiro il 12 marzo 1980 e poi consegnati clandestinamente da agenti brasiliani a militari argentini che li hanno fatti sparire nel nulla. Ai Castiglia è stato riconosciuto anche un indennizzo, ma siamo lontani dal realizzare il desiderio di questa stimata famiglia di S.Lucido che, con grandi sacrifici, ha allevato ed educato un ragazzo dalla forte cultura internazionalista, altruista e solidale, che ha donato la sua vita per la libertà di un popolo che ha amato profondamente. Grazie anche al sacrificio di “Joca” quei bambini, ai quali trasmetteva l’amore per la musica classica, oggi, dopo la caduta del regime sanguinario, diventati adulti e depositari del ricordo di un uomo coraggioso e solidale, possono sperare di vivere in un paese che, oltre che per il calcio, è conosciuto per le continue sperimentazioni di forme moderne di autogestione della cosa pubblica.

Senza titolo 1489

 Proprio mentre m'accingevo a  scrivere il post  d'oggi  sentendo alla radio le prime note  di  " vecchi amici "  di F. Degregori    di cui  riporto qui  il testo  perchè mi semnbvra   appropiato ai personaggi ed in particolare al primo di questa storia   che  m'accingo a raccontavi  e che  solo ora , a freddo e non a caldo come suggerisce : << si dovrebbe parlare delle questioni più gravi e importanti  quando le parole ci vengono semplici e naturali come l'acqua che sgorga dala sorgente >> Etty Hillesum  ( qui una sua biografia )



Vecchi amici
(F. De Gregori)





Tu sei seduto nel buio
Io lavoro nella luce
Tu sei seduto in silenzio
Io vivo con la mia voce
Tu sei seduto dovunque comunque
Qualunque cosa fai
Tu sei un ragazzo pulito
Hai le orecchie piene di sapone
Sarà per questo che non distingui più
La regola dall'eccezione
Quando ritocchi la punteggiatura
Del tuo ultimo capolavoro
E ti rivolti nella malafede
E poi firmi con la tua penna d'oro
Dimmi come ti va
Come ti senti
Dimmi come ti va
E come ti addormenti
Dimmi come si sta
Come ti senti
Se c'è qualcosa di cui ti penti
O se va bene tutto così com'è
Tu sei da tutte le parti
Io sempre da una parte sola
Non ho consigli da darti
La tua politica ha fatto scuola
Ciambellano del nulla
Avanzo di segreteria
Ma ti ricordi com'eri
Quando cercavi una sistemazione?
Professionista dell'amicizia
E della compassione?
Ma sempre meglio di adesso
Che vai girando come una sciantosa
E non sei niente ma fai di tutto
Per sembrare qualcosa
Dimmi come ti va
Come ti senti
Dimmi come ti va
E come ti addormenti
Dimmi come si sta
Come ti senti
Se c'è qualcosa di cui ti penti...


La storia  è la seguente  .
Ci sono  due  giornalisti   Santoro e Travaglio ,  da me stimati
( adesso meno )  per il loro spirito libero e il loro essere scomodi e venire considerati a torto  o ragione  faziosi e di parte  per : 1) la sua incoerenza il primo . ,I secondo per : il suo continuare imperterrito nell'errore  ovvero  continuare a commentare la sentenza senza aver mai seguito il processo e per  giunta senso unico  riportando solo una parte quella meno  significativa cioè quella di ingroia    e non Le parti che ha scritto il giudice  hanno parlato del caso Mori - Ultimo ( alias Sergio de Caprio) Analizziamo gli errori ccommessi dai  i due giornalisti nella trasmissione del 5\10\2006                  L'argomento del programma di Santoro  è stato "la mafia". Così, tanto per far finta di parlare di qualcosa di serio Infattti non hanno detto che un giornalista antimafioso in sicilia  si è visto recapitare a casa un manifesto mortuario con  il nome in bianco, non hanno parlato dell'altro collega carlo Ruta che sta rischiando 8 mesi di carcere per aver detto verità scomode sulle mazzette tra banche e procure (a chi interessa ecco il suo sito dove trovate maggiori dettagli )  ecc ecc. No, hanno parlato del covo di Riina. Un argomento attualissimo , che ha solo 13 anni, su cui è stato fatto un processo mediatico  al generale Mori e al capitano Ultimo, assolti per non aver commesso reato. Ok va bene che  il  rientro in Rai di Santoro potrebbe  essere  " sub condizione "  visto  che  :  è   è stato rinserito  con un "mostruoso" ritardo  rispetto alla sentenza  giudiziaria  che  obbligava la  Rai  a farlo rientrare   nobnostante    il  suo  dover  chiederlo in televisione  da  Celentano . Nella  trasmissione è  stato poco obbiettivo  , rispetto  alle precedenti trasmissioni antimafia di quando era  ancora alla Rai 3  soprattutto ( ancora me la ricordo  nonostante i fosse  adolescente e stavo appena  iniziando ad ionteressarmi di politica  e di mafia  )  quando fece la staffetta con Maurizio costanzo  sulle stragi del 1992
A commentare e parlarne  in studio di tale fatto  ci sono :
Travaglio e Ingroia e non il legale  di Ultimo . Travaglio ha esordito con la frase "sappiamo che c'è stata una trattativa tra le istituzioni e la mafia in cambio della consegna di Riina " Ora, quello che pochi sanno, è che il processo contro Ultimo, è partito proprio da queste affermazioni, fatte da Lodato ( giornalista del quotidiano "l'unità" e  autore con travaglio del libro “gli intoccabli “ne potete trovate qui una scheda  ) e Bolzoni ( giornalista del quotidiano " la  repubblica " ) . Ora secondo il sito www.censurati.it ( qui l'articolo completo ) << .... Davanti al giudice, che chiedeva chiarimenti su questa trattativa, Lodato ( l'amico di travaglio) se la cavò con qualche "non so, non ricordo, è passato tanto tempo", l'altro disse che non poteva parlare perchè non voleva bruciare le fonti. Quindi sul fatto che ci fu questa trattativa abbiamo solo la loro parola, che viene da fonti anonime. Travaglio ha parlato, come davvero non mi sarei mai aspettata, in maniera poco professionale oltre che da persona poco informata dei fatti (di fatto, non ha seguito alcun processo, si è solo fatto raccontare qualcosa da qualche amico, suppongo, dato che non l'ho visto da nessuna parte durante le udienze) ... >> E già qui la trasmissione vacilla, Tocca ad Ingroia (quello che chiamò gli operai del mafioso Aiello per ristrutturarsi la casa, avete presente ?  Si Proprio Lui  qui trovate maggiori dettagli in merito a questa intercettazione  non smentita od  oggetto  di denuncia almeno fin ora dal diretto  interessato )  che candidamente afferma : "non ci fu dolo, ma per me il favoreggiamento c'era" . Ma il pezzo forte deve ancora venire. Visto che c'è un processo mediatico in corso  nel quale Ultimo è al banco degli imputati senza avvocati nè altro, pensa bene di telefonare e chiarire  la sua posizione  e quelli che sono stati e sono  i dubbi per tanti italiani . Santoro, quello messo a tacere per cinque anni dal governo berlusconi che fa ? Non lo fa parlare in diretta telefonica  con la scusa  che concedere  ad Ultimo di replica via telefono ( cioè mettere in onda una sua telefonata), potrebbe costituire un precedente . Ecco che   dice  che lo avrebbe però invitato in una successiva  trasmissione, coun  sorriso  tipo smorfia, a presentarsi con un cappuccio in testa  ( visto che siamo al circo, esageriamo pure con le maschere ), visto che << tanto vuole venire pure Cuffaro ... >>
Ora  Ultimo, con una "taglia" sulla testa da parte di Cosa Nostra, secondo lui va in diretta tv ? Ora io mi chiedo se Santoro è ingenuo ( cosa  che non credo  vista  la  sua  professionalità )  o maledettamente consapevole che tanto non ci andrà mai,risparmiando così quel contraddittorio che avrebbe messo in crisi i suoi ospiti Ingroia e Travaglio . E così si decapita il problema, si toglie la parola a uno dei protagonisti  della cattura di Riina il capitano Ultimo. Notevole la mancanza di rispetto verso chi, invece di fare dopo tre mesi dall'incarico di prendere Riina, l'ha fatto (ed era latitante da anni !!! ) . Chiedetevi una cosa, amici: mettetevi al posto di Ultimo. Se foste davvero favoreggiatori di Cosa Nostra e foste i soli a conoscere il covo di Riina, lo andreste a dire ai superiori ? Oppure fate finta di niente e dite che avete preso per caso Riina ? Non sarebbe stato più facile omettere il covo che è costato un anno di processo, lo scioglimento della squadra speciale, e il conseguente trattamento che gli è stato riservato ? . La parola negata a Ultimo ieri sera, è , come dice Antonella serafini di
www.censurati.it sintomatico di come si voglia attutire la verità . Infatti : Travaglio, si informi meglio la prossima volta  , prima di prendere  [ cantonate  come diciamo dale mie parti  ]  abbagli  --- infatti   come  dice questa massima latina  : << errare humanum est, perseverare autem diabolicum >> , tradotta letteralmente dal latino  significa commettere errori è umano, ma perseverare [nell'errore] è diabolico --- cosa  che  capita  anche  ai professionisti   del giornalismo  soprattutto a quelli  ben documenti  e seri  ( è capitato anche al grande indro Montanelli )  come Lui   coem si denota  dai suoi articoli chge possono venir  letti  i oltre che  sul quotidiano   l'unità e altre riviste  e i libri  anche  su vivamarcotravaglio.splinder.com blog  gestito   da  alcuni suoi fans 
Ingroia come fa  a dire certe cose  uno che  compare  in una intercetazione   tra mafiosi  ( quella  cui parlavo prima  e  fin'ora  ùnon smentita  o denunciata  dall'interesato  ) che potete trovare  anche  qui  C'è un assoluzione fatta da un giudice . Se pensa non sia giusta, va in appello, o se non può  perchè la nuova legge sulla giustizia non lo permette visto  che  hanno modificato la legge   chieda o faccia chiedere una commissione d'inchiesta  e non   vada in tv .
Santoro, ti stimavo perchè  anche se a volte   eri fazioso  eri allo stesso tempo scomodo  ed i tentativi di tapparti la bocca    poi culminati   con allontamento dalla rai ovvero  il cosidetto editto Bulgaro  ) e che avevi pieno diritto di rientrare in tv ... . Ma da quando sei ritornato in Rai facendo  tradendo chi ti ha eletto al parlamento  europeo e comportandoti in quel modo  verso Ultimo  e facendo una trasmissione a senso unico  .
 Mi rendo conto, invece, come   che si fanno meno danni prendendo soldi senza lavorare, che lavorando male e soprattutto facendo disinformazione o informazione addomesticata .Ti preferivo prima anche se molte volte  eri di parte perchè  non eri arrivato a fare una simile cosa .Quindi  vale  la stessa  cosa  chje ho detto nele righe precedenti su Travaglio.Quindi capisco , ma non condivido e non  d'accordo , con Antonella ( la curatrice di censurati N,d.c  )  quando  dice  : << Betulla  e Santoro  per me  pari sono >> perchè sono due casi d'informazione  ( o disinformazione ch in questo caso ) differenti


P.s


Per chi usa Mozila  firex  Fox  sappia  che  a causa di problemi  tecnici e  di incompatibilità   dei programmi     della piattaforma    linux mandrake  e la piattaforma  splinder , i testi neri sottolineati sono dei collegamenti ipertestuali 


                                                                                                                                                                                                                                                                                                  

Senza titolo 1488

continuando con il post  precedente su hallowen  volevo segnalarvi che ho   ho dimenticato di parlare delle tradizioni   sarde    dei morti   , lo  faccio  qui , giocando d'anticioo   ,  verso tutti  quelli i m'accuseranno    di non essere completo   .

ecco cosa  sta  facendo  l'Isre. ( Istituto Superiore Regionale Etnografico)   locale

'NUORO. Dolcetto, scherzetto! Macché... molto meglio “Su mortu mortu”. Halloween non è roba che può attecchire in terra di Barbagia. E se radici giallo-arancioni ci sono che tentano di insidiarsi in zona Ortobene, bisogna estirparle subito. Perché una cosa deve essere chiara: a Nuoro e dintorni mai si dovranno vedere streghe che volano sulle loro scope magiche.

 L’orizzonte del Redentore non è adatto neppure per i mostri che saltano fuori dalle tombe allo scoccare della mezzanotte, per i lupi mannari che ululano puntando la luna, per gli gnomi che escono come formiche dalle querce. Niente di tutto questo potrà succedere nel cuore della Sardegna, soprattutto adesso che l’Isre ha deciso di dare battaglia alle dilaganti zucche d’importazione, quelle di Halloween appunto. Battaglia: nel senso che l’Istituto superiore regionale etnografico punta tutto sul patrimonio locale, lascia alle spalle ogni forma di globalizzazione di massa e valorizza gli aspetti nostrani della festa di Ognissanti. Il Museo deleddiano apre così a “Su mortu mortu”. «Da domani e fino al 7 novembre - annuncia Paolo Piquereddu, direttore dell’Isre, l’istituto che oltre a quello deleddiano gestisce in città il Museo del costume - tutti i bambini che entreranno nella Casa natale di Grazia Deledda avranno l’occasione di rivivere l’antica tradizione della questua-dono».
 Per una settimana intera, insomma, i piccoli nuoresi potranno bussare al vecchio portone di Cosima, in pieno centro storico, con spirito diverso dal solito. E quando verrà chiesto loro «chi è?», risponderanno: «Su mortu mortu». Nella cambusa che fu della famiglia Deledda, poi, il personale dell’Isre consegnerà ad ogni bambino un sacchetto pieno zeppo di caramelle, cioccolattini, noci, nocciole, castagne e persino un pappassinu. In omaggio, inoltre, anche una “Guida breve” al Museo deleddiano. «L’iniziativa durerà una settimana intera - spiega ancora Piquereddu - per permettere a tutte le scuole cittadine di potersi muovere in comitiva». Uno strappo alla tradizione, dunque, che invece celebrava “Su mortu mortu” nella sola giornata di Ognissanti.
 «Quella che a Nuoro è chiamata “Su mortu mortu”, è una tradizione che nei paesi del circondario assume nomi diversi» racconta il direttore dell’Isre. A Siniscola, per esempio, rito identico è quello di “Su petti coccone”, mentre Orgosolo celebra “Sa candelaria”, seppure alla vigilia del Capodanno.
 Dal 1989 alla guida dell’Istituto etnografico, 57 anni da compiere, Piquereddu sottolinea che comunque sia, al di là delle singole varianti, «in fondo tutte le questue hanno un significato analogo: i bambini in qualche modo rappresentano il mondo dei morti». È ai piccoli, infatti, che spetta il compito di mettere in collegamento la sfera quotidiana con la sfera dell’eternità. «Tutte queste feste vengono celebrate tra l’autunno e l’inverno, ossia in un periodo in cui la terra è morta, in attesa della primavera» continua il direttore dell’Isre. Il che non era certo cosa da niente nella società agropastorale della notte dei tempi. «Per il mondo contadino, era un lungo momento di ansia, pieno di interrogativi sulla nuova annata. Perciò la gente cercava di superare questo periodo propiziando i morti con un buon trattamento ai bambini che chiedevano la questua» parla sempre Piquereddu. I morti che per una notte tornano nel mondo dei vivi, infatti, sono destinati a rientrare presto sotto terra. E sotto terra potranno influire, eccome se potranno influire!, sulla fertilità dei campi coltivati a grano. Questo, in soldoni, il retroscena recondito di “Su mortu mortu”.
 «Ma anticamente anche a Nuoro si celebrava, come a Orgosolo, “Su candelariu” - aggiunge Paolo Piquereddu -. È la stessa Grazia Deledda che ce lo ricorda nei suoi scritti sulle tradizioni popolari». Allora, il 31 dicembre, ai bambini veniva donato un piccolo pane, “Sa candeledda”. E se qualcuno osava andare contro l’antica usanza, i questuanti come rispondevano? Con la minaccia. «Non no dazes sa candeledda? Cras manzanu in terra nighedda». Cioè: non ci date il pane? Domani finirete nella tomba. Che in fondo in fondo, manco a dirlo è la stessa minaccia di «dolcetto, scherzetto» by Halloween. Ora come ora, tuttavia, i due riti sono ben lontani l’uno dall’altro, anche se l’uso della zucca e delle candele accese all’interno non è poi una novità neanche in Sardegna: «Vedi la tradizione di Sant’Andrea a Bono» dice il direttore dell’Isre.
 Ognissanti come pure “Su mortu mortu”, comunque, a differenza della festa celtica, sono appuntamenti religiosi, un modo per celebrare i morti, una ricorrenza che va a beneficio dei defunti. Halloween, invece, è una minaccia incombente sui vivi, chiamati a proteggersi (con una zucca in testa) dalle grinfie del diavolo. Lo stesso diavolo che a Nuoro può soltanto piangere: contro


NUORO. Dolcetto, scherzetto! Macché... molto meglio “Su mortu mortu”. Halloween non è roba che può attecchire in terra di Barbagia. E se radici giallo-arancioni ci sono che tentano di insidiarsi in zona Ortobene, bisogna estirparle subito. Perché una cosa deve essere chiara: a Nuoro e dintorni mai si dovranno vedere streghe che volano sulle loro scope magiche.
 L’orizzonte del Redentore non è adatto neppure per i mostri che saltano fuori dalle tombe allo scoccare della mezzanotte, per i lupi mannari che ululano puntando la luna, per gli gnomi che escono come formiche dalle querce. Niente di tutto questo potrà succedere nel cuore della Sardegna, soprattutto adesso che l’Isre ha deciso di dare battaglia alle dilaganti zucche d’importazione, quelle di Halloween appunto. Battaglia: nel senso che l’Istituto superiore regionale etnografico punta tutto sul patrimonio locale, lascia alle spalle ogni forma di globalizzazione di massa e valorizza gli aspetti nostrani della festa di Ognissanti. Il Museo deleddiano apre così a “Su mortu mortu”. «Da domani e fino al 7 novembre - annuncia Paolo Piquereddu, direttore dell’Isre, l’istituto che oltre a quello deleddiano gestisce in città il Museo del costume - tutti i bambini che entreranno nella Casa natale di Grazia Deledda avranno l’occasione di rivivere l’antica tradizione della questua-dono».
 Per una settimana intera, insomma, i piccoli nuoresi potranno bussare al vecchio portone di Cosima, in pieno centro storico, con spirito diverso dal solito. E quando verrà chiesto loro «chi è?», risponderanno: «Su mortu mortu». Nella cambusa che fu della famiglia Deledda, poi, il personale dell’Isre consegnerà ad ogni bambino un sacchetto pieno zeppo di caramelle, cioccolattini, noci, nocciole, castagne e persino un pappassinu. In omaggio, inoltre, anche una “Guida breve” al Museo deleddiano. «L’iniziativa durerà una settimana intera - spiega ancora Piquereddu - per permettere a tutte le scuole cittadine di potersi muovere in comitiva». Uno strappo alla tradizione, dunque, che invece celebrava “Su mortu mortu” nella sola giornata di Ognissanti.
 «Quella che a Nuoro è chiamata “Su mortu mortu”, è una tradizione che nei paesi del circondario assume nomi diversi» racconta il direttore dell’Isre. A Siniscola, per esempio, rito identico è quello di “Su petti coccone”, mentre Orgosolo celebra “Sa candelaria”, seppure alla vigilia del Capodanno.
 Dal 1989 alla guida dell’Istituto etnografico, 57 anni da compiere, Piquereddu sottolinea che comunque sia, al di là delle singole varianti, «in fondo tutte le questue hanno un significato analogo: i bambini in qualche modo rappresentano il mondo dei morti». È ai piccoli, infatti, che spetta il compito di mettere in collegamento la sfera quotidiana con la sfera dell’eternità. «Tutte queste feste vengono celebrate tra l’autunno e l’inverno, ossia in un periodo in cui la terra è morta, in attesa della primavera» continua il direttore dell’Isre. Il che non era certo cosa da niente nella società agropastorale della notte dei tempi. «Per il mondo contadino, era un lungo momento di ansia, pieno di interrogativi sulla nuova annata. Perciò la gente cercava di superare questo periodo propiziando i morti con un buon trattamento ai bambini che chiedevano la questua» parla sempre Piquereddu. I morti che per una notte tornano nel mondo dei vivi, infatti, sono destinati a rientrare presto sotto terra. E sotto terra potranno influire, eccome se potranno influire!, sulla fertilità dei campi coltivati a grano. Questo, in soldoni, il retroscena recondito di “Su mortu mortu”.
 «Ma anticamente anche a Nuoro si celebrava, come a Orgosolo, “Su candelariu” - aggiunge Paolo Piquereddu -. È la stessa Grazia Deledda che ce lo ricorda nei suoi scritti sulle tradizioni popolari». Allora, il 31 dicembre, ai bambini veniva donato un piccolo pane, “Sa candeledda”. E se qualcuno osava andare contro l’antica usanza, i questuanti come rispondevano? Con la minaccia. «Non no dazes sa candeledda? Cras manzanu in terra nighedda». Cioè: non ci date il pane? Domani finirete nella tomba. Che in fondo in fondo, manco a dirlo è la stessa minaccia di «dolcetto, scherzetto» by Halloween. Ora come ora, tuttavia, i due riti sono ben lontani l’uno dall’altro, anche se l’uso della zucca e delle candele accese all’interno non è poi una novità neanche in Sardegna: «Vedi la tradizione di Sant’Andrea a Bono» dice il direttore dell’Isre.
 Ognissanti come pure “Su mortu mortu”, comunque, a differenza della festa celtica, sono appuntamenti religiosi, un modo per celebrare i morti, una ricorrenza che va a beneficio dei defunti. Halloween, invece, è una minaccia incombente sui vivi, chiamati a proteggersi (con una zucca in testa) dalle grinfie del diavolo. Lo stesso diavolo che a Nuoro può soltanto piangere: contro ormai, ci si mettono pure quelli dell’Isre. Che con questa iniziativa va avanti nel programma legato al Museo deleddiano. Una nuova politica museale («museografia viva» la chiama Piquereddu) che vuole fare della Casa Deledda una casa da frequentare, che oltre all’allestimento stabile propone novità legate a quanto succede fuori dalle mura del cortile. La cucina e la dispensa mostreranno i segni del tempo: ogni stagione avrà i suoi frutti. E anche le tradizioni scandiranno il calendario. Come questa edizione di Ognissanti, un rito che a dire il vero sopravvive ancora nel rione Santu Predu come pure in qualche quartiere periferico. Da domani, invece, “Su mortu mortu” tornerà su tutta Nuoro.



ed  ecco  tutte le tradizioni   che rischiano dio scomparire  a causa   della moda  importata   dall'america  cioè  halloween 

 di Manglio Brigaglia


Arriva la notte di Halloween. I bambini l’aspettano con ansia. Preparano le zucche, svuotate e intagliate per accenderci dentro una candela che evochi uno spaventoso teschio dagli occhi ardenti, preparano le maschere da streghe, fantasmi e maghi cattivi per andare a bussare alle porte imponendo l’aut aut hollywoodiano: dolcetto, scherzetto. Ormai questi preparativi si fanno nelle scuole, le maestre mettono in campo tutta la loro fantasia per preparare la gran mascherata dei bambini. Ai bambini, ma neanche - ahimé - alla maestra, nessuno gli ha detto che questa usanza importata pari pari dall’America esiste già da secoli in tutta Europa. In Sardegna non era neppure un’usanza: era quasi un obbligo, una di quelle tappe legate alle tradizioni popolari attraverso cui i bambini sperimentavano la loro prima socializzazione in contatto con la comunità dei grandi. Il Giorno dei Morti (e in parte anche i giorni vicini, cominciando dalla notte fra l’ultimo di ottobre e la Festa dei Santi) aveva due fondamentali fili di tradizione: da una parte quello più triste e orroroso del ricordo dei morti di famiglia, dall’altro quello lieto e scherzoso dedicato ai bambini. In ogni paese della Sardegna si credeva che, nel giorno dei morti, loro, i defunti, tornassero silenziosi a visitare la casa e quelli che ci abitavano. A sera si mangiavano “sos maccarrones de sos mortos”, e un piatto di maccheroni di preparava per loro, che di notte sarebbero venuti silenziosi a gustarli. Il grande piatto era uno solo, ma per ogni morto bisognava mettere una forchetta, avendo cura di non infilarla nei maccheroni: sennò, diceva la tradizione, la mattina i parenti distratti si sarebbero svegliati con le forchette infilzate nelle cosce (anche se non ha notizia di neppure uno di questi infilzamenti, evidentemente perché la gente faceva molta attenzione a rispettare la regola). A Mores - scriveva G. Calvia Secchi, studioso di queste tradizioni - si credeva che “certe macchie verdastre, che si presentano alle volte sulla pelle di certi individui, fossero morsi dei morti”. C’erano, per quel giorno, un pane e dei dolci speciali. A Ghilarza, per esempio, si faceva un pane morbido, detto “moddizzosu”, che la panificazione sarda conosce anche per altre occasioni. A metà fra il pane e il dolce c’era il “pane e saba”, o il pane di sapa, in cui si metteva a frutto il mosto della vendemmia recente per confezionare un pane dolce, che poteva poi durare sino a Natale. Il dolce dei morti erano i “pabassinos”, che la Deledda, in un suo famoso scritto giovanile sulle tradizioni popolari di Nuoro, descrive così: “Dolci di uva passa, di mandorle, di noci e di nocciole, riunite in una specie di poltiglia impastata con sapa e con acqua inzuccherata. I più aristocratici vengono ricoperti da uno strato, sa gappa, di zucchero e di treggea (microscopici confetti, che da qualche parte chiamavano “diaulinos”, diavolini). “Se ne fanno anche - aggiungeva - di pino e di pasta gramolata con uova e manteca”. Il “pabassino” era il dolce essenziale della cerimonia di “su mortu-mortu”, l’Halloween sardo, di diversi secoli più vecchio di questo che da un decennio in qua stiamo importando via tv. Era al centro della questua che in origine veniva fatta, la sera di Tutti i Santi, dai sacrestani e dai chierichetti: giravano per il paese armati di un campanello. ognuno con la sua bisaccetta, e bussavano a ogni porta chiedendo “su mortu-mortu”. In altri paesi si diceva “sos mortos”, in Gallura “li molt” e molti”. «Il frutto di questa bizzarra raccolta - è sempre la Deledda che ne parla - i sagrestani se lo spartiscono in santo amore, e lo divorano allegramente, durante la notte, mentre suonano i tristi rintocchi mortuari». Ai sagrestani seguivano i bambini, approssimativamente mascherati: bussavano, gli veniva aperto, i regali erano pane, fichi secchi, mandorle e noci. Sciamavano a gruppi per il paese, erano felici e non lo sapevano. I bambini di questo Halloween saranno felici anche loro, ma ai grandi gli si stringe il cuore.

le  fonti dei due  articoli sono dela nuova sardegna  del 31\11\2006

30.10.06

VERITA’, GIUSTIZIA E DIRITTI UMANI CALPESTATI

Quando e perché il crimine di Stato viene adombrato
Comunicato di Giovanna Nigris

Mi sembra giusto scrivere per i lettori una breve relazione degli ultimi periodi, dato che a causa delle mie condizioni di salute non ho potuto più scrivere nulla in merito da tempo.
Ultimamente riflettendo bene su tutto quello che mi è accaduto, mi sembra che il termine mobbing sia decisamente un po’ riduttivo ossia, come sminuire di parecchio tutta la mia intera vicenda. Gli avvenimenti che mi sono stati fatti accadere, infatti hanno qualcosa di ben più grave, del vero e proprio "mobbing" e più propriamente giustamente vengono chiamati da molti :"crimini". In effetti quelli che ho subito e sto subendo non possono essere altro che atti criminali di persone criminali, sino a farmi sentire come indotta in schiavitù, senza potere programmare il mio futuro, in quanto sono mantenuta in malattia grave, senza beneficiare dei diritti di legge relativi alla causa di servizio. Di conseguenza vengo obbligata a vivere in una zona fortemente inquinata di Milano con gravi complicazioni di insufficienza cardiaca e respiratoria. Queste per me sono ancora torture interminabili senza fine.
Personalmente non è certo mia intenzione sminuire tutte le altre vicende di mobbing, anzi ho il massimo rispetto per tutte le vicende di mobbing, di persone che soffrono gravemente e cerco nel mio piccolo di combattere anche per i loro diritti legittimi. Nel mio caso però penso si tratti sia di mobbing vero e proprio, che anche di "persecuzione politica criminale", in quanto tutto ha avuto inizio è partito e proseguito con alti personaggi insospettabili della criminalità organizzata .
Nel periodo di "mani pulite" ho già spiegato altre volte che lavoravo presso l’Ufficio Contenzioso Solventi, ove il capo ufficio fu era il secondo arrestato dell’operazione "Mani Pulite". Forse ho avuto la sfortuna, se così si può chiamare, di abitare nello stesso caseggiato (io al secondo e lui al terzo piano) di un noto giudice milanese del Pool di mani Pulite e inoltre di essere amica della moglie dell’Ispettore Capo e poi vice-questore di Milano il quale da tempo è stato trasferito altrove. Le torture a mio carico, con ogni sorta di vessazioni e non escluse le illegalità insabbiate, penso siano inizialmente da collocare come iniziate in quel periodo, in quanto nel posto di lavoro mi è stato fatto intendere in diverse maniere che io, relativamente, sia stata sospettata di avere fatto qualche confidenza su illeciti anche di carattere penale a qualcuno dei predetti coinquilini, mentre invece io svolgevo solo e semplicemente il mio lavoro e relativi compiti d’ufficio riguardanti le pratiche degli stranieri e le responsabilità civili. In quel periodo, oltretutto, mio malgrado mi ero anche dovuta separare da mio marito e dal giudice civile avevo ricevuto in affidamento le mie due figlie.
Poiché subii un grave tamponamento automobilistico all’uscita dal mio ufficio e questo misteriosamente neppure dopo una settimana da un analogo tamponamento, meno grave, delle mie due colleghe di ufficio, stetti parecchio male per tre mesi ed a casa dal lavoro per malattia. Al mio ritorno il mio ex-capo ufficio poco prima del suo arresto mi minacciò, facendomi trovare una pistola posata sulla scrivania, dicendomi: "se parli ti faccio fare un volo giù dalla finestra". Io in realtà avevo saputo dalle due colleghe che il mio capo ufficio aveva dei traffici non puliti, però mi sono sempre fatta i fatti miei e, come detto, giustamente pensavo solo a svolgere il lavoro assegnatomi a cui ero stata assegnata.
In realtà quelle gravi minacce mi hanno molto impaurita, tanto è vero che ne avevo parlato solo con i miei genitori. Ero così terrorizzata che avevo paura che succedesse qualcosa di male alle mie due figlie Eleonora e Valentina, oltre alla mia situazione di salute postuma e relativa al sinistro con conseguente debilitazione. Fu per questo che fui indotta a chiedere il loro affidamento temporaneo al padre. Purtroppo non ho mai informato nessuno della causa di questa mia decisione e per non spaventare affermai a tutti che tale procedura era dovuta soltanto a miei motivi di salute. Probabilmente anche le mie figlie, loro malgrado, in famiglia, risentivano di tutte le tensioni emotive di lavoro che in quel tempo subivo. Detto affidamento fu da me richiesto soprattutto per proteggerle da eventuali e probabili accanimenti su di loro. Ricordo anche purtroppo che in quei lunghi giorni di paura, alla mattina quando uscivo di casa per andare al lavoro, per vario tempo mi dovevo subire il fatto di trovare davanti a casa qualcuno in auto che, quando io partivo se ne andava in contemporanea anche lui dietro di me. Una volta vidi chiaramente anche che a fare l’appostamento fu anche lo stesso capo ufficio che poi venne arrestato.
Riuscire finalmente ora a scrivere tutto ciò è per me veramente liberatorio e lo credo anche giusto persino nei confronti delle mie figlie.
Su tutte le mie paure procurate oggi so molto bene hanno sempre giocato quei "criminali".
La mia vicenda di lavoro iniziò con il distruggere primariamente la mia vita familiare e dal farmi lasciare abbandonata da tutti i miei parenti come persona di poco conto e di poco valore.
Ora sono stata fatta divenire gravemente ammalata, e in quale modo criminale è avvenuto presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, lo potrete conoscere dalla lettura di questo sito, comprese le relative prove documentali in esso inserite soprattutto alla pagina
http://www.mobbing-sisu.com/cronaca_documentata.php e alla pagina  http://www.mobbing-sisu.com/lettera_aperta4.php Se volete potete anche leggere questo articolo pubblicato nella concettuata rivista del Centro di Psicologia Umanistica di Pisa: http://snipurl.com/10uug Da quasi tre anni sono in malattia grave con ossigeno-terapia quotidiana domiciliare riconosciuta dalla Asl di Milano e l’Amministrazione dell’Ospedale Fatebenefratelli non ha mai preso una legittima decisione, abbandonandomi a me stessa e in pieno disastro economico e, come ho detto, lasciandomi vivere con gravi problemi cardiaci e respiratori in una zona di entrata e uscita dalla città e pertanto maggiormente inquinata e deleteria per la mia stessa sopravvivenza.
Sembra davvero una azione criminale ulteriormente calcolata e controllata dallo stesso Ospedale Fatebenefratelli , facendo peggiorare ulteriormente la salute del mio sistema cardio-respiratorio. Infatti i dirigenti amministrativi di tale ospedale rimangono apparentemente con le mani pulite! E’ tutto un obbrobrio il comportamento e il continuo danno prodotto da quei dirigenti alla mia salute e alla mia economia, in quanto per sopravvivere sono costretta persino a sborsare fiumi di danaro per spese per farmaci non dispensati del Servizio Sanitario Nazionale, in aggiunta ad altre spese legate alle mie gravi condizioni fisiche. Ogni volta che penso che la distruzione della mia salute è sempre stata controllata in sordina dai dirigenti dell’ospedale ente datore di lavoro, mi sopraggiunge uno stato di prostrazione ed è rivoltante la realtà che mi viene fatta subire.
Questa estate per potere cambiare aria qualche giorno, a fronte di gravi problemi economici, ho dovuto ricorrere a farmi ospitare in Friuli da amici in montagna. Ero molto felice perché quelle zone sono i luoghi di mia origine. Fatto sta che nel mese di luglio a Milano con quel grande caldo mi sono ammalata di una forte bronchite con l’acuirsi dei sintomi della grave insufficienza respiratoria.
Durante una cura intensa di antibiotici e vari spray sono ugualmente partita nella speranza di un miglioramento. Invece in quel soggiorno mi è tornata per ben tre volte una bronchite acuta e per farla breve, riuscendo a respirare solo un filo di aria a causa della precaria bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, della quale sono da tempo affetta, mi sono presentata al Pronto Soccorso e sono subito stata ricoverata. Uscita dal quel ricovero sono tornata a Milano e qui mi sono ancora sentita male e ancora per l’ennesima volta ricoverata in ospedale.
Ora sono stata dimessa, ma la mia salute è ancora messa molto male di conseguenza sono in uno stato di grave prostrazione fisica, senza più le forze neppure di uscire e andare a farmi da sola la spesa. Per fortuna sono aiutata da qualche amico/a quando è loro possibile, ma a causa di quanto detto sopra SONO STATA ABBANDONATA DA TUTTA LA MIA FAMIGLIA, zie e cugini compresi. Paradossalmente c’è anche da dire che una mia cugina insegna educazione all’Università: è davvero rivoltante! Ho cercato in tutti i modi di fare contattare e di contattare le mie figlie e i parenti, viste le mie gravi condizioni di salute, ma inspiegabilmente si nascondono. Per me è sempre stato un dolore indescrivibile.
Oltre a questo poi continuo a subire dal luogo di lavoro quanto anche sopra esposto. Infatti non ho mai conosciuto nessuno che oltre al periodo massimo di assenza dal servizio per malattia regolato dal Contratto di lavoro di categoria, venga tenuto IN MALATTIA GRAVE per ulteriori tre anni. Vi rendete conto? Io invece che avrei solo bisogno di curarmi in piena libertà di spostarmi dove e quando mi pare, debbo rimanere qui a Milano, schiacciata ancora inesorabilmente dalle conseguenze delle illegalità protette dalla politica italiana.
E’ una cosa indecente perpetrata da amici degli stessi "criminali" che mi hanno rovinato completamente la salute e la vita di relazione persino con i miei familiari.
Ecco questo è lo stato in cui ora vivo e chi un tempo scriveva che mi stavano procurando "una lenta morte" aveva ragione, anche se io lo leggevo mal volentieri, ma tuttavia ho anche sempre nutrito speranze a che la mano dei criminali si fermasse in tempo. Io non gliela voglio dare vinta e continuerò a reagire con tutte le mie energie psicologiche e le mie forze residue per continuare a vivere, perché comunque sia anche per me LA VITA E’ BELLA.
Un caro saluto a tutti i miei amici e a chi mi è solidale e mi aiuta durante le torture a cui sono sottoposta anche firm
andomi la petizione che è nel mio sito web ed esprimo loro infinita riconoscenza.

Senza titolo 1487


La notte delle streghe spunta l'ombra della strega
malocchio, occhi neri malefici misteri,
un grido di un bambino
bruciato nel camino
Nell'occhio della strega,
il diavolo si annega ,
e spunta fuori l'ombra,
l'ombra della strega
La vigilia di ogni Santo, han paura tutti quanti.E' la notte delle streghe.
E riuniti tutti insieme
sbalorditi alle urla ben vicine,
in un sonno profondo cadranno
e mai più ritorneranno!
dolcetto o scherzetto???

** Poesia di Cucky **


tratta da  www.hamando.it/halloween


In questi giorni si festeggerà  Hallowen  sia  nei locali  sia  online ovvero nel primo festival virtuale dell'orrore. A ideare l'evento e a dar vita all'iniziativa online è stato Habbo.it, una delle community per teenager più cliccata nel nostro Paese. "Gli amanti dell'horror e del gotico non potranno fare a meno di partecipare alla nostra fantastica festa virtuale di Habboween - ha dichiarato Lorenzo Corti, country manager per l'Italia di Sulake - Migliaia di teenager italiani hanno già iniziato a prepararsi al gran finale del nostro Habbo Horror Festival".                                                        E così, nelle due ultime settimane, il sito si è popolato di strane creature della notte. Lupi mannari, zombie e vampiri hanno invaso il portale, dando vita alla prima community italiana dell'orrore. RIcco il programma dell'evento, che prevede un gran numero di giochi e iniziative. Tra i visitatori di Habbo.it che avranno mascherato il loro personaggio virtuale, ad esempio, saranno assegnati due simpatici titoli speciali, Lady Vampiro e Mr. Succhia Cervello: i vincitori guideranno la grande parata che concluderà la festa di "Habboween" martedì 31 ottobre.E non è tutto qui. I teenager amanti del genere potranno infatti riunirsi in clan ed animare una giornata del sito con giochi, eventi e competizioni nello stile di Halloween. Ma cos'è Habbo?. Habbo è un ambiente virtuale di gioco online per teenager. I giovani visitatori possono entrare in una sorta di hotel virtuale e creare gratuitamente un proprio personaggio con cui incontrare, parlare e giocare con i coetanei in uno spazio sicuro e non violento.L'Habbo Hotel è gestito dalla multinazionale finlandese Sulake ed attualmente è presente in 18 paesi, in gran parte dell'Europa, ma anche in Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia e Brasile. In totale, sono 60 milioni gli utenti registrati al mondo e 7,1 milioni gli utenti al mese. In Italia, Habbo.it è attivo da circa tre anni ed è gestito dalla Sulake Italia. Sul sito della community italiana, vengono visitate oltre 6 milioni di pagine al mese da oltre 250.000 utenti diversi. Io  festeggerò tale festa non appiattendomi  su quell americana  visto che  quest'anno  il grande  cocomero compie 40  . In fatti dal sito www.ansa.it del 29\10\2006 :
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NEW YORK - Il Grande Cocomero compie 40 anni: 'It's the Great Pumpkin, Charlie Brown', uno special su Halloween ispirato ai personaggi del più popolare fumetto dell'epoca andò in onda sui teleschermi americani quel fine settimana del 1966 perpetuando verità senza tempo come quella che il padre della strip Charles Shultz fece dire a Linus: "Ci son tre cose che ho imparato a non discutere mai con la gente: religione, politica e la Grande Zucca". Già, perché il Grande Cocomero conosciuto dagli italiani di 40 anni fa era in realtà una Grande Zucca. Il cocomero è un'invenzione nata nella traduzione italiana del fumetto fatta negli anni Sessanta, decennio in cui in Italia quasi nessun lettore sapeva dell'esistenza della magica festa di Halloween e dunque non si sarebbero capiti i riferimenti. In realtà Schulz aveva immaginato una zucca e il luogo in cui i Peanuts si appostavano nella notte delle streghe era un orto di zucche dove la sera di Halloween Linus aspettava fiducioso nella speranza di essere benedetto dalla visita della Great Pumpkin che ovviamente non si manifestava mai e non rispondeva mai alle sue lettere. Charlie Brown a sua volta riceveva sassi e non dolcetti nella arcana (per gli italiani di allora) tradizione del 'trick or treat': "Quando il cartone animato andò in onda ricevemmo caramelle da ogni angolo d'America. La gente era arrabbiata sul serio con noi", ha raccontato Lee Mendelson, il produttore dello special, in una intervista con la Abc girata in occasione dell'anniversario.Quaranta anni sono tanti e l'ingenuo esistenzialismo del Grande Cocomero sembra lontano anni luce. Anche quest'anno l'Halloween in America scatena proteste indignate, ma non perché Charlie Brown non ha ricevuto i dolcetti.  Gli special di Halloween dei Simpson, ad esempio, invade la campagna elettorale per il voto di Midterm con una Springfield devastata da alieni che assomigliano agli americani che occupano l'Iraq, tema bollente di dibattito degli ultimi giorni che separano al 7 novembre. Lo show è all'insegna della satira politica così come è dissacrante l'Halloween di South Park: lo sfrenato cartone di Trey Parker e Matt Stone scherza senza vergogna sulla morte di Steve Irwin, il cacciatore di coccodrilli australiano ucciso in settembre da una razza. L'episodio di questa settimana, intitolato 'Inferno sulla Terra 2006', mostra Satana che si prepara a ospitare una festa di Halloween. Partecipano decine di celebrità defunte, tra cui il rapper Notorius B.I.G, Lady Dana, Hitler e Irwin, quest'ultimo con la razza che ancora sporge dalla maglietta insanguinata: "Troppo presto", è stato il commento di alcuni spettatori: "Bisogna pensare alla famiglia". Non sono le sole polemiche che accompagnano quest'anno la festa di origine celtica cresciuta negli ultimi anni e in forma esponenziale diventando un business da miliardi di dollari e la sesta ricorrenza per fatturato dopo Natale, San Valentino, Pasqua e le feste della Mamma e del Papà.
 In un'America che si è scoperta al tempo stesso trasgressiva e bacchettona i costumi più gettonati per teen-ager e le loro mamme sono a base di corsetti, calze a rete e tacchi a spillo: mascherate più indicate a uno strip club che al trick or treat della notte delle streghe. Perché a Halloween negli Usa adesso non si travestono più soltanto i bambini: un terzo degli adulti indosserà un costume la sera del 31 ottobre, ha scoperto un sondaggio della National Retail Federation, e molti di questi costumi sono decisamente sexy se non quasi quasi a luci rosse. "Sono nel ramo da oltre 40 anni e non ho mai visto niente del genere da quando ho cominciato", ha detto Scot Morris, co-proprietario di Morris Costumes, uno dei giganti del settore. Cinque anni fa Morris aveva ordinato costumi sexy per 250 mila dollari alla azienda specializzata Leg Avenue: oggi l'ordine è salito a 3,5 milioni di dollari.
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Io Lo festeggerò    non ispirandomi  all'america   ma  alle  tradizoni italiane ( inparticolare  quelle dela mia regione  )   e ed europpe   dato che quella Amnericana  , mi  puzzano  di  omologazione   forzata   .
Quindi seguo  l'esempio di Eraldo Baldini e  Giuseppe Bellosi  " Halloween La notte che i morti ritornano.Tutte le sorprese di una festa più antica e italiana di quanto pensiate " ( Einadi Stile Libero Extra, pp. 358, € 14,00 )
 dal sito ufficiale di  Baldini  www.eraldobaldini.it
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E' innegabile che la festa di Halloween stia, ogni anno di più, prendendo piede anche in Italia, tanto da proporsi oggi, soprattutto per le nuove generazioni, come uno degli appuntamenti più sentiti e attesi dell'anno. Bambini mascherati che girano per le case a gridare il loro "dolcetto o scherzetto?", feste a tema nei centri piccoli e grandi e nei locali pubblici, zucche intagliate, ecc.: tutti gli elementi di questa celebrazione ci sono sempre più familiari e stanno, per molti, diventando irrinunciabili.
Ciò non manca di suscitare, nelle pagine dei giornali e nelle trasmissioni televisive, il solito dibattito che vede da una parte i favorevoli, dall'altra coloro che storcono il naso davanti a una festa ritenuta "importata", estranea alle nostre tradizioni, quindi da noi assurda, frutto solo di imitazione e generatrice di consumismo.
Ma è davvero così? Ora, se è vero che il boom odierno è senza dubbio dovuto a suggestioni cinematografiche, televisive e letterarie provenienti da oltreoceano, è vero altrettanto che nel folklore di tutte le regioni d'Italia, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti (31 ottobre) a San Martino (11 novembre) sono da sempre presenti, o almeno lo erano fino a pochi decenni fa, tutti gli elementi costitutivi della festa, improntata sulla celebrazione di un "ritorno dei morti".
Dalle Alpi alla Sicilia troviamo (o trovavamo) in abbondanza, in quelle date, riti di accoglienza per i defunti, dolci tradizionali dal nome macabro (come ad esempio "ossa di morto"), questue di bambini nelle case, zucche intagliate, feste con cene e libagioni, racconti terrificanti.
Questo a dimostrazione che l'intero bagaglio delle festa è non solo, come è ovvio, di derivazione europea, ma anche di larghissima diffusione, che supera (forse precede) i confini della cultura celtica a cui normalmente è attribuito.
Eraldo Baldini (che è anche un noto romanziere, ma che in questo caso torna alla sua professione "originale") e Giuseppe Bellosi, due studiosi di folklore e antropologia culturale, compiono in questo volume, con rigore e meticolosità, un viaggio suggestivo nella cultura popolare del nostro Paese, oltre che nella recente, straordinaria storia dell'inarrestabile affermazione, da noi, di una "nuova festa" che non ha niente di nuovo. Un viaggio dunque nel mondo delle tradizioni e dei mutamenti, delle dinamiche culturali e del costume, che non mancherà di affascinare ogni genere di lettore
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Concludo questo post  di Hallowen  con un bellissimo articolo   dela nuova sardegna   del 31\11\2006   che indica la linea da  me fatta propria

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NUORO. Lezione numero uno: «Come si dice “zucca” in inglese?». «Pumpkin». E la zucca di Halloween: «Jack o’lantern», dal nome di quell’irlandese ubriacone che dovette fare i conti con il diavolo e che alla fine entrò nel regno della mitologia, passando per tutto il mondo anglossassone, dal Regno Unito all’America, prima di tornare in Europa e diffondersi ovunque. Il cuore della lezione di lingua straniera, tuttavia, è un altro: «aprire le menti, mettere a confronto le diverse culture». Ne è convinta Carla Pacchiano, insegnante di Inglese, 54 anni, da trenta impegnata a scuola, ora in forze alle medie Maccioni. Sulla stessa linea è Elisa Tangianu, 33 anni, insegnante precaria, di Inglese pure lei, al lavoro nella scuola primaria di Tortolì.
 Paradossalmente sono proprio loro che insegnano una lingua e una cultura diverse dalla nostra a difendere le radici sarde delle tradizioni legate a Ognissanti. Contro il dilagare gratuito e imperante dei travestimenti in nome di Halloween, sono le insegnati di inglese a ricordare ai bambini e ai ragazzi di Sardegna che la festa delle anime è ben altra cosa rispetto a quanto si vede scorrere in televisione da dieci anni a questa parte. Già, la televisione: colpevole di aver inculcato nei piccoli solo ed esclusivamente il rituale del vecchio Jack o’lantern. «Ancora più grave sarebbe se la scuola sarda non parlasse delle tradizioni isolane - dice Tangianu - È giusto far conoscere la cultura inglese, ma non servirebbe a niente se non ci fosse un confronto, un momento di riflessione su quelle che sono le differenze tra gli usi e costumi delle varie parti d’Europa. Compresa la Sardegna, naturalmente. Anzi, a partire dalla Sardegna». (l.p.)
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Ma  soprattutto  Facendoa tutti\e  voi  cdv ( ativi e passivi  ) e non solo   di  buion halloween , sia che vi appiattite  aio rituali \ mode omologanti (  SIC  leggi   globalizzazione  culturale  )   con tradizioni  diventate ormai consumistiche   imposte  dagli Usa  ( quando poi se andate a vedere  nei link sotto ,  Americanan  non è )  ;  sia  ed  è quello che  io preferisco trovare  un accordo  \ compromesso  fra la festa imposta  e  le tradizioni ,  perchè  è proprio non accettando  passivamente  e per  buone  tutto quello che il sistema ci propone  ,  che  si riscoprono e si tengo vive  le tradizioni degli avi e degli antenati   che dovrebebro costituire  la propria identità .




LINK


elenco di siti trovati con  google usando la voce hallowen


siti  trovati a caso 


  

Link Estratti da
http://it.wikipedia.org/wiki/Halloween
in cui si triacconta  la styoria  di H e di come fu importata in America 



29.10.06

Senza titolo 1486

E' vergognoso   che allo stadio  durtante le partite  possano entrare    striscioni exenofobici e  e ultra razzististi  o inneggianti  al fascismo (  o al comunismo  , e all'antifascimo   militante  nella l  curva del Livorno )  , insuiltanti  verso i morti  ( perchè i morti  qualunque sia la loro causa  si rispettano  )  di nassyria  o striscioni per la liberazione  degli ostaggi italiani in  Iraq  e in Afghanistan  , e non  come  nel caso dell'ultimo sequestro  in sardegna   striscioni  per  richiedere ai sequestratori  la liberazione  . Ora mi chieso come mai  per Farruk Kassam    seqquestrato  nel  1992\3   si era  fatta  uan cosa simile  e per  Pinna (  l'ultimo sequestrato  No  .
 Ecco l'articolo dela news   tratta  dalla  nuova sardegna del  29\10\2006

Bonorva. Tolto lo striscione: «Uno scandalo», ha detto Floriana Muroni del comitato spontaneo
Lo sconcerto dei tifosi arrivati da Giave e Bonorva per il derby Milan-Inter
itti libero» negato anche a San Siro

GIANNI BAZZONI

BONORVA. Oggi è atteso un messaggio del Papa per la liberazione di Titti Pinna. La richiesta è arrivata a Benedetto XVI tramite il vescovo di Sassari, padre Paolo Atzei. E il Santo Padre potrebbe rivolgere l’appello ai sequestratori all’Angelus, o magari mercoledì nel giorno dei Santi.
 Quello di Giovanni Battista Pinna, però, continua a essere un sequestro di serie B. E la conferma arriva da uno stadio di calcio di serie A. Ieri pomeriggio, a San Siro, infatti, una delegazione di giovani di Giave e Bonorva (tifosi del Milan), arrivata per assistere al derby con l’Inter, ha sistemato dietro la porta dei rossoneri - con tanto di autorizzazione della società - uno striscione con la scritta «Ridateci Titti». Una iniziativa concordata da giorni per cercare di dare un respiro nazionale alla vicenda dell’allevatore di Bonorva, in mano ai rapitori ormai dal 19 settembre. «Era tutto a posto - hanno spiegato ieri sera i giovani -, lo striscione lo abbiamo piazzato alle 16. Ma quando mancava circa un’ora all’inizio della partita, ci hanno detto che doveva essere rimosso perchè non era possibile trasmettere un messaggio di solidarietà che riguardava i sequestri di persona. E’ assurdo».
 Poco prima, infatti, in altri campi - tanto per citarne uno quello di Torino, dove giocava la Juventus - i giocatori sono scesi in campo con la scritta sulla maglia: «Liberate Torsello» (il fotoreporter sequestrato in Afghanistan). Una testimonianza importante di solidarietà che è stata negata per l’allevatore sardo.
 «E’ uno scandalo - ha detto ieri sera Floriana Muroni, responsabile del Comitato spontaneo per la liberazione di Titti Pinna - siamo indignati e non sappiamo perchè accadono queste cose. Dal mondo dello sport ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso. Oggi, comunque, nei campi di calcio della Sardegna, i giocatori scenderanno in campo con una fascia bianca al braccio (simbolo dei lenzuoli) per rinnovare l’invito alla liberazione di Titti Pinna».
 E da San Siro, dove ieri sera ha assistito al derby con l’Inter insieme ad altri amici sardi, il presidente del consiglio provinciale di Sassari, Enrico Piras, ha espresso tutta la sua disapprovazione per quanto accaduto: «E’ un atto indegno - ha spiegato - non si può prima autorizzare la sistemazione di uno striscione, che tra l’altro contiene una richiesta di libertà per una persona umana, e poi ordinarne la rimozione. Così sembra quasi che si voglia fare una classifica dei sequestri. Quello striscione non creava problemi a nessuno, e andava lasciato esattamente lì dov’era, dietro la porta del Milan. Ben visibile a tutti, era una testimonianza di civiltà».
 Ieri, intanto, un nuovo appello per la liberazione di Titti Pinna si è levato da Nuoro. Antonietta Cossu, presidente della commissione provinciale Pari opportunità, ha rivolto a nome di tutte le componenti dell’organismo un appello alle donne della Sardegna. «In particolare a quelle che sono a conoscenza di importanti indizi e che possono contribuire alla liberazione di Titti Pinna».
 «La sensibilità e l’altruismo delle donne - ha detto - devono ancora una volta vincere di fronte a situazioni di dolore. Facciamo un appello alle donne sarde, affinchè l’ingiustizia, la prepotenza e il silenzio vengano sconfitti. I rapitori sappiano che Titti Pinna non è solo, e ci auguriamo che dalle loro stesse donne nasca il bisogno di gridare insieme a noi: liberatelo, liberatelo».

26.10.06

Senza titolo 1485

a causa   della cattiva  sanità   o   mala  sanità (  perchè anche   fare , in  casi di malattie  gravissime  come  questa  di Roberto    , lo  è  )   si condanna  come nel suo caso   a  non potersi operare  o  curarsi e  avere  una vita normale  .

 dal sito ufficiale  www.proroberto.it/


Durham, 19.10.2006


Cari amici e sostenitori,


dopo 18 giorni di controlli medici approfonditi l’equipe della dott. Maria Luisa Escolar ci ha incontrato oggi, presso la Duke university a Durham, per comunicarci l’esito del check-up a cui è stato sottoposto Roberto.
La dott. Escolar e la sua equipe SCONSIGLIANO il trapianto di cellule staminali. Dagli esami, infatti, è risultato che la malattia è in uno stadio troppo avanzato. Questo nonostante le condizioni esteriori di Roberto non ne facessero intuire la gravità. Il nostro bambino, infatti, vede, sente, parla, tiene dritta la schiena e si muove autonomamente con il suo triciclo. Il suo sistema neurologico però è gravemente compromesso. Il trapianto si sarebbe dovuto fare diversi mesi fa, ma il periodo necessario all’Ospedale Microcitemico di Cagliari per diagnosticare la malattia, è stato troppo lungo, da giugno 2005 a luglio 2006.
Ora, con questo quadro clinico il trapianto non è consigliabile. Pur allungando la vita a Roberto infatti, potrebbe accelerare la degenerazione della malattia, riducendo il nosro bambino in uno stato vegetativo. Rimane poi il rischio di non sopravvivere all’intervento.
Non facendo il trapianto le conseguenze sarebbero quelle che già conoscevamo. E cioè la degenerazione progressiva della malattia e la morte nel giro di alcuni anni. In questo caso comunque, la struttura ospedaliera della Duke University, ci darà il sostegno e il supporto necessario per affrontare le conseguenze della leucodistrofia metacromatica, togliendoci la sensazione di abbandono, dal punto di vista medico-scientifico in cui ci siamo trovati finora.
Ora abbiamo alcuni giorni per riflettere su quale scelta fare per Roberto. Durante questo periodo incontreremo famiglie americane che hanno preso decisioni diverse: fare o non fare il trapianto sui loro bambini.In ogni caso, quelli che ci aspettano sono giorni difficili.


Grazie per il vostro sostegno


Dario e Lella


Senza titolo 1484

da http://blogfriends.splinder.com/


Ma dove sono finiti i soldi ?


Ali Fadhil è un medico iracheno, ma è anche un giornalista che con accurate, nonché pericolose, inchieste che gli sono valse vari premi internazionali, sta indagando sul perché delle misere condizioni e della precarietà dell'Iraq di oggi. Ali, partendo dall'inefficienza e povertà degli ospedali iracheni, si mette sulle tracce dei miliardi di dollari affidati alla coalizione per rimettere in piedi le infrastrutture del paese.Nel corso dell'inchiesta che gli costerà minacce ai familiari, saccheggi in casa e tanta paura, Ali scopre alcuni buchi neri dove sarebbero spariti i soldi che ignari cittadini americani e non solo credevano fossero usati per risollevare le sorti di quel paese, riconquistato alla democrazia.Corruzione, frodi e incompetenza hanno ingoiato almeno 23 miliardi di dollari gestiti dall'Autorità Provvisoria della Coalizione, CPA, lasciando molte opere incompiute o compiute male. E in parte vanificando un percorso di riconciliazione che, con un adeguato aiuto al paese e alla popolazione, avrebbe avuto più possibilità di successo.Varie azioni giudiziarie sono in corso per accertare le responsabilità da parte di alcune compagnie americane, beneficiarie di appalti miliardari. E questo mentre l'Iraq è in ginocchio e negli ospedali si muore per mancanza di farmaci adeguati e strutture fatiscenti. Il sistema sanitario iracheno che prima della guerra poteva vantarsi di strutture molto efficienti e personale medico estremamente qualificato, langue oggi nell’abbandono e sopravvive grazie alla dedizione e alla professionalità di pochi “eroi”. Un documentario che mette a nudo la profondità dell'inganno della guerra in Iraq. Scrive Dan Whyte, criminologo americano, “il saccheggio della ricchezza petrolifera irachena non ha precedenti nella storia dei crimini industriali”. ceraunavolta.rai.it  Zahra, la bimba nella foto, dopo lunga agonia in un ospedale iraqeno, è morta per mancanza di cure adeguate. Intervista ad ALI FADHIL

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Senza titolo 1483

E' morto dopo una lunga malattia, nella sua casa di Peschiera Borromeo, il noto cantautore genovese Bruno Lauzi.Lauzi, 69 anni,era considerato uno dei padri della moderna canzone italiana .Qui trovate neews  come lui  . Ora non  riuscendo   a trovare parole , che non sia  retorica e  scontate  , per  ricordarlo , preferisco   riportare il testo     de " Lettera  al signor parkison "
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Egregio Signore, non è con piacere che le scrivo questa lettera, ma d'altra parte avrei dovuto parlarle a quattr'occhi, affrontarla di persona, sopportare quel suo subdolo modo di fare che è quanto c'è di peggio per far perdere la pazienza anche ad un santo, figuriamoci a me.

Le scrivo, come può notare, col computer, perché la mia calligrafia s'è fatta illeggibile e così minuscola che i miei collaboratori devono usare la lente d'ingrandimento per riuscire a decifrarla…

Perché le scrivo? È presto detto: io ho superato con una certa disinvoltura l'imbarazzo che lei (l'ho scritto senza maiuscola, non la merita) mi ha creato chiedendo pubblicamente la mia mano ed ovviamente ottenendola. Convivere con un ufficiale inglese a riposo, già condannato nel Punjab per ripetuti tentativi di violenza neurologica su qualunque essere di qualunque specie (le cose si vengono a sapere, come vede…) non è stato facile, la mia è una famiglia è all’antica e non ha apprezzato.

MA ORA LEI STA ESAGERANDO, signore, glielo devo dire. Quando è troppo è troppo, e il troppo stroppia! C'è un proverbio arabo che dice: «Se hai un amico di miele non lo leccare tutto», INVECE LEI S'APPROFITTA D'OGNI RILASSATEZZA, DELL'ABBASSAMENTO DELLA GUARDIA NELLA BATTAGLIA QUOTIDIANA, ci proibisce di pensare ad altro, contando sulla superficialità con cui io ho affrontato l’insorgere del male… si sa, gli artisti sono farfalloni incoscienti… no, vecchio caprone, non le sarà facile, né con me né con gli altri, la Resistenza è cominciata. Perché, vede, io e i miei fratelli e sorelle malati abbiamo tante cose da fare, una vita da portare avanti meglio di così!

D'ora in avanti prometto che starò più attento ai consigli dei miei dottori, e che mi impegnerò maggiormente nell’aiutarli nella raccolta dei fondi necessari per la ricerca. Anzi sul tema della solidarietà mi ci gioco una mano, la mano che, pitturata e serigrafata fa da piedistallo ad una poesia contro di lei, colonnello dei miei stivali, funzionando da incentivo a dare... già, poiché a chiunque faccia un'offerta per la ricerca verrà inviata «LA MANO» come ricordo e memento…

Siamo in tanti, tante mani si leveranno contro di lei e cercheranno di restituirle colpo su colpo fino a quando non riusciranno ad acchiapparla per la collottola e mandarla all’Inferno cui appartiene, bestiaccia immonda, sterco del demonio, nostra croce senza delizie… Parola mia, di questo omino per molti un po' buffo, per altri un po' patetico, ma che vive il sogno di poterla, un giorno non lontano, prendere a schiaffi. A mano ferma. Mi stia male e a non rivederla.



Bruno Lauzi





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per  chi volesse  i testi delle sue  canzoni più  celebri   ne trova  qui  qualcosa

24.10.06

Senza titolo 1482

Ma  che  vergogna  che  i  tg e i  media   nazioonali ( salvo due \tre ) e o da quei siti internet  quelli  che vengono considerati anti clericali   anche quando  non lo sono   solo perchè critici  contro la chiesa e le sue gerarchie  o   quelli   dei gay  ( come in questo caso )   , non parlano  di queste cose  ,  dobbiamo saperlo dall'estero

Gay it del 20\10\2006 


LA BBC  svela le coperture del Papa di pedofili



ROMA – Secondo un reportage investigativo realizzato dalla BBC Joseph Ratzinger prima di diventare Papa avrebbe condotto una sistematica campagna per coprire abusi sessuali su minori commessi da preti cattolici . Sex Crimes and The Vatican (Crimini sessuali e il Vaticano) è il titolo di un documentario shock che è stato trasmesso per la prima volta in Gran Bretagna a fine settembre e che in questo fine settimana viene proposto anche sul canale satellitare BBC World, nello spazio di reportage dal mondo denominato “The World Uncovered”. Il coinvolgimento di Papa Benedetto XVI
denominato “The World Uncovered”. Il coinvolgimento di Papa Benedetto XVI comincia dal fatto che, in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, per 24 anni ha avuto il compito di far applicare i documenti promulgati dal Vaticano, tra i quali una Istruzione rimasta riservata e risalente al 1962 intitolata “Crimen Sollicitationis”, riguardante l'atteggiamento da tenere in presenza di alcuni gravi delitti, secondo quanto stabilisce il Codice di Diritto Canonico, tra cui “la violazione del Sesto Comandamento (Non commettere atti impuri) da parte di un membro del clero con un minore di 18 anni”. Si raccomandava ai vescovi piuttosto che di denunciare immediatamente i casi di cui fossero venuti a conoscenza alle autorità giudiziarie competenti, di trattare il tutto in modo riservato, cercando di invitare le persone coinvolte (le vittime e i loro familiari) a non parlarne. Il documento è assolutamente reale e del resto della sua esistenza si sa da anni, tuttavia anche in occasione della presentazione di questo nuovo documentario la controversie non sono mancate. La Chiesa Cattolica sostiene che le norme contenute nel documento del 1962 non hanno più alcun valore vincolante in quanto nel frattempo sono entrate in vigore le disposizioni che nel 1983 hanno riformato il Codice di Diritto Canonico. Eppure è lo stesso Ratzinger che lo cita come ancora in vigore in una nota dell'epistola “De Delictis Gravioribus” del 18 maggio 2001. Come già detto l'allora Cardinale era Prefetto Congregazione per la Dottrina della Fede e dunque massima autorità in materia. Non solo: secondo quanto sostenuto dagli autori del documentario il Cardinale Ratzinger avrebbe rafforzato la politica della “copertura” introducendo un principio di Competenza Esclusiva secondo il quale tutte le controversie relative ad accuse di abusi su minori sarebbero state gestite direttamente da Roma. Il reportage è presentato da Colm O'Gorman, che fu stuprato da un prete quando aveva 14 anni: «Quello che più mi colpisce – ha detto – è che è sempre la stessa storia, che si ripete ogni volta e in ogni luogo. Dei Vescovi affidano nuove parrocchie e nuove comunità a sacerdoti che sanno aver abusato di bambini in passato e succedono nuovi abusi.» Nel programma vengono presentate interviste e testimonianze di ex dipendenti del Vaticano che sono stati allontanati per aver criticato il modo col quale la Santa Sede ha gestito lo scandalo degli abusi sessuali pedofili esploso in America nel 2001. “Sex Crimes in the Vatican” affronta anche del caso di Joseph Henn  (nella foto qui a siniistra ), il sacerdote ricercato per pedofilia dalla giustizia americana e fino a luglio impiegato con mansioni di segreteria per la congregazione Società del Divino Salvatore, la cui sede è giusto a due passi dal Vaticano. Quando la Corte di Cassazione ha dato il via libera all'estradizione le autorità sono andate per notificargliela, ma lui nel frattempo si era già defilato.


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Ora  Va bene ne  che la situazione   è  grave come  testimoniano numerosi siti  ed in particolare questo qui 
http://snipurl.com/10ad5    trovato cercando  con  google la  frase  : "  preti pedofili "  ma non  credete che io stia  generalizando  perchè ci sono  anche preti ( e  a questi va la mia piena solidarietà  anche se  alcuni troppo conservatori  ma  per una lotta  contro un femeno sempre più grave a livello planetario  vedere  il tentativo  fortunamente non riuscito   di  candidare  alle  elezioni olandesi  un partito pedofilo )    che lottano contro la  pedofilia   come 1)   Fr. Shay Cullen ( trovate qui una  sua biografia  e   destra   la   foto scattata   dal sottoscritto  all'incontro  organizzato dalalbottega del commercio equo e solidale  ad Olbia  tenuto il 12\10\2006  )  fondatore di un'associazione  antipedofilia  www.preda.org ( e  tra un poì ancora non attivo www.predaitlia.org ) e  cnditato per ben  due volte al premio nobel per la pace  ; 2) Il sito www.antipedofilia.it  l'associazione   di don fortunato di  noto http://www.associazionemeter.it/ 



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«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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