Ospito la lettera aperta che Nicoletta Vallorani ha indirizzato al nostro Presidente del Consiglio. La condivido. La sottoscrivo.
Per motivi molto personali non riesco a aggiungere parole, a elaborare frasi. Combattuta tra il desiderio di rispettare la volontà dei genitori di Eluana che richiedono il silenzio (e spero che attorno a lei, in quello spazio ristretto che è una stanza d'ospedale, ci sia) e la consapevolezza che Eluana, come dice il suo stesso padre, è, suo malgrado, assurta a simbolo, e come tale parla alle coscienze di tutti.
Eluana ci appartiene.
Siamo noi.
Con infinito, dolente amore.
B.G.
Gentile Presidente del Milan e del Consiglio,
perdoni se mi permetto, ma credo che a forza di occuparsi di televisione lei possa aver perso contatto col reale. Neanche Bugs Bunny si sarebbe spinto fino a ipotizzare che Eluana Englaro dev’essere tenuta in vita perché potrebbe generare un figlio. Mi chiedo: lei forse sa sulla vita e su quello che la renda tale qualcosa che noi tutti ignoriamo? Lei ha competenze scientifiche, filosofiche, teologiche ed etiche che a noi mortali sfuggono? Ugualmente, se posso, le consiglierei di provare a passare una settimana, una sola, con quel che resta di Eluana Englaro. L’esperienza potrebbe esserle utile a perfezionare la sconfinata cognizione della vita che le permette di sapere quel che è giusto sopra ogni legge. Non c’è niente come provar le cose, per capirle.
Io, grazie a Dio, non so cosa significhi avere una figlia in stato vegetativo, e non auguro a nessuno di voi che difendete la vita di provarlo. E non sono intelligente e sensibile come lei, che sa quel che è meglio per Eluana e ci scrive su una legge. Io sono una persona normale e trovo che la famiglia sia sacra, e che nessuna legge debba entrare nel merito di quel che un padre sente sia giusto, peraltro sapendo per certo quel che vorrebbe sua figlia. Dunque non mi permetto. Taccio. Ho uno sconfinato rispetto per chi riesce a vivere questa vicenda con la dignità di Beppino Englaro. Dignità: Beppino Englaro ne ha a bizzeffe, a dispetto di quel che sta accadendo. E’ talmente tanta che la si potrebbe quotare in borsa, capisce? Come mai non le è ancora venuta questa idea?
Inoltre, ho un consiglio per lei: se proprio ci tiene a difendere il diritto alla vita, penso che dovrebbe destinare metà del suo stipendio mensile ed eventualmente di quello dei suoi compari a famiglie che, magari per questioni analoghe a quella di Eluana, saprebbero farne buon uso per difendere appunto la loro vita e quella dei loro cari. Non trova che sia una buona idea? E, guardi, posso garantirle che non richiede neanche una modifica della costituzione.
Un’ultima cosa: visto come va il mondo e per non rischiare di finire anch’io in un cartone animato, dichiaro nel pieno possesso delle mie volontà e nel giorno del mio cinquantesimo compleanno che, se mai dovesse succedermi qualcosa di anche vagamente simile alle condizioni in cui si trova Eluana Englaro e se non fossi in grado di autorizzare da sola l’interruzione delle cure, voglio che i medici le interrompano e mi consegnino alla pace che chiunque merita. Senza che la legge si intrometta. Non voglio finire ostaggio di un cartone animato. Ho la mia dignità. Lei cos’ha?
Saluti vivissimi (sebbene forse questo non sia l’aggettivo più adeguato),
nicoletta vallorani
4 commenti:
grande!
nicoletta vallorani ho letto qualcosa è una scrittrice mi sa o sbaglio? penso abbia ragione, ma chi siamo noi per decidere se staccare la spina o no?
Condivido pienamente !!!
aggiungo questa vignetta di Staino
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e a che questo articolo di Roberto cotroneo sull'unità di oggi 722009
Il caso di Eluana e la politica dell'opportunismo
Il caso di Eluana Englaro è davvero complesso. E lo sgomento, l’angoscia che sta prendendo un intero paese ha un risvolto culturale profondo che va oltre gli aspetti costituzionali, giuridici, etici e religiosi. Al di là delle posizioni differenti e antitetiche, si percepisce l’incapacità di leggere questo dramma in una chiave etica vera, eccetto per la chiesa e il Vaticano, che avendo un’etica strutturata e consolidata, può esprimere opinioni forti.
Per il Vaticano non c’è dubbio che il diritto alla vita è un dato da cui non si può prescindere in nessun caso. Anche di fronte a un dramma come quello di Eluana. Per un laico le cose sono assai diverse, però bisogna intendersi: che non ci troviamo di fronte a un caso di eutanasia, per quanto atipico, non c’è dubbio. Come non c’è dubbio che Eluana non respira artificialmente e che la sua patologia non è tale da condurla a una morte certa in un tempo breve. Se continuasse a essere alimentata potrebbe continuare a vivere a lungo. Basta parlare con qualsiasi medico rianimatore per capirlo.
Nessuno sa nulla, non possiamo sapere quanto le funzioni cerebrali di Eluana siano compromesse, non possiamo sapere il grado di sofferenza. Tutto è possibile, persino che abbia una percezione, più o meno forte di quanto le sta accadendo attorno. O che non ne abbia alcuno. Ma ha ragione Massimo Cacciari quando dice che siamo di fronte a un accanimento terapeutico, e che togliere il sondino nasogastrisco non è eutanasia, ma pietà e buon senso.
Il punto è un altro: perché tutto questo questo dramma è diventato il teatro di uno scontro politico e istituzionale senza precedenti? E non è rimasto nell’ambito, serissimo, del dibattito etico? Con il rispetto di entrambe le posizioni: quella dei cattolici come quella dei laici? Perché in filigrana dobbiamo leggere che dietro il caso di Eluana si muovono alleanze politiche presenti e future, e avere la sgradevole sensazione che su questo caso la posta in gioco di Silvio Berlusconi sia non tanto “una vita”, come dice lui, ma il voto dei cattolici? A cosa porta un decreto, che il presidente Napolitano – e come lui qualsiasi Presidente della Repubblica - non poteva firmare? Porta il Governo a giocarsi una sua partita, sulla pelle di Eluana. Una cinica guerra fredda, fuori dal tempo, pericolosa. Un pretesto su un caso drammatico che meritava un dibattito diverso, profondo. Ma che dimostra quanto la politica di una parte del centro destra non sia capace di confrontarsi con temi complessi, ma soltanto con l’opportunismo.
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