27.2.09

Testamento biologico: necessario un confronto libero da pregiudizi

Ha proprio   ragione   camilleri  (  e qui la  riporto per  non  farvi nandare  a roitroso nel blog  )  : << Il Vaticano ha partecipato alla stesura della legge per interposta persona. Dico il Vaticano e non la Chiesa perché l’atteggiamento di molti suoi componenti è assai diverso. Ma Berlusconi si inchina al volere del Vaticano. Andrea Camilleri sul testamento biologico, 21 febbraio >> .Infatti  i più beceri  , ipocriti  filo vaticanisti  fra i nostri politicanti   hanno rifiutato  una   sospensione  \ moratoria  del  decreto  incivile   per  poterlo   a  dopo le  europee   pur  di  fare  il   con il loro  paraculismo, doppiopesismo
contento  il  serbatoio di voti   che  è il varicano  . C H a proprio ragione altan  in questa  vignetta pubblicata  su  repubblica  d'oggi  27\2\2009
in cui ( la trascrivo perchè il  sito da cui  ho copiato la prima pagina di repubblica  e  poi estrapolato la vignetta  con kpdf   è poco leggibile  ) 

--- La  laicità dello stato ? 
----  virtuale . cosi'  non si lede il diritto a scorazzare  del  del vaticano 


oncordo  , coem da  titolo   con  questo   intervento \ commento del  presidente Comitato bioetico di Sassaripubblicato sula nuova sardegna  del 26\2\2009  e che  qui riporto per intero perchè  ledizione online  è a pagamento 
 




Fa discutere anche da noi il caso della vedova britannica che chiede di essere fecondata con i gameti del marito in coma irreversibile

Non si è ancora spento il dibattito sul caso di Eluana Englaro ed ecco irrompere sulla scena un nuovo problema: è lecito per una donna poter generare un figlio utilizzando i gameti del marito in coma? Certo è stimolante affrontare i tanti aspetti etici e giuridici che una simile richiesta pone. Purtroppo non è facile sgombrare il campo da posizioni ideologiche che rischiano di permettere, ancora una volta, la strumentalizzazione del caso, impedendone di fatto la comprensione delle dimensioni morali e sociali. Forse alla fine importerà a pochi capire se possa essere considerato un bene per la eventuale madre o per il nascituro un simile utilizzo delle tecniche di fecondazione artificiale, ma molti non resisteranno alla tentazione di usare il caso per dimostrare una qualche tesi. Coloro che si battono per il riconoscimento delle volontà pregresse tenteranno di argomentare intorno alla validità di eventuali desideri espressi quando l’interessato era capace di intendere e di volere e dei quali si proverà a tener conto nel tentativo di superare la mancanza del consenso previsto dall’articolo 6 della Legge 40/2004. Sarà possibile in questo modo tener vivo o persino riaccendere il dibattito sui testamenti di vita. Altri non rinunceranno ad attaccare la stessa Legge 40 evidenziandone le rigidità che impedirebbero in simili casi l’uso delle tecniche di fecondazione assistita per la mancanza di una serie di requisiti (diagnosi di sterilità o infertilità, consenso informato di entrambi i genitori o l’esistenza in vita dello stesso donatore nel caso in cui la sua morte sopraggiungesse prima della fecondazione e dell’impianto).
Non ci sarebbe poi nulla di strano se qualcuno approfittasse del caso per sollevare ancora una volta la questione della rilevanza pubblica o privata di un simile intervento e se quindi sia ammissibile o meno una regolamentazione per legge da parte dello Stato. Ma di fronte ad un dibattito sempre più acceso sui temi della bioetica credo sia necessario notare che le questioni che suscitano maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica riguardano problemi che potremo genericamente definire di frontiera, mentre i problemi etici della vita di tutti i giorni, che riguardano la maggior parte delle persone, stentano ad affacciarsi ad una ribalta troppo affollata. Giovanni Berlinguer, nell’introduzione al suo saggio “Bioetica Quotidiana”, pur riconoscendo come una forzatura una netta distinzione fra bioetica quotidiana e di frontiera, rilevava che spesso “idee e valori che permeano quotidianamente la ragione e i comportamenti di ogni essere umano” non riscuotono la stessa attenzione riservata di solito alla cosiddetta bioetica di frontiera. Senza negare l’importanza delle discussioni sui casi estremi ma che riguardano poche persone, non possiamo ignorare che esistono grandi questioni etiche connesse alla dignità dell’uomo e al valore della sua vita e che interessano direttamente gran parte dell’umanità. Ci ricorda il cardinale Martini nel suo ultimo saggio “Conversazioni notturne a Gerusalemme” che “non dobbiamo abituarci ai peccati globali, che sono per noi una sfida: la piaga dell’Aids, le catastrofi ambientali e la fame, la povertà, le guerre e la miseria dei profughi, i bambini che non hanno accesso a medicine e istruzione, le donne maltrattate”.
Sarebbe un grave errore pensare di poter tacitare le coscienze sbandierando la difesa di valori morali applicabili a casi sporadici, e contemporaneamente nascondendo la testa sotto la sabbia di fronte alle grandi ingiustizie che quotidianamente fanno strage della dignità e della stessa vita dell’uomo. Invocare poi il rispetto dell’embrione umano (della cui necessità di tutela sono profondamente convinto), e non ricordare quasi mai che la vita di tante persone è costantemente minacciata da comportamenti e scelte che meriterebbero una seria valutazione sul piano morale, non mi pare espressione di coerenza. C’è da sperare che nessuno voglia relativizzare il valore della vita umana.

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