Qualche giorno fa ho visto, per la seconda volta, il film Boys don’ t cry (Kimberly Pierce, 1999), interpretato magistralmente dal Golden Globe Hilary Swank. La vicenda narrata avrebbe potuto tradursi in una commedia grottesca o in un apologo alla Almodovar, ma è scaturita in un film talmente drammatico da togliere il fiato. La pellicola sfugge ad ogni categorizzazione ed attanaglia l’attenzione dello spettatore mostrandogli un risvolto della natura umana - gli inconfessabili e incoercibili bisogni dell’identità sessuale - troppo spesso trattato con condiscendente distacco e con esplicito disprezzo. Si soffre dunque, assaporando tali immagini ed ascoltando una delle più emozionanti colonne sonore di tutti i tempi. Ma lo si fa in nome di una buona causa.
Questa importante perla della cinematografia internazionale narra una vicenda realmente accaduta, quella del transessuale Teena Brandon, o Brandon Teena. La differenza fra questi due nomi non è sottile come si potrebbe pensare perché pone l’accento su due identità differenti rinchiuse a forza dentro la medesima persona.
Continua a leggere l'articolo di Chiara su http://www.quinonehollywood.org/home/?p=1147
Puoi commentare qui
Nessun commento:
Posta un commento