30.12.10

Ah che cosa ti fa fare l'amore

tre storie  due  buone  e  una cattiva  .

Come sempre  iniziamo da quele  buone   di cui la seconda  utile  in tempi di sbandamento  culturale   e  di  valori fallaci   , deliteri ed  endonuistici 

 tratte dall'unione sarda  d'oggi

Iglesias. Per lui, 40 anni, il trapianto era l'unica alternativa alla dialisi. E lei, 36, gli ha fatto un regalo

Un rene all'uomo della sua vita«Paura? Sì, ma volevo donargli la normalità»

Uno straordinario gesto d'amore. Perché la paura c'era, spiega lei: ma era più forte il desiderio di liberare suo marito dalla tortura della dialisi. Due mesi fa sono finiti sotto i ferri insieme, in due sale operatorie separate. «E ora - dice la donna - siamo più uniti».
 «In salute e in malattia», dicono di getto i novelli sposi davanti all'altare.                 Ma chissà se Chiara e Francesco ( nomi di fantasia, condizione indispensabile perché accettassero di raccontare la loro storia ), entrambi di Iglesias, pensavano che a quindici anni dal fatidico sì avrebbero tenuto fede alla lettera a quella promessa di rito. Lui che nel 2007, a 39 anni, ha visto improvvisamente il vento girare in senso contrario, scoprendo di avere un'insufficienza renale cronica che lo ha condannato alla dialisi. Lei, di quattro anni più giovane, che dietro il volto dolcissimo e i modi gentili cela un temperamento forte e determinato; lo stesso che le ha permesso di salvare l'uomo della sua vita, il padre del suo bimbo di 13 anni. Con un gesto d'amore che si chiama donazione.
LA DIALISI Chiara, che fa la commessa, non ha avuto dubbi di fronte alla possibilità di privarsi di un rene per restituire la gioia di vivere a Francesco, ex dipendente di un'impresa edile in cerca di nuova occupazione. Troppo forte il dolore di vederlo attaccato, a giorni alterni, alla macchina dei “reni artificiali” per oltre tre ore di fila che poi gli portavano stanchezza, apatia; sensazioni che si ripercuotevano anche sul bambino. «Inutile negare che la paura si è fatta sentire - racconta lei - ma la voglia di restituire una vita normale alla persona che amo è stata molto più forte. Dopo ci si sente meglio, sicuri di avere fatto la cosa giusta».
GENEROSITÀ Una storia che sembra uscita dalle pagine di un libro di fiabe e si contrappone alla vicenda tragica delle due sorelle di Padova, una delle quali non se l'è sentita di donare il midollo all'altra per evitarle la morte. «Siamo rimasti terribilmente colpiti da quella storia: fa rabbrividire più di quanto non accada quando si prende la decisione di donare un proprio organo alla persona cara».
CORAGGIO Chiara non ha mai pensato di tirarsi indietro, neppure nei momenti più difficili. Perché nulla è stato più terribile di quel giorno di ottobre di tre anni fa. Francesco lo ricorda bene: «Dovevo fare un intervento al menisco e dagli accertamenti è venuta fuori un'insufficienza renale cronica». Controlli periodici, dieta aproteica, massima attenzione ai cibi, ma l'epilogo era scontato: dialisi. Da settembre 2008. «Ho cercato di stare sereno, medici e infermieri sono stati fantastici, alla lunga però la dialisi sfianca. Così ho chiesto informazioni sul trapianto, ma non pensavo che a donarmi il rene potesse essere mia moglie». Di più. Quando ha saputo che questa era una possibilità concreta, Francesco ha cercato di opporsi: «Avevo paura per lei, poi temevo che la mia fosse una malattia genetica e ho pensato a nostro figlio. Facendo gli scongiuri mi sono chiesto: e se in futuro avesse bisogno lui di un rene? Ma i medici hanno escluso che si trattasse di un problema genetico».
L'INTERVENTO Gli esami per accertare la compatibilità sono iniziati circa un anno fa. Lo scorso ottobre la chiamata per l'intervento. Lui e lei in due sale operatorie diverse, contemporaneamente. «Al risveglio - raccontano - ci siamo cercati. Sono passati quattro giorni, prima di rivederci. Ora è iniziata una nuova vita: il nostro rapporto è più forte. E questo Natale abbiamo ricevuto il regalo più bello degli ultimi anni».

                      CINZIA SIMBULA
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Provincia Sulcis

Provincia Progetto “Love is in the air”

A scuola si impara
anche a dire ti amo
senza vergogna

 

 

Come si dice “ti amo”? Come si fa a capire quando una relazione è davvero importante, quali sono i valori su cui puntare quando si costruisce una relazione? Quali le persone da non deludere e difendere sempre e ad ogni costo?
Sono nozioni spesso date per scontate dai giovani bombardati ogni giorno da messaggi fuorvianti di chiassosi talk show , reality al limite della pornografia e trasmissioni all'insegna del puro gossip. Nozioni la cui assenza diventa drammaticamente evidente quando gli stessi giovani si ritrovano, loro malgrado, protagonisti e spesso vittime, di fatti che balzano in tutta la loro drammaticità sulle prime pagine dei giornali e nei titoli di apertura dei tg.
Storie di maltrattamenti in famiglia di cui nel territorio del Sulcis si ha troppo spesso notizia, violenze tra coetanei, storie di intolleranza e atteggiamenti al limite dell'assurdo di adulti che, nella loro giovinezza, non hanno ricevuto alcun aiuto per trovare la strada giusta da seguire.
A questi giovani, nello specifico quelli delle scuole superiori del Sulcis Iglesiente, è destinato il progetto per il benessere degli studenti voluto dall'assessorato ai Servizi sociali della Provincia e intitolato “Love in in the air” (L'amore è nell'aria): «Riteniamo che la scuola abbia un ruolo altissimo nella formazione dei nostri giovani - spiega l'assessore Luca Pizzuto - formazione intesa a 360 gradi, fatta sia delle diverse materie scolastiche sia di tutte quelle informazioni e valori di cui il giovane, quotidianamente bersagliato da messaggi sbagliati, è alla ricerca spesso inconsapevolmente».
L'amore, la tolleranza, la solidarietà, l'apertura al diverso, il prendersi cura: «Tutti concetti dati per scontati - aggiunge l'assessore - sui quali invece occorre lavorare, riflettere, discutere. I giovani devono imparare a leggere con coscienza le loro emozioni, il sentimento dell'amore, lontano da tutti gli stereotipi ricevuto dalla televisione».
E allora via a incontri tematici, ai dibattiti, ai seminari, ai vari laboratori tra cui quelli sull'educazione emotiva: il servizio sarà affidato alle associazioni, cooperative sociali, a consorzi già esistenti, raggruppamento temporaneo di imprese e consorzi ancora da costituirsi: «Il progetto è stato avviato e alcuni dettagli sono da affinare - conclude l'assessore - e i giovani saranno gli attori principali di questo, si spera fruttuoso, percorso».

                                     STEFANIA PIREDDA
 
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 a terza  quella cattiva   presa  da  http://www.blog-news.it/  

Chirurgia plastica per una vagina perfetta: donne la chiedono sempre più spesso


Pubblicato da Ramona Granato il 27 dicembre 2010

Ragazze, questa notizia è per noi! Forse è il caso di smetterla di cercare la perfezione a tutti i costi, soprattutto se diventa una mania che mette in pericolo la nostra salute. Dopo l’aumento del seno e la liposuzione su fianchi e cosce, le donne stavolta si spingono ben oltre, chiedendo sempre più spesso un intervento estetico alla vagina. Questi dati ci arrivano da uno studio di specialisti del settore che – che dal 2006 a oggi – hanno assistito ad una crescita esponenziale della richiesta di interventi di questo genere. Un ritocco estetico così intimo testimonia una preoccupante voglia di perfezione sempre e comunque.
A chiederlo sono le donne tra i 25 e i 40 anni che ne fanno richiesta soprattutto perchè schiave di un disagio psicologico, più che di un reale problema fisico. Ora, però, a quanto pare ne stanno facendo richiesta anche le donne più mature, forse perchè hanno passato tutta la vita a cercare il leggendario punto G e ora vogliono una soluzione chirurgica più facile. “C’è un bouquet di interventi prettamente estetici, di modifica dell’estetica vaginale – spiega Alessandro Littara, chirurgo che opera al Centro di Medicina Sessuale di Milano -. Dalla ‘labioplastica’, ovvero la riduzione delle piccole labbra, alla ‘perineoplastica’, la riduzione dell’introito vaginale, praticata soprattutto dopo il parto. Poi ci sono la liposcultura del monte di Venere e l’ingrossamento delle grandi labbra, attrraverso filler come l’acido ialuronico o il grasso purificato. Poi c’è l’operazione di ringiovanimento vaginale, che riduce il diametro interno della vagina e viene fatta non tanto per motivi estetici quanto per motivi sessuali. Con l’età si ha un abbassamento della tonicità muscolare e la possibilità di raggiungere il piacere si affievolisce, così si cerca di recuperare l’elasticità e il tono”.
Soprattutto tra marzo e giugno le donne vogliono abbellire le proprie parti intime, forse in vista di avventure estive o forse solo perchè d’estate si risveglia la voglia di sesso. Fatto sta che si ricorre al bisturi per sentirsi più sicure, quando poi la sicurezza si trova solo nel proprio modo di fare e nella propria naturale sensualità. Ogni aiutino, comunque, è ben accetto se così recuperiamo una parte di noi che crediamo perduta.




1 commento:

Anonimo ha detto...

Rifarsi le parti intime per solo sfizio che sono NATURALI.. è come violare il corpo umano, se la natura ha dato una vagina grande o pene piccolo all'uomo..ambedue funzionano benissimo e sensualmente sono eroticamente attivi.
Riguardo al mitico punto G basta cercare..solo il cercarlo è già cosa stimolante per entrambi i sessi, ed ormai in internet vi sono varie fotografie e film video che spiegano bene dove si trova il super punto G, idem per il maschile L punto P Morando Sergio.

non so chi è peggio tra trap e neomelodici ( ovviamente senza generalizzare ) "Frat'mio", "Lione", "Amo'": i post che esaltano gli omicidi, a Napoli, e le armi «facili» nelle mani dei ragazzi

Dice: «Gli zingari». Dove hai preso la pistola? «Dagli zingari». E sarà pure vero. E se è vero, certo non lo ha scoperto guardando Gomorra, ...