19.12.10

Lettera aperta a Maroni per evitare violenze il 22 dicembre

Caro Maroni

 gia precedentemente ( sul caso Saviano e la  sua replica  imposta da Fazio  ) :  << Je vous fais une lettre / Que vous lirez peut-être / Si vous avez le temps .... ( da  Le diserteur di Boris Vian ) >> e non ho ottenuto risposta . Ma  non importa  , visto che  è impossibile dialogare  direttamente  con lei anche  se  viene ogni estate in vacanza  all'isoa rossa (  40 minuti di macchina dalla mia cittadina ), visto il filtro  dela scorta  e  delle  email  al suo ministero  ,   le mando   come si faceva  una volta tramite  un Message in a Bottle per  parafrasare una famosa canzone dei Police
Se invece , e qui mi rivolgo a lei  signor  Alfano ,  di mandare   gli ispettori  in tribunale , le decisioni dei giudici  sbagliate  o giuste  che siano   si rispettano   e gli ispettori  si amndano  per  cose  serie  . Le chiedo   perchè  non li si manda  nei  corpi centrali di polizia   che hanno permesso simili abusi e  anzi che  fermare  i veri violenti  ( forse  si sarebbe  scoperto che  l'oposizione  ha ragione ?  su gli infiltrati  e gli agenti in borghese presenti al'interno  del corteo ) .
l'ordine pubblico , non si fa   solo con le  misure repressive  o processi e \ arresti rpeventivi  , ma con il dialogo ed  una buona formazione  delle  forze dell'ordine coem afferma  anche  fare  futuro(   vostri ex alleati )  che hanno avuto coraggio  ( speriamo  che  non sia solo un bla bla   un discorso di parata  ) di rimettere  con  un   editoriale  su un loro  giornale   indiscussione il comportamento tenuto  a  Genova 2001 .
Visto che  innegabile  che nei cortei  si  usino  agenti digos  ed  in borghese   perchè  non  usarli   con discrezione  come si fece a Firenze  , la prima manifestazione dopo Genova 2001 cercando anche se  sotto banco  di cordinare  fra movimenti  e forze dell'ordine  , cosa  che non è stata fatta  come avvenne il in altre manifestazioni   , a Roma il 14  dicembre   vedere questo video   l'inizio degli scontri






Infatti  se la protesta legittima viene ignorata, bollata come quattro coglioni dei centri sociali dissidenti della sinistra più estrema , se si fa finta di niente, non si ascolta e si dice in giro  solo ed  esclusivamente  che si sta facendo per il loro bene, se si fa questo in modo reiterato e arrogante( salvo  qualche eccezione ) , allora la violenza te la cerchi fino al ...midollo ed è infinitamente meno di quella che applichi con tale menefreghismo .ora questo ... per inciso ... non significa giustificare la violenza, ma capirla, rendersi conto che è volutamente provocata e stimolata, che è figlia dell'esasperazione, di chi non trova altra forma e modo per farsi sentire e non vuole arrendersi al non essere ascoltato .
Il 14 dicembre a Roma non è accaduto soltanto che un gruppo di violenti si sia impadronito della protesta e - poi - la violenza di ogni ragione. È accaduto che per la prima volta nei modi del tumulto (lasciamo perdere l'esasperazione di chi parla di "guerriglia") ha preso forma pubblica e collettiva un rancore senza speranza, la rabbia di un Paese incattivito, socialmente fragile, segnato "da forme sommerse di deprivazione, di vera e propria povertà e soprattutto di impoverimento", come documenta Marco Revelli nel suo Poveri noi. Un Paese dove il prezzo della crisi - e delle soluzioni preparate dal governo - cala come un maglio sulla vita e sulle aspettative soprattutto dei più giovani. Le statistiche ufficiali ce lo raccontano. Per l'Osce, nei 33 Paesi maggiormente industrializzati, l'Italia è al penultimo posto per l'occupazione giovanile con il 21,7 per cento di occupati: soltanto uno su cinque lavora. Tra chi è occupato il 44,4 per cento ha un lavoro precario e il 18,8 lavora part-time. Tra chi è disoccupato, il 40 per cento lo è da lungo tempo e il 14,9 ormai non studia né lavora. D'altronde - dice Marco Revelli - "l'80 per cento dei posti di lavoro perduti tra il 2008 e il 2010 riguarda i giovani, quelli che erano entrati per ultimi nel mercato del lavoro, attraverso la porta sfondata dei contratti atipici, a termine, a somministrazione, a progetto... Precari nello sviluppo, disoccupati nella crisi, senza la copertura degli ammortizzatori, spesso senza neppure un sussidio minimo. I più istruiti e altamente qualificati, quelli che appartengono al "mondo dei cognitivi", alle nuove professioni come l'informatica, sono ormai ridotti a sottoproletariato".
Se rimuove questo quadro, il governo si impedisce di comprendere, ammesso che lo voglia, le ragioni della violenza. Non le ragioni di chi, vestito o no di nero, centro sociale o "cane sciolto", vuole "stare in piazza" con le pratiche dei black bloc e, prigioniero di un freddo nichilismo, non si fa alcuna illusione sulla democrazia e pensa - come il "blocco nero" - che "la violenza non sia un problema morale, è semplicemente la vita, il mondo in cui siamo capitati che non lascia altra strada che l'illegalità".
Queste ragioni sono inaccettabili e questa violenza va anticipata, isolata e ogni illegalità punita , ma  non aggiungendovi ad esso solo repressione  ed  illegalità . È un'operazione che può avere un esito positivo soltanto se - in tutti coloro che il 14 dicembre non si sono opposti o hanno addirittura approvato quelle violenze - si alimenta una speranza nella democrazia e la fiducia nel dialogo con le istituzioni; se si attenua la convinzione diffusa in una larga fascia di giovani (16/35 anni) di essere le vittime sacrificali del declino, le anime morte della crisi.
Il messaggio che  il governo ha voluto diffondere è stato di segno opposto. Come se la crisi sociale rappresentata il 14 dicembre potesse essere affrontata solo ed  esclusivamente   come "questione di ordine pubblico",   a voi spettabili  Maroni e Alfano hanno voluto dire soltanto della forza, con quale violenza e determinazione il governo avrebbe affrontato l'emergenza di nuovi tumulti. Lo hanno fatto nei soliti modi di un governo che crede in un diritto diseguale e immagina, per i potenti, un diritto debole e per i deboli leggi e dispositivi brutali. Questi campioni del "garantismo" che chiedono legittimamente per Cosentino, Dell'Utri, Verdini, Bertolaso l'accertamento della responsabilità personali, la verifica della fondatezza delle accuse e dell'attendibilità delle fonti di prova pretendono, abusivamente, un lavoro all'ingrosso per i giovani e giovanissimi arrestati a Roma l'altro giorno. Invocano, al di là delle prove, una detenzione esemplare non per le dirette responsabilità degli indagati, ma per le colpe di chi è riuscito a farla franca come se la stessa presenza a una manifestazione travolta dalle violenze sia già una prova di colpevolezza. Un'idea autoritaria che trova la sua dimostrazione nella insensata proposta del sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano di allargare il "divieto di accedere alle manifestazioni sportive" (il D. a. spo.) dagli stadi alle piazze, come se una manifestazione di dissenso possa essere paragonata a una partita di calcio.
È l'avvilita idea di democrazia della destra berlusconiana. in questo  caso Ci deve consigliare attenzione perché non sarà con la forza e con "la repressione", invocata già a caldo dal ministro Sacconi, che si verrà a capo della crepa che si è aperta tra le generazioni più giovani e le istituzioni in quest' ultimi 25 anni . Sarebbe azzardato e imprudente se un governo politicamente e socialmente debole decidesse di rafforzare se stesso allargando quella ferita, accendendo la collera invece di raffreddarla prestando ascolto alle ragioni del disagio allora  si che la situazione  diventerebbe incontrollabile  ed  ingestibile , arrivando ad  una nuova stagione di terrorismo   che va  ad  aggiungengersi  in quell clima  già esacerbato d'odio  e di veleni .
Sperando , anche se ci credo poco  , visto  i  discorsi   infuocati  che   si fanno  che  il 22  dicembre  sia  una manifestazione pacifica  e   non si verifichino gli eccessi   dei tutori dell'ordine    vi saluto  e  v'auguro  buone  feste 

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