Due delle tante storie che sembrerebbero assurde se non fossero vere . Diverse fra loro ma unite dalla sofferenza e dall'indifferenza di gente senza scrupoli la seconda ., del potere e de del mercato che mandano a ramengo anni e anni di lotte per uno stato sociale ( che ricordiamolo non vuole dire solo carrozzoni ed assistenzialismo ) e di come anzichè piangersi addosso si reagisce usando " l'arma " del fai da te e dea solidarietà e di come tali valori se insegnati c nelle scuole con dei corsi appositi ( ai ragazzi ( ma anche a genitori ed ad insegnanti ) possano dare ulteriormente i loro frutti e far si che fenomeni come questo della prima storia non siano più soltanto eccezioni ma che diventino la regola e consuetudine .
Se ho letto bene il giornae in questione , causa congiuntiviti , dovrebbe essere l'unione sarda del 1 dicembre 2010
La prima
ha come luogo la scuola elementare ( o primaria come si usa dire oggi ) di Via Prati a Quartu Sant'Elena
Riconoscimento come alunna più altruista per la sua dedizione a una coetanea disabile buona come lei non c'è nessuno Cristina, sei anni, ha vinto il premio nazionale
Cristina Succameli è stata eletta Alunna più buona d'Italia dalla giuria del concorso organizzato dal console di Monaco a Trieste. La cerimonia di premiazione si terrà il 13 dicembre nella scuola elementare che frequenta, in via Prati.
È quartese la bambina più buona d'Italia. Cristina Succameli ha appena sei anni, eppure dimostra di sapere già che cosa sia giusto fare: nessuno le ha chiesto di accudire con tanta costanza una compagnetta di scuola, costretta su una sedia a rotelle dalla distrofia muscolare atrofica, e di aiutarla a sentirsi come tutti gli altri bambini. L'ha fatto senza pensarci, e per questo ha vinto il premio nazionale organizzato ogni anno da Aldo Pianciamore, console di Monaco a Trieste.
L'iniziativa - dedicata alla memoria di Hazel Marie Cole, la moglie scomparsa dell'organizzatore - ha lo scopo di diffondere tra i bambini il senso della solidarietà, dell'altruismo. Cristina sarà premiata il 13 dicembre, nel corso di una cerimonia che inizierà alle 15 nella scuola che frequenta in via Prati, diretta da Sara Sanna.
L'AMICIZIA «Questa bambina», spiega la docente Rita Fresu, «è una piccola pedagogista». La sua amicizia con la compagnetta è nata subito, alla scuola dell'infanzia. Sono sempre insieme anche ora, in prima elementare, e insieme fanno i compiti e le attività extracurricolari. Cristina, con la sua sensibilità, capisce ciò di cui ha bisogno la sua amica e le offre aiuto, con discrezione e gioia. «Il suo amore contribuisce a far sentire accettata l'altra bimba», spiega la madre Elisabetta Siddi, quarantatreenne: «Mio marito è disoccupato, io assisto gli anziani. Siamo fieri della bontà di nostra figlia Cristina. Quando lei e la sua amica si siedono in macchina, dopo le lezioni, si raccontano la mattinata appena trascorsa e scendono mano nella mano, per poi rientrare nelle loro case».
LE INSEGNANTI Il premio assegnerà a Cristina due piccole somme di denaro: una la riceverà subito, l'altra quando compirà diciotto anni. Ringrazia, la piccola, ma non si sofferma troppo su questo riconoscimento: per lei, passare tanto tempo assieme alla sua amica, è una cosa del tutto naturale. La scuola è invasa dalle loro foto: quelle di due amiche speciali, amate da tutti perché sanno rendere liete anche le difficoltà. «Le loro famiglie sono quasi diventate una sola e concentrano la loro opera educativa sulla solidarietà», continua Rita Fresu, che da trent'anni nel secondo circolo didattico si occupa di casi “difficili” assieme alle colleghe Maria Caterina Argiolas, Maria Grazia Cocco e Maria Antonietta Pes.
IL CONCORSO Il premio ha tre linee di azione: la prima è legata agli atti di bontà nelle scuole elementari e medie inferiori segnalate da presidi, direttori didattici o insegnanti, per la scelta degli alunni più buoni d'Italia. La seconda linea prevede aiuti economici per i giovani di Paesi poveri e la terza è dedicata a chi aiuta persone non autosufficienti.
LE INSEGNANTI Il premio assegnerà a Cristina due piccole somme di denaro: una la riceverà subito, l'altra quando compirà diciotto anni. Ringrazia, la piccola, ma non si sofferma troppo su questo riconoscimento: per lei, passare tanto tempo assieme alla sua amica, è una cosa del tutto naturale. La scuola è invasa dalle loro foto: quelle di due amiche speciali, amate da tutti perché sanno rendere liete anche le difficoltà. «Le loro famiglie sono quasi diventate una sola e concentrano la loro opera educativa sulla solidarietà», continua Rita Fresu, che da trent'anni nel secondo circolo didattico si occupa di casi “difficili” assieme alle colleghe Maria Caterina Argiolas, Maria Grazia Cocco e Maria Antonietta Pes.
IL CONCORSO Il premio ha tre linee di azione: la prima è legata agli atti di bontà nelle scuole elementari e medie inferiori segnalate da presidi, direttori didattici o insegnanti, per la scelta degli alunni più buoni d'Italia. La seconda linea prevede aiuti economici per i giovani di Paesi poveri e la terza è dedicata a chi aiuta persone non autosufficienti.
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La seconda è una storia avvenuta ai danni diuna biologa cagliaritana che vive a Auckland e che soffre di una rara malattia . Ora sia che ,il pacco contenente farmaci di vitale importanza andato perso ,o sia stato rubato come sembra probabile è una storia dolorosa da economia canaglia e da cattiva burocrazia
L'odissea di una giovane, invalida civile, ad Auckland per un master all'Università: ogni giorno deve assumere un farmaco salvavita che le viene recapitato all'estero. Ma l'ultimo pacco si è perso in volo.
IL pacco con le medicine salvavita si è perso in volo. Tra Cagliari e la Nuova Zelanda. Era destinato a una biologa cagliaritana, Claudia Cherchi, ad Auckland con una borsa di studio regionale per un International master all'Università. «Non posso rischiare di stare senza farmaci, qualcuno mi aiuti», è l'appello che la donna, 33 anni, invalida civile per una patologia cronica dall'età di 13 anni, lancia dall'altra parte del mondo.
IL GIALLO Dov'è finito il pacco? La donna ha ricostruito il suo percorso: «Spedito l'11 novembre da Cagliari tramite Poste italiane, servizio nel mio caso efficientissimo, sarebbe giunto a destinazione il 18. Ho seguito il suo tracciato su internet, Italia, Germania, Cina, Singapore e Nuova Zelanda: qui è arrivato, come conferma il tagliando in mio possesso, alle 10.58». Ma alle Poste neozelandesi non ne sanno nulla. «Nel loro data base non risulta il mio nominativo e continuano a chiedermi il “numero di tracciabilità” neozelandese che ovviamente non ho perché la spedizione è avvenuta dall'Italia». A questo punto non è infondato il sospetto che qualcuno l'abbia rubato, considerato il suo valore: mille euro. Tanto più dopo quel che è successo nella seconda spedizione: «Il mio pacco - racconta Claudia Cherchi - era stato bloccato dal responsabile del ministero della Salute neozelandese per possibile contrabbando di farmaci, visto che mancava la prescrizione di un medico neozelandese che confermasse la terapia. Da allora, rimasta 10 giorni senza medicine, ho provveduto a recuperare la documentazione mancante affinché tutto filasse liscio».
L'ANGOSCIA Ma tant'è: del pacco vagabondo non c'è traccia. «Le Poste sarde hanno fatto denuncia di smarrimento, ma io intanto sto terminando la scorta di medicine, impossibili da trovare qui perché usano altre molecole e non conoscono le corrispondenti alternative alle mie». Vani i tentativi fatti finora, anche quello all'ambasciata italiana. E cresce lo sconforto: «Ogni mese la mia famiglia si adopera affinché i farmaci arrivino regolarmente e in anticipo in modo che non resti scoperta dal trattamento. Non posso pensare che ad ogni spedizione correrò questo rischio. Per me, invalida civile all'83%, biologa senza lavoro, questa opportunità vale il mio futuro: se tornassi in Italia, oltrettutto, dovrei restituire i ventimila euro della borsa, impossibile con la mia pensione di 265 euro mensili. Tra due settimane finirò le scorte dei farmaci, chiedo aiuto a chi può dirmi cosa fare e a chi rivolgermi».
IL GIALLO Dov'è finito il pacco? La donna ha ricostruito il suo percorso: «Spedito l'11 novembre da Cagliari tramite Poste italiane, servizio nel mio caso efficientissimo, sarebbe giunto a destinazione il 18. Ho seguito il suo tracciato su internet, Italia, Germania, Cina, Singapore e Nuova Zelanda: qui è arrivato, come conferma il tagliando in mio possesso, alle 10.58». Ma alle Poste neozelandesi non ne sanno nulla. «Nel loro data base non risulta il mio nominativo e continuano a chiedermi il “numero di tracciabilità” neozelandese che ovviamente non ho perché la spedizione è avvenuta dall'Italia». A questo punto non è infondato il sospetto che qualcuno l'abbia rubato, considerato il suo valore: mille euro. Tanto più dopo quel che è successo nella seconda spedizione: «Il mio pacco - racconta Claudia Cherchi - era stato bloccato dal responsabile del ministero della Salute neozelandese per possibile contrabbando di farmaci, visto che mancava la prescrizione di un medico neozelandese che confermasse la terapia. Da allora, rimasta 10 giorni senza medicine, ho provveduto a recuperare la documentazione mancante affinché tutto filasse liscio».
L'ANGOSCIA Ma tant'è: del pacco vagabondo non c'è traccia. «Le Poste sarde hanno fatto denuncia di smarrimento, ma io intanto sto terminando la scorta di medicine, impossibili da trovare qui perché usano altre molecole e non conoscono le corrispondenti alternative alle mie». Vani i tentativi fatti finora, anche quello all'ambasciata italiana. E cresce lo sconforto: «Ogni mese la mia famiglia si adopera affinché i farmaci arrivino regolarmente e in anticipo in modo che non resti scoperta dal trattamento. Non posso pensare che ad ogni spedizione correrò questo rischio. Per me, invalida civile all'83%, biologa senza lavoro, questa opportunità vale il mio futuro: se tornassi in Italia, oltrettutto, dovrei restituire i ventimila euro della borsa, impossibile con la mia pensione di 265 euro mensili. Tra due settimane finirò le scorte dei farmaci, chiedo aiuto a chi può dirmi cosa fare e a chi rivolgermi».
CARLA RAGGIO
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