Titolo Quaderni ucraini. Memorie dai tempi dell'URSS
Autore Igort
Prezzo € 17,50
Prezzi in altre valute
Dati 2010, 180 p., ill., brossura
Editore Mondadori (collana Strade blu. Fiction)
Manca ancora tutto il pomeriggio a Natale e già ricevo il primo regalo . Esso è un libro a fumetti mi , mi è stato regalato da ua collega ( la nstra più antica dipendente ) di lavoro che è per me come una madre , anche non condivido il passaggio dalla sua dall'accoglienza verso gli immigrati e alla "conversione" posizioni leghiste . Non dico che uno possa cambiare idea , ma lasciarsi trasportare dalla propaganda e dalla demagogia a più becera , gettando all'ortiche il suo passato , non mi piace , ma è la vita purtroppo .
Ma non divaghiamo troppo , e ritorniamo a noi .
Il libro che ho ricevuto si chiama Quaderni Ucraini ( mi è piaciuto talemnt tanto da chiedere l'amicizia all'autore su facebook , e e da risparmiare i soldi per il seguito del libro , quaderni russi .
L'autore Igort ( al secolo Igor Tuveri ) ha trascorso quasi due anni in Ucraina e Russia, e ha deciso di raccontare e illustrare le testimonianze raccolte sul periodo staliniano e le sensazioni da lui provate in questo libro, "Quaderni Ucraini". Questa la presentazione al Festival letteratura di Mantova 2010 (1 2 ) Dopo aver esplorato e scandagliato il mondo del jazz e del crimine organizzato ha deciso d'offrirci altro incredibile reportage fumetti , stavolta stavolta sospeso tra passato e presente . I Quaderni ucraini sono la prima parte di un dittico consacrato ai paesi dell'ex Unione Sovietica. L'autore ha trascorso in tutto quasi due anni in Ucraina e in Russia, raccogliendo pazientemente le parole dei testimoni e dei sopravvissuti di un passato terribile che oggi si trovano a essere gli smarriti protagonisti di un presente ancora più incerto.
Le vivide ed implacabili testimonianze dei singoli ci permettono d rivivere in tutta la cupa drammaticità momenti dell'Holodomor terribile carestia che Stalin sfrutto per sterminare ogni forma di dissenso alle sue politiche sociali ed economiche . Uno sterminio \ genocidio ( lo so che tale termine si dovrebbe usare per la trageda del popolo ebraico , ma mi chiedo come ma come definire tali eccidi \ repressioni ? ) di un popolo .Uno dei tanti eventi del XX secolo quasi dimenticati o usati dalla destra , specie quella più becera ed estrema , per coprire \ occultare ovvero far passare in secondo piano i loro crimini e misfatti . Un libro indigesto per certa sinistra settaria \ negazionista . In brevi capitoli, Igort,ridà vita ai ricordi degli ucraini, ci porta con sé a riscoprire un periodo cruciale della storia del XX secolo e ci aiuta a comprendere meglio la situazione di un infelice paese dove un presente inquietante si è sostituito alla terribile eredità staliniana, dove gli omicidi hanno preso il posto dei gulag e la corruzione dilaga. Senza rinunciare all'inconfondibile e brillante eleganza del suo tratto, che lo caratterizza fin dalle origini , Igort , ha saputo metterlo ( mettendosi indiscussione ) completamente al servizio delle parole confidate e raccolte, trascrivendo con intelligenza, umanità e rispetto il racconto delle persone in carne e ossa che ha incontrato durante i suoi soggiorni nell'ex URSS. Un libro partecipe ed appassionante , crudo e schietto , ma senza perdere la tenerezza e creare shock inutili e gratuiti cioè non ncecessari , che inevitabilmente finisce per cercare di rispondere - sulla base dell'esperienza quotidiana di quei mille invisibili protagonisti della storia che sono gli uomini e le donne comuni - alla domanda: a vent'anni dalla caduta del Muro cosa resta di questa feroce epopea fatta di grandi speranze e di immani tragedie collettive ? .
Tale libro rafforza e conferma la mia strada d'essere libero e libertario,apartitico, non legato a nessun gruppo partitico .
Ma non divaghiamo troppo , e ritorniamo a noi .
Il libro che ho ricevuto si chiama Quaderni Ucraini ( mi è piaciuto talemnt tanto da chiedere l'amicizia all'autore su facebook , e e da risparmiare i soldi per il seguito del libro , quaderni russi .
L'autore Igort ( al secolo Igor Tuveri ) ha trascorso quasi due anni in Ucraina e Russia, e ha deciso di raccontare e illustrare le testimonianze raccolte sul periodo staliniano e le sensazioni da lui provate in questo libro, "Quaderni Ucraini". Questa la presentazione al Festival letteratura di Mantova 2010 (1 2 ) Dopo aver esplorato e scandagliato il mondo del jazz e del crimine organizzato ha deciso d'offrirci altro incredibile reportage fumetti , stavolta stavolta sospeso tra passato e presente . I Quaderni ucraini sono la prima parte di un dittico consacrato ai paesi dell'ex Unione Sovietica. L'autore ha trascorso in tutto quasi due anni in Ucraina e in Russia, raccogliendo pazientemente le parole dei testimoni e dei sopravvissuti di un passato terribile che oggi si trovano a essere gli smarriti protagonisti di un presente ancora più incerto.
Le vivide ed implacabili testimonianze dei singoli ci permettono d rivivere in tutta la cupa drammaticità momenti dell'Holodomor terribile carestia che Stalin sfrutto per sterminare ogni forma di dissenso alle sue politiche sociali ed economiche . Uno sterminio \ genocidio ( lo so che tale termine si dovrebbe usare per la trageda del popolo ebraico , ma mi chiedo come ma come definire tali eccidi \ repressioni ? ) di un popolo .Uno dei tanti eventi del XX secolo quasi dimenticati o usati dalla destra , specie quella più becera ed estrema , per coprire \ occultare ovvero far passare in secondo piano i loro crimini e misfatti . Un libro indigesto per certa sinistra settaria \ negazionista . In brevi capitoli, Igort,ridà vita ai ricordi degli ucraini, ci porta con sé a riscoprire un periodo cruciale della storia del XX secolo e ci aiuta a comprendere meglio la situazione di un infelice paese dove un presente inquietante si è sostituito alla terribile eredità staliniana, dove gli omicidi hanno preso il posto dei gulag e la corruzione dilaga. Senza rinunciare all'inconfondibile e brillante eleganza del suo tratto, che lo caratterizza fin dalle origini , Igort , ha saputo metterlo ( mettendosi indiscussione ) completamente al servizio delle parole confidate e raccolte, trascrivendo con intelligenza, umanità e rispetto il racconto delle persone in carne e ossa che ha incontrato durante i suoi soggiorni nell'ex URSS. Un libro partecipe ed appassionante , crudo e schietto , ma senza perdere la tenerezza e creare shock inutili e gratuiti cioè non ncecessari , che inevitabilmente finisce per cercare di rispondere - sulla base dell'esperienza quotidiana di quei mille invisibili protagonisti della storia che sono gli uomini e le donne comuni - alla domanda: a vent'anni dalla caduta del Muro cosa resta di questa feroce epopea fatta di grandi speranze e di immani tragedie collettive ? .
Tale libro rafforza e conferma la mia strada d'essere libero e libertario,apartitico, non legato a nessun gruppo partitico .
Insomma il mio anarchismo , qualunquismo secondo alcuni . Esso è una risposta a chi dice che il fumetto non è letteratura o è letteratura se lo è,viene visto come qualcosa di dozzinale o peggio per bambini . Ma secondo il settimanale l'espresso ( ne trovate sotto il resto dell'articolo ) << Il fumetto Non solo super eroi, donne sensuali, regine esotiche e fantascienza : il fumetto si avventura ormai nei territori della grande Storia. Lo fa con realismo estremo e con una ricerca di testimonianze e delle fonti minuziosa, accurata, coraggiosa. Unita alla forza evocativa dell'immagine accompagnata dalla parola, questa indagine trasforma il comix in una lettura che non perde niente della sua natura di intrattenimento, ma ha una carica politica e storiografica dirompente. È una rivoluzione in atto: lo storyboard di un cartoon fa concorrenza ai dotti libri di storici professionisti. "L'espresso" ne ha parlato con due, tra i massimi autori del genere: Joe Sacco e Igort. Il primo ha appena pubblicato con Mondadori "Gaza 1956", il secondo, sempre con Mondadori, "Quaderni ucraini". Sacco parla di due stragi dimenticate in Palestina, Igort del tentativo di genocidio in Ucraina nei primi anni Trenta.>>.Un libro da far leggere anche nelle scuole .
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La strage è un cartoon
di Wlodek GoldkornDue massacri a Gaza. E un genocidio in Ucraina. Dimenticati. Rimossi da decenni. Che ora i due disegnatori Igort e Joe Sacco hanno ricostruito. Con la sensibilità degli artisti e il rigore degli storici
(21 ottobre 2010) Un particolare di 'Quaderni ucraini' di Igort, edito da MondadoriNon solo super eroi, donne sensuali, regine esotiche e fantascienza: il fumetto si avventura ormai nei territori della grande Storia. Lo fa con realismo estremo e con una ricerca di testimonianze e delle fonti minuziosa, accurata, coraggiosa. Unita alla forza evocativa dell'immagine accompagnata dalla parola, questa indagine trasforma il comix in una lettura che non perde niente della sua natura di intrattenimento, ma ha una carica politica e storiografica dirompente. È una rivoluzione in atto: lo storyboard di un cartoon fa concorrenza ai dotti libri di storici professionisti. "L'espresso" ne ha parlato con due, tra i massimi autori del genere: Joe Sacco e Igort. Il primo ha appena pubblicato con Mondadori "Gaza 1956", il secondo, sempre con Mondadori, "Quaderni ucraini". Sacco parla di due stragi dimenticate in Palestina, Igort del tentativo di genocidio in Ucraina nei primi anni Trenta.
Come avete trovato il coraggio di raccontare in comix ciò che di solito narrano professori di storia?
Sacco: "Semplice. Sono un cartoonist. E qualunque storia io la penso sotto forma di fumetto. Se dovessi scrivere questa intervista, lo farei come un comix. Aggiungo una riflessione oggettiva: il cartoon richiede un pensiero per immagini ma legato alla parola. Si tratta quindi di un genere articolato, ma allo stesso tempo semplice e che si presta a più livelli di lettura".
Igort: "Sacco è un pioniere del genere. Lo ha inventato. Quando ero in Ucraina a lavorare sulla mia storia, spesso conducevo delle conversazioni immaginarie con lui. Mi chiedevo come avrebbe visto quello che io stavo guardando, come avrebbe affrontato le storie che io stavo ascoltando e documentando".
Come sono nate le vostre rispettive storie?
Sacco: "Diversi anni fa, nel 2001, mi stavo preparando a realizzare un reportage da Gaza. Studiando, mi sono imbattuto in un documento dell'Onu che parlava di una strage di civili a Khan Younis nel 1956, l'anno della guerra tra Israele ed Egitto. Israele conquistò per pochi mesi la Striscia di Gaza, e allora, secondo le Nazioni Unite, si verificò un massacro. Era un periodo duro e terribile. Prima di quella guerra c'erano spesso episodi di violenza: i fedayn palestinesi si infiltravano nelle terre dei kibbutz di frontiera, ci furono agricoltori israeliani morti. La voglia di vendetta era tanta. Arrivato dunque nel 2001 a Khan Younis, volevo verificare cosa fosse successo veramente. Ho scoperto così che anche a Rafah ci fu una strage con centinaia di uomini uccisi. Il rapporto dell'Onu parlava di "soldati israeliani presi dal panico". Volevo indagare. Volevo cercare i superstiti: sapere perché di quei fatti non si parla, perché sono stati rimossi, anche dalla memoria dei palestinesi. Volevo ricostruire il contesto storico".
Lo ricostruisce da storico. Cita un discorso dell'allora capo di stato maggiore Moshe Dayan...
"Che ai funerali di un agricoltore israeliano ucciso dai fedayn ha parole di empatia per i palestinesi. Dice: loro hanno tutte le ragioni per odiarci. E poi la conclusione a sorpresa: ecco perché dobbiamo combatterli. Comunque ho parlato anche con gli ufficiali israeliani di allora e ho fatto ricerche negli archivi di Stato".
E lei Igort, perché è andato in Ucraina?
Igort: "Sono andato per fare un lavoro sulle case di Cechov. E mentre ero lì, scoprii la vicenda di Holodomor, un tentativo di genocidio per fame, effettuato da Stalin ai danni della popolazione ucraina. Secondo le stime i morti erano tra i sette e i 10 milioni. Non ne sapevo niente. Quando ho cominciato a sentire le storie: interi villaggi annientati, gente deportata, cadaveri per le strade, ho deciso di cambiare lo scopo della mia avventura. Non mi interessavo più delle case del grande scrittore dell'Ottocento. Volevo solo documentare quello che la gente ha vissuto sotto Stalin e sotto il comunismo. Sono rimasto in Ucraina due anni. Ho preso una casa. Ho viaggiato. Sono andato in Russia: a Mosca, a San Pietroburgo, in Siberia. Volevo vedere la Siberia d'inverno. Ho scoperto che è un luogo in cui la vita degli umani non è concepibile. Tutto questo mi ha costretto a inventarmi una nuova grammatica. E così che mi sono messo a pensare a Joe Sacco e a chiedermi: Joe, una storia così come l'avrebbe affrontata?".
Come avete trovato il coraggio di raccontare in comix ciò che di solito narrano professori di storia?
Sacco: "Semplice. Sono un cartoonist. E qualunque storia io la penso sotto forma di fumetto. Se dovessi scrivere questa intervista, lo farei come un comix. Aggiungo una riflessione oggettiva: il cartoon richiede un pensiero per immagini ma legato alla parola. Si tratta quindi di un genere articolato, ma allo stesso tempo semplice e che si presta a più livelli di lettura".
Igort: "Sacco è un pioniere del genere. Lo ha inventato. Quando ero in Ucraina a lavorare sulla mia storia, spesso conducevo delle conversazioni immaginarie con lui. Mi chiedevo come avrebbe visto quello che io stavo guardando, come avrebbe affrontato le storie che io stavo ascoltando e documentando".
Come sono nate le vostre rispettive storie?
Sacco: "Diversi anni fa, nel 2001, mi stavo preparando a realizzare un reportage da Gaza. Studiando, mi sono imbattuto in un documento dell'Onu che parlava di una strage di civili a Khan Younis nel 1956, l'anno della guerra tra Israele ed Egitto. Israele conquistò per pochi mesi la Striscia di Gaza, e allora, secondo le Nazioni Unite, si verificò un massacro. Era un periodo duro e terribile. Prima di quella guerra c'erano spesso episodi di violenza: i fedayn palestinesi si infiltravano nelle terre dei kibbutz di frontiera, ci furono agricoltori israeliani morti. La voglia di vendetta era tanta. Arrivato dunque nel 2001 a Khan Younis, volevo verificare cosa fosse successo veramente. Ho scoperto così che anche a Rafah ci fu una strage con centinaia di uomini uccisi. Il rapporto dell'Onu parlava di "soldati israeliani presi dal panico". Volevo indagare. Volevo cercare i superstiti: sapere perché di quei fatti non si parla, perché sono stati rimossi, anche dalla memoria dei palestinesi. Volevo ricostruire il contesto storico".
Lo ricostruisce da storico. Cita un discorso dell'allora capo di stato maggiore Moshe Dayan...
"Che ai funerali di un agricoltore israeliano ucciso dai fedayn ha parole di empatia per i palestinesi. Dice: loro hanno tutte le ragioni per odiarci. E poi la conclusione a sorpresa: ecco perché dobbiamo combatterli. Comunque ho parlato anche con gli ufficiali israeliani di allora e ho fatto ricerche negli archivi di Stato".
E lei Igort, perché è andato in Ucraina?
Igort: "Sono andato per fare un lavoro sulle case di Cechov. E mentre ero lì, scoprii la vicenda di Holodomor, un tentativo di genocidio per fame, effettuato da Stalin ai danni della popolazione ucraina. Secondo le stime i morti erano tra i sette e i 10 milioni. Non ne sapevo niente. Quando ho cominciato a sentire le storie: interi villaggi annientati, gente deportata, cadaveri per le strade, ho deciso di cambiare lo scopo della mia avventura. Non mi interessavo più delle case del grande scrittore dell'Ottocento. Volevo solo documentare quello che la gente ha vissuto sotto Stalin e sotto il comunismo. Sono rimasto in Ucraina due anni. Ho preso una casa. Ho viaggiato. Sono andato in Russia: a Mosca, a San Pietroburgo, in Siberia. Volevo vedere la Siberia d'inverno. Ho scoperto che è un luogo in cui la vita degli umani non è concepibile. Tutto questo mi ha costretto a inventarmi una nuova grammatica. E così che mi sono messo a pensare a Joe Sacco e a chiedermi: Joe, una storia così come l'avrebbe affrontata?".
La risposta?
"Che è un grande privilegio essere un autore di comix, uno storyteller con le immagini".
Anche il cinema racconta storie con le immagini.
"Certo. Ma per raccontare storie come quella di Sacco o la mia, occorre fare un kolossal, investire milioni. E a quel punto, dati i costi, virare verso la fiction. Noi invece raccontiamo storie vere. I miei modelli erano Kapuscinski e Fallaci, ma nessuno di loro disegnava".
Igort ha appena raccontato la forza dei comix.
Sacco: "Il vero potere dei comix è che si rivolgono direttamente alle emozioni del lettore. La prosa spesso non ci arriva perché troppo cerebrale, perché la parola media troppo. E ancora, i film non solo costano troppo, ma sono anche troppo sofisticati come lavorazione e troppo recitati".
Che influenza ha avuto su di voi Art Spiegelman e il suo "Maus", autore di comix che parlano della Shoah, di ghetti, di Auschwitz?
Igort: "Spiegelman è un amico, una persona con cui sono abituato a confrontarmi. Ma lui usa la metafora, non documenta. E poi, io sono un prodotto delle avanguardie europee. Metto nei miei comix pittura, architettura, fotografia. Sono stato influenzato dall'immaginario di Wim Wenders e di Werner Herzog, storie emozionanti, personali, ma universali al contempo".
La domanda su Spiegelman riguardava la vergogna che prova la vittima, che toglie la parola e rende difficile la testimonianza.
Sacco: "È vero, le vittime provano vergogna. Ma io non racconto i miei protagonisti come se fossero solo delle vittime, perché non lo sono. Sono degli esseri umani, nient'altro. E anzi, quando l'Occidente li tratta solo come vittime, in realtà dimostra disprezzo. La prima cosa da fare, da narratore, è riconoscere la dignità della persone di cui si parla. Stando a Gaza per due mesi sono riuscito a conquistare la fiducia dei miei interlocutori. Lei ha detto che ho fatto un lavoro da storico. Preferisco chiamarlo "slow journalism". Concedersi tutto il tempo per capire che tipo di domande devi formulare, con quali modalità, e quando. Se riesci a farlo, anche le vittime si aprono: parlano".
Igort: "La gente in Ucraina piangeva mentre raccontava. C'era una signora anziana che vedevo ogni giorno per due anni. Stava in strada a 20 gradi sotto zero, con una bilancia, e chiedeva alla gente di pesarsi in cambio di pochi spiccioli. Mi ha raccontato casi di cannibalismo, parlava delle persone che non venivano sepolte perché qualcun altro mangiava i loro cadaveri. Era ancora sotto choc".
E lei Igort, come ha superato il suo choc?
Igort: "Disegnando".
Sacco: "Disegnare è una terapia".
In conclusione: siete convinti che il comix sia il mezzo migliore per documentare la realtà?
Igort: "La forza del fumetto sta nel linguaggio evocativo. È una magia. Il libro di Sacco non è solo giornalismo e storia: è grande letteratura. Tra vent'anni lo leggerò con la stessa emozione di oggi, perché c'è dentro la poesia. Ed è la poesia e non la tecnica che lo rende universale".
Sacco: "Il fumetto ha una sua natura sovversiva. Uno prende il libro di Igort e dice: è facile, sono disegni, cose che rilassano. E invece, lo leggi e piangi. Igort è un poeta. Io invece sono giornalista. Però se sono riuscito a dare di più e perché vengo da un background di interessi per la letteratura e le arti. E letteratura più arte, in fin dei conti, uguale comix".
>>
per saperne di più
la tragedia
il libro
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