miei albulm fotografici
https://www.instagram.com/redbeppeulisse/?hl=it ( alcune fatte con il cellulare e con im filtri di istangram o del telefonino )
il mio https://photos.google.com/ che comprende anche tuitto quello che viene sincronizato con internet npon solo foto o video miei
in sottofondo
Fink - Looking Too Closely
avevo partecipatpo ad un contest fotografico il titolo dell'arrgomento era riflessi . La mia foto
ha creato polemiche
******Giuseppe l'ombra non mi sembra tanto un riflesso... Poi se tu la interpreti così va benissimo.
Giuseppe Scano Si . Perché per riflessi intendo anche le ombre create dal sole
.******** Scusa Giuseppe, senza cattiveria, ti dico che qui non si tratta di interpretare o meno la fotografia ma l'italiano.
poi alla fine
****** Infatti ****** la foto di Giuseppe è talmente particolare che l'ho menzionata come fuori concorso...è un vincitore comunque.
in effetti ha ragione . Già Nel breve saggio Für eine Philosophie der Fotografie (1983) ci sono, in nuce, già tutte le intuizioni che si pongono a fondamento della teoria delle immagini tecniche in seguito sviluppata in Ins Universum der technischen Bilder (1985).
da http://www.doppiozero.com/materiali/anteprime/una-filosofia-della-fotografia
Una filosofia della fotografia[ .... ]La macchina fotografica è il primo apparato – ripete spesso Flusser – anche se quest’affermazione va presa con il beneficio di un certo grado di approssimazione, l’approccio dell’archeologia dei media potrebbe infatti rivelare numerosi predecessori della macchina fotografica, tutti legittimamente aspiranti allo status di “primo apparato”. Al di là di possibili genealogie, ciò che si può affermare senza paura di essere smentiti è che la macchina fotografica rappresenta per Flusser una sorta di prototipo archetipico degli apparati, racchiude infatti, anche se in forma embrionale, tutte le proprietà caratteristiche degli apparati, proprio per questo offre un approccio adeguato a un’analisi generale di essi.Nel tentativo di chiarire la posizione ontologica (il piano dell’essere) dell’apparato fotografico, Flusser afferma che, come per tutti gli altri apparecchi, abbiamo a che fare con un oggetto che è parte integrante della cultura che lo ha prodotto. Gli oggetti culturali sono sostanzialmente di due tipi: beni di consumo (oggetti buoni per essere usati) e utensili (oggetti buoni per produrre beni di consumo). Secondo tale classificazione dovremmo concludere che l’apparecchio fotografico è un utensile destinato a produrre fotografie ma in realtà si tratta di una conclusione che desta notevoli dubbi per la difficoltà di considerare una fotografia alla stregua di altri beni di consumo (una scarpa, una mela ecc.). L’apparecchio fotografico, a ben vedere, non è riconducibile né agli utensili ovvero agli oggetti che, come prolungamenti del corpo umano, hanno contraddistinto il rapporto tra esseri umani e natura fino alla rivoluzione industriale, né alle macchine, che hanno preso il posto degli utensili costringendo gli esseri umani a vivere in funzione di esse. Nonostante siano prodotti dal sistema industriale, gli apparati vanno oltre questo piano, per Flusser è necessario dunque distaccarsi dalle tradizioni di pensiero (come ad esempio quelle marxiste) che, focalizzandosi sulle questioni poste dal complesso industriale (la proprietà dei mezzi di produzione, gli interessi che si nascondono dietro gli apparati ecc.), non tengono conto della specificità degli apparati e quindi “non hanno più competenza” su di essi. La prospettiva attraverso la quale affrontare l’analisi degli apparati deve essere quella della società post-industriale, occorre quindi uno sforzo volto a favorire l’affermarsi di nuove categorie interpretative. Alla luce di ciò si può dire che, se nella società industriale è centrale il lavoro (inteso come attività rivolta alla trasformazione del mondo), con gli apparati si dà vita a un nuovo tipo di lavoro il cui intento non è più trasformare il mondo bensì trasformare il significato del mondo. “La loro intenzione – scrive Flusser – è simbolica”.
[ ....]
alle stesse conclusioni arriva michel smargiassi in questa sua rubrica filosofia della fotografia su blog repubblica
Anche se
<< Per Cartesio il dispositivo ottico consentiva di sottrarre il mondo al caos della percezione,
mentre per l'uomo del '900 l'obiettivo moltiplica lo sguardo soggettivo >> Anna Li Vigni in
''Il Sole 24 ore - Domenica'', 26 gennaio 2014. , io non mi sento artista perchè fotografo come viene e che vedo senza nessun progetto e senza nessun programma predefinito . Uno che applica fregandosene delle regole o a voolte rispettandole e
<> infatti <> Ancora non ho un viaggio fisso perchè a volte fuggoi altre volte cercare . Infatti : sempre a quanto dice Michele smargiassi in questo articolo interessante : https://goo.gl/KTXcFF << Solo i fotografi hanno continuato a viaggiare con gli occhi e anche col corpo. Molti viaggiano per trovare.Uno almeno viaggiò invece per fuggire: si chiamava George Rodger, e fu uno dei quattro padri fondatori di Magnum (con Robert Capa, Henri Cartier-Bresson e Chim Seymour), l’agenzia fotografica che ha disegnato il volto di un secolo.>>
A voi cari utenti vecchi e nu,ovi che arrivate tramite i social e i motori di ricerca decidere se , tramite i miei albul fotografici sparsi per la rete ( di cui trovate sopra in cima al post gli url ) se sono un artista o meno
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