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31.1.25

A 19 anni compra un'edicola contro lo spopolamento dell'Appennino modenese ,Gli insulti e le minacce a Francesca Santolini per il libro “Ecofascisti”: «Cercano un bersaglio per la loro rabbia. Dopo quanto diremo basta? ,




 da msn.it   


Farneta di Montefiorino un piccolo comune dell’Appennino modenese, ha riacquistato un’importante risorsa per la comunità: l’edicola.
Grazie all'intraprendenza di Giulia Piras, una giovane di soli 19 anni, ( per fosse  interessato trovagte un intervista  servizio  su  di  lei su  tgcom24   ) gestire un’attività tutta sua, dimostrando che anche nei luoghi più isolati è possibile fare impresa e contribuire al benessere della comunità.
Una scelta controcorrente la  sua
In un’epoca in cui molti giovani scelgono di trasferirsi nelle città per cercare opportunità lavorative, Giulia ha fatto una scelta controcorrente. “Tutti vanno in città, io resto qui” ha dichiarato in un’intervista a Tgcom24. Questa affermazione non è solo un modo di dire, ma un vero e proprio manifesto della sua volontà di rimanere legata alle radici e al territorio. La sua decisione di aprire l’edicola rappresenta un atto di coraggio e determinazione, un segnale di speranza per le zone montane che stanno affrontando il problema dello spopolamento.
Un punto di riferimento per la comunità
La presenza di un’edicola non è solo una questione commerciale; è un elemento fondamentale per la vita sociale di un paese soprattutto  nei  piccoli borghi   e  paesi  . L’edicola di Giulia non offre solo giornali e riviste, ma diventa anche un luogo di incontro per gli abitanti di Farneta. Qui, le persone possono scambiare opinioni, condividere notizie e mantenere vive le tradizioni locali. Giulia ha saputo creare un ambiente accogliente, dove ogni cliente si sente parte di una comunità. La sua iniziativa ha già attirato l’attenzione di molti, contribuendo a rivitalizzare l’intera area.
Un esempio da seguire
La storia di Giulia Piras è un esempio di come la passione e la determinazione possano fare la differenza. In un periodo in cui le aree montane sono spesso trascurate, la sua iniziativa rappresenta un modello per altri giovani imprenditori. La sua edicola non è solo un’attività commerciale, ma un simbolo di resistenza e speranza per il futuro delle comunità montane. Giulia dimostra che è possibile investire nel proprio territorio, creando opportunità e contribuendo al benessere collettivo. Infatti
Solo da pochi giorni sono ricomparsi i giornali e per Farneta, questa piccola località appenninica in territorio di Montefiorino, sotto il monte Modino, è stato come allargare l’orizzonte del mondo. La vecchia attività di edicola sul finire del 2024 era stata messa in vendita dalla titolare. Ora però, grazie alla determinazione ed alla tenace volontà di una giovane proveniente da La Ca’ di Cerredolo in comune di Toano nel Reggiano, Giulia Piras, appena 19 anni, la vendita dei giornali è ripresa e questo piccolo negozio di appena 18 metri quadri è tornato ad essere punto catalizzatore per i poco più di duecento abitanti della frazione e per gli avventori di passaggio che quotidianamente devono percorrere la strada Comunale per Romanoro, dove affaccia l’edicola, la seconda della gloriosa cittadina già sede della Repubblica partigiana di Montefiorino.


Giulia come è nata la decisione di dedicarsi a questa attività?

"Mi sono diplomata l’anno scorso presso l’Istituto Tecnico per geometri di Castelnuovo ne’ Monti. Da mesi stavo cercando un lavoro che mi interessasse, quando mia madre mi disse che qui a Farneta stavano chiudendo l’edicola. Mi sono detta, perché non rilevarla? Non era proprio nei miei piani e non avrei mai pensato di dedicarmi a questo, ma poi l’ho presa sul serio perché fin da piccola ho sempre sognato di avere una mia piccola attività. Così mi sono recata dalla proprietaria per comunicarle che ero interessata. Da quel giorno è iniziato tutto il procedimento burocratico che c’è dietro a questa avventura professionale e mi sono buttata".

Ha incontrato difficoltà? Ricevuto aiuti?

"Non è facile aprire un’attività e ho fatto molte valutazioni. Non mi sono buttata a caso e non ho aperto senza sapere cosa c’è dietro pensando – come qualcuno potrebbe dire – che avendo io 19 ani l’ho fatto perché mi piaceva e basta. Ho valutato attentamente i rischi legati a questa attività e logicamente non vendo solo giornali. Perciò accanto alla attività di edicola, ho giochi, trucchi, bigiotteria, saponeria, cartoleria una gamma ampia di prodotti, che comprendono anche abbigliamento e articoli da regalo".



Quando ha aperto?

"Il 21 dicembre, ma i giornali mi sono arrivati martedì della scorsa settimana. I primi giorni è stato sempre pieno perché eravamo nel periodo natalizio. Dopo c’è stato un calo, ma ora che sono arrivati i giornali l’attività è ripresa notevolmente. Oggi tutti i giorni con la vendita dei giornali c’è una clientela fissa, che difficilmente è raro compri solo il giornale".

Si vendono giornali?

"La vendita è buona e penso, anzi che se ne vendano più in un paesino come Farneta che in altri posti. L’età media è più alta e i giornali vanno molto. Quando la vecchia proprietaria ha detto che avrebbe chiuso erano tutti disperati perché molti non hanno l’auto e non possono recarsi ogni giorno ad acquistare il giornale".

Soddisfatta di questa scelta? La gratifica?

"La cosa più bella di questo lavoro sono le soddisfazioni che possono dare i clienti, perché - a differenza della città - con il cliente si chiacchiera e si crea un rapporto personale di amicizia e comunità".


......
 
 Open.

Gli insulti e le minacce a Francesca Santolini per il libro “Ecofascisti”: «Cercano un bersaglio per la loro rabbia. Dopo quanto diremo basta? 



La decontestualizzazione su giornali e social media   Inizia tutto proprio con l’uscita di Ecofascisti,  (  foto  a  destra  ) 
edito da Einaudi e pubblicato il 23 aprile dello scorso anno. Il saggio, che passa in rassegna il rapporto tra ecologia ed estrema destra, viene accolto con recensioni stroncatorie sulla maggior parte dei giornali conservatori. «La lettura  suggeriva che fossero state scritte senza essere precedute dalla fastidiosa formalità di leggere il libro», scrive sardonica Santolini. Ma questo stesso meccanismo, di decontestualizzazione e estrapolazione a piacimento, si riversa elevato all’ennesima potenza sui social media.
 E in particolare dopo un video postato online in cui Santolini, ospite a una trasmissione tv, cita uno studio americano in cui vengono collegati la cultura patriarcale e la difesa dei combustibili fossili.
Gli insulti e le intimidazioni: «Segni di un tempo complicato»

«Stupida idiota senza cervello» è il più lieve degli insulti che riempiono i commenti. E poi minacce da parte di negazionisti climatici, «un incrocio tra propaganda di estrema destra, disinformazione e analfabetismo funzionale». un approccio quasi sistematico alle argomentazioni contrarie che ha portato, secondo i dati del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, a registrare 46 intimidazioni nei confronti dei giornalisti nei primi sei mesi del 2024. Ma, avverte Francesca Santolini, «le intimidazioni sono reati, ma sono anche segni di un tempo molto complicato». In cui chiunque può sfogare le sue frustrazioni o il suo disagio a discapito di qualcun altro. E allora «dopo quante shitstorm e minacce diremo basta, come individui e collettività?». Per il momento, ammette la giornalista, c’è solo l’opzione della denuncia.





con il cuore e con la mente per essere felici


partendo sia dal ritrovamento mettendo in ordine la mia libreria e rilettura di una vecchia agenda agenda
smemoranda più precisamente quella 1994/1995:
Con il cuore e con la mente  (  foto   a  destra  )  
dal video sotto   estrapolato  dal film  
da Caro diario  di Nanni  Moretti   ho  incominciato  a     farmi     anzi   meglio  a  rifarmi   ancora  ,  perché   è direttamente  o  indirettamente      che me  le  faccio      sia   con  l'analista  e   poi  da  solo   da  prima   che   aprissi il  blog  e  poi  i  social )   queste  elucubrazioni  ....  ehm  ....     domande   come fanno     quest articolo della rivista Grazia  e    quest  altro  del sito  (  uno  d quelli  da me   consultati   per  il post   odierno  )


The lamenteemeravigliosa.it/ da me  rielaborato . 




   Esiste davvero una distanza insormontabile tra mente e cuore oppure sono due cose in una? Viene prima il cuore e poi la mente o viceversa? Chi vi guida nella ricerca della verità    e  alla  creazione della  nostra opera  d'arte  ? 
Lungo la nostra vita  \  opera  d'arte   affrontiamo infinite battaglie tra questi due poli che controllano i nostri sentimenti, emozioni, decisioni, successi e fallimenti. Ci troviamo a interrogarci di fronte a grandi dilemmi che finiscono con l’annullarci, fanno crollare la nostra coerenza e ci fanno sentire insicuri, perché la maggior parte delle volte non sappiamo fino all’ultimo se stiamo facendo la scelta giusta. Ed è
proprio quando dobbiamo prendere una decisione che entrano in gioco mente e cuore.Quale dei due dobbiamo seguire e ascoltare?
La verità è che nessuno di questi due elementi è migliore dell’altro e  non  possiamo  usarli  da  soli  . Non possiamo lasciarci guidare soltanto dal cuore , altrimenti verremmo travolti dagli impulsi e dalle voglie senza nessun controllo: c’è bisogno che la mente analizzi i nostri desideri in modo saggio e cauto, per evitare che i momenti di follia determinino la nostra fine. Tuttavia, non possiamo nemmeno seguire fedelmente la mente , altrimenti ci priveremmo della libertà di provare sensazioni e costruiremmo un muro che bloccherebbe il passaggio a tutte le emozioni e passioni che dobbiamo ancora scoprire e sperimentare.
Da questa breve descrizione,    da me  rielaborata   del già  citato
https://lamenteemeravigliosa.it/mente-o-cuore/
potete capire che non esiste o bianco o nero di fronte ad una scelta: si tratta piuttosto di un ampio ventaglio di grigi, di diversa intensità, che si riflettono in noi stessi. Non esistono due sfumature identiche, proprio come non esistono due persone uguali: per questo non c’è una regola fissa che valga per tutti, ma ognuno deve riuscire a conoscere e a saper utilizzare la propria. Dobbiamo imparare ad ascoltarci, a comprenderci, a conoscerci.
Se ci riusciamo, non ci saranno situazioni, decisioni, circostanze davanti alle quali non sapremo che cosa fare. Potremo sempre usare la nostra “regola”, quella creata appositamente per noi, perché estratta dal nostro cuore e la nostra mente. Ognuno di questi due poli ci avrà messo del suo, perché devono entrare in connessione senza creare conflitti: sono due parti di noi destinate a capirsi e collaborare, solo in questo modo riusciremo a essere davvero noi stessi.Fermatevi e imparate a conoscervi: è un percorso lungo, ma la meta è raggiungibile. Cercate la sfumatura giusta per voi e usatela come guida. È difficile, ma non impossibili se sarete fedeli e onesti con voi stessi. Sentite e sperimentate per riuscire a creare il vostro personale vincolo tra mente e cuore.Quando qualcuno\a  di noi unisce  cuore &mente  è  un eroe  in quanto la  logica   non basta    quando   ci  si mette  all'opera  Infatti  ma  ha   bisogno  di   sentimento  ( del  cuore  )  logica  ed  istinto   sono   dovrebbero essere   dentro  di noi    che  agiamo   con il  cuore  se  usiamo    solo l'emozioni  ed i sentimenti  o con la  mente  se  usiamo  l'istinto  o  la  razionalità . 



30.1.25

Monica Giorgi, ex tennista anarchica: 'Per gli ideali finii in galera. Lea Pericoli? Gemelle diverse. Ho dato del fascista a Panatta'


  da msn.it 

Se fossi morta, mai avrei cambiato idea». La porta del condominio di Giubiasco, distretto di Bellinzona, si spalanca sugli accadimenti più misconosciuti dello sport italiano. Sulla soglia di questa storia densissima e a tratti drammatica, lei, Monica Giorgi in Cerutti per matrimonio dichiaratamente di


convenienza con un cittadino svizzero, classe ’46, livornese, anarchica, atea, ex talento del tennis immolato all’attivismo politico negli anni in cui per l’ideale si poteva finire in galera con l’accusa (friabile) di aver partecipato a un rapimento di matrice politica. Aveva calpestato i courts con gli amici Lea Pericoli e Adriano Panatta e giocato a Wimbledon quando il 30 aprile 1980, la stagione terribile dell’omicidio di Piersanti Mattarella, del sangue nelle università (Bachelet a Roma, Galli a Milano), per le strade (Tobagi) e della strage di Bologna, Monica venne arrestata. Due anni dentro, sognando il blu delle sue onde («Domani si va al mare» è il bel titolo di un libro appassionato scritto per Fandango con Serena Marchi), una condanna a 12 derubricata per «associazione sovversiva», il capo d’imputazione di cui Giorgi va fiera. «Me lo tengo stretto, non discuto. È quello che volevo fare: sovvertire il potere. Con gli anarchici di Livorno, i volantini, i discorsi, l’attivismo: nulla più. Oggi non sarei così testarda: la vita mi ha cambiata. Non direi più ad Adriano che è un fascista perché ha scelto di andare a giocare la Davis da Pinochet».

Le radici a Livorno contano nel suo romanzo, Monica?
«Eccome! Livorno è la mia carne, il mio sangue, le mie parole. Mi chiedo se dopo tanti anni in Svizzera dovrei tornarci a morire. Dell’Italia mi attraggono gli odori, i sapori, le scritte sui muri. Ci vado volentieri, da quando le mie pendenze con la giustizia sono risolte. Però lascio anche che le cose accadano».


Ne sono accadute di cose, eccome: gli anni gioiosi del tennis, l’avvicinamento ai movimenti non violenti, le campagne a difesa dei diritti dei carcerati, l’esilio in Francia, la tranquillità in Svizzera.


«Le cose più belle sono quelle che capitano. Sono stocastica, aleatoria: qualcosa succederà. Preferisco essere illusa, piuttosto che pregiudizievole. Certo rischio la delusione, ma è da lì che scaturisce consapevolezza. Il processo mi ha fatto scoprire la mia dabbenaggine: siccome sono presuntuosa, ci sono passata sopra. Vede, io penso in livornese, che non è una lingua, è un vernacolo: viene da verna, schiavo, e lo schiavo subisce».


I primi guai quando la Federtennis italiana la squalifica per aver indossato a Johannesburg, in pieno apartheid, una T-shirt con un nero e una bianca che fanno l’amore.

«Indegna di rappresentare l’Italia, scrissero nella lettera con cui mi fermavano un anno. Ci sono cose che sono sfuggite di mano alla gioventù dell’epoca, ma eravamo pieni di entusiasmo. Il libro è stato un lavoro di espiazione catartico: ha riaperto le ferite, lascio che sanguinino. Da ragazza mi piaceva provocare il potere, a 79 anni invece lo comprendo: lo vedo come parte necessaria per cui certe cose devono finire o cominciare. Non mi giudico: ho fatto quello che mi sentivo».


In vacanza con Lea Pericoli imbrattò di escrementi lo yacht del vicino di banchina.
«Lea lo detestava: fu un gesto d’amicizia. La vera ingiustizia di quegli anni è la morte di Pinelli che vola giù dalla finestra della Questura di Milano. Quello è stato il mio ’68. Lea ed io eravamo agli antipodi solo all’apparenza. La divina e Monicaccia, come mi chiamava lei: che coppia»

Cosa vi legava?

«Ti muove quello che non hai. Io ero la parte che Lea teneva sopita. Erano i tempi in cui per farti un complimento ti dicevano: brava, giochi come un uomo. Sarà un uomo che gioca bene come me, ribattevo! Kant scrive che il cielo stellato è sopra di noi ma la donna il cielo stellato ce l’ha dentro. Lea mi chiedeva di Kafka, Gandhi, delle mie letture filosofiche, della rivista anarchica “Niente più sbarre”. Ci siamo volute molto bene. Tra tanti bifolchi qualunquisti, l’unico maschio con cui potevo parlare era Panatta. Quando giocavamo il doppio insieme e ci facevano un lob, fermava la palla: alt, qui lo smash lo faccio solo io!».

A Lea fece un gran regalo: la lasciò vincere in semifinale agli Assoluti ’71. Perché?
«Il regalo lo feci a me: volevo mettermi alla prova. Ero già incasinata con la politica, mi scrivevo con i detenuti anarchici, ritirarmi mentre stavo vincendo fu la mia personalissima protesta contro il sistema. C’era dell’autolesionismo? Non credo. Avevo consapevolezza dei miei limiti: sapevo che la Bassi in finale non l’avrei mai battuta. Lo rifarei mille volte. È un’economia un po’ perversa, lo riconosco. Sono vissuta di ideali, anche alla rovescia. Nell’ideale non c’è un sopra e un sotto, una destra e una sinistra. L’ideale, quando ci credi, è l’eterno. Ecco, io sentivo di dover seguire solo quello».


Ma a chi dava noia, in fondo. Se lo è chiesto?

«Molte volte. Eppure mi bastavano il mio tennis, il mio mare, una motocicletta, i miei libri, 100 mila lire al mese. Andavo a trovare in carcere l’anarchico Fantazzini e mi arrovellavo: che male faccio? Ma a quei tempi la controinformazione infastidiva tantissimo, e io mettevo in dubbio che Pinelli fosse caduto da solo dalla finestra. Sì, davo fastidio. E schiacciando un moscerino di 45 chili come me il potere dimostrò tutta la sua debolezza».


Ci ha messo del suo.

«Ammetto il gusto di esibirmi, anche in campo mi piaceva giocare con il fuoco. Mi chiami a rete? E io ti faccio una palla corta. Le valchirie rimanevano ferme sul posto. Ero agile, velocissima, rimandavo tutto. Per battermi dovevano sopraffarmi con la potenza, ma anche in quel caso le costringevo a farmi il punto due volte».


Da chi ha preso?

«Da mio padre l’estroversione, a costo di fallire per troppa esuberanza. Da mia madre l’essere parca: non tirchia, parca. È lei, con le sue imperfezioni e i nostri conflitti, ad avermi autorizzato a essere libera: se fosse stata perfetta, non me ne sarei mai andata. Invece si lamentava di me, terzogenita dopo due gemelle, in continuazione. Si è resa insopportabile: un dono. Quando lessi “L’ordine simbiotico della madre” di Luisa Muraro fu un’illuminazione».


Qual è stato il giorno più felice della sua vita?

«Il 29 aprile 1982, un giovedì. È il giorno della lettura della sentenza che mi riduce la pena a due anni, già scontati. Nell’aula del tribunale lancio un urlo belluino: domani si va al mareeeeee!».


Come fa a vivere a Bellinzona, tra le montagne?


«Eh ma torno spesso. E poi il mare preferisco andarlo a cercare: quando ce l’ho lì a disposizione, mi viene a noia».


L’incontro più forte?
«Giovanni, il custode della federazione anarchica livornese. Autodidatta, nudo davanti alla vita, miope, ma anche un accademico senza titolo di studio. Fu il primo a parlarmi delle fosse di Katyn, il massacro dell’intellighenzia polacca da parte dell’Urss. Quando morì Francisco Franco si fece un volantino. Volevamo scriverci: viva la morte. Intervenne Giovanni: macché, scriviamo viva la libertà!».


Rifarebbe tutto?

«Paro paro. Forse correggerei la mia ingenuità, ma è un puro esercizio retorico».


Anche le cose che le hanno provocato più dolore?

«Il dolore lo metto nello stesso paniere della felicità».


È vero che nel ’76 in Cile Panatta, memore delle vostre discussioni su Pinochet, propose a Bertolucci di indossare la maglietta rossa nel doppio di Davis anche come omaggio alla militanza dell’amica Monica Giorgi?
«Non lo so, non credo. Dovrebbe chiederlo a Adriano».


E la sua, di maglietta, quella della coppia mista che fece indignare il Sudafrica e la Federtennis, che fine ha fatto?


«Forse era a casa di mia madre ma con la sua morte è andata persa».


Segue il tennis, oggi? Jannik Sinner e i suoi fratelli l’hanno riportato in auge.

«Sì, questa generazione di giocatori mi ha riavvicinata al mio sport. Però non gioco più: mi fanno male le ginocchia. I miei preferiti sono Federer e Alcaraz, che è molto più divertente di Sinner. Adesso non gli serve per vincere, ma Jannik dovrà imparare a scendere di più a rete».


Oltre al tennis, chi è stato il suo più grande amore?

«Manrico, un uomo bellissimo che mai avrei immaginato potesse innamorarsi di uno sgorbio come me. E Maddalena, incontrata in carcere: con lei c’era molto più del sesso, che in una relazione non è necessario».


E la rabbia, motore potente, dove l’ha messa a quasi ottant’anni, Monica?

«Con quel fisichino dove vuoi andare? mi dicevano. Alle feste nessuno mi invitava mai a ballare. Mi sentivo inadeguata: ho fatto di tutto per riscattarmi. Ha ragione, la rabbia è una forza potente. Ma la mia, soprattutto, è stata passione di vivere».

29.1.25

Bassetti e le “pozioni miracolose” dei No Vax: «Hanno dentro composti chimici usati nelle fabbriche, l’imbecillità umana non ha limiti»

visto  che  con il 98 %  dei no  vax  on  si puo  discutere  e  visto che  come  giustamente     fa  notare Bassetti   << l'imbecillità umana  non ha limite   >> nell'articolo   sotto riportato, 
propongo  ovviamente    provocatoriamente     se  invece  di rispondergli   scientificamente  , basta  lasciarli  cantare  oppure   fai  come credi  , poi non lamentarti    non piangere  le  conseguenze .E ....   ma  qui  mi fermo    altrimenti    rischio  di sconfinare  nel cinismo gratuito 






L'articolo Bassetti e le “pozioni miracolose” dei No Vax: «Hanno dentro composti chimici usati nelle fabbriche, l’imbecillità umana non ha limiti» proviene da Open.

L’ultimo degli innumerevoli capitoli dello scontro tra No Vax e Matteo Bassetti riguarda le cosiddette «Soluzioni minerali miracolose». Con un post su Instagram, l’infettivologo ha denunciato questo “rimedio”, che secondo alcuni annullerebbe i presunti effetti negativi portati dai vaccini. «È in vendita online la pozione anti-vaccini a base di clorito di sodio, un candeggiante usato dall’industria. Nel mondo #novax la chiamano “Soluzione minerale miracolosa”, un nome che dovrebbe già insospettire», ha scritto Bassetti. «Questa sostanza», avverte l’esperto, «può causare danni a mucose, cellule e reni». Secondo i no vax, invece, l’assunzione di questo liquido avrebbe l’intento di guarire una «vasta gamma di patologie dal cancro alla malaria passando per l’infezione da Hiv e i disturbi dello spettro autistico. Oltre che naturalmente ripulire dal siero sperimentale!». Affermazioni prive di ogni fondamento scientifico, di fronte alle quali Bassetti non trattiene una nota ironica: «L’imbecillità umana non conosce limiti».


dove ci sta bene la vergogna la gente ci mette l'arroganza

 ogni  riferimento a  fatti e persone   è , ma non   troppo  visti i  tempi che corrono  ,  puramente   casuale 




diario di bordo n 100 anno III .consapevolmente digitali corso per adulti e bambini ., altro chei politici d'oggi una via per pietro calamandrei e affianco all'amico salvatore satta ., Torino, la studentessa non può fare la Maturità senza permesso di soggiorno: la docente la accompagna in questura . ma .... ., miracolo un trap con un po' d'etica e principi morali

un ortima iniziativa

 Osilo
 L'immersione nel mondo digitale ormai è totale, sia per i ragazzi sia per gli adulti, per cui diventa indispensabile acquisire gli strumenti per non farsi travolgere. È ciò che ha pensato il Comune di Osilo, che con il progetto “Consapevolmente Digitali”, ricavato nell'ambito del più ampio programma del Plus di “Sostegno socio educativo territorialeo domiciliare”, ha voluto fornire agli alunni, agli insegnanti e ai genitori, le competenze pervivere in maniera più consapevole l'era digitale.
«Il progetto — precisa l'assessore ai Servizi sociali Valentino Canu - fortemente voluto dall'amministrazione comunale, muove dalla consapevolezza che tra le disfide del presente e del futuro vi sia quella di intercettare l'impatto che la tecnologia digitale ha sullacomunità, e come l'educazione all'utilizzo consapevole degli strumenti digitali, sia peri ragazzi e le ragazze che per gli adulti che conessi si interfacciano, possa essere l'unico canale per arginare gli effetti negativi che tale fenomeno porta inevitabilmente  Con se», il  progetto ha coinvolto tutti gli alunni della scuola primaria (circa 70 ) e quelli della scuola secondaria (circa 50), tutto il corpo docente e i genitori che volontariamente hanno preso parte al percorso, in maniera separata dal contesto scolastico (una decina).Le attività sono state condotte da“Logoutt Livenow"di Gavino Puggioni, che ha svolto un ruolo cruciale nell'ambito del progetto, fornendo servizi mirati di educazione digitale rivolti a bambini, genitori ei anti. Le attività realizzate hanno avuto l’obiettivo di promuovere un utilizzo consapevole e sicuro delle tecnologie digitali, migliorando competenze e creando unecosistema educativo digitale sostenibile. Il percorso formativo è culminato con l’allestimento di un “Villaggio Detox" (unvillaggio “disintossicato”), uno spazio immersivo dove i  partecipanti hanno  potuto sperimentare una vita senza dispositivi, concentrandosi su attività ricreative, sociali e formative. Ragazzie Ragazze  hanno svolto una serie di attività con artisti, animatori e giochi antichi, riscoprendo ilvalore del tempo offline e aderendo alla regola aurea: smartphone rigorosamente spenti.«È un vero peccato  Conclude Valentino Canu - che progetti di tale portata non possano essere inclusi in una  programmazione pluriennale. Sviluppare una sfiducia generazionale per le nuove tecnologie è l'errore È grande  più che  sî possa fare. E necessario, invece, attraverso l’utilizzo intelligente di tali risorse, riscrivere un patto intergenerazionale e comunitario per  trovare in questi strumenti la chiave di volta della nuova società».

                                             Mario Bonu

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 altro  che i  politici d'oggi . fino a  40 anni  nei  tempi bui della  guerra fredda  , del terrorismo  di sinistra  e  di stato    c'era  anche amicizia e  le rispetto  fra le  persone  de diverse  ideologie  .  e la  notizia  sotto riportata   n'è n esempio 




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Lo so che  Dura lex, sed lex (La legge è dura, ma è legge)  come dicevano  gli antichi   e  i fascisti perchè  se  una legge  è iniqua   è  un dovere  violarla   ovviamente  il più possibile in modo non  violento   se  non si    riesce  a  cambiarla istituzionalmente  . Ed  è  questo  il caso  sulla  legge   della  cittadinanza  italiana  . Capisco   che  si debbano  avere  18  anni   per  ottenerla  , ma  se  sei  nato da  genitori   e  sei cresciuto (  e quindi  fatti tutti  gli studi  ele scuole  )  qui  è  frustrante  subire    delle  discriminazioni   come  quella  riportata  sotto  

L'articolo Torino, la studentessa non può fare la Maturità senza permesso di soggiorno: la docente la accompagna in questura proviene da Open.

 In fila varie volte all’ufficio immigrazione di Torino, per essere sempre rispedita al mittente. Un ritardo burocratico che rischia di escludere dall’esame di maturità una giovane studentessa 18enne, di origini nigeriane ma nata in Italia. Questo il motivo che ha spinto la sua docente di italiano e storia all’istituto enogastronomico Beccari, Rachela Baroni, ad accompagnarla in corso Verona: «Forse vedendoti con una persona dalla pelle bianca ci faranno entrare».
Le difficoltà in famiglia: la scomparsa della mamma, il medico di base assente

Effettivamente, come ha raccontato Baroni a Corriere Torino, la ragazza già altre volte si era messa in fila di fronte all’ufficio immigrazione insieme al padre, «ma veniva rimandata indietro per qualche problema, non era mai riuscita ad accedere agli uffici». Da qui la proposta di accompagnarla. La ragazza – 18 anni appena compiuti – ha perso la madre nell’agosto 2023. Da un anno, invece, le sono scaduti tutti i documenti e non ha nemmeno il medico di base. Proprio questo elemento aveva spinto il suo istituto scolastico ad approfondire la situazione della ragazza: «La mamma era mancata da poco e lei non stava bene», racconta Pierangela Mela, vicepreside del Beccari. «Le abbiamo consigliato di andare dal medico, ma non ce l’aveva più».
La docente in coda all’ufficio immigrazione
La giovane, accompagnata dalla docente, si è messa in coda alle 5 di mattina di lunedì 20 gennaio. Dopo essere finalmente riuscita ad entrare, la docente ha capito che il problema sarebbe legato al permesso ormai scaduto, che per essere rinnovato ha bisogno che la procedura sia svolta nuovamente da capo. Il consiglio da parte dell’ufficio è stato di «richiedere il permesso per ricongiungimento familiare con la sorella maggiore che è già cittadina italiana», ha spiegato Baroni. «Solo quando avrà tutti i documenti potrà tornare in Questura. E solo per chiedere un altro appuntamento per presentare la domanda».
I ritardi e i tempi stretti
I tempi sono stretti. Il prossimo appuntamento, con l’anagrafe, è a fine febbraio. Poi tutte le procedure, che dovrebbero farle avere prima il permesso di soggiorno e poi la cittadinanza italiana. Ma, non avendo documenti, la ragazza non ha potuto né ritirare il diploma di licenza media né presentare la domanda per essere ammessa all’esame di Stato, che doveva consegnare entro il 30 dicembre. «È una ragazza molto brava a scuola», è il rammarico della vicepreside. «Si impegna tantissimo, ma si sente precaria in tutto quel che fa e impotente di fronte ad una macchina burocratica che la manda solo in confusione».

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Anche i duri  a volte hanno un etica

finalmente un trap con principi etici e morali che anzichè creare ed approffitarne per avere pubblicità gratis preferisce sospendersi e ritirarisi ad differenza altri colleghi
Emis Killa si ritira da Sanremo 2025, ma quali sono gli altri scandali famosi al festival? Sanremo non è solo la principale kermesse musicale italiana, ma anche un evento che spesso ha visto al centro dell’attenzione casi di controversie giudiziarie e polemiche legali riguardanti artisti e partecipanti.
L'ultima riguarda Emis Killa che ha deciso di ritirarsi dal Festival, che inizierà l'11 febbraio, dopo che il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta 'Doppia curva', che a fine settembre ha portato a 19 misure cautelari e all'azzeramento delle due curve del tifo di Milano.
Il ritiro di Emis Killa
Sanremo 2025, Emis Killa si ritira. Gli scandali più famosi nella storia del Festival: da Loredana Berté squalificata per plagio a Morgan escluso per le droghe e Povia . 
Emis Killa, all'anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli, risulta indagato per associazione a delinquere.«Apprendo oggi dai giornali che sono indagato (a me è stato notificato esclusivamente il daspo, che è un atto amministrativo e non penale) e se questo corrisponderà al vero sarà importante che l'indagine faccia il suo corso e la magistratura possa lavorare in serenità senza polemiche o pressioni e circhi mediatici», spiega Emis Killa. «Dopo 15 anni di carriera ero felice di affrontare il mio primo Sanremo. Ringrazio Carlo Conti per avermi voluto ma preferisco fare un passo indietro e non partecipare». .....  segue su  https://www.msn.com/it-it/intrattenimento/notizie/emis-killa-indagato-si-ritira-da-sanremo-2025-cosa-succede-ora-il-regolamento-e-la-posizione-rai/ar-AA1y3MIP?ocid=msedgntp&pc=LCTS&cvid=a44d1b288739476f8881a75a00e92bfd&ei=13











28.1.25

violenza di genere e femminicidi spiegati nelle scuole d'infanzia . favola dello scoiattolo e la rondine di Sarah Cogni

 






























dal gruppo  fb  miti , leggende e racconti.

Benedetto Calandra 25 gennaio alle ore 20:53 


una spiegazione ben fatta su temi comlplessi grazie a #sarahcogni per quello che fa per i bambini che saranno gli uomini di domani .

Ecco la storia in questione

Un giorno, una rondine diretta verso i Paesi caldi, sentendosi molto stanca decise di fare una sosta e si posso sul ramo di un grosso albero. Alla finestrella del tronco si affacciò uno scoiattolo che, con gentilezza, la invitò a entrare nella sua tana, le offrì una tazza di te' caldo e un posto in cui riposare. La rondinella gli raccontò dei luoghi meravigliosi che visitava durante i suoi lunghi viaggi e Scoiattolo in poco tempo si affeziono' moltissimo alla rondine che lo faceva sentire bene. Quando venne il giorno della partenza della rondine, Scoiattolo non voleva che lo lasciasse solo, così la legò con una corda al suo ramo. "Resteremo sempre insieme" le disse. La rondinella provo' a chiedergli gentilmente di lasciarla andare, a spiegare che lei non avrebbe potuto resistere al gelido inverno, che i suoi amici e la sua famiglia si sarebbero preoccupati non vedendola arrivare ma nulla, lo scoiattolo era irremovibile. Passò qualche giorno, la rondinella piangeva e iniziava ad avere freddo. Scoiattolo la rassicurava dicendole che lui le sarebbe stato vicino, le avrebbe dato un posto caldo e del cibo e lei sarebbe stata con lui per tutto il letargo. Per sempre. Ma la rondinella era triste, non parlava e non aveva più la forza per provare a spezzare quella corda che la legava al tronco... Finché un giorno la vecchia Tartaruga passo' sotto l'albero di Scoiattolo. "Ma cosa ci fa una rondinella ancora qui, a fine autunno e legata per giunta?" Scoiattolo spiegò la storia e Tartaruga lo rimproverò: "Tu credi di poter obbligare qualcuno a stare vicino a te quando non vuole farlo? Credi che sia giusto obbligare un essere vivente a starti vicino se vuole andare via?" "Ma io le voglio bene!" si giustifico' Scoiattolo. "Non è voler bene a qualcuno legarlo contro la sua volontà. Voler bene è avere a cuore la felicità di chi hai vicino e lasciarlo libero ". Scoiattolo ci penso' su e capi' che Tartaruga aveva ragione. "Scusa" disse a Rondinella, "ho pensato a me stesso, sono stato egoista e cattivo". Così dicendo sciolse la corda. "Grazie Scoiattolo" disse Rondinella che ritrovò le forze e la gioia. "Tornerò a primavera e passeremo altro tempo insieme". Scoiattolo e Tartaruga rimasero a fissare il cielo finché Rondinella scomparve. "Tornerà?"domandò Scoiattolo. "Tornerà ", rispose Tartaruga "E ricorda, la tua felicità non può causare dolore o infelicità a un altro essere vivente. Rispettare gli altri è l'unico modo per avere amici ed essere amato". Lentamente Tartaruga se ne andò. Scoiattolo ripenso' alle parole della vecchia amica, guardò ancora una volta il cielo e, col cuor sereno, andò nella sua tana. L'ora del letargo era vicina.


(Piccola storia contro la violenza sulle donne spiegata ai bambini della Scuola dell'infanzia, scritta dalla maestra Sarah Cogni)


27.1.25

Jack Russell veglia il padrone scomparso in montagna per mesi: ritrovati insieme

 lo so  che   è  accertato  che gli animali    ,  soprattutto  gatti e  cani  sono  intelligenti  ed  amici    dell'uomo  . Ma   è la prima  volta     che leggo e  sento (  di  solito ho  letto     e  visto   di cani  che    s'accucciano  o  sono  tristi    e  vegliano  i  padroni morti  )    di  un  cane   che   rimane  legato   all'uomo    quand esso sta  male  .  


Jack Russell veglia il padrone scomparso in
montagna per mesi: ritrovati insieme





La storia di Finny, un Jack Russell, e del suo proprietario Rich Moore, escursionista 71enne, commuove per la fedeltà senza confini del piccolo cane.
Ritrovati dopo quasi tre mesi

Il corpo di Rich Moore, escursionista americano di 71 anni, è stato ritrovato su una cima del Colorado, nei pressi del bacino idrografico di Lower Blanco, a quasi tre mesi dalla sua scomparsa. Accanto a lui, fedele fino all’ultimo istante, c’era il suo cane Finny, un esemplare di Jack Russell. A fare il ritrovamento è stato un cacciatore della zona che si trovava nei pressi del Blackhead Peak, una montagna alta oltre 3.800 metri.
Secondo quanto riportato da nypost.com, è probabile che le condizioni estreme, tra cui la fatica della scalata e il dislivello impegnativo, siano state fatali per Moore. Finny, però, non ha mai abbandonato il suo padrone, rimanendo al suo fianco per tutto il tempo, vegliando su di lui.
Il salvataggio di Finny
Dopo il ritrovamento, Finny è stato portato a valle e trasferito in una clinica veterinaria per accertamenti, risultando in buone condizioni nonostante i lunghi giorni trascorsi in montagna. Successivamente, il cagnolino è stato affidato alla famiglia di Moore, che ha accolto il suo ritorno con emozione.
I volontari che hanno partecipato alle ricerche hanno dichiarato: “Abbiamo formulato le nostre condoglianze alla famiglia di Rich, ma anche le nostre felicitazioni per l’incredibile ritrovamento del cane.”
Una dimostrazione di fedeltà senza confini
La storia di Finny è un ennesimo esempio della straordinaria lealtà che i cani possono dimostrare nei confronti dei loro proprietari, anche nelle circostanze più difficili. La sua fedeltà e resilienza rappresentano un simbolo di amore incondizionato, capace di toccare profondamente chiunque venga a conoscenza di questa vicenda.

Il "Casu marzu" sardo bandito dall'Uecontraddizioni italiane ed europee formaggio con i vermi no farina ed altri prodotti con gli insetti si ?


ho appena sentito che  Il casu frazigu o casu martzu,[anche riportato con la grafia casu marzu (lett. "formaggio marcio"), è un prodotto alimentare della Sardegna caratterizzato dal suo particolare processo di formazione: si tratta di formaggio pecorino colonizzato dalle larve della mosca del formaggio che, quindi, è conosciuta come mosca casearia (Piophila casei). 


 Il casu frazigu o casu martzu,anche riportato con la grafia casu marzu (lett. "formaggio marcio"), è un prodotto alimentare della Sardegna caratterizzato dal suo particolare processo di formazione: si tratta di formaggio pecorino colonizzato dalle larve della mosca del formaggio che, quindi, è conosciuta come mosca casearia (Piophila casei). A seconda delle regioni storiche dell'isola è conosciuto in sardo anche come casu marzu, casu mùchidu, casu modde, casu bèiu, casu fatitu, casu giampagadu, casu 'atu, casu cundítu.Viene prodotto anche in Corsica (Francia), dove è conosciuto nella lingua locale come casgiu merzu.In ambito familiare viene ancora ottenuto in modo naturale tramite la Piophila casei, conosciuta anche come mosca casearia, un insetto dalle cui uova, deposte sulla forma di pecorino, nascono larve che traggono nutrimento cibandosi della forma stessa e sviluppandosi al suo interno. Il periodo di produzione è quello primaverile ed estivo e si può protrarre sino ad autunno inoltrato. Durante la fase di produzione del formaggio, solitamente si utilizzano alcuni accorgimenti atti a creare condizioni favorevoli per la riproduzione della Piophila casei, come quello di ridurre i tempi della salamoia oppure di fare dei piccoli buchi colmati poi di olio con il duplice obiettivo di ammorbidire la crosta e di attirare l'insetto.Altro accorgimento è quello di limitare il rivoltamento delle forme di pecorino, che vengono poste in locali aperti proprio per essere attaccate (punte) dall'insetto che depone le sue uova. Dopo la schiusa le larve trasformano con i loro enzimi la pasta casearia del pecorino in una morbida crema. Il periodo di maturazione dura da tre a sei mesi. Quando il formaggio è maturo e le larve sono notevolmente diminuite di numero, la forma viene aperta togliendo la parte superiore (su tappu). L'interno della forma si presenta composto da una crema omogenea di colore giallastro e dal sapore molto particolare e pungente.

Metamorfosi delle larve

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Si possono osservare quattro fasi nel processo di metamorfosi:

  • la deposizione delle uova da parte della mosca casearia
  • sviluppo della larva che si ciberà del formaggio
  • stadio di pupa
  • sfarfallamento del moscerino.

Una volta spuntate le ali e diventati moscerini, il tempo a disposizione per deporre le uova è molto limitato: prima di morire dovranno trovare un'altra forma di formaggio sul quale deporre le uova, da cui poi si schiuderà la nuova generazione di larve. Nei caseifici di tutto il mondo, queste larve sono ben conosciute e temute in quanto attaccano tutti i tipi di formaggio. Intere partite di formaggio possono venire contaminate irrimediabilmente e a quel punto non resta che distruggere parte della produzione del caseificio, provvedendo poi alla disinfestazione dei locali.La produzione e la commercializzazione del casu frazigu è vietata dalle norme italiane ed europee (art. 5 della legge 283/1962 e il successivo "Pacchetto Igiene", ossia i Regolamenti CE 852, 853, 854 e 882 del 2004 e 2073 del 2005) per i potenziali rischi per la salute dei consumatori, dovuta alla presenza della Piophila casei.[4] Per poter salvaguardare questo prodotto la regione Sardegna lo ha inserito nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani: questo riconoscimento certifica che la produzione è codificata da oltre 25 anni, così da poter richiedere una deroga rispetto alle consuete norme igienico-sanitarie. Nel 2005 alcuni allevatori sardi in collaborazione con la facoltà di Veterinaria dell'Università di Sassari, per poter produrre questo formaggio legalmente e con le adeguate garanzie igieniche, hanno incaricato l'istituto di Entomologia agraria di Sassari di realizzare un allevamento di Piophila casei in ambiente controllato, per poter ottenere il pieno controllo dell'intero processo produttivoIl Casu fràzigu è inserito all'interno della banca dati dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Rientra tra quelli che la Regione Sardegna vuole proteggere ed è stato richiesto all'Unione Europea il marchio DOP per tutelarne la denominazione d'origine Casu Martzu e salvaguardarlo dalla pirateria alimentare.

Ma     la  cosa  strana    è    che    ci  sono    

  anche    simili  ormaggi simili


In Italia

In Italia sono presenti alcune varietà casearie che richiedono un procedimento biologico di costituzione simile o analogo al formaggio sardo, quali:

Nel resto d'Europa

Altrove è possibile trovare formaggi prodotti con acari del formaggio e contenenti le loro deiezioni:

  • il Milbenkäse (Germania), prodotto con Tyroglyphus casei:[16]
  • la mimolette in Francia, ottenuta da Tyroglyphus siro, che agisce principalmente sulla crosta dandogli un particolare aspetto bucherellato.

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...