i pregiudizi sono durei a morire leggete questo articolo . lo so che è la solità unità , ma almweno per il momento npon ho trovato la news da nessun'altra parte ( se dovessi trovarla da altre parti , la posterò nela categoria aggiornamento post )
Roma, licenziati perché omosessuali
Alessia Grossi

Licenziati perché «non in linea con la filosofia del bar» in cui lavoravano, cioè perché gay. Marco Carbonaro, 43 anni, romano e il suo compagno Aldo Pinciroli si trovano così da un momento all´altro senza un posto di lavoro, senza stipendio e dal momento che non hanno la possibilità di assumere un legale a loro spese si rivolgono alla linea «Gay Help line» (il numero verde nazionale di supporto e assistenza per le persone gay e lesbiche, finanziato dal Comune e dalla Provincia di Roma). Il numero verde, ricorda Fabrizio Marrazzo, presidente dell´Arcigay della capitale, «da quando è stato attivato, 4 mesi fa, ha ricevuto oltre 10mila telefonate di denuncia». L´associazione, come in molti altri casi da´ il suo appoggio alla coppia discriminata e denuncia l´accaduto sul sito dell´Arcigay Roma. Marco, lavorava dal primo luglio come direttore dei bar della Galleria Alberto Sordi di Roma con un contratto a progetto. «Quando sono arrivato i bar non avevano un direttore da oltre un anno, racconta Carbonaro, che aggiunge di aver «subito iniziato a lavorare e i risultati non hanno tardato ad arrivare, e il general manager mi ha dimostrato in più di un occasione il suo apprezzamento». «Una settimana fa, continua l´ex direttore, il manager ci comunica la necessità di assumere nuovo personale e ci chiede di presentargli persone di fiducia». A questo punto Marco propone il suo compagno Aldo che da «anni lavora come barman» e il capo lo assume.«Tutto andava benissimo, assicura Carbonaro, poi si deve essere sparsa la voce della nostra relazione e lunedì siamo stati licenziati in tronco». Nessuna giustificazione per i due, neanche una lamentela, né formale, né informale. La sola colpa della coppia sarebbe, a detta dell´imprenditore Fabrizio Gallina, di «non essere in linea con la filosofia del bar» cioè di essere omosessuali. «Io ho 43 anni e ora è difficile per me trovare un altro lavoro, non solo da dirigente, anche da cameriere. Ci hanno lasciato da un momento all'altro in mezzo a una strada, senza una ragione e la cosa più grave è che non c'è nessuno, nessuna legge che ci tutela», conclude Carbonaro.
Immediatamente alla coppia arriva l´appoggio del deputato ds Franco Grillini che con un´interrogazione (leggi il testo sul sito di Franco Grillini) parlamentare si rivolge al ministro per le Pari Opportunità Barbara Polastrini e al ministro del Lavoro Cesare Damiano sottoponendo alla loro attenzione il caso di Marco e Aldo e di tutti coloro che ancora in Italia subiscono sul lavoro discriminazioni per il loro orientamento sessuale. Con una lettera al sindaco di Roma, Walter Veltroni, il deputato si assicura il sostegno dell´amministrazione comunale della capitale. «Richiedo pertanto, si legge in un passaggio della lettera di Grillini al sindaco, un intervento al fine di valutare, data la gravità dell'accaduto, la possibilità di richiedere alla società che gestisce i due bar della Galleria stessa la riassunzione delle persone ingiustamente licenziate e, nel caso di un rifiuto, di ritirare la licenza di gestione ai bar come prevede sia la normativa comunale che la legislazione nazionale». «Conoscendo la tua sensibilità sui temi della lotta alle discriminazioni siamo certi di un tuo interessamento». La risposta del Campidoglio non si è fatta attendere e attraverso l'assessore comunale alle Pari opportunità Mariella Gramaglia, si sta adoperando per giungere «al più presto a una conciliazione concordata e serena» della vicenda. «Con il sostegno del sindaco, che segue il caso da vicino ed è direttamente impegnato contro ogni forma di discriminazione, ho parlato, ha spiegato l'assessore Gramaglia, con tutti i protagonisti della vicenda: l'imprenditore, Fabrizio Gallina, i due lavoratori, Marco Carbonaro e Aldo Panciroli e i vertici romani dell'Arcigay. La mia viva speranza è che si giunga al più presto a una conciliazione concordata e serena. E per questo obiettivo mi sto adoperando, ha conlcuso l'assessore».
Lo stupore ci coglie in questi giorni nel constatare che molti - anche tra i cattolici - invece di porsi in doloroso e commosso ascolto delle grida e dei gemiti degli indifesi,( come sdi puo vedere da una foto qua a sinistra , ne trovate altre sui siti riporttati alla fine post ) da qualunque parte essi si possono trovare, preferiscono lasciarsi guidare dai sentimenti e dagli interessi sollecitati ad arte dal quel potere mediatico, posto a servizio di uno o dell'altro dei contendenti. 
antropologica fatta da( fcopertina a sinistra ) il paese mancato dal miracolo economico agli anni ottanta di Crainz Guido ( anche se secondo me l'Italia è uin paese mancato dallla morte di Cavour fino ad oggi ) : 3) le reazioni suscitate da quelli del polo ( Cdl ) quando si parlava degli anni 70\80 e a i collegamenti con gli anni 90 con le trasmissioni di Blunotte Lucarelli che parlare di tali argomenti in tv , soprattutto in fasce orarie di maggiore ascolto sia ancorta un tabù e che lo stesso discorso fatto ( vedere post precedentisul calcio ) del panem et circenses si può applicare anche alla tv che non sia via sattellite -
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"La scomparsa di Falcone mi ha reso destinatario di un dolore che mi impedisce di rendermi beneficiario di effetti comunque riconducibili a tale luttuoso evento"Queste furono le parole con cui Paolo Borsellino rifiutò il posto di superprocuratore che era rimasto libero dopo la morte del suo amico Falcone, ucciso a Capaci il 23 maggio 1992 assieme a moglie Francesca Morvilio, magistrato, e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro alla moglie Francesca Morvilio, magistrato, e agli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.Poco tempo dopo anche lui avrebbe avuto la stessa triste sorte, assieme a Emanuela Loi (che fu la prima donna a far parte di una scorta), Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cusina. Era il 19 luglio 1992. quattordici anni fà.Impegnato a parlare di taxi, mondiali, Juve in B e DPEF ho commesso un errore terribile;ho dimenticato, lo scorso maggio, di rendere omaggio a Falcone. Lo faccio oggi, da queste pagine. Vorrei lo faceste anche voi, mettendo una foto, una scritta, qualunque cosa ricordi ciò che è successo oggi. Fatelo, che non vi costa niente.Fatelo nell'anniversario del giorno in cui sembrava che fosse morta la speranza di sconfiggere la mafia.Oggi abbiamo Riina, Santapaola, Brusca e Provenzano in carcere.Segnale inequivocabile che ce la possiamo ancora fare.Segnale che ce la faremo.Onore agli eroi Giovanni e Paolo, alle persone morte assieme a loro, ai signori Impastato, Scaglione, Chinnici, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, Costa, Grassi, Alfano, Livatino, Cassarà, Fava e tutti gli altri che non ho menzionato qui.Morti di mafia da Portella della Ginestra in poi."Vi giuro sul mio onore, a Catania la mafia non esiste" - il sindaco di Catania Munzone, il 5 maggio 1984, il giorno dopo l'uccisione di Giuseppe Fava.
