31.12.08

1° gennaio, liturgia per la Giornata Mondiale della Pace

*Maria Madre di Dio – A – B - C / 1° Gennaio[1]

Nel 1969 con la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II e con la pubblicazione del Messale romano riformato, Paolo VI ha dedicato il primo giorno dell’anno civile a «Maria Santissima Madre di Dio». A questa giornata associò anche la Giornata mondiale della Pace che ogni anno ha un tema particolare di riflessione.
In questo giorno si celebra il Figlio di Dio nato dalla figlia di Sion che lo offre al mondo: il Figlio di Maria, circonciso nell’alleanza della Pace (Nm 25,12; cf 1Mac 8,20.22) che è il nuovo «nome» della salvezza messianica. Solo la poesia ispirata di Dante ha saputo evocare questa singolare sintesi tra divino e umano: «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio…» (Divina Commedia, Paradiso, XXX, 1). Questa festa è anche un punto d’incontro con le chiese d’oriente che celebrano con grande venerazione la Theotòkos/Madre di Dio.




Nazareth: basilica dell'Annunciazione.






La prima attribuzione del titolo di Madre di Dio a Maria di Nazareth è di natura popolare ed è databile immediatamente tra il sec. I e il sec. II d.C., quando si consolida la figura di Maria nell’organizzazione della liturgia della chiesa delle origini. Il concilio di Efeso fu convocato dall’imperatore Teodosio II (401-450) l’11 ottobre 430 e si svolse nella chiesa di San Giovanni dal 22 giugno – 22 luglio 431. Papa a Roma era Celestino I (422-432) e patriarca di Costantinopoli Nestorio (ca. 381- ca. 451). Costui negava la divinità di Gesù e quindi anche la maternità divina di Maria: «Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dèi». Gli rispose e gli si oppose Cirillo di Alessandria il più grande teologo del tempo che rifletteva la teologia del papa di Roma: «La Vergine è madre della divinità? Noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l'eternità... Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna». Gesù è il Figlio di Dio ed è nato da Maria. Il concilio di Efeso rifiutò l’eresia di Nestorio e approvò il testo di Cirillo ribadendo la dottrina del concilio di Nicea (325) che aveva affermato l’esistenza nella persona di Gesù delle due nature, divina e umana e dichiarando di conseguenza Maria di Nazareth «Theotòkos-Madre di Dio»[2]. La fede già professata dal popolo fu sancita dal magistero della Chiesa.
In memoria della dichiarazione di Efeso del 431, Papa Sisto III (432-440) l’anno successivo, nel 432, fece edificare una basilica sull’Esquilino dedicata a Maria, Madre di Dio e conosciuta come S. Maria Maggiore. Essa fu la prima delle chiese erette in Occidente e dedicate alla Vergine. In questa chiesa si cominciò a celebrare il 1 gennaio una festa del Natale di Maria che fu la prima festa di Maria nella liturgia romana. Papa Pio XI per celebrare il 1500 anniversario dell’indizione del concilio di Efeso con l’enciclica Lux Veritatis del 25 dicembre 1931 istituì la festa della Divina Maternità della Beata Vergine assegnandola in memoria all’11 ottobre. Paolo VI la riportò alla data primitiva del 1 gennaio di ogni anno abbinandola alla celebrazione della Giornata della Pace[3].
Esattamente 1532 anni dopo, Papa Giovanni XXIII volutamente l’11 settembre 1962 con un radiomessaggio volle convocare il Concilio Vaticano II il giorno 11 ottobre 1962 in memoria della convocazione del concilio di Efeso. Idealmente il papa, storico per formazione, volle anche ricollegarsi al tempo in cui la chiesa indivisa d’oriente e d’occidente professava la stessa fede, inviando così un invito all’ecumenismo a tutte le chiese di ogni denominazione cristiana[4]. L’ottava di Natale coincide anche con l’inizio dell’anno civile che così è messo sotto la protezione della Donna di Nazareth la quale per grazia di Dio fu scelta come Madre del Creatore e Redentore, Madre e Sorella nostra. L’anno inizia col genere femminile. Sul nuovo anno invochiamo lo Spirito di Dio.

Spirito Santo, tu sei la benedizione feconda del Padre e del Figlio, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu fai brillare su Israele e sulla Chiesa il volto di Dio, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu volgi il cuore dei figli verso il volto della Trinità, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu generi in ogni cuore il dono messianico della Pace, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu poni il Nome santo e benedetto di Dio sul suo popolo, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu riveli le vie della salvezza alle genti del mondo, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu susciti l’esultanza dei popoli che temono Dio, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu accompagni il tempo alla pienezza della rivelazione, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu guidasti Maria ad accogliere da donna il Figlio di Dio, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai fatto di Maria la Madre di Dio e Madre nostra, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu ci insegni la via del riscatto dalla legge disattesa, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu gridi nel cuore di ogni persona: «Abbà/Padre!», Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu ci liberi da ogni schiavitù per farci eredi del Regno, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu suscitasti i pastori ad andare a trovare il Messia, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu ispirasti i pastori a riferire lo stupore di quel Bambino, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai animato la lode dei pastori che glorificavano Dio, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai rivelato a Maria e a noi il «mistero» del Nome Gesù, Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu manifesti a noi che il Bambino Gesù è «Dio che salva», Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu resti con noi per sempre a scaldare il nostro cuore, Veni, Sancte Spiritus!

Per gli Ebrei il capodanno[5] è il giorno del giudizio che è sospeso per i «meriti della legatura (Aqedàh) di Isacco. Il capodanno cristiano si apre all’insegna della maternità che offre al mondo «Colui che viene, Benedetto nel nome del Signore» (Sal 118/117,26; Mt 21,9; 23,39, ecc.). Con l’ingresso del Verbo nel mondo il giudizio di Dio è già dato: «nulla vada perduto di quello che mi ha dato» (Gv 6,39). Iniziamo dunque il nuovo anno, ponendolo e ponendoci sotto lo scudo della benedizione di Dio perché come Maria di Nazareth possiamo essere capaci di generare relazioni trinitarie ovunque siamo chiamati a vivere

(ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.

All’inizio del nuovo anno civile invochiamo la Gloria e la Maestà di Dio: regnino sempre su di noi e ogni nostra scelta, ogni nostro pensiero, attività, relazione, respiro, impegno, sofferenza, gioia … tutto sia vissuto, condiviso e amato «per la sua gloria immensa». Che ciascuna e ciascuno di noi in questo anno nuovo viva una vita piena come gloria del Dio vivente. Chiedendo perdono dei nostri peccati e delle nostre insufficienze, vogliamo «confessare» e riconoscere il Signore come nostro Dio, Creatore e Redentore, alla cui volontà, che cerchiamo con serena coscienza, vogliamo adeguarci e scegliere come fondamento della nostra libertà. Riceviamo l’assoluzione che è l’effusione della paternità di Dio su di noi affinché possiamo essere padri e madri di coloro che incontriamo nel nostro cammino. Dio infatti è giusto perché perdona.
Scritta trovata su un muro di Gerusalemme, estate 2008.


La benedizione di oggi è particolare perché impartiamo l’assoluzione sacramentale nella forma comunitaria prevista dal rituale. Dopo la benedizione dell’acqua che richiama il nostro battesimo e l’esame di coscienza che ci richiama l’immagine che Dio ha deposto in noi, verremo davanti al ministro che imporrà le mani e darà l’assoluzione singolarmente. Subito dopo avere ricevuto l’assoluzione, ognuno si segnerà intingendo la mano nell’acqua benedetta.]

Benedizione dell’acqua
Benediciamo l’acqua simbolo della parola di Dio e della profezia, come la sua assenza è simboleggiata dalla siccità. Essa richiama la nostra storia della salvezza, dalle acque del Mare Rosso fino all’acqua del nostro battesimo. Il sacramento della riconciliazione dai Padri della Chiesa era chiamato il secondo battesimo o la «seconda tavola della salvezza». Preghiamo Dio Padre, perché nel sacramento della riconciliazione e del perdono rinasciamo alla nuova vita dall’acqua e dallo Spirito Santo.

Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito: hai creato l’acqua di vita che purifica. Gloria a te, o Signore!
Tu hai predicato l’annuncio del regno col vangelo della conversione del cuore Gloria a te, o Signore!
Fin dalle origini del mondo il tuo Spirito si librava sulle acque della creazione. Gloria a te, o Signore!
Nelle acque del diluvio hai prefigurato la morte e la salvezza del battesimo. Gloria a te, o Signore!
Nell’arca di Noè hai anticipato il fonte battesimale, tavola della nostra salvezza. Gloria a te, o Signore!
Hai liberato Israele dalla schiavitù facendogli attraversare illeso il Mare Rosso. Gloria a te, o Signore!
Hai voluto essere battezzato nell’acqua del Giordano, come povero tra i poveri. Gloria a te, o Signore!
Dalla croce, hai versato dal tuo fianco sangue ed acqua, Spirito e Profezia. Gloria a te, o Signore!

Hai inviato gli Apostoli a battezzare i popoli nel Nome della santa Trinità. Gloria a te, o Signore!
Hai perdonato la donna Samaritana e hai avuto misericordia per l’adultera. Gloria a te, o Signore!
Sulla croce hai perdonato i tuoi carnefici coloro che ti toglievano la vita. Gloria a te, o Signore!
Hai dato alla tua Chiesa il potere di rimettere i peccati a chi si converte. Gloria a te, o Signore!

Santifica quest’acqua, o Padre, con la tua potenza perché rinasciamo alla vita. Ti preghiamo, Signore!
Santifica quest’acqua, perché sia il segno della nostra seconda tavola di salvezza. Ti preghiamo, Signore!
Santifica quest’acqua, perché ci rigeneri della penitenza e dell’Eucaristia. Ti preghiamo, Signore!

Per il mistero di quest’acqua santificata dal tuo Spirito, facci rinascere a vita
nuova perché purificati nel mistero pasquale del tuo Figlio possiamo testimoniarlo
nella vita e nella morte. Per Cristo nostro Signore. Amen! Amen!

Chiediamo perdono dei nostri peccati e delle nostre insufficienze, dei nostri fallimenti e dei nostri tradimenti, della volontà di fare il bene, mentre invece ci siamo trovati a fare il male. «Confessiamo» che il Signore è il nostro Dio, il nostro Creatore e il nostro Redentore. Egli compie in noi meraviglie perché ci rigenera nella sua misericordia che ci rigenera nel segno dell’acqua.

[Congruo silenzio in cui ognuno fa il proprio esame di coscienza proiettando sul proprio cuore e sull’anno appena concluso la luce della misericordia di Dio, la misura della sua giustizia che è la croce del Signore Gesù e la fiducia nello Spirito Santo che guida i passi del nuovo anno verso la pienezza del regno.]

Signore,Dio eterno e creatore del tempo, tu ci convochi a darti «Gloria», Kyrie, elèison!
Cristo, ti sei fatto schiavo della Legge per liberarci da ogni schiavitù, Christe, elèison!
Signore, ti sei manifestato ai pastori, esclusi dal Tempio perché impuri, Pnèuma, elèison!
Cristo, Figlio del Dio vivente, nato da donna, nato sotto la legge, Christe, elèison!
Cristo, Figlio della Santa Vergine Madre e figlio del popolo d’Israele, Christe, elèison!

Manda su di noi, Signore, il tuo Santo Spirito, che purifichi con la penitenza i nostri cuori e ci trasformi in sacrificio a te gradito; nella gioia di una vita nuova loderemo sempre il tuo Nome santo e misericordioso. Per i meriti di Gesù Cristo nostro Signore, morto e risorto per noi. Amen!

«O Signore nostro e Dio dei nostri padri regna sull’intero mondo nella tua Gloria e sorgi su tutta la terra nella tua Maestà» (cf nota 5). Grande è la tua misericordia, Signore, Dio «benigno e misericordioso, lento all’ira e ricco di bontà» (Gl 2,13), tu conservi grazia per mille generazioni, sopporti la colpa, la trasgressione e il peccato (Es 34,6-7), nella tua grande clemenza vòlgiti a noi, tuoi figli, e ascoltaci! Kyrie, elèison! Christe, elèison! Pnèuma, elèison!

Noi ci accostiamo con fiducia al trono della grazia (Eb 4,16) per ricevere la tua misericordia e ottenere il tuo aiuto che ci converta al tuo vangelo. Tu sei nostro Padre e nostra Madre e a Te ritorniamo, Dio dei nostri Padri e delle nostre Madri, perché tu sei Dio. Kyrie, elèison! Christe, elèison! Pnèuma, elèison!

Signore del cielo e della terra, nostro Creatore e Redentore, Re fedele per sempre. Convertici e ci convertiremo, facci ritornare e noi ritorneremo (Lam 5,21), risanaci e noi saremo risanati (cf Sal 147/146,3), consolaci perché possiamo lasciamo lasciarci consolare da te, o Consolatore di Gerusalemme (Bar 4,30). Amen! Amen!

ASSOLUZIONE
Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione del peccati, vi conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace.

Io Vi assolvo da TUTTI I VOSTRI peccati nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

[Il prete asperge con l’acqua benedetta l’assemblea che conclude:]

Lodate il Signore perché è buono. Buono è il Signore, in eterno la sua misericordia. Gioiscono ed esultano i giusti perché il Signore Gesù è venuto per i peccatori. Grandi cose ha fatto il Signore per noi. Amen! Amen!

La Pace del Signore abita nel vostro cuore e pone la sua tenda nella vostra anima. E con il tuo spirito.

Ci siamo riconciliati con il Signore, riconciliamoci con le sorelle e i fratelli. Come promessa del nostro impegno di donne e uomini nuovi, per essere degni di bere l’acqua della Parola da condividere nella profezia della vita con chi incontreremo nel nostro cammino, memori della parola del Signore: «Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Scambiamoci ora il segno della Pace e della riconciliazione per essere abilitati a presentare i doni dell’offerta. [Alla fine dello scambio di pace]
In segno di ringraziamento e anche di penitenza a gloria di Dio che opera meraviglie, durante questa prima settimana dell’anno, compiremo tre gesti: diremo una parola di consolazione, compiremo un gesto di accoglienza, pregheremo come ci suggerisce il nostro cuore per quanti sono lacerati dall’odio e dalla violenza perché riscoprano la medicina del perdono. Ora insieme proclamiamo l’inno della Gloria a Dio:

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]

Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.

Preghiamo (colletta). Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi, donaci il tuo Spirito, perché tutta la nostra vita nel segno della tua benedizione si renda disponibile ad accogliere il tuo dono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Mensa della Parola
Prima lettura Nm 6,22-27. Per il calendario gregoriano (inizio 15 ottobre 1582) l’ottava di Natale coincide con il 1° giorno dell’anno civile. Su questo anno invochiamo la Benedizione di Aronne, la più antica attestata dalla Scrittura (Num 6,23-27) e impartita al termine delle celebrazioni liturgiche. Essa è centrata sul Volto e sul Nome di Dio che ora, in Cristo, sono visibili e accessibili (Col 1,15-20). Sì! possiamo vedere il volto di Dio senza più morire (Es 3,6; 33.20.23) e possiamo pronunciare il Nome di Dio senza più paura perché è un Dio «propizio» (v. 25) che «benedice» (vv. 23.24.27) concedendo la «pace» (v. 26).

Dal libro dei Numeri Nm 6,22-27
22 Il Signore parlò a Mosè e disse: 23 «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli israeliti: direte loro: 24 Ti benedica il Signore e ti custodisca. 25 Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. 26 Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. 27 Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò». - Parola di Dio.

Salmo responsoriale 66 (67), 2-3; 5; 6-8.

Il salmo è un inno collettivo, probabilmente cantato per la conclusione della stagione dei raccolti (fine autunno). E’ un invito alla terra e ai popoli di lodare il Signore. Si percepisce il clima di ottimismo e di gioia che i cristiani fanno proprio anche in pieno inverno perché essi raccolgono il frutto della vite che Dio aveva divelto in Egitto e piantato in Israele: il Messia Gesù, la Benedizione del Padre su tutta l’umanità.

Rit. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
1. 2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica,su di noi faccia splendere il suo volto;3 perché si conosca sulla terra la tua via,la tua salvezza fra tutte le genti. Rit.
2. 5 Gioiscano le nazioni e si rallegrino,perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. Rit.
3. 6 Ti lodino i popoli, o Dio,ti lodino i popoli tutti.8 Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. Rit.
Seconda lettura Gal 4,4-7. Non comincia solo un’èra nuova, ma il tempo raggiunge «adesso» la sua pienezza, cioè il tempo è diventato maturo per accogliere Dio, anche se lo rifiuta. La pienezza/il compimento si manifesta in un Figlio che nasce da donna, sottomesso alla Toràh che non libera e infine nella presenza dello Spirito Santo che ci consente oggi di celebrare l’Eucaristia e di chiamare Dio con il nome di «Padre».

Dalla lettera di Paolo apostolo ai Galati Gal 4,4-7
Fratelli e Sorelle, 4 quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, 5 per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6 E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». 7 Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio. - Parola di Dio.

Vangelo Lc 2,16-21.

Il vangelo di oggi è lo stesso della Messa della Veglia e della Messa dell’aurora di Natale, ma riportato solo parzialmente. Un testo unico che la liturgia spezza in tre parti. Questo brano è stato scelto oggi per il v. 21 dove si parla della presentazione al Tempio al giorno ottavo per la circoncisione e l’imposizione del Nome. Oggi il Figlio di Dio diventa ebreo a tutti gli effetti, determinando così le radici giudaiche della nostra fede cristiana. Ascoltando la Parola e vivendo l’Eucaristia, come Maria, ebrea anch’essa, conserviamo nel nostro cuore il nostro essere cristiani autentici, fondato e radicato nel nostro sentirci «spiritualmente» ebrei.

Canto al Vangelo Eb 1,1-2
Alleluia. Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti, / ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] 16 andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20 I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. 21 Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. - Parola del Signore.

Spunti di omelia
Quattro sono i temi importanti di oggi: la benedizione, la circoncisione dell’ottavo giorno, la pace e la donna nel segno della maternità che offre al mondo il Figlio il cui nome è «Principe della Pace» (Is 9,5). Temi impegnativi che non possono essere affrontati insieme, considerata la loro rilevanza e la brevità di un’omelia. Ci limitiamo pertanto a fare una sintesi armonica dei quattro temi che centriamo attorno al concetto di «benedizione», molto importante dal punto di vista biblico e forse una scoperta per molti di noi[6].
La liturgia giudaico-cristiana si conclude sempre con la «benedizione», così come ogni preghiera giudaica si apre sempre con una benedizione a Dio, il «Benedetto» per eccellenza: «Bārûk ’attà, Adonai… Benedetto [sei] tu, Signore…». L’inizio del nuovo anno è messo sotto il segno della benedizione così come, se guardiamo la storia della salvezza registrata nella Rivelazione scritta, sulla coppia umana appena creata, Dio pronuncia la prima parola che è una benedizione: «Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi…”» (Gen 1,28). In queste parole sono associate benedizione e fecondità: «li benedisse…siate fecondi». E’ spontaneo chiedersene il motivo che stimola un’altra domanda: che cosa significa «benedire/benedizione»
Il verbo benedire e il sostantivo benedizione in secoli di pratica cultuale hanno perso il loro significato originario. Vogliamo tentare di recuperare una dimensione biblica senza pretendere di esaurire tutta la complessità di significato che questi termini hanno. Ecco il significato di benedire/ benedizione. In ebraico il verbo bārak (radice brk) significa dotare di forza vitale/ e il sostantivo berākā – forza salutare, vitale. I due termini, sulla scia dell’accadico e dell’arabo hanno anche il significato di inginocchiarsi e ginocchio che in oriente sono un eufemismo, cioè un modo attenuato e indiretto, per indicare gli organi sessuali maschili. In sintesi: benedire significa trasmettere la propria capacità generativa ad un altro rendendolo fecondo. L’azione del benedire è unica, si può dare cioè una sola volta nella vita e non può più essere revocata.
Raffaello, Madonna del cardellino.
Quando l’Ebreo benedice Dio usa sempre il participio passato passivo bārûk-benedetto perché in Dio la benedizione è uno «stato» permanente della sua persona, mai un augurio: «Sia benedetto!» che indica un compiersi nel tempo. Dio è Benedetto. Sempre. Lui è la benedizione. Quando Dio benedice l’uomo trasmette la sua potenza vitale, la sua capacità generativa per renderlo partecipe della sua paternità generante. «Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi…”» (Gen 1,28) dove il nesso tra benedire ed essere fecondi, cioè generare è esplicito. Se a questo aggiungiamo che in Gen 1,27 «Creò Dio Adam a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina lo/li creò», la connessione è definitiva. «Maschio» infatti in ebraico si dice «zakàr» e significa «pungente», mentre «femmina» si dice «nēqēbàch» e significa «perforata». La sessualità realizzata del pungente e della perforata fanno/sono l’immagine di Dio che rende feconda la nuova realtà «coppia» con la sua benedizione che genera figli sono «come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa» (Sal 128/127,3).
Quando l’uomo benedice trasmette tutta la sua energia di vita a colui che è benedetto. Dopo il fratricidio di Abele per mano di Caino (Gen 4,10), dice il testo ebraico: «la voce dei sangui- demê (sic! plurale) di tuo fratello urlano vendetta a me dal suolo». I sangui! cioè tutte le generazioni future contenute nel grembo di Abele e stroncate da Caino urlano a Dio perché futuro e presente sono legati in vita e in morte.
Benedire l’anno nel suo principio temporale esprime la volontà di estirpare ogni intenzione di violenza e di sangue dai rapporti sociali perché benedire significa in questo contesto non solo assenza di guerra (prosperità), ma anche Pace (benessere). Partecipare alla «benedizione» del primo dell’anno vuol dire impegnarsi ad essere uomini e donne costruttori di pace, impegnati a generare la fecondità generativa della vita di cui la donna è l’archetipo originario perché tesse la vita come relazione d’amore. Nessuno uomo o donna che fomentino giustifichino o si rassegnino alla guerra, qualsiasi guerra, non possono partecipare alla benedizione né possono riceverla né possono darla. Chi pensa con categorie di guerra è semplicemente sterile, frustrato, inerte e inutile.
In Gen 27 Giacobbe, complice la madre, carpisce con inganno la benedizione al fratello maggiore, Esaù. Il quale Esaù, appena se ne rende conto, corre dal padre e implora per sé la benedizione, ma il padre Isacco non può fare nulla perché benedicendo il figlio minore, che per questo resterà benedetto per sempre (v. 33), si è svuotato definitivamente di tutta la sua capacità generativa. Esaù supplica il padre piangendo: «non hai conservato per me una benedizione?» (v. 36); «hai dunque una sola benedizione?» (v. 38). Isacco non può più benedire Esaù perché ha trasmesso a Giacobbe tutto il suo seme promessa/premessa del futuro. La benedizione/fecondità patriarcale conduce la storia della salvezza verso il futuro e viaggia attraverso il figlio minore e non il maggiore. Isacco accompagna Giacobbe, che deve scappare dall’ira del fratello Esaù, con queste parole: «Ti benedica Dio onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi»(28,3) che sono l’eco di Dio creatore in Gen 1,28: «Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi…”».
La benedizione come atto che trasmette la vita e la capacità di generarla in ogni relazione umana, comprende due elementi: il gesto dell’imposizione della mano o delle mani e una parola che accompagna e spiega il gesto. Il gesto senza la parola è solo mimica, la parola senza il gesto è solo suono evanescente. E’ la stessa dinamica della creazione: «Dio disse… e così fu». Parola e fatto. Dabàr/Lògos. La Parola è il senso dell’avvenimento che è incarnazione della Parola. Non a caso gli avvenimenti della storia personale, di coppia, di famiglia, di comunità, di popolo, di popoli sono «le parole» con cui Dio parla agli uomini e alle donne di tutti i tempi, mentre la Scrittura ne è il codice cifrato per comprenderne senso e portata, in forza del principio che Dio parla agendo e agisce parlando.
In sintesi, benedire vuol dire essere in comunione di vita con colui/coloro che ricevono la benedizione; in senso spirituale significa generare colui/coloro che si benedice. Altrimenti: chi benedice è responsabile della vita di colui/coloro che benedice. Il nostro tempo è segnato da una sciagura: le parole sono separate dagli avvenimenti e spesso, le parole si rincorrono a vuoto approdando a nulla. Si rischia di perdere la parte migliore della vita, se non si riscopre il nesso amoroso e generante tra parola ed evento della vita: è il senso della benedizione dell’esistenza, quell’evento di vita e di amore che ci genera gli uni agli altri per renderci fecondi gli uni per gli altri. La frattura diventa cataclisma, quando sono le guide (genitori, insegnanti, formatori, presidenti del consiglio, deputati, superiori, parroci, vescovi…) a smarrire il raccordo tra parola ed evento, generando incertezza nei loro governati: i sangui degli eventi taciuti urlano a Dio la responsabilità di chi per opportunismo o convenienza non raccorda evento e parola.
Alla benedizione si ricollega anche la circoncisione al «giorno ottavo», perché consiste nell’incisione del prepuzio del pene maschile come segno di appartenenza al«regno di sacerdoti, una nazione santa» che è il popolo d’Israele (Es 19,6). In questo giorno, «otto giorni dopo» si dava anche il nome al nascituro, il nome che ne esprimerà la profonda natura per sempre perché il nome non è un’etichetta di distinzione, ma il segno fragile dell’anima interiore. Nel vangelo di Lc, il numero «otto» segna la vita di Gesù: all’ottavo giorno è circonciso (Lc 2,21) e riceve il «nome che è sopra ogni altro nome» (Fil 2,9), cioè Gesù / Iēsoûs / Yehoshuà’; «otto giorni dopo» si trasfigura sul monte (9,28) e infine risorge (24,1, dove si usa l’espressione liturgica «nel primo giorno dei sabbati» che è formula tecnica per indicare il giorno ottavo). In tutta la tradizione giudaica e patristica il giorno ottavo è descritto come il giorno del Messia. Nell’alfabeto ebraico il «n. 8» corrisponde alla lettera x (heth) che è chiusa da tre lati, ma aperta sul quarto, quello verso il basso, verso la terra: dall’alto al basso, dal cielo alla terra, da Dio all’uomo perché i cieli possano riversarsi sulla terra: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63, 19), riallacciando il colloquio d’intimità spezzato da Adamo ed Eva (Gen 2,8). E’ il movimento dell’incarnazione.
La festa ebraica di Sukkôt-Capanne durava sette giorni, ma era prolungata di un giorno per completarla con Shemini azeret – L’ottava assemblea solenne che aveva una forte connotazione messianica (Zac 14,16) perché si compivano due sacrifici: uno per la remissione dei peccati del popolo (Antichità Giudaiche, X, 4, 245-247) e nel secondo si sacrificavano settanta buoi, uno per ogni popolo esistente sulla terra (Talmud (Sukkôt 55b) in espiazione per la loro salvezza, nella festa delle capanne che aveva una forte connotazione messianica. E’ l’espiazione universale di cui s’investirà Gesù sulla croce. Secondo la ghematrìa, il nome greco Iēsoûs ha il valore di 888 (= 8x3), mentre in ebraico, il termine Mashiàch ha il valore finale di 16 (= 8x2). Tutto ciò che riguarda Gesù, il Messia è sempre connesso con il «n. 8» in un rapporto non occasionale, ma salvifico e teologico. Come il 666 è l’imperfezione assoluta (3volte 6) così l’888 è il massimo della perfezione perfetta.
Il Midrash Cantico rabbà 1,1 riporta l’elenco dei dieci cantici che segnano la storia della salvezza: «Dieci cantici sono stati detti in questo mondo... Il primo cantico lo disse Adamo … L’ottavo cantico lo disse Davide, re d’Israele, per tutti i prodigi che aveva fatto per lui il Signore; egli aprì la sua bocca e disse il cantico, come sta scritto: E Davide in profezia cantò la lode davanti al Signore (2 Sam 22, 1/ targum)». Davide re e pastore immagine, tipo e padre del Messia pastore e redentore, conclude l’ottavo cantico profetizzando il Messia, sua discendenza regale. Nella Bibbia greca della Lxx in 2Sam 22,51 l’ottavo cantico si conclude con un riferimento esplicito al Messia: «Al suo cristo/unto, a David e alla sua discendenza per sempre». E Davide nel Sal 12/11,1 canta al Messia sull’ottava corda dello strumento musicale che accoglie il suo discendente nel volto di quel Bimbo circonciso «quando furono compiuti gli otto giorni» perché assume la missione del Messia salvatore e pastore d’Israele che guida nel mondo futuro, nel mondo dei redenti. E’ la conclusione della storia. E’ il ritorno all’Eden dell’«in principio».
Il 1° gennaio, capodanno civile, memoria della circoncisione di Gesù, solennità della Madre di Dio ci introduce con la cetra a otto corde in un nuovo anno, un anno sotto segno del Messia redentore che riceve il nome di Gesù/ Iēsoû /Yehoshuà’ che significa «Dio è salvezza». Il 1° gennaio è anche il giorno della Pace che il Bimbo appena circonciso ci lascerà come suo testamento e obbligo: «La pace vi lascio, la pace, quella mia, vi do» (Gv 14,27).
Iniziando l’anno civile, entriamo dunque nella benedizione di Dio, diventando noi stessi un nome che porta benedizione e fecondità nel segno della Madre che ci insegna come essere fecondi sempre della Parola che si trasforma in rito e del rito che diventa vita, lungo le strade della nostra esistenza, in ogni incontro che sperimentiamo come testimoni risorti di quel Dio-Bambino che oggi diventa benedizione sparsa su noi e davanti al quale noi pronunciamo, benedicendo, il nostro «Amen!» in attesa del nostro giorno ottavo quando entreremo con il Messia nel «regno preparato per noi fin dalla fondazione del mondo (Mt 25,34; cf Mishnàh, Pirqé Avot, 5, 6).

PROFESSIONE DI FEDE
Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine,
morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo.
Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa è la fede
che noi ci gloriamo di professare, in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

Preghiera dei fedeli. All’inizio di un anno nuovo, veniamo dalle nostre famiglie e dalla nostre case, dai nostri affetti e dalle nostre preoccupazioni per essere la famiglia della famiglie di Dio, la casa affettuosa dove ognuno si senta a suo agio, accolto e benedetto. Dio solo scruta il nostro cuore e solo Lui valuta i nostri bisogni in ragione della nostra salvezza. Iniziamo l’anno nel segno della Donna e nelle sue mani deponiamo la nostra attesa e la nostra fede. La benedizione di Dio, che è la sua fecondità scenda copiosa su di noi, e attraverso di noi sul mondo intero e sulla Chiesa.

Su di noi che iniziamo l’anno civile nel segno della Benedizione,
Sia benedetto Colui che viene Benedetto del Padre, Vieni, Signore Gesù!
Sui figli, bambini e bambine di cui gli adulti sono custodi,
Sui nostri figli lontani, sui nostri figli vicini o distanti! Vieni, Signore Gesù!
Sulle persone che amiamo con le quali condividiamo gioie e dolori,
Su chi ama, su chi serve, su chi soffre e chi spera, Vieni, Signore Gesù!
Su chi inizia l’anno senza luce, affogato nel buio dell’incertezza,
Su tutto il mondo, martoriato da guerre, carestie e siccità, Vieni, Signore Gesù!
Su di noi e sul nostro cuore, oggi, domani, sempre nel Nome Santo di Dio:

Su tutti noi sia la conversione del cuore la benedizione del Padre, la Vita del Figlio e la forza dello Spirito perché con l’aiuto di Dio possiamo iniziare e portare a termine il nuovo anno e viverlo in benedizione vivente e generante per chiunque incontriamo nel nostro cammino. Amen! Amen!

[Intenzioni libere, poi]

Purificati e pacificati, entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni simbolo della nostra vita e della nostra partecipazione.

Presentazione delle offerte [la benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la santa Chiesa.

Preghiera sulle offerte. O Dio, che nella tua provvidenza dai inizio e compimento a tutto il bene che è nel mondo, fa' che in questa celebrazione della divina Maternità di Maria gustiamo le primizie del tuo amore misericordioso per goderne felicemente i frutti. Per Cristo nostro Signore. Amen

PREGHIERA EUCARISTICA III[7]
Prefazio della B.V. M. II: Maria modello e madre della Chiesa

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. É cosa buona e giusta.

E’ veramente giusto renderti grazie, è bello esaltare il tuo nome, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Ci benedica il Signore e ci protegga (cf Nm 6,24).

Ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo, nella festa della beata Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa.
I cieli e la terra sono pieni della gloria della tua santità. Osanna nell’alto dei cieli.

All’annunzio dell’angelo, accolse nel cuore immacolato il tuo Verbo e meritò di concepirlo nel grembo verginale; divenendo madre del suo Creatore, segnò gli inizi della Chiesa.
Rallegrati, Maria, il Signore è in mezzo a te! Oh, sì! Eccomi la tua Parola si compia in me.

Ai piedi della croce, per il testamento d’amore del tuo Figlio, estese la sua maternità a tutti gli uomini, generati dalla morte di Cristo per una vita che non avrà mai fine.
Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua Madre.

Immagine e modello della Chiesa orante, si unì alla preghiera degli Apostoli nell’attesa dello Spirito Santo.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il tre volte «Santo».

Assunta alla gloria del cielo, accompagna con materno amore la Chiesa e la protegge nel cammino verso la patria,
fino al giorno glorioso del Signore.
Kyrie elèison, Christe elèison, Osanna nell’alto dei cieli. Christe elèison, Kyrie elèison.

E noi, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo con gioia l’inno della tua lode:
Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo. Kyrie elèison, Christe elèison, Kyrie elèison.

Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di noi e ci sia propizio (cf Nm 6,25).

Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.
«Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio», il Padre del Signore Gesù (cf Sal 67/66,5).

Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.
«Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi» (Fil 4,4).

Nella notte in cui fu consegnato, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione,
lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
Poniamo il Santo Nome su di noi, sulla Chiesa e sul mondo ed egli ci benedirà (cf Nm 6,27).

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! (Gal 4,6).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
«Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore … nato da donna, nato sotto la legge» (cf Mc 12,29; Gal 4,4).

Mistero della fede.
Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, attendiamo il tuo ritorno: Maràn, athà – Signore nostro, vieni.

Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.
Non siamo più schiavi, ma figli ed eredi della promessa per volontà di Dio (cf Gal 4,7).

Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito.
Come Maria, conserviamo la Parola di Dio meditandola nel cuore (cf Lc 2,19).

Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi e le sante, nostri intercessori presso di te.
«Lo spirito del Signore è su di me, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri» (cf Is 61,1; Lc 4,18).
Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa Benedetto, il Vescovo Angelo, il collegio episcopale, il clero, le persone che vogliamo ricordare … N.N … e il popolo che tu hai redento.
«I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia» (Lc 2,15-16).

Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza nel giorno in cui il Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale.
«Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano» (Lc 2,18).

Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.
«I pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto» (Lc 2,20).

Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; ricordiamo tutti i defunti … concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, per la tua gloria immensa, o Lògos eterno circonciso nella carne.

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE, NELLA UNITÀ DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

Padre nostro in aramaico:
Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli
Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit‛abed re‛utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!

Antifona alla comunione ( Lc 2,19): Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

Dopo la comunione. In questo 1° giorno dell’anno, guardiamo al mondo intero e spalanchiamo il nostro cuore ai miliardi di uomini e donne che misurano il tempo e le stagioni con ritmi diversi dai nostri, perché sono scanditi dal ritmo della fame e della sete, della schiavitù e dello sfruttamento.

Te Déum laudámus
Concludiamo con l’Inno «Te Deum», ringraziando il Signore per l’anno che si è chiuso e ringraziandolo anticipatamente per quello che oggi inizia. L’inno detto «ambrosiano», dalla critica moderna è attribuito con certezza a san Niceta (335 ca. – dopo il 414) vescovo di Remesiana (oggi Bela Palànka, presso Niš in Serbia) dal 366 che lo compose introno all’anno 400, nel tempo in cui era viva la lotta contro l’eresia nestoriana che negava la divinità di Cristo. In origine l’inno era rivolto a Cristo, ma successivamente, attenuatasi la tensione eretica, l’inno acquistò il respiro trinitario che mantiene ancora oggi.

1. Noi ti lodiamo, Dio * ti proclamiamo Signore.O eterno Padre, * tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli * e tutte le potenze dei cieli:Santo, Santo, Santo * il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra * sono pieni della tua gloria.
sono pieni della tua gloria.
2. Ti acclama il coro degli apostoli *e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *la santa Chiesa proclama la tua gloria,adora il tuo unico Figlio, * e lo Spirito Santo Paraclito.
3. O Cristo, re della gloria, * eterno Figlio del Padre,tu nascesti dalla Vergine Madre * per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
4. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.*Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *che hai redento col tuo sangue prezioso.Accoglici nella tua gloria * nell'assemblea dei santi.
5. Salva il tuo popolo, Signore, *guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
6. Degnati oggi, Signore, * di custodirci senza peccato.Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
7. Pietà di noi, Signore, * pietà di noi.Tu sei la nostra speranza, *non saremo confusi in eterno.

Dedichiamo all’Africa, il nostro pensiero e la nostra preghiera del 1° giorno del nuovo anno, a quel continente dalla cui salvezza dipende anche la nostra.

«Si alza dolce, fiera, impetuosa la voce della figlia del mio popolo». Con queste parole nel 2004 il giornalista Jean-Léonard Touadi, presentava una raccolta di poesie di Elisa Kidanè, comboniana africana in Italia, terra di missione. Vogliamo proporre una sua poesia dedicata a Maria, Madre dell’Africa, che con quel suo «anticipando l’alba, generando l’aurora» ci rivela quale deve essere lo spirito di questo tempo di Natale e di ogni nostro giorno: anticipare l’alba e generare l’aurora o come dice il salmista: «Svègliati, gloria mia, svegliati il liuto e l’arpa e io vorrò svegliare l’aurora» (Sal 57/56,9; cf Sal 108/107,3)

Elisa Kidanè, Nei tuoi occhi[8].
1. Avanzi
maestosa,
più che regina,
e nei tuoi occhi
riflessa sta
una forza
a te solo conosciuta.
2. E vai,
da sempre,
macinando miglia
ingoiando polvere
caricando pesi
coltivando sogni.
3. E vai
con passo fermo
e coraggio infinito
segnando tappe
per capitoli nuovi
di un libro antico.
4. E continui
ad andare,
instancabile
venditrice
di speranza.
Non importa
se la pioggia
inzuppa le tue ossa,
se il sole
nel Dio della Vita,
riflesso
nei tuoi occhi
custodito
nel tuo cuore
di Madre d’Africa
e ostinata custode.





brucia l’anima tua.
Nei tuoi occhi gentili
riflessa sta
una meta
a te solo conosciuta.
5. E vai
incontro alla notte.
Ad attenderti
le stelle,
impazienti di danzare
al ritmo dolce
del tuo cuore.
6. Eppoi
prima che spunti il sole,
riprendi il cammino
anticipando l’alba
generando aurora,
e i popoli d’Africa
vedendoti avanzare all’orizzonte,
maestosa,
più che regina,
rinnovano,
ancora una volta, la fede


Affidiamo alla protezione di Maria il nuovo anno che inizia nel segno della donna

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,Santa Madre di Dio;non disprezzare le nostre suppliche
quando siamo nella prova,e liberaci da ogni pericolo,o Vergine gloriosa e benedetta.

Preghiamo. Con la forza del sacramento che abbiamo ricevuto guidaci, Signore, alla vita eterna, perché possiamo gustare la gioia senza fine con la sempre Vergine Maria che veneriamo madre del Cristo e di tutta la Chiesa. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il Signore è con voi oggi e sempre E con il tuo spirito!
Il Signore che è nato per noi è con tutti voi! E con il tuo spirito!

Il Signore che si sottomette alla Toràh di Mosè vi benedica e vi protegga. Amen!
Il Dio che è nato da Maria nella pienezza del tempo vi colmi della sua pienezza. Amen!
Il Dio che nessuno può vedere senza morire, vi mostri il suo volto nel Bimbo che celebrate. Amen!
Il Dio che i cieli non possono contenere, venga in voi e vi stabilisca la sua Dimora. Amen!
Il Dio che si è rinchiuso nel seno della donna vi riveli il suo Volto materno. Amen!
Il Dio che è sempre fedele alla sua promessa, vi doni la sua pace e la sua luce. Amen!
Il Dio che viene a noi Principe della Pace con un vangelo di pace, sia la vostra Pace. Amen!
Il Dio che viene a noi Bambino in ogni bambino e bambina, sia davanti a voi per guidarvi. Amen!
Il Dio che è avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, sia dietro di voi per difendervi. Amen!
Il Dio che Maria, la Madre, offre al mondo come Redentore, sia accanto voi per confortarvi. Amen!

E su tutti voi, che avete partecipato a questa liturgia nel segno di Gesù ebreo
per sempre Figlio della Donna e Padre della Pace, discenda dal cielo la benedizione
dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

L’Eucaristia termina come rito, l’Eucaristia inizia ora come vita: andiamo nel mondo e portiamo frutti di pace e di rinascita! Rendiamo Grazie a Dio che nasce per noi!

_________________________
© Capodanno 2008 / Solennità della Madre di Dio – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova
[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]
Paolo Farinella, prete – 01/01/2008 – San Torpete – Genova

[1] L’asterisco che precede (*) indica che le letture sono quelle del nuovo lezionario entrato in vigore con la 1a domenica di Avvento, Anno A (2 dicembre 2007).
[2] Dicono le cronache che l’Imperatore Teodosio favorevole in un primo tempo a Nestorio, non volesse firmare il decreto del concilio, ma firmò quando vive un’immensa folla, spontaneamente convenuta davanti alla basilica di San Giovanni per inneggiare a Maria la Theotòkos/Madre di Dio in un tripudio di festosità. L’imperatore impressionato accettò e diffuse il decreto conciliare contro Nestorio. Il popolò accompagnò ogni singolo vescovo alla propria dimora, illuminando la città con la luce delle torce e cantando inni di ringraziamento. Era il 31 luglio dell’anno 431.
[3] Anche per il dogma dell’Immacolata Concezione dell’8 dicembre 1854 il papa dichiarò ufficialmente ciò che il popolo da secoli professava e credeva. Lo stesso avverrà per l’ultimo dogma mariano: l’Assunzione del 15 agosto 1950. Singolare che le verità di fede che riguardano la Madre sono sempre anticipate dal popolo di Dio, prima ancora e a volte contro la teologia ufficiale, costretta a prenderne atto. Non è un caso che la tradizionale teologia cattolica insegna che il «sensus fidei» del popolo di Dio è infallibile allo stesso modo del magistero ufficiale nei casi in cui questi si trova nelle condizioni dell’infallibilità (cf Lettera di Giovanni Paolo II al card. Roger Etchegaray in occasione della pubblicazione degli Atti del Simposio Internazionale “L’Inquisizione” [Città del vaticano, 29-31 ottobre 1998], 15 giugno 2004, 2-3; la Lettera riporta altre citazioni magisteriali sull’argomento).
[4] Narrano le cronache, e noi per grazia di Dio ne fummo testimoni emozionati e protagonisti, che la sera di quel memorabile giorno, il popolo romano si riversò spontaneamente e senza organizzazione in piazza San Pietro, ciascuno munito di una fiaccola. Fu uno spettacolo indimenticabile: un mare di fiaccole palpitava nel cuore della Chiesa, segno visibile di quella «novella pentecoste» che al mattino il papa aveva evocato nel suo discorso inaugurale. Ancora una volta, il popolò capì, sentì e visse l’evento prima della gerarchia. Dal Concilio di Efeso al Concilio Vaticano II, lo stesso «sensus fidei» dava corpo ad una fede corale e si riconosceva nell’evento del concilio che avrebbe rivoluzionato la chiesa e segnato il sec. XX. Quella sera, il papa, fuori di ogni protocollo, si affacciò alla finestra del suo studio e di fronte al mare di luci che dondolava davanti a lui, fece il più bel discorso del suo pontificato, passato alla storia come «Il discorso della luna» o «della carezza ai bambini».
[5] In ebraico Rosh Hashanàh (lett. «testa/inizio dell’anno») cade tra settembre e ottobre (mese di Tishri). dura dieci giorni e si conclude con lo Yom Kippur/giorno dell’espiazione quando si suona il corno di ariete per ricordare a Dio i «meriti di Isacco» che si fece legare dal padre Abramo per essere immolato (Aqedàh/legatura di Isacco). Dio sentendo il suono del corno e ricordandosi di Isacco, trasforma il giudizio di castigo in medicina di misericordia. In questo giorno si prega: «O Signore nostro e Dio dei nostri padri regna sull’intero mondo nella tua Gloria e sorgi su tutta la terra nella tua Maestà» (Ufficio di Rosh Hashanàh, Shemoné Esre, ’Elohènu ve’lohe).
[6] Chi volesse approfondire può consultare la nostra rubrica «Così sta scritto» sulla rivista Missioni Consolata, dove questi temi sono un po’ più sviluppati. Sul significato di «benedizione»: Anno 107, 3 (2005), 50 (di cui la presente omelia è una sintesi); sul significato della nascita «da donna»: Anno 107, 10, (2005), 64-66; sul significato della circoncisione al «giorno ottavo» Anno 108, 1 (2006), 66-67. Gli stessi articoli sono consultabili sul sito della rivista Missioni Consolata al link: www.missioniconsolataonlus.it/cerca.php?cat=25&PHPSESSID=1ee97374bbc55f960f75650dc5a13439
[7] La Preghiera eucaristica III è stata composta ex novo su richiesta di Paolo VI in attuazione alla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Non ha un prefazio proprio, ma mobile e per questo, forse, ha finito per essere scelta, nella pratica, come la preghiera eucaristica della domenica.
[8] Fonte: «Giorno per giorno» della Comunità Evangelho è Vida del Bairro Rio Vermelho di Goiás [GO], Brasile del 25.12.2006.

Che fine ha fatto il bon senso ?

Mentre scrivo  questo post     sul mio Ipod sta finendo  clandestino di manu Chao per iniziare   l'ombelico del mondo di jovanotti  che  fungono da colonna  sonora 


In un Italia  sempre più multi etnica   dove   ci sono  coppie  miste  e  figli  " color caffellate  "  a causa delle immigrazioni all'incontrario non più come un tempo ( e i nostri bisnonni  l'hanno subito sulla loro pelle  ) dal nord  al sud  del mondo  , ma  dal sud  al nord   non si  è   in grado  di  trovare  una convivenza  dele culture  e  ci si barcamena  fra  la  ( nella maggioranza dei casi )  baggionata del Politically Correct \  politicamente  corretto  , cioè del buonismo a  tutti i costi  " le prove  "  di sincretismo culturale  messe   rifiutati   dalla chiusura mentale   di  certe persone  retrograde  e  troppo  timorose   del  confronto e dell'apertura  verso l'altro  ( quello che  a volte  con  un po' d'ipocrisia del  fenomeno  sopracitato  chiamiamo diverso )  e  del contaminarsi con loro .
 Il  Primo caso 

Esso    mi è    fornito  da  una lettera ( che  qui riporto    integralmente in quanto  i  giornali del gruppo epolis  non hanno archivi dei giorni precedenti )  pubblicata  dal il nord  Sardegna del  30\12\2008  :
<<

In molte  città  hanno abolito il presepe  e  la recita  di natale 
 le  tradizioni e gli islamici  Vincenzo Mangione  Sassari


Natale è appena passato. Quindi iniziamo a disfare i presepi. Almeno chi l'ha fatto. Non certo  o a Ravenna che - per non urtare la sensibilità degli islamici  ha evitato di farlo, per evitare l'eventuale reazione della omunità islamica. Siamo arrivati all'assurdo che la comunità islamica ci debba
incoraggiare a far vivere le nostre tradizioni. Che devono pensare le altre religioni vedendo che noi non rispettiamo
la nostra stessa religione e le nostre tradizioni  Ovvio che si sentiranno autorizzati a non rispettare noi e le tradizioni millenarie cristiane.
 La religione Roba da vergognarsi. Il presepe Meglio nasconderlo. Gesù Bambino  nella recita Meglio cappuccetto Rosso. A Torino una scuola ha pensato di trasformare il Natale nella Festa della Luce, a Viareggio hanno sostituito «Tu scendi dalle  stelle» con «Stella» di Venditti. La novità nella vicenda
di Ravenna è che gli islamici si chiedono e ci chiedono: «Perchè vi vergognate delle vostre tradizioni ».



>>


Sulla  quale  concordo in linea di massima  pur  essendo di formazione  culturale    diversa  da essa  in quanto  è una   delle    più  pacate  fra quelle  che ho letto nei vari giornali    che    denuncia   il malessere    e la paura spontanea  o indotta   dai politiki per usi  elettorali ed amplificata  dai media  sempre  più frequenti   nell'opinione pubblica 



Ora    d'accordo   che per integrarsi  e convivere   con  culture  diverse  bisogna : 1)  creare  forme di sincronismo culturale ., 2)   rinunciare  ad una parte   della  propria  cultura   3 )  contaminarla  a vicenda  con  l'altra  (   secondo me  le prme due sono le migliori , le più adatte per no perdere la propria identità ) . Ma  qui si sfiora il ridicolo  perchè   d'accordo  adeguarci  e rispettare la sensibilità  altrui . Ma mi  chiedo è necessario farlo in maniera cosi ipocrita e bislacca , arrivando  a gettare  nel  ..... la propria cultura \ identità   , a tal punto che  come si legge  nella parte finale di questa lettera   gli stessi Mussulmani ( il che  è una risposta  a  tutti quegli oltranzisti che  affermano   che  Essi  c'impongono la loro cultura  e le loro tradizioni o non rispettano la nostra  )   si sono  sorpresi ?


Il secondo caso


 è Una moschea di otto centimetri e il muro con scritte e disegni della Terrasanta tra i pastori, e la capanna con il bue e l´asinello.


         le  altre  foto  le  trovate  qui nell'album fotografico di Kataweb


IL   gesto di Don Prospero Bonzani, parroco a Oregina  (  foto a destra rielaborata  grazie  al programma Kpdf   dalle  foto di Kapaeweb  )  nella chiesa nostra Signora della Provvidenza in via Vesuvio , da sempre uomo di frontiera nella chiesa genovese,ha scatenato l´ira della Lega   e essere  definito  un ...   <<  "pretucolo" dall´europarlamentare leghista extralarge [ Borghezio ]  anche nell´integralismo che non gli lesina parole di fuoco per aver scelto, appunto, di mettere una piccola moschea nel presepe allestito in chiesa; e chiedendo alla Curia di prendere provvedimenti.>> ,  come riporta il  quotidiano la  repubblica  .
Ora  perchè , questa  è la mia visione  e  il mio modo di credere , se  Dio  è al di sopra   di tutte le religioni  cioè al modo   diverso con cui ciascuno  di noi  mette in atto  i suoi insegnamenti  ed  è nato  , ed  per parafrasare  Dio  è morto  di Guccini per  coloro che non conoscpo  la  canzone o l'hanno dimenticata   ) : << (...)  nei campi di sterminio dio è morto\coi miti della razza dio è morto \ con gli odi di partito dio è morto (..) >> [ solo per  citare  le  brutture più evidenti ]  e   che  << (...)   in ciò che noi crediamo dio è risorto\in ciò che noi vogliamo dio è risorto\nel mondo che faremo dio è risorto (...) >> . Quindi sono fra quelli  a cui questa  forma  di sincronismo culturale   non dispiace e non mi turba  in quanto  è  simbolo di contaminazione  e convivenza  fra  le  diverse  culture  . Infatti  ad  un    giornale  ( mi pare   fosse sempre repubblica  ) il parroco ha dichiarato : << E´ una moschea di otto centimetri, quella nel mio presepe: all´onorevole Borghezio non piace? E va bene! Però mi deve spiegare perché, se il Papa va in una moschea com´è accaduto, io non posso metterne una piccolina nel presepe... >> . . Gli faccio anche i complimenti per  come ha  saputo   ironizzare  sugli anatemi integralisti di Mario Borghezio ( << E´ grazie a gesti come questo di pura imbecillità che molti aprono gli occhi e riescono, finalmente, a capire dove ci porterebbe l´ossequio vile e strisciante all´invasione islamica» dice il leghista e lui ribatte: «Se lui non mi stima mi fa un piacere, così posso dire di fare altrettanto >>).  spiegando    << Ce l´ho messa perché nella Palestina di oggi ci sono moschee, chiese, sinagoghe, tanto che, se guardate bene, troverete anche una menorah, il candelabro a sette bracci; e quella che io e i giovani della mia parrocchia abbiamo voluto raccontare è la Palestina che abbiamo visto andando laggiù. Quella dove si vedono, e stavolta alti tre metri e non otto centimetri, i murales dei palestinesi a Betlemme che disegnano un soldato israeliano disarmato da una bambina> > . E poi non capisco  perchè  I Fallaciani  , Forza Nuovisti , leghisti  e  chi più ne  ha più ne metta   si scandalizzi  soltanto  ora  visto che   , da  quanto dice  il quotidiano  e    da  quanto mi hanno detto alcuni amici\che  genovesi  : <<  la moschea rispunta nel presepe parrocchiale per il terzo natale e in passato c´era stata una sola protesta vibrata ad alta vice durante la messa da un fedele che ne chiedeva la rimozione. Poi, stop. «Ho chiamato in Curia quando ho letto delle polemiche e loro mi hanno segnalato che La Padania gli aveva dedicato tre pagine. Capite? Tre pagine al mio presepe», riprende don Prospero. Ma perché una tale sollevazione? Tra l´altro la Lega Nord, giusto due giorni fa, ha regalato presepi in piazza De Ferrari come "arma" contro la realizzazione della moschea... «Io credo che, alla fine delle discussioni, la moschea a Genova si farà, perché così deve essere - risponde il parroco di Oregina - Per il resto, penso che la gente che non ha una precisa e consolidata identità cattolica, si preoccupa di ogni possibile alternativa; se la loro fede fosse reale, non accadrebbe. E´ la disinformazione delle persone che non si rendono conto che, oggi, Gesù entrerebbe nella moschea.Così come ha fatto il Papa, peraltro >> . Oltre  a quello   già detto da  Don prospero aggiungo che   nel  presepe  in questione  ( perchè la curia  su una  probabile   pressione  e   paura  di manifestazioni dentro la chiesa  di Forza nuova  l'ha  fatta  togliere e il prete  ha avuto  lo stesso coraggio di Don Milani ha Obbedito )  essa  riproduce la  citta  di Gerusalemme dove  convivono (  in quanto la città e è sacra per  ciascuna di  questa religione )    nostante la   guerra e le rapressaglie  fra i Israeliani e  palestinesi le  tre grandi religioni  Cristiani , Ebrei , Mussulmani  e le  loro "  derivazioni  " .

Quindi non  riedco  a capire , mi spiace  ,  i cattolici  più  oltranzisti (  come   quelli citati   nel corso del post  )  dia  fastidio e sia  causa  d'indignazione . Se   c'è fra  coloro  che leggeranno questo post    di tale  orientamento  me lo faccia sapere  nei commenti  o via email .


Qundi concludo questo  post  , anche  se  la mia risposta  è scontata  o volata nel  vento ( per parafrasare il  ritornello di   una famosa  canzone   degli anni '60 diventata  sia nella  traduzione  sia  nella  versione originale    icona dei movimenti nonviolenti  come potete leggere  dall'url ipertestuale  sopracitato  )  :
 


































se meglio usare
l'ipocrita Politically Correct
il sincrestismo culturale
i buon senso
nessuna delle due ogni uno a casa sua
non saprei . m'interessa
  
pollcode.com free polls


 con questo   è tutto . Buon anno  e arrivederci  al 2  Gennaio e  buon anno  a  tutti\e  voi  utenti  , a  i cdv   esterni e viandanti 

In un Italia sempre più multi etnica dove ci sono coppie miste e figli " color caffellate " a causa delle immigrazioni all'incontrario non più come un tempo ( e i nostri bisnonni l'hanno subito sulla loro pelle ) dal nord al sud del mondo , ma dal sud al nord non si è in grado di trovare una convivenza dele culture e ci si barcamena fra la ( nella maggioranza dei casi ) baggionata del Politically Correct \ politicamente corretto , cioè del buonismo a tutti i costi " le prove " di sincretismo culturale messe rifiutati dalla chiusura mentale di certe persone retrograde e troppo timorose del confronto e dell'apertura verso l'altro ( quello che a volte con un po' d'ipocrisia del fenomeno sopracitato chiamiamo diverso ) e del contaminarsi con loro .
Il Primo caso

Esso mi è fornito da una lettera ( che qui riporto integralmente in quanto i giornali del gruppo epolis non hanno archivi dei giorni precedenti ) pubblicata dal il nord Sardegna del 30\12\2008 :
<<

In molte città hanno abolito il presepe e la recita di natale
le tradizioni e gli islamici Vincenzo Mangione Sassari

Natale è appena passato. Quindi iniziamo a disfare i presepi. Almeno chi l'ha fatto. Non certo o a Ravenna che - per non urtare la sensibilità degli islamici ha evitato di farlo, per evitare l'eventuale reazione della omunità islamica. Siamo arrivati all'assurdo che la comunità islamica ci debba
incoraggiare a far vivere le nostre tradizioni. Che devono pensare le altre religioni vedendo che noi non rispettiamo
la nostra stessa religione e le nostre tradizioni Ovvio che si sentiranno autorizzati a non rispettare noi e le tradizioni millenarie cristiane.
La religione Roba da vergognarsi. Il presepe Meglio nasconderlo. Gesù Bambino nella recita Meglio cappuccetto Rosso. A Torino una scuola ha pensato di trasformare il Natale nella Festa della Luce, a Viareggio hanno sostituito «Tu scendi dalle stelle» con «Stella» di enditti. La novità nella vicenda
di Ravenna è che gli islamici si chiedono e ci chiedono: «Perchè vi vergognate delle vostre tradizioni ».

>>

Ora d'accordo che per integrarsi e convivere con culture diverse bisogna : 1) creare forme di sincronismo culturale ., 2) rinunciare ad una parte della propria cultura 3 ) contaminarla a vicenda con l'altra ( secondo me le prme due sono le migliori , le più adatte per no perdere la propria identità ) . Ma qui si sfiora il ridicolo perchè d'accordo adeguarci e rispettare la sensibilità altrui . Ma mi chiedo è necessario farlo in maniera cosi ipocrita e bislacca , arrivando a gettare nel ..... la propria cultura \ identità , a tal punto che come si legge nella parte finale di questa lettera gli stessi Mussulmani ( il che è una risposta a tutti quegli oltranzisti che affermano che Essi c'impongono la loro cultura e le loro tradizioni o non rispettano la nostra ) si sono sorpresi ?

Il secondo caso

è Una moschea di otto centimetri e il muro con scritte e disegni della Terrasanta tra i pastori, e la capanna con il bue e l´asinello. I


le altre foto le trovate qui nell'album fotografico di Kataweb

IL gesto di Don Prospero Bonzani, parroco a Oregina nella chiesa nostra Signora della Provvidenza in via Vesuvio , da sempre uomo di frontiera nella chiesa genovese,ha scatenato l´ira della Lega e essere definito << "pretucolo" dall´europarlamentare leghista extralarge [ Borghezio ] anche nell´integralismo che non gli lesina parole di fuoco per aver scelto, appunto, di mettere una piccola moschea nel presepe allestito in chiesa; e chiedendo alla Curia di prendere provvedimenti.>> , come riporta il quotidiano la repubblica .
Ora perchè , questa è la mia visione e il mio modo di credere , se Dio è al di sopra di tutte le religioni cioè al modo diverso con cui ciascuno di noi mette in atto i suoi insegnamenti ed è nato , ed : << (...) nei campi di sterminio dio è morto\coi miti della razza dio è morto ( per parafrasare Dio è morto di Guccini )
con gli odi di partito dio è morto >> ( solo per citare le brutture più evidenti ) e che << (...) in ciò che noi crediamo dio è risorto\in ciò che noi vogliamo dio è risorto\nel mondo che faremo dio è risorto ( ...) . Quindi sono fra quelli a cui questa forma di sincronismo culturale non dispiace e non mi turba in quanto è simbolo di contaminazione e convivenza fra le diverse culture . Infatti ad un giornale ( mi pare fosse sempre repubblica ) il parroco ha dichiarato : << E´ una moschea di otto centimetri, quella nel mio presepe: all´onorevole Borghezio non piace? E va bene! Però mi deve spiegare perché, se il Papa va in una moschea com´è accaduto, io non posso metterne una piccolina nel presepe... >> . . Gli faccio anche i complimenti per come ha saputo ironizzare sugli anatemi integralisti di Mario Borghezio ( << E´ grazie a gesti come questo di pura imbecillità che molti aprono gli occhi e riescono, finalmente, a capire dove ci porterebbe l´ossequio vile e strisciante all´invasione islamica» dice il leghista e lui ribatte: «Se lui non mi stima mi fa un piacere, così posso dire di fare altrettanto >>). spiegando << Ce l´ho messa perché nella Palestina di oggi ci sono moschee, chiese, sinagoghe, tanto che, se guardate bene, troverete anche una menorah, il candelabro a sette bracci; e quella che io e i giovani della mia parrocchia abbiamo voluto raccontare è la Palestina che abbiamo visto andando laggiù. Quella dove si vedono, e stavolta alti tre metri e non otto centimetri, i murales dei palestinesi a Betlemme che disegnano un soldato israeliano disarmato da una bambina> > . E poi non capisco perchè I Fallaciani , Forza Nuovisti , leghisti e chi più ne ha più ne metta si scandalizzi soltanto ora visto che , da quanto dice il quotidiano e da quanto mi hanno detto alcuni amici\che genovesi : << la moschea rispunta nel presepe parrocchiale per il terzo natale e in passato c´era stata una sola protesta vibrata ad alta vice durante la messa da un fedele che ne chiedeva la rimozione. Poi, stop. «Ho chiamato in Curia quando ho letto delle polemiche e loro mi hanno segnalato che La Padania gli aveva dedicato tre pagine. Capite? Tre pagine al mio presepe», riprende don Prospero. Ma perché una tale sollevazione? Tra l´altro la Lega Nord, giusto due giorni fa, ha regalato
presepi in piazza De Ferrari come "arma" contro la realizzazione della moschea... «Io credo che, alla fine delle discussioni, la moschea a Genova si farà, perché così deve essere - risponde il parroco di Oregina - Per il resto, penso che la gente che non ha una precisa e consolidata identità cattolica, si preoccupa di ogni possibile alternativa; se la loro fede fosse reale, non accadrebbe. E´ la disinformazione delle persone che non si rendono conto che, oggi, Gesù entrerebbe nella moschea.Così come ha fatto il Papa, peraltro >> . Oltre a quello già detto da Don prospero aggiungo che nel presepe in questione ( perchè la curia su una probabile pressione e paura di manifestazioni dentro la chiesa di Forza nuova l'ha fatta togliere e il prete ha avuto lo stesso coraggio di Don Milani ha Obbedito ) essa riproduce la citta di Gerusalemme dove convivono ( in quanto la città e è sacra per ciascuna di questa religione ) nostante la guerra e le rapressaglie fra i Israeliani e palestinesi le tre grandi religioni Cristiani , Ebrei , Mussulmani e le loro " derivazioni " .
Quindi non riesco a capire , mi spiace , i cattolici più oltranzisti ( come quelli citati nel corso del post ) dia fastidio e sia causa d'indignazione . Se c'è fra coloro che leggeranno questo post di tale orientamento me lo faccia sapere nei commenti o via email .

La vita è bella



principessa al tramonto 2

Nei miei 70 anni, ho fatto tanti capodanni di cui alcuni strani. In cima ai monti, nel deserto, dentro un trullo con il Folletto Buzzichino, e tanti altri. Ma questa sera sarà un capodanno speciale, sarò sola, ma non mi sento sola, sarò circondata da tantissimi amici virtuali, una bottiglia mignon di champagne "Veuve Clicquot Ponsardin". Con i miei ricordi lontani, sono contenta, di fare un capodanno virtuale insieme a voi, nella mia bella casa, davanti allo schermo del Pc brinderò con voi, per la pace nel mondo, questi sono i miei auguri. Questo capodanno, lo ricorderò per sempre. Buon capodanno amici




Viva la vita


Ho lasciato
il 2008
alle alle mie
spalle
con giorni belli
e giorni amari
ormai sono passati
sono andati via
non torneranno più
io di loro
non ho più
paura.
Guardo avanti
ci saranno
altre lotte
ci saranno
tante gioie.
Devi lottare
devi sperare
devi pregare.
La vita è bella
la devi amare.

franca bassi


 
Se qualcuno non ha visto  il mio Presepio lo trovate qui:    http://it.youtube.com/watch?v=_k1iLdoR8LQ   







img151Immagine Pin-Ups di Gil Elvgren calendario


 



30.12.08

L'ultima dell'anno

 








Gerusalemme: il Monte degli Ulivi e la Valle di Giòsafat.

 

 

Senza il Gruppo Emmanuele non avrei mai visitato la Terra Santa: Israele. Se lo sapesse, papa Benedetto potrebbe accusare un colpo fatale. Lo vedremmo aggirarsi smarrito nei sacri palazzi, con lo sguardo sbilanciato e roteante di chi avverte sgretolarsi il suo mondo cristallino. Degli omosessuali credenti e, per di più, in pellegrinaggio:  il concretarsi, per lui, d'un mondo rovesciato, forse dell'Apocalisse prossima ventura. E io, al loro fianco, ancor più inspiegabile! Ma lo lascerei volentieri ai suoi impolverati fantasmi di eugenica spirituale. Gesù era il rifiutato e tra i suoi avi contava prostitute, trafficoni, in altre parole tipi sghembi. Il mito della "purezza" non è cristiano nella sua origine. Ma l'angolo di Dio è anche l'angolo più pagano.


  Presso il Muro della Spianata del Tempio, conosciuto come Muro del Pianto.


 

Assieme ai miei amici ho ripercorso, durante i mesi estivi, le tappe del cammino terreno di Cristo. I pellegrini sono rispettati dai tempi delle Crociate, ma in ogni sasso intriso, Hanif Kureishi avrebbe scritto sodomizzato" dalla religione, traspira non l'aura mistica del cielo, ma quella più carnale e smodata d'un doloroso e irrefrenabile odio. Per gli israeliani di religione ebraica, non eravamo che dei goìm: invisibili, eppure controllati - e non amati. I palestinesi, nel calore essudato e placato da inebrianti spremute di melograno, riempivano l'aria immota della loro allegra e vitale comunicativa, partenopei sotto un cielo orientale. Ma le loro abitazioni sono inghiottite in un pietrame aguzzo, senza nessuna speranza, dove l'umanità langue e il suicidio per Dio resta l'unica speranza di sentirsi vivi e non granuli d'anonima rena.
E la strana e ridotta schiera dei cristiani d'Israele, taciti, etiopi, biondi e mori, solitari, dove la sobrietà s'inerpicava nella tristezza dell'impotenza senza fine, come mi confidò Robert, orefice a Betlemme: "Qui si respira una tensione inestinguibile, e noi siamo soli e dimenticati. L'Europa non pensa a noi". Stranieri più di altri, nomadi dello spirito. Tutto come oggi, come allora.


       Una miserrima abitazione al confine coi Territori occupati: intorno, il nulla.

Il Muro impropriamente detto del Pianto - dove non si piange, si medita, dove dicono che gli uomini cullino la Bibbia come un fantolino e prorompano di lodi improvvise e sovrane; lo dicono, perché io, donna, ero relegata con le mie congeneri in un altro lato, il più angusto e ristretto, e qualcosa forse ci accomunava, reiette come siamo in ogni contrada - il Muro del Pianto (Muro della Spianata del Tempio) mi attirava inesorabilmente, ha spinto le mie mani dentro quelle rughe a forma di fessura, e non ho potuto che ricordare il salmo... che non nomino, perché non devo, non posso, non voglio. Se si tratta d'un dialogo con Dio, dev'essere unico e indivisibile: come durante l'agonia, quando tutto il resto viene cancellato.



"E' un Dio che è morto", del resto: proprio lì, nella sua culla. Vi muore ogni volta che si uccide e si crea una religione, vi muore quando un bisogno umano si sostituisce a lui, e suscita altre vittime.
Vi muore in questi giorni, e per quella madre che ha perso sei figlie, e che disperata accusa "Morisse un bimbo israeliano il mondo proverebbe un sussulto di sde-gno, ma per noi non accade nulla" nessuna parola potrà mai cancellare la potenza veridica e accusatoria di quelle parole. Non si tratta del bambino di gesso (D. Maria Turoldo) dei nostri statici presepi, decorati con neve di cotone, nemmeno immaginata, se non come impalpabile manna, negli stretti uadi della reale e aspra terra del redentore inosservato. Vi muore attraverso una croce, un cratere di razzi, un filo spinato, accanto agli inestinguibili sensi di colpa degli europei, alle fole sulla democrazia esportabile, ai tatticismi vani e inconsistenti. Vi muore per attestare al mondo che lì, in quel fazzoletto sperduto di polvere, in ogni angolo, è tuttavia presente, ma sta a noi, e solo a noi, farlo risorgere. Perché questo è il compito di Dio, e di qui passa, volente o nolente, la nostra dannata redenzione.






    Dopo i bombardamenti a Gaza: immagini che i mezzi di comunicazione non pubblicano.














 



 








GAZA: FERMATEVI SUBITO, FERMIAMOCI TUTTI!


Comunicato stampa

"Quello in corso a Gaza è un massacro, non un bombardamento, è un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice". P. Manauel Musallam, parroco a Gaza, 27 dicembre 2008. Un inferno di orrore, morte e distruzione, di lutti, dolore e odio si sta abbattendo inqueste ore sulla Striscia di Gaza e sul territorio israelianoadiacente.

A voi, capi politici e militari israeliani,
chiediamo di considerare che insieme ai 'miliziani' di Hamas state colpendo, uccidendo e ferendo centinaia di civili palestinesi. Non potete non averlo calcolato. Non potete non sapere che a Gaza non esistono obiettivi da mirare chirurgicamente. Non potete non aver messo in conto che da troppo tempo è la popolazione di Gaza a vivere sotto embargo, senza corrente elettrica, senza cibo, senza medicine, senza possibilità di fuga. Le vostre crudeli operazioni di guerra compiono opera di morte su donne, bambini e uomini che non possonoscappare né curarsi e sopravvivere, essendo strapieni gli ospedali evuoti i forni del pane. Ascoltate i vostri stessi concittadini cheoperano nelle organizzazioni israeliane per la pace: "Siamo responsabili della disperazione di un popolo sotto assedio. Hamas da settimane aveva dichiarato che sarebbe stato possibile ripristinare la tregua a condizione che Israele riaprisse le frontiere e permettesse agli aiuti umanitari di entrare. Il governo d'Israele ha scelto consapevolmente di ignorare le dichiarazioni di Hamas e ha cinicamente scelto, per fini elettorali, la strada della guerra". FERMATEVI SUBITO!

A voi, capi di Hamas,


chiediamo di considerare che i vostri razzi artigianali lanciati verso le cittadine israeliane poste sul confine, sono strumenti ulteriori di distruzione e, per fortuna raramente, di morte, e creano inutilmente paura e tensione tra i civili. Sono una assurda e folle reazione all'oppressione subita, che si presta come alibi per un'aggressione illegale. Se foste più potenti, capi di Hamas, vorreste forse raggiungere i livelli di distruzione dei vostri nemici? E non essendolo, a che scopo creare panico, odio e desiderio di vendetta nei civili israeliani che vivono a fianco alla vostra terra? Quali strategie di desolazione, disumane e inefficaci, state perseguendo? FERMATEVI SUBITO!

E noi donne e uomini che apparteniamo alla 'società civile',

FERMIAMOCI TUTTI! Sostiamo almeno un minuto accanto a tutti i civili che soffrono. Alle centinaia di ammazzati palestinesi, che per noi non avranno mai nome e volto, come alla vittima israeliana. Alle centinaia di feriti palestinesi e ai fortunatamente pochi feriti israeliani. A chi ha perso la casa. A chi non può curarsi. E poi, tutti insieme, alziamo la voce: non è questa la strada che porterà Israele a vivere in pace e sicurezza. Non è questa la strada che porterà i palestinesi a vivere con dignità in uno Stato senza più occupazione militare, libero e sovrano.

I media italiani in questi giorni hanno purtroppo mascherato una folle e premeditata aggressione -e soprattutto l'insopportabile contesto di un assedio da parte di Israele che per mesi ha ridotto alla fame un milione e mezzo di persone - scegliendo accuratamente alcuni termini ed evitandone altri. La maggior parte dei quotidiani e telegiornali hanno affermato che "è stato Hamas a rompere la tregua". Invece il 19 dicembre è semplicemente scaduta una tregua della durata concordata di sei mesi.

L'accordo comprendeva:

Il cessate-il-fuoco, la sua estensione nel girodi qualche mese alla Cisgiordania e la fine del blocco di Gaza. Questi impegni non sono stati rispettati da Israele (25 palestinesi uccisi solo dalla firma dell'accordo) e quindi Hamas non l'ha rinnovato. Ancor più precisamente, già ai primi di novembre, Israele aveva rotto la tregua con una serie di attacchi a Gaza uccidendo altri 6 palestinesi.

Aiutiamoci allora a valutare criticamente le analisi spesso falsate dei media per dare maggior forza ad altre voci diventate grida:


Solo poche ore fa, proprio a Gaza, il Patriarca di Gerusalemme celebrava la Messa di Natale riprendendo il suo Messaggio natalizio: "Siamo stanchi. La pace è un diritto per tutti. Siamo in apprensione per l'ingiusta chiusura imposta a Gaza e a centinaia di migliaia di innocenti. Siamo riconoscenti a tutti gli uomini di buona volontà che non risparmiano sforzi per spezzare questo blocco." La strada intrapresa invece, lastricata di sangue e macerie, condurrà la gente qualsiasi al macello. E i suoi capi alla sconfitta. In primo luogo alla sconfitta umana.








Pax Christi Italia




28 dicembre 2008

Senza titolo 1133

  VE LO RICORDATE IL FILM DJANGO ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us

Image Hosted by ImageShack.us

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...