Washington, 16 lug. (Adnkronos/Dpa)
Sono andate perdute le copie originali delle immagini dello sbarco sulla Luna contenute in 45 nastri di proprieta' dell'Agenzia spaziale americana. Inutili i tentativi di ritrovarle, tentativi avviati tre anni fa quando alcuni storici chiesero alla Nasa di poterle vedere. Ad ammetterlo e' stato Richard Nafzger, da quarant'anni esperto di comunicazioni al Goddard Space Flight Center dell'agenzia americana, il coordinatore della trasmissione televisiva delle immagini delle missioni Apollo, lo specialista che aveva convertito in tempo reale le immagini in formato 'slow-scan' della camminata sulla Luna di Neil Amstrong e Buzz Aldrin nel formato standard necessario per la trasmissione sui teleschermi delle case di mezzo mondo.
E’ da notare che la NASA ha scoperto e dichiarato di aver perduto i nastri solo nel momento in cui “alcuni storici le hanno chiesto di poterli vedere”. In 40 anni non si erano mai accorti di non avere più i nastri originali del loro più celebre blockbuster televisivo e hanno iniziato a strapparsi i capelli solo quando si sono trovati alla porta un paio di persone serie che volevano esaminarli. Le persone serie fanno sempre quest’effetto: ogni volta che compaiono, i truffatori se la danno a gambe o iniziano a balbettare parole senza senso.
Perché la NASA è stata costretta a “perdere” i nastri? Qui occorre fare, per coloro che non avessero seguito le puntate precedenti, un breve riassunto. La storia che la NASA ha raccontato per anni ai telepecori è la seguente: le immagini originali dello sbarco sulla Luna sarebbero state riprese da una speciale telecamera lunare e trasmesse al Parkes Observatory australiano, il quale avrebbe provveduto a registrarle su nastri magnetici di alta qualità. Sono proprio i nastri del Parkes Observatory che sarebbero andati perduti, secondo la NASA. Dal Parkes le immagini sarebbero state ricodificate, con uno scanner speciale, in una risoluzione adatta alla televisione americana e inviate in (quasi) diretta negli Stati Uniti attraverso il satellite Intelsat III. La NASA, non sapendo come registrare quelle immagini storiche (i suoi potenti mezzi le consentivano di mandare uomini a giocare a golf sulla Luna, ma non di salvare una trasmissione su un comune nastro magnetico), ci avrebbe messo una pezza prendendo una normale camera da 16 mm. e piazzandola davanti allo schermo televisivo su cui passavano le immagini. Ecco perché le immagini dello sbarco, che ancora oggi potete vedere su Youtube, farebbero così schifo: sarebbero il risultato di una serie di processi di ripresa successivi ognuno dei quali ha finito per abbassare la qualità video dell’evento.
La verità è che il rozzo metodo di riprendere le immagini dallo schermo TV, anziché registrarle direttamente, non è stato dovuto all’imperizia e alla totale idiozia degli uomini dell’ente spaziale: anche l’idiozia ha un limite e quando questo limite viene superato è legittimo sospettare che essa non sia spontanea, ma dolosa. Registrare le immagini dalla TV con una telecamera serve a ottenere quell’effetto di “rallentamento” che fa apparire gli astronauti leggeri leggeri mentre si muovono in un improbabile ambiente a gravità ridotta. Se qualcuno visionasse i nastri originali, vedrebbe persone che si muovono goffamente e a velocità normale in uno studio televisivo allestito all’uopo. Ecco perché i nastri originali dovevano andare “perduti”. Anzi, già che c’era, la NASA ha deciso di non “perdere” soltanto i nastri originali dell’Apollo 11, ma tutte e 700 le scatole di bobine relative alle varie missioni lunari. Anche le immagini delle missioni successive all’Apollo 11, infatti, erano state “riprese” dallo schermo TV col solito metodo (qui l’idiozia diverrebbe eccessiva anche per un ente spaziale gestito da cercopitechi) e si è evidentemente ritenuto opportuno continuare a mostrare ai telepecori solo ed esclusivamente quelle.
Paolo Attivissimo, nel tentativo di giustificare l’incredibile (ma in realtà credibilissima, se se ne intende il motivo) perdita dei nastri originali delle missioni, ha veramente superato se stesso. In questo articolo scriveva: “i nastri non sono stati buttati via: sono in archivio, ma non si sa dove di preciso”. E certo, 700 scatole di bobine con i nastri dell’evento più importante degli ultimi 50 anni, sono praticamente una pagliuzza. Ti distrai un attimo e non sai più dove li hai appoggiati. Uno dei suoi geniali lettori, rispondendo a chi faceva razionalmente notare l’inverosimiglianza della scusa, scriveva: “Hai idea degli archivi che deve avere la NASA? Una svista è comprensibile”. Ebeh, sì, succede nei migliori enti del mondo di perdere 700 scatoloni contenenti le registrazioni dell’evento più significativo della storia dell’organizzazione, nonché dell’umanità. Meno male che hanno salvato le cassette di Moana Pozzi, se no c’era davvero da spararsi. Poi però la NASA si è incaricata di togliere ogni speranza ad Attivissimo e ai suoi creduli seguaci: i nastri originali sono stati proprio perduti, cancellati, azzerati, finiti, kaputt. Non sia mai che qualche altro storico dovesse farsi venire la strana idea di rivolgersi a chi dovrebbe conservare i documenti storici per poterli consultare. La NASA ha messo le mani avanti e spiegato, una volta per tutte, che dello sbarco sulla Luna può fornire solo riprese amatoriali eseguite nel proprio tinello. Sfocate, indistinguibili e sufficientemente refrattarie ad un’analisi accurata da perpetuare almeno il dubbio che le missioni Apollo possano non essere la fregnaccia che sono. Se i video originali venissero analizzati, ogni dubbio crollerebbe. Ciò ha suscitato tuttavia un’ondata di incredulità nei destinatari della triste novella. Attivissimo si è dato allora da fare per inventare una spiegazione plausibile a questa furibonda iconoclastia dell’ente spaziale americano. Non trovandone una migliore, si è inventato che i nastri magnetici costavano tantissimo e quindi la NASA, che come è noto vive di espedienti e di cene alla mensa dei poveri, li avrebbe cancellati per riutilizzarli e così risparmiare. Come una parsimoniosa massaia, la NASA ha riutilizzato i nastri magnetici dell’allunaggio per farci il polpettone il giorno dopo. Un nobile esempio di morigeratezza e di riciclaggio dei materiali. Non come quegli spendaccioni della RAI, che essendo molto più ricchi della NASA conservano ancora i nastri di Tognazzi e Vianello di 50 anni fa e ci li propinano tutte le sere.
Tuttavia alla NASA adesso si sentono il fuoco al culo. Dopo questa ineguagliabile figura di merda di fronte alla comunità scientifica devono trovare al più presto il sistema per riguadagnare credibilità. Così hanno rilasciato una mezza dichiarazione in cui fanno intendere di aver trovato nuovo materiale filmato del primo allunaggio, mai visto prima. Traduzione: stanno accarezzando l’idea, dopo 40 anni di immagini nebulose e contraddittorie, di presentarci un bel filmato prodotto con le moderne tecniche digitali per togliere ai telepecori ogni dubbio sulla concreta realtà dei picnic seleniti. Non sono certi di volerlo fare, però: il rischio è quello di essere ulteriormente sbeffeggiati se il loro “nuovo video” dovesse essere denunciato come un altro falso. Perciò, nell’intento di tastare il terreno, hanno rilasciato una dichiarazione incomprensibile, che dice e non dice, suggerisce che sì, forse è stato trovato un altro nastro dell’Apollo 11, ma forse si tratta invece dello stesso nastro, chissà. Nel frattempo – apprendo sempre dall’impareggiabile Attivissimo – la NASA ha iniziato a “restaurare” i filmati sopravvissuti, cioè quelli fetenti ripresi con la cinepresa Mupi dallo schermo della TV. Stanno forse meditando di mettere una pezza digitale anche a quelli? Chissà. Finora non ho notato alterazioni di sorta nelle immagini “restaurate” dei filmati, ma tengo gli occhi aperti e gli archivi in ordine. Quando si ha a che fare con il Ministero della Verità è meglio conservare i documenti storici originali in un posto sicuro. Winston Smith e il suo Photoshop sono sempre in agguato.