10.4.11

Con le mani in pasta (e nelle patate) Pillu e culurgionis ollu 'e seu, il lavoro rinasce dalle ricette ritrovate

Unione Sarda Venerdì 08 aprile 2011
DAL NOSTRO INVIATO
LELLO CARAVANO

SADALI Su pillu ha il sapore di un lavoro perso dopo sedici anni e di uno inventato pescando nella tradizione. Donida Serpi 




ha recuperato il pane dei pastori, lo ha leggermente trasformato (meglio: assottigliato) e perfino aromatizzato: al rosmarino, al timo, all'origano, all'elicriso, al mirto, agli agrumi. Una piccola rivoluzione. Sfoglie fragranti che convivono con quelle tradizionali, a base di semola e lievito madre. Un pane per ogni piatto, per ogni gusto. Per dire: al sapore di sesamo piace ai giovani, l'elicriso rende il pane piccante. «Quello che va di più? Al timo e al rosmarino. Ma anche al mirto, ideale per accompagnare il maialetto». Donida ha fatto rinascere su pillu, una specie di pistoccu figlio della tradizione soprattutto tra Sadali e Seulo. L'ha reso più sottile («Non è necessario bagnarlo per consumarlo»), ma per il resto non ha cambiato niente, soprattutto non ha modificato gli ingredienti: farine di grano duro biologico, acqua, sale, patate e su framentu , il lievito naturale. Ha acquistato un forno, moderno, ma rigorosamente a legna. Giusto un anno fa ha messo in piedi la sua bottega artigianale. L'ha chiamata “Antichi gesti”, nel depliant ci ha messo la foto delle mani belle e rugose di nonna Zelinda («Spero che mi porti fortuna») ed è partita.
IL LAVORO SVANITO Era una vita che Donida andava su e giù tra Sadali, Seulo, Villanovatulo, Esterzili, Ussassai, Seui - paesi di confine tra province, terre di tacchi, laghi, trenini e fiumi - a portare giornali e riviste con la sua auto (Sì, ero una padroncina»). Poi il lavoro è svanito. Lei non ce l'ha fatta a restare senza far niente. «Ho sempre lavorato, fatto tanti sacrifici quando i figli erano piccoli. Ho pensato: e ora che cosa faccio, resto a casa? Non mi andava. Sapevo fare una cosa: impastare. Come hanno sempre fatto yaya (nonna) Zelinda e mamma Armida, specializzata in ravioli e culurgionis. Aveva un negozio di generi alimentari, poi con l'arrivo dell'euro si è spaventata e ha chiuso bottega».
UN NUOVO PRODOTTO Donida non si è spaventata, ha guardato avanti. Ha puntato sul pillu, la sfoglia della tradizione, convinta che poteva conquistare palati e clienti soprattutto nei ristoranti e nei negozi di Cagliari e dintorni. Tutto naturale, secondo la migliore tradizione delle artigiane attente a non sacrificare la qualità. Ha allargato gli orizzonti e inventato un prodotto nuovo: su pillu aromatizzato. «Utilizzo gli oli essenziali prodotti da “Fragus e saboris de Sardigna”, l'azienda di Salvatore Mura che lavora le erbe del nostro territorio. È stato lui a darmi l'idea». Il risultato è un prodotto eccellente. «Spesso è necessario sacrificare la notte, preparare su pillu è lungo e laborioso - spiega Donida Serpi - e dire che ero una dormigliona. Ma ora, dopo un anno, posso dire di essere soddisfatta».
LE DONNE CHE FANNO Poi è passata al pane di patate, altra specialità del paese dell'acqua e dei mulini, dove le donne si danno da fare, dall'artigianato all'agroalimentare al turismo, e dove da nove mesi in Comune siede un giovane sindaco, Romina Mura. «Si può dire che Sadali sia un paese-donna», dice Romina, senza offesa per i maschi. Il sindaco è a capo di una giunta con due assessori al femminile su quattro (la lista che si presentò alle elezioni era divisa esattamente tra uomini e donne). Nel paese della Barbagia di Seulo, diventato famoso per la sua ospitalità, le donne trainano due settori chiave: il commercio e il turismo. Tra hotel, agriturismo e B&B, da segnalare un accogliente albergo diffuso (Monte Granatico), due vecchie case recuperate con cura e passione. Si punta su un centro storico pulito e integro. E su una natura prodiga di gioielli: la cascata, le grotte di Is Janas, Su Stampu 'e su turrunu, i boschi attraversati dalla ferrovia del trenino verde. «L'obiettivo dell'amministrazione comunale è anche quello di recuperare tante case vuote per trasformarle in luoghi dove ospitare i turisti», aggiunge Romina Mura.
LA PASTA DELLE PATATE Il lavoro rinasce con le mani in pasta. Anche nella pasta delle patate. Che qui prendono la forma dei culurgionis, i celebri fagottini ripieni di patate, formaggio, aglio e menta, con la spighetta all'interno, da ricamare con pollice e indice. Donida Serpi ha inventato un'attività dopo aver perso un lavoro, Cristiana Loi ci ha puntato da subito, senza esitazioni. Ha acquistata una macchina per pastorizzare, così da garantire al prodotto una conservazione più lunga. «Da bambina più che spolverare e rifare i letti, preferivo stare in cucina. Mia madre Liliana mi ha fatto friggere le zeppole per la prima volta a dieci anni. Era la mia vocazione. Lavorare in cucina è diventato il mio lavoro da dodici anni, non lo lascerei per nessuna ragione al mondo».
OLLU 'E SEU Ha aperto “La Bottega barbaricina” in via Grazia Deledda, a venti metri da Antichi gesti, dopo aver appreso l'arte dei culurgionis dalla nonna paterna sadalese, Giulia, e dei dolci tipicamente sardi (con interessanti variazioni sul tema) da quella materna di Barumini, Rosina. Ma anche lei è andata a fondo nella tradizione barbaricina, riscoprendo una variante dei fagottini di patate, oggi difficile da trovare. Si chiamano culurgionis ollu 'e seu. Il segreto? Insaporire le patate schiacciate («provengono dagli orti di mia mamma o dei vicinati, e sono tutte biologiche») con il grasso - su seu, il sego della pecora - bianchissimo, sciolto a caldo. Pochissime gocce di seu, ovviamente, altrimenti il gusto risulterebbe troppo forte e sarebbero dolori (per il colesterolo). Il risultato? Un autentico piatto della tradizione. «È una particolarità nostra, tutta sadalese. Il sapore è quello di un culurgionis cotto nel brodo di pecora. Un'avvertenza: va servito caldissmo e condito soltanto con pecorino grattugiato».
A CAGLIARI E QUARTU Donida e Cristiana sono sbarcate, con altri artigiani del gusto sadalesi, a Cagliari nel dicembre scorso: stand alla Fiera dei produttori della provincia, accanto a maestre delle paste artigianali come Tonia Laconi di Orroli. Si sono fatte conoscere, in tanti hanno apprezzato pillu, focaccine di patate, culurgionis e dolci. Donida ha portato il suo eccellente pillu a Cagliari, lo vende in alcuni negozi specializzati in via Tuveri e via Giudice Chiano. «Un ristoratore di Quartu, attento alla qualità dei prodotti, lo ha apprezzato particolarmente. E così i suoi clienti». Cristiana preferisce vendere nel suo laboratorio e rifornire un giro di clienti privati. «Spesso mi contattano i negozi, i market. Ma mi chiedono un eccessivo ribasso di prezzo. Magari mettete meno formaggio , dicono. Non posso, sotto i culurgionis c'è la mia firma, ci tengo alla qualità».
Il lavoro si inventa, si salva anche così. Con le mani in pasta. E nelle patate.
caravano@unionesarda.it

8.4.11

il declino del copy right [ ecco perchè scarico dalla rete ]


Una società che pretende d’assicurare  a gli uomini la libertà,dee incominciare con il garantire loro l’esistenza
                                ( L.Blum )


Molti di voi mi chiedono come  mi scarico  film dalla rete   in particolare  quelli appena  nelle sale . In realtà , poco il  download  vado  al cinema (Tempio , olbia 45  km   e  a volte Sassari a 80km  ) li noleggio ed  a volte  se  ci sono degli extra  notevoli li compro in videoteca  o  nelle edicole  . Ora  essendo il mio paese piccolo ( circa  15\16 mila ) i  film belli ed importanti  arrivano tardi oppure  alcuni sono di nicchia   non arrivano nei cinem a se non in alcune rassegne ad olbia  o a Sassari  ricorro al download  anche  se in realtà ne  avrò visto  solo uno  o  due  di quelli uscite  nelle sale  ,in quanto considero  questo si  che  è un furto  . Quindi Scarico solo quelli usciti da mesi o d’anni o non più reperibili né nelle videoteche ( noleggio \  vendita  )  in vendita  in vendita ma  essa  con giornali o sfusi  nelle edicole .  Lo stesso discorso val   per la musica   stessa cosa per la musica . La risposta viene dall’ottimo articolo da me citato solo in  parte (  Il resto lo trovate  su cartaceo in edicola  essendo  ancora il sito internet  in fase  dall’allestimento)  di Arturo di Corinto  intitolato  appunto  il declino del copy right dal il mensile di Emergency di  Gino Strada http://www.emergency.it e\o  http://www.e-ilmensile.it .
In questi ultimi  20\5  anni  << l’impalcatura  a  difesa del diritto  d’autore non regge più >> tant’è vero  che  time  jazz (  vedere url e  foto  sotto ) 
 
di Berchidda  uno dei festival italiani  ed  internazionali più importanti  ha  dichiarato guerra  persa o quasi  a youtube  e face book , tanto  che  gli artisti  non dicono più di non mettere  i loro pezzi online  ma te ne concedono  uno \  due  . << I motivi  >> come dice l’articolo <<  sono diversi  le  tecnologie  che consentono  alle industrie  di trovare nuovi talenti  ( i social network ),l’ubiquità che permette   di una rete  che permette  di vendere  file  commerciali anche dove  non ci  sono negozi ,   digitalizzazione  che  riduce i costi di duplicazione e  di distribuzione . >> Tutti questi sono fattori che permettono  di scambiare   film e musica  in rete   aggirando nella maggior parte dei casi le leggi ormai inadeguate  e vetuste  del  diritti d’autore .
Ora  c’è un industria  in mano alle mafie  e  alla criminalità che sfrutta  gli extra comunitari ( e non ) per la vendita ambulante  .Criminalità illegale o quantomeno sul filo del rasoio che  s’approfitta  di chi : scarica da siti più o meno legali  visti gli altri prezzi ( salvo qualche  promozioni  o qualche artista  di nicchia  la maggior parte che accettano di venderlo a prezzi accettabili \ abbordabili ) ,lo scarso mercato di certe opere  musicali  o cinematografiche  , l’ottusità delle major a non ristampare ( salvo eccezioni  ) .,ma  anche  di chi attratto da tutto ciò che si può ottenere senza pagare  o chi per ideologia \ cultura vuole tutto subito e gratis comprese le ultime  novità .
La  risposta delle istituzioni è solo repressione e proibizionismo , sconfinando anche  loro  che dovrebbero dare l’esempio di legalità nell’illegalità  e nell’abuso  delle loro funzioni pur  di sostenere ed  aiutare  i  gruppi di pressioni  quelli che  oggi si  chiamano caste ( cambia  il termine ma non la  sostanza  ed  il concetto ) ma la  sostanza  non cambia  ). Infatti è il dell’Italia  che  : << (…) per  questo motivo con la delibera  del Agcom n°668 del 2010 >> sempre  secondo A. di Corinto <<  si  è pensato  di trovare una soluzione  al dilemma  chiudendo d’autorità  i siti web  segnalati per presunta violazione di copy right.>> Decisione che  sempre secondo l’articolo in questione  << disattende sia la costituzione sia il diritto  Comunitario   che  consentono interventi  del genere  solo dietro  disposizioni  della magistratura e con l’intervento del ministro dell’interno >> .Giustamente tal iniziativa liberticida ed illegale  ha  trovato l’opposizione di consumatori e di provider ( questa  posizione è,parere  personale, un po’ ambigua ed opportunistica  visto che :  per  alcuni utenti lanciato l’iniziativa  sitononraggiungibile.it  per denunciare  la logica e l’impianto di una proposta   troppo simile   alla legge proposta  dal congresso Americano del settembre  2010  su tale  argomento . << Forse  non ci  voleva Wikileaks >> come sostiene l’articolo citato in questo post  << per  dimostrare  che major  e  governo Statunitense brigano d tempo per influenzare il quadro regolatorio Europeo ed Italiano , basta fare due più due >> .
Come rimediare in << attesa  che l’industria individui >>  continua l’articolo << nuovi modelli di business  capaci di garantire  i  ritorni  necessari  a pagare il lavoro degli addetti (…) >> La risposta  è quanto semplice  e banale   le major e le 

grandi etichette à uscito potrebbero  visto che molti, sarebbero  disponibili  a pagare , in particolare  quelli  che ( sottoscritto compreso ) scaricano dalla rete  un film o  un cd o più oli o renderli a  gqualche mese  massimo uno  \  due  anni   onde  evitare di commettere  un furto totale  , potrebbero  rendere  online  o nei negozi disponibili vecchie opere ormai  fuori produzione o abbassare i prezzi., vendere o dare  a gratis  e  quindi  far  scaricare  legalmente  (  visto che molti  piace ad esempio solo una canzone  e poi  se  gli piace  l’intera  opera si comprano tutto il   cd   ) , se ovviamente  con accordi con gli autori , pezzi singoli   Ed inoltre  gli stati potrebbero : 1  )  rendere meno farraginose e con meno balzelli  le imposte  dei diritto d’autore (  vedere  la  puntata trasmissione  di rai tre Report IL SOTTOFONDO DELLA SIAE )  , l’iva  e   le spese di distribuzione  e promozione ., Gratis opere i  cui diritti  agli  autori  sono scaduti  ., oppure  licenze flessibili  come  quella di creative  commos . Cosi s'eviterò  pardie come queste  
o comea  vignetta ( in alto a  sinistra ) di staiano al limite  fra   cinismo e sarcasmo 
Con  questo  è   tutto

7.4.11

benvenuti al sud



Domenica a casa  di un mio amico , abbiamo visto  ( stavolta dvd  originale e non scaricata piratamente dalla rete )  l’edizione per la vendita cioè con gli extra  del film benvenuti al sud che mi hanno regalato per il mio compleanno
Esso è  come potete vedere dai promo il remarque \ fotocopia  del film Francese Giù al nord .
Film francese
Film italiano

All'ottimo successo di pubblico si associa anche un buon successo per quanto riguarda la critica, che in ogni caso risulta spaccata tra chi lo considera un film molto divertente, a tratti esilarante, che cerca di superare in chiave comica gli stereotipi esistenti in Italia fra settentrionali e meridionali e chi, invece, considera Benvenuti al Sud un film un po' troppo incentrato sullo stile cabarettistico, buonista o una rappresentazione troppo fedele del film francese di cui è il remake. Un plauso al film viene dal regista Sergio Staino che lo ha definito come il più grande film ( anche se io di politico nel film di Bisio non ci ho visto niente  , se non un a sfacettatura  culturale  ed antropologica , come quella  presente  nel film una bella giornata  di checco Zalone   i comuni \ stereotipi  tipici  degliabitanti del Nord  dnei confronti del Sud   esaltati dalla lega  ) dopo La corazzata Potemkin
Ottimo il cast ...Bello il film anche se forse perché ho visto l’originale un po’ fiacco in certe scene . ma  d’altronde  è meglio cosi altrimenti sarebbe stato  un plagio o una  copia  troppo esatta  dell’’originale .
Tutto sommato , gioioso e guardabile  per  passare qualche ora  in allegria   davanti ad  una tv (  eccetto per  chi ha  sky  o la parabola )  sempre più piatta  e monotona . E pensare  che  la rai  ha  un enorme  archivio perché se deve  dare repliche  ,  non propone  qualcosa  di diverso o anche  vecchio ignoto ai giovani  che d’anni non si danno più invece  delle solite o  programmi  spazzatura   fatti dai soliti trombati , riciclati,  raccomandati  e  lottizzati .
Una bella risposta agli stereotipi ( specie  quelli leghisti ) che  ancora hanno i cittadini del Nord  sul sud  fin dall’unità  d’Italia e  che oggi ( più che mai   )  vengono fatti propri anche da figli o nipoti  di chi  fea  quei mione  di persone  dal Sud -- anche  dalla mia sardegna  -- emigrò al Nord  dal 2  dopo guerra  fino a  gli anni '70  contribuendo alla rinascita   del paese  ( qui maggiori news  ) subendo sulla  propria pelle pregiudizi e razzismo  oltre i disagi  dovuti all'emigrazione 
Speriamo ora che  visto il grande su ccesso di questo film, è stato annunciato il sequel dal titolo Benvenuti al Nord. Sarà scritto da l bravissimo Luca Miniero e da Massimo Gaudioso e avrà come protagonista principale  bravo  e ottimo Alessandro Siani,che dovrà ripercorrere questa volta l'Autostrada del Sole al contrario, lasciare quindi il "calor oso" Sud per trasferirsi nel "gelido" Nord, dove troverà sicuramente ad attenderlo il settentrionale Claudio Bisio , non si tratti di un rifacimento di "Totò, Peppino e la malafammina" 1956 di Camillo Mastrocinque ( foto a  sinistra e qui maggIor  news )

6.4.11

non sono vegano ma .....

Musica di sottofondo
Notturno n 2 in mi bemolle maggiore opera 9 n 2 di Chopin


Come sempre appena accendo la connessione controllo le tre mie email e il mio facebook . Ed proprio nell'aprire la corrispondenza che ho trovato queste email utili a sostenere un dibattito sui mie post

da***,
titolo NON CAPISCO

Ti ho visto ieri che divoravi con piacere un kebab . E poi leggo sul tuo blog un predicozzo pro Vegan sul non mangiare carne . predichi bene ma razzoli male .
Un amica

Da *****


Predichi contro il fondamentalismo e poi diventi fondamentalista cioè Vegano ma che ti succede ? ti sei convertito sulla via di damasco o hai dato retta alla prima gallina che canta ?
Andrea [ nome di fantasia ]

Non sto passando al veganesimo\ vegetarianismo totale uno stile di vita troppo duro per me ,che soffro di colite ed aerofagia ed reflusso gastro esofageo e quindi non posso mangiare troppe verdure .E poi non riesco a dire di no , senza di colpa , quando te la fanno o in famiglia o se t’invitano Diciamo che sto cercando, ma non sempre ci riesco e all’amica della prima email replico cosi : è vero ho mangiato il kebab incuriosito dal piatto e in preda ad un attacco di fame nervosa \ compulsiva ,di mangiarne il meno possibile specie dopo aver visto video come quelli proposti precedente .Ma soprattutto dopo aver sentito la testimonianza della figlia di amici di famiglia che ha smesso di mangiare carne dopo che ha dovuto fare il tirocinio pre laurea in veterinaria in un mattatoio ..
Replico ora , alla seconda email .In tutti i movimenti politici \ politiki e culturali \ antropologici ( ed è questo il nostro caso ) ci sono dei fanatici e degli intolleranti che denigrano gli altri ( e il caso dei “carnivori”ed onnivori come i miei familiari che mi prendono in giro quando vado a pranzo d’amici vegetariani e vegani ) .Ma io non me la sento di generalizzare perché dalla mia esperienza fatta , ho scoperto che non sono tutti\e cosi fanatici ed intolleranti o almeno completamente .Concludo questo post risposta con un riferimento ad un film dozzinale e rozzo nella maggior parte della durata , come natale in India soprattutto al confronto fra i due ragazzi vegetariano figlio del carnivoro e del truffatore il primo , carnivoro figlio dell’avvocato vegetariano il secondo .
Vi sembrerà strano che consigli quella che io ( e quei pochi che non hanno mandato il cervello all’ammasso o in standby perenne ) definisco della spazzatura ma spesso essa è utile per spiegare alla massa certi concetti .Con questo è tutto a presto bella gente

5.4.11

Il 9  e  il 10   di questo mese si tiene a tempio Pausania .  Più precisamente  gli animalisti organizzano per sabato  in piazza XXV (parco dele rimembranze  )   dalle ore 10 alle 14 e in piazza Italia dalle 17 alle 21.  L'iniziativa  è volta a sensibillare  l'opinione pubblica  al fatto che  << Ogni anno a Pasqua vengono uccisi in tutta Italia circa 900 mila tra agnelli, capre e pecore. L'appello degli animalisti.>> -- dall'unione sarda  cronaca  di tempio del  5\4\2011 --- <> La manifestazione è a livello nazionale  in fatti nelle  piazze  di  tutta Italia nella prima metà del mese per distribuire il volantino "Buona Pasqua!


La Pasqua , come  dic e il colantino  , sarà davvero buona solo se si elimina la crudele usanza di ammazzare i giovani agnellini . IL pieghevole con un delizioso menu di Pasqua "senza crudeltà", ovvero a base di ingredienti 100 per cento vegetali.  << Ogni anno a Pasqua vengono uccisi in Italia 900 mila tra agnelli, capre e pecore. Animali che >> sempre dal volantino << arrivano quasi tutti dai paesi dell'est europeo, con lunghi "viaggi della morte", stipati in camion in condizioni insostenibili (molti arrivano al macello più morti che vivi) e mai sottoposti a controlli. Tutto questo, perché? - si chiedono gli animalisti - Solo perché a molti piace mangiarli! Non potrebbe esistere un motivo più futile per sottoporre questi cuccioli a tanta sofferenza, e alla morte». Proseguono gli attivisti di AgireOra, l'associazione che cura l'iniziativa: «Non difendiamo solo gli agnelli. Invitiamo tutti a riflettere e smettere di mangiare animali perchè sono tutti uguali. Tutti provano sentimenti: paura, dolore, ma anche gioia, affetto, amore». L'invito alla partecipazione si rivolge ad ogni persona che senta dentro di sé empatia o anche solo senso di giustizia verso gli animali. «Solo così si può è fare la differenza, e non festeggiare la Pasqua con un pezzo di agnello o di qualsiasi altro animale».

Gli organizzatori sono Gian Paolo Scolafurru e Francesco P due  Vegani Il primo è un vegano   da un decennio  che fa  anche istruttore  di nuoto, il secondo un neovegano  un 70\80 enne . Inoltre  ci sono  anche  dei vegetariani  ( che non mangiano carne ma i derivati anche  se  cercano  di sceglierli  d’allevamenti non intensivi   industriali  . esempio  le uova  d’allevamento a terra  e non in batteria   ) Maria Erminia Satta e Antonella Simbula   sia per motivi di salute  sia per motivi etici  della bottega del commercio equo e solidale  nord – sud  di tempio  . Sicuramente  s’uniranno  anche vegani o     clienti della bottega ed  io  che mangio si carne , ma sempre meno giusto per il mio apporto  proteico e di ferro  , e pesce  non potendo per problemi di aerofagia  \ colite ed reflusso gastro esofageo  non posso mangiare  molte  verdure  Purtroppo  , visto che alcuni volontari ed amici hanno considerato le immagini  sia  video  che  fotografiche  ( infatti mi scuso per  i  sensibili e i “ deboli di cuore  e stomaco” per  il video riportato sotto )  troppe  forti , si  arrivati ad una soluzione di compromesso , niente  foto scioccanti (  visto  che  siamo il primo giorno  in un luogo   di grande  traffico  con bambini al di sotto dei 14 anni e vicino al mercato c’è anche  un  parco giochi). 
Si distribuiranno  solo depliant  informativi  con delle ricette  vegan  o vegetariane  e la possibilità facoltativa   per gli stomaci forti   di  poter vedere  un video sulle crudeltà inutili ed evitabili  che vengono fatti a  gli animali  negli allevamenti  industriali \ intensivi .Il materiale del  banchetto  come  il  video che riporto sotto vengono da http://www.agireora.org e dai siti che  avete  trovate sotto   
Come  accennato  nelle  righe  precedenti ecco il video  che   
SCONSIGLIATO AGLI IMPRESSIONABILI E AI “ DEBOLI DÌ STOMACO “

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Il massacro degli agnelli 
 





Speriamo quest'anno di resistere  nel mangiare  l'agnello

Maggiori informazioni
per  stomaci forti
per tutti\e
misto

4.4.11

Quando un peaese muore culturalmente e poi ci si lamenta che non c'è cultura il caso di tempio pausania ( olbia -Tempio )

 un mese  fa un gruppo  di ragazzi\e ( Roberta Soru, Carlo Fenu, Minù Meloni, Andrea Pirisi, Dario de Francesco, Camilla Bussu)  ha  aveva organizzato --- ne  ho parlato da qualche parte su questo blog --- un rassegna critica cinematografrica critica chiamata non rassegnamoci  dopo  neppure  quattro film , causa  dell'apatia  della gente non avezza al cinema  di qualità ma  al trask degli anni '80\90 , ai  cinepanettoni ed polpettoni e  ai  film dozzinali   oltre  che  al donwload selvaggio  , ha  dovuto sospendere la rassegna  .
Eccovi la lettera  che  riporto sotto .

tro malgrado dobbiamo RassegnarCi alla triste realtà!
Grazie a chi di voi a partecipato all'iniziativa!

Per effetto della scarsa affluenza alle prime quattro serate della rassegna cinematografica NonRassegnamoCinema, in pieno accordo con la proprietà del Cinema Teatro Giordo si è deciso, nostro malgrado, di sospendere la rassegna.
La manifestazione si è potuta realizzare grazie alla CineDigital che ha creduto nel progetto e alla collabo...razione di Roberta Soru, Minù Meloni, Andrea Pirisi, Camilla Bussu e dell’Associazione Cultura Club.
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno partecipato alle quattro proiezioni fin qua trasmesse e mi auguro che in futuro altre iniziative di questo tipo possano essere proposte e ricevere maggiore attenzione, così da poter migliorare l'offerta culturale a Tempio e nell'intero territorio.

Carlo Fenu

troppo buona  e troppo  diplomatica  , eppure  l'autore  che  conosco fin dalle  scuole elementari  ha  una  lingua adatta per  il vaffanculo (  per  parafrasare questa  famosa  canzone  di





)  ,  ma  vi sto che non  lo fa  lui lo faccio  io  .
  • Vaffanculo a  chi dice  si  ottima iniziativa  , interessante    , e poi non viene  neppure  a  uno spettacolo .
  • vaffanculo a chi  s'accontenta passivamente  ed  acriticamente  di quel  che passa  il convento e non pretende  di più  , collaborando  affinche  con gli incassi  incassi  i locali del cineurali ed  ideoloma  giordo  vecchi di  40\50  ( unico  cinema in italia  , da   quel che  sappia , in discesa  ) possano  essere  ristrutturati
  • Vaffanculo a  chi dice  che  a tempio  non si fa  cultura  e poi  non partecipa
  • vaffanculo a chi ha pregiudizi  culturali ed  ideologici  , non ci vado perchè  sono (  quando poi  esempio non  è completamente  vero )  perchè  sono o matti o  comunisti   .Parla  come  il nostro presidente e  sui  servi  che  per loro la  cultura  è come la  morale  non si  mangia o non da posti ( sic  , tendenza  presente  anche  nell'opposizione) per sistemare i loro parenti ed  amici degli amici .
A  voi l'onore   del continuare i  vaff  io  ho già dato

Principe timido

Ecco cosa succede quando si vuol recensire De Gregori: non si sa da che parte iniziare. Dannazione, le sue canzoni sono tutte belle.

Simile modo d'imprecare ricorre nel lessico dell'artista. E sembra d'udirvi uno stridore, un frizzo d'ira compressa, un tentativo di slegarsi, di togliersi di dosso una patina d'aurorale levità. Le sue origini aristocratiche, forse. Ho scelto un De Gregori ai primordi. Privo di barba. Con un'aria nebulosa da cherubino slungagnato, in un paesaggio più simile alla Bassa che alle campagne laziali. Ha un sentore di pioggia. E' un cowboy di periferia.

De Gregori è il Novecento e il suo contrario. Basterebbe un brano a confermarlo: I muscoli del capitano (tratto da uno dei suoi capolavori, il più che evocativo
Titanic).

Voce atona, s'è detto di lui. Esile come filo di lana, monotona, persino un po' svogliata, nasale, monocorde. Ne siamo sicuri?

Ne I muscoli del capitano, la voce di Francesco è semplicemente perfetta.
Epica, diremmo. Manifesta una sorta d'illune stupore, malinconia e scetticismo tipico degli degli esclusi dalla storia. Che assistono silenti all'avanzare sicuro e splendente del capitano vittorioso, emblema d'un'umanità superiore, scagliata come turbine verso radiose giornate. "I signori, si sa, hanno tutti un po' del matto" (A. Manzoni). Ed Edward Smith, il comandante del Titanic, moderno Ulisse dai baffi a manubrio, perde immediatamente la goffaggine ottocentesca per dar spazio a un monumento futurista e marinettiano, che "si leva l'ancora dai pantaloni e la getta nelle onde". E la voce di Francesco veramente vola: ci par quasi di vederla compiere una giravolta e accompagnare le braccia nerborute del superuomo. Dominio sui mari e sulla terra, su uno sfondo art nouveau che riechieggia danze, sicurezza, scintillii, guerre lampo, poesie, e il procedere muto di milioni di schiavi. Ma nel silenzio della notte, o meglio, quando quest'ultima si sperde, avanza un bagliore freddo, che tutto riduce, per lasciar spazio a una pietrificata timidezza. Tutto è concluso.

De Gregori ha celebrato la semplicità del genio (Pablo), l'atrocità della guerra (Generale , il pezzo preferito da mio padre), o l'elegia d'un paese fastoso e grottesco (Viva l'Italia) da osservatore interno, ma schivo e dimesso, improvvisandosi di volta in volta soldato, operaio, impiegato, studente. Adottando un lessico accuratissimo e al tempo stesso scevro da intellettualismi - dei quali, pure, è stato agli inizi accusato -. De Gregori è un viaggiatore. Un avventuriero gracile e indefesso, un po' brigante un po' giocoliere, in bilico su pezzi di vetro. "E, se devo esser ricordato, spero di esserlo per Buffalo Bill". Uno dei suoi pezzi più giustamente celebri. Non stupisce quest'affinità con l'uomo delle vaste praterie innevate, poco dissimili, in fondo, dai cascinali di campagna, dove si trascorrevano pomeriggi interi, in inverno, a leggere le avventure di Tex Willer.

Una delle prime registrazioni di Buffalo Bill. Alla chitarra, Ivan Graziani.

Pomeriggi che ritornano in
Diamante, il brano scritto per Zucchero. Con un video ben studiato: ambientazione bertolucciana, la sapida e grassa provincia padana, il sesso tra filari di pioppi e saliceti, castagne e peccato. E ancora militari, divise grigioverdi, foglie calpestate, nebbie. Aria tumida. Fertilità familiare. Il romano De Gregori, cavaliere pallido, sembrava trovarsi così a suo agio nella guazza emiliana.

Ed ecco la femminilità. Totale, densa, piena, scandagliata e assaporata fino a stordirsene. Il suo proclama d'amore più intenso e definitivo è stato l'inno per una "diversa": La donna cannone, dedicata (e regalata) a Mia Martini, protagonista dell'altrettanto intensa Mimì sarà . Spesso mi son chiesta cos'avessero in comune un raffinato corsivista come De Gregori con la figlia sgangherata d'un professore di lettere calabrese, scura, limacciosa, destinata a soccombere, e forse a immolarsi, in nome di quel disadattamento, di quell'andar sempre in direzione ostinata e contraria. La fatica, probabilmente. La tenerezza, sentimento tremebondo e ambiguo.


Ma Roma non manca; non può mancare. De Gregori non riesce mai a mostrarla totalmente sguaiata. Resta pur sempre un principe timido. E' Roma, senz'altro, La leva calcistica della classe '68; ma è, nel contempo, Zanzibar, Tunisi, o Harlem. E' la fine della guerra, è ricostruzione. Un paio di ginocchia puntute. Non oltrepassiamo quella soglia. Pasolini resta dietro l'angolo. Osserva. Francesco ne è consapevole, ma si arresta al prima. A un paio di guance sbaffate di terra.

Oggi il "principe" compie sessant'anni. Abbandonate le evoluzioni liceali dei primordi, si è fatto ancor più evanescente e riservato. Credo gli piaccia molto ridere in compagnia. D'una moglie mai vista e di due gemelli ormai adulti, e altrettanto invisibili. Mai un uomo pubblico è stato tanto privato.

E, se forse non è lecito attendersi le folgoranti intuizioni d'un tempo, percepiamo che può regalarci ancora qualche diamante grezzo, o frutto selvatico, ormai dimenticato dagli uomini. Così
Volavola è diventato strenna poetica. I vasci strascicati e lascivi delle ruvide terre abruzzesi sono un tocco appena accennato, un sorriso in punta di pennello. Saggezza indulgente. Tranquilla. Buona.

3.4.11

La parabola del telaio Irriducibile manager Internauta sul tappeto volante Samugheo, Elisabetta Barra lancia la sfida sul web

Cronaca Regionale
unione sarda Sabato 02 aprile 2011
 
DAL NOSTRO INVIATO
LORENZO PAOLINI 

SAMUGHEO Dopo i carboni ardenti, il telaio. Prendi un gruppo di manager alla ricerca di spinte motivazionali, ormai annoiati dalle scottature ai piedi, e buttali davanti a fili e spolette. Tema del giorno: l'arazzo sardo. Svolgimento: impegnativo, a dare istruzioni severe, Elisabetta Barra ci si vede benissimo. A 74 anni è dritta come un fuso, con una voce imperiosa, una saetta in movimento su e giù per una casa immensa.a
 «Potrebbe essere uno dei modi con cui si salva una tradizione immensa. Una scuola per giovani apprendiste, un corso per manager. Gli enti pubblici devono solo decidere di tutelare i tappeti sardi e noi siamo qui per loro». A dispetto delle apparenze, la signora vanta titoli che le consentono di non passare da visionaria. In giro in autobus per la Sardegna di mezzo secolo fa, una donna sola, carica di tessuti, alla ricerca di clienti? L'ha fatto. Impegnata lungo una linea immaginaria, lastricata di lane sarde, che va diretta da Samugheo agli Stati Uniti? Pure questo, mangiato e digerito (salvo portare sul corpo i segni di qualche scottatura economica che continua a bruciare). Far parte del drappello illuminato di artigiani che cancellarono di colpo la paccottiglia con pezzi d'arte e aprirono squarci di gloria che ancora illuminano la Sardegna? Anche questo sperimentato, e fino in fondo. Ecco perché l'idea di un istituto di tessitura, nelle sua mani, ha un certo fascino. E, nella terra delle occasioni sprecate, perfino una certa credibilità.

L'ONORE DEI PIZZI Il concetto lo chiarisce subito e con parole nette: chi cerca l'anziana artigiana di paese in vena di amarcord, non bussi alla sua casa. «Io ero e resto un'imprenditrice che ha sacrificato tutto per il lavoro, eccetto dignità e onestà». Il logo resta, E. Barra scritto con grafia piana di bambina, gli scatti patinati degli anni Settanta e Ottanta. Poi l'ultimo periodo è stato funestato da rogne giudiziarie, processi, il Consorzio che doveva esportare l'artigianato tessile negli Usa si è rivelato un clamoroso flop. Ma alle spalle c'era una storia - personale - che, a raccontarla, non sembra vera. «I miei erano piccoli proprietari di paese, si tesseva per l'artigianato familiare, i sacchi per portare il grano dall'aia, il corredo, il costume in orbace. Ogni ragazza di allora, per essere considerata un buon partito, doveva saper lavorare al telaio». Figli, marito? «Non avrei potuto fare tutto quello che ho fatto, sarebbero venuti prima». Possidenti mediamente agiati, una casa di sette stanza cinque per cinque, non ricchi secondo il concetto in voga oggi ma abbastanza da distinguere, democraticamente s'intende, le figure di padrona e zeracca : «A casa nostra abbiamo sempre lavorato fianco a fianco, eravamo gente che viveva del proprio dando lavoro agli altri». Altro dettaglio: per una del suo livello era socialmente riprovevole lavorare per qualcun altro e il problema si porrà di qui a poco.
LA GRANDE CRISI Inizio anni Sessanta, Samugheo (ma un altro paese dell'interno potrebbe essere uguale), fuga a gambe levate dalle campagne e agricoltura in rovina. «Bisognava esserci per capire quel che è successo in quel periodo». Racconta di un'autentica emigrazione di massa, di ragazzine di 12 anni avviate a diventare domestiche nelle case padronali di mezza Italia. L'Isola (Istituto sardo organizzazione del lavoro artigiano) sta muovendo i primi passi, non è ancora un carrozzone, conta su figure di livello mai più raggiunto. Si parte con l'organizzazione di corsi di tessitura spalmati in tutta la Sardegna intorno ai poli tradizionali, da Villamassargia a Nule, da Santulussurgiu a Zeddiani. E, quando si dice il caso, la direttrice è la madrina, «una delle più capaci del paese». Senonché per le ragazze a modo è considerato un disonore fare un lavoro subordinato e il padre non vuole neanche sentire la proposta della figlia perché senz'altro danneggia il prestigio di famiglia. «Poi ho avuto un colpo di genio. I corsi ce li pagavano cento lire l'ora quando la giornata di un bracciante agricolo ne valeva 500. Gli ho detto: se mi fai andare a scuola di telaio, ti mando due operai in campagna. In più, mi rendo disponibile ad andare comunque a governare il bestiame». L'ipotesi non è rifiutabile ed Elisabetta Barra si guadagna la sua sedia da aspirante tessitrice («anche 14 ore»). Non prima, naturalmente, di essersi alzata alle 4 per fare su e giù dalla campagna.
UN MONDO A PARTE L'Isola commissiona lavori per due mesi l'anno, chilometri di tappeti mezzo pieni, di arazzi. Gli interlocutori si chiamavano Ubaldo Badas (uno dei grandissimi dell'architettura), il pittore Antonio Corriga, Eugenio Tavolara («alle riunioni ci diceva sempre, ricordatevi che vi sto affidando un patrimonio di tradizioni di valore inestimabile, non è vostro ma per le generazioni future»). Siccome la signora, - a dispetto delle apparenze da anziana di paese rasserenata, col berrettino di lana calato sulla fronte - ha viaggiato e letto e frequentato, da sola sforna la definizione del periodo: «Oggi lo chiameremmo design colto contemporaneo ma già allora avevamo chiaro che stavamo facendo qualcosa di speciale». È il '61 quando Elisabetta Barra decide che la commessa dell'Isola non è sufficiente per il suo potenziale produttivo. E la risolve a modo suo.
IN TRASFERTA I mezzi pubblici ci sono e la Sardegna è misteriosa e inesplorata. Detto fatto: riempie tutte le valigie possibili di tappeti, compra un biglietto dell'autobus, e parte. «In paese si diceva che ad Alghero c'erano i turisti. Mi metto in contatto con una suora che viveva lì per chiederle di cercarmi alloggio e vado. Non sapevo che il loro dialetto è diverso dal nostro sardo, sentivo che tutti parlavano questa lingua e mi dicevo: caspita, qui sono tutti turisti. Primi clienti, il negozio dei Simula, Sigaretta, in centro». In una manciata di anni, arriveranno ordini da Olbia, Sassari, Castelsardo, La Maddalena. Nel frattempo qualche altra signora, per suo conto, gira casa per casa nell'Oristanese alla ricerca di clienti. Con i disegni tradizionali è brava, si permette qualche variazione sul tema e applica il talento anche altrove. Per esempio, diventa la più celebre decoratrice di torte per i matrimoni, la chiamano ovunque. «Ho sempre avuto la cultura del fare, senza paura della stanchezza». Un momento di gloria a caso: il rientro da un tour nel Nord Sardegna dove impazzava questo strano fenomeno del turismo: «Avevo guadagnato settecentomila lire, un'enormità».
SALTO DI CATEGORIA Un momento di crisi: una figlioccia sta per prendere la via di Milano, carriera da domestica. «Ero disperata, mi sembrava ingiusto. La prima volta che ero stata a Milano un nostro paesano mi aveva portata a vedere una ragazza che era andata via da Samugheo per andare a servizio: invece era finita in strada e quell'immagine non l'avevo dimenticata». Elisabetta Barra convoca le fanciulle che lavorano per lei: «Dico loro, vado a Cagliari, pare che paghino il tappeto annodato in contanti. Volevo mettere su un grande laboratorio e mi presento da Genca, il massimo per il design. Mi ricordo questo signore in jeans e camicia celeste, non avevo mai visto nessuno vestito così. Era il signor Enis, il proprietario. Speravo che mi desse un acconto sui tappeti che gli avrei consegnato in modo da potermi permettere un nuovo telaio meccanico a spoletta volante. Non avevo nulla per garantire, solo la mia parola. Bene, si è fidato e mi ha dato centomila lire». Questo commerciante, così avanti sui tempi, le regala anche qualche consiglio prezioso. I suoi tappeti stanno girando per le case branché d'Italia e la Rinascente da Milano le propone un maxi-ordine: «Sarei diventata miliardaria. Ma lui mi disse: se li vende un grande magazzino, nessun arredatore li prenderà più. Declinai l'offerta». Il sogno del laboratorio comunque ha preso forma e decine di ragazze di Samugheo passano per quelle stanze. «Ero cresciuta con la mentalità delle banche, dell'imprenditrice. Una volta alla Regione facevano melina, dalle carte era scomparsa una licenza esecutiva. Mi sono presentata a Cagliari e sono entrata negli uffici dalla scala antincendio, a quel punto mi hanno dovuta ricevere».
LE AMAREZZE Da metà degli anni '80 a oggi, si parla di successi ma anche di rogne. Elisabetta Barra è un punto di riferimento nelle fiere che contano, sul tavolino ci sono decine di giornali, foto posate nelle cerimonie, lei col presidente, lei col Papa. C'è l'intuizione arguta di presidiare direttamente la Costa Smeralda: le propongono uno spazio a Portisco, lei si trasferisce lì con la cugina, casa e bottega, quando i clienti lasciano il negozio aprono il divano-letto per andare a dormire. Ma il problema più grande è quel Consorzio che avrebbe dovuto portare i tappeti sardi in America. Non si scende nei dettagli, l'argomento è una ferita aperta. «Hanno voluto privare il prodotto della sua identità e il Consorzio è fallito subito, praticamente appena costituito. E io sono stata truffata». Anni di processi, tribunali, quattrini in uscita. Nel frattempo, nel laboratorio sotto casa, i telai lentamente si fermano, i disegni bizantini si accatastano in piccole pile. Fino al silenzio. Lei comunque ha tenuto il punto, rinnovato l'iscrizione alla Camera di commercio, coltivato piccole produzioni. E si è aggiornata: «Oggi ripartirei da Internet». Ripensa alla lezione di Tavolara, alle tradizioni da consegnare alle generazioni future: «Sarebbe un peccato se tutto finisse così».
paolini@unionesarda.it

ecco cosa succede a chi difende da vip spocchiosi ed illefgalità la propria terra Arzachena. A processo i due giovani che manifestavano contro il locale di Capriccioli

il titolo pur  sembrare  fuorviante , iun quanto l'unione  sarda   giornale  berlusconiamo l'equivalente  di  libero e il  giornale   ,  è l'unico   giornale sardo free dopo  il fallimento   dele due  ediziooni  (  nord e sud  )  de ul sardegna  de  gruppo epolis 


Arzachena. 

A processo i due giovani che manifestavano contro il locale di CapriccioliQuelli che bivaccavano al Billionaire Organizzavano pic-nic di protesta sulla spiaggia dei vip

Domenica 03 aprile 2011
 
I fratelli arzachenesi, citati a giudizio, ora rischiano due anni di carcere.
È una storia che inizia dalla fine: il Billionaire beach, rifugio vip sulla spiaggia di Capriccioli chiuso dall'estate 2009; i due principali contestatori dello stabilimento extralusso citati a giudizio, ora rischiano una condanna sino a due anni di carcere. Questo è la conclusione di un confronto che nel 2009 ha animato le pagine estive dei quotidiani nazionali e messo a dura prova la pazienza dei manager di Briatore. Ci hanno perso tutti. Il prossimo 22 aprile Giovanni Pietro Pirina (48 anni) e il fratello Mario Fabrizio (39), artigiani di Arzachena, dovranno comparire davanti al giudice di pace (più avanti anche a quello civile per il risarcimento danni) per i blitz al Billionaire beach. Niente di particolarmente violento, ma fastidioso sì, almeno per i gestori della struttura balneare. I due fratelli nell'estate del 2009 occupavano abusivamente nei week end i terreni gestiti dal Billionaire. Tovaglia e asciugamano sul prato, sfidavano con pic nic fatti in casa il mondo vip che pagava centinaia di euro per qualche metro quadro di verde, all'ombra di tende in cotone e lettini in legno pregiato. Clienti milionari, serviti e riveriti, in cerca di discrezione e comfort, ma sbeffeggiati al loro arrivo dai contestatori. Anche perché la protesta dei due arzachenesi, presto ha trovato adepti tra gli altri frequentatori della marina. Risultato: dopo mesi di battaglie, dispetti e pic nic improvvisati, il Billionaire srl ha restituito tutto alla Geseco, la società del comune di Arzachena che si occupa della valorizzazione degli immobili pubblici. Chiusa l'esperienza in riva al mare, licenziate una decina di persone, svaniti dalle casse comunali 70 mila euro all'anno di affitto. Un milione di euro di investimenti persi, come le copertine sui media nazionali e la clientela a cinque stelle. Tutto in fumo. Cosa abbia originato la protesta e il successivo caos, spingendo gli imprenditori a disinvestire a Capriccioli, è un mistero. Le accuse di privatizzare la spiaggia, cadute nel vuoto, come conferma il contratto d'affitto e la sua disdetta consensuale con la Geseco: accesso pubblico, bar a prezzi calmierati, piccola ristorazione, servizi igienici gratuiti. Accordi rispettati. Certo c'era anche l'area vip: champagne e caviale, massaggi e fitness. Banconote da 500 euro e carte con credito illimitato. Del resto sulla spiaggia di Capriccioli, tra hotel cinque stelle e ville super lusso il servizio richiesto è quello al top della categoria. E ancora la contestazione di aver danneggiato un bosco di ginepri: fatti gli accertamenti, la gestione Billionaire beach aveva rispettato le indicazioni di Forestale e comune. Insomma tanto urlare per niente. O quasi niente: chi voleva il levate le tende del Billionaire beach starà ancora brindando. Questo sì, un levate i calici riservato a pochi. E senza neppure una nuova busta paga.
MAURIZIO OLANDI

1.4.11

viaggio nella frontiera VIII morte in agguato e Jack trova l'amore

Dopo gli avvenimenti del giorno prima , passammo  gli ultimi giorni  di convalescenza  di Jack nella tribu'di Nuvola rossa . Una sera  chiesi a Jack cosa  volesse rimanere li , dove peraltro s'era ambientato ala grande o  se volesse percorrere con me   l'ultima tappa ( ancora  3  giorni  di strada  ) del mio cammino .
Lui chiese  un po' di tempo per pensarci  . Io  gli dissi : << la notte porta  consiglio ,non importa  quale  sia la tua decisione , l'importante  è che non ti lasci influenzare  ne' da me  vecchio cariatide  ultimo residuo della frontiera  ne' da loro , ma  sia tu a decidere  >> .
Il giorno dopo decise  di venire  con me  , ma  visto  lo sguardo di tristezza    e nostalgia  con  cui guardava  in suoi nuovi " fratelli "  lo invitai e gli suggeri di restare  , tanto non era ne' la prima ne' l'ultima che  viaggiavo da solo .
Lui si consulto  con la sua nuova famiglia  promettendoli che sarebbe ritornato  e che se partiva con me  è perchè che non voleva  abbandonarmi ed  era curioso di conoscere la mia  tribù d'origine    .
Salutammo ed abbracciammo  gli amici e i " fratelli  " e  partimmo.Il viaggio procedette normalmente senza  problemi e senza  che i  guai  cercassero noi o  noi loro . Arrivammo  al  rio sonora  e quindi ad un giorno di  strada da casa . Ma lo trovammo  in piena . Quindi  dovemmo fare  una deviazione  che avrebbe allungato la strada di  3  giorni in piu'
Jack  mi vide  preoccupato,inforcando le  sopraciglia  mi chiese  : <<  sei preoccupato per per la scarsita'  di provviste o cos'altro ? >> . Io << non è per quello visto  che altre  volte  mi sono e ci siamo arrangianti  ma  è che siamo   nelle  vicinanze del territorio   della  tribu'  dei corvi neri,una  di quelle più chiuse  e piene d'odio ( ma come non dargli torto dopo i masacri e  le violazioni  degli accordi e dei trattati  da parte del Governo ) chiusa  all'uomo bianco  e poi dopo essere stata ingannata  refrattaria a cercare  accordi e contatti pacifici   >> .
Ma  jack  con il solito  ottimismo convivente  << capisco  la tua preoccupazione  ma oltre  a riccorre  alle  armi  possiamo tentare il dialogo  visto  che , dal quel  mi hai e mi hanno raccontato, sei in buoni ed affabili rapporti    con   vari capi indiani o persone appartenti alla  loro cerchia  >> . Io non  riusci a  replicare   se non con un semplice   << va beh andiamo avanti >> in quanto avevo fretta  ed  ero ansioso  di  rivedere mia madre e la mia  tribu d'origine .
I primi due  giorni nessun problema  Il primo giorno nessun problema ci arrangiammo con la pesca e con quelche radice  selavatica . Il secondo giorno  con la  caccia .In entrambi  i  giorni  ci procurammo il minimo indispensabile  , essendo  in primavera  e quindi periodo , per il mondo animale  , degli amori e dela riproduzione 
Il problema  avenne al  terzo giorno  ,proprio a  qualche ora  di  cammino  da casa  , stavamo raccogliendo   delle  bacche  per il pranzo  , quando  fummo saliti e  colti alla  sprovvista ( come due novellini  ) non facemmo  in tempo a prendere le armi  che  per  distrazione  erano rimaste sui cavalli  insieme ai nostri cinturioni nè ad intavolare  una discussione  un confronto in quanto fummo colpiti alle spalle  e  fummoquindi storditi
 Credevamo di perdere i nostri cavalli e le nostre sacche  da viaggio  , essendo quella dei corvi neri una  tribu'di predoni , fortunatamente  li ritrovammo all'accampamento dove  ci avevamo portato  .
Appena arrivati    fummo messi senza  tanti complimenti al palo della tortura.I nostri  cavalli  e  le nostre sacche  furono spartite  fra  gli assalitori come  bottino di  guerra . Mi venne il magone nel vedere  che  la mia coolt  45 che mi aveva  accompagnato  da  20 anni fosse  finita in mani  estranee . Essa nostante   fosse diventata un ferro vecchio  , sarebbe dovuta essere  un regalo per  jack , qualunque fosse stata la sua decisoone  dopo aver  conosciuto la mia  tribù  .Intanto ci si preparava  la danza  dello scalpo.
Dopo la  danza  rituale  si stava per eseguire la nostra  condanna ma furono  fortunatamente  interotti da Occhio d'aquila  un fratello adottivo di grande  naso  . Appena lo vidi non lo riconobbi subito  , ma  poi appena  s'avvicino  a me  ,come  un lampo nel cielo sereno  mi venne un flask  e  ricordai  che  in realta si chiamava  coda  di lupao. Era quel'indiano  a cui avevo salvato   la  vita  e  curato  quando fu ferito  da una trappola  lasciata  da qualche cacciatore di frodo .Egli grido : << fermatevi quello  è ilo mio amico  colui che mi  ha salvato la  vita   ballaconilupi , il radrizzatore  di torti  l'amico di Aquila  della notte  e di piccolo falco   . Chiedo ,il rispetto della regola dell'ospitalità . >> Cadde  un silenzio , interrotto dal capo  tribù che diede ordine di liberarmi .Ero sorpreso  in quanto osservai nei  visi e negli sguardi  degli altri componenti dela tribù la  curiosità nel sentire i miie nomi  . Evidentemente     anche  in  una     una  tribu' ostile , i miei nomi ( sia indiani  che   da  uomo bianco  )  erano noti .
Gli adetti al rito  mi liberarono , Il capo s'addirro' considerando  l'aver dissubito  ai suoi ordini un affronto .Ma sia occhio d'aquila\ coda di lupo ed altri membri dela tribu'  fra cui mi pare  di ricordare  anche  uno  dei figli del capo  lo convinsero  a  rinunciare al mio scalpo in base  alla ( comune fra i popoli  indiani ) legge  sull'ospitalità , ma  soprattutto perchè vedendomi   e sento di me  s'accorsero  che non ero un semplice  uomo bianco  . Grande  naso dovette , accettare senza  discutere sia per evitare fratture  all'interno  della tribu', sia  perchè ègli era , oltre  che  ligio alle consuetudini  e alle leggi   della fratellanza  collante comune a  tutte le tribu , padre addottivo di Coda di lupo  .
Fu cosi  che si concentrarono  su jack , ma anche stavolta  non si fece  in tempo a procede  perchè a  salvare  lui, non fui io stavolta , ma fu ancora  una volta la dea bendata . stavolta  furono nuovament interotti  da cerbiatta libera  che vaga nei boschi ,figlia  del capo .
Essa intervenne  presso grande naso    mentre stavo cercando qualche appiglio per  salvare jack . La bella ragazza  chiese , vedendo  uno dei tatuaggi  di jack un simbolo di fratellanza  e di pace e forse  da come  l'osservava  perchè  s'era innamorata di lui rimanendone affascinata , chiese al padre che  in virtu'  delle leggi dela tribu' potesse prenderlo come sposo  .
Ma, ahime ,la  sua  inenzione  fu stroncata sul nascere , dallo stesso Grande naso  che la mise  dinnanzi alla cruda   realta' <<   Cerbiatta  che ..  la legge , dovresti saperlolo meglio di me , della  nostra  tribu' prevvede  solo  colui che   sappia usare l'arco  con grande maestria possa sposare  la  figlia di un capo  >> e lei  sconsolata  <<  Gia' è vero . peccato ma  questo giovane bianco  mi esso  ha preso il cuore e sarei stata felicisima  di poterlo sposare   >>  e se  ne  ando' piangendo  nel suo taipe' . Il  rito dello scalpo  riprese  ,ed  alcuni punti del cuoio  cappelluto  di jack   furono strappati . Sembrava  non ci fosse  più niente  da fae  , quando  ,  approfittando  della situazione  , ero riuscito a trovare  , facendo leva sugli usi  comuni  dele  varie  popolazioni indiane , una probabile  soluzione  al problema  .
La mia forse  era azzardata , ma  era  l'unica percorribile  e adatta  a tale  situazione per risolvere la  situazione senza  dover far ricorso all'uso delle  armi .
Ma  per poter far  questo avevo bisogno  d'attirare la  situazione generale  in modo da interrompere la  violenza  che stavano facendo  a  jack  .
Ecco  che  Tentai il tutto per  tutto  , presi la pistola  , sparai  due  colpi in aria   , per  attirare  su di me l'attenzione  su di me .Poi la  rimisi nella fondina e con le mani alzate   provai  a spiegare   alla folla  radunatasi  con aspetto bellicoso , mi cattturano e mi rimisero sul palo concedendomi l'onore  di morire  con la mia pistola .Smisero di torturare  jack  e  si gettarono su di me  . Ma  furono ( evkidentemente  era  giornata  fortunata  )   bloccati  sia   cerbiatta  che  ... sia  da  coda di lupo  che  avevano capito lsa mia intenzione , cioè quella di chiedere al capo tribù  che io  potessi prima di una  eventuale  sentenza  di condanna  difendere  jack o  chhe  gli fosse   data la possibilità  una volta  ripresosi ,di poterlo fare lui  . Grande naso  acconsenti  e  disse <<  cos'ha  da  dire  d'importante   da  dirci  ballaconilupi , che ha  voluto  attirare la nostra  attenzione ? >>.
Io <<  chieo in virtù  delle  leggi  della tribù  che  il mio amico possa  prima di una eventuale condanna  dimostrare
la sua a bilità con l'arco >> .Jack fu preso  da sgomento e inizio a tremare  tutto , ma  incrociai il suo  viso con  un sguardo rassicurante   che   lo calmo parzialmente .
Grande  naso  e  Arciere , vedendo  il sudore  scendermi sul viso  (  non era  solo paura , ma  era   caldo  ) mi dissero  mi dissero   che  parlavo con lingua  biforcuta   solo 'per  salvare  il mio amico  e la mia  pelle . Ma fortunatamente   fu creduto oltre  che da  coda  di lupo  e cerbiatta  che  ... anche  ( se la memoria  non m'inganna )  sia l'uomo medicina della  trib\'f9  parente pi\'f9 o meno    stretto  ( non ricordo il grado  di  parentela preciso  ) con un arciere    il vecchio stregone  navajo  Ta-hu-nah amico  di tex willer , che  garanti' sulla mia  correttezza  e buona fede.  Raccont\o', despurando  delle leggende   e  creatosi intorno ad essa   , la mia storia  . Molti della  tribu'  ricordarono  d'aver  gi\'e0 sentito  di me e  d'essa . Inoltre  confermo' il  significato della collana  Allora da parte di grande naso so  mi  fu chiesto  << Prima  di condannare  , se  ballaconilupi insieme  al suo amico bianco  , gli dia la possibilita' di dimostrarci  che  non è lingua biforcuta come sembra , ci spieghi in base a cosa  basa  i meriti  del  suo amico uomo bianco   che sta tentando  di salvare   a tutti i costi  >>.
mi schiari'la  gola << la  tua  domanda  e  ilo  tuo dubbio  sono  più  che  giuste , oh valoroso  capo , il mio amico  un valoroso costruttore  d'archi e un infallibile arciere , quello che voi chiamate  un Sa....>> 
<< Sakem-Sake-San >> nel  sentire  quest'ultima  frase  tutti i presenti nell'accampamento e chi  , compresa  cerbiata  che  ... usciti dalle loro tende  appena s'accorsero che la  discussione stava crescendo di volume     , rimasero silenziosamente  increduli  e  sorpresi  .A rompere  tale  atmosfera  creatasi  , fu insieme  a  grande naso suo figliastro piccolo  Arciere .
Il quale   mi disse << Se l'amico degli indiani  ballaconilupi , non è un bugiardo  ci  dimostri che  egli non stia mentendo  per  salvarsi e  salvare la vita  del suo amico e ci dica  sinceramente  quando il suo amico bianco avrebbe otiro tenuto tale titolo >> . Grande  Orso m'invito a  rispondere
Stavo iniziando a rispondergli : << Oh valoroso  capo e  ... >>   , quando Arciere  con fare  straffote   <<  oh padre  non credere  al rinnegato e  lingua biforcuta ballaconilupi e a quanto detto dal fazioso coda  di lupo non vedi come  ha  tradito  la  tua  generosita' usando le armi  >> .Grande  naso  , era titubante e chiese  silenzio ,mettendo a tacere  momentaneamente  l'insolenza  del giovane . Stava decidendo se farmi riprendere a parlare  quando  Intervennero a mia difesa  oltre  il mio amico  coda  di lupo  , sia  l'uomo medicina  e mi pare qualche altro vecchio  saggio della  tribu' , mi chiesero  scusa  e mi  chiesero di  perdonare l'insolenza  d'arciere    ,  in quanto  egli aveva  perso un amico a  causa  di vigliacco uomo bianco e  poi non conosceva   tutta  la mia storia e le mie   vicende .
Lo  perdonai  e capiiì benissimo la  situazione  di tale  situazione  ed  i dubbi   di grande naso .Feci un respiro profondo  << ... e giovane guerriero , ballaconilupi non mente ,Ha  notato  solo ora  il premio ricevuto dal suo amico .Egli vuole    si la liberazione del suo amico  e   anche  la  sua  , ma  in modo e pacifico. Infatti è per poterlo chiedere direttamente  che  dopo aver sparato in aria   ha  alzato le mani , deposto la  sua pistola ,  e  non ha  opposto resistenza   quando  è stato rimesso sul palo. Inoltre  egli  chiede   che  se dovese  essere   condannato  perchè  ha violato le vostre leggi o  lo dovette ritenere  ostile  benvenga  accetterà il vostro giudizio.Ma  chiede  solo che lui  e il suo amico   possano difendersi e dimostrare  dandone  prova  che  non hanno inenzioni ostilioro confronti  e che l'amico bianco  è realmente   quello che  ho appena detto  come  testimoniano ,indicai (   riuscendo   a  trattenere  ogni espressione del mio viso che potesse tradire   e  ed evidenziare che stavo parzialmente mentendo   sul ruolo di jack ) il tuatuaggio   sul  braccio destro  e  la  collana  con il  simbolo dell'arciere ( in realta' regalatagli  dai suoi fratelli di sangue ).Se nel caso dovesse risultare  che  io abbia usato nei vostri confronti  lingua  biforcuta e lui confermare  le  sue  abilita' me descritte possiamo essere  condannati entrambi al palo della tortura o agli avvoltoi  o a qualunque altra  forma  di condanna voi  decidiate    di  assegnarci   .>>
Tutta la tribu' , udendo tali parole da me pronunciate , rimase  a bocca aperta , mancava  solo l'applauso  . Vista il paree favorevole della maggior parte dela sua  tribù , grande naso , chiamò cerbiatta che ... che  ci slego . Segui Jack  ,  che  fu portato da Cerbiatta che ...  e un altra  donna  dall'uomo medicina  dove  gli prestarono le prime cure .
Visto il  clamore e la  fortuna sfacciata dalla nostra parte ( come se  qualcuno la sù ci  avesse voluto aiutare  ed  avesse avuto  pietà  di noi  o  magari ritiene che il nostro tempo non è ancora  giunto )  grande  Naso decise di credermi .Osservo ancora il tatuaggio e la collana  di jack, guardò negli occhi  i nostri salvatori : cerbiatta che.. , coda di lupo , lo stregone e disse  << ok  a fine mese c'è  un torneo fra i vari gruppi della mia tribù , la  il tuo amico bianco ,  mezo scalpo , potra  dimostrare  quello che tu dici .La gara  sarà a due prove ,   tiro semplice e  tiro  al volo . Basta  che  ne vinca  una sola è avrete  salva la vita . Se poi  vincerà  in tutte  e due  prometto  solennemente di portare in consiglio  che seppelirò per sempre finchè sarò in  vita   e lo lascerò  scritto a miei successori ( salvo ovviamente  per difesa o violazioni da parte dei bianchi )  cesserò ogni ostilità e  ogni razzia verso gli uomini bianchi e  tutte le tribù , compresa la tua , oh saggio  ballaconilupi  .
Siete liberi di rimanere qui  , se vi aggradà e credo che a mia figlia cerbiatta fara piacere  andare a trovare  la  tua  famiglia  .L'importantee   è che vi presentiete alla gara.
Vidi che  jackaveva bisogno di cure e decidemmo di rimanere  uno  \  due giorni  .

L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...