4.10.12

VIENE RICORDATO DI PIU' L'11\9 \2001 CHE IL MASSACRO NEI campi profughi di Sabra e Chatila

    tradotto  tramite  goooglechrome   
Il massacro dimenticato
Trent'anni dopo 1.700 palestinesi sono stati uccisi in campi profughi di Sabra e Chatila, Robert Fisk rivisita i campi di sterminio
 
 
I ricordi restano, naturalmente. L'uomo che ha perso la sua famiglia in un massacro in precedenza, solo per guardare i giovani di Chatila in fila dopo le nuove uccisioni e in marcia verso la morte. Ma - come il fango accumulato sulla punta spazzatura in mezzo alle baracche di cemento - la puzza di ingiustizia pervade ancora i campi dove sono stati macellati 1.700 palestinesi, 30 anni fa, la prossima settimana. Nessuno è stato processato e condannato per una strage, che anche uno scrittore israeliano, al momento rispetto alla uccisione di jugoslavi di simpatizzanti nazisti nella seconda guerra mondiale. Sabra e Chatila sono un memoriale per i criminali che la responsabilità eluse, che ha ottenuto via con esso.
Khaled Abu Noor era un adolescente, un aspirante miliziano che aveva lasciato il campo per la montagna prima di Israele alleati falangisti entrato Sabra e Chatila. Forse questo gli danno un senso di colpa, che non era lì per combattere gli stupratori e gli assassini? "Quello che ci sentiamo tutti oggi è la depressione," ha detto. "Abbiamo chiesto giustizia, studi internazionali - ma non c'era niente Non una sola persona è stata ritenuta responsabile Nessuno è stato messo davanti alla giustizia e quindi abbiamo dovuto subire durante la guerra 1986 campi (per mano di libanesi sciiti) e così... gli israeliani potrebbero macellazione tanti palestinesi nella Striscia di Gaza 2008-9 guerra. Se ci fosse stato processi per quello che è successo 30 anni fa, le uccisioni di Gaza non sarebbe successo. "
Ha ragione, naturalmente. Mentre presidenti e primi ministri si sono allineati a Manhattan a piangere i morti del 2001 crimini internazionali contro l'umanità presso il World Trade Centre, non un solo leader occidentale ha avuto il coraggio di visitare la umida e sudicia Sabra e Chatila fosse comuni, ombreggiato da alcuni alberi trasandati e fotografie sbiadite dei morti. Né, sia detto - in 30 anni - ha un unico leader arabo preso la briga di visitare l'ultimo luogo di riposo di almeno 600 delle 1.700 vittime. Potentati arabi sanguinare nel loro cuore per i palestinesi, ma un biglietto aereo per Beirut potrebbe essere un po 'troppo in questi giorni - e che di loro vorrebbe offendere gli israeliani o gli americani?
Si tratta di una ironia - ma importante, comunque - che l'unica nazione a tenere un serio ufficiale sul massacro, anche se imperfetta, era Israele.L'esercito israeliano ha inviato gli assassini nei campi e poi visto - e non ha fatto niente - mentre l'atrocità ha avuto luogo. Un certo tenente israeliano Avi Grabowsky ha dato la prova più eloquente di questo. La Commissione Kahan ha l'allora ministro della difesa Ariel Sharon personalmente responsabile, dal momento che egli ha inviato ai spietati anti-palestinesi falangisti nei campi per "scovare i terroristi" - "terroristi" che si rivelò essere inesistente come armi irachene di distruzione di massa 21 anni dopo.
Sharon ha perso il lavoro, ma in seguito divenne primo ministro, fino a quando interrotta da un ictus che è sopravvissuto - ma che ha preso da lui anche il potere della parola. Elie Hobeika, il leader milizia cristiana libanese che ha condotto i suoi assassini nel campo - dopo che Sharon aveva detto la Falange che i palestinesi avevano appena assassinato il loro capo, Bashir Gemayel - è stato assassinato anni dopo, nella zona est di Beirut. I suoi nemici secondo i siriani lo ha ucciso, i suoi amici accusato gli israeliani, Hobeika, che era "andato di traverso" ai siriani, aveva appena annunciato di voler "dire tutto" su di Sabra e Chatila atrocità in un tribunale belga, che ha voluto provare Sharon.
Naturalmente, quelli di noi che sono entrati nei campi sul terzo e ultimo giorno della strage - 18 Settembre, 1982 - i nostri ricordi. Ricordo il vecchio in pigiama sdraiato sulla schiena sulla strada principale con il suo bastone da passeggio innocente accanto a lui, le due donne e un bambino girato accanto a un cavallo morto, la casa privata in cui riparo dagli assassini con il mio collega Loren Jenkins del Washington Post - solo per trovare una donna morta giovane sdraiato nel cortile accanto a noi.Alcune delle donne era stata violentata prima della loro uccisione. Gli eserciti di mosche, l'odore di decomposizione. Queste cose si ricorda.
Abu Maher è di 65 - come Khaled Abu Noor, la sua famiglia originaria abbandonato le loro case in Safad nell'attuale Israele - ed è rimasto in campo per tutto il massacro, in un primo momento increduli le donne ei bambini che lo sollecitavano a correre da casa sua. "Un vicino donna ha cominciato a urlare e ho guardato fuori e ho visto il suo ucciso e sua figlia ha cercato di scappare e il killer la inseguivano, dicendo:" Uccidi lei, ucciderla, non lasciarla andare! "Ha urlato a me e io non poteva fare niente. Ma lei fuggì. "
Ripetuti viaggi al campo, anno dopo anno, hanno costruito un racconto di dettaglio sorprendente. Le indagini di Karsten Tveit della radio norvegese e mi ha dimostrato che molti uomini, visto da Abu Maher essere sfilato via vivo dopo il massacro iniziale, sono stati successivamente consegnati dagli israeliani nuovo al assassini falangista - che li hanno tenuti prigionieri per giorni nella parte orientale di Beirut e poi , quando non poteva scambiare per gli ostaggi cristiani, fatti loro in fosse comuni.
E gli argomenti a favore della dimenticanza sono stati crudelmente distribuito. Perché ricordare a poche centinaia di palestinesi massacrati quando 25.000 sono stati uccisi in Siria in 19 mesi?
I sostenitori di Israele e critici del mondo musulmano mi hanno scritto negli ultimi due anni, abusando di me per fare riferimento più volte al massacro di Sabra e Chatila, come se la mia testimone oculare di questa atrocità ha - come un criminale di guerra - uno statuto di limitazioni. Alla luce di queste mie relazioni (rispetto al mio account di oppressione turca) un lettore mi ha scritto che "vorrei concludere che, in questo caso (Sabra e Chatila), si dispone di un anti-israeliana. Questo si basa esclusivamente sulla numero sproporzionato di riferimenti apportata a questa atrocità ... "
Ma si può fare di troppo? Dr Bayan al-Hout, vedova del ex ambasciatore dell'Olp a Beirut, ha scritto il racconto più autorevole e dettagliato di Sabra e Chatila crimini di guerra - perché è quello che erano - e conclude che negli anni che seguirono, la gente aveva paura di ricordare l'evento."Allora gruppi internazionali iniziato a parlare e chiedendo Dobbiamo ricordare che tutti noi siamo responsabili di quello che è successo e le vittime sono ancora segnato da questi eventi -.. Anche coloro che sono nati sarà segnato -. E hanno bisogno di amore" Nella conclusione del suo libro, il dottor al-Hout chiede un po 'di difficile - anzi, pericoloso - domande: "Se gli autori gli unici responsabili erano le persone che hanno commesso i crimini erano solo i criminali anche coloro che ha emesso gli ordini unico responsabile? , chi in verità è la responsabilità? "
In altre parole, non sono responsabili in Libano con il falangista libanese, Israele con l'esercito israeliano, l'Occidente con il suo alleato di Israele, gli arabi con il loro alleato degli Stati Uniti? Il dottor al-Hout si conclude la sua indagine con una citazione dal rabbino Abraham Heschel che infuriava contro la guerra del Vietnam. "In una società libera", ha detto il rabbino, "alcuni sono colpevoli, ma tutti sono responsabili".
Timeline: Sabra e Chatila
14 settembre 1982
Libano Christian Presidente eletto, Bashir Gemayel, viene assassinato da un militante filo-siriano, ma i suoi fedelissimi incolpare i palestinesi.
16 settembre 1982
Miliziani cristiani libanesi entrare nei campi di Sabra e Chatila per effettuare attacchi di vendetta sui rifugiati palestinesi, di occupare le forze israeliane a guardia dei campi e la cottura razzi per aiutare gli attacchi di notte.
18 settembre 1982
Dopo tre giorni di stupri, combattimenti ed esecuzioni brutali, milizie finalmente lasciare i campi con 1700 morti.

3.10.12

La Terra di Nurak, la Sardegna neolitica diventa un fantasy


 da la nuova sardegna online del 29\9\2012
di Fabio Canessa

«A 16 anni vidi "Principessa Mononoke" di Hayao Miyazaki in una proiezione gratuita a Carbonia e ne rimasi impressionato». Andrea Atzori lo dice subito. Come per riverenza nei confronti del maestro dell'animazione giapponese, sottolinea il debito d'ispirazione verso una delle su opere più belle. E scoprendo "Iskidà della Terra di Nurak" si ritrovano facilmente riferimenti a Miyazaki, l'omaggio voluto dall'autore e dal quale parte la creazione di un mondo che vuole essere la base di una saga fantasy. Si presenta così il progetto di Atzori che inizia con un primo volume appena pubblicato dalla  casa editrice  Condaghes per la collana "Il Trenino Verde" (144 pagine, 10 euro). Ad accompagnare le parole dell'autore, le illustrazioni di Dany&Dany: il duo formato dalle fumettiste Daniela Orrù e Daniela Serri. Il volume sarà presentato giovedì a Cagliari, alle 18 alla Feltrinelli point, e ieri a Carbonia, alle 18.30 nella biblioteca comunale.
Iskìda, la protagonista della storia, è una giovane eroina che, con il suo fedele cane Ino, si troverà catapultata in un intrico di vicende avventurose stagliate sullo sfondo della scura Terra di Nurak, una terra fantastica ispirata alla Sardegna: «Ma voglio chiarire subito – evidenzia Atzori – che la mia storia non vuole rispettare un rigore archeologico, nuragico, storiografico. È un fantasy liberamente ispirato alla nostra isola. Anzi Nurak non è un'isola. Per i clan che la abitano è l'unica terra. Oltre c'è solo il nulla del mare».
Una Sardegna neolitico-ancestrale in cui entrano elementi dell'immaginario fantastico tradizionale. Magia, tribù, misteriosi animali, giganti e quant'altro: «Ma perché in Giappone o in altri Paesi – dice l'autore – si possono creare grandi eroine sfruttando il loro folclore e riadattandolo in maniera contemporanea e da noi no? Abbiamo un grande bagaglio di cultura, di miti tradizionali che credo possa essere utilizzato con canoni moderni, vincenti, per appassionare ragazzi e adulti».
Nato a Cagliari, cresciuto a Carbonia, un master in editoria a Oxford dopo la laurea nel capoluogo isolano, Atzori è al suo secondo lavoro come scrittore dopo "Brogliaccio del nord. Peripezie di uno studente Erasmus in Estonia», pubblicato nel 2011 dalla casa editrice Cuec. «Il secondo volume di "Iskìda della Terra di Nurak" – spiega – dovrebbe uscire a dicembre e poi intorno a febbraio il terzo con il quale si concluderà la prima stagione. L'idea è però quella di una trilogia, un po' come in genere le saghe fantasy. Quindi in primavera, quando sarà completata questa prima parte, vedremo e speriamo di poter continuare il progetto». Ad accompagnare, arricchire il testo ci sono come detto delle belle illustrazioni opera di Dany&Dany: «È stata una proposta dell'editore – spiega Andrea Atzori – e mi ha subito entusiasmato. La collaborazione è stata fondamentale per quello che volevo creare, l'impronta grafica vale metà dell'insieme. Hanno fatto un lavoro strepitoso, hanno dato tratti al mio immaginario e questa era l'idea di fondo: creare un mondo magico per il Lettore non solo con le parole, ma anche con le illustrazioni. Sono delle professioniste straordinarie».
Le due artiste cagliaritane (con pubblicazioni anche in Germania e negli Stati Uniti), abituate a scrivere le storie che poi disegnano, raccontano così l'esperienza dal loro punta di vista: «Per la prima volta dopo tanto tempo ci siamo ritrovate nei panni di "nude disegnatrici" – evidenziano –. Una bella esperienza, soprattutto perché il progetto ci ha coinvolte al di là del lato meramente professionale: Nurak è uno di quegli universi che non nascondiamo ci sarebbe piaciuto poter sviluppare noi stesse un giorno. Così quando Condaghes ci ha contattate ci è sembrato un po' un segno del destino».Esponenti del global manga, le due disegnatrici si rivelano perfette con le loro illustrazioni a completare visivamente il mondo nel quale il lettore è introdotto pian piano dalle parole di Andrea Atzori: «Per quanto riguarda l'ispirazione miyazakiana voluta da Andrea – sottolineano Dany&Dany – l'abbiamo seguita volentieri: siamo tutti grandi ammiratori del maestro giapponese. Ma è comunque un omaggio che non va al di là di una semplice evocazione. Gli scambi con l'autore sono stati molto serrati, fin dalla fase del character design. Ci ha messo a disposizione diversi documenti descrittivi di tutto il background e dei personaggi fin nei minimi dettagli, per cui abbiamo sempre avuto riferimenti certi su tutto. Temevamo che questa premessa potesse essere limitante dal punto di vista creativo, ma così non è stato: si è creata una bella sinergia con l'autore e ci siamo ritrovate sulla sua stessa lunghezza d'onda per molte cose, quasi come la storia fosse anche un po' nostra».

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il violino rosso ., hugo cabret

                                         The red  violin ( il violino Rosso ) 

un buon film  , un ottimo triller  peccato  che  abbia trovato in rete  la versione  non sottotitolata  ( che trovate qui   in streaming  almeno che  non abbiate mozzilla  fire  fox  e  quindi a scaricarvelo da  you.utube  )  e mi sia  dovuta  sciorinare  le parti in tedesco  ,  in cinese  , ed inglese  ,  e quindi mi sia  perso  alcuni passaggi   fondamentali   del film tipo  come   viene attuato lo scambio   dei violini   . Ma 


come dicono moltoi commenti  su  youtube  (   che peraltro   condivido   in quanto sono arrivato al film sentendo su radio tre  non ricordo  la trasmissione mi pare fosse  Hollywood Party sentendo la colonna sonora )   : << Non è necessario conoscere tutte le lingue per apprezzare la magia del violino. Tuttavia, probabilmente otterrete il massimo del film, se avete letto la pagina wiki (se non riesci a capire tutte le lingue e non possiede il dvd per i sottotitoli in inglese).
Ci sono legami simbolici così tanti in tutto il film, la lettura su di esso solo aggiungere a quello che un film meraviglioso che è di per sé - con un apprezzamento per il solo linguaggio universale della musica. (....) Non c'è bisogno di capire una qualsiasi delle lingue per capire questo film, il viaggio violini parla da sé ! >> . Per  chi volesse sapere la trama   tropvas qui maggiori dettagli con la  trama .Un   buon film  almeno per  chi  è  abituato alle storie  di Martin Mystere , Napoleone  , Dylan Dog  .

        


                                                                 Hugo Cabret 

« Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu! »
(Hugo Cabret)







Un film Belissimo  con  Numerose le citazioni e gli omaggi ad altri film importanti della  storia del cinema  . Tra i più importanti, Preferisco l'ascensore, film del 1923 con Harold Lloyd, ad una cui proiezione assistono i due protagonisti, o L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei fratelli Lumière. Infine, si possono riconoscere numerose locandine di altre pellicole cinematografiche, come Vita da cani di Charlie ChaplinCome vinsi la guerra di Buster Keaton, e Why Men Work di Leo McCareyNella scena in cui Hugo e Isabelle    SPOLLER stanno consultando il libro in biblioteca SPOLLER  si possono

2.10.12

Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati


a chi mi chiedeva un po' di storia dopo il 1994 eccolo accontentato
da ilfattoquotidiano
Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati
Siccome ormai indignarsi è una moda trendy, già immaginiamo gli alti lai e gli stracciar di vesti che seguiranno alla puntata di stasera di Report con la carrellata dei condannati, imputati, indagati e prescritti del Parlamento italiano: 100 in tutto. Le “quote marron” formano un poderoso esercito di onorevoli e senatori che ammonta ormai ben oltre uno su dieci del totale: un tasso di devianza che non trova riscontri nemmeno nelle più degradate periferie metropolitane. Con un’aggravante, messa bene in luce da Report: questi galantuomini sono portatori insani del più smaccato eppur invisibile conflitto d’interessi. Dovrebbero votare leggi più severe contro la corruzione, la concussione, il falso in bilancio, la truffa, il peculato, l’abuso d’ufficio, il finanziamento illecito, l’associazione per delinquere, ma non vogliono né possono farlo, dovendo rispondere di quei reati nelle procure, nei tribunali, nelle corti d’appello, in Cassazione o addirittura (21 di loro) sono già stati condannati in via definitiva.
Poi naturalmente ci sono gli avvocati che li seguono in Parlamento, quasi tutti infilati nelle commissioni giustizia a legiferare a vantaggio dei clienti che li han fatti eleggere grazie al Porcellum. Infine c’è chi è incensurato solo perché non l’hanno ancora scoperto e agisce di conseguenza. Solo così si spiega la produzione industriale di leggi-vergogna, ad castam, contro la giustizia e a favore dei ladri con colletto bianco e guanti gialli (un centinaio di norme negli ultimi 15 anni), il blocco della ratifica delle convenzioni internazionali contro la corruzione e financo del risibile pacchetto anti-tangenti racimolato dalla ministra Paola Severino. Ma nel Palazzo sono in pochi ad aver il diritto a indignarsi. In qualche cassetto del Senato riposa in pace dal 2007 la proposta di legge di iniziativa popolare su cui Beppe Grillo, al V-Day di Bologna, aveva raccolto 300 mila firme per rendere ineleggibili almeno i condannati. Et pour cause.
Tutti i maggiori partiti, in questi anni, hanno portato in Parlamento inquisiti e condannati, sottraendoli alla giustizia o per solidarietà di casta o perché ricattati (o mi fai eleggere o parlo di te): dal Pdl all’Udc, che vantano il record mondiale di “quote marron”, al Pd, che s’è accontentato di metterne in lista qualcuno in meno. Abbiamo persino la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani, indagato a Palermo per mafia. E fino a dieci mesi fa il premier Silvio Berlusconi era imputato di corruzione giudiziaria, concussione, prostituzione minorile, frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio: eppure il presidente Napolitano, al momento di dargli l’incarico nel 2008, non fece una piega. Così come quando nominò vari inquisiti come ministri e sottosegretari. E pensare che nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro rifiutò di incaricare Bettino Craxiperché avrebbe potuto essere (ma ancora non lo era) inquisito da Mani Pulite dopo l’arresto diMario Chiesa. E nel ’94 rifiutò di nominare ministro della Giustizia Cesare Previti non perché fosse indagato (ancora non lo era), ma perché era l’avvocato del premier, dunque in conflitto d’interessi. Altri tempi, altri presidenti.
1994, LISTE PULITE
Nel 1994 era ancora aperta la piaga di Tangentopoli, che aveva stracciato tutti i primati di inquisiti in Parlamento dall’Unità d’Italia: solo nel primo anno dell’inchiesta Mani Pulite, dal febbraio ’92 al febbraio ’93, le Camere elette nel 1992 avevano ricevuto ben 540 richieste di autorizzazione a procedere (allora necessaria per poter inquisire un eletto) nei confronti di quasi altrettanti deputati e senatori: 107 per corruzione, 89 per concussione, 46 per ricettazione, 116 per illecito finanziamento, 108 per abuso. Il totale aveva raggiunto quota 619 il 15 novembre 1993, quando – per recuperare un po’ di credibilità – il Parlamento abolì l’autorizzazione a procedere per le indagini. 

Oggi pare incredibile, ma Berlusconi fece firmare agli aspiranti candidati di Forza Italia una dichiarazione scritta e giurata che recitava: “Dichiaro: 1) di non avere carichi pendenti; 2) di non avere ricevuto avvisi di garanzia; 3) di non essere stato e di non essere sottoposto a misure di prevenzione e di non essere a conoscenza dell’esistenza a mio carico di procedimenti in corso”.E analogo impegno pretesero dai propri candidati la neonata Alleanza nazionale, i Progressisti e il Ppi-Patto Segni. Infatti gli unici partiti con i vertici indagati furono la Lega Nord (con Bossi coinvolto nella maxi-tangente Enimont) e il Pds (con il segretario Achille Occhetto e il vicesegretarioMassimo D’Alema inquisiti a Roma, assieme al tesoriere Marcello Stefanini, perché denunciati da Craxi e in seguito archiviati).
1996, LE PRIME MACCHIE
La legislatura dell’Ulivo, nata dalle elezioni del 1996 vinte da Romano Prodi, inizia sull’onda dello scandalo “toghe sporche”, scoperchiato grazie alle rivelazioni di Stefania Ariosto: Berlusconi, già imputato per corruzione della Guardia di finanza, per i falsi in bilancio All Iberian e per i finanziamenti illeciti a Craxi, è indagato insieme a Previti per corruzione giudiziaria (casi Sme e Monda-dori). Anche Antonio Di Pietro è imputato a Brescia in varie inchieste nate dalle denunce di molti suoi imputati: per questo non si candida (verrà prosciolto solo a campagna elettorale inoltrata e sarà nominato da Prodi ministro tecnico dei Lavori pubblici). Il Cavaliere invece sì e porta in Parlamento il suo coindagato Previti ; il suo coimputato Massimo Maria Berruti (favoreggiamento nel processo Gdf); e persino Marcello Dell’Utri, che nel ’94 ha preferito restare in azienda, ma nel ’95 è stato arrestato a Torino per frode fiscale e false fatture nell’indagine Publitalia (sarà poi condannato in via definitiva a 2 anni e mezzo), ed è pure indagato a Palermo per mafia. “Ho deciso di candidare Berruti per salvarlo dalla persecuzione dei giudici”, annuncia B.

A Milano la Lega Nord affigge manifesti con i volti di Dell’Utri e Berruti: “Votateci, se no ci arrestano”. Così, diversamente dal 1994, nelle liste del Polo e dell’Ulivo figurano indagati e addirittura condannati (uno definitivo, Vittorio Sgarbi, per truffa allo Stato, in particolare al ministero dei Beni culturali: infatti viene subito nominato sottosegretario ai Beni culturali). Nell’Ulivo sono inquisiti Prodi (a Roma, per abuso d’ufficio nell’affare Cirio, poi chiuso col proscioglimento dinanzi al gip); D’Alema e Occhetto (indagati a Venezia per finanziamento illecito dal pm Nordio, inchiesta poi finita nel nulla); Ciriaco De Mita (vecchi processi di Tangentopoli poi chiusi con assoluzioni e prescrizioni); eGiorgio La Malfa (condannato per Enimont). Condannato, sempre per Enimont, anche Bossi, ora imputato per istigazione a delinquere. Ma si tratta ancora di eccezioni, qualitativamente decisive, ma statisticamente marginali.
2001, ARRIVANO LE CAVALLETTE
Le elezioni del 2001, che non a caso segnano il ritorno trionfale del Caimano, portano in Parlamento l’invasione delle cavallette. Un’orda trasversale di condannati, imputati, inquisiti e prescritti: una novantina in tutto, quasi un eletto su 10. Pressoché tutti candidati in collegi sicuri. Nel centrodestra, oltre alle conferme di B., Previti, Dell’Utri, Bossi, La Malfa, Berruti e Sgarbi, si aggiungono i neo-indagati Gaspare GiudiceGiuseppe FirrarelloAldo BrancherGiampiero Cantoni, Romano Comincioli; e i pregiudicati di ritorno Antonio Del Pennino, Egidio Sterpa, Alfredo Vito e Gianstefano Frigerio. Quest’ultimo lo arrestano il primo giorno di legislatura: deve scontare 6 anni e 8 mesi. Otterrà l’affidamento al servizio sociale e deciderà di scontarlo a Montecitorio, indicando come “attività socialmente utile” quella di parlamentare e trasformando così la Camera in una comunità di recupero per devianti. Per non esser da meno, anche il centrosinistra porta due pregiudicati: Enzo Carra e Auguste Rollandin. Più una serie di indagati e imputati.

2006, CONDANNATI E NOMINATI
Nel 2006, anno del ritorno di Prodi, si vota per la prima volta col Porcellum: le segreterie dei partiti si nominano i parlamentari più graditi. Condannati e inquisiti in primis. Solo tre liste aderiscono alla campagna di Beppe Grillo “Parlamento pulito”: Idv (che entra per la prima volta in Parlamento), Verdi e Pdci. Pier Ferdinando Casini promette: “A parte Cuffaro, in Sicilia non ricandideremo nessun inquisito”. Poi candida, oltre a Totò Cuffaro (imputato per favoreggiamento alla mafia),Giuseppe Drago, ex presidente della Regione, condannato in primo grado per peculato e abuso per aver svuotato la cassa dei fondi riservati (230 milioni di lire); Calogero Mannino, imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa (sarà poi assolto); e Francesco Saverio Romano, indagato per lo stesso reato (anche lui poi assolto).

Così anche nella XV legislatura le quote marron sfiorano il 10% del Parlamento: la solita novantina di personaggi nei guai con la giustizia. Svettano ben 21 pregiudicati: Berruti (FI, favoreggiamento), Biondi (FI, evasione fiscale poi depenalizzata), Bossi (Ln, finanziamento illecito e istigazione a delinquere), Cantoni (FI, corruzione e bancarotta); Carra (Dl, falsa testimonianza), Cirino Pomicino (Nuova Dc, corruzione e finanziamento illecito), De Angelis (An, banda armata e associazione sovversiva), D’Elia (Rosa nel pugno, banda armata e concorso in omicidio), Dell’Utri (FI, false fatture, falso in bilancio, frode fiscale), Del Pennino (FI, finanziamento illecito), Daniele Farina (Prc, fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità), Jannuzzi (FI, diffamazione aggravata); La Malfa (FI, illecito finanziamento), Maroni (Ln, resistenza a pubblico ufficiale ); Mauro (FI, diffamazione aggravata); Nania (An, lesioni volontarie personali); Previti (FI, corruzione giudiziaria, poi dichiarato interdetto dai pubblici uffici e decaduto); Sterpa (FI, finanziamento illecito); Tomassini (FI, falso in atto pubblico); Visco (Ds, abuso edilizio); Alfredo Vito (FI, corruzione). Alcuni fanno carriera. D’Elia diventa segretario della presidenza della Camera. Farina vicepresidente della commissione Giustizia. Pomicino e Vito entrano in Antimafia.
2008, LA CARICA DEI 126 
Nel 2008 B. torna al governo per la terza volta. Stabile la percentuale di quote marron: una novantina di clienti di procure e tribunali, che nel corso della legislatura saliranno a 126. I pregiudicati, all’inizio, sono 19. Ai soliti Berruti, Bossi, Cantoni, Carra, De Angelis, Dell’Utri, La Malfa, Maroni, Nania, Sciascia, Tomassini, si aggiungono alcune pregevoli new entry: Giulio Camber (Pdl, millantato credito), Giuseppe Ciarrapico (Pdl, ricettazione fallimentare, bancarotta fraudolenta, sfruttamento del lavoro minorile, truffa pluriaggravata), Renato Farina (Pdl, favoreggiamento in sequestro di persona), Antonio Papania (Pd, abuso d’ufficio), Giuseppe Naro (Udc, abuso d’ufficio) e Salvatore Sciascia (Pdl, corruzione). Anche nel governo siede una folta rappresentanza di quote marron, con 10 elementi di spicco: il premier B. (imputato di una variopinta serie di delitti); i ministri Maroni (pregiudicato: Interni), Bossi (pregiudicato: Riforme istituzionali),Matteoli (imputato per favoreggiamento: Infrastrutture), Fitto (imputato per corruzione, finanziamento illecito, turbativa d’asta e interesse privato: Affari regionali), Calderoli (ricettazione, poi prosciolto: Semplificazione), cui si aggiungeranno Brancher (imputato di ricettazione e appropriazione indebita: Devolution) e Romano (indagato per mafia e poi assolto: Agricoltura); e i sottosegretari Gianni Letta (indagato per abuso d’ufficio, truffa e turbativa d’asta, poi in parte prosciolto) e Cosentino (indagato per concorso esterno in camorra). Tutte nomine che portano la firma del presidente Napolitano. Lo stesso presidente che non fa un plissé quando viene indagato per frode fiscale Corrado Passera, superministro dello Sviluppo economico e di tante altre cose, e viene rinviato a giudizio per truffa Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario alla Salute. Lo stesso presidente che ora cade dal pero. Si meraviglia perché il Parlamento non approva la legge anticorruzione. E s’indigna per gli ultimi “fenomeni di corruzione vergognosi e inimmaginabili”. Roba da non credere, eh?

da Il Fatto Quotidiano di domenica 30 settembre 




scuola diaz ( 21\7\2001 ) le motivazioni dela cassazione




G8, Cassazione: "Violenze alla Diaz


screditano l'Italia davanti al mondo"
La Suprema corte motiva la sentenza che ha decapitato i vertici della Polizia. Hanno commesso un "puro esercizio di violenza di una gravità inusitata". Con gli arresti, De Gennaro, voleva riscattare l'immagine della polizia accusata di inerzia. Per questo i giudici hanno confermato le condanne e prescritti i reati di lesione contestati ad alcuni agenti

di BRUNO PERSANO






Le violenze della polizia e gli immotivati arresti di massa dei no global inerti e innocenti, hanno "gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero". Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni, appena depositate, del processo 'Diaz' che ha decapitato i vertici della polizia.
"Esercizio di violenza" - L'irruzione nella scuola durante i G8 fu "un puro esercizio di violenza" da parte della polizia, "di una gravità inusitata". "L'immagine della polizia doveva essere riscattata, essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano" messo a ferro e fuoco Genova. Per questo, secondo i giudici della Cassazione, è stato decisa l'operazione Diaz, una sorta di "riscatto" d'immagine.
De Gennaro esortò ad eseguire gli arresti - I magistrati della Cassazione svelano pure che ad "esortare" i suoi funzionari "ad eseguire arresti", fu proprio Giovanni De Gennaro, allora capo della Polizia: una strategia per riscattare l'immagine della Polizia dalle accuse di inerzia.
Sono questi i motivi per cui la Cassazione, il 5 luglio scorso, ha confermato le condanne per gli ex vertici della polizia e dichiarati prescritti i reati di lesione contestati ad alcuni agenti.
"Hanno aggredito gente che dormiva" - "L'assoluta gravità - si legge nella sentenza numero 38.085 - sta nel fatto che le violenze nella scuola, si sono scatenate contro persone all'evidenza inermi": alcuni dormivano, altri avevano le mani alzate in segno di resa. Hanno colpito "con manganelli, calci e pugni, sordi alle invocazioni" di smetterla che si alzavano dalle vittime, continuando nella punizione al grido di 'bastardi'". Parole pesanti quelle usate dai giudici della Suprema Corte: s'è "trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all'umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime".
"Comportamento odioso dei vertici" - E in questa "macelleria messicana", come la definì Michelangelo Fournier all'epoca al comando del Primo reparto Mobile di Roma, il comportamento dei vertici di comando è stato "odioso": per persistere negli arresti hanno creato verbali menzogneri "funzionali a sostenere così gravi accuse da giustificare un arresto di massa", convalidato dai giudici ingannati da quei rapporti fasulli.
(02 ottobre 2012)
qui ulteriori news in particolare le promozioni degli indagati http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/07/02/news/g8-38386781
i video tranne l'ultimo vengono  da http://processig8.org/Video/frameg8%20diaz.html


 

FRAME G8 Diaz 1/5

 

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FRAME G8 Diaz 3/5

 

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1.10.12

Oggi nel maso si resiste e si lotta ed alla fine si vince



  dalla sezione  C'è  chi dice  No del  30\9\2012

Di Emilio Casalini. I masi, le tipiche abitazioni altoatesine con le stalle annesse e i prati sempre curati, dovevano sparire. L'aveva previsto una vecchia commissione europea, cosicché le mucche scendessero a valle e si producesse latte a minor costo. Invece...

ecco perchè non si fara mai la legge sulla corruzione in italia [ Quei 45 imprenditori che volevano depenalizzare il falso in bilancio ]

ha  ragione la  mia utente  \  cdv di fb  Lucilla Cantelli che buffoni , ipocriti , ci truffano anche proponendo una legge che mai funzionerà  se anche  l'imprenditoria  è marcia  .

 un estratto di report  del  30\9\2012  dedicato alla corruzuone  ovvero  :
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OGGI IN PARLAMENTO - del 30 settembre 2012Bernardo Iovene

Quanti sono, e chi sono, i parlamentari con un rinvio a giudizio, o condanna di primo grado, o condanna definitiva per reati contro la pubblica amministrazione? Ora dovranno approvare una legge che decida la loro sorte.

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qui una sintesi Sono 13 anni che il Consiglio d’Europa chiede invano all’Italia di recepire e ratificare la Convenzione Civile e Penale di Strasburgo sulla corruzione. Secondo la Corte dei Conti, il costo della corruzione per il nostro Paese è di 60 miliardi l'anno. Una cifra impressionante, ma ci siamo mossi solo dopo l’ennesimo scandalo sui finanziamenti per la ricostruzione post terremoto de L’Aquila, quello che ha coinvolto la famigerata cricca, perché nelle Commissioni del Parlamento si discutesse per la prima volta un disegno di legge contro la corruzione nella PA.Un cammino faticoso che dovrà fare i conti con i fantasmi di Tangentopoli che si aggirano ancora tra gli scranni e con la diffidenza verso la magistratura che rischia di ostacolare una legge che in un paese normale si approverebbe senza pensarci troppo con voto unanime. Ma il nostro Parlamento, per come è composto, è in grado di approvare una legge che consenta una lotta seria alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, visto che molti dovranno in sostanza decidere sulla propria sorte? Tra Deputati e Senatori a oggi si conta un numero rilevante di indagati e condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, concussione, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, associazione per delinquere e favoreggiamento alla mafia. Per molti, si è toccato il punto più basso della storia della Repubblica. Dal 1994 ad oggi solo la Giunta delle Autorizzazioni della Camera ha analizzato 500 casi di procedimenti giudiziari. Solo nell’ultima legislatura per la prima volta un Deputato e un Senatore sono finiti in carcere per reati non di sangue


qui se  avete stomaco per  sopportare l'intera puntata

Costretti a radersi in gabbia "Così evitiamo atti di autolesionismo" Al CIE di Lamezia Terme. Gli immigrati-detenuti a rischio rinchiusi in una cabina metallica dove possono fare le loro pulizie personali, sotto gli occhi di tutti. La denuncia è dell' Ong Medici per i Diritti Umani1(Medu).


repubblica  online del 27\9\2012

di RAFFAELLA COSENTINO LAMEZIA TERME - In gabbia per radersi la barba davanti a tutti. È la "sconcertante pratica di umiliazione dei migranti detenuti" scoperta, fotografata e denunciata dall'Ong Medici per i Diritti Umani 2(Medu) dopo una visita nel Centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. I Cie sono prigioni amministrative in cui vengono rinchiusi, fino a un anno e mezzo, gli immigrati senza permesso di soggiorno che dovrebbero essere espulsi dall'Italia. Si tratta di un illecito amministrativo, non di un reato. A causa della lunga reclusione, i migranti vivono un profondo disagio psichico e commettono frequentemente atti di autolesionismo, ingerendo oggetti come pile, penne, cerniere oppure tagliandosi il corpo con qualunque tipo di lama. Per questo non gli vengono consegnati rasoi con cui tagliarsi la barba.

Filo spinato e recinti alti sei metri. A differenza degli altri CIE, il centro di Lamezia Terme, gestito dal 1998 dalla cooperativa Malgrado Tutto 3 non dispone di un servizio di barberia. L'ente gestore, riferiscono gli operatori di Medu, ha "inventato" una gabbia aggiuntiva, dotata di un piccolo lavello in acciaio, dove i migranti si possono radere. La gabbia è posizionata su un montacarichi e può essere all'occorrenza spostata. Le fotografie la mostrano chiusa e aperta, collocata davanti alle sbarre del cortile, unico spazio comune per tutti gli internati. "È una vera e propria gabbia priva di qualsiasi privacy ed esposta alla vista dei trattenuti, del personale dell'ente gestore e delle forze dell'ordine - spiegano i Medici per i Diritti Umani - prima di uscire dall'abitacolo, il trattenuto deve depositare la lametta in un apposito contenitore".  Il centro è circondato da una serie di recinzioni alte 6 metri, dotate di filo spinato.

Le altre scoperte. Ci sono due accessi all'area di trattenimento. Il primo è chiuso da una porta blindata. Il secondo è dotato di una gabbia doppia, progettata appositamente dall'ente gestore per impedire eventuali fughe. Secondo le statistiche del ministero dell'Interno, nel 2011 sono scappate 9 persone. Nel centro di Pian del Duca, un'ex comunità di recupero per tossicodipendenti, sorto su un terreno confiscato alla 'ndrangheta e nascosto tra le campagne di Lamezia Terme, il team di Medici per i Diritti Umani denuncia di avere fatto altre scoperte di violazioni della dignità umana. Gli operatori hanno fotografato un migrante disabile costretto a fare ogni giorno esercizi di fisioterapia con una bottiglia d'acqua legata al piede. L'uomo si muove grazie ad una stampella perché ha una protesi all'anca, dovuta a ripetuti ricoveri e interventi, precedenti al suo internamento nel Cie, per una grave forma di infezione (osteomielite) della testa del femore.

La fisioterapia "fai da te".
 "Dal suo ingresso nel CIE, oltre quattro mesi fa, il paziente ha chiesto invano la possibilità di poter effettuare la fisioterapia e un controllo ortopedico - affermano i Medu - Al suo ingresso nella struttura è stato sottoposto ad una serie di esami ematici di cui ancora non conosce l'esito. L'ente gestore ci riferisce di non aver potuto acquisire la sua cartella clinica. Nel frattempo il paziente si è auto organizzato con una fisioterapia fai da te". Secondo Medu, che da mesi svolge ispezioni nei centri, "questo caso dimostra le difficoltà di garantire in modo adeguato il diritto alla salute all'interno di un Cie".  In un precedente rapporto, Medu ha definito "iniquo ingranaggio" tutto il sistema dei circa 15 Centri di identificazione e di espulsione esistenti. Il coordinatore Alberto Barbieri, autore delle fotografie, spiega che "in questi centri si crea un sistema perverso, in cui non c'è fiducia fra medico e paziente perché da una parte i pazienti lamentano la persistente disattenzione dei sanitari nei confronti delle loro patologie, dall'altra i sanitari temono costantemente che i detenuti simulino o esagerino i sintomi di una malattia con lo scopo finale della fuga".

Il medico carceriere.
 Alla fine il medico si trasforma in un carceriere, il cui compito è anche quello di evitare il più possibile i trasferimenti del paziente in un ospedale all'esterno, viste le possibilità di fuga e la difficoltà di organizzare le scorte di polizia. Così a Lamezia Terme, esiste anche una cella di isolamento terapeutico per trattenere coloro che si sospetta abbiano malattie infettive. È chiusa da grandi lucchetti e circondata dal filo spinato. Secondo Medu, il costo complessivo della struttura è di almeno 600mila euro l'anno. Può internare fino a 60 persone ma al momento ha solo 10 detenuti. Gli fanno la guardia 60 uomini tra esercito e polizia, oltre ai 15 operatori dell'ente gestore. I rimpatriati nel 2011 sono stati il 41%, meno della metà.

La promessa del Viminale. Nel 2010 Medici senza frontiere 4 aveva strappato al ministero dell'Interno la promessa di chiudere il centro, già considerato uno dei peggiori. "Tale giudizio appare ancora oggi giustificato poiché, alla luce della visita effettuata, la struttura appare del tutto inadeguata a garantire la dignità umana dei migranti trattenuti - denunciano questa volta i Medici per i Diritti Umani- La mancanza di qualsiasi attività ricreativa, la carenza di servizi essenziali per i trattenuti, la chiusura pressoché totale all'apporto di organizzazioni esterne, alcune pratiche francamente sconcertanti e lesive della privacy della persona rendono la struttura priva dei requisiti minimi di vivibilità in condizioni di capienza a regime". Con i tagli e la crisi, il budget giornaliero è stato ridotto dal Viminale da 46 a 30 euro per ogni detenuto. Le cose, quindi, potrebbero anche peggiorare.  

L'altra spiegazione delle "gabbie". In passato - va comunque ricordato - le forze di polizia chiamate a vigilare all'interno dei CIE hanno tenuto a precisare che, spesso, accorgimenti come le gabbie (che restano comunque soluzioni degradanti e inaccettabili) servono per evitare che eventuali lesioni auto-provocate possano servire alle persone recluse nei Centri per accusare e denunciare i loro vigilanti. Metterli così in condizione di radersi e di provvedere all'igiene personale in un luogo pubblico e visibile - questa è la sostanza del ragionamento - scongiurerebbe denunce ingiuste.
 
(27 settembre 2012)


speso le opere senza titolo sono le più incisive ed emblematiche il caso della fotografa Simona Muzzeddu

quest'opera   di Simona Muzzeddu  partecipa  al concorso  di http://www.insideart.eu/  se  volete  votarla  qui l'url (  http://www.insideart.eu/talent/senza-titolo-21/ )  
Conoscere la 'Via? implica un viaggio a ritroso? una sofferta ricerca interiore fino a giungere alle origini stesse della vita, o almeno agli albori della storia. Le pietre tombali diventano così il segno tangibile del rapporto tra l'uomo e lo Spirito. Un'Essenza percepita ma mai agita, e per questo sempre cercata dalla coscienza e dalla razionalità umana. Foto Installazione Tomba dei Giganti. Ho scelto la Tomba dei Giganti per validi motivi in strettissima relazione con l'idea del progetto. L'entrata è formata da una grossa e alta lastra di pietra, la lastra ha un estensione verso l'alto che indica l'elevazione verso l'aldilà. Con questa stele così alta indica appunto il lanciare l'anima verso il cielo, il collegamento quindi con le loro Divinità Mentre in basso al centro è collocata una porticina che collegherebbe l'esterno con l'interno della tomba. Quest'ultima aveva il valore simbolico di unione tra il mondo dei vivi e l'oltretomba La falsa porta è il punto di contatto tra il mondo terreno e l'aldilà. Le 100 candeline simboleggiano le anime dei defunti, la liberazione quindi del dolore fisico che provoca la malattia, l'animo rimane eternamente giovane e si riappropria della sua facoltà.

30.9.12

OLBIA. La denuncia di un omosessuale che martedì mattina è stato respinto al Centro trasfusionaleSei gay? Non puoi donare il sangue«Un'odiosa discriminazione: sono fedele e ho un compagno stabile»


sfoglio l'edizione  Gallurese  dell'unione  sarda  del  29\9\2012  è leggo  l'ennesimo caso   di  discriminazione   omofoba   verso un gay 





Succede in tanti ospedali italiani e anche a Olbia: essere omosessuali è considerato un comportamento a rischio e la donazione di sangue non viene accettata.

Omosessuale e quindi a rischio: la donazione di sangue è vietata per chi ha scelto come compagno di vita una persona dello stesso sesso. Lo ha scoperto Mario Angeletti, 50 anni, titolare di un centro massaggi, che martedì scorso è stato - sia pur cortesemente - rispedito a casa dal medico in servizio nel Centro trasfusionale dove si era recato per donare. Ha deciso di scrivere una lettera, firmata (e non è un dettaglio), al giornale per denunciare la discriminazione e accetta volentieri di rispondere alle domande. «Scriva pure il mio nome, convivo serenamente da trent'anni con la mia omosessualità».

Cosa è successo al Centro trasfusionale?
«Durante il colloquio preliminare mi è stato chiesto se avessi avuto comportamenti a rischio. Ho spiegato che convivo con il mio compagno da cinque mesi e che sono fedele. Quando ho parlato di compagno, hanno capito che ero omosessuale e mi è stato risposto che il mio rapporto era considerato a rischio e che sarei potuto tornare tra sei mesi».

Le hanno spiegato perchè?
«Pare che esistano protocolli che vietano le donazioni per chi abbia avuto relazioni affettive stabili da meno di quattro mesi o per chi abbia avuto rapporti definiti genericamente a rischio. Quindi è ovvio che c'è molta discrezionalità. La persona con cui ho parlato è stata molto cortese, probabilmente non si è voluta assumere la responsabilità, ma il problema è generale».

Lei ritiene di avere un comportamento sessuale a rischio?
«No. Non più di un eterosessuale. Sono fedele al mio compagno con il quale convivo da più di quattro mesi e l'ultima relazione prima di quella attuale l'ho avuta due anni fa. Quindi è ampiamente superato il range di sei mesi per il pericolo di incubazione di malattie sessualmente trasmissibili».

Era alla sua prima donazione?
«No, la seconda. La prima volta fu quando avevo vent'anni per mia madre che aveva subito un intervento chirurgico».

Perché ha deciso di donare il sangue?
«Un mio amico, recentemente, si è salvato dopo un grave incidente stradale grazie a tanta gente che ha donato. Era il mio modo per dire grazie».

Perchè ritiene di essere stato discriminato?
«L'unico motivo per cui la donazione è stata rifiutata è l'omosessualità. Se si fosse presentato un eterosessuale fidanzato da cinque mesi e fedele l'avrebbero fatto donare. In Italia purtroppo c'è questo pregiudizio nei confronti degli omosessuali che è duro da estirpare. Ci sono insospettabili mariti e mogli che tradiscono con grande facilità ma a loro nessuno impedisce di donare il sangue».


Lo so che non sto riportando niente  di nuovo perchè  queste  discriminazioni succedono  più spesso  di quanto s'immagini , ma  finché  gireremo la  faccia  dall'altra parte o applicheremo il  non sentire il  non vedere  esse  continueranno come prima più di prima  per parafrasare una famosa canzonee
E poi come   dice   giustamente  la  stessa  articolista  dell'unione  Caterina de  Roberto  (   derobertoc@unionesarda.it

Ma il rischio non si giudica dai gusti sessuali

È un caso che, ad ondate, provoca dibattiti molto accesi quello dei donatori di sangue omosessuali respinti in tanti ospedali italiani. La vicenda era anche finita in Parlamento. I protocolli in realtà parlano genericamente di comportamenti sessuali a rischio e chi li interpreta in maniera restrittiva (come ha fatto la Asl di Olbia) si appella alla statistica in base alla quale i rapporti omosessuali tra uomini sarebbero più rischiosi per le malattie sessualmente trasmissibili. Il principio di cautela è sacrosanto. Ma dentro la statistica ci sono le persone. I tanti uomini che hanno relazioni stabili, e una vita di coppia, con i loro compagni. E dall'altra parte tantissimi uomini e donne che, viceversa, hanno storie movimentate. Alla base c'è la sincerità e la correttezza di chi va a donare il sangue. Ma questa non si può stabilire dalle preferenze sotto le lenzuola.