12.8.14

10 anni di blog e 5 di facebook ma ancora non m'arrendo [ faq per chi mi segue da poco e anche no ]

Per rispondere alle vostre curiosità e ceòlebrare sia i 10 anni di blog ed i 5\6 di permanenza in facebooke non ricordo quanti su twitter e   google plus  . ecco uno scambio email via facebook con un amico



  • Conversazione iniziata 23 luglio
  • Daniele Barbiero
    Daniele Barbiero


    Sei l'autore del blog "compagni di strada e di viaggio" grazie a te, nessuno mi aveva mai citato in un post.Se vuoi, mandami pure una richiesta di amicizia - io sono un gran introverso e aspetto sempre che siano gli altri a fare il primo passo.
    A presto!
  • 23 luglio
  • Daniele Barbiero
    Daniele Barbiero


    Giuseppe, ciao e grazie per la richiesta (prontamente accettata).Una domanda che ti sembrerà strana, temo: leggi abbastanza bene l'inglese?
  • Giuseppe Scano
    Giuseppe Scano


    purtroppo ho fatto solo francese . cmq mi posso fare aiutare da amici che lo insegnano
  • Daniele Barbiero
    Daniele Barbiero


    Ok, altra domanda strana (se non ti sto rompendo): tieni il blog perché...?Permettermi di azzardare un paio di risposte (mi dirai tu se mi sbaglio, o se ci sono altre possibilità):
    1) Ti piace tenere un blog, tutto qui.2) Il tuo scopo è di farlo trafficare, e di poterlo in qualche modo monetizzare, un giorno o l'altro. Bada che non ho nessun pregiudizio verso la seconda possibilità - anzi, ti chiedo se leggi in inglese in quanto ho letto un sacco di roba quando presumevo di voler fare la stessa cosa e ci sono un paio di titoli che ti potrei consigliare.Ma prima di allargarmi troppo, preferirei capire chiaramente quale è il tuo piano, se ne hai uno.
    Ciao, grazie.
  • 24 luglio
  • Giuseppe Scano
    Giuseppe Scano


    nessun piano vivo alla giornata . e poi vale il punto primo . la mia è solo passione non business.
  • 25 luglio
  • Daniele Barbiero
    Daniele Barbiero


    Capisco.
    Posso chiederti (di nuovo, sperando di non darti disturbo) in cosa esattamente consiste la tua passione, che cosa la nutre?Più semplicemente, cosa ti diverte esattamente nel tenere un blog?
    Spiego meglio la mia domanda - e dovrò fare qualche osservazione un po' antipatica, mi spiace.Hai quasi 5.000 amici su Facebook, una roba che poco poco neanche Recchioni. Ritengo che tu te li sia tirati su con molto tempo e molta pazienza. Tra i vari ci sono anche persone con una certa visibilità (Mauro Uzzeo, Francesco Artibani, eccetera).C'è la possibilità che un tuo post su Facebook venga vista da un bel po' di persone.Viceversa, il tuo blog non ha nessun commento (ho visto il feed), hai in effetti un tot di follower su Google+ ma solo 6 persone hanno raccomandato i contenuti del blog.E per quanto mi faccia piacere che pensi che quello che scrivo sia valido, il tuo sistema sembra consistere nel prendere di peso le frasi scritte da altri (in questo caso, da me), cambiare qualche parola, e pubblicare un post.Ti ringrazio di avermi citato sul post di "Orfani" - ma per esempio, quando hai condiviso il video "Cow" non mi hai né avvertito né citato e hai ripreso quasi interamente quello che ho scritto io (es. "quando vedrete il neonato probabilmente penserete che si siano spinti troppo oltre", ripreso paro paro - ed è solo un esempio).Ti dico questo non perché mi dia fastidio - io scrivo come mi viene e con piacere - ma perché non sono sicuro di capire se sia la scrittura che ti interessi.Tenderei a pensare che se volessi scrivere dei buoni post, lo faresti di tuo. Non fraintendermi: trovare l'ispirazione ci sta, ma poi occorre rielaborare, e tu questo non lo fai.Inoltre, mi spiace, ma impaginazione, punteggiatura e cura del blog in generale lasciano parecchio a desiderare.Per questo penso ritengo che tu sia interessato a far trafficare il blog (un altro possibile difetto è che gli argomenti sono così disparati - dal fumetto alla politica a Sara Tommasi - che una linea guida per la pubblicazione sembra mancare), solo che a quanto pare la "presenza" che hai su Facebook (e che sarebbe una risorsa preziosa) non riesci a tradurla in traffico per il blog.Poi magari aggiorni il blog solo per tuo piacere e non hai interesse che nessuno lo legga - nel qual caso, ignora pure quello che ho scritto.Tutto qua. Se per caso volessi far "marciare" il blog (anche se non si tratta di soldi) è possibile che possa aiutarti (e che tu, in futuro, possa dare una mano a me - io invece un piano a lunga distanza ce l'ho e voglio metterlo in pratica).Scusa il messaggio lungo.
    Ciao, e grazie per l'attenzione.
  • 25 luglio
  • Giuseppe Scano
    le risposte ai tuoi quesiti sono sotto le tue frasi .
    Più semplicemente, cosa ti diverte esattamente nel tenere un blog?
    Per cercare di bloccare \ fermare certe storie che altrimenti rimarrebbero ai margini o coperte nell'oblio del tempo . ma soprattutto far riflettere la gente , cercare dal basso antidoti o qualcosa che s'opponga alla standardizzazione , mediocrità , omologazione culturale
    Spiego meglio la mia domanda - e dovrò fare qualche osservazione un po' antipatica, mi spiace.Hai quasi 5.000 amici su Facebook,
    Alt . veramente non tutti sono amici ( amici veri saranno si è 600 massimo ) ma conoscenti o gente di cui mi piace quello che scrive e propone . Molti mi hanno cercato loro . Opure gli ho cercati io per quallo che scrivevano o condividevano . oppure nel caso di cantati ed autori per inviarli foto \ video che ho girato su di loro o quando avevo ( il blog esiste da circa 10 anni ) scritto qualcosa sui di loro

    una roba che poco poco neanche Recchioni. Ritengo che tu te li sia tirati su con molto tempo e molta pazienza. Tra i vari ci sono anche persone con una certa visibilità (Mauro Uzzeo, Francesco Artibani, eccetera).
    vero .

    C'è la possibilità che un tuo post su Facebook venga vista da un bel po' di persone.
    Viceversa, il tuo blog non ha nessun commento (ho visto il feed), hai in effetti un tot di follower su Google+ ma solo 6 persone hanno raccomandato i contenuti del blog.
    ti rispondo cosi . che i commenti o la lettura dev'essere spontanea , mica forzata . chi vuole mi segue ( vedi le 400 ) persone nelle mie cerchie di plusgoogle e ho perso il conto di quelle su twitter
    E per quanto mi faccia piacere che pensi che quello che scrivo sia valido, il tuo sistema sembra consistere nel prendere di peso le frasi scritte da altri (in questo caso, da me), cambiare qualche parola, e pubblicare un post.
    cerco di trovare conferma a quello che scrivo con punti di convergenza validi come il tuo scritto da me citato . E' vero a volte rielaboro cose altrui sia per trovare ispirazione a degli articoli altre volte perchè certe persone non vogliono essere riconosciute

    Ti ringrazio di avermi citato sul post di "Orfani" - ma per esempio, quando hai condiviso il video "Cow" non mi hai né avvertito né citato e hai ripreso quasi interamente quello che ho scritto io (es. "quando vedrete il neonato probabilmente penserete che si siano spinti troppo oltre", ripreso paro paro - ed è solo un esempio).
    hai ragione nella fretta sono stato maleducato . non si ripeterà più

    Ti dico questo non perché mi dia fastidio - io scrivo come mi viene e con piacere - ma perché non sono sicuro di capire se sia la scrittura che ti interessi.
    m'interessa come scrivi e quello che pensi e come riesci a riportarlo sul web
    Tenderei a pensare che se volessi scrivere dei buoni post, lo faresti di tuo. Non fraintendermi: trovare l'ispirazione ci sta, ma poi occorre rielaborare, e tu questo non lo fai.
    a volte ci riesco a volte no

    Inoltre, mi spiace, ma impaginazione, punteggiatura e cura del blog in generale lasciano parecchio a desiderare.
    dove doverei migliorare secondo te
    Per questo penso ritengo che tu sia interessato a far trafficare il blog (un altro possibile difetto è che gli argomenti sono così disparati - dal fumetto alla politica a Sara Tommasi - che una linea guida per la pubblicazione sembra mancare), solo che a quanto pare la "presenza" che hai su Facebook (e che sarebbe una risorsa preziosa) non riesci a tradurla in traffico per il blog.
    perchè non ho una linea guida ma sono libero . non mi piace come puoi leggere anche nelle faq e manifesto del blog legarmi \ fissarmi a qualcosa di fisso e stabile .

    P.s
    posso citare questo nostro botta e risposta come post del blog per la sezione faq ?

  • 26 luglio
  • Daniele Barbiero
    Daniele Barbiero


    Ciao Giuseppe,
    Cita pure nella faq, mi fa piacere.Mi fa piacere anche che rispondi alle mie critiche (che mi auguro tu capisca sono fatte a fin di bene) con cortesia e disponibilità.Di questi tempi, e in rete, è una cosa piuttosto rara.
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11.8.14

Medico in Guinea per Ebola. “A Parigi mi sono licenziata. Volevo tornare sul campo”

Medico in Guinea per Ebola. “A Parigi mi sono licenziata. Volevo tornare sul campo”

Gabriella, 34 anni, è infettivologa e lavora per Medici senza frontiere. A Lampedusa ha assistito gli immigrati, a Kinshasa i malati di Hiv. Poi è stata assunta come medical advisor a Parigi, ma ha preferito licenziarsi per rientrare in missione. E, ad esempio, seguire l'epidemia Ebola in Africa

Medico in Guinea per Ebola. “A Parigi mi sono licenziata. Volevo tornare sul campo”
Gabriella Ferlazzo Natoli è una siciliana di 34 anni, è medico infettivologo e da anni svolge il suo lavoro in giro per il mondo, a servizio di Medici Senza Frontiere (MSF). Quando parla di sé, pare lo faccia in punta di piedi. “La prospettiva di lavorare in ambito internazionale era nella mia testa già prima di iniziare medicina. Al liceo avevo passato un anno negli Stati Uniti, e durante l’università ho fatto l’Erasmus in Spagna, un’esperienza nella profonda Russia ed un periodo di volontariato in Brasile, occupandomi di lebbra”. Dopo la laurea in medicina a Bologna, per la specializzazione sceglie Roma: “Con gli anni si è delineato un interesse per le malattie infettive tropicali, una scelta poco frequente in Italia. Naturalmente durante gli anni di facoltà ho cambiato idea alcune volte, ero affascinata anche da chirurgia e pediatria, ma evidentemente questo desiderio ha poi prevalso. Anche per questo andavo all’estero appena le ferie lo permettevano, era utile per imparare e per mettere in piedi un curriculum adatto”.
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Nel 2008 Gabriella conclude gli studi. Propone subito il suo curriculum a Msf, e dopo alcuni mesi parte per la sua prima missione, destinazione Malta: “Inizialmente ci sono rimasta un po’ delusa – confessa ­mi aspettavo di essere inviata in situazioni di epidemie, invece mi hanno mandato a lavorare come assistente sanitaria ai migranti prima a Malta, e poi per un piccolo periodo a Lampedusa. Ora posso dire che sia stata un’esperienza unica, che mi ha molto insegnato su diritti umani, legislazione e politiche sull’immigrazione. Inoltre è stato emotivamente toccante, ti ritrovi a lavorare in queste prigioni dove per 18 mesi vengono rinchiuse persone che non hanno fatto nulla di male. C’è molto da imparare e capire”.
La seconda missione catapulta Gabriella in Congo, dove per sette mesi lavora a progetti su Hiv etubercolosi: “Il carico di lavoro era davvero intenso, la missione in Congo è gigantesca. Io lavoravo a Kinshasa, e contemporaneamente altri colleghi lavoravano in situazione più pericolose. Ho provato rabbia, e senso di impotenza. I farmaci esistono, l’Hiv è una patologia cronica con cui ormai si può convivere, ma lì manca l’accesso ai medicinali”. Fra una missione e l’altra Gabriellatorna a Roma e in Sicilia, dove vivono i suoi genitori. Ogni tanto la voglia di una vita tranquilla fa capolino.“La prima volta che ho sentito l’esigenza di tornare a casa, di avere una vitapseudonormale, è stato durante la missione in Armenia, dove ho passato nove mesi. Eravamo in due, io e il coordinatore del progetto, in una casa nelle montagne. È stata la missione più lunga e isolata, in contrasto con il caos della mastodontica missione in Congo, ma il contesto sanitario era anche lì molto interessante. Il progetto era sui casi di tubercolosi multiresistente, davamo farmaci e supporto logistico, per il pazienti è una patologia tremenda anche dal punto di vista psicologico. Devono prendere farmaci tossici per due anni, peggio di una chemioterapia. Noi facevamo servizio ambulatoriale in tutto il Paese, lavorando su diagnosi e tentativo di cura deipazienti, anche con il supporto dello staff del ministero della salute locale. Cercavo un’esperienza più riflessiva, e lo è stata. Poi è arrivato il momento di qualcosa di più tranquillo”.
In quel periodo Msf offre in Francia una posizione che sembra tagliata sul profilo di Gabriella, e lei fa richiesta di assunzione. Di lì a breve la ritroviamo in un ufficio parigino, dove lavora con funzioni di medical advisor, referente per tubercolosi e Hiv. Segue una serie di progetti offrendo supporto di strategie, protocolli, e supporto clinico di casi complessi. Ogni due mesi viene inviata per circa due settimane a visitare i progetti di cui si occupa dalla Francia. “Un’esperienza tosta, ho imparato molto ma confesso che per me è stato più difficile lavorare in ufficio che sul campo, passando il tempo davanti ad un pc o in riunione. Quindi due mesi fa mi sono licenziata, nonostante fossi a tempo indeterminato: non mi ci vedevo lì per dieci, quindici anni”.
Così ritroviamo Gabriella attualmente alle prese con alcune proposte e un’incognita per il futuro. In questi due mesi è riuscita ad infilare un’altra esperienza importante in Guinea, dove ha seguito l’epidemia Ebola: “Studiare questi casi è il sogno di ogni infettivologo. Naturalmente sono missioni che non possono durare molto, quindi dopo cinque settimane sono tornata. Le successive tre settimane dal rientro devi passarle vicino ad un ospedale, ma puoi fare una vita normale”.
A chiederle come faccia, Gabriella risponde che quando rientra si instaura una specie di meccanismo di sopravvivenza, come ci fosse un muro tra le abitudini italiane e quello che fino al giorno prima la circondava: “Torno e ho davvero bisogno di essere coccolata dalla mia famiglia. Loro sono molto bravi, mi appoggiano moltissimo, così come il mio ragazzo. A volte le paure, come nel caso Ebola, vengono dall’assenza di conoscenza. Quando sono partita anche io avevo un po’ di ansia, ma è importante rassicurare le persone che hai attorno senza mentire loro sulla realtà. Conoscendo le malattie capisci come proteggerti dai rischi, e i miei sono molto bravi a fidarsi di me. C’è anche chi a volte va in contesti pericolosi e dice ai familiari di essere in posti più tranquilli, per non spaventarli. Alcuni aspetti di questo lavoro sono complessi, è inevitabile: molti di noi, ad esempio, hanno una vita sentimentale abbastanza complicata”.
A maggio di quest’anno Gabriella è stata insignita del “Premio Marcello Sgarlata” con una cerimonia al Campidoglio, ma non ama farsene vanto: “Sono stata molto contenta, ma credo sia troppo. Guardate che non faccio nulla di pazzesco – conclude -. Sarà che mi sono abituata in un contesto dove c’è chi rischia molto più di me. Per esempio, a dicembre mi avevano proposto una missione inSiria, ma ho avuto paura e ho rifiutato”. Come se questo bastasse a far di lei una donna meno coraggiosa.

Daniela Ducato, “contadina dell’edilizia”: trasformare i rifiuti in risorse - See more at: http://www.italiachecambia.org


  La  storia     che leggerete  sotto    mi ha  riportato  alla mente sia la poesia sfogo    dell'amico

a volte gli angeli cadono sulla terra
anche in posti come la sardegna o la calabria o la puglia o la lucania o la sicilia
mica solo a new york o berlino o roma...
inciampano o si distraggono e finiscono in un effetto tunnel
si ritrovano in mezzo a noi e sono come noi
nemmeno loro sanno di essere angeli
che la caduta porta con sé l'oblio di ciò che si è.
non portano ali nascoste sulla schiena
e non sono celestiali o buoni in assoluto, anzi
spesso sono irrequieti, si sentono fuori posto
hanno un'osservazione del mondo tutta loro
e quando li incontri ti trasmettono come un tempesta elettrica
ti finiscono sottopelle
e non lo sai perché e non lo sai il come
loro arrivano e ti prendono per mano
e il mondo sembra un po' più bello.
a volte gli angeli cadono in questi luoghi
e hanno una visione del mondo che ti lascia un po' così
arrivano e ti cambiano le cose
e niente è come prima
e non hai capito perchè
arrivano e ti portano per mano

sia  questo  bellissimo  e commovente  numero di  dylan  dog   

Un brutto giorno un Sindaco poco illuminato decise di approfittare di qualche fondo regionale per “modernizzare” la propria città. Diede così ordine di tagliare gli alberi e togliere gli arredi urbani che Daniela Ducato e gli altri membri della locale Banca del Tempo avevano contribuito a realizzare. Cadevano gli alberi e cadevano i nidi degli uccellini che si trovavano sugli alberi. Alcuni bambini, piangendo, portavano questi nidi a Daniela e fu così, quasi “per caso”, che tutto ebbe inizio. Osservando i nidi dei pettirosso, infatti, Daniela si rese conto che erano perfetti: lana, terra e fibre, intrecciati. Lana, un materiale che certo non manca in Sardegna, regione nota per la presenza di milioni di pecore. Quello che non tutti sanno, però, è che una parte di questa lana, quando viene lavorata a livello industriale, diventa un rifiuto speciale e le aziende devono pagare per smaltirla…




Nel 2008, quindi, Daniela fece avviare gli studi e in poco tempo aprì una nuova azienda, Edilana, che realizza coibentanti per la casa – i famosi cappotti termici che tengono la casa fresca d’estate e calda d’inverno – proprio con gli scarti di questa lana ricreando con una ingegnerizzazione industriale all’avanguardia, il movimento del becco e del petto del pettirosso. Fu solo l’inizio. In pochi anni e basandosi sullo stesso principio, Daniela ha infatti dato vita a sei aziende, tutte basate sull’uso di rifiuti – pardon eccedenze! – come materie prime. Dagli scarti del latte è nata Edilatte (vernici e pitture), dalle poseidonie ammassate sulle spiagge sarde Edimare, dall’attività delle farfalle e delle formiche, Editerra, “un prodotto innovativo a base di terra cruda e lana di pecora che produce l’efficienza termica con una tecnologia che non ci fa consumare energie”.




Daniela Ducato
                                                               Daniela Ducato

Innovazioni fondamentali per un’economia veramente sostenibile. Daniela ci spiega infatti che spesso dietro il mondo dell’eco e del green si nascondono grandi speculazioni. Se ad esempio tutti decidessero di produrre coloranti naturali basandosi su coltivazioni ad hoc, ettari ed ettari di terreno verrebbero sottratti all’agricoltura o alle foreste. Comprando gli scarti, invece, si ha veramente un impatto minimo sul pianeta e si contribuisce anche ad arricchire i produttori che vedono eliminato un costo importante.
“Usiamo gli scarti che preferiamo chiamare eccedenze, ovvero dono. Si tratta di doni abbondanti che occorre riconoscere come tali. Dobbiamo evitare di prosciugare risorse, inquinando il pianeta e impedendo la vita umana e non”.



Da tutte queste innovazioni e grazie al Polo Produttivo per la Bioedilizia “CasaVerdeCO2.0″ coordinato da Daniela, sono stati assegnati circa 600 posti di lavoro e molti altri ne nasceranno. “Qui l’innovazione si fa attraverso lo scambio, per promuovere l’utilizzo di materie e prodotti realizzati senza ulteriore consumo di suolo e di denaro pubblico e senza ulteriori aggravi di CO2″, spiega la Ducato. Molti altri posti di lavoro, inoltre, sono stati conservati grazie alla riconversione di aziende che altrimenti avrebbero chiuso e che invece si sono inserite in questi circuiti virtuosi.
Daniela si definisce una “contadina dell’edilizia” perché si va a cercare le materie prime e le “coltiva” un po’ come fa un cuoco con i propri ingredienti, ma si definisce anche in modo classico, ovvero come un’imprenditrice. Cosa molto diversa da quelli che lei invece chiama “prenditori“, ovvero pseudo-imprenditori che orientano le loro attività in base ai fondi pubblici di turno che spesso non premiano le innovazioni e il buon senso. Secondo Daniela, infatti, “i soldi pubblici dovrebbero servire a fare ricerca (ricerca vera) che produce novità e opportunità lavorative. Nella mia esperienza, invece, ho visto spreco di denaro e finte ricerche in nome del green! Non solo i politici, ma anche una parte di imprenditori ha le sue responsabilità quando si prendono fondi pubblici, senza produrre lavoro ma assistenzialismo, e così alimentando all’infinito logiche di sprechi, di consumi inutili. La nostra ricchezza sono le relazioni. Per credere in un’innovazione non bisogna sentirsi soli”.




                                         Daniela Ducato e Daniel Tarozzi



Noi non ci consideriamo greeneconomy – prosegue Daniela –, siamo parte della blueeconomy. La green è stata l’economia delle “grandi cose”, grandi pale eoliche, grandi impianti nei deserti, grandi giri di soldi tra politici e imprenditori. Blueeconomy significa invece piccoli investimenti, piccole opere, tutto controllabile a livello locale”.
Daniela ha vinto numerosi premi italiani e internazionali, tra cui Donna Sarda 2012, il premio internazionale Donna per l’ambiente nel 2013 e – sempre nel 2013 – il Gold Winner – Euwin International Award 2013 come migliore innovatrice europea nel settore ecofriendly. La sua filosofia però è rimasta sempre la stessa: costruire “multirelazionali” anziché “multinazionali”.
Il sito di Edilana

Per saperne di più leggi:
io-faccio-cosi-libro-70810
Daniel Tarozzi


Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia





Pretendere che italiani e immigrati ed in nuovi italiani condividano la stessa idea della donna come persona libera

Qualche  giorno    fa  stavo sfogliando la  slide   di msn.it      è  sono  capitato    su quest  articolo di  HuffPost Italy Dei fatti di C...