14.1.20

hammamet di G. Amelio un film che riesce a parlare di politica senza fare politica


Quel mio amico    che  mi ha  " costretto  "a rivedere  tolo  tolo di checco zalone  ,  ha  accettato di venire     a  vedere  .
 Da  il trailer    del  film  credevo  che    fosse  :noioso  e  pesante  ,  come Il divo il cui   titolo esteso   che  compare  all'inizio del film  è  Il divo - La spettacolare vita di Giulio Andreotti, film biografico del 2008 scritto e diretto da Paolo Sorrentino, sulla vita del senatore a vita Giulio Andreotti fino agli anni novanta.  E  che  ci fosse più  storia    , più biografia  .  Ed  non solo    gli ultimi mesi di vita  di Craxi  . 
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E'  forse per  questo    che a chi non conosce ( o non ricorda ) la storia di tangentopoli e dell'italia rampante degli anni 80 ( la milano da bere ) ovvero uno spaccato scottante della nostra Storia recente può sembrare  ( nonostante vi si riportino le diverse versioni )  : troppo apologetico e filo craxiano , Giustificazionista  quasi assolutorio ,  qualunquista .
Ma  man  mano  che  si procede  nella  visione  ricca  di pathos   dato  che    in sala  c'era  un silenzio  tombale  è   evidente che Amelio sia   più interessato a un ritratto più privato che politico.
Infatti, il film si concentra sugli ultimi mesi di vita di Craxi (che morì il 19 gennaio del 2000), nel suo rifugio ad Hammamet, in Tunisia « Non lo definirei né esule, visto che parliamo di un uomo che, all'epoca, aveva due condanne passate in giudicato, né latitante, visto che tutti sapevano dov'era: i giornalisti avevano il suo numero di telefono, lo chiamavano per intervistarlo, e i magistrati avrebbero potuto benissimo raggiungerlo là ».
Hammamet - la recensione
una  delle scene  del  film
Il regista, inoltre, si è preso varie libertà. A cominciare dai nomi. Craxi non viene mai chiamato per nome, ma con il titolo di «presidente» e la figlia, nella realtà Stefania, nel film si chiama Anita. « Come la moglie di Giuseppe Garibaldi, perché Craxi aveva una venerazione per Garibaldi», ha detto Amelio  sempre  su https://www.vanityfair.it  qui  l'articolo integrale   « È vero, ho cambiato il nome della figlia, ma non l’ho chiamata Mafalda. Le ho dato un nome che avesse un senso ». Ugualmente, il regista non ha voluto dare un’identità precisa al tesoriere del partito socialista (interpretato da Giuseppe Cederna e presente nella sola scena iniziale), e lo stesso per il politico democristiano  (    Renato Carpentieri  )  che lo va a trovare e che cerca di convincerlo a rientrare in Italia dove avrebbe potuto fasi curare meglio (e probabilmente sopravvivere più a lungo) e per l’ex amante (Claudia Gerini). Inoltre, Amelio ha inserito un personaggio di finzione: Fausto il figlio del tesoriere di partito morto suicida durante le inchieste. «Avevo bisogno di un antagonista, il figlio di qualcuno che in vita aveva cercato di far capire al presidente che la situazione stava precipitando. È come se Fausto voglia ottenere da lui le risposte che non ha potuto avere dal padre ».
Ora   viene  da  chiedersi  questo intreccio tra finzione e realtà è riuscito? seconda men in parte. Il rischio è stato  duplice. Da una parte c’è il pericolo che i più giovani non capiscano i riferimenti alle inchieste, ai giudici, che non comprendano il senso usato  nel  film  di  “finanziamenti pubblici ai partiti”, e così via. Dall'altra, chi ricorda le vicende giudiziarie può rimanere perplesso dal fatto che le affermazioni del presidente, la sua convinzione di essersi adoperato per il bene del Paese e ingiustamente punito, rimangano senza un contraltare  se non vago   nella  figura   dell'esponmente  politico  che  ha collaborato  con  la  giustizia  e  che   va a trovare  C . Infatti  Amelio si è «difeso» dicendo: « Quello che dice Craxi non è il mio punto di vista, se lui tuonava contro i giudici non avrei potuto fargli dire cose diverse, sarebbe stato un falso storico ». Ha ragione. Ma se l’intento era quello di risvegliare l’attenzione su un a caso di rimozione collettiva della memoria, come ha detto lo stesso regista, l’efficacia del film è ancora tutta da dimostrare. Ma Fa paura, scava dentro memorie oscure, viene rimosso senza appello. Basato su testimonianze reali, il film non vuole essere una cronaca fedele né un pamphlet militante. L’immaginazione può tradire i fatti “realmente accaduti” ma non la verità. La narrazione ha l’andamento di un thriller, si sviluppa su tre caratteri principali: il re caduto, la figlia che lotta per lui, e un terzo personaggio, un ragazzo misterioso, che si introduce nel loro mondo e cerca di scardinarlo dall'interno. Amelio  non vuole fare cronaca e neppure fantacronaca, bensì reinventare - poeticamente - gli ultimi mesi di un colosso caduto  e sembra     riuscirci ,  come testimoniano  mote persone  vicino  a  Craxi  n particolare  il  suo      fotografo     ma  non riesce    a  portarlo  a compimento   definitivo  . Infatti    secondo  questo articolo    del settimanale l'espresso

 Con poche concessioni alla scena politica di quegli anni (il 49° congresso del Psi, con lo schermo triangolare di Panseca un po’ Star Trek e un po’ Scientology). E molte scene che ricreano in chiave intimista la parabola del grande decisionista. Per cui Sigonella diventa un gioco di soldatini del nipotino, Tangentopoli una macchinazione, il Raphaël uno spauracchio agitato dai turisti
Hammamet, un grande Pierfrancesco Favino per un piccolo film
 . E Berlusconi appare solo in un vecchio tg, come un rimorso. Per alludere ai danni provocati dalle tv del Cavaliere, meglio una scena da “Secondo amore” di Douglas Sirk. Anche se sarà proprio un varietà stile Mediaset, beffarda nèmesi, a uccidere il Presidente.Il quale però, malgrado la superba prova di Favino e di tutto il cast, resta sempre un poco astratto. Un concentrato di grandezza e bassezze destinato a scontrarsi, come re Lear, con la figlia che vuole aiutarlo (Livia Rossi), o con l’ex compagno che ha deciso di collaborare coi giudici (Renato Carpentieri). E magari a sognare, fellinianamente, il padre scomparso (Omero Antonutti, alla sua ultima apparizione purtroppo). Ma anche a restare ostaggio di un film sempre un po’ troppo obliquo e calcolato per avvincere. Raccontare Craxi senza il craxismo era un’idea seducente. Ma per farne un personaggio a tutto tondo la cornicetta del discolo in collegio non può bastare.


Però   tirando le  somme     fra

 i lati positivi  
L'interpretazione da Oscar di Pierfrancesco Favino: il suo Craxi crepuscolare, decadente e umano ha una potenza rara.Tanto da far rimpiangere anche ai suoi nemici è da considerarlo migliore rispetto ai nostri politici attuali .
La regia di Gianni Amelio che decide di concentrarsi sugli ultimi mesi di vita del leader del Psi. Non c'è mistificazione, ma solo l'urgenza di indagare la dimensione più umana e privata di una delle pagine più controverse della nostra storia, come solo l'arte può fare.
  I lati    negativi  
Una commistione di realtà e fantasia, in cui i toni del noir si alternano a quelli onirici e grotteschi  tipica   del  cinema  Italiano  pre   riflusso   atteggiamento  che  ha     caratterizzato     tutti  gli anni  80  ed   gli anni  90   escludendo il breve  periodo  fra  il  1992\94


Posso dire che è stato un buon film . Ed il regista è riuscito , come ho già detto nel titolo a fare un film politico senza fare politica. Un Craxi crepuscolare e decadente quello di Amelio . Egli : << non è una vittima e non è un farabutto. È il grande e importante uomo politico che ha segnato la storia del nostro paese, e allo stesso tempo quello dalle grandi e riconosciute colpe: colpe che nel film lo perseguitano sotto forma di fantasma shakespeariano in carne e ossa, e lo costringono a fare i conti con la sua storia, la sua vita, la sua eredità. Il ritratto è complesso come il personaggio che dipinge, e non ci sono giudizi facili né sommari, ma solo la voglia di ragionare sulla storia di questo paese. Straordinario Favino, mimetico eppure personale, che non cede mai alle sirene della maniera. ....  continua  qui  >> (Federico Gironi - Comingsoon.it) .Ecco quindi che quello su Craxi è un film più attento al versante privato della sua vicenda che a quello pubblico, anche se alcune indiscrezioni , farlocche ed aprioristiche (  perchè  si ci sono  ma    sono contestualizzate  ala  personaggio di  craxi   e   che  accusava  la magistratura  ) vorrebbero Hammamet essere un film "garantista" che non risparmia le critiche alle modalità utilizzate dalla Procura di Milano durante Tangentopoli.

Approfondimenti  e   Colonna  sonora   








12.1.20

andata all'inferno e ritorno la battaglia di silvia piga contro l'anoressia

ieri  sera   è avvenuta  ed   sarebbe continuata per  ore     visto il grande interesse  suscitato  e  la  grandissima presenza di pubblico    in particolare di adolscienti  con  i genitori  a #tempiopausania nella #libreriabardamù la bellissima presentazione del coraggiosonon retorico ed diretto libro #lamicadimiafiglia 
di Silvia Piga sulla sua discesa all'inferno e la risalita e fuoriuscita dal #anoressia . FNCL AI #PROANA #PROANORESSIA . Ecco il mio reportage fotografico .Auguri all'autrice per il suo percorso fatto e futuro e a Luana Scanu sua presentatrice.  
Un libro quello di Silvia  P  duro ed  crudo  , ma  con un messaggio di speranza  . Infatti  , secondo  questo articolo  di  www.olbia.it  , Vincere un mostro e trasformalo in un messaggio di speranza: è questo un po’ il sunto della vita di Silvia Piga, classe ’88: una donna minuta laureata in Lettere classiche e Scienze dell’educazione, sopravvissuta all'anoressia .
 Dal libro  , ma  anche  a  sentirla  parlare ,     Si intuisce la difficoltà del tuo percorso ma anche la gioia di aver ritrovato, come hai detto tu, i colori della vita. Un messaggio importante, per tutti. Un libro  senza filtri , ipocrisie  , tabù  , ma  sopratutto senza preconcetti   che  dice senza  giri di parole  che  l'anoressia  non riguarda  solo  :   le  ragazzine  che prendono   come  punto di riferimento  le modelle  di moda   ed la loro  magrezza imposta   (  anche  se  le  cose  stanno cambiando  anche   se  ci sono ancora  delle resistenze  )  ,  ma  anche   ragazze (  anche  se   di  meno )    ragazzini . ed    che  non hanno  questo modello  a cui ispirarsi  . Infatti la  sua  caduta  nell'inferno dell'anoressia   è dovuta  : << L’incontro poi con persone sbagliate mi hanno fatto più male che bene e,   nonostante i successi scolastici, sentivo di non essere  mai all'altezza. Dopo gli studi accademici avevo perso completamente la stima in me stessa  ritrovandomi in breve tempo in un tunnel ingestibile più grande di me >>. 







 Auguri all'autrice per il suo percorso fatto e futuro e a Luana Scanu sua presentatrice.  


Un libro quello di Silvia  P  duro ed  crudo  , ma  con un messaggio di speranza  . Infatti  , secondo  questo articolo  di  www.olbia.it  , Vincere un mostro e trasformalo in un messaggio di speranza: è questo un po’ il sunto della vita di Silvia Piga, classe ’88: una donna minuta laureata in Lettere classiche e Scienze dell’educazione, sopravvissuta all'anoressia. Dal libro  , ma  anche  a  sentirla  parlare ,     Si intuisce la difficoltà del tuo percorso ma anche la gioia di aver ritrovato, come hai detto tu, i colori della vita. Un messaggio importante, per tutti. Un libro  senza filtri , ipocrisie  , tabù  , ma  sopratutto senza preconcetti   che  dice senza  giri di parole  che  l'anoressia  non riguarda  solo  :   le  ragazzine  che prendono   come  punto di riferimento  le modelle  di moda   ed la loro  magrezza imposta   (  anche  se  le  cose  stanno cambiando  anche   se  ci sono ancora  delle resistenze  )  ,  ma  anche   ragazze (  anche  se   di  meno )    ragazzini . ed    che  non hanno  questo modello  a cui ispirarsi  . Infatti la  sua  caduta  nell'inferno dell'anoressia   è dovuta  : << L’incontro poi con persone sbagliate mi hanno fatto più male che bene e,   nonostante i successi scolastici, sentivo di non essere  mai all'altezza. Dopo gli studi accademici avevo perso completamente la stima in me stessa  ritrovandomi in breve tempo in un tunnel ingestibile più grande di me >>. 
“Mi sono ammalata dopo l’esame di maturità – racconta la scrittrice sempre  al sito Olbia.it -. Ho bellissimo ricordi della  mia  un’infanzia meravigliosa attorniata dall'amore della mia famiglia, ma il confronto con il mondo esterno mi ha delusa rispetto alle aspettative e nella mia vita . “Sono stata malata circa 11 anni e fin quando non ho iniziato a stare male non conoscevo neppure il mio peso. Non era per me un’ossessione  quindi non non lo facevo regolarmente .Certo è che ero in salute. Ricordo che il peso più basso che ho visto  indicato sulla bilancia è stato quello di appena  27 chili”.

IL giorno della  presentazione  del  siuop libro a  tempio  pausania   , le  stavo per  chiedere    cosa si sente di consigliare alle famiglie e a coloro che stanno vivendo una situazione simile alla sua ma   sono stato bruciato sul tempo   dalle  sue  parole  : <<  Per i Dca la terapia prevista in Italia a mio parere è in parte contro producente: ospedalizzazione, nutrizionisti, psichiatri. La malattia non si combatte mettendo in pausa la vita e dedicandosi solo ad un tour fra centri di cura e sedute di psichiatria >>. Infatti anche  a mio  parere   visto  che   soffro   , non d'anoressia  ,  ma  di  disturbi alimentari  si curano con un approccio più educativo orientato allo sviluppo della resilienza, fatto di obiettivi concreti e  realizzabili ,  come ha  spiegato    durante  la presentazione  la  stesa  Silvia    : <<  La fame interiore è più grande della fame del corpo e si cura con le relazioni sociali, i progetti, l’agire. Il corpo è un mezzo attraverso il quale si manifesta un dolore indescrivibile ma curare il corpo senza contemplare la mente e il cuore, è come mettere un cerotto su una fontana che sgorga acqua h24  >> . 

È un fiume in piena mentre racconta del suo vissuto. Traspare tutto il suo desiderio di metter in guardia le persone per preservarle dal dolore : <<  La terapia psicologica è fondamentale, io ho avuto un magnifico medico psicologo che mi ha guidata a riappropriarmi di me stessa e l’alimentazione è stata una meta non posta all'inizio del mio percorso, quanto piuttosto un obiettivo da raggiungere passo dopo passo.La normale conseguenza di un percorso di guarigione emotiva >>  . Mi  ha  fatto capire   meglio  il fumetto  
Mater Morbi di Roberto Rechioni  [  foto  a  sinistra ] visto  che   sempre  secondo lei    << Credo non si possa chiedere ad un paziente che utilizza il disturbo alimentare per manifestare il suo dolore di rinunciare a quello come prima cosa, senza prima aver affrontato le cause scatenati”.>>  Fra  i passi   più duro che      sideve  affrontare  ,  non solo per  l'anoressia  . ma per  tutte le  malattie   , c'è quello di   non  identificarsi più con la malattia e capire che   si può  essere  se stessi   anche senza quella parte. E dopo ovviamente trovare il coraggio di buttarsi e tentare   . 


9.1.20

ma i vegani non hanno come ideale la pace e la non violenza ? se si perchè stanno zitti sul caso di pasquale mario bacco che insulta i morti ?


Cari\e  vegani



Se avete fra i vostri ideali o valori quella della pace e della non violenza  e  affermate  che  gli animali  meritano lo sresso rispetto che merita  l'uomo  anche  anche  egli animale perchè  , ovviamente senza     generalizzare     augurate  e  siete contenti    se  muore  qualcuno che  lotta     contro i  vostri principi  . ? Cos' aspettate a prendere posizione critica contro questo ....   individuo   Spett Pasquale  potrei insultarla , ma non lo farò ed mi scuso se dovessi averlo fatto nel post precedente ma era stato scritto a caldo , per rispetto di Andrea, dei suoi cari e di tutta #Aggius.Ma soprattutto, perché  non   sarai  in grado   d' abbassermi ai suoi livelli.Spero solo che Dio la perdoni per le infamie che ha scritto.


Pasquale Mario Meleam Bacco è con Dal Torinese Vincenzo e altre 37 persone.
Ieri alle 11:38
LA CACCIA, IL MEDICO E I COGLIONI DA TASTIERA
Facebook ha cancellato il mio post sulla caccia, anche in seguito alle segnalazioni dei signori cacciatori.
Questi signori in privato mi hanno augurato la peggiore morte, a me, amici e vegani in genere.
Questa gentaglia non è abituata a rispettare le opinioni altrui, perché i cacciatori sono abituati ad uccidere e trucidare altri esseri viventi senza nessuna difesa (tra mille sofferenze).
Quindi questa gente, in campagna, mentre fuma, piscia, scoreggia e parla di fica, si DIVERTE ad uccidere altri esseri viventi.
Ogni tanto si sparano tra di loro e si ammazzano, provando cosa significa essere sparati. E questo mi dovrebbe dispiacere? Beh no, non mi dispiace affatto.
A me i cacciatori fanno schifo e non sarò mai dispiaciuto per la morte di uno che per “sport” uccide e causa atroci sofferenze ad altri esseri viventi.
E se avete le palle mettete in pubblico quello che mi avete scritto in privato. Sperando in un mondo con sempre meno cacciatori, vi saluto.

Ogni tanto si sparano tra di loro e si ammazzano, provando cosa significa essere sparati. E questo mi dovrebbe dispiacere? Beh no, non mi dispiace affatto.
A me i cacciatori fanno schifo e non sarò mai dispiaciuto per la morte di uno che per “sport” uccide e causa atroci sofferenze ad altri esseri viventi.
E se avete le palle mettete in pubblico quello che mi avete scritto in privato. Sperando in un mondo con sempre meno cacciatori, vi saluto.

 Non credo   che i vegano  a  cui lei  dice  d'appartenere  .   conoscendone  alcuni solo  virtualmente (  leggi   tipo amici\che  di penna    come si  diceva  un tempo  )  altri   di persona  , che  siano  tutti\e   a questo livello d'odio  . Qui non si tratta    d'essere    contro la  caccia  o meno   ma  di rispettare    una persona morta  . Quanti bambini hanno ricoverato in gravi condizioni e alcuni dei quali morti perché i genitori sono vegani estremi  .... Non mi sembra che nessuno  abbia  ha gioito x quanto accaduto e  se  lo ha  fatto  è  un    cinico e  coglione proprio  come lei 

7.1.20

all'inferno e ritorno la battaglia e la vittoria contro lì'anoressia di silvia piga

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono

 per chi ' di tempio Pausania e dintorni o si trova a tempio Venerdì 10 Gennaio alle ore 18:00, presso la Libreria Bardamù Ubik a Tempio Pausania, il 10 gennaio, Silvia Piga parlerà del suo libro p dal titolo "L'amica di mia figlia. Dal diario di un'anoressica", pubblicato dalla CSA Editrice. Dialoga con l'autrice Luana Scanu. romanzo narra la storia di Amelia, una ragazza affetta da anoressia, e della sua idea per venirne fuori. La madre Angela è schiacciata dal dolore, ma trova la forza di mantenere la promessa di leggere il diario scritto da Amelia e scopre una figlia diversa da quella che conosceva: una combattente che ha trovato uno stratagemma per sconfiggere l’anoressia mentale, la prigione dorata, la gabbia del secolo. Angela unisce le parole della figlia al metodo di un noto esperto in materia e apre un blog in cui condivide l’autoterapia di Amelia. I contatti sul sito aumentano di giorno in giorno e pazienti, genitori e familiari di anoressici trovano nello strumento una risorsa che aiuta. Fino a che qualcuno legato alle vecchie scuole di pensiero decide di attaccare Angela, le sue idee e quelle di Amelia. La storia è ispirata a quella dell’autrice che è stata per anni afflitta dal problema e che ora può regalare agli altri la sua esperienza e la sua conoscenza.

Silvia Piga - L'amica di mia figlia



L’autrice: Silvia Piga Silvia Piga, classe ’88, è nata e vive in Sardegna. Laureata in Lettere Classiche e Scienze dell’Educazione, da anni insegna privatamente a studenti delle scuole elementari, medie, superiori e università. È l’autrice del saggio di successo “Tutti pronti per la maturità”, edito dalla CSA Editrice, e di diversi racconti brevi premiati in concorsi letterari nazionali e internazionali.
L'opera  di Silvia  Grazie alla professione in ambito educativo, ha a cuore tematiche importanti che riguardano i giovani, fra le quali il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare.

Il libro: “L’amica di mia figlia. Dal diario di un’anoressica”

Il romanzo narra la storia di Amelia, una ragazza affetta da anoressia, e della sua idea per venirne fuori. La madre Angela è schiacciata dal dolore, ma trova la forza di mantenere la promessa di leggere il diario scritto da Amelia e scopre una figlia diversa da quella che conosceva: una combattente che ha trovato uno stratagemma per sconfiggere l’anoressia mentale, la prigione dorata, la gabbia del secolo.Angela unisce le parole della figlia al metodo di un noto esperto in materia e apre un blog in cui condivide l’autoterapia di Amelia. I contatti sul sito aumentano di giorno in giorno e pazienti, genitori e familiari di anoressici trovano nello strumento una risorsa che aiuta. Fino a che qualcuno legato alle vecchie scuole di pensiero decide di attaccare Angela, le sue idee e quelle di Amelia.La storia è ispirata a quella dell’autrice che è stata per anni afflitta dal problema e che ora può regalare agli altri la sua esperienza e la sua conoscenza.

10 trucchi per scacciare la malinconia dopo le feste

La giornata dell'epifania , l'ultima di queste feste natalizie sta per finire e nolenti e volenti si ritorna alla solita routine. Ed ecco che ti assale la malinconia . Ed come al solito sarà combattuta \ affrontata grazie ai consigli femminili , perchè le donne riescono a riprendersi meglio di noi , infatti , trovo e condivido con voi tutti\e questo articolo che trovate sotto di un inserto femminile .

da   https://d.repubblica.it/  A CURA DI MARISA LABANCA
Post vacation blues, 10 trucchi per scacciare la malinconia dopo le feste

     Se tornare alla normalità vi rende terribilmente tristi, non fatene un dramma. Con i suggerimenti della psicologa è possibile affrontare la quotidianità con nuova grinta ed entusiasmo, senza dover aspettare le prossime vacanze
Avete iniziato il 2020 avvolti da una strana malinconia? È il "post vacation blues", quella lieve depressione che capita di provare quando le feste finiscono e si deve tornare alla quotidianità. La psicologa Pauline Walline, autrice del saggio "Taming your inner brat: a guide for transforming self-defeating behavior" ("Addomestica il tuo io viziato: una guida per trasformare i comportamenti controproducenti"), svela i trucchi per scacciare la tristezza e prepararsi al rientro con grinta ed entusiasmo. Primo fra tutti è fondamentale "porsi nuovi obiettivi professionali e personali", che siano un cambio di lavoro, un avanzamento di carriera o anche una migliore gestione del proprio tempo. Avere nuovi stimoli alimenta l'energia e la vitalità.E non dimenticate: quando pensate al ritorno alla normalità, non considerate solo gli aspetti negativi ma anche quelle piccole gioie quotidiane, come pranzare con le colleghe o prendere un caffé con un'amica

eco sempre  dallo stesso   articolo  come


"1. Distillate il mix di sensazioni


Quando si affaccia alla mente il pensiero della ripresa, cercate di identificare i diversi sentimenti che lo compongono. Fra gli “ingredienti” ci sono senz’altro il rimpianto per la fine delle vacanze, la nostalgia per il distacco dagli amici o dalla natura, la preoccupazione per la gestione di giornate ricche di impegni, lo stress legato al lavoro e, magari, ai rapporti difficili con i colleghi. “Nella gestione dello stress, l’attenzione è lo strumento più importante che possediamo”, commenta Audrey Favreau, business executive coach con una specializzazione nello stress management (www.myessencecoach.it). “Prendere consapevolezza del proprio stato fisico, mentale ed emotivo, dunque, aiuta a ritrovare il centro, l’equilibro”. Per farlo, bastano cinque minuti di calma: “Chiudete gli occhi da sedute o sdraiate e osservate la velocità della vostra mente, le tensioni fisiche e lo stato emotivo. È il cosiddetto “Effetto Hawtowne”, un concetto delle neuroscienze che spiega come, quando misuriamo qualcosa, portiamo consapevolezza su ciò che facciamo e quindi cambiamo il nostro rapporto con ciò che stiamo misurando”.

2. Giocate d’anticipo


“Organizzatevi per arrivare presto”, propone Favreau. Non solo perché un inizio trafelato (corsa fra mezzi pubblici affollati? Slalom in strade piene di traffico?) espone a una quantità di stress aggiuntivo che si potrebbe evitare, ma anche perché quei dieci o quindici minuti di anticipo sulla tabella di marcia consueta possono fare una seria differenza nella qualità della giornata. Le mattine, per esempio, sono il canvas perfetto per praticare un po’ di mindfulness nel percorso casa-ufficio. Basta esercitare la consapevolezza di se stesse, dell’ambiente circostante, del proprio respiro e delle proprie sensazioni per arrivare al lavoro cariche di energia e positività. Un ufficio vuoto, inoltre, permette di impostare la propria giornata con maggiore tranquillità.",

3. Assicuratevi una transizione soft

Evitate di immergervi a testa bassa nella solita routine: pianificate piuttosto qualcosa a cui guardare con attesa per i primi giorni post-rientro per diluire la fatica della ripresa. Per esempio, uscite a cena con la famiglia invece di cucinare, andate al cinema, prenotate una manicure, invitate un’amica per un aperitivo. A proposito, fra le ragioni che aumentano la motivazione sul lavoro ci sono anche i colleghi: per il 44% delle donne intervistate in uno studio dell’Università del Kent, il piacere di ritrovarsi fra persone amiche conta di più dello stipendio (41%). In base al tipo di lavoro che svolgete, valutate se lasciare in funzione l’autoreply delle email e la segreteria telefonica per avere qualche ora di tranquillità in più dopo il rientro.",
4. Trasformate il vostro spazio


Ancora prima di accendere il computer, guardate con occhi neutri la vostra zona di lavoro. È molto probabile che, se non avete messo in ordine in modo radicale prima di partire, sentirete la necessità di farlo adesso. Se questo è il caso, procedete senza indugi: eliminare tutto quello che non è necessario alla propria attività è liberatorio, energizzante e stimola la voglia di prendere decisioni. Giornali, riviste, decorazioni e gadget, ma anche oggetti in numero superiore a quelli necessari si possono cestinare senza pensieri. In uno spazio di lavoro dove avete a disposizione solamente gli strumenti veramente utili alla giornata, mettete al centro un’immagine che avete portato dalle vacanze e che vi ispira (una foto, una cartolina, un messaggio): vi servirà per allargare lo sguardo e ritrovare un approccio positivo alle cose, quando ce ne sarà bisogno.
5. Gestite le email (invece di farvi gestire)

Un lungo elenco di posta in arrivo è sufficiente per far sentire prepotente il desiderio di rimandare l’apertura dei messaggi. Dunque, evitate la formula del tutto e subito: “Utilizzate per le e-mail un tipo di lettura veloce. Cioè, passate in rassegna i destinatari e l’oggetto del messaggio, eliminate direttamente quelle che non sembrano interessanti. Nel caso in cui vi sarà sfuggito qualcosa di urgente o di importante, la persona che vi scrive si metterà nuovamente in contatto con voi”, suggerisce Favreau. Analogamente, quando scrivete un messaggio, impegnatevi per tagliare il 50% del testo che scrivereste normalmente.
  6. Tenete le distanze dallo smartphone


“Abbiamo bisogno di essere presenti”, avverte il coach. Dunque, evitate di consultare il vostro smartphone, scegliete l’opzione “non disturbare” escludendo i numeri dei famigliari e, se proprio non riuscite a resistere alla tentazione di buttare un occhio allo schermo, chiudete il telefono in un cassetto: vi risparmierete un sovraccarico di informazione stancante. Lo smartphone, infatti, è una fra le fonti principali di distrazione: le ultime statistiche degli utenti americani rivelano che, in media, si passano ogni giorno tre ore e quaranta minuti in compagnia del proprio smartphone e l’intrattenimento (gaming, Youtube, Facebook e social) rappresenta il 66% della fruizione totale. E non è vero che il cellulare serva per lavoro: le app per la produttività, infatti, catalizzano solo il 4% del tempo di utilizzo
7. Stabilite gli obiettivi

Ricordate che la risorsa più importante a vostra disposizione sul lavoro è il tempo, quindi definite tre obiettivi per la giornata e mettetevi subito all’opera, partendo dalla voce che richiede più impegno. Se fosse complessa, potete suddividerla in più parti. Da un punto di vista psicologico, aiuta di più cominciare dal compito che appare più arduo: smaltita la parte più difficile, il resto sarà in discesa. “Per valutare la gestione della concentrazione in relazione alle cose che richiedono il vostro intervento, potete aiutarvi con il “Modello di Covey”. Si tratta di una matrice a quattro quadranti che facilita l’individuazione delle priorità, perché permette di classificare i compiti in base all’importanza e all’urgenza”, spiega l’esperta. Catalogare le voci che riempiono la propria giornata, infatti, mette in evidenza come utilizziamo il nostro tempo e aiuta a ri-orientare le scelte.
8. Cambiate prospettiva

È vero: con ogni probabilità, in vacanza si stava meglio, ma invece di contemplare il bicchiere mezzo vuoto, invertite la rotta. Smettete, dunque, di ripetervi in loop tutte le ragioni per cui siete infelici di essere tornate a casa e al lavoro e provate piuttosto a identificare tre ragioni per cui siete particolarmente grate di essere partite. Una volta in cui le avete individuate, fate un ulteriore passo avanti e riflettete sulle ragioni per cui siete grate del fatto di essere (e avere) al lavoro. La gratitudine non è un esercizio fine a se stesso, ma è uno fra i principali alleati del nostro benessere. La gratitudine, infatti, riduce lo stress, migliora l’autostima, i rapporti interpersonali e la resistenza di fronte alle difficoltà. Addirittura, come ha scoperto Robert Emmons, professore di psicologia alla Davis University of California, e uno fra i massimi esperti sull’argomento, le persone che praticano deliberatamente un atteggiamento di gratitudine sono il 25% più felici di chi si focalizza sui problemi.
9. Lasciate il lavoro al lavoro


Capitalizzate il vantaggio di aver staccato la spina durante le vacanze ed evitate di portare a casa delle cose da fare: chiudete la porta dell’ufficio e lasciatevi il lavoro alle spalle. Volendo, potete aggiungere una nota in calce alle vostre email che indichi gli orari in cui siete raggiungibili. Come ha scoperto un team di ricercatori dell’University of California, Irvine, essere sempre raggiungibili è controproducente: controllare costantemente la posta elettronica, infatti, aumenta il battito cardiaco e mette in una condizione di allerta senza fine. Evitate anche gli straordinari: una gestione più disciplinata delle ore lavorative significa meno distrazioni, meno procrastinazione e più concentrazione. E il lavoro fatto meglio diventa più leggero."


10. Coltivate le buone abitudini
“Se avete utilizzato le vacanze per adottare nuove buone abitudini, mantenetele”, invita Favreau. La prima e più importante è ritagliarsi dello spazio per sé: bastano venti minuti di relax al giorno per fare la differenza. “Intendiamoci: non si tratta di mettersi davanti alla tv o navigare sui social, ma di scegliere un’attività che rilassi il sistema nervoso a cui bastano venti minuti per calmarsi”. 


Una soluzione facile è la posizione yoga savasana: ci si sdraia supine su un tappetino o sul letto, al buio e senza rumori, tenendo le braccia staccate dal corpo con un angolo a 45 gradi, le gambe e i piedi divaricati, le palme delle mani aperte verso l’alto e il mento leggermente rivolto verso il basso. “Dopo un profondo periodo di rilassamento, tutte le misure fisiologiche dello stress sono ridotte e gli impegni di tutti i giorni sono più facili da gestire”, conclude il coach.Tornare al lavoro è un lavoro. Sì, perché riorganizzarsi dopo la pausa natalizia (guarda il nostro speciale Natale) è un’attività soggetta a venti contrari che possono far alzare il livello di ansia ancora prima dell’arrivo in città. Nel mondo anglosassone, esiste addirittura un termine specifico per definire questo stato d’animo: è il “post-vacation blues”. Se è vero che l’intensità dei sentimenti provati in reazione al ritorno è legata alla lunghezza e alla distanza del viaggio, le modalità del rientro non aiutano certo a ricominciare. Tendenzialmente, infatti, la transizione dal tempo libero al tempo del lavoro è troppo brusca, specie per chi si è lasciato poco tempo per vuotare i bagagli prima di tornare dietro a una scrivania. E in ogni caso, resta il fatto che barattare la libertà con gli impegni si traduce in un alto costo psicologico. Per chi, almeno una volta, si è chiesta se una vacanza valga la difficoltà della ripresa, ecco dieci idee smart per minimizzare l’impatto del rientro, una scelta (quasi sempre) inevitabile"

Andrea Altea, assessore di Aggius, è morto durante una battuta di caccia. Il post choc di un medico vegano pugliese: “Ha avuto quello che lui aveva riservato ad un altro essere vivente”un tempo

di cosa stiamo parlando
Andrea Altea, assessore ucciso durante caccia cinghiale/ Sardegna, colpito da fucile

Andrea Altea, assessore ucciso durante caccia cinghiale/ Sardegna, colpito da fucile


Sardegna, dramma in Gallura: Andrea Altea, assessore al Turismo di Aggius ucciso da fucilata di rimbalzo durante la battuta di caccia al cinghiale

Lo  so che     non dovrei  perdere  tempo dietro   tali  ......  ma   non riesco davanti  a  tale  odio   a rimanere indifferente ed  in silenzio    , soprattutto  quando una scelta di vita  (  perchè   io la  considero  , pur  non praticandola  ed odiando  nel rispetto   di  chi  la sceglie    per  moda  o acriticamente   ed in maniera  fanatica  ed  fondamentalista    come  il caso qui trattato  )   viene  usata  per  veicolare  l'odio    verso  coloro  che  non  la pensano  in atti ed intenzioni     come loro  .Un  tempo  non molto lontano  (   almeno per  la mia generazione  )   s' usava dire che le parole sono pietre . Oggi purtroppo  non più: le parole, salvo  (  cosa  rara  )   qualcuno  educato    diversamente     si usano (  a  volte capita  anche al sottoscritto   quando   si mette  a commentare      ed  esprimere  le  sue   emozioni  e  sentimenti   )    con leggerezza, a volte con incoscienza o noncuranza  delle conseguenze  . Si arriva a gioire pubblicamente per la morte di qualcuno\a  che  non la pensa  o  è  diverso  da  te   e per reazione si augurano le peggiori cose  come  ha  scritto    lei nel post      che  giustamente fb  le  ha  rimosso  





Premetto che   come

Elisa Mascia Antonio Tamburrano la caccia può anche far schifo molti sono contro ma non si permettono di augurare la morte a dei cacciatori perché fanno qualcosa che non ci piace. O esultare per la morte di quest'uomo poco importa se aveva una famiglia vero!?
L'immagine può contenere: il seguente testo "NON VOGLIO SENTIR DIRE CHE NE PIÙ LA PENNA CHE LA SPADA"uno dei commenti  civili    che  ho trovato  sula  sua bacheca     io non amo la caccia, ma rispetto le persone :  che praticano la caccia  sia  che la praticano   come sport   anche     se  non capisco come   si possa  chiamare  sport  spare  sugli animali  , sia tradizionalmente   cioè   contro  gli animali in sovrannumero   ( come  i  cinghiali  )  e     che danneggiano , quel poco che  ancor a  rimane  di campagne   e  d'allevamenti non intensivi \ industriali   ancor di più quando succedono disgrazie,sia  che la praticano   come sport  . ciò che lei non ha fatto, mancando di rispetto a questo ragazzo di 43 anni tanto meno ai suoi familiari, si vergogni !!!! L'unico... da tastiera e '"stato lei nel momento che ha scritto quel post!!.Passando  perchè  i coglioni  non stanno mai  da  una  parte     sola   allo stesso livello   degli  ebeti      che l'hanno insultata  .Capisco la  sua apatia   e  il  suo non provare  un briciolo di  pietà   verso   i  carnefici  degli animali  cioè  i i cacciatori  in questo caso  ma  un po' di silenzio  o meglio collegare il cervello alle mani non avrebbe   fatto male e le  avrebbe  evitato :   la cancellazione  ( meno male    che   lo hanno salvato )    del  suo   post originale  sia  di questo (  la  toppa  è peggiore   del buco )

Pasquale Mario Meleam Bacco è con Dal Torinese Vincenzo e altre 37 persone.
Ieri alle 11:38
LA CACCIA, IL MEDICO E I COGLIONI DA TASTIERA
Facebook ha cancellato il mio post sulla caccia, anche in seguito alle segnalazioni dei signori cacciatori.
Questi signori in privato mi hanno augurato la peggiore morte, a me, amici e vegani in genere.
Questa gentaglia non è abituata a rispettare le opinioni altrui, perché i cacciatori sono abituati ad uccidere e trucidare altri esseri viventi senza nessuna difesa (tra mille sofferenze).
Quindi questa gente, in campagna, mentre fuma, piscia, scorreggia e parla di fica, si DIVERTE ad uccidere altri esseri viventi.
Ogni tanto si sparano tra di loro e si ammazzano, provando cosa significa essere sparati. E questo mi dovrebbe dispiacere? Beh no, non mi dispiace affatto.
A me i cacciatori fanno schifo e non sarò mai dispiaciuto per la morte di uno che per “sport” uccide e causa atroci sofferenze ad altri esseri viventi.
E se avete le palle mettete in pubblico quello che mi avete scritto in privato. Sperando in un mondo con sempre meno cacciatori, vi saluto.

Ogni tanto si sparano tra di loro e si ammazzano, provando cosa significa essere sparati. E questo mi dovrebbe dispiacere? Beh no, non mi dispiace affatto.
A me i cacciatori fanno schifo e non sarò mai dispiaciuto per la morte di uno che per “sport” uccide e causa atroci sofferenze ad altri esseri viventi.
E se avete le palle mettete in pubblico quello che mi avete scritto in privato. Sperando in un mondo con sempre meno cacciatori, vi saluto.

qua   con annessi insulti  e   minacce  di altrettanto coglioni  che  so'abbassano al suo livello . ecco quindi   che un po'  di silenzio    non avrebbero  guastato  .  Quindi  concludo questo mio post   suggerendole  ,   tanto   buddismo e  vegan  hanno molto in comune   , diventi  buddista    cosi potrà    sia  continuare  ad  essere  vegano ed  a  rispettare  gli altri  evitando la prossima volta     di  :   cagare    fuori dal vaso ed  risposte minacciose   di  altri  coglioni