27.3.21

considerazioni di un anti abortista sui cartelli accusatori contro i cartelli appesi a scuola a Piacenza sulla ragazza che ha abortito .

  Di   COSA  STIAMO PARLANDO  
L'episodio in un istituto superiore. La denuncia è partita online da un'amica della studentessa. A Repubblica la ragazza vittima delle offese ha raccontato che nelle scorse ore lei e le compagne hanno girato per le classi (quelle poche autorizzate in presenza per i laboratori nonostante la zona rossa): "Abbiamo detto che l'aborto non è una scelta facile, ma chi si permette di giudicare che ne sa?". La preside ha avviato accertamenti, ieri ( 25\26  MARZO  ) è arrivata una lettera di scuse anonima  .


E' vero  che  l'aborto  non piace  a nessuno\a  laico o religioso  che  sia  perchè è uccidere  \ mettere  fine  ad  una  vita    e creare  dolore  psicologico  .  Infatti   L'aborto è un fatto drammatico sia fisicamente   come dimostra  il  video  qui  sotto

 


che psicologicamente per qualunque donna di ogni età . Decidere di fare un aborto  soprattutto  quando   si è alle  prime esperienze  sessuali  comporta un lungo travaglio psicologico ed è motivato da molteplici fattori, travaglio psicologico che si porterà dietro per tutta la vita. Ecco   che   << Se solo si imparasse ad accogliere, comprendere e a non giudicare le vite altrui diverse dalle nostre, tendendo una mano, piuttosto che puntare un dito e se solo si insegnasse che sbagliare è parte del nostro percorso per diventare persone migliori, le lacrime versate di tutti, sarebbero d’oro e non di piombo.>>  da  https://mad-in-italy.com/2021/01/aborto-giudicare-e-sempre-ferire/

 Ecco perchè    da  uomo  provo    tristezza   perchè   a differenza   delle  altre  volte  il fatto 


 "Succede in una scuola italiana in provincia di Piacenza - aggiunge un'altra ragazza che ha postato la notizia poi ricondivisa migliaia di volte - , in una scuola con gente giovane che speravo fosse diversa dalle vecchie generazioni, una speranza più vicina di poter cambiare e aprire le nostre menti presto e soprattutto imparare il concetto di rispetto per le scelte personali altrui, ed è questo che più mi inquieta, che ciò che dovrebbe rappresentare il futuro e il cambiamento sia ancora cosi maledettamente indietro"

https://mad-in-italy.com/2021/01/aborto-giudicare-e-sempre-ferire/


Va bene essere contrari all'aborto ed al suo uso spesso non necessario ed essere per la vita .Ma essere per la vita significa anche : 1) lasciare che le persone siano libere di decidere e d'intraprendere anche scelte diverse dalle nostre dolorose o meno che siano 2) non giudicare e rispettare 3) lasciare che la loro scelta sia libera e non soggetta a causa dell'uso improprio e ipocrita ( cioè obbiettori in pubblico abortisti in privato ) dell'uso del obbiezione di coscienza Immaginatevi lo strazio di questa piccola donna, rientrare a scuola e trovare le porte delle aule tappezzate con disegni raffiguranti un feto con frasi di questo tenore: «Questo eri tu», «Mi hanno buttato in mezzo all’utero e ne sono uscito embrione». Poi l’ultima: «Io feto, tu aborto». La reazione -- secondo quanto riferita dai giornali --- è immediata, li strappa uno a uno, consapevole che siano rivolti a lei, li porta al professore che in quel momento è in aula, ma prima decide di fotografarli, li gira ai dei compagni di classe chiedendo se qualcuno conoscesse l’autore. In un istante le immagini diventano virali e rimbalzano di chat in chat, esplode un caso mediatico, la ragazza viene rintracciata telefonicamente, dando prova di una grande maturità : « Anche se quell’odio non lo capisco, non sono arrabbiata con chi ha appeso quei disegni. Semmai con lui vorrei potermici confrontare. Se una conclusione può trarsi, è che la gente deve imparare a riflettere prima di emettere giudizi »   come riporta  Irene Vella GIORNALISTA TELEVISIVA il  26 Marzo 2021 su  questo editoriale  di  www.dilei.it/ )  .
Già perché a quanto pare chi ha deciso di fare questo gesto è un ragazzo, che travolto dal clamore fa un passo indietro, scrive una lettera ( sotto al centro un estratto da https://www.fanpage.it/ )

e la appende nuovamente sui muri dell’istituto, dove afferma che le immagini fossero ironiche e non rivolte a qualcuno in particolare, dicendosi dispiaciuto per la situazione e per aver ferito le persone coinvolte, chiedendo infine scusa. Ma ormai il danno è stato fatto. La cosa che colpisce positivamente di tutta questa storia è l’ondata di affetto e di protezione ricevuta dalla ragazza, da parte degli adulti in primis, il professore che ha fatto di tutto per rassicurarla denunciando immediatamente l’accaduto al dirigente scolastico e le compagne che hanno fatto subito squadra e stretto un cerchio intorno alla loro amica, dimostrando che, forse, si stanno facendo passi avanti in materia di solidarietà. E ancora una volta è Chiara è mettere il punto in questa situazione: “Quel che mi è successo un mese fa è stato terribile. Ma può capitare a tutti. Per fortuna io mi sono sentita libera di decidere in modo sereno, parlandone con mia madre, la mia migliore amica, alla quale ho semplicemente detto che non mi sentivo pronta.”
Quindi  cari  prolife   sappiate     che 
Una donna che decide di non avere un bambino è una donna ferita, è una donna che porterà una cicatrice nel cuore e nel corpo, invisibile agli altri, ma presente a se stessa, per sempre, nessuno dovrebbe mai permettersi di giudicare, eppure nel 2021 c’è chi si permette di farlo, e se, in questa situazione, possiamo parlare di ingenuità e di ignoranza, da parte di un ragazzo appena maggiorenne, i giudizi che fanno più male sono quelli delle persone che parlano senza conoscere, che additano le ragazze come incoscienti o, peggio ancora, come assassine. Perché diciamo la verità la colpa viene data sempre alla donna, perché è facile, perché passano gli anni, ma la voglia di puntare il dito, quella non passa mai, come se il sesso non si facesse in due, come se un ragazzo che mette incinta una ragazza, non avesse la sua stessa responsabilità, eh già “ma signora mia è la donna che porta visibile la colpa con una pancia che cresce” mi sembra di sentirle queste parole.


Una volta per -- come  suggerito sempre  su  https://dilei.it/editoriali/storia-di-chiara-aborto-sulle-porte-della-scuola/1006365/ --  tutte pensiamoci prima di parlare, colleghiamo il cervello alla lingua, chi sceglie di abortire non lo fa mai a cuor leggero, sono ragazzine che si ritrovano in una situazione più grande di loro, sono donne costrette dalla vita, sono ragazze che non si sentono pronte, e qualunque sia la loro motivazione, nessuno, e sottolineo nessuno di noi, dovrebbe mai giudicare. Sappiate che negli anni ho intervistato molte di loro e le loro parole sono tutte uguali: “Ogni anno quando arriva quel giorno, mi domando come sarebbe stato, di chi avrebbe avuto il sorriso, di che colore sarebbero stati i suoi occhi. Ogni 365 giorni conto gli anni che avrebbe compiuto, e so che in quel momento era la scelta migliore per me, non era il momento, non avevo la persona giusta al mio fianco, ero solo una studentessa. Ma non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe stato.”
Per questo non mi bisogna mai giudicare. Queste donne purtroppo lo fanno sempre da sole, quello che possiamo fare noi per loro è fargli capire che noi ci saremo per sempre, che noi le capiamo  o  almeno  ci  proviamo  .


26.3.21

la libertà di scelta non è mettere a rischio le vite degli altri

 Sono sempre stato per la libertà di scelta, ma secondo cosa scegli te ne devi obbligatoriamente andare affanculo, questo è chiaro.



Presidente Draghi, Ministro Speranza, di nuovo focolai in ospedali causati da sanitari che rifiutano le vaccinazioni. E' urgente e indispensabile un decreto legge che li obblighi a vaccinarsi e protegga i pazienti dalla superstizione e dall'egoismo. Vogliamo aspettare che ci scappi il morto?


Ora alcuni di voi dicono che è da nazisti obbligare e bla bla bla... Ma come mai nessuno \a
protestato prima quando fino al 1985 c'era l'obbligo vaccinale e ti vaccinavano anche a scuola ? Secondo   questo commento   trovato su  Facebook  di  Gavino Marras  alias  Gavox  : <<   Non è un obbligo e non è nemmeno un ricatto: è buonsenso. Se non vuoi incasinare la vita a nessuno esponendolo al rischio di contagio, o ti vaccini o vai a fare l'eremita. La possibilità di scelta c'è, come sempre nella vita. Ogni scelta, come sempre nella vita, comporta differenti rischi e/o benefici. Puoi anche nuocere a te stesso e -previ accordi- a chi è con te, ma non puoi mettere a rischio altre persone per le tue scelte.>>  Infatti  l'obbligo vaccinale dovrebbe essere al pari dell'obbligo di rispettare i limiti di velocità, della cintura di sicurezza e del casco. Proteggi te e gli altri. Ma i legislatori hanno troppa paura ad equipararlo perché hanno paura di perdere consensi in questo periodo di ritardo cognitivo generalizzato

 

perchè il libro il tempo di vivere con te di Giuseppe Culicchia non è un libro apologetico sul terrorismo e sulla figura di suo cugino WALTER ALASIA

 Leggi anche  


Adesso che  ho finito  il dolorosissimo , triste  ,  bellissimo   libro  Il tempo di vivere con te (Mondadori 2021) di  Giusepe  Culicchia 

posso confermare  quello  che  ho  già detto nel   precedente  post   : <<  Gli  anni di piombo una ferita  ancora  aperta .basta   un niente   per creare  polemiche   e riattivare  le braci .  Il caso  di  Il  tempo di vivere  con te   ultimo romanzo  di Giuseppe  Culicchia  >> .
Sono arrivato   a  tale   libro  dopo aver  sentito  diversi  dibattiti  e  recensioni  ,  tanto  da   scierglielo     come  regalo   per  i  miei  45  anni     e  poi   averlo divorato  in  4   giorni . IL   perchè  : 1)    quando si parla   d'Alasia    si parla   solo  come    un criminale   , ci si dimentica   o si tace     che   non  li si è data  la possibilità  di  soccorrerlo   ed  è  stato ucciso alle  spalle      quando  era   già inerme \ moribondo  . 2)  Giorgio Bazzega, figlio di una delle vittime, ha detto che è stato scritto “come andava scritto, con una sensibilità e un’onestà intellettuale inattaccabili“. All'inizio  dei primi due  capitoli   stavo   per  abbandonare   perchè    lo consideravo una dei soliti  libri   retorici  ed  apologetici    sugli anni 70\80  .
Inizialmente  alla lettura     dell'incipit  ero un po'  titubante   se  continuare      o meno   perchè credev  fosse il  solito  libro  agiografico  sugli anni 60\80  . Ma  conoscendo l'autore   ed il  suo  stile   capace  di farti  appassionare  lentamente     alle  cose    , mi sono detto  : andiamo avanti  ,  magari  (  cosa  poi  risulta  vera  )  non lo è  . Quindi   ho  evitato l'errore   che  potrebbero  fare   molti     leggendo le solo  le pagine di  copertina d'abbandonare  la lettura  al  primo capitolo   .  
Infatti  già  il fatto   che  l'autore    inizi  le  prime pagine   e  i  primi due  capitoli   parlando  sotto   forma  interrogativa    della fine  di Walter ovvero  della  sua  uccisione     il  15  dicembre  1976  fa  capire   a chi   leggere  senza pregiudizi \  preconcetti che  il   libri   non sarà   un  apologia    della  figura del   cugino .  Il  libro  è  

Un po’ epistola un po’ memoriale, un po’ album di famiglia (corredato dalle foto d’epoca  e  da lettere   private    corsivo mio ) e un po’ cronistoria dell’Italia contemporanea, Il tempo di vivere con te (Mondadori) crea un interregno narrativo che è soprattutto il tentativo da parte dell’autore di ricucire definitivamente le lacerazioni del proprio vissuto familiare con quelle della Storia recente (politica, culturale, di costume) del nostro Paese, attraverso il filo di una memoria personale silenziata per oltre quarant’anni.

  da  https://www.labalenabianca.com/2021/03/24/la-sfida-postuma-con-la-storia-di-giuseppe-culicchia-luca-ottolenghi

Ora  si capisce  il motivo per cui il protagonista del suo celeberrimo romanzo d’esordio Tutti giù per terra (1994) si chiamava Walter. E il conto è finalmente chiuso e  si  può iniziare  a  guardare  avanti    senza  rimanere  prigionieri nel ricordo  . Leggendo  e sentendo  varie  recensioni      credevo  che  ,   come spesso accade     quando esce  un libro    su quel periodo     su  certi siti o giornali iniziasse :  la  solita  campagna  d'odio (  la  solita   shitstorm    )  ed  la  solita  contrapposizione    ideologica   \ culturale    come   se  tali fatti  fossero ancora attuali  e  le  ideologie  del secolo scorso    fossero  ancora vive   ,  fosse  un libro ideologico invece     come per  magia    , sarà per  lo stile   dell'autore o per  la  frase     dal libro  stesso  

"Non è ancora il momento di raccontare quel 15 dicembre 1976, e quel che ne seguirà. No. È, questo, il tempo di vivere con te. Ancora un poco. Almeno nello spazio di queste pagine. Perdonami, Walter, se ci ho messo così tanto. È per raccontare la tua storia che ho cominciato a scrivere, il giorno dopo la tua morte."

che mi  spinto    a leggere  \  divorare   ( di solito sono più  lento  )   in cosi breve  tempo  il   libro  . A  testimoniare  la  bellezza   ed  particolarità  del libro  è  anche la recensione    di  uno di quei  quotidiani più faziosi quando  si parla   di quel  periodo    dice  


[..] non ho avuto dubbi nel precipitarmi a leggere il nuovo libro di Giuseppe Culicchia, perché è uno scrittore eccellente e perché figuriamoci se avrebbe sfornato la solita tiritera agiografica o sociologica o giustizialista o assolutoria. Il titolo è Il tempo di vivere con te (Mondadori) e il terrorista in questione è Walter Alasia, ucciso in un blitz della polizia il 15 dicembre 1976, non prima di riuscire a uccidere due poliziotti, il maresciallo antiterrorismo Sergio Bazzega e il vicequestore Vittorio Padovani.Al di là di questo, che in quegli anni è ordinaria amministrazione, tra terroristi ammazzati, magistrati ammazzati, poliziotti ammazzati, non per altro sono gli anni di piombo (minchia però superiamoli questi anni di piombo), la ragione del libro di Culicchia è un'altra, più profonda: Walter era suo cugino, e non un cugino qualsiasi ma il suo cugino preferito, più grande di lui di nove anni. Uno di quei cugini che prendi come modello, ma quei nove anni di distanza sono anche due vite diverse, e la prospettiva del piccolo Beppe non poteva immaginare la reale esistenza di Walter. Per il piccolo Beppe le immagini che passavano i tg erano solo uno sfondo incomprensibile, Lotta Continua, Ordine Nuovo, il rogo di Primavalle, Piazza Fontana, la morte di Pinelli e l'omicidio Calabresi, insomma tutto ciò che di tragico accadeva in quel decennio e che per un bimbo contava poco. Per lui Walter era il compagno di giochi, quello che gli diceva sempre sì. «Adoro giocare con te. Coi nove anni di differenza tra noi, io sono ancora un bambino. Tu eri già ragazzo. Io vivo in un paese di novecento anime. Tu vivi ai margini di una delle più grandi città italiane. Io leggo ancora Topolino. Tu leggi già il Manifesto ». No, non è una biografia di Walter Alasia questa, ma un libro struggente e personale. Il tono di Culicchia, in ogni riga, in ogni parola, è stupefatto e malinconico. Asciutto, analitico, ma venato di sentimenti inespressi, tenuti dentro per decenni. «Mentre io gioco a palla in cortile o passo dal mio triciclo alla bicicletta con le rotelle spingendomi lungo i sentieri costeggiati dai campi di granoturco intorno a Grosso Canavese, tu a Sesto stai diventando adolescente e registri fatti che a me sfuggono: la nascita a Torino del movimento Lotta Continua, l'Autunno caldo». [...] 

 Infatti  Culicchia   è riuscito   a  scrivere senza  reticenze  usando  :  ricordi   personali     diretti e  indiretti  ,  lettere  private    con   viaggio in fondo alla carne ,  un bellissimo  libro  su Walter  Alasia   ( suo  cugino  ) il  cui nome  ed  l'vento  della  sua morte  e  il modo      con cui venuta  sono legati   alla colonna milanese delle Brigate Rosse  ( una  delle più  sanguinarie    di  tale  gruppo   terrorista  )  a  lui intitolata . Se per  il   Paese è la  vicenda   è un fatto pubblico, uno dei tanti episodi che negli anni di Piombo finivano tra i titoli dei quotidiani e dei notiziari televisivi; per lui e la sua famiglia è una ferita che non guarirà mai  come    testimonia   anche  il  titolo azzeccatissimo dato  al  romanzo     "Il tempo di vivere con te".  Tale  lettura   mi ha  riportato   alle  stesse atmosfere    ho trovato  in  :    Lessico  familiare  di   Natalia  Ginsburg    e  L'amore degli insorti  di Stefano Tassinari  .


25.3.21

Femminicidi, il padre di una ragazza uccisa: "Faccio l'autista, la notte le donne sole hanno paura"

 qualche  giorno  fa   facendo pulizia  dei preferiti  e della  cronologia    in modo  da eliminare   determinati siti    e determinate  pagine     per spezzare  il  circolo  vizioso   della mia porno dipendenza   ho ritrovato     questo    articolo interessante  .,  cosi  rispondo  a  chi mi    chiede  perchè  qui  o  sui miei  social  condivido  troppi post  femministi  oltre i  classici    del  25  novembre  [ giornata  contro i femminicidio ]  .  

Femminicidi, il padre di una ragazza uccisa: "Faccio l'autista, la notte le donne sole hanno paura"


"Le donne che camminano di notte non lo fanno normalmente: le vedi con il passo svelto, che fingono una chiamata o che portano in mano mazzi di chiavi che sembrano mazze per difendersi. Da uomo, che può camminare normalmente quando torna a casa dopo il lavoro, provo una brutta sensazione". A parlare è Giovanni Lelli, papà di Nicole, ragazza romana uccisa a 23 anni con un colpo di pistola dall'ex compagno. Lelli ha preso la parola durante un incontro organizzato dalla squadra di calcio dilettantistica Borgata Gordiani per parlare dello stupro subito da una ragazza di 22 anni nel parco di Villa Gordiani il 5 marzo. "Siamo molto legati al parco - dice a Repubblica l'associazione - sapere che una cosa del genere è successa lì, a casa nostra, ci ha sconvolto. Abbiamo voluto ascoltare il pensiero delle donne".

                                       a cura di Valentina Ruggiu


24.3.21

Ilaria 'Nini' Muresu: "La mia battaglia per le mascherine trasparenti: essere sordi non è una colpa"

 

Ilaria Muresu 
La schermitrice paralimpica, nata con una neuropatia sensitiva di tipo II che le ha causato sordità profonda e scoliosi grave, è molto attiva sui social e nel sociale: "La gente che riversa odio in rete lo fa perché non è felice e spesso si sente 'infastidita' dai successi degli altri"


VENTITRÈ anni di vita talmente intensa e piena di vittorie - sportive e non - da sembrare molti di più. Sarà per questo che gli occhi di Ilaria Muresu, atleta di origine veneta ma di casa in Sardegna, nella sua amata Olbia, hanno uno sguardo così intenso e reale, sorridente anche quando la bocca è coperta dalla maschera da scherma, o dalla mascherina. Nata con una neuropatia sensitiva di tipo II che le ha causato sordità profonda e scoliosi grave a 135 gradi, Ilaria non ama molto il suo nome di battesimo: "Chiamami Nini, per favore". Oggi Nini è un'atleta paralimpica della squadra nazionale di scherma, impegnata per abbattere le barriere comunicative che in questo periodo mettono seriamente in difficoltà le persone sorde.

Come è nato l'amore per la scherma?

"Grazie a un cugino svizzero, mio coetaneo. Faceva scherma e tramite lui ho cominciato ad appassionarmi. Poi nel 2012, alle Paralimpiadi di Londra, ho scoperto la scherma paralimpica e mi ci sono buttata a capofitto: "Vale la pena provarci!", ho pensato. Un amore a prima vista che non so descrivere, una grande emozione".

Quali sono state le soddisfazioni sportive più grandi, finora?

"Non sono una di quelle che conta le medaglie o che dice di essere campionessa, anzi. Sono più per i sogni e uno grande realizzato è sicuramente quello di poter praticare la scherma a livello agonistico. Per allenarmi percorro 115 km da Olbia a Sassari lungo una carreggiata davvero pericolosa, che io chiamo 'la strada della morte' perché fa paura, è buia e deserta, fatta eccezione per qualche camion. Purtroppo per raggiungere il mio sogno sono costretta a viaggiare da più di 6 anni, ma ne vale la pena. Le soddisfazioni per me nel campo sportivo sono queste, a partire dal fatto di aver battuto l'ansia o meglio gli attacchi di panico, perché erano incontrollabili. Ora la situazione mi sembra migliorata e sono riuscita anche a migliorare nelle gare nazionali. Una bella vittoria".

Ilaria Muresu 

Che significa fare uno sport del genere con una disabilità come la sua?

"All'inizio i medici mi sconsigliavano di fare attività a livello agonistico, ma io sono testarda quando faccio le cose e provo di tutto! Poi alla fine, se qualcosa non va, mi arrendo, ma per arrendermi devo aspettare a lungo, essere pronta psicologicamente ad accettare che quella cosa non va bene per me. In realtò mi sconsigliavano perché ebbi un arresto cardiaco durante l'intervento alla scoliosi, nel lontano 2011. Una settimana fa ho festeggiato 10 anni dall'inizio della mia seconda vita. I medici sono iperprotettivi nei miei confronti, ma io trovo sempre il modo di rialzarmi. La scherma a livello agonistico stanca ma ho sempre cercato, durante le gare, di non esagerare, magari usando integratori ricchi di potassio e magnesio, e bevendo gli amati succhi di frutta, che riescono a colmare l'ansia e il vuoto, quella sensazione di non essere mai abbastanza".

Lei è molto attiva sui social: si è mai trovata ad affrontare fenomeni di "hating online"?

"Ho 4k di follower su Instagram e oltre a essere una schermitrice paralimpica sono una blogger. Attualmente ne curo uno in cui racconto tutto ciò che succede nel Caucaso: diciamo che ho trovato una motivazione che mi spinge a far appassionare ai lettori la Georgia e tutto ciò che ha da offrire questa nazione, a livello culturale e non solo. Nell'aprile 2020, in piena pandemia, sono stata la prima a creare, insieme a due amici, le mascherine trasparenti: dividendoci su tre regioni (Sardegna, Lombardia, Calabria) siamo riusciti a raccogliere i soldi per fabbricarne 2000 grazie a una campagna di cui vado molto fiera. L'iniziativa è nata perché noi non sentivamo ed eravamo abbattuti dal fatto di non poter più leggere il labiale delle persone e ancora più impossibilitati a comunicare. Nei mesi successivi io, Sara Succurro e Ivan Lombardi siamo stati invitati in televisione per raccontare la nostra storia e dopo quasi un anno le mascherine sono ancora in fase di produzione presso la sartoria Cirotto di Olbia. Siamo molto contenti perché non ci aspettavamo di avere tante richieste! Sono stata vittima di "hating" anche per questa iniziativa ma poi ho cominciato a fregarmene, perché tanto nella vita ci sarà sempre qualcuno che ci bullizza o ci critica. L'unica cosa da fare è andare avanti e affrontare come sempre la vita, anche quando è crudele".

Ilaria Muresu con una delle mascherine trasparenti 

Per quale motivo secondo lei le persone riversano il loro odio in rete?

"La gente che riversa odio in rete lo fa perché non è felice, e spesso è 'infastidita' dai successi degli altri. Succede. Come ho già detto, bisogna solo continuare a fare ciò che si vuole e andare sempre avanti senza mai badare alle persone che giudicano. Non è facile ma neanche impossibile, è solo questione di avere fiducia in noi stessi e provare tanta, infinita autostima".

È socialmente impegnata anche su altri fronti...

"Faccio da sempre volontariato, ma preferisco farlo in silenzio o condividere le mie sperienze con persone che hanno la mia stessa voglia di aiutare il prossimo. Ho anche deciso di candidarmi in politica alle comunali di Olbia per rappresentare le persone con disabilità, un impegno che vorrei portare a termine per provare ad abbattere le barriere e i pregiudizi, creando delle case dove ragazze e ragazzi possano vivere da soli, in modo indipendente. Al di là di questo sono sicura che, comunque vada, sarà una bella esperienza".

Come ha vissuto questo strano anno di pandemia?

"Per me è stata ed è molto dura perché, a causa delle mascherine, non riesco a leggere il labiale e finisco col perdermi migliaia di parole. Essere sordi ormai è quasi considerato una 'colpa', ma che colpa ne ho io se non sento e ti chiedo di abbassare la mascherina? Capisco il Covid e tutto, ma per noi sordi essere circondati da mascherine significa vivere in isolamento senza capire nulla. Tutto ciò che vediamo sono mascherine che si muovono e dopo un po' esplodiamo di rabbia e frustazione e il solo pensiero che ci tormenta quando usciamo di casa è: 'Come facciamo?' Rivogliamo la vita di prima anche se difficilmente potrà tornare. Vogliamo poter essere capiti o meglio compresi. Per fortuna in questa pandemia ho imparato ad essere tanto forte e a non piangermi addosso".

Che progetti ha per il futuro?

"Voglio godermi tutto pensando al presente. Domani chissà, potrei non esserci più. Quindi penso all'oggi e a quello che la vita mi vuole dare. L'unica cosa che posso augurarmi è di stare bene in salute e la stessa cosa auguro a chi mi sta vicino ogni giorno. Dal punto di vista umano e personale, spero di vivere a lungo e poter realizzare piccoli sogni. Sono una persona che ama stare in mezzo alla gente, ascoltare, sentire il dialogo, le opinioni. Insomma sono una con i piedi per terra ma ho il carattere di chi ne ha veramente passate tante. E in tutto ciò che faccio ci metto tanto amore, tanto affetto. Il mio motto è: 'Lottare sempre, arrendersi mai'. Una frase che dedico a chi lotta ogni giorno, perché ognuno di noi ha sofferto nella vita e sono sicura che a soffrire siamo in tanti. Ma grazie ai valori e all'amore vero, quello della mia famiglia, si può affrontare qualunque cosa".

23.3.21

Leonardo Frigo: l'artista vicentino che dipinge la Divina Commedia sui violini

 tra le  tante  iniziative  per  celebrare  i  700  anni della morte  di dante     nella speranza che quest’anno sia un nuovo rinascimento dopo la crisi sanitaria e culturale che stiamo vivendo  questa  di Leonardo Frigo   mi  sembra   la  più interessante    e la  più originale    rispetto a quelle  ufficiali    \  maistream  e  date  ai  soliti volti noti    e pagate  a peso  d'oro   per  ripetere   \  replicare   il suo spettacolo  . Oppure    si riciclano  (  e  fin qui  niente  di male   se  le storie  sono fuori  ristampa o     visti i  tempi  lunghi  della  produzione   fumettistica  non si
  fa  in tempo  a  creare  in tempo   una  storia   originale per  quel determinato  evento   )  storie   vecchie  
 aggiungendovi   inediti   e contenuti extra  raschiando il  classico  fondo  del  barile o si sfrutta  la  tecnica  pubblico  la  prima  puntata  sull'edizione     settimanale   e  poi  avviso che lle  altre  puntate  continuano   nella  raccolta     che  riguarda    Una  celebrazione  originale   quella  dell'artista   di Leonardo   Frigo  (  foto ak centroi   sotto  presa  dal  suo  facebook    a  finire  post   trovaste   fra  i riferimenti     del post   l'url  )    che  unendo le sue passioni per la musica e le arti visive, il giovane italiano disegna a mano sugli strumenti a corda, trasformandoli in racconti unici nel loro genere. 

Questa  storia  è la  risposta  a  chi  dice  che  con la  cultura  non si mangia  , non  crea  lavoro  ,  è il solito  culturame  , ecc  . 


Come dimostrano anche i i due video riportati

Nel 2021 si celebreranno i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Leonardo Frigo, giovane musicista e disegnatore, vuol rendere omaggio al Sommo Poeta rappresentando i 33 canti dell'inferno e il canto introduttivo della Divina Commedia su altrettanti violini e un violoncello. Il processo creativo ha avuto inizio nel suo studio di Londra, dove cinque anni fa si è trasferito per lavorare per un laboratorio che realizza mappamondi fatti a mano e dove ha anche creato per conto dei magazzini Harrods pezzi unici, come una scacchiera e i relativi scacchi disegnati sempre a mano. Il progetto "L'inferno di Dante" si concluderà esattamente tra un anno in vista di una mostra itinerante che giungerà anche in Italia.


Dante's Inferno is an allegorical masterpiece. That's been retold by countless painters. Then there is Leonardo Frigo. He is taken this epic to a different kind of canvas. The Venetian has mixed his talents as both illustrator and musician. He has told the story of one man's descent into the underworld by drawing it across dozens of musical instruments.


L’artigiano   in questione  si chiama Leonardo Frigo, ha 26 anni ed è originario di Asiago, in provincia di Vicenza. Parliamo di 33 violini più un violoncello (uno per ogni canto dell’Inferno e il proemio). Tutti dipinti a mano con china, impiegando un pennino a immersione. Una tecnica,  come pote  vedere  dai video   sopra  ,  particolare che ricorda quella dei moderni tattoo. Ad ognuno il ragazzo ha dedicato ben 150-200 ore di lavoro.  L’artista ha presentato gli strumenti musicali in anteprima al museo Royal Institution of Great Britain (dove a marzo 2019 sono stati esposti 10 violini e il violoncello), ad Harrods e all’evento Bond Street Awards a

da  https://www.elledecor.com/it/people/




Londra (entrambi a dicembre 2019).Vedendo le  foto ed  in vieo   riportati ( ma  anche  no  )  in questo post  ,   di denota    che il suo  è un progetto pensato e studiato .  Infatti  Leonardo Frigo non lo ha concepito solo come una elaborazione espositiva ma anche come un modo di condividere, attraverso forme alternative che attirino il visitatore, l’arte e la cultura italiana. E chi meglio di Dante può essere considerato come maggiore esponente della cultura italiana, colui che è stato il padre della lingua italiana.
 Ogni strumento musicale è dedicato a un canto specifico. Sulla sua superficie, i violini mettono in mostra simboli, scene e personaggi chiave tratti dall'immaginario del poema scritto   da Dante Alighieri centinaia di anni fa. iI  suo   lavoro nasce da una ricerca profonda che ha radici nella mia passione per la lettura, per l'arte, per il racconto visivo e, in particolare, per il capolavoro di Dante.
Infatti 

da  https://urbanpost.it/leonardo-frigo-artista-italiano-inferno-dante-violini/

[...] Su “Vicenza Today” l’intervista a Leonardo Frigo, che ha “conosciuto” Dante per la prima volta a sei anni, quando sua madre gli regalò la prima “Divina Commedia” illustrata per bambini. Da allora il suo interesse per l’Inferno non si è mai smorzato. Classe ’93, il giovane è uno dei tanti cervelli italiani in fuga all’estero 
Dopo una laurea in restauro presso l’Università Internazionale dell’Arte di Venezia si è trasferito a Londra, dove vive da circa cinque anni. «Sono riuscito a riunire musica, poesia, design e artigianato in un unico pezzo d’arte unico. Si tratta di 34 strumenti musicali, 33 violini e 1 violoncello, sui quali ho realizzato disegni ispirati al primo capitolo della Divina Commedia: l’Inferno. Ogni strumento musicale è dedicato a un canto specifico. Sulla sua superficie, i violini mettono in mostra simboli, scene e personaggi chiave tratti dall’immaginario del poema scritto da Dante Alighieri centinaia di anni fa», ha spiegato l’artista.

Leonardo Frigo

«Il mio lavoro nasce da una ricerca profonda che ha radici nella mia passione per la lettura, per l’arte, per il racconto visivo e, in particolare, per il capolavoro di Dante. L’Inferno di Dante mi ha sempre ispirato fin da bambino, probabilmente posso dire che mi ha insegnato a immaginare e sognare», ha chiarito Leonardo Frigo. Come portare a compimento un progetto tanto ambizioso«Dopo aver

preso appunti e annotazioni su ogni canto, inizio a cercare simboli, nomi e bei disegni che, messi insieme, raccontino la storia scritta da Dante. Quando il progetto finale è chiaro nella mia mente, sono pronto a dipingere i disegni in bianco e nero a mano, con inchiostro nero, sull’intera superficie del violino. Lo strumento viene quindi verniciato e installato sulla sua base. Ma non finisce qui. Ogni violino è accompagnato da un accurato testo descrittivo, sia in italiano che in inglese, che ne evidenzia e analizza tutti i dettagli»
, ha dichiarato sempre il 26enne. [....  CONTINUA  QUI ]


  nient'altro    d'aggiungere  


Riferimenti  \  approfondimenti

  • l'ARTISTA


21.3.21

Volevo nascondermi, di Giorgio Diritti il film sulla vita del pittore Antonio Ligabue è un quadro impressionista: Elio Germano protagonista di un’opera cupa e gentile

Cercando una canzone di Ligabue , mi sono imbattu.to fra i risultati nel pittore Antonio Ligabue in realtà nato Antonio Costa ( cognome della madre ) poi Antonio Laccabue ( riconosciuto , ma non accettato da lui che scelse appunto di chiamarsi Ligabue ) . Incuriosito dalla sua biografia sono andato a vedermi il film " Volevo nascondermi" di Giorgio Diritti.

                   di   Autore: chico de luigi presa  da  https://www.ilfattoquotidiano.it/  del 5 marzo 2020 

Un film tristissimo , ma bello ed intenso . Esso descrive benissimo la sua vitra travagliata come testimonia l'Epitaffio sulla tomba di Antonio Ligabue a Gualtieri

«Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all'ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore»

 Unico  neo (  per me   essendo  casinista  e un disordinato ,  chi mi  legge    e mi segue  lo  sa   ,  nell'esporre  fatti    e nello scrivere  nessun problema  )    secondo    i canoni ufficiali cinematografici  

Se si leggono le recensioni dei grandi siti statunitensi – Variety, Hollywood Reporter – “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti sarebbe un film senza un filo narrativo. Lo scrivono sessanta volte. Come se fosse un difetto. Una di quelle mancanze scritte nel libretto delle istruzioni del bravo cineasta che prima vende nei circuiti art house degli Stati Uniti il proprio talento visivo, e poi finisce a girare serie tv spiritose ed insignificanti come una lavastoviglie a colori. Paolo Sorrentino, per dirne uno. Pensate un po’, la storia del pittore naif Antonio Ligabue, quella di un appestato, decerebrato, idiota, sgorbio isolato da tutti (“tu sei un errore”), che si scopre suo malgrado artista finanche celebrato, con le dovute distanze umane e sociali, deve avere un filo narrativo. Magari una voce fuori campo come ne “L’amica geniale” su Rai1 che sottolinei l’impossibile. Oppure un bravo sceneggiatore che costruisce scenetta dopo scenetta, rigorosamente in ordine cronologico, la nascita, l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta, la fine del pittore emiliano che perì appena 53enne. [ ... ] 
 da  https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/05/volevo-nascondermi-il-film-sulla-vita-del-pittore-ligabue-e-un-quadro-impressionista-elio-germano-protagonista-di-unopera-cupa-e-gentile/5726642/

  Tale recensione    del FQ  conferma    quanto  ho scritto    sul  mio    facebook   a caldo    dopo la prima  mezz'ora    di visualizzazione 


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anche i matti si reali sia quelli che noi facciamo diventare o etichettiamo come tali perchè non omologati e diversi sono creativi . Un bellissimo film . un ottimo elio germano



Nonostante il film sia stato premiato con l'orso d'oro a Berlino, esce indebolito dall’apertura di soltanto metà delle sale italiane causa coronavirus 

indebolito dall’apertura di soltanto metà delle sale italiane causa coronavirus. Peccato sacrificarlo così questo film, anche perché mancano all’appello le sale emiliane, lombarde e piemontesi che in un modo o nell’altro tanto hanno dato al regista Diritti, quando era ed a suo modo è rimasta questo sconosciuto, apostrofo garbato e controcorrente del cinema italiano contemporaneo.  Ma soprattutto ,   è il mercato purtroppo   ,  sacrificato  anche online  .  Infatti  è  assente  sulle  piattaforme   legali  (  Netflix , prime vision,  almeno   quelle  a  cui  sono registrato  )     disponibile  SIC  solo    a noleggio o vendita    e   non tenendo conto  costringendo a  chi  : occupare spazio   in memorie   informatiche  o    fisico  negli   armadi   \  mensole casa  a  ricorre allo streaming    illegale  o  semilegale    visto  che *****  sito a meta   strada  fra   il free   (  con  pubblicità  e  banner  ) o  il pagamento la  versione premium   deve  cambiare   l'indirizzo   ogni 15 giorni  
 Unico Neo   che  appesantisce  ( a  pazienza  non si  può essere perfetti al 100 % 😁👍  )  il film con il rischio  di un probabile  abbandono     è  l'eccessivo realismo \  verismo  del regista  che  sottotitola  la maggior  parte  del  film ( le scene dell'infanzia  in Svizzera  ed in Germania   dello stesso Ligabue )    e lasciando parlare  gli attori  in tedesco  .  Ma    a parte  questo , Dritti  ha messo  su  un  altro dei suoi  capolavori  ,  facendoci  anche  stavolta piangere ed  commuovere .