3.9.21

Paralimpiadi, l’eccellenza bolognese che realizza le protesi dei campioni

   corriere  dela sera  ed  Bologna  3 settembre 2021 (modifica il 3 settembre 2021 | 15:33)

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Paralimpiadi, l’eccellenza bolognese che realizza le protesi dei campioni

Il Centro Protesi Inail a Vigorso di Budrio è dietro alle vittorie di tanti atleti italiani, da Zanardi a Bebe Vio. Gregorio Teti (Area tecnica): «Noi facciamo lo 0,5% del lavoro»

La lavorazione di una protesi
La lavorazione di una protesi

L’ultima in ordine di tempo è quella di Martina Caironi, bergamasca di nascita e bolognese d’adozione che ha vinto l’argento nel salto in lungo, ma nell’infinito bottino di medaglie alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 – superato il record di Seul1988 – c’è lo zampino di un’eccellenza tutta bolognese come il Centro Protesi Inail che ha sede a Vigorso di Budrio. Da lì sono passati tutti i grandi nomi dello sport paralimpico italiano: da Alex Zanardi a Bebe Vio, fino appunto a Martina Caironi. E in questi giorni a Tokyo c’era anche Gregorio Teti, direttore dell’area tecnica del Centro di Vigorso, che era sul campo per seguire nove dei 113 atleti della spedizione in Giappone.

Gregorio Teti
Gregorio Teti

Direttore Teti, la spedizione azzurra alle Paralimpiadi sta andando alla grande. Quanto c’è del vostro lavoro in questi successi?
«Innanzitutto c’è grande gioia: in questi anni si è costituita una sorta di famiglia molto allargata con diverse atlete, tra cui Martina Caironi, Monica Contrafatto, Ambra Sabatini e Veronica Plebani, bronzo nel triathlon. É vero che noi mettiamo la competenza tecnica nella costruzione dei dispositivi protesici, ma senza i giusti feedback da parte degli atleti non avremmo il materiale su cui fare analisi e studi per migliorare le performance dell’atleta stesso. É un grosso lavoro d’equipe, ma nei risultati lo 0,5% viene da noi e il 99,5% dagli atleti: è come in Formula 1, a parità di mezzo tecnico vale la qualità del pilota».

Il lavoro che fate con gli atleti migliora anche le protesi dei vostri pazienti?
«Assolutamente. Non tanti sanno che l’atleta è l’attore principale del team non solo per lo sforzo fisico, ma anche per il lavoro sulla protesi: ci dà le sue sensazioni, i feedback sull’arto e poi sta a noi mettere in campo le varie soluzioni e le tecniche progettistiche che, tramite filmati e analisi, ci consentono di verificare il miglioramento atteso. É proprio la sensibilità dell’atleta che, insieme al lavoro di allenatore e preparatore, ci dà le strade giuste per migliorare il dispositivo tecnico: lo sviluppo del prototipo per un atleta agonista si riversa successivamente sui cicli di produzione per i\ dispositivi di normale uso quotidiano e va appannaggio di tutti gli assistiti che accedono al nostro centro protesi, che siano pazienti Inail o invalidi civili».

In questi giorni era a Tokyo, che lavoro fate «sul campo»?
«Siamo intervenuti domenica scorsa sul dispositivo di Ambra Sabatini e martedì proprio su quello di Martina Caironi con cui ha gareggiato e vinto l’argento nel salto in lungo. Siamo a completa disposizione degli atleti: li seguiamo sia sui campi di allenamento sia su quelli di gara. Come Inail abbiamo un accordo quadro di stretta collaborazione con il Cip, il Comitato Paralimpico, che impegna entrambe le parti a rispettare determinate norme per supportare gli atleti e collaborare con le varie istituzioni. Come istituto statale non abbiamo finalità di lucro e la nostra opera tocca sia la prevenzione che la ricerca: la nostra anima tecnica consente sia l’attività di ricerca sia quella riabilitativa».

Gli atleti paralimpici sono esempi di forza di volontà, ma quanto sono stati d’ispirazione per chi ha avuto gravi menomazioni? A Vigorso qualcuno ha iniziato ad interessarsi allo sport paralimpico vedendo il lavoro che fate con gli atleti?
«Tutti gli atleti agonisti passano per una sorta di limbo, un approccio allo sport di tipo amatoriale: per chi ha subito un’amputazione o un grave trauma lo sport è rimettersi in gioco, è voglia di superarsi. Una sfida con se stesso e un’occasione di integrazione con gli altri. Chi accede al centro, una delle maggiori realtà a livello mondiale, vive quel mondo e vuole mettersi alla prova, testarsi nonostante la condizione di sfavore dovuta a un grave trauma: è una rivincita personale, per far vedere che al mondo si può andare oltre la disabilità. E il nostro obiettivo come Centro è ricostruire sempre il paziente anche a livello personale: non c’è solo il lavoro sull’arto ma è una presa in carico totale per supportarlo a livello psicotico, medico e fisioterapico grazie alla nostra equipe».

l'estate sta finendo - LA CAMPAGNA APPENA IERI ©® Daniela Tuscano

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meteo 02958 - Meteo da tarda estate. Ma l’autunno si avvicina. Ecco quando arriva

L’estate, quella vera, non c’è più ed il meteo di settembre prenderà con ogni probabilità una piega via via autunnale.
Ma secondo ,  https://www.meteogiornale.it/  ,  Prima bisognerà però attendere e ci sarà ancora spazio per l’anticiclone e per temperature sopra la norma. Ma facciamo ordine su quella che è l’evoluzione attesa nei prossimi giorni.Un impulso temporalesco si appresta a colpire l’Italia in quest’ultima parte di settimana. Non sarà una perturbazione organizzata, ma possiamo definirlo come uno sbuffo atlantico che si inserirà sul Mediterraneo, in un sostanziale dominio ancora anticiclonico.
Ci sarà quindi un incremento dell’instabilità che peraltro, anche per via delle temperature sopra media, potrà essere associata a fenomeni localmente intensi. Queste infiltrazioni atlantiche saranno però un semplice episodio, subito ricomposto da una nuova rimonta anticiclonica a partire da lunedì 6 settembre.
La prossima settimana vedrà quindi inizialmente un nuovo periodo di meteo stabile e con temperature in risalita, in quanto salirà sulla scena europea centro-occidentale l’anticiclone subtropicale, che piloterà masse d’aria calda in quota.
Flusso Atlantico porterà l’autunno
In realtà il bel tempo non sarà così duraturo. L’espansione dell’anticiclone sarà favorita dall’affondo di una depressione a ridosso della Penisola Iberica. Questa circolazione ciclonica andrà poi ad erodere l’anticiclone e avanzerà verso est, facendo sentire i suoi effetti su parte d’Italia già da metà prossima settimana.
In questa fase potrebbe iniziare una svolta, con un radicale cambio di scenario sempre più probabile. Le correnti atlantiche smantelleranno l’anticiclone dall’Europa Centro-Occidentale e inizieranno a pilotare impulsi perturbati fino ad interessare la nostra Penisola, specie il Centro-Nord.
Non si esclude di entrare in una fase piuttosto dinamica e con temperature più fresche, di stampo autunnale, almeno sulle zone interessate dalle perturbazioni. Rimarrà probabilmente più riparato dall’anticiclone il Meridione peninsulare, almeno in un primo momento.
Se verrà confermata quest’evoluzione, la seconda decade di settembre vedrà un vero e proprio ribaltone, con le correnti atlantiche che prenderanno sempre più coraggio. Riprenderanno le piogge di cui c’è necessità in molte regioni, anche se l’incubo è quello di andare incontro a situazioni favorevoli a nubifragi.

Ecco     quindi  chew  anche  se  ancora siamo in estate visto che l'autunno ovvero La terza stagione dell'anno compresa, nell'emisfero boreale, tra il 23 settembre e il 22 dicembre e in quello australe tra il 21 marzo e il 21 giugno.l'autunno inzia il 22 settembre iniziano a vedersi i podromi come testimonia questo bellissimo post di Daniela Tuscano

dal gruppo  facebook  in volo  
Daniela Tuscano ha condiviso un post.
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Ci siamo...hanno allevato le covate, hanno fatto la muta, accumulato grassi, si sono riposati e ora partono...
E' tempo di migrazioni, ogni giorno qualcuno parte: in grandi stormi, in piccoli gruppi, altri in solitaria…inoltre c’è chi vola di giorno e chi invece preferisce volare di notte…
Molti uccelli dall’Italia e dal Nord Europa si dirigono verso l’Africa, compiendo un lungo viaggio, denso di pericoli , ma ci sono anche quelli che vengono a svernare in Italia da luoghi più settentrionali, come i lucherini.
Poi ci sono le piccole migrazioni di uccelli montani come la nocciolaia, il gracchio , il gallo cedrone ecc... che migrano da monte a valle e viceversa appena torna il caldo…
Il grande volo degli uccelli migratori è un'avventura incredibile che dura da migliaia di anni.

2.9.21

L’assurda decisione: vince l’oro alle Paralimpiadi, lo squalificano per un ritardo di 3 minuti Muhammad Ziyad Zolkefli Tokyo 2020, la proposta di matrimonio in diretta tv, sulla pista delle Paraolimpiadi e le lacrime di gioia di bebne vio




    chi dice   che  alle  paraolimpiadi non succede  nient e d'interessante     si sbaglia  di grosso . Perchè handicap  a parte    sono   gente  come  noi     che soffro ,  gioiscono   , ed lottano   .



L’assurda decisione: vince l’oro alle Paralimpiadi, lo squalificano per un ritardo di 3 minuti
Muhammad Ziyad Zolkefli ha conquistato la medaglia più preziosa nella gara del lancio del peso ma la sua gioia è stata smorzata dalla decisione dei giudici di gara, successivamente confermata dal Comitato Paralimpico Internazionale. È arrivato in sala chiamate con un ritardo di 3 minuti, una “trasgressione” che gli è costata cara.
                             A cura di Maurizio De Santis
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Muhammad Ziyad Zolkefli s'era presentato alla gara di lancio del peso delle Paralimpiadi con 3 minuti di ritardo. Non immaginava che 180 secondi gli sarebbero costati cari, regalandogli un finale di gara amarissimo. L'atleta malese va in pedana e dà il meglio di sé: conquista l'oro nella classe F20 ed esulta. Il sapore della vittoria è dolcissimo, lo ripaga dei sacrifici fatti e delle ore trascorse ad allenarsi, è il coronamento di una preparazione che parte da lontano ma – almeno nel suo caso – è andata a schiantarsi contro l'intransigenza dei commissari di gara del Comitato Paralimpico Internazionale.
Per la commissione la decisione è giusta: "non aveva alcun motivo valido che lo giustificasse", è la versione dei giudici. Perché permettergli di andare in pedana? C'è una spiegazione anche a questo: inizialmente sembrava che le sue ragioni fossero valide ma in seguito la sua spiegazione è stata smentita dai fatti. Tanto rigore nei confronti Zolkefli ha scatenato le proteste: "vergognoso", "è assurdo", "non è giusto privarlo della medaglia ottenuta con tanta fatica" sono alcune delle frasi più ricorrenti per censurare quell'atteggiamento così fiscale dei giudici di gara.
Le regole sono regole – è la posizione dei giudici riportata dall'Associated Press – . Non è stata colpa degli ucraini se il malese era in ritardo. Si è giustificato dicendo che l'annuncio era in una lingua che non capiva.
Quanto accaduto a Tokyo è divenuto un caso politico. Il ministro dello Sport della Malesia, Ahmad Faizul Azumu, ha deciso di occuparsi personalmente della questione e ha dato incarico al consiglio nazionale di aprire un'indagine per chiarire tutti gli aspetti di una vicenda che è sembrata paradossale nella sua (eccessiva) severità. A beneficiarne è stato l'ucraino Maksym Koval che era arrivato secondo e aveva ottenuto la medaglia d'argento, salvo ritrovarsi con il metallo più prezioso al collo.
La rabbia dell'atleta malese e della federazione del suo Paese è motivata anche da un'altra ragione. Secondo le informazioni raccolte, sarebbe stata proprio la protesta dell'Ucraina a spingere i giudici di gara a valutare con maggiore severità l'arrivo in ritardo nella sala chiamate di Zolkefli.


La delusione per il quarto posto e la conseguente eliminazione nelle semifinali dei 200 metri, categoria non vedenti, è durata davvero poco per Keula Nidreia Pereira Semedo. Appena finita la gara delle Paralimpiadi, l'atleta di Capo Verde ha ricevuto sulla pista d'atletica di Tokyo la proposta di matrimonio, con tanto di anello, dalla sua guida, Manuel Antonio Vaz da Veiga. Lei ha detto subito sì e così i promessi sposi si sono abbracciati tra gli applausi del pubblico in tribuna.

Le lacrime di Bebe Vio dopo aver vinto l'oro nel fioretto alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. L'atleta si è avvicinata agli spalti, è salita su una sedia e ha abbracciato il suo team tra l'emozione generale

1.9.21

LIFE "Il problema non è la mucca ma è come è stata allevata". Vegetariana da 33 anni diventa allevatrice



Il racconto sul Guardian di una statunitense che per 33 anni ha rifiutato di mangiare carne. La svolta dopo aver conosciuto il futuro marito, un contadino
HuffPost
                               01/09/2021 12:15pm 
Ha rifiutato per 33 anni di mangiare la carne, preoccupata per il benessere degli animali e il costo ambientale. 
Poi la svolta: Nicolette Hahn - avvocato ambientalista che si batteva contro l’inquinamento causato dalla produzione industriale di carne negli Stati Uniti - ha sposato un contadino e da attivista vegetariana è diventata allevatrice di bestiame. Per 18 anni Nicolette ha lavorato nel ranch insieme al marito. Due anni fa, dopo 33 anni, ha dato per la prima volta un morso a un pezzo di carne, un hamburger. E ha apprezzato.Hahn Niman lavorava a New York per l’organizzazione benefica di Kennedy Jr. Stava cercando di impedire agli allevatori di inquinare e ha iniziato a lavorare con chi tra loro stava seguendo la strada giusta, incluso il suo futuro marito. Si sono incontrati per un caffè al Central Park ed è stato un colpo di fulmine. Si è trasferita con lui nel suo ranch.“Ho iniziato a fare piccoli lavori per la fattoria e ho scoperto che mi piaceva”, ha raccontato al Guardian, “Ho detto a Bill che mi sarebbe piaciuto lavorare lì e lui è rimasto scioccato, all’epoca ero ancora vegetariana”. Per sette anni ha lavorato a tempo pieno nella fattoria, crescendo i loro due figli. Nicolette è passata dal non mangiare la carne, all’indossare una maglietta con la scritta “It’s not the cow, it’s the how”: la questione non è sulla mucca, ma sul come lei viene allevata.Il modo in cui vengono allevate è spesso diabolicamente dannoso, dice al Guardian, per questo propone un metodo a suo parere migliore, che non comporti il disboscamento e altri danni all’ambiente. Se le mucche vengono liberate da stalle e allevamenti, se viene permesso loro di vagare e mangiare diverse erbe e arbusti naturali come facevano i loro antenati selvatici, possono migliorare i terreni. La sua teoria la spiega anche in un libro, Defending Beef, nella quale espone discusse teorie sull’allevamento del bestiame e i suoi benefici: “Sono convinto che il pascolo, se fatto bene, sia probabilmente vantaggioso ovunque”.


Ely ed il diritto ad una vita di qualità

 

Ely ed il diritto ad una vita di qualità



Vi raccontiamo una storia, o meglio una delle tante storie e battaglie, l’ultima in ordine di tempo, di una ragazza straordinaria. Lei è Ely, una vera forza della natura nonostante il peso di quello che lei stessa definisce un “mostro” che un giorno improvvisamente le ha cambiato la vita.
Oggi Ely ha bisogno del nostro aiuto e per questo abbiamo deciso di realizzare questa breve intervista, per farvi conoscere la sua storia di lotta, resistenza ed il suo diritto ad una vita di qualità.
La tua storia ci ha molto colpiti, in particolare per il livello di assurdità ed ingiustizia da te vissuta per
via di questo rifiuto istituzionale, che ti impedisce di avere accesso ad un mezzo utile, non solo alla tua mobilità, ma anche alla tua salute psico-fisica. A Raccontaci però tu stessa i dettagli di questa vicenda.
L’ATASSIA CEREBELLARE è un mostro che quando entra nella tua vita, non chiede permesso…spalanca la porta a calci, la sfonda e da quel momento nulla sarà più come prima…difficile è rassegnarsi a vivere con un inquilino così quando la propria vita era fatta tutta di sport, viaggi in tutto il mondo e vita attiva, in giornate in cui il massimo della mia attività è quella di riuscire ad alzare il cucchiaio. E’ difficile quando ogni giorno ti si presenta una nuova prova, quando molte terapie falliscono e dovremmo trovare una nuovi trattamenti da sommare a tutti gli altri perché il tremore è veramente devastante e prende talmente i muscoli da non riuscire a stare in piedi, l’equilibrio peggiora e il nostro modo di parlare diventa a volte incomprensibile ai più. Io non mi sono mai data per vinta e per questo ho ancora tanta voglia di viaggiare con la persona che amo a costo di pagare prezzi altissimi, ma è così bello avere attimi di felicità così profonda. Sono stanca di chi non riesce a capire che cosa voglia dire morire un po’ ogni giorno e per questo voler lottare per vivere ogni giorno. L’amicizia, l’amore, la stima ed aver uno scopo sono le medicine migliori per non lasciarsi andare nell’oblio in cui il dolore e la sofferenza fisica e mentale ti fanno facilmente cadere. La malattia mi ha permesso di incontrare un’altra me stessa e tutto l’amore che ho intorno mi permette di trovare la pace con lei, nonostante tutto. Lo sport è sempre stato molto importante prima che la malattia me lo portasse via e ora ho trovato questa possibilità di tornare a fare qualcosa che mi rende felice.
Grazie ad una fisioterapiasta che ho incontrato sulla mia strada e che mette tanta passione nel suo lavoro, che crede in quello che fa, perla rara in questi tempi, mi sono messa in contatto con un apposito ufficio che mette in contatto le persone con disabilità con le associazione e fondazioni che fanno sport adattato e da lì mi si è aperto un mondo! Ho iniziato a fare Danza su carrozzina e mi sono sentita di nuovo viva, handbike, grazie all’enorme cuore di un amico che mi ha fatto un prestito a “lungo termine” di una handbike che non usava più. Da quel momento in poi mi sono sentita di nuovo molto più viva e quella specie di torpore in cui stavo cadendo si stava dissolvendo. Lo sport per i disabili è molto importante, per tenersi allenati, come distrazione ma anche e, non è poco, per migliorare la propria QUALITA’ DI VITA.
Lo sport porta anche aggregazione sociale e questo per molti di noi è molto importante, spesso i luoghi di allenamento diventano anche luoghi di confronto, amicizia e di conseguenza un BENESSERE A 360 GRADI!
Ely Biavati

Quindi ho cominciato a cercare di capire cosa potevo fare per migliorare anche la mia muscolatura, io in piedi non rimango a lungo, l’equilibrio mi manca e spesso cado ma ho ancora un pò di forza nelle gambe e nelle braccia e voglio sfruttarla!

E dalle mie ricerche è spuntata una bicicletta reclinata o trike che in molti paesi d’Europa è proprio usata dai disabili con problemi di deambulazione ma con ancora capacità motoria. Ed ecco il primo ostacolo…il prezzo, circa 4000 euro…poi il secondo…nonostante abbia provato, non riesco a farmela passare come ausilio dall’ASL competente, per problemi puramente burocratici di assenza del mezzo nel nomenclatore! In Italia non è riconosciuta con ausilio per disabili e quindi non può essere fornita come tale dall’ASL competente! Mi possono passare un triciclo, dal quale rischio di cadere, perché dalla posizione eretta della bici non sono in sicurezza ma non questa!

Insomma una bellissima carrozzina performante, un batec mini elettrico per spostarmi in sicurezza ma quel po’ di gambe che ho ancora vorrei sfruttarlo! Vorrei ancora fare le ciclabili insieme a mio marito e ai miei amici e sentirmi VIVA finché lo sarò!2.Vorremmo, grazie al tuo contributo, evidenziare l’importanza che può avere lo sport per chi soffre come te di una malattia degenerativa, non solo a livello fisico, ma e soprattutto a livello di benessere mentale e di qualità della vita in relazione alla propria malattia.

Parliamo anche di cannabis. Ci hai raccontato quanto è importante per te la cannabis terapeutica, ma anche di quante battaglie hai già dovuto combattere in passato per potervi solamente accedere. Ti chiediamo quindi di descrivere com’è oggi la situazione reale della cannabis terapeutica in Italia, per una persona che come te ne necessita quotidianamente.

Io sono abituata a lottare per i miei diritti e per questo non mollo nemmeno questa volta per questo TRIKE, in passato, nel 2016 aprii un gruppo su facebook, DOLORE E CANAPA TERAPEUTICA, che ebbe così tanto successo che in pochissimo tempo entrano migliaia di persone che io quotidianamente aiutavo ad accedere alla cannabis terapeutica, cercando di fargli evitare gli ostacoli che avevo trovato io in quegli anni! Percorso irto di problemi ma anche di grandi soddisfazioni, da interviste sulle maggiori testate, arrivai persino a parlare per prima di cannabis terapeutica sulla RAI a Nemo, Cartabianca e a SKYTG24 come paziente che la usa con grandi risultati, tavoli tecnici aperti in diversi regioni e incontri col ministro della salute. Purtroppo il rovescio della medaglia, in questo Stato, a volte troppo ottuso, furono minacce a me e alla mia famiglia, molto gravi che mi portarono a lasciare la onlus appena fondata. La cannabis terapeutica non è una panacea per tutto e per tutti, ma è sicuramente una possibilità  medica che deve essere prescritta senza bigottismi perché migliora la QUALITA’ DELLA VITA…e si va sempre a finire lì! QUALITA’ DELLA VITA…sembra nulla ma è TUTTO e purtroppo i medici non ci badano quasi mai ed è l’esempio la bicicletta che mi sto battendo per acquistare per tornare a fare sport così come la cannabis, non è un capriccio, non è una pazzia, è una voglia di sentirmi ancora viva, di sentirmi tornare quel sorriso sulle labbra quando riesci a fare quella strada che volevi fare, accanto alla persona che ami, agli amici che vuoi con te.

Per le persone senza problemi di salute è vita normale, per chi combatte contro certe malattie è VITA.
Ma i medici ci curano il dolore, il tremore, le distonie ma troppo spesso non pensano alla qualità della nostra vita, alla voglia che avremmo di sentirci ancora vivi nella vita di ogni giorno. Ci riempiono di medicine, che è vero, a volte sono fondamentali ma difficilmente ci ascoltano a tal punto da capire i veri bisogni, se chiediamo di avere una parvenza di vita di nuovo normale, se la cannabis ci può far star meglio, dormire sereni, prendetela in considerazione e smettetela di pensare solo DROGA e “chissà che vuole questo”. Prima che malati siamo persone, con ancora sogni e desideri…

Per alcuni è tornare a cavallo, per altri in piscina, per me gli sport invernali, la danza, la bici, la socialità…Ma per capirlo ci vuole un’anima che capisca che anche far riaffiorare un sorriso è CURARE…

Tornando alla tua campagna di raccolta fondi, ti aspettavi tanto affetto e vicinanza da parte della gente comune che hai trovato online e nei social?

Quando ho capito che non sarei riuscita ad averla come ausilio, per un momento mi sono fatta prendere dallo sconforto e poi sempre quella santa della mia fisioterapista mi ha detto “ma perché non provi con una raccolta fondi?” Con fatica, perché ci si sente umiliati a non avere l’aiuto da chi te lo dovrebbe dare, ho chiesto un aiuto per realizzare il mio sogno di acquistare questo trike che mi permetterà di nuovo di fare giri sulle ciclabili, il costo è molto alto per noi che viviamo con la mia pensione di invalidità al 100% e lo stipendio da operaio ma a volte io SOGNO ancora…

L’ultima non è una domanda, ma una richiesta. Appena acquisterai il tuo nuovo mezzo vogliamo come minimo una tua fotografia da pubblicare e per festeggiare, quello che sarà di certo un tuo prossimo successo.

Sarà a prima cosa che farò!  e sarà festa grande con tutti quelli che vorranno venire a pedalare con noi!


predico bene ma razzolo male No Vax, il leader di Forza Nuova Castellino allo stadio con il Green Pass

 di  cosa stiamo parlando  

Ecco che a parole sono tutti strenui combattenti “pronti a morire per la patria”.Ma, quando c’è la partita, diventano tutti docili agnellini e pavidi conigli. Insomma, il classico fascista.Niente di nuovo, da 70 anni .




repubblica  1\09 \2021 

                                 di Viola Giannoli
Una foto mostra alla partita della Roma uno dei capi di Forza Nuova, alla guida delle rivolte contro la Certificazione verde. Ma all'Olimpico si entra solo con quella. Lui dice: "Ho presentato il risultato negativo del tampone". Che in realtà è proprio uno dei tre modi per averla

01 SETTEMBRE 2021 



Poté più la fede calcistica della rivolta contro il "regime sanitario". Circola via chat una fotografia di uno dei leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, ritratto alla balaustra dello stadio Olimpico durante la partita di Conference League di giovedì scorso, 26 agosto, Roma-Trabzonspor. Fino a qui tutto bene.
Se non fosse che Castellino - protagonista dell'estrema destra romana che ha cambiato cento volte sigla ma non ideologia e già destinatario di un provvedimento di sorveglianza speciale a gennaio scorso per i disordini in piazza del Popolo contro il Dpcm - si è messo da tempo alla guida dei No Green Pass romani.
Oggi parteciperà al blocco dei treni, sabato scorso era in prima fila nel corteo contro l'obbligo di Certificazione verde, arrigando la folla seduto sul tettuccio di un auto parcheggiata contro il Pass, definito da Forza Nuova "l'arma definitiva necessaria al regime per procedere sulla via di un altrettanto definitivo controllo sociale fondato sul terrore, che potrà essere solo ancora più asfissiante e spietato
contro i dissidenti".
Ora, viene da chiedersi, quali sono le regole per entrare allo stadio e assistere alle partite? Ovviamente l'obbligo di Green Pass. Per tutti, dai 12 anni in su. Dunque, si direbbe, anche per Castellino. Che per averlo avrebbe dovuto vaccinarsi, essere guarito dal Covid o fare un tampone 48 ore prima del match.
Eppure ad agosto Forza Nuova aveva diffuso tra i suoi militanti una rigidissima circolare che recitava: "Sarebbe assolutamente inconcepibile che un forzanovista pensasse di combattere questa guerra avendo scaricato il passaporto sanitario, mentisse a se stesso e ai suoi camerati fingendo di fare il guerriero, ma avendo già venduto l'anima al nemico". Di più: "Chiunque, militante o dirigente, per qualunque ragione si adeguasse a questa intollerabile e, nelle intenzioni del sistema, definitiva operazione di controllo sociale- si leggeva nel documento - subirà l'immediata e irrevocabile espulsione da Forza Nuova".
Qualche eccezione, la circolare di Forza Nuova firmata da Castellino, la prevedeva: "Non sarà interessato alla misura estrema chi, per ragioni familiari, personali o lavorative, facesse ricorso all'uso del tampone rapido. Fondamentale - si leggeva a caratteri cubitali - è non acquisirlo, non piegarsi, costi quel che costi". La Roma forse rientra tra le ragioni personali per cui "piegarsi" è lecito.
Raggiunto al telefono, Castellino fa un distinguo sottile: conferma di essere stato allo stadio ma nega di aver scaricato il Pass: "Ho fatto il tampone - dice - Quello si può fare, secondo le nostre regole. Sono entrato con il foglio che certifica il risultato negativo". Ai tornelli gli addetti ai controlli avrebbero l'obbligo di verificare tramite app i Qr Code e di non limitarsi ad acquisire certificazioni cartacee. Non c'è motivo di credere che Castellino abbia mentito. Ma il tampone entro 48 ore è proprio una delle tre condizioni per ottenere il tanto contestato Green Pass. A ben vedere le regole di Fn son le stesse dello Stato. E ora servono per andare allo stadio quanto per salire sui treni che oggi, nelle intenzioni del movimento, andrebbero bloccati perché "o salgono tutti (senza Pass) o non sale nessuno". Resta il dubbio che la rivolta dei "duri e puri" si fermi ai cancelli dell'Olimpico.

per evitare chiamate indesiderate o messaggi molesti su whatsapp usate due schede una pubblica ed una privata

  questo post     di  Aranzulla     conferma    il consiglio      che  davo    in un post   (  cercatevelo  nell'archiviuo  dell'ann...