27.5.17

c'era volta .... primna di facebook

Paolo Bonfanti - Bei tempi andati


Sergio Pala
9 hC'era una volta...
Quando Mark zuccamarina non aveva inventato sto cavolo di social tutti conducevamo un'esistenza più tranquilla e rilassata. Poi me ne é arrivato sto tipetto qui, che, fiutato l'odore dei soldi attippo segugio della Val Brembana, ha posto fine a questo Eden. Oddio. I cafoni, i maleducati sono sempre esistiti. Ma, per tale connotazione, venivano relegati ai margini della società civile. Nascevano, vivevano e morivano nel quasi totale anonimato.Ed era giusto così. Ora invece, te li ritrovi ogni santo giorno..attippo camion alla Fumosa *, simili alla sabbia che ti si annida nei boxer. Fastidi di cui faresti volentieri a meno. Che una volta, molti tra questi Lord inglesi, svezzati a pane e Montessori, non avevano la possibilità di esternare a mezzo mondo quanto la loro mente dopo breve travaglio partoriva. Vuoi tu per il timore di una querela, vuoi tu per il timore di prenderle di santa ragione. Invece ora mi diventano invincibili, affilano la tastiera e protetti dallo scudo - schermo combattono attippo Isis contro la buona regola dell'educazione. E perdono. Perdono perché l'offesa qualifica loro, ed io li considero tre volte peggio di quel che scrivono. Ma non lo dico. Chiamatemi codardo. O semplicemente educato. O cauto. Perché rischiare una querela per far il figo su Facebook è roba da ricovero coatto. La noia porta a questo. Chi non riesce ad avere un dialogo civile e senza offendere scelga altri svaghi. Non mi riferisco ad un singolo episodio. Che sta preghiera " dacci oggi il nostro insulto quotidiano" è da interrompere. Vacciniamoci tutti contro sta pericolosa epidemia. E con le belle giornate andiamo al mare...anche se c'è la sabbia pazienza. Leviamocela dalle palle. E la gente maleducata pure. A dopo.
* frazione  fra  tempio p e Bortigiadas





26.5.17

per i media ci sono morti e morti . i morti a Manchester hanno più spazio di quelli morti in egitto eppureil destino e la mano vigliacca è la stessa

leggi anche
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2017/05/nei-loro-occhi-daniela-tuscano-ed-altre.html


Compagnidistrada ha condiviso il post di Anna Salori Ciampi.
Pubblicato da Daniela Tuscano18 h
Anna Salori Ciampi

proprio mentre leggo della econda  storia mi ritorna  in mente  questa  cnazone della mia infanzia
BAMBINI - Paola Turci

Anche qui sono morti tanti bambini. clome a Manchester , ma i  media  solo   scarne norizie  rispetto  ai primi  . Ma   mi chiedo    che  importanza  ha  s'erano egiziani e cristiani? o meglio coti in quanto come afferma  l'introduzione del video sotto   cuirata  da   Ugo Leo ? o  fosserro atei e non credenti  ?
  La maggior parte dei cristiani in Egitto sono copti.Copto deriva dalla parola greca “aygiptos” che vuol dire egiziano.La chiesa copta risale al 50 d.C. quando si dice che l’apostolo Marco visitò l’Egitto.
Le credenze generali sono condivise con quelle della chiesa ortodossa orientale.
Parte delle cerimonie sono in copto, una lingua che deriva dagli antichi egizi.
La chiesa copta è guidata dal Papa di Alessandria che risiede a Il Cairo.
Il numero di copti in Egitto è oggetto di contestazioni: si aggira attorno al 10-15% degli 84 milioni di egiziani.
I radicalisti islamici hanno attaccato i copti e le loro chiese.
L’ondata di violenza contro la comunità religiosa è aumentata negli ultimi anni dopo la destituzione nel 2013 del presidente islamico Morsi.
L’attacco più sanguinoso risale al primo gennaio 2011. Ad Alessandria un’autobomba esplode davanti ad una chiesa alla fine della messa di mezzanotte provocando 21 morti.

Attacco armato a bus di cristiani in Egitto: “Ci sparavano contro e filmavano tutto”Almeno 35 morti, molti bambini. Il pullman era diretto al monastero di Anba Samuel


Pubblicato il 26/05/2017
Ultima modifica il 26/05/2017 alle ore 15:07
ROLLA SCOLARI



Stavano andando a pregare al monastero di Anba Samuel, vicino a Minya, nell’Alto Egitto, 220 chilometri a Sud del Cairo. Uomini armati hanno fermato il loro autobus. Erano otto o dieci, secondo i testimoni. E hanno iniziato a sparare, filmando tutta la scena. Hanno ucciso almeno 35 persone, molti bambini. È l’ennesima strage di cristiani copti in Egitto, in cinque mesi. La comunità, che rappresenta il 10 per cento di una popolazione egiziana di 92 milioni, si era a malapena ripresa dallo choc del doppio attentato che il 9 aprile, nella Domenica della Palme, durante le messe o poco dopo, ha colpito due chiese: una a Tanta, nella regione del Delta del Nilo, e l’altro nella cattedrale di San Marco ad Alessandria, da dove il papa Tawadros, leader della Chiesa copta d’Egitto, era uscito da pochi minuti.
I cristiani copti quel giorni hanno pianto 46 morti, altre 29 persone erano morte nell’attentato alla chiesa di Botroseya, nel complesso della grande cattedrale del Cairo, a dicembre. In entrambi i casi, gli attacchi erano stati rivendicati dallo Stato Islamico, che è sempre più attivo nel Sinai egiziano, da dove almeno 300 famiglie di copti nei mesi passati sono scappati verso le città del Delta per sfuggire alle persecuzioni degli estremisti. L’assalto all’autobus non è ancora stato rivendicato da alcun gruppo. In febbraio, dopo l’attacco alla chiesa del Cairo, e utilizzando le immagini di quella strage, lo Stato Islamico ha pubblicato online un video in cui indicava i cristiani come le sue “prede preferite”.



Il nuovo massacro arriva alla vigilia del mese sacro del digiuno di Ramadan, che si apre domani. In passato, gruppi estremisti hanno indicato questo periodo come il momento ideale per portare a termine le loro azioni di morte. Benché la comunità copta sostenga il presidente AbdelFattah al-Sisi, che ha promesso di arginare i terroristi in Egitto e di proteggere i cristiani, questo ennesimo atto di sangue farà sorgere nuove domande sulla protezione della comunità e in generale la sicurezza nel Paese minacciato dai fondamentalisti. Dopo l’attentato di dicembre, nelle principali città egiziane le chiese hanno ottenuto maggiore protezione da parte delle forze dell’ordine, eppure agli estremisti è stato possibile colpire durante le celebrazioni della Pasqua.


22 maggio alle ore 20:23 ·

Cagliari, Saline Conti Vecchi: il primo sito archeologico in un impianto ancora produttivo

per  saperne di più
http://www.leviedellasardegna.eu/storia_delle_saline_in_sardegna.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Saline_di_Molentargius
http://www.parcomolentargius.it/articolo.php?art=885

  da http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/26/news/saline_conti_vecchi_il_primo_sito_archeolgico_all_interno_di_un_impianto_ancora_produttivo-166458088/  dove  potete  trovare nella slideshow  altre immagini



CAGLIARI - I fenicotteri rosa sono diventati i guardiani delle bellezze della Sardegna meridionale. 

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Gli ultimi arrivati in questa terra di approdi e partenze sono la prima meraviglia che si incontra all'ingresso delle Saline Conti Vecchi, monumento di archeologia industriale inaugurato oggi ad Assemini, alle porte di Cagliari, grazie alla collaborazione tra il Fai (Fondo Ambiente Italiano) e l'Eni. Le saline Conti Vecchi sono un impianto di estrazione del sale avviato nel 1929 e da allora sempre in funzione. 
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È il primo sito archeologico aperto all'interno di un impianto ancora produttivo. Il Fai ha restaurato l'impianto originario di inizio Novecento, i vecchi uffici e le vecchie officine. Ma tutt'intorno c'è l'impianto attivo - e questa è la particolarità unica - anch'esso visitabile. Così,  insieme agli ambienti di inizio Novecento (diventato il monumento di archeologia industriale), si vedono le vasche rosa in cui il sale sta "maturando" per la raccolta di fine ottobre e novembre.ndial dove Eni lavora il cloro. Intorno pale eoliche che svettano sulla laguna e sullo sfondo i monti di Capoterra. 
Il lavoro del Fai cerca di portare sviluppo sostenibile in un'area nata dall'intuizione di un imprenditore illuminato, l'ingegner Luigi Conti Vecchi, tra il 1921 e il 1929, e gli scempi fatti dalla politica industriale in Sardegna negli anni Sessanta e Settanta. La visita alle saline è un'immersione nella storia economica dell'isola di un secolo e insieme uno sguardo struggente sulla particolarità naturalistica di questa terra.

''Oro bianco'', con il FAI alla scoperta delle saline di Sardegna


Le sale degli uffici, riarredate con la consueta  precisione filologica degli esperti Fai, la voce dei pochi dipendenti (18) rimasti rispetto ai circa 1400 dell'epoca d'oro delle saline, le montagne di sale scintillanti raccontano un secolo di storia sarda ma anche di storia italiana, ricordano che in Italia non ci fu soltanto l'esperienza Olivetti. Anche alle saline Conti Vecchi ci fu il villaggio degli operai, dove il fondatore aveva pensato alla scuola, all'infermeria e a un bagno per ogni casa nel 1929, in un'isola dove nel 1973 in alcune case dell'interno ancora non esisteva. 
L'officina, la falegnameria, i laboratori descrivono un'industria efficiente in cui per non fermare mai il lavoro si poteva rifare ogni pezzo mancante, per non aspettare che il ricambio arrivasse dal continente. Le saline hanno resistito alla guerra, alle scelte scellerate della politica industriale nazionale, continuano a produrre e si rinnovano. 
Aperte da domenica 28 maggio per tutti, oggi sono state presentate alla stampa e domani l'ingresso sarà riservato agli abitanti dì Assemini e Capoterra. La collaborazione tra Eni, Fai, Regione e Comuni della zona apre infatti a una modalità di riqualificazione partecipata, dopo decenni di lotte sindacali nella zona di Macchiareddu e di battaglie per la bonifica ambientale. 
Non a caso l'inaugurazione ha avuto la partecipazione istituzionale dei grandi eventi nazionali. Insieme al sindaco di Assemini, Mario Puddu (che ha nvitato i sardi a spargere la voce per promuovere l'uso della sala eventi delle saline) hanno descritto la nuova vita delle saline l'amministratore delegato di Syndial, Vincenzo Maria Larocca, il presidente del Fai Andrea Carandini e il vice presidente Marco Magnifico, l'amministratore delegato Eni, Claudio Descalzi, il presidente della regione Francesco Pigliaru e la sottosegretaria ai beni culturali e turismo Dorina Bianchi. 
Descalzi ha annunciato per la zona l'implemento della produzione di energia sostenibile con un impianto fotovoltaico che dovrebbe andare a regime nel 2018. Il presidente della Regione Pigliaru non ha taciuto sui problemi di inquinamento ancora esistenti nell'area di Macchiareddu e dello stagno di Santa Gilla, richiamando Syndial agli impegni presi e assicurando trasparenza nel monitoraggio dei livelli di inquinamento.
"Troppe cose di buon senso non si sono fatte, oggi è bello vedere che si può  produrre senza inquinare. Qui è facile - ha sottolineato - ma ci ricorda anche quanto ancora c'è da fare, dopo che per decenni si è distrutto con una visione di breve periodo". La sottosegretaria Bianchi ha definito il turismo "il sale che può migliorare le condizioni economiche" a patto che questo turismo ripsetti tradizioni e ambiente. 
La descrizione del lavoro del Fai sulla salina descritto dal presidente Carandini ha sottolineato la "condivisione del passato di fronte al presente" e anticipato il progetto di ampliare ancora il sito con  il recupero del molo e del villaggio operaio. "Cooperazione inedita nella quale si lavora a fianco di chi lavora", ha chiosato Carandini sottolineando il compito del Fai di intrecciare ambiente e storia "comunicato in un mondo concreto".
 
Fuori dalla freschissima sala, realizzata ai primi del Novecento in maniera sapiente con mattoni di argilla, il sole arroventa il paesaggio e il riverbero è abbagliante. I fenicotteri hanno la testa nell'acqua, la Sardegna è come sempre stupefacente.



 

25.5.17

Metrò di © Daniela Tuscano

IL post   d'oggi  della  cara  amica  e compagna  di strada   Daniela  mi  ha riportato alla mente  e  fatto  ricantare  questa    


canzone ambientata negli anni d’oro della mia trascorsa giovane età, fa riferimento anche ai juke box che iniziarono a scomparire dai bar  dalla  metà degli anni  '80  negli anni ’. Anche l’abbigliamento che si intravede dal filmato è tipico degli anni passati. I ricordi affiorano alla mente con concretezza e senza pregiudiziali ideologiche. L'ideologia e le idee con finalità che costituivano la ragione d'essere in quegli anni erano presenti   in majiera  indiretta   dalla mia mente e posso assicurare che vivevo in maniera sublime, al contrario di oggi dove la meschinità e spregevolezza hanno la meglio sulla mia perduta personalità.Ed   per  quiestro che  nel riascortala  mi   emoziona  sempre .
Ma  ora  bado alle ciancie   ed  eccovi  il  post    di Daniela


E se ne vanno,
O incrociano gli sguardi
E non sai se pensano,
Se sono tristi o lieti;
O si lasciano passare
Barattando perle d'ore
In quei giorni in declivio
Fra intrepidi binari...




L'immagine può contenere: spazio all'apertoMilano non è sempre frenetica. Sa ascoltarsi, specialmente la domenica mattina, quando la primavera lambisce i suoi marciapiedi, le sue vie e sotterranei. Qui l'umanità, libera dagli oneri lavorativi, si lascia vivere, e non pensa; ne avverti il cuore. C'è una giovane madre dalla lunga figura, con un ventre che sembra uscito dal pennello di Van Eyck. Ma non è Eva, non deve riscattare nulla: su quelle forme fiamminghe fiorisce un capo biondo, ceruleo, estatico. Non più Van Eyck, ma Beato Angelico. È il miracolo d'un'innocenza ritrovata, o, forse, solo fiducia. C'è una fanciulla dai tratti indocinesi, persa e discreta, che armeggia il suo smartphone - inseparabile, ormai - ma presente a se stessa, e si piace perché donna, nella sua veste cresimale, a quadri bianchi e neri
L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi e spazio al chiuso. Dove vedesti quella lindura? Nelle cose che fanno la domenica, cioè gli oggi santificati, quieti. C'è un indio senza pace, stramazzato. Non si siede, scarica un peso. Lui fuor di lui. Non ha rincasato la sera, gli abiti sono scialli, inutilmente chiassosi. Il sonno lo vince d'improvviso, tutto assieme, e lo abbandona inerme, regalandogli una strana, infantile solitudine. Famiglie sciamano all'aperto, d'ogni colore ed etnia, come a Milano è sempre stato, perché accoglie e non lo sa. Anzi, ne ha pudore. Milano accomuna tutti, sotto un sole di maggio già ardente. Ma c'è sempre una casa, un viale, una pensilina. Aspettano, vuote, il tuo silenzio.


 Daniela Tuscano

24.5.17

NEI LORO OCCHI © Daniela Tuscano ed altre storie

NEI LORO OCCHI
Nessun salto di qualità. Nessun abisso di nefandezza. Nessun imbarbarimento. L'assassinio dei bambini è inscritto nel DNA del terrorismo fin dal principio. È, ammettiamolo, funzionale alla "causa". Se non l'abbiamo compreso, se solo adesso apriamo gli occhi, quelli dei bambini parlano da sempre. Ognuno uguale, ognuno diverso.
Nei loro occhi brilla una sola luce.
Lo sguardo di Saffie e Georgina, i primi nomi conosciuti delle vittime di Manchester, non differisce da quello di Cristina, la bimba cristiana di tre anni strappata alla madre da Daesh - paradigma di tutti i cristiani perseguitati in Medio Oriente, nella totale indifferenza degli occidentali - e mai più ritrovata. E non diverge da quello dei coetanei siriani, yemeniti o africani destinati a rimanere anonimi ma altrettanto veri, singolari e drammatici nella variegata uniformità. 
Felici o disperati, languenti per la fame o atterriti dalla violenza, i bambini non appartengono a coordinate geografiche. Abitano il mondo. Voluti o inattesi, sempre irripetibili, possiedono la forza dell'origine. La loro gioia è netta, come il dolore e la serietà - e quanto sanno essere seri i bambini, e solenni, e giudicanti. 
Siamo noi adulti a comprimerne l'umanità. A porvi dei confini. E allora li oggettiviamo, e li aggettiviamo. Non più bambini ma infedeli, danni collaterali, vite sprecate. "Infedele" era Cristina secondo Isis, e che abbia tre anni, o sessanta, non importa, come non importava l'età degli ebrei per i nazisti. "Danni collaterali" li definisce ancora Daesh nell'ultimo, abominevole comunicato: "Uno non dovrebbe addolorarsi per l’uccisione collaterale di donne e bambini miscredenti, perché Allah ha detto: 'Non addolorarti per i miscredenti'". (E, si badi bene: "danni collaterali" è la stessa terminologia usata dagli occidentali "esportatori di democrazia" in Siria o in Iraq.) "Vite sprecate", infine, è l'omaggio del vescovo ciellino Negri ai ragazzini inglesi, rei, sia pure in modo, per dir così, passivo, d'essere andati a un concerto: quindi schiavi, a parer suo, del consumismo e dell'edonismo negatori di Dio.
L'immagine può contenere: 7 persone, persone che sorridono, bambinoMa questo rimpicciolimento dei piccoli bestemmia Dio. Senza remissione alcuna. "Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare". Dio muore in quanti sono incapaci di leggere negli occhi dei giovanissimi l'urgenza dell'infinito, a qualsiasi latitudine appartengano. Un Dio disincarnato dall'uomo, e da quella totalità d'uomo che è l'infanzia - totalità ferita, claudicante, faticata ma per ciò stesso offerta alla redenzione, e resa gloriosa - ne diviene la negazione, lo specchio rotto e, dovremo pur dirlo, l'inferno. Dio s'è fatto bambino per essere ovunque, in chiunque. Coloro che ne ripudiano lo sguardo hanno già scritto la propria, irrevocabile condanna.

© Daniela Tuscano
P. S.: Lo chiamano terrorismo religioso. Ma i jihadisti uccidono solo per odio. Primordiale, materico. Odio per il diverso, il nuovo - non a caso, le prime vittime note sono donne -, i suoi successi e il suo benessere. È la frustrazione dell'incapace verso chi si dimostra migliore di lui, ed è felice. (Insopportabile, per gl'invidiosi, la felicità.) È in nome della cupidigia, non di Allah, che stroncano vite e disprezzano la propria, al punto di scialacquarla, sminuzzarla nell'eccidio. Pur se anagraficamente giovani, hanno il cuore decrepito. ( E al termine di questo delirio non avverrà l'islamizzazione ma l'ateismo, il ripudio di qualsiasi idea di trascendenza anche per la mancata - e colpevole - esegesi del testo coranico da parte musulmana.)


Ed esso le altre storie    riportate  sullla nostra pagina facebook   sempre  da  Daniela 




da http://www.globalist.it/
 23 maggio 2017



Chris Parker, il mendicante diventato eroe per aver soccorso i feriti
Aperta una raccolta fondi per il ragazzo che mentre tutti fuggivano è entrato nella hall per portare aiuto


Chris Parker




Un eroe per caso. O forse un eroe divenatato tale sull'onda emotiva dell'attentato di Manchester. Fatto sta che i media e i social inglesi stanno raccogliendo fondi e definendo eroe Chris Parker, un homeless che stava chiedendo l'elemosina all'uscita del Manchester Arena e che dopo l'esplosione della bomba si è precipitato dentro la hall per soccorrere iferiti.
Chris Parker, che ha 33 anni, hanno raccontato i testimoni, ha cercato di soccorrere una donna ferita che è spirata nelle sue braccia.
Subito alcuni hanno aperto una pagina di GoFundMe in suo favore e in poche ore sono state raccolte molte sterline.


Attentato Manchester, le storie. Paula, l'angelo che ha salvato 50 ragazzini
La signora, 48 anni, era nei pressi dell'Arena quando è scoppiata la bomba e ha visto decine di giovanissimi scappare. "Correte con me", ha detto. E li ha portati in un albergo, al sicuro






Manchester, 23 maggio 2017 
C'è un angelo biondo, nel dramma di Manchester. E' una donna di 48 anni, Paula Robinson, 

che

23.5.17

Scrivere a mano fa bene



da
http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2017/05/23/





Livia Langella, professoressa di inglese che ama la scrittura a mano

Grazie a Livia Langella, Napoli

La lettera di Livia Langella, che insegna da tutta la vita in una scuola in provincia di Napoli, ha il sapore e la musica di un giorno d’altri tempi. Eppure il tempo di Livia è anche il nostro, e non mi sembra solo nostalgia di un passato perduto (spesso migliore del presente, nei ricordi) la sua raccomandazione a non perdere mai di vista l’origine delle cose. Non dimenticare da dove vengono, cosa sono.

In questo caso la scrittura. Sottoscrivo parola per parola le sue osservazioni sull’importanza dello scrivere a mano, ne parlavo tempo fa con un pedagogista, Daniele Novara. Non sono solo opinioni, esistono studi scientifici che certificano come l’abitudine di prendere appunti, di trascrivere con penna su carta i passaggi più importanti di quello che leggiamo o ascoltiamo attivi zone del nostro cervello che la scrittura su tastiera non attiva. Accende la memoria, è un’esperienza del corpo.

Insomma: non è che sia più bello, è semplicemente più utile. Più importante per la comprensione. Una volta Dacia Maraini mi ha parlato a lungo del tempo della scrittura e di quello del pensiero. E’ anche una questione di tempo: la mano sul foglio rallenta, costringe a trattenere a mente il pensiero fino a che non lo si sia scritto. Lascio la parola a Livia, e vi invito a prendere un appunto – sempre – prima di mandare la vostra opinione via social o via mail. Cambia, vedrete.

“Insegno inglese in una scuola secondaria in provincia di Napoli, la bella zona Flegrea di Bacoli, da più di trent’anni e conosco bene gli occhi dei ragazzini di prima media che aspettano meraviglie e segreti da te. Ancora mi commuovono. Proprio pochi giorni fa ho letto con loro un articolo del Venerdì di Repubblica sull'importanza della scrittura in corsivo per lo sviluppo delle connessioni cerebrali e l'aumento dei neuroni".

"L'associazione Smed (scrittura a mano nell'era digitale) propugna l'importanza del continuare a mantenere questa abilità manuale, utile a conservare anche la buona abitudine di prendere appunti a mano che stimola la concentrazione e l'attenzione. Le università di Bologna e di Venezia terranno corsi di calligrafia e addirittura Steve Jobs all'università frequentava un corso per la scrittura a mano! In piena rivoluzione digitale non dimentichiamo di tramandare ai nostri ragazzi la bellezza ma anche l'utilità del continuare a fare anche cose con le nostre semplici, nude, sicure mani che chiedono di essere usate in modo creativo e... risparmiano energia!".

"Ricordi: quaderno nuovo a righe, penna col pennino nuovo di zecca, calamaio pieno di inchiostro blu o nero, il banco di legno inclinato con l'incavo per l'appoggio della penna, il sediolino attaccato al banco. Il dettato ha inizio! Batticuore. Non far cadere l'inchiostro sul foglio prima ancora di iniziare a scrivere. La direttrice detta scandendo bene le parole, la mano scorre sicura sulla carta inanellando belle lettere tonde ed allacciate. Il pennino graffia leggermente, il suo fruscìo sulla carta. Non premere troppo, la punta si apre. Ultimo gesto: la carta assorbente. Tienila ferma e sollevala d'un colpo. Tanti piccoli puntini blu o neri. Soffia sul dettato, ora è pronto. Si può chiudere il quaderno e consegnarlo. Ancora sento l'odore della carta e dell'inchiostro”.

per evitare chiamate indesiderate o messaggi molesti su whatsapp usate due schede una pubblica ed una privata

  questo post     di  Aranzulla     conferma    il consiglio      che  davo    in un post   (  cercatevelo  nell'archiviuo  dell'ann...