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16.12.25

mancano 15 giorni a natale e anche i Grinch s'inteneriscono e cedono o quasi all'atmofera natalizia

 il  countdown natalizio ormai agli sgoccioli; inizierà a regalarci  sempre più  il luccichio delle luminarie e quell'atmosfera via via più calda e ovattata che anche i Grinch come il sottoscritto finiscono col respirare  facendosi inevitabilmente influenzare-  Ma  non passivamente  . Infatt come  ho  già  detto   in « ormai  a quasi    50 anni sto iniziado    ad   avere  un   rapporto complicato con  il natale lo vedo più come un obbligo sociale     e  commerciale più  che  una  festa  vera » reagisco  o   condivenendo     video come  questi    due  dei  I  sansoni  




o    canzoni  ed  album  alternativi    come  


 
 un modo di reagire a cagate natalizie simili 

oltre  che  alla martellante  pubblicità  e  musiche    per  le  vie  cittadine  proveniuenti   oltrte  che  dagli esercizi  commerciali  da  altoparlanti  comunali  

15.12.25

recensioni del filosofo imperinente : Riflesso perfetto di mattia surroz. Contro il silenzio imposto: l’amore come atto di verità




Riflesso perfetto di Mattia Surroz, pubblicato da Sergio Bonelli Editore — la casa editrice che ha dato vita a Dylan Dog, uno dei personaggi a fumetti che ho più amato — è una graphic novel che tocca corde scoperte e mi ha emozionato profondamente.
Da poco ho perso mio padre e chi ha vissuto la lacerante esperienza di accompagnare un proprio caro in una struttura per anziani sa bene cosa intendo. Alcune riflessioni presenti nel libro mi hanno riportato a quei giorni, a quei mesi sospesi, fatti di dolore silenzioso e senso di colpa.
Inoltre,come Enea,ho vissuto un’adolescenza privandomi della felicità sentimentale, punendomi. Nel mio libro Sulle tracce dell’altrove ho raccontato proprio di queste punizioni che mi sono autoimposto, di quel senso di colpa interiorizzato che per anni ha accompagnato me e molti altri.
Una società omofoba riesce a isolarti lentamente, nel tempo, fino a convincerti che la rinuncia sia una forma di protezione. Per chi è stato a lungo emarginato dalla Storia, il rischio è sempre quello di fare la fine di Enea.
Surroz racconta anche qualcosa che raramente trova spazio nella narrazione: l’amore maturo. Spesso si parla di corpi giovani, sinuosi, erotici, pensati per stimolare le fantasie del lettore, ma quasi mai dell’amore che attraversa gli anni, che riguarda le persone adulte. Eppure, come cantava Franco Battiato, «i desideri non invecchiano quasi mai con l’età».
Enea e Giacomo si scoprono in gioventù e, a causa dei pregiudizi sociali, si perdono. Tuttavia restano saldamente ancorati l’uno nell’anima dell’altro. Come Enea, anch’io ho pensato che «la fantasia degli infelici ha confini più vasti di quella degli altri». Da ragazzino ero un Charlie Brown malinconico, capace di immaginare il futuro ma incapace di scorgerne davvero i confini.
Fortunatamente, con il passare degli anni, ho conosciuto la persona che amo. È stato lui a spalancare le finestre che tenevo chiuse e ad abbattere i muri che avevo eretto per proteggermi dalle delusioni. Grazie a lui, e a differenza di Enea, ho imparato a volermi bene davvero perché, citando ancora il caro Battiato, non possiamo pregare il tempo: «Se penso a come ho speso male il mio tempo / che non tornerà, non ritornerà più».
Ho scoperto questo libro grazie al mio ragazzo e, una volta terminato, mi è rimasto addosso. Serve una grande sensibilità per creare e raccontare una storia così toccante.
È bellissima l’immagine secondo cui ognuno di noi è un’isola e i sentimenti che proviamo diventano ponti. Quando ci innamoriamo, andiamo a vivere lì, proprio nel mezzo, e costruiamo un rifugio. Toni poetici accompagnano un connubio riuscitissimo di immagini meravigliose e impattanti.
Ci vuole coraggio a raccontare e pubblicare libri così intensi, in una società che vorrebbe nascondere chi non ama secondo il vangelo eteronormativo. Surroz narra tutto senza aggiungere né dipingere il superfluo: parla una scrittura serrata ed empatica, che lascia spazio al significato più profondo della parola Amore.


©️ Cristian A. Porcino Ferrara IL FILOSOFO IMPERTINENTE

preoccupazioni e sgomenti culturali comunicato di Giuditta Sireus direttrice artistica presso Il Club di Jane Austen Sardegna- Circolo Letterario Femminile

 Esprimo una preoccupazione sempre più profonda verso quelle comunità che, in modo sistematico o silenzioso, non sostengono i progetti culturali e le iniziative culturali che nascono e crescono nei propri territori, salvo poi vederli riconosciuti, apprezzati e applauditi altrove, fuori dai confini della città o della cittadina di origine.Un paradosso ormai diffuso, una sorta di epidemia che investe — chi più chi meno — molte realtà. Progetti che trovano ascolto, attenzione e valore lontano da casa, ma che restano invisibili, ignorati o ostacolati proprio nei luoghi che dovrebbero esserne il primo nutrimento. In questo scenario esprimo un sentimento profondo di dispiacere, di disappunto e anche di rabbia.Il

Ph credit: Barrosa che legge, AriuCeramiche.
mancato sostegno assume forme diverse: economiche, certo, ma anche morali, istituzionali, di semplice disponibilità e presenza. 𝐄̀ 𝐮𝐧’𝐚𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐞𝐬𝐚, 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐦𝐚𝐢 𝐧𝐞𝐮𝐭𝐫𝐚. 𝐄̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐝𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐢 𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐦𝐨𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚. 𝐋𝐚 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐨𝐫𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨, 𝐧𝐞́ 𝐮𝐧 𝐞𝐬𝐞𝐫𝐜𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞. 𝐄̀ 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚, 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐮𝐫𝐚. 𝐄̀ 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐢𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐞 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐭𝐨, 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐮𝐭𝐨, 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐬𝐨. Ogni progetto culturale dovrebbe essere coltivato con amore e attenzione, al di là delle amicizie personali, dei pregiudizi, delle simpatie o delle prese di posizione individuali. Sostenere la cultura significa riconoscerne il valore anche quando non ci somiglia, anche quando disturba, anche quando mette in discussione. 𝑵𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒔𝒕𝒆𝒏𝒆𝒓𝒆 𝒄𝒊𝒐̀ 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒂𝒔𝒄𝒆 𝒔𝒖𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒐 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒊𝒕𝒐𝒓𝒊𝒐 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂 𝒓𝒊𝒏𝒖𝒏𝒄𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒂 𝒊𝒅𝒆𝒏𝒕𝒊𝒕𝒂̀ 𝒄𝒐𝒍𝒍𝒆𝒕𝒕𝒊𝒗𝒂.

𝐋𝐚 𝐛𝐚𝐫𝐫𝐨𝐬𝐢𝐚: 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞
In questa situazione, rivendico ciò che chiamo barrosia: la scelta di non andare via dai luoghi in cui non si è apprezzati o considerati, ma di restare.
𝐑𝐞𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 non per rassegnazione, ma come dichiarazione di esistenza.
𝐑𝐞𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 come atto di volontà e di responsabilità. Restare per continuare a seminare, anche quando il terreno appare ostile o indifferente. Seminare per gli altri, per chi lo desidera, per chi apprezza, per chi riconosce il valore di ciò che viene proposto.
𝐑𝐞𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞, e non andare, per alimentare con la propria presenza un disturbo: non nel senso negativo del termine, ma come accensione del dibattito critico, come stimolo al confronto, come possibilità di ricchezza e bellezza. Un disturbo necessario, che rompe l’abitudine, che impedisce l’appiattimento, che tiene viva la comunità.
𝐑𝐞𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 significa credere che la cultura debba essere viva, non comoda. Che debba interrogare, creare frizioni, aprire possibilità.
𝐀𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢
Questo discorso è rivolto in modo particolare agli amministratori pubblici. Perché sostenere la cultura non è un gesto opzionale, né una concessione. È una responsabilità politica. Ogni scelta di non partecipare, di non sostenere, di voltarsi dall’altra parte — per calcolo, per presa di posizione o per disinteresse — lascia un progetto solo e indebolisce l’intero tessuto culturale di un territorio.
𝑪𝒐𝒏𝒄𝒍𝒖𝒅𝒐 𝒓𝒊𝒏𝒈𝒓𝒂𝒛𝒊𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒄𝒉𝒊 𝒄’𝒆̀ 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒆 𝒄𝒉𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒏𝒖𝒂 𝒂 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒄𝒊. 𝑴𝒂 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒉𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒄’𝒆̀ 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒐, 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒂𝒔𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒆̀ 𝒖𝒏 𝒔𝒆𝒈𝒏𝒂𝒍𝒆. 𝑶𝒈𝒏𝒊 𝒎𝒂𝒏𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆𝒄𝒊𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒆̀ 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒄𝒆𝒍𝒕𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒅𝒖𝒄𝒆 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒆𝒈𝒖𝒆𝒏𝒛𝒆. 𝑬 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒖𝒏 𝒑𝒓𝒐𝒈𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒄𝒖𝒍𝒕𝒖𝒓𝒂𝒍𝒆 𝒗𝒊𝒆𝒏𝒆 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒔𝒐𝒍𝒐, 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒆 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒊 𝒍𝒐 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂 𝒂𝒗𝒂𝒏𝒕𝒊: 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒂 𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒎𝒖𝒏𝒊𝒕𝒂̀.
Giuditta Sireus

14.12.25

“Le rose di Versailles e le spine dell’oggi” – intreccio tra nostalgia culturale e critica sociale. nostante il deludente Le Rose di Versailles - Lady Oscar - Film (2025)

siti consultati
Le Rose di Versailles - Lady Oscar - Film (2025) - MYmovies.it
Lady Oscar torna a spada tratta con l’adattamento La rosa di Versailles: ma dove possiamo (ri)vedere le altre versioni?
Lady Oscar Recensione: nostalgia e delusione tra le Rose di Versailles
Lady Oscar, il nuovo anime Le rose di Versailles su Netflix è sdolcinato e lagnoso | Wired Italia


Le rose di Versailles sbocciano ancora, ma i loro petali portano con sé il peso del tempo. 
un immagine del film 
Non sono soltanto i colori di un manga  e di un anime che ha segnato la nostra adolescenza, ma il riflesso di un desiderio di emancipazione che oggi si scontra con nuove barriere. Oscar, la ribelle 
che sfidava i palazzi del potere, diventa specchio delle piazze .  
Le spine dell’oggi pungono la memoria: ci ricordano che la rivoluzione promessa non è mai 
compiuta, e che la nostalgia culturale deve trasformarsi in critica sociale.
infatti  Le rose di Versailles profumano di nostalgia, ma le spine dell’oggi graffiano i diritti negati. Le rose di Versailles profumano di nostalgia, ma le spine dell’oggi graffiano i diritti negati. Oscar ci ricorda che la rivoluzione non è finita.   Infatti  è con questo che  ho deciso ,  nonostante  scoraggiato  dalla recensioni  in  maggioranza negative  in particolre     questa 



     che     ieri   ho   deciso  di vedere    su  netflix "Le rose di Versailles - Lady Oscar"  film d'animazione del 2025 diretto da Ai Yoshimura, tratto dal manga Lady Oscar di Riyoko Ikeda. 



Il film ha suscitato opinioni miste, con alcuni critici lodando la visuosa reinterpretazione del manga originale, mentre altri hanno espresso preoccupazioni riguardo alla narrazione frammentata e alla mancanza di approfondimento psicologico dei personaggi.  Infatti  ecco cosa dice  un mio amico   apassionato di lady oscar : « Lady oscar di Netflix non ho avuto nemmeno la curiosità di guardare la promo, per me lady oscar è una! Unica, inimitabile   non replicabile, ho visto i disegni, non mi piacciono, ho ascoltato il doppiaggio non mi piace » .
"Le rose di Versailles - Lady Oscar" è un omaggio visivamente sono al capolavoro di Riyoko Ikeda e o alla storia che ha segnato generazioni.Esso ha notevoli differenze .
La differenza principale tra il Lady Oscar classico e il Lady Oscar moderno risiede nella technique di animazione e uno stile di disegno più fresco e contemporaneo. Il nuovo adattamento, diretto da Studio Mappa, mira a unire un'ambientazione tipica degli shojo manga e una maggiore tridimensionalità dei personaggi protagonisti. Questo cambiamento è inteso come un upgrade più conscio delle tematiche di genere, rispettando il periodo storico in cui il nuovo adattamento è ambientato.
Inoltre, la figura di Oscar è stata trasformata da spalla nei confronti di Maria Antonietta a protagonista indiscussa, con una narrazione più sentimentale che si sofferma sulle sfumature emotive dei suoi personaggi principali. Questo cambiamento mira a rendere la storia più complessa e profonda, affrontando temi di emancipazione e coraggio in un contesto di politica e intrighi di corte.
Il nuovo film tentama con scarso successo di far rivivere la magia di un classico intramontabile a una nuova generazione di fan, mantenendo il legno centrale della storia e della figura di Oscar, ma con un'immagine più moderna e contemporanea snaturandolo . Infatti “Una rosa è una rosa, che sia bianca o rossa. Una rosa non sarà mai un lillà”, si sentiva dire l'eroina del seminale cartone animato Lady Oscar. In Le rose di Versailles, film animato dal 30 aprile su Netflix e remake cinematografico del manga di Riyoko Ikeda, concludendo un mezzo polpettone   seza  infamia  e  senza  lode .  con mancanze  storiche  fondamentali  tipolo  scandalo della  collana ,  il perchè   il re  deve convocare gli stati generali  e  soprattutto l'errore storico   gravissimo    sulla  durata  del  terrore    e la  descrizione   della   rivoluzione    con esso  . Un   omaggio tentativo fallito . Consigliato  a  chi  ama   i film  d'amore  melensi  e  a  chi non ha   visto  l'anime  originale   o letto il manga  .  Sconsigliato  ai fruitori  della    serie originale .  

sfatiamo il mito propagandistico dell'integrazione leghista

per  approfondimenti

D'acordo  che  chi viene  a vivere   in italia    sia   clandestinamente  ( perchè quando fuggi da  guerre   o dittature   e  trovi l'ocassione  per  fuggire  non stai    guardare  come ma  lo fai ) o legalmente \ corridoi umanitari  debba  rispettare  le leggi  o  conoscere la  lingua    del paese  ospitante  soprattutto  se  vuole la cittadinanza    senza  aspettare   20   anni il test  ci può  anche stare  .
Ma quando una  coppia straniera    o uno\a  di loro  sposa  un italiano o  viceversa   e mette  su famiglia scegliendo  di rimanere  qui   in maniera  stabile  cioè  per  più due anni  facendo studiare  i  figli    e rispettando le  leggi    allora  la  proposta   della  Lega   è  becera  propaganda  malpancista  . Infatti secondo  Loro  “Lo straniero nato in Italia per diventare italiano a 18 anni deve superare un esame di integrazione”.
Ora come l'amica  Pacmogda Clémentine  Mi sorge una domanda: se uno è nato  e cresciuto  in Italia perché è chiamato straniero ? A me “lo straniero nato in Italia” mi sembra una grande cavolata già così . Se poi deve superare un esame di integrazione la cosa mi sembra ancora una cosa da gente senza cervello funzionante. Cosa significa integrarsi in un posto dove sei nato e cresciuto fino a 18 \20 anni ? Integrato rispetto a cosa e a chi? Se uno nasce in un posto e cresce , studia  e lavora  lì significa che va o è andato a scuola lì, mangia in quel paese, parla per forza la lingua come madrelingua,  conoconosce il dialetto  ,  le strade e sa dove andare per cosa, si cura in questo paese, ecc. di cosa si deve integrare? Come si dimostra uno integrato nel posto dove è nato e cresciuto ? Questo è davvero uno  strano  paese perché  solo in questo paese si possono trovare delle persone pagate profumatamente per dire scemenze 
Purtroppo il cosiddetto "ius soli" non fa parte del nostro ordinamento giuridico, a me personalmente dispiace, se una persona nasce quì e fa gli studi  , lavora  , pala  lingua   è italiana . La legge dice un poco differente, quello che nella gran parte delle Americhe è la normalità, cioè hai la cittadinanza dello stato dove nasci da noi no....e in questo purtroppo siamo in buona compagnia in Europa. Con qualche distinguo ma la situazione è simile ...   . 
 Infatti   come dice  l'amica  Pacmogda Clémentine  « lo so ma non sono stranieri da integrare comunque anche se la legge rifiuta di riconoscerli come cittadini. Non si può integrare una persona nata e cresciuta in un paese. Nella pratica sa già tutto del suo paese anche se la legge non lo accetta come figlio del paese. Chiamarli stranieri  [ e ,  corsivo  mio , dire  che  non sono italiani  ] è da pazzi »
Proprio  mentre  finivo  di scrivere il post  odierno  ecco partire  dallo stereo  le note di Come Una Pietra Scalciata  cover    di  like a rolling stone - bob dylan  degli.  Articolo 31

12.12.25

cosa è la speranza ?

in sottofondo
Dio è morto - Francesco Guccini - con testo in scorrimento

 
partendo dall 'horror club di Dyla Dog n 471 Una finestra Sull'abisso  ( SOGGETTO\SCENEGGIATURA Giovanni Eccher DISEGNI Luigi Siniscalchi )  mi  chiedo  spinto    da  tale    aricolo  in  un opuscolo \  rivista  mi pare  Svegliatevi   dei testimoni  di Geova  lasciato in bottega     cosa  voglia  dire la  parola   speranza    cercando  ovviamente       d'anda re  olttre  il classico significato   e se   La speranza è sempre e solo una pia illusione, un modo per rifugiarsi in qualcosa di irreale? Oppure ci sono valide ragioni per considerare la speranza qualcosa di più, uno stato d’animo di cui tutti abbiamo bisogno per godere di buona salute e felicità, che ha una solida base e che porta benefìci concreti?
Infatti ho  provato   ad    analizzare il termine  sia in senso   religoso    sia   in senso laico  . 
In senso  religioso  in particolare nel Cristianesimo, il concetto di speranza acquisisce una dimensione completamente diversa e più profonda, fondata sulla fede e sulle promesse divine.
🕊️ La Speranza come Virtù Teologale
Nella teologia cattolica e in gran parte del Cristianesimo, la speranza è considerata una delle tre Virtù Teologali (insieme a Fede e Carità/Amore).
La speranza è la virtù teologale mediante la quale desideriamo il Regno dei Cieli e la Vita Eterna come nostra felicità, confidando nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull'aiuto della grazia dello Spirito Santo. (Parafrasi del Catechismo della Chiesa Cattolica)
Elementi Chiave del Concetto Religioso Oggetto (Il Fine Ultimo): Non è un bene terreno, un successo personale o un miglioramento sociale (anche se questi non sono esclusi), ma è primariamente la Salvezza e la Vita Eterna (il Paradiso o il Regno di Dio). È l'attesa certa del compimento delle promesse divine.


Fondamento (La Certezza): A differenza della speranza laica che implica una possibilità ("spero che succeda"), la speranza religiosa (cristiana) implica una certezza o una fiducia incrollabile. Non è basata sulla nostra capacità, ma sulla fedeltà di Dio e sul fatto storico della Resurrezione di Cristo, che è la garanzia che le promesse si realizzeranno.
Un noto paragone è che non si spera che il sole sorga domani (è probabile), ma lo si attende con certezza. La speranza cristiana è attesa di qualcosa che è già stato compiuto in Cristo.
Fonte (Dono Divino): È considerata un dono di Dio (una grazia infusa) che eleva le capacità umane. Non è solo un'inclinazione naturale.
Dinamismo (La Perseveranza): Anche qui, non è passività. La speranza spinge il credente alla pazienza e alla perseveranza ($hypomonē$ in greco), cioè a "tener duro" e a operare il bene (la carità) in questo mondo in attesa del compimento finale.
In sintesi, mentre la speranza laica è la fiducia nelle forze umane e nelle possibilità di questo mondo, la speranza religiosa è la fiducia assoluta nelle promesse di Dio, orientata primariamente al destino eterno dell'anima.

Ma  basandosi  sul principio di tesi e  antitesi     ho  voluto analizzarla     anche  dal  punto  di vista    Laico  




La speranza, spogliata della sua dimensione religiosa o trascendente, smette di essere un'attesa passiva di un intervento divino e si trasforma in qualcosa di molto più terreno, attivo e umano. Infatti In senso laico, la speranza non è la garanzia che "tutto andrà bene", ma la convinzione che le nostre azioni abbiano un senso. È una forza pragmatica.
Ecco un'analisi di cosa significa sperare in un contesto puramente laico:
1. La Speranza come "Azione" (Agire Propositivo)
Mentre la speranza religiosa può talvolta scivolare nel fatalismo ("Dio provvederà"), la speranza laica è intrinsecamente legata all'agire.
È la capacità di immaginare un futuro diverso dal presente e lavorare attivamente per costruirlo.
È il motore della scienza, della politica progressista e dell'attivismo. Chi lotta contro il cambiamento climatico o cerca una cura per una malattia lo fa mosso da una speranza laica: la fiducia nelle capacità umane di risolvere problemi.
2. La Distinzione tra Ottimismo e Speranza
Questa è una distinzione cruciale, spesso evidenziata dal filosofo e statista Václav Havel.
L'ottimismo è la convinzione che le cose andranno bene (spesso basata su un calcolo delle probabilità o un'illusione).
La speranza, invece, è uno stato della mente e dello spirito. Secondo Havel:
"La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa abbia un senso, indipendentemente da come andrà a finire." In senso laico, si spera non perché il successo è garantito, ma perché l'impegno verso quell'obiettivo è la cosa giusta da fare.
3. Il "Principio Speranza" (Ernst Bloch)
Il filosofo tedesco Ernst Bloch ha definito la speranza come un "sogno in avanti" (docta spes).
Per Bloch, l'essere umano è caratterizzato dal "Non-Ancora". Non siamo mai completi; siamo sempre in divenire.
La speranza laica è l'apertura verso il possibile, la ribellione contro lo status quo. È rifiutare di accettare che il mondo così com'è sia l'unico mondo possibile.
4. Una Risposta alla "Casualità"
Senza una Provvidenza divina che ordina il cosmo, il mondo laico può sembrare dominato dal caso o dal caos.
In questo contesto, la speranza è lo strumento psicologico che ci permette di tollerare l'incertezza.
È una forma di resilienza cognitiva: di fronte all'imprevedibilità della vita, la speranza laica è la scelta di investire nel futuro nonostante l'assenza di garanzie assolute.
5. La Dimensione Collettiva
La speranza laica è raramente un atto solitario; è spesso un progetto sociale.Si fonda sulla solidarietà tra esseri umani.
Si basa sulla fiducia che, unendo le forze, l'umanità possa correggere le ingiustizie. La democrazia stessa è un esercizio di speranza laica istituzionalizzata: la scommessa che possiamo governarci meglio insieme che da soli.
In sintesi
La speranza laica è l'accettazione del rischio della vita. È guardare in faccia la realtà, con tutte le sue difficoltà e la sua mancanza di un "copione" prestabilito, e decidere comunque di piantare un albero, scrivere un libro, o crescere un figlio.
Non è un anestetico contro il dolore del presente, ma uno stimolo a trasformarlo.

  Io   penso , almeno  per   il momento  che  entrambe   le vie   siano  utili e     quindi   cercare  una  strada  che  le  runisca  insieme perchè   sia    che   la  s'intende   in senso  religioso \  spirituale  tutti  ne  abbiamo  bisogno
L'importante  è     che    stiamo   lontani  il  più possibile   da chi vive sperando, muore cagando .Si tratta di un proverbio popolare, spesso considerato volgare o scurrile, che serve a esprimere un concetto cinico e disincantato sulla natura della speranza.Questo detto è una critica ironica e brutale all'eccessiva passività o all'attesa vana di un evento positivo.
  • "Chi vive sperando..." Si riferisce a una persona che trascorre la vita aspettando costantemente che le cose migliorino da sole, senza agire, senza sforzarsi o senza prendere l'iniziativa. Si affida solo a un futuro ipotetico e fortunato.

  • "...muore cagando." La seconda parte usa un'immagine volutamente cruda e trivializzata della morte. Lo scopo è quello di sottolineare che la fine della vita (la morte) arriva in un momento qualunque, banale, sgradevole e involontario, proprio come una funzione corporea non gloriosa e quotidiana.

Il significato è quindi: Se passi tutta la tua vita ad aspettare un miracolo, una ricchezza inaspettata o una felicità promessa (sperando), finirai per morire in un modo del tutto ordinario, deludente e per nulla eroico o eccezionale (cagando), senza che la speranza ti abbia portato alcun beneficio concreto.È un monito a: Agire: Non affidarsi solo alla fortuna o alla speranza passiva. Vivere il Presente: Non rimandare la felicità o la realizzazione in attesa di un futuro incerto. In sostanza, è l'estrema versione popolare del motto: "Aiutati che Dio ti aiuta" (o "Fatti gli affari tuoi, perché altrimenti il destino non ti riserva nulla di speciale").

11.12.25

cosa fare davanti ad una malattia terminale e incurabile curarsi o non curarsi ? il caso di Diana Zanin che diceva «Lei diceva: “Il corpo non si tocca”

a freddo , ho aspettato un po' prima di dire la mia sulla scelta di Diana Zanin ( vedere post precedente ) e ho deciso di farlo come suggerisce l'unione sarda di oggi :

[...] Conviene raccontarla con estrema delicatezza questa storia confinata nello spazio accidentato in cui possono incontrarsi la libertà personale, le convinzioni ideologiche e persino la volontà di cedere e accettare una qualche sorta di condizionamento. Lo spazio in cui una persona può essere pienamente in sé, ed è qui – su questo crinale tutto da sondare – che si sono schierati da una parte il sindaco Giovanni Daga e tanti nella comunità, dall’altra il compagno Giuseppe. «Da oltre un anno Diana non era più lei», raccontano in
paese, ed è la voce di chi la vedeva ogni giorno, più spesso dietro la cassa o il bancone del supermercato. Raccontano che era diventata «magra da non reggersi in piedi», e che aveva «il ventre gonfio». Che «si nutriva soltanto di insalate e di frullati».         C’è chi riferisce il monito di diverse amiche affezionate: «Se continui così, muori». [...] «“Il corpo non si tocca”, diceva, ed era ciò che riteneva giusto». Giuseppe, il compagno di Diana [...] il viso incorniciato dalla barba rada, non vuole parlare ma due cose ci tiene a metterle in chiaro. «Stavamo insieme da tre anni, ho cercato in tutti i modi di convincerla a curarsi ma niente, lei non voleva. L’ho portata al pronto soccorso di San Gavino ed è venuta via. Ho lasciato il mio lavoro per farla star bene, per permetterle di andare nella nostra casa in montagna e riposare». La chiama «mia moglie». Io, puntualizza, «l’amavo, nessuno può dire il contrario».
Non so che  malattia  avesse  o  se  fosse  una  che   rifiuta  le  cure   ufficiali  e  si cure  con quelle  alternative  (   scietìntificamente provate  o meno  ) ,  se    si sia  arresa  accettano   il proprio destino  . Ma   se  la sua   scelta soprattutto    se    spontanea  e  non indotta  (  c'è un indagine  in  corso   staremo a  vedere  come s'evolve  )  , anche se  a  noi  , sembrerà  asurda  ed   egoistica  ,   va  rispettata   ed  acettata  . Chi  siamo noi   per  giudicare  e   decidere  , soprattutto    quando come riferito dal  marito  ,   non voleva   curarsi  ,     cosa  avrebbe dovuto  fare  . Quindi facciamo   silenzio   


  lasciamo in pace la  sua famiglia  ( sempre  che  la magistratura  non acerti il  contrario   cioè sia stata manipolata   nella  sua decisione  )  e  facciamo   silenzio   e    facciamo   cadere  il velo   dell'oblio   sutale  vicenda 

 

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LXI TI STANNO STRAPPANDO I CAPELLI? L’errore fatale che devi evitare REAGITE COSÌ

Se qualcuno ti afferra per i capelli, la maggior parte delle persone reagisce nel modo sbagliato… e potrebbe peggiorare la situazione! In questo video ti mostro la tecnica più efficace per liberarti e metterti in salvo. Non sottovalutare questa presa: può essere usata per trascinarti, immobilizzarti o persino farti cadere. Guarda fino alla fine per scoprire come difenderti in modo sicuro e immediato !
 fonte 📍 LE MIE PALESTRE: https://kma.it/mappa-centri/

    

 Infatti il  Manuale  di autodifesa I consigli dell’esperto anti  aggressione Antonio Bianco   nell'ultimo n del aettimanale  giallo    afferma     che  


 Nel malaugurato caso in cui vi doveste trovare vi!ime di un’aggressione e qualcuno dovesse afferrarvi, magari per i capelli, ricordate ancora una volta che la priorità è fuggire e mettersi in salvo, e non vincere lo scontro. Quindi, prima di qualunque altra cosa, cercate di mantenere la calma e di respirare profondamente. Poi proteggete il viso con le mani e cercate di controllare la mano che vi sta stringendo, atterrandone il polso oppure il dorso per limitarne la leva. Abbassate il baricentro, piegatevi leggermente in avanti e ruotate il corpo verso il lato della mano che vi sta tirando. Questo impedirà che l’aggressore vi trascini indietro. Usate poi il peso del vostro corpo per controbilanciare la trazione e con l’altra mano libera premete la base del polso contro la vostra testa o contro il collo per ridurre la forza. Se ne avete la possibilità e se avete spazio, fate un passo indietro con il piede opposto per creare angolo e rompere così la presa. Se venite a#errate da dietro, abbassatevi, portate il gomito indietro contro le costole dell’aggressore e girate il corpo verso l’esterno per liberare la testa.Spiegato così, può sembrare relativamente semplice. Ed effettivamente non è impossibile da mettere in pratica, ma è vietato improvvisare ( vedere,corsivo mio,video sopra ). Ricordate che colpi rapidi e mirati sono utili solo ed esclusivamente per creare l’oppportunità di fuggire, non per prolungare – e magari eventualmente anche vincere – il conflitto. L’obiettivo, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è liberarvi dalla presa e correre verso luoghi affollati, in modo che possiate ricevere aiuto. Insomma, reagite, se avete la consapevolezza di essere in grado di farlo, oppure allontanatevi dal pericolo. Allenate quanto più possibile la prevenzione e ciò che questo comporta: mantenere la postura corretta, avere massima conoscenza dell’ambiente circostante e affrontare percorsi tendenzialmente sicuri e illuminati riduce il rischio di essere colti alla sprovvista e quindi di trovarvi in situazioni di pericolo oggettivo.

10.12.25

La sessualità “uccisa” da Only Fans Il sesso sempre più esibito, venduto, comprato grazie alla piattaforma in cui spopola il “porno” della porta accanto

  unone  sarda  10\12\2025


Non c’è più nessun mistero. Nessuna scoperta. Sempre più esibito, raccontato (male), venduto, e quindi comprato. E, qualcuno dice, per questo motivo anche “poco praticato”. Come stiamo vivendo la sessualità? Male, a sentire gli esperti. Sono lontani i tempi in cui si erotizzavano persino le caviglie, che scatenavano innumerevoli fantasie. Oggi è sempre più tutto esposto e per la fantasia non ci sono grandi spazi. Meglio il rapporto col digitale, quindi. Tutto frutto di questi tempi e per nulla circoscritto alle persone più ”navigate”.Ha iniziato Internet a creare il “problema”, si sa. Sappiamo tutto. Poi è arrivato Only Fans, che ha riscritto i codici del porno. Niente più star irraggiungibili di una volta (Moana e Cicciolina non ne
nasceranno più). La fantasia erotica, in questi tempi, la scatena la vicina o il vicino della porta accanto: la commessa del piccolo supermercato sotto casa che vende foto seminuda in camera da letto, l’estetista che leviga il viso e sistema le unghie che pubblica (a pagamento) video mentre utilizza sex toys, la barista che serve il caffè che utilizza sex toys davanti allo specchio, il parrucchiere che vende filmati di rapporti sessuali. Succede dappertutto ma Cagliari sembra avere una vocazione particolare: basta fare un “giro” sui social e sulla piattaforma per rendersene conto. Si trova un magma di contenuti, sempre più a sfondo pornografico (e a pagamento), che producono un effetto distorsivo tra aspettativa e realtà. E che rende sempre più difficile imparare a conoscere il proprio corpo in rapporto all’altro. Comprenderne i limiti, le dinamiche del consenso, la differenza tra piacere e sopraffazione. Nell’era di Only Fans trovare un equilibrio tra consapevolezza e vulnerabilità richiede uno sforzo in più. Dicono gli esperti: Only Fans ha pregio che però è anche un grande difetto. “Può aiutare a liberare l’inconscio in quelle persone che hanno bisogno di una spinta per farlo ma come fosse un tappeto, nasconde la polvere”. Duqnue tabù, fake news, vergogna e imbarazzi. 
Che cosa provoca tutto questo? Un gigante problema di analfabetizzazione sessuale e, soprattutto, sentimentale. Se si guarda agli adolescenti, la colpa non è tutta della famiglie: “Com’è andata oggi in classe, hai sempre con te i preservativi?”. Non è esattamente la domanda da portare a casa dopo la scuola ma sarebbe doveroso trovare un momento per parlarne. E’ paradossale che l’educazione sessuale sia la materia più richiesta dai ragazzi, ma anche quella su cui più si vergognano a porre domande. Un passo avanti (piccolo) l’ha fatto il governo Meloni che adesso introduce l’educazione sesso-affettive a scuola (medie e superiori) ma solo per quegli alunni che avranno l'ok dei genitori. Un peccato!Se invece si guarda agli adulti, allora il discorso si fa addirittura più cupo: dovrebbero avere gli strumenti psicologici per gestire il porno, per discernere realtà (di tutti i giorni) dalla irrealtà (delle foto e video ammiccanti in vendita sulla piattaforma Only Fans). Dovrebbero. Ma non è così. E così, invece, che la sessualità muore. 

Diana Zanin, Sceglie di non curarsi e muore a 49 anni condizionata psicologicamente o libera scelta davati a una malatia incurabile ? Giovanni Daga il sindaco di Nuragus chiede l'autopsia

da la nuova sardegna tramite msn.it

Nuragus
Quasi 50 anni, da più di 20 aveva scelto il paese della Marmilla per vivere e lavorare. Diana Zanin, origini svizzere, era titolare di un frequentato negozio di alimentari. È deceduta a causa di una grave malattia che aveva scelto di non curare. Una morte che ha scosso la piccola comunità di poco più di 800 abitanti. E che ha spinto il sindaco Giovanni Daga a scrivere un messaggio sui social. Parole di dolore profondo, ma anche di amarezza per non aver potuto fare nulla per evitare questa morte. «Una giovane vita spezzata da scelte che, con ogni probabilità, sono maturate in un contesto di forte condizionamento emotivo e psicologico. Purtroppo capita che, quando una persona fragile viene influenzata da idee distorte o da convinzioni radicali, rifiuti cure che avrebbero potuto salvarla. In questi casi tutti intorno vedono, intuiscono, cercano di parlare, ma spesso non sanno come intervenire davvero. Anch’io, nel mio piccolo, ho cercato di fare ciò che ritenevo giusto, presentando una segnalazione formale alle autorità competenti. È doloroso sapere che non sempre gli strumenti istituzionali riescono ad attivarsi in tempo, non per cattiva volontà, ma perché i confini tra autodeterminazione, fragilità e influenza psicologica sono difficilissimi da valutare. Il primo cittadino

La vicenda di Diana ci colpisce e ci addolora profondamente.
Una giovane vita spezzata da scelte che, con ogni probabilità, sono maturate in un contesto di forte condizionamento emotivo e psicologico.
Purtroppo capita che, quando una persona fragile viene influenzata da idee distorte o da convinzioni radicali, rifiuti cure che avrebbero potuto salvarla. In questi casi tutti intorno vedono, intuiscono, cercano di parlare, ma spesso non sanno come intervenire davvero.
Anch’io, nel mio piccolo, ho cercato di fare ciò che ritenevo giusto, presentando una segnalazione formale alle autorità competenti. È doloroso sapere che non sempre gli strumenti istituzionali riescono ad attivarsi in tempo, non per cattiva volontà, ma perché i confini tra autodeterminazione, fragilità e influenza psicologica sono difficilissimi da valutare.
Oggi resta soprattutto l’amarezza di una tragedia che forse poteva essere evitata.
E resta un dovere per tutti noi: non voltare lo sguardo quando percepiamo segnali di isolamento, manipolazione o dipendenza emotiva.
Diana meritava di più.
Ricordiamola così: come un invito a creare comunità più attente, più coraggiose e più capaci di tendere la mano prima che sia troppo tardi.

 parla di amarezza per «una tragedia che forse poteva essere evitata. E resta un dovere per tutti noi: non voltare lo sguardo quando percepiamo segnali di isolamento, manipolazione o dipendenza emotiva. Diana meritava di più. Ricordiamola così: come un invito a creare comunità più attente, più coraggiose e più capaci di tendere la mano prima che sia troppo tardi». 

mancano 15 giorni a natale e anche i Grinch s'inteneriscono e cedono o quasi all'atmofera natalizia

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