Come la subcultura pop dei b-movie e delle soap opera influenza gli stereotipi della propaganda americana
I telefilm e b-movie sono sempre stati uno strumento della propagazione dell’americanismo nel mondo. Oggi però assistiamo ad uno strano fenomeno per il quale gli stereotipi che caratterizzano alcune di queste produzioni si riversano sulla propaganda ufficiale dei media mainstream, facendo loro servire ai lettori notizie palesemente assurde, nel mondo reale, ma perfettamente compatibili con l'universo della soap opera.
Cominciamo dalle resurrezioni. Tutti i maggiori di 25 anni ricorderanno la mirabolante resurrezione di Bobby nella serie televisiva Dallas. Accade che gli attori delle serie si stufino, oppure che ottengano contratti migliori da altre majors, per nuove produzioni seriali o per sfruttare la propria popolarità nel più gratificante e meno asfissiante mondo del cinema. Allora gli sceneggiatori del serial, in genere, li ammazzano. Liberandosi così del personaggio e creando un picco di ascolto, e di introiti pubblicitari, nella puntata in questione. Succede poi che i personaggi rimasti o il nuovo ingresso sostitutivo del morto non abbiano sulle “desperate housewives”, fruitrici del prodotto, lo stesso fascino del defunto, con conseguente calo degli ascolti e degli introiti. E allora, con escamotage da doppio salto mortale carpiato e arrampicata finale su specchi unti, si estrae dalle tomba il Bobby di turno e lo si rimette in scena. Nei b-movie horror invece è il cattivo assassino seriale che, sebbene macellato con dovizia splatter di sangue nel finale dell’episodio 1, puntualmente riappare a seminare cadaveri nell’episodio 2 e in quant’altri uno sciagurato regista vorrà cimentarsi. E’ il caso del maledetto Jason, con maschera da hockey e machete, della serie “venerdì 13” della quale ho visto un episodio 6 ma non escludo che ve ne siano stati ulteriori.
Così, con più o meno le stesse modalità il governo USA, supportato dai media, in questo inizio di millennio fa risorgere i terroristi. Il caso più eclatante è quello Abu Mussab al Zarkawi. Questo mirabolante giordano, braccio destro di Osama, che ha più bracci destri della dea kalì, oltre a tramare l’avvelenamento del mondo, combatteva con i Talebani in Afghanistan e, colpito da una bomba nel 2001, forse era morto. Poi però, e passi, aveva solo perso una gamba e si era trasferito in Iraq nei campi di addestramento di un movimento fondamentalista Kurdo, Ansar al Islam, che combatteva il regime di Saddam ma che grazie alla presenza di al Zarkawi divenne Al Qaeda in Iraq e di conseguenza la prova dell’alleanza tra Bin Laden e il Rais di Baghdad. Nei primi giorni dell’invasione americana il campo di Ansar al Islam/Al Qaeda in Iraq venne bombardato e al Zarkawi morì, questa volta sul serio, visto che la famiglia, in Giordania ne organizzò le esequie. Ma, colpo di scena, Abu Mussab riappare, e con tutte e due le gambe, qualche mese dopo, come sgozzatore di Nicolas Berg, un poveraccio americano che vagando senza una ragione(!!??) per l’Iraq appena liberato venne arrestato e rinchiuso ad Abu Graib da dove, non si sa come, finì nelle mani di Al Zarkawi che provvide a sgozzarlo in diretta, non si sa perché. Passano gli anni e trapela qua, trapela là, la realtà della esistenza in vita del terrorista risorto cominciava a fare acqua e così per rinfocolare il terrore appare un filmato in cui un tizio barbuto impersona Al Zarkawi (due generali americani dichiareranno dopo che si trattava di una operazione di guerra psicologica) che sparacchia affannosamente qualche colpo di AK47. Ma il personaggio appare maldestro e incapace di incutere il giusto timore per cui gli sceneggiatori decidono di sopprimerlo. Nel giugno del 2006 Al Zarkawi rimuore. Rimuore sotto un bombardamento aereo ma stranamente le immagini del “cadavere” del barbuto che appariva nel filmato, ce lo mostrano senza un graffio, cosa abbastanza strana per una vittima di 500 libbre di tritolo. Risorgerà? Dopo i fatti di Georgia non mi stupirei se riapparisse in Cecenia a guidare un nuovo jihad contro i Russi. Ma il buon Abu Mussab non è il solo risorto. Vi dicono niente i nomi di Salem Al Hazmi, Waleed Al Shehri, Abdulaziz Al Omari, Shaid Al Ghamdi e Khalid Al Midhar, probabilmente no. Sono cinque dei diciannove terroristi che avrebbero dirottato gli aerei per gli attentati dell’11 settembre 2001; quindi, a meno che non si tratti di supereroi della Marvel, dovrebbero essere morti. Ma Salem Al Hazmi, il 21 di settembre del 2001 stava lavorando in uno stabilimento petrolchimico di Yambu in Arabia Saudita. Waleed Al Shehri venne intervistato dalla TV di stato marocchina a Casablanca, dove vive, quattro giorni dopo l’attacco al WTC e Shaid Al Gamdi è tuttora un pilota della compagnia di bandiera saudita, mentre anche gli altri due deambulavano su questa terra, giorni dopo essersi schiantati, a ottocento chilometri orari, contro dei palazzi o essere precipitati in Pensylvania. Quindi sono probabilmente degli zombi, altra caratterizzazione ricorrente nel b-movie americano.
Ma anche l’Osama Bin Laden, che avete visto pontificare dagli schermi tv negli ultimi anni, è uno zombie! Perché Osama è morto! Secondo quanto ha dichiarato Benazir Bhutto, poco prima di essere a sua volta assassinata, Bin Laden venne ucciso da tale Sceicco Omar, al secolo Omar Saeed Sheik. Questo signore sta in una galera pakistana dal 2002, in quanto accusato dell’omicidio di Daniel Pearl e di altre straordinarie imprese, delle quali parleremo un’altra volta, essendo la loro sceneggiatura più attinente alla telenovela messicana che al b- movie\soap-opera. Quindi, o Bin Laden era suo compagno di cella, o l’ha accoppato prima. Ergo è uno zombie l’Osama che ci appare. E veniamo ad un altro topic del b-movie horror/poliziesco-giudiziario e pseudo psicanalitico, amatissimo dagli sceneggiatori: l’affetto da personalità multiple. Mohammed Atta, il leader operativo dell’assalto al cuore del “Grande Satana” americano ne dimostra almeno 3 e in più si esibisce in fenomeni di bilocazione che andrebbero segnalati a Fox William Mulder e a Dana K. Scully, gli agenti FBI di X-files. Abbiamo un primo Mohammed, studente svogliato e pasticcione di ingegneria al Cairo. Poi appare il secondo Mohammed Atta, astuto animatore di una cellula Wahabita, ad Amburgo dove si è trasferito grazie ad una borsa di studio ottenuta non si sa come. Forse grazie ad un’altra delle sue personalità, visto lo scarso rendimento negli studi dimostrato in Egitto. Quando compare a Venice, Florida, Atta è un play-boy danaroso, ubriacone e cocainomane che vive, more uxorio, con una lap-dancer e ragazza squillo, tale Amanda Keller dalla vistosa chioma fucsia, passando le sue serate tra topless bar e night club( non proprio un comportamento da fondamentalista islamico). Ma quando, sempre a Venice, Mohammed cerca di imparare a pilotare un aereo, riemerge il pasticcione incapace e gli istruttori gli negano il brevetto. Proprio in questo periodo si esibisce nella bilocazione; infatti imperversa nei night della Florida e contemporaneamente lo segnalano ad Amburgo (un doppelganger, ma allora siamo proprio in X-files). A questo punto l’astuto terrorista riprende il sopravvento sulle altre personalità debosciate. Atta diventa clandestino e scompare, per preparare nell’ombra la distruzione delle Torri Gemelle. Ma proprio nell’imminenza dell’azione le due personalità soggiacenti, il “pasticcione” e il “porcello”, riemergono. Il porcello costringe il puro martire dell’islam, nell’imminenza del suicidio rituale, a trascorrere la notte ubriacandosi in un topless bar nel quale abbandona sacrilegamente il Corano. Il pasticcione rischia di fargli perdere il volo col quale deve recarsi a Boston per dirottare l’aereo kamikaze e comunque gli fa perdere la valigia, piena di reperti comprometttenti, che non si sa bene perché si portasse al seguito, visto che andava a morire. Bene cari lettori, concorderete con me che questa è una pessima sceneggiatura da film di serie z… eppure ce la propagandano come verità.
Massimo Granata
dal sito www.appunti.ru
Cominciamo dalle resurrezioni. Tutti i maggiori di 25 anni ricorderanno la mirabolante resurrezione di Bobby nella serie televisiva Dallas. Accade che gli attori delle serie si stufino, oppure che ottengano contratti migliori da altre majors, per nuove produzioni seriali o per sfruttare la propria popolarità nel più gratificante e meno asfissiante mondo del cinema. Allora gli sceneggiatori del serial, in genere, li ammazzano. Liberandosi così del personaggio e creando un picco di ascolto, e di introiti pubblicitari, nella puntata in questione. Succede poi che i personaggi rimasti o il nuovo ingresso sostitutivo del morto non abbiano sulle “desperate housewives”, fruitrici del prodotto, lo stesso fascino del defunto, con conseguente calo degli ascolti e degli introiti. E allora, con escamotage da doppio salto mortale carpiato e arrampicata finale su specchi unti, si estrae dalle tomba il Bobby di turno e lo si rimette in scena. Nei b-movie horror invece è il cattivo assassino seriale che, sebbene macellato con dovizia splatter di sangue nel finale dell’episodio 1, puntualmente riappare a seminare cadaveri nell’episodio 2 e in quant’altri uno sciagurato regista vorrà cimentarsi. E’ il caso del maledetto Jason, con maschera da hockey e machete, della serie “venerdì 13” della quale ho visto un episodio 6 ma non escludo che ve ne siano stati ulteriori.
Così, con più o meno le stesse modalità il governo USA, supportato dai media, in questo inizio di millennio fa risorgere i terroristi. Il caso più eclatante è quello Abu Mussab al Zarkawi. Questo mirabolante giordano, braccio destro di Osama, che ha più bracci destri della dea kalì, oltre a tramare l’avvelenamento del mondo, combatteva con i Talebani in Afghanistan e, colpito da una bomba nel 2001, forse era morto. Poi però, e passi, aveva solo perso una gamba e si era trasferito in Iraq nei campi di addestramento di un movimento fondamentalista Kurdo, Ansar al Islam, che combatteva il regime di Saddam ma che grazie alla presenza di al Zarkawi divenne Al Qaeda in Iraq e di conseguenza la prova dell’alleanza tra Bin Laden e il Rais di Baghdad. Nei primi giorni dell’invasione americana il campo di Ansar al Islam/Al Qaeda in Iraq venne bombardato e al Zarkawi morì, questa volta sul serio, visto che la famiglia, in Giordania ne organizzò le esequie. Ma, colpo di scena, Abu Mussab riappare, e con tutte e due le gambe, qualche mese dopo, come sgozzatore di Nicolas Berg, un poveraccio americano che vagando senza una ragione(!!??) per l’Iraq appena liberato venne arrestato e rinchiuso ad Abu Graib da dove, non si sa come, finì nelle mani di Al Zarkawi che provvide a sgozzarlo in diretta, non si sa perché. Passano gli anni e trapela qua, trapela là, la realtà della esistenza in vita del terrorista risorto cominciava a fare acqua e così per rinfocolare il terrore appare un filmato in cui un tizio barbuto impersona Al Zarkawi (due generali americani dichiareranno dopo che si trattava di una operazione di guerra psicologica) che sparacchia affannosamente qualche colpo di AK47. Ma il personaggio appare maldestro e incapace di incutere il giusto timore per cui gli sceneggiatori decidono di sopprimerlo. Nel giugno del 2006 Al Zarkawi rimuore. Rimuore sotto un bombardamento aereo ma stranamente le immagini del “cadavere” del barbuto che appariva nel filmato, ce lo mostrano senza un graffio, cosa abbastanza strana per una vittima di 500 libbre di tritolo. Risorgerà? Dopo i fatti di Georgia non mi stupirei se riapparisse in Cecenia a guidare un nuovo jihad contro i Russi. Ma il buon Abu Mussab non è il solo risorto. Vi dicono niente i nomi di Salem Al Hazmi, Waleed Al Shehri, Abdulaziz Al Omari, Shaid Al Ghamdi e Khalid Al Midhar, probabilmente no. Sono cinque dei diciannove terroristi che avrebbero dirottato gli aerei per gli attentati dell’11 settembre 2001; quindi, a meno che non si tratti di supereroi della Marvel, dovrebbero essere morti. Ma Salem Al Hazmi, il 21 di settembre del 2001 stava lavorando in uno stabilimento petrolchimico di Yambu in Arabia Saudita. Waleed Al Shehri venne intervistato dalla TV di stato marocchina a Casablanca, dove vive, quattro giorni dopo l’attacco al WTC e Shaid Al Gamdi è tuttora un pilota della compagnia di bandiera saudita, mentre anche gli altri due deambulavano su questa terra, giorni dopo essersi schiantati, a ottocento chilometri orari, contro dei palazzi o essere precipitati in Pensylvania. Quindi sono probabilmente degli zombi, altra caratterizzazione ricorrente nel b-movie americano.
Ma anche l’Osama Bin Laden, che avete visto pontificare dagli schermi tv negli ultimi anni, è uno zombie! Perché Osama è morto! Secondo quanto ha dichiarato Benazir Bhutto, poco prima di essere a sua volta assassinata, Bin Laden venne ucciso da tale Sceicco Omar, al secolo Omar Saeed Sheik. Questo signore sta in una galera pakistana dal 2002, in quanto accusato dell’omicidio di Daniel Pearl e di altre straordinarie imprese, delle quali parleremo un’altra volta, essendo la loro sceneggiatura più attinente alla telenovela messicana che al b- movie\soap-opera. Quindi, o Bin Laden era suo compagno di cella, o l’ha accoppato prima. Ergo è uno zombie l’Osama che ci appare. E veniamo ad un altro topic del b-movie horror/poliziesco-giudiziario e pseudo psicanalitico, amatissimo dagli sceneggiatori: l’affetto da personalità multiple. Mohammed Atta, il leader operativo dell’assalto al cuore del “Grande Satana” americano ne dimostra almeno 3 e in più si esibisce in fenomeni di bilocazione che andrebbero segnalati a Fox William Mulder e a Dana K. Scully, gli agenti FBI di X-files. Abbiamo un primo Mohammed, studente svogliato e pasticcione di ingegneria al Cairo. Poi appare il secondo Mohammed Atta, astuto animatore di una cellula Wahabita, ad Amburgo dove si è trasferito grazie ad una borsa di studio ottenuta non si sa come. Forse grazie ad un’altra delle sue personalità, visto lo scarso rendimento negli studi dimostrato in Egitto. Quando compare a Venice, Florida, Atta è un play-boy danaroso, ubriacone e cocainomane che vive, more uxorio, con una lap-dancer e ragazza squillo, tale Amanda Keller dalla vistosa chioma fucsia, passando le sue serate tra topless bar e night club( non proprio un comportamento da fondamentalista islamico). Ma quando, sempre a Venice, Mohammed cerca di imparare a pilotare un aereo, riemerge il pasticcione incapace e gli istruttori gli negano il brevetto. Proprio in questo periodo si esibisce nella bilocazione; infatti imperversa nei night della Florida e contemporaneamente lo segnalano ad Amburgo (un doppelganger, ma allora siamo proprio in X-files). A questo punto l’astuto terrorista riprende il sopravvento sulle altre personalità debosciate. Atta diventa clandestino e scompare, per preparare nell’ombra la distruzione delle Torri Gemelle. Ma proprio nell’imminenza dell’azione le due personalità soggiacenti, il “pasticcione” e il “porcello”, riemergono. Il porcello costringe il puro martire dell’islam, nell’imminenza del suicidio rituale, a trascorrere la notte ubriacandosi in un topless bar nel quale abbandona sacrilegamente il Corano. Il pasticcione rischia di fargli perdere il volo col quale deve recarsi a Boston per dirottare l’aereo kamikaze e comunque gli fa perdere la valigia, piena di reperti comprometttenti, che non si sa bene perché si portasse al seguito, visto che andava a morire. Bene cari lettori, concorderete con me che questa è una pessima sceneggiatura da film di serie z… eppure ce la propagandano come verità.
Massimo Granata
dal sito www.appunti.ru
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