UN VERO SPRECO
Erano passati due giorni da quello strano lunedì; non ero uscita molto e avevo accuratamente evitato le telefonate di Marta, che voleva sicuramente sapere come era andata la mia seduta con il suo amico psicologo, Paolo, lo stronzo; ma non avevo molta voglia di parlarne.
Stavo sicuramente meglio, ma non riuscivo a capire come quel uomo fosse in grado di entrarmi dentro senza usare l’arma del sesso; lui, Paolo, era riuscito con un niente a scardinare le mie difese naturali che innalzavo di solito contro gli uomini, e farmi diventare immensamente piccola davanti a lui; come una proiezione in miniatura della mia anima messa a nudo. Era riuscito a domarmi e ad aggredirmi allo stesso tempo, stuprandomi da dentro.
E rivedevo il mio papà; era come se fossi tornata bambina e quel signore entrava nella mia camera e mi spogliava le viscere per seviziarmi. Mio padre che entrava in me, ubriaco di insoddisfazioni e frustrazioni di una vita intera, con la bottiglia in mano. Immagini. Voragini della mente. Pianti sopiti dietro i miei ricordi lasciati ad appassire fuori dal mio dolore. Guardavo Paolo e vedevo solo mio padre.
Il telefono iniziò a lampeggiare e per qualche assurdo motivo speravo che fosse lui.
“Pronto Paolo!”
“Pronto, cerco la signorina Maria…. non sono Paolo” classica voce da marito depresso.
“Sono io la signorina Maria, cosa cerchi?”
“Beh ecco… mi chiedevo se era possibile prendere un appuntamento…si diciamo per oggi.” voce da marito frustrato o da giovane impacciato che non ha mai assaporato il fiore femminile prima d’ora.
Cercavo sempre di capire il cliente dalla voce e, quello, sembrava proprio un brocco.
“Si. Sei fortunato. Vieni tra un ora in via Paolo Fabbri
“Beh si…volevo anche sapere le tariffe.”
“Il menù non l’ho ancora mandato a stampare, però la specialità della casa è il culatello! ……A parte le stronzate, quanto vorresti spendere?”
“Mah…… io sono uno studente, ho intorno ai 50 euro!”
Bingo. Studente impacciato; difficilmente sbagliavo.
“Vieni lo stesso. Ti faccio un prezzo da ragazzo.”
“Grazie!”
“See ciccio, ringraziami dopo!”
Un ora per prepararmi.
Ero una professionista io.
Ti feci quindi indossare vesti ricamate, ti misi calzari di pelle di tasso, ti cinsi il capo di lino fino e ti ricopersi di seta. Ti abbellii di ornamenti ti misi i braccialetti ai polsi e una collana al collo. (Ez.16:10,11)
Ero una puttana sacra io.
Ho adornato il mio letto con coperte di arazzo, con lino colorato d’Egitto, ho profumato il mio letto di mirra, di aloe e di cinnamomo….
(Pr 7:16,17)
Ero una puttana religiosa io, devota a me stessa e alla mia sessualità. Qualche profeta diceva che attraverso il sesso, l’unione di due corpi e due anime, si poteva raggiungere le vette dell’altissimo, incontrare in quelle valli e parlare con dio mentre sulla terra i corpi e le anime si frugavano a vicenda. Io, forse, scopo per raggiungere il mio vero orgasmo, per provare sulla mia pelle il fuoco divino. Ero una puttana religiosa io.
Il mio fiore. Mi offro per devozione a qualche dio. Il mio orgasmo era un misto di motivi magici, sessuali e religiosi: un raptus sessuale che sprigionava tutte le energie vitali e la vita stessa, quasi un esperienza mistica, ma la gente non lo capiva e mi scopava solo perché la moglie non voleva più concedersi. Un vero spreco.
Luja
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