storia incredibile per essere vera e quindi a rischio bufala \ leggenda metropolitana . Ma visti il paradossi e l'assurdità della burocrazia italiana non si sa mai che possa essere vero anche il contrario
da l'unione sarda del 29 Luglio alle 21:20
Per 62 anni ha vissuto senza identità. Non ha mai avuto un documento, non aveva una residenza, non aveva un foglio di carta che attestasse la sua esistenza. E' la storia di Pietro,
Ha sempre vissuto come uno sconosciuto, mai censito in una scuola o su un posto di lavoro. Non è mai stato identificato dalle forze dell'ordine, non ha mai avuto un codice fiscale, un conto in banca, un telefono intestato, una casa con un affitto regolare. Ha sempre avuto occupazioni in nero ed ha sempre usato il contante. A dare una identità a Pietro e ad attestare formalmente la sua esistenza è stato l'ufficio Anagrafe del Comune di Genova al quale Pietro si è rivolto per avere un certificato di residenza per potersi curare in ospedale.
Gli impiegati dell'Anagrafe si sono imbattuti in una storia surreale negli anni dominati dallo stile Grande Fratello. "Stentavamo a credere che dell'esistenza di questo uomo non ci fosse traccia. Allora ci siamo messi a indagare e siamo riusciti a risalire alla sua identità", dice Vilma Viarengo, responsabile dell'Anagrafe genovese. Nessun ufficio in Italia sapeva della sua esistenza, perché quel certificato di nascita lasciato in un cassetto dell'ospedale di Reggio Emilia nel 1953 era un atto inutile senza carta d'identità.
Ha vissuto sempre così, fino a quando ha avuto bisogno di compiere accertamenti sulla sua salute. Pietro non ha un medico di base: non si sente bene e va in ospedale. Ma per poter essere sottoposto agli esami serve un documento che attesti la residenza. Va negli uffici comunali e richiede la carta d'identità. Pietro non è mai stato registrato, può solo dire che è nato a Reggio Emilia, ma anche lì è sconosciuto. Anche all'Indice nazionale delle anagrafi non c'è traccia di lui. L'uomo racconta la sua storia: una giovane donna lo partorisce a Reggio Emilia, il padre non lo ha mai conosciuto.
L'ufficio Anagrafe del Comune di Genova entra in possesso del certificato di nascita e scopre che la madre ha detto di vivere a Reggio Calabria: agli uffici reggini la donna era sconosciuta, ma la risposta negativa in Emilia non è mai arrivata e di Pietro si sono perse le tracce. La madre non può accudirlo e il bimbo vive nei collegi. Nessuno si preoccupa di dargli un documento d'identità.
In Liguria arriva poco prima della maggiore età e comincia a lavorare in nero, pagando sempre in contanti. Poi un problema di salute e la burocrazia fanno emergere la sua inesistenza. Appurato dal certificato di nascita che la persona che dice di essere è proprio lui, verificato che dove vive è conosciuto come Pietro, l'Anagrafe gli ha consegnato la carta d'identità. "Quando l'ha avuta tra le mani gli sono brillati gli occhi", raccontano all'ufficio Anagrafe.Ora i funzionari hanno compilato una carta di identità con la quale Pietro potrà mostrare e certificare i suoi dat