28.2.21

ESSERE O AVERE ., DISTRUGGERE O COSTRUIRE ?

 Ma sì..  ESSERE  è bellissimo perchè ti fa pensare che hai scelto, soprattutto  se  riesci  a farlo  con    criticità ,    di non superficializzare la tua vita. Infatti  leggerezza e spensieratezza sono vitali come impegno e profondità. Ma se   mi soffermo su "AVERE", penso ad un concetto bello uguale e non parlo solo di avere una posizione che ti colloca nel mondo ma AVERE VOGLIA di dire e fare cose senza

perdersi d'animo e questo consegue un guadagno prima o poi, non solo di soldi ma anche di ritorno morale. Compromessi? Dipende se non ci snaturano. Essere se stessi? Sempre possibilmente . È più spassoso essere chi siamo e fare alterare gli altri soprattutto   quando ti  odiano   e  ti  considerano  un matto, piuttosto che fingere .   Ma  attenzione  però  ad   non   DISTRUGGERE  solo  perchè  distruggere  da  solo   è il mestiere di chi non sa creare". Quindi Ad esso   deve  seguire  il  COSTRUIRE   ovvero


oppure  


27.2.21

come nei romanzi dI Saramago La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva

 Questi  errori   , di cui  trovate  sotto  , uno  degli ultimi  ,  in realtà  bisognerebbe  chiamarli paradossi  burocratici   sono   "l'applicazione  "  de  Le intermittenze della morte   romanzo di José Saramago ( 1922-2010 )  scritto a Lisbona nel 2005.


 [....] Il libro, come afferma l'autore, non è una riflessione filosofica sulla vita e neanche una “meditazione metafisica” sulla morte. È una situazione assurda espressa con un tono ironico e sarcastico, possibile grazie all'abilità dello scrittore, che dà giudizi severi sulla politica, sulla Chiesa e anche sull'uomo contemporaneo che, nonostante il suo trionfo sulla natura, senza la presenza della morte, riscopre tutta la sua fragilità. L'autore chiede di sospendere per un attimo il comune senso di realtà, inserire un aspetto nuovo, impossibile, assurdo e semplicemente di credervi. Tutto prenderà così senso e ogni cosa sarà perfettamente coerente e ovvia. Ci offre un panorama dove ci sono personaggi legati insieme da un'unica paradossale situazione, quell'appunto dell'assenza della morte, tutti presi a progettare e a filosofeggiare sulla nuova e anomala realtà presente davanti a loro. La protagonista assoluta è la morte, che vuole conoscere da vicino il violoncellista, resa antropomorfa, legata alle vicende umane, non astratta, impersonale, e invincibile. Il libro è narrato da un narratore eterodiegetico e contiene opinioni e commenti dell'autore. [...] 

                  da  https://it.wikipedia.org/wiki/Le_intermittenze_della_morte


Insomma chi è vivo risulta morto ,chi è morto risulta vivo 🤪🤪🤪   e come   succede  spesso   anche    di recente    quando  vai  in ufficio  pubblico   e  l'impiegato\a  mostrandoti il terminale     ti dice  ma lei  è deceduto .  Poi    tu  ,  anziché  loro    che  fanno  gli errori  ,  devi porvi  rimedio    e dimostrare    con una fatica  del  genere 

Asterix e la burocrazia: Come richiedere un documento in Italia? from Simone Giacometti on Vimeo.

che  sei  vivo\a  e  purtroppo  non serve  la  carta  d'identità  o la  tua  presenza  .  

Ecco la storia d'oggi in sintesi perchè ovviamente l' Articolo completo e nel giornale in edicola e nella sua versione digitale ovviamente a €


da la nuova Sardegna del 26\2\2021

                          di Nadia  Cossu 

La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva  

Impossibile aprire la successione per l'eredità di una anziana deceduta durante un viaggio in Romania






SASSARI.
«Questo è un mio pensiero per tua figlia». Così l’anziana signora Michelina Marceddu, di Castelsardo, aveva detto a Costanza Delogu mentre le consegnava una busta gialla. Si conoscevano bene perché Costanza, insieme a sua figlia, lavorava in una cartoleria e l’immobile era di proprietà dell’anziana a cui spesso sbrigava commissioni e risolveva piccoli intoppi della vita quotidiana che una persona di quell’età e sola non avrebbe potuto gestire. Il 13 gennaio la Marceddu muore. Costanza Delogu viene a saperlo dopo un po’, perché nel frattempo si era trasferita a Tergu. A un certo punto, mentre rievoca ricordi di quella signora che si era sempre mostrata tanto buona e gentile con lei e con sua figlia, le torna in mente la busta gialla: «Quando l’abbiamo aperta siamo rimaste senza parole: mia figlia era stata designata erede universale». Ma dopo oltre un anno le due donne non sono ancora riuscite a beneficiare del lascito. Il motivo? Al Comune di Castelsardo la signora Michelina Marceddu risulta viva. E quindi non possono rilasciare il certificato di morte agli eredi.

26.2.21

Il gatto bionico Vito vive con le protesi

 


RANDAGIO IN SICILIA, POI “RE” A MILANO FIN QUANDOUN INCIDENTE GLI HA CAMBIATO LA VITA. MA LE SUE “MAMME” NON SI SONO ARRESE ED È DIVENTATO IL PRIMOMICIO BIONICO D’ITALIA. COSÌ SI È MERITATOUNFUTUROE UN’INATTESA POPOLARITÀ Portamento regale su zampe d’acciaio

Scatta, va veloce, affronta la ghiaia del viale di casa con maggior disinvoltura di una donna con i tacchi: guardare il gatto Vito mentre cammina è stupefacente. E, a onor di cronaca, commuove. Sì, perché Vito non ha più le zampe posteriori e al loro posto si ritrova due zampe d’acciaio. Da gatto della Marvel, con
pezzi del corpo bionici. Manca poco che lo immaginiamo con il mantello da supereroe. Già superstar lo è: ha due profili social vituzzosuperstar, uno su Facebook e uno su Instagram. Entrambi sono seguitissimi.


Eccolo dunque Vito, sotto la pioggia di una giornata milanese, circondato dalle sue mamme, Silvia Gottardi e Linda Ronzoni. Se è vivo lo deve a loro due e a un veterinario speciale, Massimo Petazzoni. È il dottore che propone loro un intervento sperimentale, le zampe bioniche, quando Vito dopo un incidente si ritrova con le gambe amputate, prima una, poi l’altra in seguito a un’infezione. È il primo

intervento in Italia.
DUE MAMME TESTARDE

È Silvia a raccontare quei giorni: «È stato bruttissimo, me lo ricorderò per tutta la vita. Eravamo in viaggio di nozze in India quando abbiamo saputo che Vito aveva avuto un incidente. Abbiamo passato tutto il pomeriggio a piangere. Ci avevano detto che un gatto senza due zampe non può vivere. Noi però ci siamommesse a cercare on line e abbiamo trovato Oscar, un gatto inglese che ha le protesi».

silvia  gottardi 42  anni

Silvia e Linda tornano dal viaggio di nozze che doveva durare 3 settimane dopo 8 giorni - è il 25 dicembre 2018 - ma con una speranza. Vito ce la può fare. E così è stato e ora Silviamostra orgogliosa le nuove zampe del gatto, collegate all’osso con diverse viti. E adesso? Silvia sorride: «All’inizio Vito aveva bisogno di tutto, sembrava che non sarebbemai tornato quello di prima. Poi un giorno l’abbiamo trovato in piedi e da allora è il gatto indipendente di sempre, non dico selvatico, ma scugnizzo». A questo punto interviene Linda, una massa di riccioli, che dice: «Sembrava che avesse trascorso tutta la vita sui trampoli».

25.2.21

Gli scoiattoli e l'arte di saper vivere con lentezza

da repubblica del 25\2\2021

 



Sono roditori proprio come i topi, ma mentre questi ultimi ci fanno ribrezzo, gli scoiattoli ci sono simpatici. Questo grazie ai loro colori e a un'irresistibile coda pelosa. Ma anche perché, nonostante la loro grande fame, non sono divoratori pericolosi: analizzano e scelgono con cura gli alberi più produttivi per la loro dieta. E, a differenza dei loro cugini che vivono nelle fogne, si prendono tutto il tempo necessario per riprodursi garantendosi una vita assai più lunga
Perché gli scoiattoli piacciono così tanto a grandi e piccini? Per la loro coda? Per la rapidità dei loro movimenti? Perché saltano di ramo in ramo? Perché salgono e scendono dagli alberi con grande agilità ed eleganza? Gli scoiattoli hanno senza dubbio qualcosa di speciale, tanto speciale che ci rifiutiamo di considerarli semplici roditori affini ai topi e ai ratti, così che quando li incontriamo nei parchi cittadini ci diamo da fare per cercare di farli avvicinare fino a prendere cibo dalle nostre mani.
Da molti anni gli scoiattoli vivono vicino a noi. Nei grandi giardini e negli spazi alberati delle città sono così abituali e consueti da essere oramai parte della fauna stanziale, mentre, come scrive il biologo ed ecologo Josef H. Reichholf in Scoiattoli & Co. (traduzione italiana di Elena Sciarra, Aboca, 203 pagine) molti bambini delle zone rurali conoscono questo roditore solo per averlo visto sui libri illustrati. Nella classifica, seppur provvisoria, degli animali più famigliari occupa un posto in alto insieme a conigli, volpi, ratti, topi, ricci. La prima caratteristica evidente degli scoiattoli è la loro dentatura: due robusti incisivi, sia nella mandibola superiore che in quella inferiore. L’ordine cui appartengono è appunto quello dei Rodentia, uno dei più ricchi di specie, oltre 2280, e i suoi membri son ben lungi dall’essere stati identificati tutti. Allo stato attuale delle conoscenze i roditori sono circa la metà di tutte le specie di mammiferi esistenti. Le loro dimensioni sono molto variabili: si va dai topi minuscoli di qualche grammo al castoro europeo che pesa 30 chili e anche più. La sua parentela con i topi, roditori che si accompagna da sempre all’umanità, è così stretta che, come suggerisce Reichholf, basterebbe fornire un mantello a un topo, aggiungergli una coda per confonderli, per quanto il muso dello scoiattolo sia appuntito e quello del topo invece rotondo.
 

Cosa ci attrae negli scoiattoli?

Gli Sciuridi, famiglia a cui lo scoiattolo appartiene, sono saliti sugli alberi molto tempo fa, e ne hanno fatto il loro habitat naturale, e scendono i tronchi come se percorressero una strada e sono capaci di grande velocità nei loro movimenti; in più sono ottimi saltatori. Affusolati, dalla punta del naso alla coda sono lunghi tra i 18 e i 27 centimetri – la coda da sola misura 14-20 centimetri – mentre la coda dei ratti è nuda, e probabilmente proprio questo aspetto risulta repellente alla maggior parte degli esseri umani. Quella dello scoiattolo è particolarmente graziosa e anche il colore del mantello, per lo più rossiccio o marrone scuro, scrive Reichholf, ci risulta piacevole. Ci sono anche scoiattoli quasi neri in Asia e grigio argento, ma il loro ventre è quasi sempre bianco. Sono colori che ci piacciono, mentre il grigio o il nero scuro dei topi e ratti ci repelle in qualche modo. Ma sono gli occhi dello scoiattolo che ci colpiscono: nero lucente. Un tratto che viene messo ben in luce nei disegni delle illustrazioni e nei cartoni animati di cui sono protagonisti – come dimenticare Cip e Ciop? Poi ci sono le zampe anteriori usate come se fossero delle mani per manipolare cose e reggerle. Anche i topi lo sanno fare, ma non con la stessa destrezza, accentuata solo nei film di animazione dove i topi sono protagonisti e si levano in piedi come se fossero esseri umani, dei bipedi, a nostra immagine e somiglianza – un inconscio ottico anche questo?


Grandi mangiatori, ma senza esagerare

Reichholf mette a fuoco il problema fondamentale che riguarda l’anatomia e il destino dello scoiattolo: il cibo. Quello che gli serve per vivere è grossomodo quello che consumiamo noi, naturalmente in proporzione alle dimensioni. Per mantenere la sua temperatura corporea più elevata della nostra, vivendo spesso in zone molto fredde, e per muoversi con quella velocità ed agilità, lo scoiattolo consuma una enorme energia per cui gli serve cibo in abbondanza e continuamente, anche per la forma del suo apparato digerente. Il fatto che questo non lo trasformi in una sorta di divoratore continuo e pericoloso come il topo, è interessante. Gli scoiattoli sono più moderati di questi roditori che ci assediano e che mangerebbero tutto ciò di cui noi umani ci nutriamo e di cui facciamo provvista. Questa è la ragione per cui li consideriamo nocivi, oltre che portatori di malattie come la peste. Gli scoiattoli, scrive Reichholf, non hanno mai superato la “soglia del danno”, o se lo hanno fatto è stato per ragioni particolari e in circostanze spesso irripetibili. La nicchia ecologica che lo scoiattolo definisce è legata al cibo e molto poco a fattori ambientali. La prerogativa dello Homo sapiens è stata quella di adattarsi a tutti i climi e le latitudini, anche le più estreme e difficili; siamo tra gli abitanti del Pianeta quelli che più si sono emancipati dalla dipendenza diretta dall’ambiente. Salvo poi incontrare problemi nella sua gestione. Ebbene gli scoiattoli esprimono uno dei molti stadi intermedi di emancipazione dalle condizioni esterne. Sono, come dice l’autore, liberi e flessibili. E forse questa è la ragione per cui nutriamo verso di loro una particolare forma di simpatia. Il capitolo sull'alimentazione di questo roditore è assai interessante. Gli scoiattoli sono molto interessati all’età degli alberi e meno alla specie cui appartengono, dal momento che si nutrono di semi che gli alberi producono a partire da una loro determinata età. Noi umani siamo abituati a trovare i frutti degli alberi in bella vista sui banchi dei fruttivendoli e, distaccati come siamo dalla coltivazione diretta delle piante, non ci rendiamo conto che gli alberi fruttificano in modo irregolare e spesso imprevedibile, per quanto la moderna agricoltura abbia messo a punto tecniche di coltivazione innovative per condizionare gli alberi da frutto.

Il fabbisogno alimentare degli scoiattoli dipende dalla stagione in cui sono più attivi. In primavera è al massimo: 80 grammi di cibo al giorno. In quel momento dell’anno devono recuperare il peso perso durante l’inverno, poi ci sono i piccoli da sfamare. In inverno dorme molto e si muove poco. Poiché l’età massima raggiunta da questo roditore è dieci anni, se tutto gli va bene, attendere che una quercia giovane produca ghiande è impossibile. La quercia cresce lentamente, ma una volta raggiunta l’età e la dimensione giusta per fruttificare, può produrre ghiande per otto secoli e più. Per cui è importante per lo scoiattolo che nel bosco vi siano querce di età differente. Una decina di querce grandi sono in grado di sfamare famiglie di scoiattoli per generazioni e generazioni. Per un singolo animale servono 30 chili di ghiande in un anno. Purtroppo per loro non sono gli unici che si nutrono di ghiande: tra altri animali e insetti, la gara per accaparrarsi le ghiande non è sempre semplice. In Europa poi le annate di grande abbondanza degli abeti – altra fonte di nutrimento – si succedono a intervalli decennali o poco più, seguendo all’incirca l’andamento ciclico delle macchie solari, e raggiungono il culmine ogni undici anni, quando l’attività del Sole raggiunge il suo massimo. Per cui vi sono periodi di magra nella produzione di pigne, ma anche di noci e nocciole, altro cibo preferito dagli scoiattoli. L’osservazione delle pratiche nutritive degli scoiattoli ha spinto i biologi a studiare i rapporti fra le varie specie, e anche in rapporto con gli alberi e come si diffondano le varie piante all’interno dei boschi.
 

Roditori che sanno vivere con lentezza

Oggi non esistono più, almeno in Europa, con qualche piccola eccezione, foreste che non siano state segnate dall’azione dell’uomo, e l’alterazione dell’ecosistema ha indotto gli scoiattoli ad adattarsi alle mutazioni portate dalla agricoltura e dalla coltivazione umana. La diffusione attuale degli scoiattoli rimonta all’era glaciale, un lasso di tempo di vari millenni caratterizzato dall’avanzata dei ghiacci e da inverni particolarmente rigidi. Questo ha influito sulla diffusione degli scoiattoli spingendoli in zone con climi meno duri e determinando una differenziazione tra le varie forme che ha assunto questo roditore. Ad esempio, gli scoiattoli giapponesi sono dal punto divista genetico abbastanza autonomi da essere classificati come una specie a sé, pur non avendo affrontato nessuna prova per imporsi su quelli euroasiatici. Lo studio degli scoiattoli, come quello dei topi – la famiglia degli Sciuridi è affine a quella dei Muridi cui appartengono i topi – è assai interessante per capire il meccanismo che lega la riproduzione e la durata della vita delle varie specie animali. I ratti raggiungono una maturità sessuale molto prima degli scoiattoli. Le femmine nate all’inizio dell’anno diventano fertili prima che questo abbia termine; già a sette mesi il loro corpo è in grado di ospitare dei nascituri. Nei successivi quattrodici mesi sono altamente produttive, poi passano a uno stato somigliante a quello che nelle donne è la menopausa. Tutto questo nell’arco di un anno e mezzo. Perciò a quel punto sono già anziane. Alla medesima età gli scoiattoli femmina cominciano a riprodursi. Cosa strana, perché entrambi, topi e scoiattoli, hanno il medesimo peso. L’altra cosa strana, o almeno così pare, è il fatto che pur essendo molto mobili e attivi, gli scoiattoli vivono più lentamente. La ragione di questa lentezza a riprodursi rispetto ai topi dipende dalla temperatura corporea degli scoiattoli: hanno una superficie assai maggiore attraverso cui il calore va perduto, e per mantenere costante la loro temperatura, che si aggira tra i 38-40 gradi, lo scoiattolo deve “scaldarsi” il più possibile. Cosa che i topi fanno abitando le fognature o altri luoghi negli edifici costruiti dagli uomini. In conclusione, scrive Reichholf, corporatura e stile di vita limitano la riproduzione negli scoiattoli, mentre i ratti si moltiplicano a una velocità impressionante quando le condizioni di vita sono propizie, cioè quando c’è sufficiente cibo. Chi si riproduce molto in fretta ha una vita breve. Si pensi in questo caso alle balene, che si riproducono con molta lentezza e in numero limitato. Un esempio citato da Reichholf è quello delle cornacchie che raggiungono un'età avanzata. La loro vita si svolge a tutta velocità ma non rischiano nessun infarto o stress e vivono a una temperatura corporea di 42 gradi, che per noi sarebbe impossibile.

Noi oggi noi viviamo più a lungo per via della alimentazione, del riscaldamento delle case e delle cure mediche, ma dal punto di vista biologico siamo un'eccezione, gli altri mammiferi, comprese le scimmie antropomorfe, vivono meno di noi umani. Tra gli animali terrestri più grandi solo gli elefanti vivono una vita così lunga da paragonarla alla nostra. Gli scoiattoli, conclude Reichholf, ci hanno introdotto a un importante fenomeno alla base dell’esistenza: l’aspettativa di vita. Non è una cosa da poco. Il libro è decisamente bello, scritto bene, chiaro ed efficace e contiene anche un bel ritratto dei ghiri, animali notturni, il rovescio degli scoiattoli, cui l’autore dedica un bellissimo capitolo partendo da una sua esperienza personale. Merita una lettura, perché sa restituire un sapere sugli animali che non è affatto consueto e di cui abbiamo molto bisogno. 

24.2.21

care donne è inutile che fate maifestazioni o altro contro i femminicidio e la cultura sessista . quando anche voi usate la loro stessa cultura . l'articolo indegno di di Gaia Piccardi corriere della sera su Larissa Mey Iapichino

  concordo     con   Idapaola Sozzani : << Il neocolonialismo e il razzismo nazistoide che trasuda dal commento ( non a caso si cita la genetica, la razza caucasica e l'addomesticamento dei giamaicani) é qui perfino peggiore dell'aspetto sessista >> del gruppo facebook I-Dee questo pezzo " riciclato " e riaddatato , qui l'articolo completo nella versione politicamente corretta    , l'articolo compare 9 agosto 2018 (modifica il 21 febbraio 2021 )  qui  l'articolo originale  nel  caso non si leggesse  lo troviate  qui  su  https://www.giornalettismo.com/larissa-iapichino-articolo-corriere-cromosomi-caucasici/


    è  grave   ,  e  poi   fanno per  pulirsi la  coscienza   manifestazioni  contro il femminicidio  \  violenza di genere   ,  in  quanto : 1) l'articolista  è  una  donna  ., 2) la  non reazione   degli interessati  .

23.2.21

La nuova vita di una prof: "Bloccata dal lockdown a Ustica, ho scelto di restarci per sempre"

la pandemia   fa     che accadano  storie  come  queste  

Leggi anche   Ustica, la scuola più piccola di Sicilia: il mare divide alunni e prof


 da  repubblica  22 FEBBRAIO

La nuova vita di una prof: "Bloccata dal lockdown a Ustica, ho scelto di restarci per sempre"

                             dalla nostra inviata Sara Scarafia

Eliana Danzì a Ustica (palazzotto)


La scelta controcorrente di Eliana Danzì, palermitana, docente di Musica. "Pur di rimanere sull'isola, ora insegno alle elementari. La natura fa sparire ogni paura"


USTICA - Che cos’è la felicità? "L’ultimo aliscafo della sera che va via, la consapevolezza, mentre torni a casa al tramonto attraverso le vigne, che sei sull’isola. Il magone che resta alle tue spalle, definitivamente". Eliana Danzì il 12 marzo compirà 50 anni. Un anno fa, nel mondo pre-Covid, era a Ustica con il compagno Emanuele per una mini-vacanza di tre giorni. "Ci siamo ritrovati qui il 9 marzo, il giorno del lockdown". Dovevano fermarsi tre giorni e poi tornare a Palermo. Sono rimasti tre mesi.
Hanno lasciato l’agriturismo e si sono trovati una casetta. Poi pian piano, mentre le temperature salivano, i jeans si accorciavano così come le maniche alle magliette. Eliana, violinista, insegnante di musica alle scuole medie, un giorno di primavera ha ripensato alla sua agenda: "Uscivo alle 7, tornavo alle 22. Come lo paghi un mutuo quando insegni solo per poche ore? Facevo lezioni private e laboratori di body percussion, la disciplina che mi sono scelta utilizzando il corpo come strumento". Solo che quel corpo che sa far suonare non lo sentiva più.

Eliana ed Emanuele Buzi, insegnante di mandolino al Conservatorio, un giorno se lo sono detti: "Non torniamo indietro". Lei ha chiesto il trasferimento e da settembre fa la maestra elementare a Ustica, in una classe vista mare. Lui fa il pendolare Ustica-Palermo. Hanno affittato una villetta in mezzo alle vigne e stanno imparando a curare l’orto grazie ai consigli degli isolani. Hanno comprato due mountain bike e un kayak col quale esplorano l’isola dal mare quand’è bel tempo. Non hanno la tv e anche il rapporto con i social, da quando vivono in mezzo gli elementi - "la pioggia scrosciante, il vento, il mare in tempesta" - si è raffreddato. E dire che Eliana, racconta, non è mai stata tra quelle che ogni tanto dicono: "Adesso mollo tutto e vado via""Non avrei mai pensato che sarei finita a vivere su un’isola, non amavo nemmeno tanto il mare che mi faceva un po’ paura", dice la maestra che è nata a Librizzi, in provincia di Messina, e ha suonato il violino nell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele. "Ho vissuto per anni a Roma, per me era normale riempire la giornata da scoppiare. Ti lamenti di non avere tempo eppure non lasci nemmeno un buco libero perché il vuoto fa paura".
.
Emanuele ed Eliana vivevano a Palermo, nel cuore del centro storico: "Il silenzio dell’isola mi stupisce ancora". I giorni del lockdown vissuti sul mare sono stati dolcissimi: "Credo che il riconnettersi con la natura faccia sparire tante paure - dice - a Ustica ho conosciuto una ragazza di vent’anni, Verbena, che vede tutte le albe e tutti i tramonti di tutti i giorni. Parlarle mi ha fatto capire che si può vivere in un altro modo". E il Covid in questo senso è stato un’occasione: "La pandemia ha dato la possibilità a chi voleva rallentare di farlo". Solo che a loro poi non è venuta la voglia matta di ricominciare a correre. Anzi. "Mi sono detta: nel 2021 compio 50 anni e voglio sapere chi sono, che cosa mi fa stare in equilibrio".
In famiglia non l’hanno presa bene. "I miei fratelli mi accusano di avere messo il mare tra me, nostro padre e le mie responsabilità di figlia. Ma io rispondo che quando serve ci sono e mio padre credo sia quello che mi ha capita più di tutti: lo sa che sono un po’ folle. Lui la sua vita l’ha fatta, adesso io devo fare la mia. I nipoti invece mi appoggiano".
Non avere figli è stato d’aiuto per una scelta così forte? "Penso di sì, anche se credo che finché sono piccoli te li puoi portare. Qui i bambini, lo vedo con i miei alunni, sono felici". Mai nessun dubbio, nemmeno quando la nave non parte per giorni e gli scaffali dei negozi si svuotano? "No, a me non mette angoscia. Hai la pasta nella dispensa e qualche lattina di pelati. C’è sempre qualcuno che ha un po’ di verdura o delle uova da vendere: la gente qui è contadina. L’isola e i suoi abitanti ci hanno accolto e abbiamo creato una piccola rete di relazioni intense".
Se il tempo è bello, Eliana gira l’isola in bici o in canoa. E quando è brutto? "Leggiamo, giochiamo a burraco, guardiamo un film sul pc. Ci prendiamo cura di noi". Eliana pensa di restare a lungo qui a Ustica. "A luglio e agosto però, almeno quest’anno, torno in città". Di nuovo via dalla pazza folla.

21.2.21

L’importanza strategica dei lavapiatti, viaggio nelle retrovie della cucina Ogni chef affida loro un patrimonio prezioso, guai sciuparlo, guai non lavare tutto presto e bene


  DA REPUBBLICA    del  20 FEBBRAIO 2021

E chi fa brillare i piatti?


Il lavoro del lavapiatti è considerato umile. Ma nel mondo della ristorazione il cliente è al centro e il dietro le quinte è tutto. «Se non ci fossero, crollerebbe il ristorante». E se lo dice lo chef stellato Pietro Leeman...

Ogni mattina mia figlia mi guarda le mani, e se ci sono tagli o bruciature mi sgrida», ride Nicoleta Cristea. Così le chiedo di mostrarle a me, e nemmeno sembrano le mani di una lavapiatti tanto sono curate, le unghie perfette, lo smalto lucido, la pelle delle dita, decorate da anelli d’argento, morbida. A ben guardare, però, ecco un minuscolo taglio alla base dell’indice della destra. Glielo indico, Cristea sorride come a dire: “Eh, può capitare”. Ha appena compiuto 37 anni, e dunque è ormai più italiana che rumena, essendo arrivata a Torino da Galati quanto ne aveva 18. Dal 2018 si occupa del lavaggio all’Osteria le Putrelle nel capoluogo piemontese, una trattoria di quartiere molto amata, tutta vitelli tonnati e agnolotti. Mi porta nella minuscola cucina e mi mostra il suo posto di lavoro: è un lavandino con una sfilza di rastrelliere e una lavastoviglie proprio dietro la porta dello stanzino. Sei giorni su sette, dalle 11 alle 15 e poi di nuovo dalle 18.30 alle 23.30, è la destinataria di tutte le stoviglie, tutte le pentole roventi, tutte le posate, tutti i coltelli sporcati dai clienti e dal cuoco Martino. «Prima ho fatto la baby sitter e la
badante, ma questo lavoro è mille volte meglio: è semplice, ha orari regolari, i miei colleghi sono la mia seconda famiglia. Quando facevo la badante avevo più responsabilità, e molti più imprevisti». È soddisfatta, Cristea, da tutti punti di vista: guadagna mille euro al mese cui si sommano 300 di assegni familiari; con i 1.300 totali riesce a mantenere sé e i due figli, un maschio di 19 anni e una bimba di cinque, e a coprire le spese dell’appartamento nel quartiere Mirafiori e dell’auto con cui viene a lavorare. «È un lavoro che consiglierei a chiunque, anche a mio figlio. Bisogna essere ordinati, veloci e precisi. Perché dovrebbe essere considerato un lavoro umile?».

Nicoleta tocca un grande tema: i “lavori umili.”. Quelli che “gli italiani non vogliono più fare”.

 Il suo entra perfettamente nel cliché: il gesto del pulire è associato da sempre alle attività più popolari, e il lavapiatti è una figura invisibile, così come, del resto, lo erano i cuochi fino a vent’anni fa (e ancora, in parte, i camerieri). «Infatti non mi piace dire “lavapiatti”, preferisco “interno cucina”. Ed è stata una grande fortuna quando abbiamo conosciuto Chiara». A parlare ora è Alessandro Gozzi, siamo a Firenze, nella storica Trattoria Sergio Gozzi in cui la sua famiglia da più d’un secolo serve ribollite e lampredotto. Chiara Innocenti mi siede davanti a un tavolaccio dell’osteria, con le sedie sollevate per lavare il pavimento. È finito da poco il servizio, e Chiara ha l’aria stanca. Le leggo negli occhi che non ha voglia di parlare con me, è una che si fa i fatti propri, e poi ha il figliolo che l’aspetta. È più a suo agio di là, davanti all’enorme lavandino d’acciaio in cucina, tra mestoli, vassoi e scolapasta. «Lì sto bene: nella vita ne ho viste e vissute tante, questo è ciò che fa per me. La trattoria è la mia famiglia».
L’idea di “seconda famiglia” torna, nei racconti dei lavapiatti come di tutta la gente di cucina, e non potrebbe essere diversamente: si lavora stretti, il rapporto è fisico. Innocenti compirà cinquant’anni tra pochi giorni – «sono dell’Acquario», e sembra un segno del destino – ha due figli di 15 e vent’anni, è soddisfatta di stipendio e orari che qui sono da vera trattoria, cioè limitati al solo pranzo: «Arrivo alle 8.30, libero il lavabo, do una mano a Marco (lo chef) in cucina, “gliela tengo snella”, durante il servizio lavo tutto insieme alla “mia bambina”, così chiamo la lavastoviglie, tranne i coltelli, quelli si fanno a mano, e alle 16 ho finito. Quando lavoravo al Baglioni come “addetto breakfast” - e sia chiaro: mi piaceva - mi alzavo alle quattro e mezza».
Il Baglioni, uno dei più famosi alberghi di Firenze. Ecco, nei grand hotel ancora si segue la suddivisione militaresca dei ruoli codificati da Auguste Escoffier, quando sfamava i soldati al quartier generale dell’Armata del Reno durante la guerra franco-prussiana. In quello schema fatto di maître de sallemaître de rangchef de rangdemi-chef de rangcommis de rangcommis debarasseur, il lavapiatti si chiama plonge, letteralmente “tuffo”, e il suo è un comparto essenziale. Per capire come funzioni in una grande struttura rimango a Firenze e mi dirigo verso uno dei suoi hotel più lussuosi, il Four Seasons. Lo chef che conduce il ristorante Il Palagio e tutta la complessissima offerta food and beverage dell’albergo è Vito Mollica. Qui può capitare che diverse parti della struttura siano contemporaneamente occupate dalle centinaia di ospiti della pasqua ebraica, da un meeting di un fondo finanziario e dal matrimonio di una rockstar. A dipendere da Vito, nella sola parte gastronomica, sono 160 persone. Ma i lavapiatti, come capita spesso in questi colossi, sono esternalizzati, cioè non sono dipendenti dell’azienda, bensì di un fornitore; in questo caso la cooperativa Mapri, che con circa mille uomini presta servizio a tanti hotel cittadini.
«Sono quasi tutti ragazzi stranieri: marocchini, rumeni, albanesi, pachistani. Giovani, che abitano fuori - a Pisa, a Montespertoli - con un forte turnover: la paga non è alta, spesso se trovano di meglio cambiano lavoro», dice Jacopo Vettori, stewarding coordinator, cioè la persona interna all’albergo che, tra l’altro, si occupa dei rapporti con i ragazzi della cooperativa. Del resto qui parliamo di numeri molto variabili, che possono diventare importanti: «In alta stagione, con la banchettistica aperta, arriviamo anche a 35 addetti». «Incontriamo persone incredibili», aggiunge Mollica, «immigrati che magari nel proprio Paese erano medici, ingegneri. Qui sono costrette a ricominciare, ma lo fanno con orgoglio e determinazione».
E come immigrato è arrivato in Italia Salah Khaled, da 31 anni lavapiatti, colonna portante, uomo di fiducia, confidente, amico fraterno di Pietro Leemann, il cuoco stellato del Joia di Milano. «Salah svolge il suo lavoro in modo esemplare, con la massima cura», racconta lo chef di alta cucina vegetariana. «Troppo spesso si pensa al lavapiatti in modo denigratorio. Invece se quel comparto non funziona crolla tutto il ristorante. E mi piace che i ragazzi che lavorano con me considerino il lavapiatti fondamentale: così capiscono che tutti i ruoli meritano rispetto». Un rispetto che negli anni è diventato amicizia: «In tutto il ristorante, Salah e io siamo gli unici due che si danno del tu». Con il suo lavoro Khaled ha potuto far studiare i figli: il primo è all’università, la seconda sta per andarci. Chiediamo a Leemann se Khaled abbia mai voluto “fare carriera”: «No, gli piace il suo lavoro. E poi, a dirla tutta, preferisce la cucina di sua madre alla mia», ride lo chef.
Ecco, la carriera: in cucina c’è mobilità verticale? Funziona l’ascensore sociale? In soldoni: si può partire da lavapiatti e finire chef o patron? Per rispondere basta un nome, Pino Cuttaia. Uno dei più grandi cuochi italiani - due stelle Michelin a Licata, in Sicilia - ha cominciato proprio così, tra lavandino e detersivo.
Lavapiatti celebri
Forse il più noto è Anthony Bourdain, come scrive nel suo Kitchen Confidential. Anche lo stellato Eric Räty ha cominciato alla plonge. E Kurt Cobain, prima dei Nirvana, lavava i piatti al ristorante Lamplighter.


sempre   per  rimanere  in  argomento     per  spiegare   come  la professione   di lavapiatti  non   solo umile  ma  può essere   utile   come  inizio di una carriera  , riporto il finale  di https://www.ambasciatoridelgusto.it/limportanza-strategica-dei-lavapiatti-viaggio-nelle-retrovie-della-cucina/

DA LAVAPIATTI A CHEF? Nel passato, quando la cucina era diversa e la formazione professionale non aveva ancora raggiunto livelli d’eccellenza, entrare in una cucina come lavapiatti era il primo passo verso altri mestieri. Oggi le cose sono decisamente diverse, anche se non mancano storie di chi ce l’ha fatta partendo dalle retrovie imparando il mestiere giorno per giorno. «Nell’organizzazione di una cucina moderna c’è una differenziazione tra i settori. Se chi si propone in cucina o in sala ambisce a crescere, i lavapiatti solitamente sono donne e uomini del posto che cercano un impiego fisso», dice Marco Sacco che li sceglie tra chi si propone attraverso i curriculum.

« Sono in pochi tra i lavapiatti quelli che vorrebbero entrare in cucina », è d’accordo Cesare Battisti. Tra coloro che, eccezioni che confermano la regola, ha cambiato posizione c’è Jacky, capo pizzaiolo di uno dei locali di Gilmozzi.«Jacky arriva dal Bengala, ha cominciato da me come lavapiatti in pizzeria e non si è più fermato. A spingerlo è stata la passione, oggi è il capo pizzaiolo e il mio assistente per i lieviti», conclude Gilmozzi confermando che storie come quella di Sonko, lavapiatti gambiano del Noma diventato socio di René Redzepi, non sono irripetibili.

                                   Mariella Caruso




paese sempre più alo sbando fra razzismo e sessismo . il caso degli insulti alla meloni e il caso di razzismo con la partecipazione del controllore verso una ragazza i colore su un treno



Premetto  che     non provo  simpatia  politica  e  culturale per  Giorgia Meloni  ma tali definizioni  sono  vergognose   soprattutto  quando vengono    da   un uomo  di  cultura  come   Giovanni Gozzini   che  


insegna Storia contemporanea, Storia del giornalismo e History ofglobalization al Dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena. Ha insegnato presso la Mount Scopus University di Gerusalemme ed è stato visiting professor presso il Center for European Studies della Harvard University. E autore di studi su Firenze
nell’Ottocento (Firenze francese, Ponte alle Grazie, Firenze 1989; Il segreto dell’elemosina, Olschki, Firenze 1994) sulla storia dello sterminio nazista (La strada per Auschwitz, Bruno Mondadori, Milano 1996), sulla storia del Pci (Storia del Partito comunista italiano, v.7, Dall’attentato a Togliatti all’VIII congresso, Einaudi, Torino 1998), sulla storia del giornalismo (Storia del giornalismo, Bruno Mondadori, Milano 20112) sulla storia delle migrazioni internazioni (Migrazioni di ieri e di oggi. Una storia comparata, Bruno Mondadori, Milano 2006) sulla storia della globalizzazione (Un’idea di giustizia, Bollati Boringhieri, Torino 2010; insieme a Tommaso Detti L’età del disordine. Storia del mondo attuale 1968-2017, Laterza, Roma 2018; insieme a Marcello Flores 1968. Un anno spartiacque, il Mulino, Bologna 2018) e sulla storia della televisione (La mutazione individualista, Laterza, Roma 2011). E membro della direzione della rivista "Passato e presente" e del comitato cientifico di "Comparativ. Zeitschrifte fürGlobalgeschichte und vergleichendeGesellschaftforschung" è peer reviewer per il«Journal of Global History». Dal 2000 al 2007 è stato direttore del Gabinetto Vieusseux di Firenze e dal 2007 al 2008 assessore alla cultura del Comune di Firenze.
Giovanni Gozzini è figlio di Mario Gozzini, l’ex senatore della Sinistra indipendente che ha legato il suo nome alla legge che concede benefici ai detenuti, e della teologa Wilma Occhipinti.

da    https://www.adnkronos.com/ 20 febbraio 2021 | 22.33 

  ed  come  tale  è giusto   che  si prendono provvedimenti  le  scuse   per  altre  forzate  :  « Chiedo scusa per aver usato delle parole sbagliate. Sono a porgere le mie scuse a tutti quanti, a Giorgia Meloni per prima e a tutte le persone che si sono sentite offese ».
 Infatti  [...] 
«Siamo increduli che nel 2021 ci si possa esprimere ancora così pubblicamente --- attacca Giovanni Donzelli, deputato e dirigente nazionale di Fratelli d’Italia  sul il  corriere  della sera  qui l'articolo completo   ---  Ancora di più che a farlo sia un professore come Gozzini, ha insultato e denigrato pesantemente Meloni». E poi: «Come al solito gli intellettuali di sinistra predicano bene e razzolano male, dimostrandosi buoni a cavalcare le battaglie in difesa delle donne solo a corrente alternata.»[...] 
Ciò dimostra  come  dal     sessismo  ,  la  volgarità  gratuita , ecc :   nessuno  sia immune  a prescindere  dalla sua  appartenenza  politico culturale      da  tale   fenomeno  .,  e che   a livello etico  e  culturale  c'è ancora molto  da fare .  concordo  con 


 ed     quanto dichiara la leader di Più Europa, Emma Bonino.

"Le mie idee politiche non potrebbero essere più diverse da quelle di Giorgia Meloni e proprio per questo oggi trovo doveroso esprimerle la mia vicinanza per le offese indegne e volgari ricevute da un professore universitario. L'odio e la volgarità non sono la soluzione, nè la strada, mai". 

veniamo   ora  al secondo  caso 

 Ancora più grave delle affermazioni della signora, è il fatto che il capo treno o controllore l'abbia fatta scendere dal treno, nonostante il biglietto regolare


    da  https://www.fanpage.it/attualita  18 FEBBRAIO 2021  17:41

Prato, razzismo contro una 19enne: “Hai starnutito e sei nera, scendi dal treno”

 

Una studentessa di 19 anni è stata vittima di un episodio di razzismo mentre andava a scuola su un treno che da Prato doveva arrivare a Firenze. La ragazza di origini brasiliane avrebbe starnutito due volte e
una donna l’avrebbe accusata di diffondere il Covid, collegando la sua affermazione al colore della pelle della giovane. Successivamente avrebbe chiamato un dipendente in divisa che, dopo aver controllato il regolare biglietto in possesso della studentessa, le avrebbe chiesto di scendere alla prima fermata.

                               di Gabriella Mazzeo


"I neri come te portano il virus in Itali". Questo avrebbe detto una donna a studentessa di 19 anni di origini brasiliane che viaggiava in treno con lei. La ragazza si stava dirigendo a scuola e per due volte avrebbe starnutito due volte mentre era seduta al suo posto. La donna, a quel punto, è andata a cercare il capotreno: dopo pochi secondi, un uomo in divisa (che non era il capotreno) avrebbe fatto scendere la ragazza alla prima fermata, quella di Sesto Fiorentino.La ragazza ha raccontato quanto avvenuto al padre adottivo, che ha poi inoltrato una lettera a Trenitalia e agli organi di stampa locale per raccontare quanto successo. La 19enne è salita su un treno regionale partito alle 7.12 dalla stazione di Prato centrale diretto a Firenze. Con sé aveva mascherina e biglietto regolare e prima di accomodarsi ha anche misurato la temperatura come da prassi, non riscontrando alcun problema. I due starnuti, però, avrebbero scatenato la reazione dell'altra passeggera che l'avrebbe accusata di "portare il Covid", relazionando la cosa al colore della sua pelle. Secondo quanto riferito dal padre nella sua denuncia, si sarebbe avvicinato a lei un dipendente di Trenitalia con divisa e trolley che dopo aver controllato il regolare biglietto della 19enne, le avrebbe chiesto di scendere alla prima fermata.La studentessa, che in quel momento si stava recando a scuola, ha pensato che si trattasse del capotreno e ha dunque eseguito quanto le era stato detto per poi attendere il treno regionale successivo per Firenze. L'episodio le ha anche causato un ritardo di più di mezzora a scuola. "Il comportamento del capotreno è inaccettabile, in quanto ha implicitamente cavalcato l'onda xenofoba e discriminatoria della passeggera che sarà oggetto di denuncia penale se individuata. Ha deciso di allontanare una studentessa in base a una mera discrezionalità senza neppure misurarle la temperatura al momento del controllo al posto. In un paese democratico non possono accadere fatti del genere" ha scritto l'uomo nella sua lettera.
La posizione di Trenitalia
Trenitalia ha fatto sapere di essere all'opera per individuare il dipendente che avrebbe detto alla ragazza di scendere. Ha fatto inoltre sapere che nel convoglio il capotreno in servizio era una donna e che quindi si sta lavorando per capire la posizione del secondo dipendente in divisa, indicato dalla giovane come un uomo. Il padre della ragazza è stato contattato personalmente dal direttore regionale della divisione passeggeri per chiarire questo passaggio.

  colonna  sonora  

Battiato- Povera  patria  Patti Smith – People Have The Power
Willie Peyote – Io Non Sono Razzista Ma…
Black Eyed Peas – Where Is The Love ?
Caparezza – Vengo Dalla Luna
Ghali – Cara Italia
Michael Jackson – Black Or White
Mirkoeilcane – Stiamotuttibene
 Jarabe De Palo – Depende
Manu Chao – Clandestino
Ivano Fossati – Mio Fratello Che Guardi Il Mondo







MAURO BELLUGI, IL PROTAGONISTA di © Daniela Tuscano

 Le aveva tutte Bellugi, anzi aveva perso tutto: prima una gamba, poi l'altra, poi l'intestino, poi è arrivato il Covid e con esso la mazzata finale. Non aveva più niente eppure sembrava così solido, con quella faccia contadina, le rughe profonde, gli occhi da bracco, sempre un po' casuali, come tutti i calciatori anni '70. Non divi ma soldatini di stagno, e le figurine Panini ce li restituivano così, fissi e variopinti. Fuori luogo, perché senza il pallone non esistevano. Bellugi era quel mondo, le domeniche pomeriggio, Novantesimo Minuto, l'Inter, mio padre. Che l'aveva trovato poco tempo fa a Niguarda, in attesa come gli altri, fisso ancora, ambedue le gambe fasciate. Lì Bellugi stava disputando l'ultima partita, nel chiarore di quella sala che sicuramente, ai suoi occhi, appariva un immenso campo di calcio. Un saluto cortese e senza fronzoli, l'annuncio buttato là, che gli avrebbero tagliato pure l'altra gamba, e quel "vediamo", il futuro comunque, perché la vita è un flusso e ti prevarica. Puoi non farcela, ma non devi restare in panchina.



Bellugi giocava ancora. Duramente e spontaneamente, a testa bassa, con una pietas quasi virgiliana. Cose maschili, ché il calcio ai tempi apparteneva a loro; non era però esclusione, semmai completamento. Alla fine, ci si riuniva attorno a un tavolo ed esisteva solo il noi. "Vediamo", il tempo non ci appartiene, ma ci siamo dentro e lo percorriamo tutto.
Bellugi se n'è andato, e con lui il pudore che caratterizzava quel mondo. Quello per cui la stanchezza era una colpa, sempre, di fronte al terribile dono dell'esistere. Anche a brani, smozzicati, cadenti, ma oltre, ma anima, integri dentro, e al cuore nessuno arriva, pur se te lo mangiano.

                                          © Daniela Tuscano 

19.2.21

Stalketing: quando il marketing fa stalking ! Pubblicità sempre più pervasiva e insistente con metodi da stalker come resistere ed provare arginarlo - ridurlo

Se cerchiamo una parola , un autore , se visiti   e  pagine  , o url  presenti  sui social, ecc ma    anche   cliccare una volta sola su una pubblicità o banner  pubblicitario  solo  per  chiuderlo    o  un articolo   civetta  presenti purtroppo  anche  nelle portali dei  quotidiani    ti ritrovi sommerso, per giorni e giorni, da messaggi sponsorizzati di quel prodotto e anche di tutti i suoi concorrenti.  Infatti  navigando nel web, il Grande Fratello segue tutti i tuoi movimenti, per precederti in ogni passo che fai e martellarti senza fine con tutti quei messaggi pubblicitari che algoritmi sempre più precisi scelgono di indirizzare proprio a te e non a chiunque. Lo stesso meccanismo se  visiti   hard 
Ecco quindi ovunque sei, a qualsiasi ora del giorno e della notte, ti segue, perché sa bene che, prima o poi, finirai per acquistare. Magari in un momento di debolezza, di tristezza o di euforia, ma qualcosa di certo comprerai. Vi  siete mai  chiesti  ,  salvo quelli \e  che non mettono i  loro dati o mettono  dati farlocchi  sui profili social perrché Facebook è gratis? Perché Google, YouTube, Instagram sono gratis? Perché il prodotto da vendere sei tu! In generale occorre tenere sempre presente che ‘gratis’ non esiste. Infatti    anche  alcune  app  e giochi    gratis  hanno  al loro interno  fra  uno schema  \ partita  successiva     delle interruzioni \  spot  pubblicitarie    o  offrono  elementi  d'aiuto o  aumenti  di punteggio  per  proseguire  la  partita     se  in cambio  guardi  dei video pubblicitari . Infatti   Se una cosa è gratis allora (   sia     che  si usi  il  sistema   suddetto  o l'opzione     vuoi  togliere la  pubblicità   passa  ala  versione premium  ) vuol dire che il prodotto che viene venduto siamo proprio noi , la semplice possibilità che tsi veda il messaggio pubblicitario  perchè  accettiamo  la  versione  gratis   \ semi gratis  . Questa è diventata la merce più preziosa che esista oggi al mondo! Diamanti, petrolio sono       roba passata ormai. Perché la tua attenzione moltiplicata per miliardi di persone genera un mercato sterminato in espansione rapidissima. 

La pubblicità si deve far notare e  serve , certo, ma sono sempre stato convinto che una buona regola è quella di cercare di non apparire fastidiosi: il rispetto non è di moda oggi e proprio per questo ha un valore grande per molte persone. 

Comunque già 30 \40 anni anni fa, con l’avvento della televisione commerciale c’erano quegli spot ripetuti in modo ossessivo che interrompevano continuamente il film che stavamo guardando. Prima in forma   soft    cioè  tra  un tempo  e  l'altro     poi   sempre  di  più  ed non solo  nelle  tv  pubbliche  .  La  colpa  è anche nostra    quando a questi  referendum  nel lontano  11 giugno 1995   
Concessioni televisive nazionali58,1%raggiunto43,1%56,9%NoAbrogazione delle norme che consentono di essere titolari di più di una concessione televisiva nazionale. Promosso da esponenti di alcune associazioni di volontariato, ambientaliste e di promozione culturale e di forze politiche e sindacali.
Interruzioni pubblicitarie58,1%raggiunto44,3%55,7%NoAbrogazione delle norme che consentono un certo numero di interruzioni pubblicitarie in tv. Promosso da esponenti di alcune associazioni di volontariato, ambientaliste e di promozione culturale e di forze politiche e sindacali.
Raccolta pubblicità radiotelevisiva58,1%raggiunto43,6%56,4%NoModifica del tetto massimo di raccolta pubblicitaria delle televisioni private. Promosso da esponenti di alcune associazioni di volontariato, ambientaliste e di promozione culturale e di forze politiche e sindacali.
                                             fonte  https://it.wikipedia.org/wiki/Consultazioni_referendarie_in_Italia

Forme di pubblicità non rispettose ci sono da tanto tempo, per non parlare   oltre  che    della posta elettronica. Al cui spam ci siamo abituati già da anni, eppure ancora oggi ogni tanto ci urta ancora. Ma forse il peggiore è il telemarketing cioè  pc  , tablet   , smartphone  ,   ecc 
Ma qual è la forma di pubblicità più rispettosa per le persone?  Ora  secondo  quest  articolo che ho consultati su www.ioacquaesapone.it : 
Quella sulla stampa. Non si impone, non urla, non interrompe nulla, la leggi solo se ti interessa e per il tempo che decidi tu. 
Ma la stampa sta morendo e le aziende stanno tagliando la pubblicità sui giornali, per riversarla su internet e i social. 
Non sono  d'accordo  .  perchè  .  Ormai  senza  pubblicità e  sponsorizzazioni non si possono fare grosse cose , vedi la breve durata o la crisi di vecchi giornali ( Il primo chiuso il secondo che sopravvive ed agonizza ) : La voce quotidiano nazionale italiano fondato e diretto da Indro Montanelli ( 1909 -2001 ) pubblicato dal 22 marzo 1994 al 12 aprile 1995 ed il manifesto è un quotidiano italiano d'indirizzo comunista fondato nel 1971 facendo seguito all'omonima rivista fondata nel 1969  ed il settimala  e  l'espresso  senza  più  piccolo    per  la  poca  \  quasi scarsa  pubblicità  . Oppure   le riviste  di nicchia    come quella  ioacqua&sapone   . Ma  soprattutto   certi   settimanali   ed  inserti  sono  pieni  di  pubblicità invasiva  o  stalking   usano  la  tecnica  di   mettere  pubblicità fin dalla   3  di copertina   ed  mettere    quindi   il sommario    con i  titoli   al centro   per  paura  che  la  gente   veda   se  gli interessa    o meno  e  possa  essere  influenzata  dal  comprarlo  o non  comprarlo  .   

  Come  ne  uscire o  quanto  meno  ridurre   ? 
per la    stampa     
  • applicando il metodo   'sti cazzi per  i giornali  soprattutto inserti \  allegati a  quotidiani o  settimanali 
per  la  tv ( anche    i programmi    tv  in streaming  o  in replica  sulle pagine   web   delle  tv   ) 
  • parlando  tra uno  spot  è  l'altro  tendo  basso il volume   
  • mettendo  il   atto   questa   vecchia  canzoncina   di Renzo Arbore 
                                                                         [...]    
Notte italiana
                                                                           C'è una luce blu
È in ogni casa
Che brilla la tivù
E tutti intorno
Seduti a guardare
Davanti a questo focolare
II padre al figlio dice
"Senti un po'
Solo un consiglio
È quello che ti do
Tu nella vita
Comandi fino a quando
C'hai stretto in mano
Il tuo telecomando"  [ .... ] 

applicando  il  silenziatore   o   facendo  zapping ovviamente  con  cronometro per  non perdere  il  filo    della trasmissione o   SIC   adeesso anche  sei servizi  giornalistici   . Facile   quando un    in differita \  replica    perchè  gli  spot   durano  30 secondi  p ideì, idem  o   quasi  , quando  essa  è messa  tra     l'inizio   di  un programma e    la  fine di  uno e  l'inizio  di un altro   .  Difficile    quando  interrompe  un film  o     un programma 

  Pe  Pc , tablet  , cellulare e  telefono   la  cosa  è più difficile  , ed   una  guerra   continua    vito  che   anche  le  APP   antispam  hanno ,  fortunatamente    non   a livello    di Stalking ,   pubblicità   nella  versione free gratis   ,  senza  pubblicità a  pagamento  . Ma  vediamo  come  :

Pc   ,  tablet ,  cellulare  con internet  e  non   usare
  •  programmi come uBlock Origin
      anche  se  ormai è talmente  usato  che certi siti   non s'aprono  o  ti mandano  un Messaggio di sbloccare  tale  estenzione      se  lo  hai   attivo 
  • programmi di navigazione   anonima  come  Tor About  
  • motori  di  ricerca  anonimi     come  DuckDuckGo o  StartPage peri  siti erotico  \ pornografici   ed   simili o   che  non  applicano la  legge  sull'uso dei  cookie  di profilazione 
  • non lasciare  il  tuo  numero di cellulare   sui social   oltre  la registrazione   o  in altri  siti     a meno  che  tu   non lo  abbia  anche  come  numero di  casa    fatti   come  si   faceva  e si  dovrebbe   fare  tutt'ora    con l'email   un  email  da battaglia   antispam   un numero  da battaglia  
  •  quando  ,   sono la maggior  parte  ,  i siti  o per   ricevere  loro  abbonamenti   e  aggiornamenti     ti  dico  accetta  i  cookie  non   dare ok  a  tutti    vedi  se  puoi scegliere    quali    autorizzare  e quali  sono  . io consiglio    di  dire  no   a quelli  che  ti propongono   che    danno i  tuoi dati  a ditte di loro  fiducia
  • stessa regola   per le  riviste  online  o  cartacee  a  cui  t'abboni e  dai il  numero di cell  , email  ,  e  social  .  
  • nn cliccate   sui  banner      ed  articoli  civetta   se  per  esempio   i  giochi  aspettate     di solito  è fra una partita  e  l'altra che  finisca  dura   30 secondi   a meno  che  non siate   sadici e  volete  continuare     per  fare punteggio o n   di  livello     quindi  ve  lo dovete  guardare  ogni volta  c he   giocate  ogni singola   partita  
  • per  dirette  o repliche  in streaming,  apertura  di  un video  di  un servizio   giornalistico   di  un quotidiano   online  purtroppo   si  è  costretti  altrimenti  non inizia  neppure   si  può  risolvere  solo  mettendo    il  silenziatore  tanto  durano  30  secondi . Oppure   dopo  10  secondi  si  può cliccare   su  salta e  quindi   vederne  solo   una parte  vedi per  esempio  youtube  e   altri  portali video   . Per le  dirette    cronometrate perchè andare  avanti  è  un mezzo casino   cosi  sapete  quando  dura    e  pote
  • per  cell    scaricate   APP   come   truecaller  , cia   e  simili   perchè   anche se   con piccoli  banner e  dei limiti per  la  versione  gratuita rispetto   a quella  a pagamento    non fastidiosi    sono   abbastanza efficiente  per  gli spam noti  o  segnalati   . Unica  rottura  e   chge  per bloccare  gli sms   spam   dovete  mettere  l'app   che controlla    il cell(   watsapp  ,   telegram  ,  , ecc    eh  si lo spam e le  catene  arrivano anche  li  )  come applicazione  predefinita  
  •   se  chiamano al cell  o  al  fisso   con un numero   di cell  o  di  fisso     che non conoscete   non rispondete  subito , almeno  che   non dobbiate   rispondere  per  lavoro  a tutte le  chiamate   ,  blòoccatelo  ormai    anch e i i  cellulari  più moderni  hanno la possibilità  di bloccare  i numeri  cercatelo  su  internet      ci sono diversi  siti  che  aiutano  nella lotta  antispam  come  per  esempio http://chistachiamando.com/ dove potete controllare se è un n spam e se non c'è in elenco potete segnarlo ed aiutare perchè in lotte come questa è importante fare squadra
non so  che  altro  dire   a presto 





«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...