31.7.23

OMOLOGAZIONE O AUTOCENSURA QUESTO è IL PROBLEMA

CANZONI   CONSIGLIATE \  CCOLONNA  SONORA 
  •  CARA  DEMOCRAZIA  -  FOSSATI
  •  linea gotica - C.S.I
  • La tua Libertà" - FRANCESCO GUCCINI
  • Oltre    alla guerra        MCR *
"Oltre la guerra e la paura… ci aspettano grandi sfide, e grandi prove! Contro l’imperante cultura del terrore, che si fonde col qualunquismo e la sfiducia e ci rende egoisti, e deboli. Una canzone sui questi tempi bui ed inquieti."  dal sito ufficiale dei Mcr *
Infatti  Ogni volta che scrivo  \  condivido   sul blog e  sui social , ogni volta che parlo o faccio battute  mi domando: questo si potrà scrivere, questo si potrà dire  questa battuta  si può fare ? Brutto affare. La libertà è minacciata, i suoi spazi si stanno restringendo. Dopo l'ordine di eliminare dalla mente e dal vocabolario personale le parole dichiarate politicamente scorrette anche se linguisticamente correttissime; dopo l'obbligo di praticare la cancel culture vestendo il cilicio dei penitenti; 
 dopo l'ordine di aderire acriticamente alle regole della costosissima economia verde perseguendo il velleitario obiettivo di costringere la Terra, secondo certuni impazzita, a rinsavire;   dopo l'istituzione della gendarmeria dei controllori, ora ha fatto irruzione il concetto dell'emergenza. Dichiarare uno stato d'emergenza consente al potere di imporre regole straordinarie limitative della libertà personale. 
  cit   tacitus  unione  sarda  30\7\2023


Il risultato è l'omologazione globale: tutti devono parlare allo stesso modo e pensare allo stesso modo. Vietato obiettare. Bisogna accettare, astenersi, fingere, ignorare, tacere, ingoiare, rassegnarsi. Per chi non s'adegua vengono applicate le norme non scritte di un indeterminato codice etico e ideologico.  vedi     i   le recenti   censure   e  bandi    dalla  rai I moralisti scrivono sulla lavagna i nomi dei buoni e dei cattivi, assegnano premi e laudi, infliggono castighi e penitenze. Per la libertà delle idee il sismografo segna  un  continuo  terremoto in corso.



MUSICA A ZERO DECIBEL ? SEMBRA DI SI A CAGLIARI CI SONO RIUSCITI E HANNO BALLATO E SI SONO DIVERTITI DA MATTI

 speriamo che tutti i dj lo facciano cosi almeno si riesce a conciliare chi vuole divertirsi senza regole cioè vive solo la notte e chi vice di giorno ed la notte vuole riposare o deve alzarsi presto per andare a lavorare o a cercarsi un lavoro o un attività in nero per poter viVere dignitosamente


Trecento anni in tre: a Nurallao la vita "lenta" di un gruppo di amici



unioNe  sarda  30\7\2023

Sonia Gioia


Una panchina, tre uomini e un secolo di storia che vive nei loro ricordi. Giuseppe Demurtas ha 101 anni, Danilo Atzeni un secolo tondo tondo, il più giovane Antonio Pintus ne ha "appena" 98. Sono l'orgoglio del paese di Nurallao. Ogni giorno si incontrano per trascorrere qualche ora insieme e ricordare il loro passato, fare un confronto con la vita trascorsa e quella presente. Dalla panchina vicino alla casa di Danilo, guardano il mutare di quel paese che li ha visti prima bambini, poi ragazzi, adulti e ora memoria storica. In gamba In tre hanno quasi trecento anni, la mente lucida, vivi ricordi, accesa la speranza di continuare a vivere con dignità e "onore". La loro esistenza è passata dalla misera patita
prima della guerra, al progresso degli anni post bellici che hanno trasformato il loro paese rendendolo vivo, ricco e bello e portando il benessere. «Meno male che c'è stato il progresso», dice Giuseppe, noto
Peppe, il più grande, «speriamo che Dio ci faccia vivere ancora un po', poi gli altri vedranno cosa fare». «Oggi purtroppo a Nurallao», aggiunge Danilo, «ci sono tante case chiuse e la gente è andata via, non c'è più nessuno anche qui passa poca gente». C'è un po' di malinconia in queste parole e un po' di nostalgia nei loro occhi che hanno vissuto la rinascita e ora vivono una nuova decadenza senza poter fare molto. «Siamo vecchi», sospira Peppe, mentre gli altri annuiscono sorridendo. Eppure loro continuano ad incontrarsi, ad alzare la mano e fare un sorriso a chiunque passi davanti alla panchina di via Roma, a vivere a pieno continuando a guardare avanti. Sono uomini che hanno conosciuto il duro lavoro quello della produzione di carbone, quello delle cave di calce, quello della campagna e degli animali che comunque ha permesso loro di formare delle belle famiglie con tanti figli, famiglie di cui sono fieri e con le quali vivono ancora oggi. L'orgoglio «Si usciva con il buio», racconta Danilo, «e si rientrava con il buio, per colazione pane e cipolla, ci si lavava poco, per non parlare del salario». Quando accennano ai soldi si guardano e sorridono mostrando tutta la loro complicità e la consapevolezza della forza che gli ha permesso di essere ciò che sono oggi: uomini orgogliosi, dignitosi, che si ritengono fortunati perché ancora in salute e circondati dall'affetto dei propri cari. Danilo e Antonio sono vedovi, Peppe vive con la moglie malata di cui cerca comunque di occuparsi nonostante l'età. «Ogni mattina vado a prendere il pane», racconta Peppe, «poi raggiungo i miei amici sulla panchina». Tutti e tre continuano a fare qualche passeggiata, Danilo va in campagna poco distante da casa, Antonio ama girare con i suoi familiari per visitare posti nuovi. «Purtroppo a causa di alcuni problemi di cuore», aggiunge Antonio, «non posso più andare in campagna dove ho sempre lavorato e badato agli animali ed è la cosa che mi manca di più» Antonio tra i tre è però il più tecnologico, usa il cellulare che gli permette di stare in contatto con parenti e amici con i quali fa delle lunghe chiacchierate. In compagnia Quando si salutano la mattina per rientrare a casa all'ora di pranzo è soprattutto un arrivederci perché la sera, se il caldo non è eccessivo, si rincontrano sulla panchina e ricominciano a chiacchierare. Li sentono tutti perché l'udito non è più quello di una volta e devono alzare il tono della voce. Neppure l'inverno gli impedisce di vedersi. Se il freddo non è troppo rigido lasciano il tepore del caminetto e raggiungono la loro posizione vestiti con cappotto, sciarpa e cappello. Non è mancato neppure chi ha voluto scattare assieme a loro una foto perché da tutti sono considerati una ricchezza di cui andare fieri a Nurallao. Le loro chiacchiere non sono altro che un libro letto a voce alta che racconta di un secolo di storia paesana. 

28.7.23

anche le serie di breve durata posso essere profonde ed intense il caso della serie netflixiana : I pazienti del dottor García occhio

Nel semi desolante panorama  infilmico televisivo estivo  e poca voglia causa caldo torrido  di spostarmi dal soggiorno munito di pompa di calore  e quindi uscire in giro   o cercare nella stanza del PC   in rete film  pirata,  ho visto una fiction storico  drammatica su Netflix .

Dentro c’è tutto: la spy story, il mélo, l’affresco storico di largo respiro. DaSerie Tratta dal romanzo omonimo di Almudena Grandes (1960-2021). la serie I pazienti del dottor García ( e presumo anche il tomo del romanzo sono 800 pagine ) è una serie dall’intreccio spesso, di grande valore narrativo e civile. infatti sia il romanzo sia la serie sono Una storia che collega eventi reali e sconosciuti ( o poco coosciuti della seconda guerra mondiale e del franchismo, per costruire le vite di personaggi che condividono non solo il destino della Spagna, ma anche quello dell'Argentina non perdere per nessun motivo (ma serve concentrazione).  Infatti  <<  (... )  Almudena Grandes è stata una delle voci della letteratura spagnola contemporanea più solide e importanti: morta di cancro alla fine di novembre del 2021, ha lasciato un’eredità letteraria, declinata in senso narrativo e solo sporadicamente drammaturgico, con cui non solo il suo Paese, ma tutto il mondo, si sta ancora confrontando e, ancor più, si confronterà nei prossimi decenni. Applaudiamo con ammirazione la scelta di Netflix di distribuire l’adattamento in dieci episodi – densi, densissimi: astenersi se non si è disposti alla concentrazione  e  [  a  ragionare per  voli  pindarici ed  colegamenti    corsivo  mio  ] – di uno dei suoi romanzi più riusciti, I pazienti del dottor García (2017), edito da noi, come tutti gli altri libri della compianta autrice madrilena, da Guanda.  ( ....  segue  su I pazienti del dottor García: recensione della serie Netflix  del  sito cinematographe.it  )  >>
I pazienti del dottor García: impasto di fiction e non fiction, cultura   europea  e  cultura  latino americana uniti  in uno  straordinario romanzo spionistico di Almudena Grandes                    da cinematographe.it)

Come   Almudena Grandes per scrivere il romanzo, ponderoso anche nella mole,ha studiato le fonti storiche con attenzione, e, a partire da queste ultime, con altrettanta perizia, una perizia ingegneristica, gli  autori  della  produzione    di netflix   hanno  allestito un intreccio di notevole complessità ed estensione temporale: il romanzo copre un arco narrativo molto ampio, dagli anni della guerra civile spagnola (1936-1939) – rossi contro neri,  rossi  contro  rossi   cioè  comunisti  contro  anarchici   e  comunisti non staliniani  ( anche  se   quest'ultimo è  solo  accenato   ma  importante   per  delimitare    il  ruolo   del  secondo  protagonista   maschile  ed  uno  dei  pilastri del  film ovvero l'amicizia    profonda   tra Guillermo García (Javier Rey)  il medico , che rimane a vivere a Madrid dopo la conquista del paese da parte dei franchisti. A causa delle sue idee comuniste e per salvarsi la vita è costretto a nascondere e adottare la falsa identità di Rafael Cuesta Sánchez, e l'amico   che   poi l'aiuterà dal suo amico Manuel Arroyo (Tamar Novas) una spia sul lato repubblicano.  vale a dire repubblicani contro nazionalisti, riformisti contro conservatori-reazionari –, banco di prova internazionale della guerra mondiale di lì a venire, alla morte, nel 1975, del caudillo Francisco Franco, che, al termine della guerra civile, vinta dai neri, aveva instaurato in Spagna una dittatura di stampo fascista, e all’immediatamente successivo golpe militare attuato in Argentina nel 1976.
idem

È la storia, attraverso quattro decenni, di due amici, il “medico dei rossi” Guillermo García Medina, e la spia Manolo Arroyo Benítez, un paziente che gli deve la vita. Tra loro, una donna: Amparo, falangista – aderente al movimento nazionalista, di ispirazione fascista – di famiglia monarchica e clericale, dalla parte dei neri. Amica d’infanzia di Guillermo, è a lui legata da un’attrazione erotica le cui conseguenze rappresentano l’intreccio sentimentale della vicenda, affatto lineare nel suo sviluppo. Ma c’è anche Margaret, spia statunitense, con cui Manolo – Rafael, Felipe, Adrián, ed ancora altri nomi gli apparterranno, secondo un principio di moltiplicazione delle identità che asseconda le sempre diverse necessità spionistiche – stabilisce una relazione amorosa intermettente e una collaborazione professionale alla fine del secondo conflitto mondiale, quando la nazista e falangista Clara Stauffer si mette a capo di un’associazione segreta che si occupa di espatriare i criminali del Terzo Reich. Insieme a loro, altre donne e altri uomini – un pugile, in particolare, è una delle figure più dolenti dell’intera vicenda –, personaggi maggiori e minori, tutti comunque caratterizzati con duttilità psicologica e robustezza narrativa, motori di una storia che non si sfilaccia mai nella trama, ma si mantiene compatta fino alla risoluzione di ciascuno dei fili dipanati. 
La serie, prodotta da RTVE e distribuita da Netflix, si mette, da  quel che  dice  mia zia     che   ha  visto    sia  la serie  ( poi  a me  cnsiugliata     )  e  letto il romanzo ,  con puntiglio, a servizio del romanzo omonimo e lo adatta valorizzandone la costruzione narrativa al millimetro, chirurgica nei suoi ingranaggi, e l’ambizione di restituire, attraverso un intreccio di finzione, la testimonianza di fatti storici documentati. La Spagna fu il Paese che anticipò il conflitto internazionale che sarebbe scoppiato nell’anno della fine della sua guerra civile, nel 1939, e fu il Paese europeo che più a lungo ha pagato le conseguenze del fratricidio che si è consumato al suo interno e degli interessi politico-ideologici che le potenze mondiali, durante la guerra fredda, vi hanno proiettato, ora interessandosi alle sorti degli sconfitti, ora – come gli Stati Uniti – voltando loro le spalle, quando i vincitori si sono rivelati più ‘convenienti’ nella battaglia al comunismo.
Per accedervi, occorre, come anticipato, disponibilità alla concentrazione  ed  una   infarinaura  se pur vaga  delle  vicne  storiche    Eppure, lo sceneggiatore, José Luis Martín, il regista, Joan Noguera, gli interpreti – di cui ricordiamo i principali, Javier Rey, Verónica Echegui, Tamar Novas, ma restituiscono tutti una prova magistrale, nei diversi registri, dal brillante al lacrimoso – non rendono difficile l’impresa, per alcuni in questi tempi eroica, dell’attenzione.
Infatti  L’affresco a cui contribuiscono, in cui gli elementi del thriller, della spy story e del romance convivono amalgamandosi a perfezione, è dal primo all’ultimo minuto incisivo per la sua potenza di racconto e, ugualmente, di denuncia. Impressiona anche la capacità di tenuta della trama. Di ciò va reso onore, però, soprattutto ad Almudena Grandes, la scrittrice che, con la stesura del suo romanzo, la cui impalcatura è dir poco solida, aveva già fatto praticamente tutto il lavoro. Il suo impegno a piegare la fiction alla comprensione della Storia che, lungi dall’essere relegata allo ieri, proietta sull’attualità le sue ombre e i suoi fantasmi mai elaborati, continua, inoltre, a interrogare i superstiti e convoca alla riflessione sul passato anche le generazioni che, di quel passato, sono figlie senza saperlo. Rendendo disponibile ai suoi abbonati questa storia a partire dalla Storia maiuscola, Netflix offre un grande servizio, che a rigore spetterebbe alla televisione pubblica, e pone alle nostre intelligenze uno stimolo non solo di conoscenza, ma anche di revisione e messa in discussione del presente.Quindi    se  proprio   si  è  pignoli    e si   vuole  trovare  alla serie dei difetti  eccone due però piccoli  e trascurabili , quasi insignificantiu  . IL primo coincide con un problema squisitamente tecnico. Poiché l’arco narrativo è, come ricordato sopra, molto esteso, i responsabili del casting hanno ritenuto di dover scegliere attori le cui età sono comprese perlopiù tra i 30 e 40 anni, una stagione anagrafica di mezzo tra la più schietta giovinezza e la maturità avanzata. Questa scelta, comprensibile e di buon senso, rappresenta, però, un limite quando la vicenda prende a progredire nel tempo: il make up – o eccessivo o inesistente, sempre comunque goffo – non riesce a compensare con sufficiente finezza e proprietà mimetica lo scarto anagrafico tra personaggio e interprete.   IL  secondo la   rapida  e  poco dettagliata  ed  approfondita (per  i  curiosi   e se  si è  legati  ai  personaggi   antagonistio sendati  ) fuoriscita  finale   delle  tre  donne cardine   del film :  la  cameriera  ,  la  franchista  ,  la  diplomatica  .   Una sciatteria  a  voler  essere   lanacaprinosi pignoli  che, benché evidente, toglie poco ed  neppure  si nota   tanto   si  affascinati  dall'incalzare  degl eventi e  dalle vicende    semrpe  sul  filo del rasoio dei  protagonisti  principali  e  dei personaggi minori ,  prontagonisti   ed antagonisti  ,   collegati ciascuno  alla riuscita complessiva del progetto, il quale, per importanza, si colloca ben al di là dei suoi meriti – o demeriti – estetici .
Voto 7

La gente certe volte si vuole proprio male.Questi obbrobri non li ho mai capiti


Ringrazio i miei genitori per non avermi creato , anche se a volte rompono per il mi spirito troppo ribelle , con una mente labile e distorta.Si, ognuno col proprio corpo può fare quello che vuole, ciò non toglie che io sono scioccato come ho evienziato più volte in altri ost sul blog e sui social .Specialmente nel vedere come era prima di diventare questo abominio .

: Bisogna sempre scegliere con la propria testa e mai farsi condizionare dagli altri. Molte volte pensiamo di dover cambiare per piacere agli standard che la società ci impone ma il bello è proprio questo, ognuno di noi è unico, autentico, originale! Non dobbiamo cercare in tutti i modi di rientrare nei canoni di ciò che vogliono gli altri. Noi siamo noi, ed è questo che ci renderà sempre e semplicemente NOI...

26.7.23

Rossana, dopo la laurea il ritorno in fattoria: "Ero un'educatrice, ora mi sveglio alle cinque e mezza per le mie mucche

"Cambio vita, vado in campagna" è la serie dedicata ai ragazzi e alle ragazze che hannodeciso, negli ultimi anni, di lasciare la loro occupazione per dedicarsi al lavoro nei campi. Una scelta legata alla crisi causata dalla pandemia ma anche alle scarse possibilità di lavoro in epoca pre-Covid: i giovani protagonisti, spesso laureati, raccontano la loro nuova vita. Rossana ha 28 anni, si è laureata nel 2015 in Scienze dell'educazione all'Università degli studi di Modena e Reggio
Emilia e, dopo aver lavorato per quattro anni in una casa di riposo come educatrice, ha deciso di cambiare vita e tornare a lavorare all’interno dell'azienda agricola di famiglia per allevare vitelli, mucche, capre, asini e galline. L'azienda agricola Fassera, a Isola Dovarese (Cremona), è specializzata nella produzione di latte e formaggi e possiede un allevamento di 160 bovini tra vacche adulte e vitelli.




si è laureata nel 2015 in Scienze dell'educazione all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e, dopo aver lavorato per quattro anni in una casa di riposo come educatrice, ha deciso di cambiare vita e tornare a lavorare all’interno dell'azienda agricola di famiglia per allevare vitelli, mucche, capre, asini e galline. L'azienda agricola Fassera, a Isola Dovarese (Cremona), è specializzata nella produzione di latte e formaggi e possiede un allevamento di 160 bovini tra vacche adulte e vitelli. Come affermato dalla giovane allevatrice: "Dopo la laurea, quando parlai della mia decisione ai miei genitori, rimasero entrambi scioccati. Non mi pento del percorso di studi che ho scelto e il mio sogno è quello creare una fattoria didattica unendo studi pedagogici e mondo dell’agricoltura".

                                Video di Edoardo Bianchi




una risposta a chi dice : << Studiare non serve più a nulla >> ( Sonar Magazine ) come quella racconta citato e nel precedente post : << Da licenziati diventano soci titolari e ora ripartono con la seconda sfida . Dopo un fallimento quattro ex dipendenti rilevano il market e lo portano al successo Super Dis a Predda Niedda (Sassari) si affilia al gruppo Frongia di Oristano >>

Da licenziati diventano soci titolari e ora ripartono con la seconda sfida . Dopo un fallimento quattro ex dipendenti rilevano il market e lo portano al successo Super Dis a Predda Niedda (Sassari) si affilia al gruppo Frongia di Oristano

  da  la nuova  sardegna  del   26\7\2023

Lo vedi dagli sguardi, dai sorrisi, dalle battute. Lo intuisci dal cercarsi sempre l’uno con l’altro. C’è amicizia, complicità, c’è una storia creata e vissuta insieme, tra tempeste, paura di non farcela e pacche sulle spalle per darsi forza. È una squadra quella che si appresta ad affrontare una nuova avventura nel supermercato di Predda Niedda, circa 1000 metri quadri nella strada 2 a Sassari.  Si chiama ancora Super Dis  ma da giovedì 27 il suo nome  diventerà “Vicino a te”: entrerà a far parte della catena della famiglia Frongia di Oristano, di cui sarà il diciannovesimo punto vendita nell’isola.
Sarà un rapporto di affiliazione e collaborazione stretta, ma i proprietari del supermercato sassarese resteranno i quattro che lo hanno creato e portato avanti in questi anni, rilevando una attività in fallimento. Si chiamano





 Vittoria Bazzu, 57 anni, Gavino Poddighe, 45, Stefania Demuru, 40 e Stefano Chessa, 51. Amici, tutti con grande esperienza nel commercio, reduci da chiusure, trasferimenti, periodi di cassa integrazione e fallimenti dei vari marchi per i quali hanno lavorato come dipendenti. Sino a quando, a cavallo tra il 2014 e il 2015, hanno deciso di provare a farcela  da soli. «E siamo diventati soci proprietari – racconta Vittoria con gli occhi che brillano  dall’emozione – Poteva sembrare una follia e invece eccoci qua. Ci abbiamo creduto, non abbiamo mollato».Al punto che la loro società  già da tre anni è entrata nel Top 1000, cioé nell’elenco delle mille aziende che vantano i fatturati più alti in Sardegna: si chiama Vsgs, acronimo che sta per Vittoria, Stefania, Gavino e Stefano e il volume d’affari supera i 4 milioni di euro.La sfida nel 2015 Verso la fine del 2014, dopo varie vicissitudini e periodi altalenanti, arriva la parola più temuta: fallimento. «È stato un momento terribile – dice Vittoria – perdere il lavoro significa tornare al punto di partenza, rimettersi in gioco e sperare che qualcun altro ti assuma. Per me, che avevo già 48 anni, sapevo che sarebbe stato molto difficile perché la mia età non piace al mercato. Ma non potevo immaginare di smettere di lavorare e come me altri colleghi, chi con famiglia a carico, tutti con spese da affrontare. Ho pensato che potevamo unirci, costruire il futuro con le nostre mani». Aggiunge Gavino: «Quando Vittoria mi ha spiegato la sua idea, l’ho accolta con entusiasmo. Avevamo dalla nostra una grande esperienza e conoscenze tra i fornitori e anche una buona dose di intraprendenza. Ho
pensato che potesse essere per noi una opportunità di rivincita e ci siamo lanciati, con il pieno appoggio delle nostre famiglie». Anche Stefania, che già lavorava con Vittoria, e poi Stefano, per anni titolare di un market apprezzatissimo nel quartiere di Prunizzedda a Sassari, hanno detto sì a occhi chiusi. «Avevamo una caratteristica in comune – dice Vittoria – lo spirito imprenditoriale, la voglia di mettersi in gioco pienamente consapevoli dei rischi ma anche della possibilità di realizzare il nostro sogno. Qualcuno ci avrà preso per matti, ma tornando indietro rifaremmo tutto».Dal 2015 a oggi Per prima cosa i nuovi soci-titolari hanno rilevato i macchinari del precedente supermercato, hanno chiesto e ottenuto un sostegno dalle banche e con un capitale di circa 100mila euro sono partiti. «Super Dis è stato inaugurato nel 2015 – dicono Vittoria e Gavino – e nella fase iniziale non avevamo una grande scelta di prodotti perché i fornitori non erano tanti». E la concorrenza agguerritissima, in una città in cui apre un supermercato dopo l’altro, e la grande distribuzione alimentare è presente con tutti i più importanti marchi nazionali ed esteri. Per i quattro soci la ripartenza è stata dura ed in quei momenti è stato fondamentale restare uniti e tenere sempre a mente l’obiettivo. Il buio è durato qualche anno, poi tra il 2018 e il 2019 la ruota ha iniziato a girare nel verso giusto, sia per il Super Dis di Sassari sia per il punto vendita di Osilo, più piccolo e seguito prevalentemente da Stefania. Se già prima della pandemia Super Dis era riuscito a ritagliarsi uno spazio significativo nel mercato, nel 2020 l’arrivo del Covid ha fatto aumentare i clienti e lievitare i guadagni. Perché il negozio, con le sue dimensioni a misura d’uomo, appariva più rassicurante rispetto agli ipermercati. E anche perché proprio in quel periodo è stata arricchita l’offerta della gastronomia, con menu diversi ogni giorno e piatti preparati dal capochef. I dipendenti, inizialmente 8 a Sassari compresi i soci-lavoratori, sono diventati 20. Altri 7 invece operano nel negozio di Osilo. Vicino a te Da giovedì nuovo nome, ancora più prodotti sardi tra gli scaffali (con la linea Bobore creata dai Frongia), un’ampia sezione enoteca, più attenzione verso chi è affetto da intolleranze alimentari varie e sguardo aperto verso nuove cucine come quelle di Cina e Giappone. Ma la formula vincente, nell’area organizzata in maniera più circolare e avvolgente, non si cambia e i pezzi forti, come la macelleria e ovviamente la gastronomia, restano. Si ricomincia, e sarà la seconda sfida, dopo la prima vinta con onore e orgoglio

25.7.23

Il clima cambia a velocità mai viste, le temperature salgono, gli eventi estremi aumentano. Ma c’è chi è sicuro: in estate fa caldo, in inverno fa freddo.

Il clima cambia a velocità mai viste, le temperature salgono, gli eventi estremi aumentano. Ma c’è chi è sicuro: in estate fa caldo, in inverno fa freddo. Da sempre . Infatti   come  , se  non adirittura  peggio  , come durante  il covid   assistiamo  ad  una  crescista  d'imbecillità  negazionistica    Infatti Dicono gli esperti veri, quelli che la sanno lunga e non si fanno raggirare dalle teorie che vanno per la maggiore e   che  ci   vogliono imporre  (il così detto “main stream”, in italiano la “principale corrente” di opinione), che è tutta una presa in giro. La realtà è che in estate fa caldo, in inverno fa freddoDicono i furbi, quelli che non si fermano alle informazioni raccattabili sui più autorevoli organi di sui informazione e sui   quotidiani ( per loro “giornaloni”, per distinguerli forse dai giornalini) ma approfondisconoi maniera  acritica  gli argomenti sul primo  sito   web  che  trovano    , che l’allarme per le temperature torride di quest’ultimo periodo è un’esagerazione, una stupidaggine, finanche un preciso piano dei grandi soloni del pianeta che così spingono il “popolo bue” a sottostare al giogo e seguire le indicazioni di chi davvero comanda.Ora   quest'ondata  d'imbecillità   non è  una  novità  visto   che  : << (....)  Basti ricordare le recenti tesi sull’immigrazione e la conseguente sostituzione etnica (fenomeni con evidenza legati a un disegno criminale anti italiano); sui vaccini che puntavano a inoculare in ciascuno un microchip per condizionarne scelte e decisioni future; sulla guerra all’Ucraina innescata in realtà dall’Occidente irresponsabile, che ha costretto un sincero democratico come Putin (qualcuno l’ha detto davvero) a perdere le staffe e muovere i carri armati per liberare il vicino dai nazisti e mettere al governo «persone perbene (... )   da  Caronte, gli «ecoimbecilli» e i negazionisti - L'Unione Sarda.it  del 25\7\2023  da  cui    ho tratto  la  foto sotto >>
La temperatura segnalata da una farmacia a Monserrato il 24 luglio 2023



A  fomentare  questya  contrapposizione  ci  si mette  anche  la  lingua  . Infatti 



Chicci di grandine grossi come palle da tennis
 caduti sull'Astigiano pochi giorni fa (Ansa) 

Anche chiamare Caronte (il traghettatore delle anime dei defunti dannati oltre il fiume Acheronte) l’anticiclone che ha soffocato per giorni il Belpaese prima di essere sostituito da Caronte 2 è un chiaro segno della volontà, ingiustificata, di terrorizzare inconsapevoli e ingenui cittadini dimentichi della storia: del resto «anche 71 anni fa in Italia in estate faceva caldo», ha scritto di recente su Twitter il politico Marco Rizzo, ex parlamentare europeo, tra i fondatori di Rifondazione comunista, presidente onorario del Partito comunista (attenzione: non del vecchio Pci), «ma a nessuno veniva in mente di obbligarti a rottamare la tua auto né a seguire bizzarre mode volute dalla finanza e dalle multinazionali» come si vorrebbe fare per ridurre l’inquinamento atmosferico. Il cambiamento climatico è un’opinione, non una realtà. Solo «balle di ecoimbecilli», definizione uscita sul quotidiano La Verità.

Mentre    i fenomeni  ambientali s'aggravano   e  le calamità aumentano    .S'arriva    a   Negare o  sminuire     il problema  facendo  da contraltare a chi studia e conosce l’argomento, trascurare la velocità con la quale aumentano le temperature medie, rendere tutto opinabile, buttarla sempre e comunque in politica e, alla fine, in caciara, polarizzando lo scontro tra un noi e un loro, dove il noi incarnerebbe chi è razionale e sa vedere oltre gli inganni e gli intrighi e il loro rappresenterebbe i «gretini» (Silvia Sardone, eurodeputata), i creduloni, gli allarmisti, quelli che hanno un fine personale da raggiungere a discapito della gente normale. 
I ghiacciai fondono? «Rientra nella storia del mondo, non c’è motivo di creare allarmismo» è la tesi del parlamentare leghista Claudio Borghi. La temperatura media nel pianeta cresce? «Non c’è un’emergenza climatica», ribadisce Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia. Bisogna combattere «il fanatismo ultra-ecologista», ha detto Giorgia Meloni al comizio dell’estrema destra spagnola di Vox a metà luglio. In fondo «la destra è il realismo, la sinistra è l’illusione, l’utopia, l’idea che siamo tutti uguali e non è così»: sintesi esemplificativa data a Repubblica il 18 luglio dal senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia, autore quattro anni fa tra l’altro di un convegno proprio a Palazzo Madama dal titolo “Non c’è un’emergenza climatica”. 
Quindi   Dunque perché allarmarsi per due sole settimane infernali in Sardegna, con temperature che hanno toccato livelli record? Perché occuparsi del riscaldamento dei mari, col conseguente aumento della loro acidità e l’arrivo di specie aliene ed  stravolgimento   dell'habit  e  della  diversità  delle  notre  zone  ? Perché guardare con preoccupazione alla Croazia, dove il caldo sempre maggiore ha consentito la proliferazione della zanzara tigre, che provoca gravi e contagiose malattie come la dengue, la febbre del Nilo occidentale, la Zika e la Chinkungunya? Davanti a  tali   scienziati   \  luminari come alcuni parlamentari italiani  ed  i loro accoliti    chiedono  perché dar retta a organizzazioni come l’Unicef che, pochi giorni fa, ha denunciato la presenza nel mondo di 559 milioni di bambini esposti a un’alta frequenza di ondate di calore e segnalato che entro il 2050 quel numero salirà a 2,02 miliardi «indipendentemente dal fatto che si raggiungano» i risultati sperati dagli scienziati (la riduzione dei gas serra con una crescita media delle temperature limitata a 1,7 gradi) o si proceda su questa strada deleteria (nessuna riduzione dei gas serra e temperature più alte di 2,4 gradi)? Perché preoccuparsi dei sempre più frequenti avvenimenti estremi come la tempesta che ha provocato devastazioni e una vittima in Lombardia e Milano il 24 luglio, mentre il sud Italia boccheggia ? Ecco quindi che   Sono  del cassandre    gli allarmi   lanciati  da 

  • L’ECONOMISTA

Joseph Stiglitz ha 80 anni, è un economista di fama mondiale, nel 2001 ha vinto il premio Nobel e da tempo lavora per smontare la convinzione, presente anche in Italia, secondo cui la conversione energetica e l’abbandono degli idrocarburi rappresentino un costo insostenibile per la comunità. «È il contrario», ha affermato in una recente intervista a Repubblica, «gli investimenti fatti oggi avranno una valenza enorme per i nostri figli e nipoti nella misura in cui saranno risparmiati incendi, alluvioni, siccità, uragani, ondate di calore, tempeste» e grandinate come quelle che tra il 17 e il 20 luglio hanno devastato parte del Trentino e il Veneto mentre il resto dello Stivale boccheggiava. «Servono anni per recuperare spese e perdite umane provocate da una catastrofe», ha chiuso Stiglitz, «cos’altro deve succedere per renderci conto che abbiamo un urgente obbligo morale a mettere in campo tutte le misure per ridurre ogni forma di inquinamento?»

I danni provocati da una tromba d'aria nel MIlanese il 21 luglio (Ansa)
I danni provocati da una tromba d'aria nel MIlanese il 21 luglio (Ansa)

  • IL METEOROLOGO

Dice il colonnello Mario Giuliacci, un’istituzione nel campo delle meteorologia, che «sul caldo c’è chi le spara grosse» (Libero, 20 luglio), perché «se davvero» i 45 gradi segnalati in diverse parti d’Italia «fossero stati valori reali, sarebbe stata una strage di anziani. Un’ecatombe. Siamo allo stupidario meteorologico». È vero che «in Sicilia e Sardegna il numero di località che sino al 26 agosto supereranno i 40 gradi potrebbe essere il più elevato di sempre, ma niente 50 gradi, nessuna fine del mondo», anche perché la temperatura «va verificata a due metri d’altezza, all’ombra, distante almeno cinque metri dalle case e se possibile sopra un prato». Poco significativi dunque i 47,7 gradi rilevati il 19 luglio a Donori e nelle campagne di Dolianova, non in pieno centro abitato. Asfalto, cemento, auto e spazi chiusi condizionano i rilevamenti, certo; però come spiegare che da qualche anno nelle città si registrano temperature sempre più elevate rispetto a un passato più o meno recente? Storia di pochi giorni fa: 46 gradi a Decimomannu e Siliqua, 45 a Cagliari, Monastir, Oliena, San Sperate.

I danni provocati dall'alluvione in Emilia Romagna lo scorso maggio (Ansa)
I danni provocati dall'alluvione in Emilia Romagna lo scorso maggio (Ansa)

  • L’ANTICICLONE

Dal 2003, con l’arrivo dell’anticiclone africano che porta caldo dal Sahara, le temperature sono salite a livelli «mai visti prima», ha spiegato sul quotidiano La Stampa il 18 luglio il climatologo Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana. Da allora «abbiamo avuto stagioni difficili nel 2015, nel 2017, nel 2019, nel 2022. Dati del Cnr. Questo giugno è stato tra i più caldi in 220 anni. A luglio abbiamo già raggiunto un’ondata di calore di grande intensità mai così prolungata, sintomo per eccellenza del cambiamento climatico. In Cina hanno superato i 50 gradi. In Canada non c’erano mai stati incendi di simili dimensioni, gli oceani non sono mai stati così caldi. Il pianeta sta dando i numeri con conseguenze gravissime per agricoltura, energia, salute, migrazioni».

L'andamento delle temperature negli anni (Ansa)
L'andamento delle temperature negli anni (Ansa)

  • FENOMENI PREOCCUPANTI

Aumentano piogge, smottamenti e alluvioni anche in primavera, durante la quale tuttavia si riduce la presenza di neve sulle vette delle montagne e i ghiacciai si ritirano; con l’arrivo del caldo il nord Italia soffre la siccità (pochi mesi fa il Po ha toccato il suo livello minimo storico) eppure capita che grandini, cada una quantità d’acqua eccessiva che allaga interi territori (l’ultima volta in Emilia Romagna), si formino trombe d’aria. In Siberia sono stati toccati i 30 gradi; presto diventerà navigabile il Polo nord; gli spazi desertici si allargano.

Quindi lo si dica a voce alta: i veri esperti, furbi, sanno che dietro questo allarmismo si celano i poteri forti. Su tutti gli imprenditori George Soros e Bill Gates, che per trarne un vantaggio economico e consolidare le loro già immense fortune condizionano le scelte dei governi. E i pareri di giornaloni e climatologi, economisti, politici, fisici, storici ed ecologisti da loro pagati.


Il talento, il cancro, il gol. Con Linda Caicedo i Mondiali di calcio trovano la loro star

Un gol all'esordio al Campionato del mondo in Australia. A 18 anni, l'attaccante colombiana del Real Madrid è una figura ispiratrice dentro e fuori dal campo. A 15 anni la diagnosi di tumore alle ovaie, da cui è uscita con un'altra consapevolezza del gioco e della vita 

da https://www.huffingtonpost.it/    del  25 Luglio 2023 alle 10:55 

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Un sorriso contagioso, un talento che l’ha portata a diventare, a soli 18 anni, una delle giocatrici più promettenti del calcio femminile. Ma Linda Caicedo, l’attaccante colombiana del Real Madrid che ha segnato il suo primo gol ai Mondiali femminili, è una figura ispiratrice dentro e fuori dal campo. Quando aveva 15 anni, le è stato diagnosticato un tumore alle ovaie, un’esperienza che ha segnato profondamente il suo percorso di crescita soprattutto a livello psicologico. “All'epoca, non pensavo di poter giocare di nuovo professionalmente a causa di tutti i trattamenti e gli interventi chirurgici che ho dovuto affrontare. Mentalmente, è stato un momento molto difficile della mia vita”, ha raccontato al debutto sul palcoscenico più importante del calcio femminile, quello della FIFA. “Sarò per sempre grata che sia successo quando ero molto giovane. Sono riuscita a riprendermi, ho avuto il sostegno della mia famiglia e ora mi sento molto bene. Quello che è successo mi ha fatto crescere. Mi sento grata e felice di essere qui".

media_altQuesta felicità per il semplice fatto di esserci è qualcosa che traspare vedendola correre sul campo, con una velocità e un gioco di gambe in grado di sbaragliare le avversarie. È successo anche oggi al Sydney Football Stadium, quando ha regalato alla sua squadra, la nazionale colombiana, il secondo gol della vittoria contro la Corea del Sud, facendo impazzire letteralmente di gioia i tifosi. Il gol di Caicedo è arrivato al termine di una corsa sfrenata da centrocampo, che l'ha vista tagliare dalla sinistra prima di calciare dal limite dell'area.Nata a Candelaria, nel Dipartimento colombiano di Valle del Cauca, il 22 febbraio 2005, Caicedo ha iniziato a giocare a calcio all'età di cinque anni, prima in una squadra maschile, poi con le ragazze. Nessuno nella sua famiglia praticava questo sport. L’amore per il pallone è stato qualcosa di istintivo: sapeva di essere nata per giocare, e per giocare in attacco. Quando aveva 11 anni, ha iniziato come attaccante all’Atlas, la scuola sportiva dell'ex giocatrice della nazionale colombiana Carolina Pineda. È stato lì che Melissa Ortiz, che è andata alle Olimpiadi del 2012 con la Colombia, l'ha vista giocare per la prima volta. "Aveva tipo 14 anni", ha detto Ortiz a GOAL. “Ho detto a quello che è oggi il suo agente: ‘devi metterla sotto contratto!', e alla fine lo ha fatto. Ricordo solo di aver pensato: 'Sarà la prossima grande novità'".Così è stato. I prossimi passi di Caicedo la vedono rappresentare la sua regione nei tornei, poi le nazionali giovanili, prima di trasferirsi all'América de Cali all'età di 14 anni. Anche se troppo giovane per giocare nella Copa Libertadores, debutta nella competizione due anni dopo per i rivali del club, il Deportivo Cali. Caicedo ha fatto il passaggio all'inizio del 2020 e avrebbe avuto un altro titolo di campionato a suo nome nella sua seconda stagione.Grazie alle sue qualità Caicedo, ancora giovanissima, inizia a essere convocata dalla Federcalcio colombiana direttamente in nazionale, inserita dal commissario tecnico Nelson Abadía in occasione della doppia amichevole con l'Argentina del 9 e 12 novembre 2019. In seguito Abadía continua a concederle fiducia, convocandola più volte in amichevole tra il 2020 e il 2021. L'anno successivo viene scelta tra le 23 giocatrici che affrontano la Copa América Femenina 2022. Durante il torneo Caicedo si mette in luce, siglando due reti, tra le quali quella che permette di superare di misura l'Argentina in semifinale facendo accedere così la sua nazionale alla finale del torneo per la terza volta nella sua storia sportiva, qualificandosi per il torneo di calcio femminile all'olimpiade di Parigi 2024 e ricevendo il premio come migliore giocatrice.Dal febbraio di quest’anno giocare per il Real Madrid. Nonostante l'imponente eredità della squadra spagnola, Caicedo non è stata intimidita dal cambiamento e afferma di non aver avuto problemi ad adattarsi al modo spagnolo di giocare a calcio. “Sento di aver fatto bene nel breve periodo in cui sono stata in Spagna. Trasferirsi nel Paese non è stato un grande shock culturale ", ha detto in un'intervista a Claro Sports. Dall'esordio a Madrid, Caicedo ha giocato 10 partite, segnato 2 gol e fornito 4 assist. Il suo profilo Instagram è una collezione di giocate e di sorrisi, una finestra aperta sul mondo di una 18enne che di talento e grinta ne ha da vendere.

24.7.23

a non tutti piace la vittoria della nazionale di calcio femminile ai modiali - di Giada Cristallina tramite Maria Patanè

    non  c'è bisogno  d'aggiungere  altro    all'articolo      riportato sotto ,   in quanto    :   mi toglie  le  parole  di bocca  e  riesce  a  dire meglio    di  me    la  rabbia   e  l'indignazione     contro   gli sportivi da  tastiera   e abituati solo a  sport  maschili ,se  non  che conferma   la  finale  del mio  post precedente : << la nazionale femminile gioca ai mondiali di calcio femminile 2023 ma per i media passa rispetto a quelli maschili >>




Mondiale di calcio femminile: l'Italia vince contro l'Argentina.
Moltissimi "sportivi da tastiera" si augurano che l'Italia esca, ricordano i titoli vinti dalla controparte maschile (dimenticandosi che l'Italia femminile è professionista solo da un anno. E i carichi di allenamento tra i dilettanti e i professionisti cambiano!!) e sbraitano "E' più emozionante vedere una partita di terza categoria maschile".
Gente, ve lo posso dire? Avete rotto il ca**o! Vedetevi le partite di terza categoria maschile (con tutto il rispetto per gli sportivi di serie C1), che non scompaiono, se c'è il calcio femminile.
Intanto, c'è un dato: le ragazze, per due mondiali consecutivi, si sono qualificate. I loro strapagati colleghi no. E piagnucolano per ogni minchiata.
Chi ci sta mettendo più grinta e impegno? A me pare le ragazze.
Poi, ripeto, le ragazze, negli anni passati, non potevano vivere solo di calcio, al contrario dei maschi, perché il calcio femminile era considerato dilettantesco. E coi carichi di allenamento differenti (e la necessità di lavorare per vivere) è normale essere svantaggiati.
Ma questo gli "sportivi da tastiera" lo capiranno mai?
Giada Cristallina
P.s Aspettarsi gli stessi (presunti) livelli tecnici maschili da donne appena entrate nel professionismo, è da perfetti imbecilli. Si cresce con l'allenamento, non per grazia ricevuta.

la nazionale femminile gioca ai mondiali di calcio femminile 2023 ma per i media passa rispetto a quelli maschili in secondo piano

Oggi fra l'idifferenza generale dei media( ufficiali e non ufficiali ) , e il poco spazio di quelli sportivi , l'italia del calcio femminile ha vinto la sua partita d'esordio ai mondiali di calcio femminile 2023 .  Manifestazione    che  è    alla la nona edizione e si sta svolgendo in Australia e in Nuova Zelanda dal 20 luglio al 20 agosto 2023 . Questas  semi  indifferenza  mediatica   rispetto  a   quelli  del mondiali di calcio  maschile   dimostra  che  il processo   culturale    di uguagliaza tra  i sessi  è ancora  lungo .  Ecco perchè   opere letterarie   \  teatrali      come    LE FUORIGIOCO di e con Michele Vargiu, regia Laura Garau  ( ne  ho   recensito   sul blog   l'esibizione  tenuta    a tempio  pausania  il 10 luglio



LE FUORIGIOCO di e con Michele Vargiu, regia Laura Garau

è una “favola teatrale” che racconta la storia del “𝘎𝘳𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘍𝘦𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘭𝘦 𝘊𝘢𝘭𝘤𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘰 𝘔𝘪𝘭𝘢𝘯𝘦𝘴𝘦”, la prima squadra di calcio femminile mai costituita in Italia nel 1932.
Una storia corale, di “squadra”, che racconta del lavoro di decine di donne che in pieno fascismo hanno portato avanti un esperimento, una sorta di piccolo incantesimo contro tutti i blocchi e gli stereotipi dell’epoca.
È la storia di un sogno. Una storia di passione, lotta e riscatto.
È la storia di Rosetta, Losanna, Marta, Maria. Ma anche la storia di Piero e di Ugo.
È la storia di tante giovani donne che hanno lanciato un piccolo sasso in uno stagno, innescando un cambiamento. È la storia di un fatto accaduto a Milano ma che riguarda un intero Paese: la storia di un gruppo di donne che nel 1932 cominciano a giocare a calcio, in un Paese che ufficializzerà il primo campionato femminile solo nel 1986

    che  racontano  storie ai margini     sono più  attuali     che  mai . 

Maternità surrogata, dai “Figli del peccato” ai “Figli del reato”



Sono cotrario alla maternità surrogata \ utero in affitto per motuvi etici  morali  (  se  volete   in un prossimo post   ve ne parlerò   ricordatemelo  all'email  del blog    redbeppe@gmail.com )  che   posso  essere  riassunti :  in  violenza  psicologica,  sfruttamento specie se  è  a pagamento    . Ma la legge  in corso di discussione    se rendere  reatoi universale  una cosa gfià proibita peraltro in Italia  , la  maternità  surrogata  . Ma soprattutto   Il sondaggio Demos pubblicato su repubblica venerdì 21 luglio sull’opinione degli italiani in merito alla gestazione per altri ( termine buonista per edulcorare il problema etico ) dimostrano  oltre   la  spaccatura     nel  paese     il  fatto  che   ancora una volta che il Paese è più avanti della sua classe politica: metà degli italiani, soprattutto quelli più giovani e istruiti, sono a favore della maternità surrogata , costringe   a  tenerne  conto    della  complessità   della  situazione  .
Infatti  Nei prossimi giorni il Parlamento arriverà a votare la proposta di legge di Fratelli d’Italia, a prima firma Varchi, finalizzata a rendere “Reato Universale” la Gestazione per Altri (GPA), ovvero perseguibile penalmente anche se messa in atto da cittadini italiani in Paesi in cui è del tutto legale è regolamentata.e
dati di fatto.
Innanzitutto, i Paesi che hanno legalizzato la cosa sono Stati Uniti ( molti stati ) , Canada, Portogallo, Regno Unito, Ucraina, Grecia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, solo per citarne alcuni. Il secondo Come si può dire sì al Reato Universale di Gestazione per Altri, quando questa proposta di legge su pone in contrasto con il diritto internazionale ed europeo, configurandosi come vero e proprio obbrobrio giuridico ?
Inoltre, non tutti sanno che la GPA viene praticata al 90% (  secondo   il gruppo   dei radicali   )  da coppie di persone di sesso diverso: spesso si tratta di donne che non hanno l’utero, che nascono senza, o di donne a cui è stato asportato a causa patologie gravissime.Ecco, dunque, la proposta che vuole rendere Reato Universale la GPA si configura come un ennesimo accanimento contro le donne, che non tutela né loro né i bambini  Anzitutto non tutela le donne, poiché il proibizionismo sul corpo delle donne - l’aborto ce lo insegna - da sempre ha prodotto fuga  l'estero  per chi  può  e clandestinità, sofferenza e sfruttamento, soprattutto nel caso delle persone meno abbienti. 
Concordo   con loro     quando  affermano    che   solo  , con una regolamentazione rigorosa, può garantire piena dignità a tutte le persone coinvolte.Questa proposta di legge non tutela nemmeno i bambini: che tutela sarebbe sbattere in galera i genitori ?Metterli in adozione o darli in affido, qual'ora  lo ha  fatto  ,  sarebbe davvero la soluzione più dignitosa ?cco allora che l’emendamento di +Europa, che nasce da una proposta di legge elaborata dell’Associazione Luca Coscioni, va nella direzione di smontare questa ipocrita omofobia di Stato spacciata per difesa delle donne, e punta a regolamentare la GPA soltanto in forma altruistica e solidale, senza finalità economiche e commerciali, mettendo fine a inutili e dolorose persecuzioni. Regole stringenti che scongiurino la commercializzazione dei corpi servono ad evitare che le gravidanze siano portate avanti dalle donne più fragili economicamente, istituendo l’obbligo di stipulare in loro favore una polizza assicurativa che copra tutte le spese mediche relative ai rischi della gravidanza, nonché un registro nazionale presso l’Istituto Superiore di Sanità, la cui iscrizione sarebbe obbligatoria proprio al fine di garantire il rispetto di queste garanzie.

A partire da questa proposta rivolgiamo un appello a tutti i Parlamentari delle forze progressiste e liberali presenti in Parlamento. Non basta opporsi alla proposta Varchi. Dire no al Reato Universale mantenendo quello nazionale è una grande ipocrisia. Significa invitare le coppie a continuare ad andare all’estero, discriminando, ancora una volta, chi non ha la possibilità economica di intraprendere questo percorso fuori dall’Italia, senza tutele nel proprio Paese.Su questo +Europa ha le idee chiare, ma capiamo che negli altri partiti di opposizione, a partire dal PD di Schlein, il dibattito sia acceso e complesso.Il nostro auspicio è però che le voci in dissenso trovino la forza di farsi sentire, uscendo dagli schieramenti precostituiti, per combattere con noi una battaglia di legalità. Contro una destra che vorrebbe sterilizzare ogni diversità, nella sua concezione del mondo grigio e scialbo.Non accettiamo compromessi con questa destra. Le opposizioni devono essere pronte a costruire un Paese completamente diverso da quello che il Governo immagina.Un Paese che garantisca dignità a tutti, nelle diversità di ognuno, e che non lasci indietro nessuno. A prescindere anche dalle modalità in cui si nasce.

Insomma   il modello   da  cui  partire  potrebbe essere  quello  del   Canada, la maternità surrogata non commerciale è legalmente consentita per i cittadini e gli stranieri uniti in un matrimonio formale o una convivenza, comprese le coppie dello stesso sesso. Una legge   non perfetta  ma  perfettibile  . Infatti La legge sulla riproduzione umana assistita del Canada (AHRA) è stata approvata nel 2004 ed è la legge principale che disciplina la maternità surrogata gestazionale. Essa  ha forti restrizioni su come possono avere luogo la maternità surrogata e la donazione di ovuli o spermatozoi.


La maternità  surrogata  o  La Gestazione per Altri   come   la   si  voglia chiamare   può piacere o no, ad  esempio  a me  non mi   piace come ho già  detto all'inizio   del post    sia     che  sia  in  ambito utilitaristico   sia  per  soddifare  una maternità (  a prescidere  che  si tratti di  coppie  etero o  lgbtq  o   single  ) a  tutti i  costi  o peggio  bypassare  le  pratiche  dell'adozione   . Ma  “Io non lo farei”, per noi non può significare “Non lo devi fare nemmeno tu”. Ecco  che     come   Europa+   chiedo   <<  Ai Parlamentari liberali e progressisti  che proprio su queste battaglie si fa può fare differenza, su queste battaglie si costruisce l’alternativa.E’ arrivato il momento di scegliere: con Fratelli d’Italia o con i Figli e le Figlie d’Italia.>>

23.7.23

usiamoli finchè ci servono e poi buttiamoli via la storia di M.L un anziana abbandonata dai familiari di daniela tuscano

 

Hanno detto che era stanca, depressa, umiliata per un fisico che non rispondeva più, che sentiva inutile. Non per un fatto estetico. La decadenza la tormentava perché le avrebbe impedito di dedicare alle figlie, ai nipoti il tempo e l'energia che desiderava. Questo hanno detto e forse è vero, M. L., come tutte le nonne e le donne, era stata educata così: a pensare agli altri e non a sé stessa, a pensare sé stessa in rapporto agli altri. Soprattutto alla famiglia. Ma la famiglia non c'era il 20 luglio, antivigilia della festa dei nonni. Le figlie, i nipoti erano appena partiti in vacanza e lei, M. L., smarrita da tempo, doveva improvvisamente fare i conti con la propria in-utilità. Quegli anni gratuiti, gli anni della vigoria e del dono, gli anni delle estati in Liguria, dove le voci garrule dei bimbi al mare restituiscono una breve infanzia, quegli anni erano diventati un ricordo crudele e scialato. Inutile anch'esso, perché M. L. era rimasta lì, involontaria stilita, come una vecchia misantropa, in un silenzio senza storia.E in silenzio è volata giù, dalla finestra spalancata che ha gridato per lei. Non è stata una caduta accidentale. È scesa per esserci ancora, fra l'erba verde, presso gli alberi da frutto. Una tomba "antica", ché tutti ormai non lasciamo che cenere, e le nostre case sono sarcofaghi dei quali non rispettiamo la sacertà. È scesa perché era finita, perché finita si sentiva, perché finita non voleva finire. Nessuno conosce il guazzabuglio del cuore umano, a nessuno è lecito giudicare. Ma le tombe mute dei vecchi, come il disonore delle salme degli anziani ospiti della Rsa milanese, morti in un rogo e abbandonati anche durante le esequie, sono l'accusa concreta, starei per dire vivente, dei nostri anni ingrati. La lezione del covid non ci ha resi migliori. In questi anni "che mai non fur vivi" seppelliamo anzitempo gli anziani "in-utili", precludendoci così il futuro.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...