Premesso che una vicenda storica complessa come quella del confine orientale il cui ricordo della giornata del 10 febbraio viene in massima parte ridotta solo alle foibe, intrecciata con : il risorgimento italiano , con il fascismo e le due guerre mondiali, e con l'esodo di popolazioni è difficilmente sintetizzabile in un articolo senza rischiare di essere approssimativi,
Con quest'articolo inoltre non si intende negare che nel 1943 e nel maggio 1945 ci furono atti di violenza o di rappresaglia contro fascisti, ex-fascisti e/o collaborazionisti, poiché questi fatti si accompagnano sempre e comunque ad ogni dopoguerra, e nemmeno si intende esaltare la violenza vendicativa contro gli sconfitti, quanto evidenziare alcuni aspetti su quelle vicende . Si condanna : il silenzio e il nascondere cosi è stato fino all'istituzione del 10 febbraio tali vicende
Gli episodi delle “foibe” del settembre 1943 vanno distinti dagli arresti e dalle esecuzioni del dopoguerra;
Non è mai esistita una volontà dei popoli slavi di organizzare una pulizia etnica degli insediamenti italiani.
Non vi furono massacri indiscriminati di persone in quanto italiani, la maggior parte delle vittime furono fascisti o collaborazionisti, nonché oppositori anticomunisti, spesso slavi;
La maggior parte dei morti si ebbe nei campi di internamento, dove certamente le condizioni di vita non erano buone. Va però detto che la Slovenia era stata distrutta dagli invasori nazifascisti. Mancavano impianti sanitari, acquedotti ecc. Le stesse sofferenze furono patite anche dalla popolazione civile che aveva difficoltà a sfamarsi;
È praticamente impossibile uccidere un così alto numero di persone in così poco tempo semplicemente gettandole in delle cavità naturali: ci sono prove che il numero delle vittime sia notevolmente inferiore rispetto a quanto riportano le campagne mediatiche disinformative.
Vi furono anche vendette personali, ma molti di coloro che le perpetrarono furono processati e condannati (e in taluni casi amnistiati).
La narrazione dei presunti massacri si è spesso rivelata uno strumento per giustificare una futura presa di potere di forze populiste e anti-rivoluzionarie.
Non si può piegare la storia alla volontà dei vincitori; infatti, la rinascita e il ritorno in auge della destra neo nazionalista, reazionaria e populista sono le motivazioni e le pericolose conseguenze alla base del revisionismo storico di questi anni. Infatti L'impostazione chiusa [ ed a senso unico aggiunta mia ] ed nazionalistica della giornata del ricordo corre [ in realtà c'è già ] seriamente il rischio di legalizzare il ricordo dei crimini altrui nell'oblio di altri crimini cioè dei nostri ( Carlo Spartaco Capogreco )
Ora dopo questa premessa veniamo al post sorto da interessante dibattito , di cui riporto la discussione per chi non mi segue ( e non segue ) sorto da un articolo da me condiviso sul mio ( vostro perchè i commenti sono liberi e non moderati , salvo mancanza di rispetto e cattiva educazione cosi come la condivisione sula mia bacheca ) facebook https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/ dell'articolo purtroppo a pagamento di quest'articolo
da https://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2021/01/18/news/gobetti-le-foibe-non-furono-genocidio-basta-ingerenze-politiche-1.39788732
Gobetti: «Le foibe non furono genocidio. Basta ingerenze politiche»
Esce per Laterza un saggio-pamphlet dello studioso torinese, una diretta presa di posizione contro le mistificazioni su una dolorosa pagina di storia. «I fatti sono stati strumentalizzati»
Cambia che se si inquadrano nel contesto della seconda guerra mondiale e di cosa e' successo gli anni precedenti si ridimensiona moltissimo il fenomeno dal "genocidio" e al "trucidare" a semplici uccisioni di guerra... magari sbagliate, ma non certo equiparabili o confrontabili con le porcherie che avevano fatto loro prima...
Non e' difficile: Nazismo=genocidio. Turchi vs armeni=Genocidio. Giapponesi vs Cinesi in Manciuria=Genocidio. Foibe=Cazzata revisionista: trattasi di episodi inquadrati in un periodo di guerra.
anche nel dopo guerra visto che continuarono soprattutto nell'istria anche dopo. Non è cazzata revisionista in se perché sono successe realmente. Ma la cazzata revisionista è l'uso che se ne fa distorcendone gli avvenimenti ad uso ideologico da una parete dall'altra
dammi qualche fonte relativa agli atti del dopoguerra in Istria sul genocidio, altrimenti sono solo chiacchiere. Parlare di genocidio per questi fatti e si revisionismo ed anche becero.
dopo ogni guerra o rivoluzione ci sono state vendette più o meno trasversali. Il problema , probabilmente non ci sarebbe stato se invece di infoibarli, li avessero seppelliti in fosse comuni o inceneriti...insomma se non avessero lasciat…
Gli eccidi in istria e fiume li han fatti gli italiani fascisti durante l'occupazione dal 41 fino al 43... dopo l'armistizio, arrivarono i tedeschi e cominciarono loro a massacrarli (appoggiati dai repubblichini).. a Trieste, quando arrivarono i tedeschi, i repubblichini denunciarono e mandarono nei campi di concentramento gli ebrei e i partigiani triestini (i loro concittadini... vermi schifosi)... i tedeschi si trovarono le liste gia pronte... sapevano che i tedeschi li avrebbero mandati ad auschwitz ed altri posti di merda, ma non si fecero scrupoli... e quando i titini li trovarono, alcuni si fecero giustizia da soli, ma la maggior parte subirono processi per crimini di guerra e al contrario di quello che i fascisti di oggi vogliono far credere, molti tornarono a casa poiche estranei ai fatti, altri furono fucilati poiche trovati colpevoli.... esistono tanti documenti che mostrano chi mori realmente nei supposti eccidi: repubblichini, assassini e gerarchi.... e questi vermi oggi addirittura, il 10 di febbraio, premiano con medaglie i parenti di alcuni repubblichini conclamati! Ma davvero stiam parlando di queste merdate? Ci sarebbe da vergognarsi per almeno due generazioni di quello che abbiamo fatto in quei posti e c'e anche qualche schifoso che dice che fu un genocidio di italiani....
il genocidio avviene quando si prende di mira un gruppo etnico o religioso. Le foibe sono esistite ma non si può parlare di genocidio perché i titini ammazzavano italiani che non sono né un gruppo etnico né religioso.
quindi non certo ci fu pulizia etnica e genodio ma ci furono ideologico , aberrazioni nazionaliste , totalitarismi , vendette tipiche quando si passa da un regime ad un altro , o dopo una guerra . C'è la volontà di usare la gli eventi storici storia e le ed le rispettive ad uso politico \ ideologico contro il proprio avversario come dicono questi due storici di diversa formazione cultulturale
da https://invececoncita.blogautore.repubblica.it/ SABATO 30\1\ 2021
Maria Luisa in un fermo immagine di un documentario di Rai Storia
Leonardo Magini, 80 anni, Torrimpietra, galleria d'arte a Roma, stampava libri sull'arte antica
"Il centenario del Partito Comunista, e il suo fondatore, sono all’origine di questo ricordo su una persona che all’epoca non era ancora nata. Il 21 novembre 1927, dal carcere di Turi, Antonio Gramsci scrive alla moglie: ‘Carissima Giulia, da qualche giorno non sono più isolato, ma sto in una cella comune con un altro detenuto politico, che ha una graziosa e gentile bimbetta, di tre anni, che si chiama Maria Luisa. Secondo un costume sardo, abbiamo deciso che Delio (il primo figlio di A. G.) sposerà Maria Luisa appena i due siano giunti all’età matrimoniale; che te ne pare?... Ti abbraccio teneramente, cara. Antonio’". "L’altro detenuto politico è Enrico Tulli, di famiglia bergamasca, cattolico e poi redattore de ‘L’Unità’, condannato a tredici anni e che morirà di lì a poco, fuoriuscito in Francia. Quindici anni più tardi, Maria Luisa, studentessa al liceo classico Parini di Milano, deve fare un tema in classe di italiano in cui le è richiesto di spiegare come Mussolini incarni il ‘Principe’ di Machiavelli. Lo svolgimento è tale che Maria Luisa viene arrestata, prima fa tre mesi di galera a San Vittore nel reparto maternità tra infanticide e condannate per aborto, e poi viene condannata a cinque anni di confino a Tito di Lucania, provincia di Potenza". "Ne fa, in realtà, ‘solo’ uno e mezzo, grazie alla caduta del fascismo. I confinati non possono comunicare tra loro. Ma, nonostante il divieto, a Tito Maria Luisa conosce, se ne innamora e sposa un altro confinato, Manlio Magini, condannato a un anno per antifascismo e poi – incredibilmente – messo al comando dell’ultimo treno di aiuti ai nostri combattenti sul fronte russo: un treno che verrà svuotato dai camerati nazisti". "Più avanti, nel novembre del 1944, Manlio ora partigiano di Giustizia e Libertà, è arrestato assieme ad altri cinque a seguito di una delazione, portato a San Vittore, e poi a Fossoli e infine a Mauthausen, da dove viene liberato il 5 maggio 1945. Anche Manlio è fortunato, si fa ‘solo’ sei mesi di uno dei campi di concentramento più tristemente noti del nazismo; solo per questo è uno dei trecento sopravvissuti su diecimila deportati. Manlio era mio zio e Maria Luisa Tulli la zia Marisa. Ricordi di un passato ancora presente. Ricordi di italiani del XX secolo".
L'unica nota positiva è che, avendo 14 anni, è ancora recuperabile, sempre che vicino a questo ragazzino ci siano persone in grado di aiutarlo. Diversamente andrà ad ingrossare le fila degli ignoranti, violenti, fascisti, razzisti...
leggi anche https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2021/01/le-donne-nei-lager.html
concludo la settimana del giorno \ giornata della memoria parlando ancora ( vedere post precedente ed i link in esso riportati ) di una tematica poco affrontata dalle celebrazioni ufficiali dell'atroce destino delle donne nei lager con questa intervista a Donatella Alfonso autrice insieme a Laura Amoretti e Raffaella Ranise di Destinazione Ravensbrück L'orrore e la bellezza nel lager delle donne ( foto a destra ) recentemente ristampato . Un Libro che già dalla descrizione presa da https://www.libreriauniversitaria.it/
Alcune erano bambine, accompagnate dalle madri, altre ragazze di vent'anni, madri di famiglia, oppure già anziane. Sui treni che le portavano al campo di concentramento di Ravensbrück, a nord di Berlino, finirono detenute politiche, prostitute, o appartenenti a famiglie ebraiche: reiette da isolare, da eliminare, per il regime nazista. Mille tra le italiane deportate, di ogni età, non tornarono mai: tra loro anche alcune passate per un piccolo e quasi dimenticato centro di detenzione nell'estremo ponente ligure, a Vallecrosia. La storia di queste donne, ragazze e bambine, i ricordi, la capacità che ebbero molte di loro, nonostante la tragedia che stavano vivendo, di ritrovare la capacità di un affetto, di un gesto, di un sorriso, si affiancano ai momenti più cupi vissuti nel lager e, per le sopravvissute, riportati nella vita vissuta dopo. A 75 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, un libro che ripercorre testimonianze e luoghi e la tessitura della memoria di queste donne, della disumanità che hanno dovuto affrontare e del male che ha attraversato l'Europa, monito per allontanare ogni vento di inaccettabili revanscismi.
e da questa video presentazione
dimostra l'assurdità del revisionismo \ negazionismo . Quando non c'è niente da revisionare se mai da approfondire ed ancora da studiare .
Ecco la mia intervista
lo stesso studio fatto per Ravensbruck, si può estendere anche agli altri campi ? oppure come ho letto su http://www.informareunh.it/lolocausto-delle-donne-non-conformi-o-inutili/ questo di R fu l’unico campo di concentramento progettato dal Reich per eliminare le donne “non conformi” che avrebbero potuto contaminare la “razza ariana”, oppure semplicemente giudicate “inutili”?
Il campo di Ravensbruck ha una sua storia specifica, che ne fa un caso a sé. E' il campo delle reiette, le donne scomode al regime hitleriano: aperto nel 1938 in un terreno, tra l'altro, di proprietà di Heinrich Himmler, ospita da subito oppositrici politiche ma anche prostitute, lesbiche, donne non conformi allo stile di vita delle perfette ariane del Reich. E nasce come campo di lavoro con manodopera ampia e quasi a costo zero per due grandi aziende che aprono fabbriche nel campo: la Siemens e la Texled. La prima userà le mani delle donne per realizzare parti da utilizzare nell'aeronautica militare; la TexLed realizza le divise per detenuti e soldati. Di fatto, il campo è pienamente utilizzato nella produzione bellica, le donne sono una forza lavoro che va sfruttata fino all'esaurimento. Ma solo a fine 1944 diventerà un campo di sterminio, quando la guerra comincerà a dimostrarsi senza uscita per il Reich.
per chi non conosce il libro , ed in libreria sceglie in base al titolo , potrebbe spiegare dove sarebbe la bellezza in un lager nazista
La bellezza è, di fronte all'indicibile orrore degli esperimenti, alla violenza delle guardie - peraltro quasi tutte donne - la capacità d tante donne prigioniere d non cedere al programma d annullamento della propria personalità, della loro femminilità; ma sono anche le relazioni d'affetto, d'amicizia che nascono tra le donne, la rete di "normalità" che costruiscono. Le sorelle Bianca e Bice Paganini e Mirella Stanzione di La Spezia, deportate insieme alle madri,che ricostruiscono con le chiacchiere la speranza di tornare alla vita di prima. Le "madri del campo", detenute che si prendono cura di bambini rimasti senza le madri; o una intellettuale come l'etnologa francese Germaine Tillion che scrive un'operetta sulla vita nel campo e la sera la fa cantare, su musiche popolari, alle compagne di prigionia. La bellezza è saper restare vive, soprattutto emotivamente.
No, non abbiamo trovato testimonianze di un impiego sessuale delle deportate a Ravensbruck, anche se non si può escludere che ci siano stati casi del genere, come ovunque. Di sicuro, le donne del campo servivano essenzialmente come manodopera per le fabbriche, per cui il loro impegno prevalente era quello. Ricordiamo che era un lager prevalentemente femminile, anche nel numero del personale di custodia; la sua particolarità è, ad esempio il fatto che qui si trovasse la scuola di formazione delle Aufseherinnen, le guardiane - particolarmente violente, reclutate con un semplice annuncio sul giornale che prometteva un impiego statale con un ottimo stipendio - che verranno poi impiegate anche in altri lager.
nella ristampa ci sono ulteriori storie ?
Sì, ad esempio un focus su Teresa Noce, la dirigente del Pci clandestino e partigiana nella Resistenza francese, che deportata a Ravensbruck con altre compagne, cerca di organizzare un boicottaggio del lavoro bellico; l'esperienza delle Testimoni di Geova, pacifiste che si rifiutano di lavorare le pelli di coniglio per i guanti dei piloti della Luftwaffe; e ancora, il lavoro in corso all'Università di Siena sulle registrazioni delle testimonianze di alcune ex deportate effettuate da Lidia Beccaria Rolfi e Anna Maria Bruzzone. Un altro patrimonio da poter rendere accessibile a tutti.
oltre i link del precedente post e i documenti qui citati consiglio per chi volesse approfondire ed usare per tesine alla maturità o altro questa tematica questo libro
Le donne e l'olocausto. Ricordi dall'inferno dei lager
Le donne e l'olocausto" è uno dei pochi memoriali che si concentra esclusivamente sulle donne. Con sincerità straziante, Lucilie Eichengreen offre uno sguardo approfondito e sincero dell'esperienza femminile nei campi nazisti. Raccontando la storia della propria sopravvivenza, esplora il mondo delle altre donne che ha incontrato, dal potere femminile delle guardie SS, alle prigioniere che erano costrette a prostituirsi per il cibo. Le amicizie che nacquero tra le donne spesso durarono a lungo. Si aiutavano l'una con l'altra, e si dimostravano un affetto e un'attenzione che era diffìcile trovare persino in famiglia. Certo, avevano anche delle nemiche tra loro. Altre donne le maltrattavano, le denunciavano, le raggiravano e rubavano il cibo o le scarpe. In tutti i campi di concentramento era più o meno lo stesso. Ma in generale c'era fiducia reciproca, le donne si davano una mano e piangevano insieme. Con una prosa secca e toccante, la Eichengreen sa cogliere il nocciolo, l'essenza delle cose ma senza fare prediche. In più, Lucilie scrive con l'autorevolezza della testimone oculare, un valore che presto spetterà solo alla pagina scritta e ai documentari filmati, visto che le fila dei sopravvissuti si assottigliano drammaticamente ogni anno. Lei è una di loro, una sopravvissuta che ha ancora voglia di raccontare la propria storia.
appena finite le ultime righe dal soggiorno d'ode in sottofondo proveniente dal cellulare di mio padre
Sonata No.2 In B Flat Minor, Op.35 - 3. Marche funèbre Lento di Chopin suonata da Quynh Nguyen .