Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
7.7.05
odio l'indifferenza e gli indifferenti
Una saggia verità
Quando Dio fece il mondo, perchè gli uomini vi prosperassero decise di dare a ciascun popolo due virtù. Così rese gli Americani ordinati e rispettosi della legge, i Tedeschi tenaci e studiosi, i Giapponesi lavoratori e pazienti. Giunto agli Italiani disse all'arcangelo Gabriele di annotare su un quaderno: "questi saranno intelligenti, onesti e voteranno Forza Italia". Quando terminò di fare il mondo, l'arcangelo Gabriele lo chiamò e gli disse:; "Padre buono hai dato a tutti i popoli del mondo due virtù, ma agli Italiani ne hai date tre. Questo farà si che essi prevarranno su tutti gli altri popoli del mondo. E' questa la tua volontà?" "Hai ragione" disse Dio "Non sarebbe giusto, ma siccome non possono essere ritirati i doni che ho dato, dovremo rimediare. D'ora in avanti, gli Italiani come popolo conserveranno queste tre virtù ma affichè non prevalgano sugli altri popoli, nessuno di loro potrà avvalersi di più di due virtù per volta." E' per questa ragione che da allora, l'Italiano che vota Forza Italia ed è onesto non può essere anche intelligente, quello che è intelligente e che vota Forza Italia non può essere onesto e quello che è intelligente e onesto, non potrà mai votare Forza Italia.
Senza titolo 694
spighe di
grano e mazzi
di girasoli per
dirti che t’amo
senza giri di
parole non
ci sono lacrime
se non nel cuore
di quella felicità
mai tale se non
del tuo amore
tutto è vacuo e
noia se tu non
sei al mio fianco
e nel mio respiro
vorrei pioverti
nello sguardo
con lo stesso
fragore del tuo
incanto e mai
pago tornare a
svegliarti in
sogno per rapirti
nell’anima pura
del sonno e
farti mia tutta
la notte
6.7.05
Senza titolo 693
Sole infuocato, vetro del finestrino abbronzante, carrozzerie luccicanti ed emanazioni di carbo-calore. La mia domenica si è trasformata in un incubo metropolitano. Perchè?..
La mia Isola è COMPLETAMENTE CIRCONDATA DAL MARE, ci sono kmEkm di coste bagnabili con il solo imbarazzo della scelta in quale acqua cristallina sguazzare...allora mi chiedo, perchè?...
Perchè il turismo sardo (e parlo sopratutto di quello interno) è orientato quasi esclusivamente verso le spiagge più popolose e strette ??? sto parlando di :
- MARI PINTAU spiaggia di sassi scomoda e piccola, con un passaggio scosceso, con un parcheggio inesistente e selvaggio, barche ormeggiate a 50 mt dalla costa ...tutti dicono "però che mare!"... stupendo si,ma come tanti altri qui.
- PORTO GIUNCO (Villasimius) e qui è questione di "glamour" perchè altrimenti non vedrei la ragione per cui fare 60 km. di fila e curve estenuanti per fare un collage di asciugamani con emeriti sconosciuti muniti di occhialoni, fascia reggicapelli e pareo...a prescindere dal sesso del bagnante.
- CHIA e la tradizionale transumanza di intere famiglie in day-camping , con tanto di girarrosto e barbecue senza dimenticare sdraie, tavoli, gazebo, tenda ...e quant'altro. Beh lì davvero il posto ne vale la pena, ma forse il parcheggio è un pò caro e i vigili si scatenano a raccogliere fondi con l'usuale pratica del "multa il turista ignaro", per nn parlare anche qui data l'inadeguatezza della strada della interminabile coda da digerire sia all'andata che al rientro.
... ce ne sono ancora, altrettanto misteriosamente affollate ...
Ci siamo dimenticati la bellissima Costa Verde , Ingurtosu, Marina di Arbus, la costa Oristanese con Is Arutas , Masua , Buggerru ...
località da cartolina dove le persone convivono ad almeno 20 mt di distanza in un clima ameno di primitiva fratellanza. Qui si concentrano gli "indigeni" che amano la loro terra, che sono ansiosi di viverla, di avere un contatto diretto con ciò che li circonda, che assaporano il piacere di appartenere a un meraviglioso tutto.
Se il cuore guidasse le nostre scelte, anche le più banali, la vita sarebbe meno complicata .
Indigena Doc
proposta
5.7.05
ritorno alla vita
Finalmente dopo un periodo di crisi dovuto a un lutto familiare , ritorno a scrivere post miei e non annunci o articoli inviatemi via email o copia e incollati da altri siti . Dopo ogni evento tragico ( il mio lutto in questo caso ) mi pongo delle domande inutili , ovvero delle seghe mentali del tipo : 1) a che a che serve vivere se poi si muore oppure se dobbiamo morire ; 2) a che serve pregare se poi lui non t’ascolta ? Domande che continuano a ritornarmi nonostante abbai già risposta ( email di miei cdv alcuni nel blog ) di cui conservo copia nel mio archivio cartaceo,ma che non riporto perchè n maggior parte sono troppo personali e perché nel conservarli in soffitta non riesco più a trovarli . Sono rimasto cosi per alcuni giorni cosi fin quando il giorno dopo il funerale a casa di mia zia ho trovato questa poesia che qui riporto qui non ricordo se scritta da lei -- che scrive poesie per hobby --o da chi . Essa mi sta aiutando a uscire da questo stato a cui facevo riferimento all’inizio di questo post . Ecco la poesia in questione IL QUADRIFOGLIO
Camminando nel prato della vita
Divenuto d’un tratto arido e spoglio
Per consolare l’anima smarrita
Ho trovato,prezioso un quadrifoglio
Simbolo antico di positività
Un segnale che manda al natura
Per far capire che con la volontà
Si supera il dolore e la sventura
Una parola d’incoraggiamento
Un sorriso per rafforzare l’intesa
Per vincere al paura e lo sgomento
Sicura la tua mano si è distesa
Pian piano si fa strada la speranza
Il vivere s’impone con orgoglio
Forse sta in questo la tua somiglianza
Con il raro e prezioso quadrifoglio
Senza titolo 692
all'imbrunir
dell'alma
non c'è
certezza o
condanna
eresia e
follia solo
gelida assenza
e stanze di
quieta tempesta
ricordi che
sfumano come
il grano nel vento
somme di polveri
senza veleno
lento scorre il
tempo in un
immoto malessere
e tutto s'indossa
mentre il corpo
si perde e si
torna a vagabondare
nelle ombre e
nell'amore nella
gioia gaude del
bianco e del
nero senza più
risoluzione e
continuità perchè
non ci sono
maledizioni
nell'aldilà
4.7.05
non etichettatemi sono un cane sciolto REPRISE
lo potete anche capire da questo mio articolo le cui biografie e acune delle foto sono prese da questo bellissimo sito http://canisciolti.info
Sulla parete della scuola di Barbiana, c’era scritto: “I care - Me ne importa, mi sta a cuore”. “Ho imparato - ha scritto don Lorenzo Milani ( foto in basso ) che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Questo atteggiamento etico, questa diffusa assunzione di responsabilità deve da oggi in poi, più di ieri, caratterizzare i comportamenti di tutti coloro che lavorano per l'affermazione di valori radicali di pace, di giustizia, di libertà, di uguaglianza.E la nostra storia è fatta incontri, di strade, di orizzonti e di utopie. Di viandanti e compagni con cui abbiamo diviso e dividiamo il pane, il vino e il cammino. Tu che sei in viaggio, sono le tue orme la strada, nient'altro. Tu che sei in viaggio, non sei su una strada, la strada la fai tu andando. Mentre vai si fa la strada e girandoti indietro vedrai il sentiero che mai più calpestarai. Tu che sei in viaggio, non hai una strada, ma solo scie nel mare. L'utopia è là, all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi. Per quanto cammini, mai la raggiungerò. A cosa serve l'utopia? Serve a questo: a camminare ..E noi voglio che ci sia ancora spazio per i sogni…Queste parole sono il mio e nostro sogno. Sono la nostra identità, il nostro modo di essere, pensare, lottare. Sono le parole di uomini liberi, di persone che dicono no alla guerra, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, alla mancanza delle libertà, alla distruzione dell'umanità e del mondo. Siamo cani sciolti, senza guinzagli e senza padroni. Viandanti senza casa e senza confini, uomini liberi in cammino verso la libertà. Qual è la velocità del sogno? Non lo so. Dove c'era memoria, oggi c'è oblio. Al posto della giustizia, elemosina. Al posto della patria, un mucchio di rottami. Invece della memoria, immediatezza. Invece della libertà, una tomba. Al posto della democrazia, uno spot pubblicitario. Invece della realtà, cifre. Loro, quelli in alto, ci dicono : "Questo è il futuro che ti abbiamo promesso, goditelo." Questo ci dicono, e mentono. Questo futuro somiglia troppo al passato. E, se guardiamo con attenzione, forse vediamo che loro, quelli in alto, sono gli stessi di ieri. Quelli che, come ieri, oggi ci chiedono pazienza, maturità, buonsenso, rassegnazione, resa. L'abbiamo già visto, l'abbiamo già sentito.I poveri, i diseredati, cioè, l'immensa maggioranza dell'umanità, sono confiscati e relegati. Confiscati della loro dignità, relegati nelle periferie delle grandi città, ai margini dei programmi governativi, negli angoli del futuro che adesso si decide, in alcuni paesi, non nei parlamenti o nelle sedi nazionali di governo, bensì nelle riunioni degli azionisti delle multinazionali. Oggi lo sfruttamento è più brutale come mai prima nella storia dell'umanità, oggi il cinismo è credo filosofico di chi vuole governare il pianeta, cioè, di chi possiede tutto, meno la vergogna. Oggi la guerra contro l'umanità, cioè, contro la ragione, è più mondiale che mai. Oggi la guerra è su tutti i fronti ed in tutti i paesi. Se ieri era un dovere opporsi, lottare, resistere di fronte alla stupida logica del profitto, oggi è semplicemente e assolutamente, una questione di sopravvivenza individuale, locale, regionale, nazionale, continentale, mondiale. La nostra lotta, cioè, il nostro sogno, non finisce. Nel nostro sogno, il mondo è un altro, ma non perché qualche "deus ex machina" ce lo regala, bensì perché lottiamo, nella permanente veglia della nostra veglia, perché in quel mondo sorga l'alba... Dalle montagne del Sudest Messicano Subcomandante Insurgente Marcos Messico, Settembre 2004
Riccardo Orioles
IL fondatore con Pippo Fava dell'indimenticabile «I Siciliani», e poi tra i promotori del settimanale «Avvenimenti». Oggi La catena di San Libero è certamente una delle e-zine più diffuse d'Italia ed arriva in moltissimi punti del mondo a portare l'immagine di una Sicilia che non si arrende alla violenza mafiosa, ma che anzi produce cultura e informazione di grande livello. Recentemente, in un'intervista a Girodivite, un'interessantissima rivista siciliana su carta e su Rete, Orioles raccontava delle ragioni che lo hanno indotto a dare vita alla sua e-zine: «Siamo in un momento storico in cui le possibilità comunicative sono tantissime. Bene, la Catena si vuole porre come mezzo di crescita culturale, è un confronto tra persone diverse e un dibattito su alcuni temi proposti da me. Penso che sia una grande possibilità che internet ci offre. Ricevo numerose lettere da tutto il mondo, molte persone mi scrivono quello che pensano, e anche se non condividono il mio punto di vista è molto bello aver scatenato e suscitato una reazione nei lettori. Di norma il giornalista dovrebbe fare questo…». E la Sicilia e l'Italia tutta hanno, oggi più che mai, bisogno di giornalisti coraggiosi capaci di fare ciò che di norma i giornalisti dovrebbero fare. Cercare la verità senza paraocchi e senza sudditanze. La "Catena di San Libero" e' una e-zine gratuita, indipendente e senza fini di lucro.Viene inviata gratuitamente a chi ne fa richiesta. Per riceverla, o farla ricevere da amici, basta scrivere a: riccardoorioles@libero.it. La "Catena" non ha collegamenti di alcun genere con partiti, lobby, gruppi di pressione o altro. Esce dal 1999. L'autore e' un giornalista professionista indipendente.Puoi riprenderla su web, mail, volantini, giornali ecc, purche' non a fini di lucro. Puoi forwardarla ai tuoi amici o a chi vuoi , purchè citi la fonte . Trovate al catena su questi siti ( è solo un elenco parziale )
www.antimafiaduemila.com www.censurati.it
www.carmillaonline.com
www.broderie.it
www.antoninocaponnetto.it
www.cuntrastamu.org
http://www.bellaciao.org
www.girodivite.it
www.articolo21.info
www.centomovimenti.it www.clarence.com
www.consumietici.it
www.museosatira.it
www.macchianera.net www.freaknet.org
www.itacanews.it www.nonluoghi.it
www.megachip.info
e su alcune pubblicazioni cartacee in particolare : Antimafia", "Mucchio Selvaggio"
Don Andrea Gallo
Nessuno si libera da solo. Nessuno libera un altro. Ci si libera tutti insieme.Il prete rosso, il prete di strada, il prete new global. Don Andrea Gallo è il fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, un'isola di solidarietà che accoglie persone in difficoltà, di qualunque genere: tossicodipendenti, ex prostitute, ex ladri, uomini e donne in transito da un sesso all'altro. La sua celebrità ha raggiunto una dimensione nazionale quando ha tenuto un accorato discorso sul palco dello storico concerto di Manu Chao e ha denunciato i fatti della scuola Diaz e di Bolzaneto in occasione del G8 genovese. Da allora è diventato una vera icona del mondo pacifista che lo vuole sempre in prima linea durante le sue marce. Don Gallo, però, è soprattutto un uomo di Chiesa, profondamente convinto di indossare l'abito talare, e altrettanto convinto di poterlo fare in piena libertà di pensiero e di azione. Un prete angelicamente anarchico. Esprime il suo punto di vista rivoluzionario su temi complessi come la lotta alla droga, il new globalismo, la politica, ma lo fa (ecco la sua straordinarietà) proclamando di sentirsi pienamente dentro il solco della Chiesa cattolica e romana.Chierico rosso, prete comunista, protettore dei tossici. E ancora: amico delle prostitute, dei devianti, dei balordi, dei border line, cioè di quelli che viaggiano ai limiti della società. Un “prete da marciapiede”, insomma, come Bruno Viani, giornalista del Secolo XIX ha voluto intitolare un recente libro-intervista a lui dedicato. Trent’anni fa il parroco don Federico Rebora generosamente aprì le porte di San Benedetto a don Gallo e ai suoi amici, che trasferirono qui sacchi a pelo e speranze postconciliari. Quella che era nata come comunità ecclesiale di base, nel 1975 si costituì in comunità d’accoglienza. Accoglienza di tutti: giovani e vecchi, uomini e donne, italiani e stranieri. Persone, insomma. Da allora qui trovano asilo altri naviganti, naufraghi spesso, salvati da paurose derive, superstiti di tempeste umane e sociali indicibili. Persone con problemi di droga, di alcolismo, di malattia fisica e psichiatrica, di disastro familiare, di abbandono nel mare grande della solitudine e della disperazione. Andrea e Faber Fabrizio è modestamente un anarchico, perché l’Anarchia, prima ancora che una appartenenza, è un modo di essere. Chi sceglie un’ideologia, può anche sbagliare…Chi sceglie i poveracci, i senza voce, i fragili, come uomo, non sbaglia mai. Basta scorrere il libro: donne, prostitute, suicidi, ultimi, zingari...Credo che io e Fabrizio in un certo senso avessimo dei parenti in comune o per lo meno frequentassimo le stesse persone, le stesse storie dignitose e disperate.Fabrizio rimescola le categorie del bene e del male, fino a farne emergere gli imprevisti: le puttane insegnano e i professori vanno a lezione. I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno... I suoi personaggi appaiono ricchi di una fragilità che ce li rende cari (come nel Vangelo di Gesù), personaggi capaci di coinvolgerci e di indurci a cercarli fra i vicoli della Città Vecchia e nelle periferie....Quanti Miché, Marinella, Bocca di Rosa.... In “Anime Salve”, del 1996 Fabrizio canta “...Chi viaggia in direzione ostinata e contraria ...col suo marchio speciale, di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi, per consegnare alla morte una goccia di splendore, di Umanità, di Verità...”. Evangelicamente, potremmo dire, Fabrizio non aveva la presunzione di “indicare la strada”, di trasmettere una sua cultura. Casomai, l’unica presunzione che aveva era quella di riconoscere a se stesso e agli altri la “libertà di scelta”.
Gesù disse ai Discepoli: “Volete andarvene via anche voi?” Anarchico non è un catechismo o un decalogo, tanto meno un dogma! E’ uno stato d’animo, una categoria dello spirito. E’ vero, Faber aveva lo spirito anarchico, lo spirito libertario. A volte, mi piace dirlo, rasentava anche il francescanesimo...Per Faber, amico fragile, l’inquietudine dello spirito coincideva con l’aspirazione profonda alla libertà. “Signora Libertà, signorina Anarchia”, questo libro fa vivere, a chi lo legge, quel sentimento, culturalmente unico in grado di accomunare in una medesima storia, vincitori e vinti, per una liberazione comune. Questo avviene, a volte, anche per un solo momento, riandando ad un solo spazio di una sua canzone...Fabrizio contesta i Comandamenti uno ad uno con il “Testamento di Tito”, ma propone, per ognuno di essi, un suo personale, terreno e schiettamente imperfetto modo di appropriarsene, cioè prendere dentro allo sguardo dell’Uomo quanta più vita possibile, bonificando l’umana pietà del rancore. “Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco, non dimenticare il loro volto…Chi può contestare che “…dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori”??? In questa attuale realtà complessa e triste, ubriachi di tecnologia e consumismo, sarà la poesia a salvarci, nel senso che ha detto Dostojesky. Inoltre, dal Canto, come leggiamo in Vico e Ungaretti, ricomincerà forse la Storia. Ha ragione, allora, Dori Ghezzi: “Fabrizio, ora, è di tutti”.
Fabrizio De Andrè
"Il massimo della libertà è il potere fuggire da ogni regola precostituita. E in questo senso il folle è libero. Ma il mio non è un elogio alla follia, l'ha già fatto un certo Erasmo. Comunque non capisco come chi esercita il potere non si renda conto di non essere anche lui libero. Chi esercita il controllo sugli altri, infatti, non è libero. Basta vedere come certe madri vanno in apprensione per i figli, perdendo così ogni libertà. Eppure ci sono ancora del matti che si divertono ad esercitare il controllo sugli altri...""Non c'è molta distanza tra certo anarchismo e certo misticismo. L'anarchismo affonda le sue radici nel cristianesimo, visto che il Cristo filosofo è stato il più grande anarchico di tutti i tempi insieme a Socrate. La solitudine a cui inneggio, comunque, non porta all'egoismo ma diventa un mezzo per aiutare gli altri. Credo infatti che chi non sa aiutare se stesso non possa aiutare gli altri...""Mi fa paura questo sistema che considera gli uomini meno importanti dei capitali: tant'è vero che i primi sono molto meno liberi di circolare dei secondi. E' una cosa ignobile e pericolosa...""Non vedo contraddizione: se ho scelto una vita a margine è proprio perché non mi è quasi mai riuscito di conciliare l’immaginario con il reale, i miei desideri con quelli di chi vorrebbe impormene altri. Mi chiedo sempre se sia giusto andare contro i miei impulsi..."Parole d'amore e d'anarchia - Faber raccontato da Fernanda Pivano
I suoi interlocutori, a diciassette anni, erano i compagni genovesi della Federazione Anarchica Italiana di Carrara, senza nessuno che si comportasse da leader. Brassens è stato per lui la conferma delle sue idee anarchiche, ma anche un esempio musicale che gli ha dato aperture tecniche sull’uso della chitarra. Si è ritrovato a inventare tarantelle non prendendo spunto dalla musica napoletana ma dalle canzoni di Brassens, scoprendo solo più tardi, dieci anni fa, che lo stesso Brassens aveva avuto una nonna e la mamma napoletane: cioè, imitando Brassens, imitava un italiano.Brassens a quattordici anni è diventato un suo maestro di vita, che confermava scelte già maturate: era anarchico, viveva su un barcone della Senna; ma non ha mai voluto incontrarlo per paura di restarne deluso. Così, quattordicenne, aveva cominciato a cantare le canzoni di Brassens, ma anche quelle di Aznavour, di Gilbert Bécaud, di Moulodji: solo a diciotto ne ha cantato una sua. Cantava tutte le sere in un locale in piazza De Ferrari e gli davano settantamila lire la settimana, il quadruplo di quello che prendeva un operaio. Già da adolescente era turbato dai problemi sociali suggeriti da Brassens, ma anche da quelli morali che contrastavano con quelli sociali. Ancora otto anni e Fabrizio, poco più che un ragazzo, avrebbe affrontato quello che sarebbe rimasto il suo problema fondamentale, la morale come complesso di leggi istituito dalla classe al potere: già allora ha fatto una critica dei dieci comandamenti della morale corrente contrari a qualsiasi senso sociale. Ancora adesso Fabrizio si accende quando spiega: "E’ comodo dire "non rubare" o "non desiderare la donna d’altri" quando si hanno soldi e concubine". I suoi interlocutori, a diciassette anni, erano i compagni genovesi della Federazione Anarchica Italiana di Carrara, senza nessuno che si comportasse da leader.Brassens è stato per lui la conferma delle sue idee anarchiche, ma anche un esempio musicale che gli ha dato aperture tecniche sull’uso della chitarra. Si è ritrovato a inventare tarantelle non prendendo spunto dalla musica napoletana ma dalle canzoni di Brassens, scoprendo solo più tardi, dieci anni fa, che lo stesso Brassens aveva avuto una nonna e la mamma napoletane: cioè, imitando Brassens, imitava un italiano.Quando, osservando la realtà, si è staccato da lui e dalla famiglia, ha inventato il suo stile: ha inventato De André. Forse senza rendersene conto ha inventato il cantore delle più belle, struggenti, sofisticate poesie — non soltanto canzoni — del nostro tempo. Ha inventato un De André che ha dovuto fare i conti con la sua anarchia poetica che precedeva il Comunismo e i movimenti operaio e sindacale: perché dal momento in cui negli anni Cinquanta aveva preso piede il marxismo, chi non faceva coincidere la Sinistra col marxismo era considerato di Destra alla maniera sovietica; mentre, dice Fabrizio, la differenza tra comunisti e anarchici era che i comunisti si basavano soltanto su Marx e gli anarchici si basavano su Bakunin e Stirner e la critica a Hegel. I comunisti, dice Fabrizio, non sapevano che la guerra civile spagnola era stata perduta dai Repubblicani perché nelle trincee gli anarchici (che costituivano il maggior numero di combattenti) si trovavano a combattere due guerre: quella fuori delle trincee contro i franchisti e quella dentro le trincee coi compagni delle Brigate Internazionali che seguivano Stalin: questo, commenta Fabrizio, un anno e mezzo prima che Stalin, chissà perché, firmasse attraverso Molotov e Ribbentrop il patto di non aggressione con la Germania. Così nei primi mesi del 1936 le armi sovietiche avevano smesso di arrivare al fronte, il che voleva dire che Stalin malgrado tutti i suoi proclami, aveva maggior convenienza a veder instaurato in Spagna l’ordine di Francisco Franco. Le torve, orribili immagini della guerra, le perverse, funeste immagini della politica avevano invaso la dolce baia col sole ormai tramontato. I papaveri rossi della canzone di Piero erano ingigantiti nella mia memoria e forse anche in quella di Fabrizio. Mentre si alzava , ha detto: "Quando è morto Stalin nelle strade della Foce dove abitavo allora c’erano mazzi di fiori con la sua fotografia. E’ la prima volta che ho visto il lutto vestito di rosso". Dal Corriere della Sera, 3 Settembre 1997 << La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante mentre il cuore d'Italia da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta.>> dall'omonima canzone
Leo Ferrè Io vorrei misurare il pozzo di San Patrizio delle vostre democrazie. Vorrei immergermi nel vuoto assoluto e divenire il non detto, il non avvenuto, il non vergine per mancanza di lucidità. La lucidità me la tengo nelle mutande..."
Leo Ferré nasce nel Principato di Monaco il 24 agosto 1916. Oggi rappresenta la massima espressione della poesia in musica avendo lasciato un patrimonio artistico immenso tra canzoni, poesie, sinfonie, opere, saggi e romanzi. All'età di otto anni viene internato in un collegio di preti a Bordighera rimanendovi imprigionato fino all'adolescenza . Questa esperienza creerà l'anarchico adulto che racconterà questa storia lacerante nel romanzo Benoit Misère scritto nel '56 e pubblicato nel '70 da Laffont, nell'89 dalle Edizioni Gufo del tramonto, e adesso da Gallimard. Nel 1946 si insedia a Parigi dove prende a cantare nei cabarets mitici di Saint-Germain. E' l'epoca in cui nasce la nuova canzone francese del dopoguerra che in Ferré mostra timbri anarchici e afflati poetici mai espressi prima. Stringe amicizia con gli esiliati spagnoli cui dedica le canzoni: Flamenco de Paris, Le Bateau Espagnol e Franco la Muerte, per la quale non potrà più entrare in Spagna se non dopo la caduta del regime.Frequenta Maurice Joyeux e il gruppo libertario "Louise Michel". Ai libertari dedica la famosa canzone Gli Anarchici. I temi di provocazione libertaria si susseguono incessantemente: Monsieur Tout Blanc contro Pio XII, Mon General contro De Gaulle, Allende contro Pinochet. La trilogia contro la pena di morte vede i seguenti titoli: La Mort de Loups, Madame la Misère, Ni Dieu ni Maitre. Nel frattempo mette in musica i poeti maledetti dell'ottocento francese. Nel '53 va in scena l'oratorio lirico su testo di Apollinaire: La chanson du mal-aimé. Nel '54 scrive e dirige la Symphonie interrompu. Nel '56 pubblica il libro di poesie Poete, vos papier! e negli anni a seguire Testament Phonographe in diverse edizioni arricchite di nuovi testi. Accoglie con fraternità prima il movimento beatnik, poi il Sessantotto. Sulla copertina di "Le Monde Libertaire" proprio nel '68 appare una sua foto con la scritta autografa: Viva l'Anarchia con una grande A come Amore! Nell'83 scrive l'opera L'Opera du Pauvre, forse il vertice massimo della sua espressività. Da vent'anni viveva a Castellina in Chianti con la moglie Maria e i figli Matteo, Cecilia e Manuela. E' scomparso il 14 luglio 1993. Una sua citazione Hanno bandiere nere sulla loro speranza e la malinconia per compagna di danza coltelli per tagliare il pane dell’amicizia e del sangue pulito per lavar la sporcizia. Non sono l’uno per cento ma, credetemi, esistono stretti l’uno con l’altro e se in loro non credi li puoi sbattere in terra ma son sempre in piedi sono gli anarchici.
Piero Ciampi
"La morte mi fa rabbia perché non la posso fregare" ripeteva spesso il grande poeta-cantautore livornese. Era il 19 gennaio del 1980 quando il cuore di Piero Ciampi cessava di battere. Aveva soltanto 45 anni (nato a Livorno il 28 settembre 1935), anni spesi a metà fra il bene e il male.Un poeta che trovava in se stesso, nel suo amaro passato e in quello che era il suo imprevedibile futuro, continui argomenti per parlarci della nostra vita, dei nostri problemi, dei nostri sogni, delle nostre fragilità e della nostre fantasie. Di Piero Ciampi, artista dotato in misura straordinaria di profonda umanità, ne fece un bel ritratto un altro grande nostro artista, Francesco De Gregori che, in occasione dell'uscita di "Dentro e fuori" (album doppio che Ciampi pubblicò nel 1975), scrisse: "Piero Ciampi scrive le sue canzoni sulle tovaglie di carta. Alcune, ne sono sicuro, si perdono insieme alle molliche e ai cerchi rossi lasciati dal bicchiere. Altre, invece, quelle che si salvano, te le racconta a tavola, o quando ti capita di dargli un passaggio. Altre ancora, infine, le registra su disco. E queste non sono necessariamente le migliori, né lo rappresentano meglio di quanto non faccia un suo gesto o una sua risata. Eppure bastano questi frammenti così ingenerosi, questa scelta arbitraria e capricciosa, questi graffi di vita a restituirci Piero Ciampi intero e solitario nella sua voglia di essere e nella sua capacità di parlare. Nella noiosa foresta della Gente Muta le sue canzoni sono i sassolini che ci portano alla spianata da cui, con un po' di fortuna, si può vedere un pezzetto di luna. E' facile sbarazzarsi di Piero Ciampi dandogli del poeta, ma non è vero. Ciampi non ha tempo per questo; è troppo occupato a vivere." Un bohemien che resterà ancorato, suonando e cantando, all'alcol, alle elemosine e alle miserie. In una vita breve, senza compromessi discografici e artistici, sregolata da ogni canone "civilizzato", ha prodotto stupende e spesso irridenti canzoni amalgate da un pensiero politico-esistenzialista anti-borghese. Un uomo, un artista, che si alternava tra immagini dolcissime e altre feroci e violente, accompagnate da una voce roca, sporca.Dopo la sua morte è stato sempre più spesso volutamente dimenticato, nonostante gli sforzi di Gino Paoli (che l'aveva aiutato nel pubblicare i primi dischi oltre che a cantare in pubblico alcuni suoi brani), di Fabrizio De André (che ha sempre ritenuto opportuno "pagar pegno" a Ciampi). Un cantautore che prese di mira il benessere economico e il conformismo piccolo borghese non solo con i suoi testi, ma anche con una vita altrettanto coerente. Forse fu proprio questa la "causa" dello sconcertante e ricorrente insuccesso di pubblico .Ha detto : << Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Ha un carattere melanconico, beve come un irlandese. Se incontra un disperato non chiede spiegazioni, divide la sua cena con pittori ciechi, musicisti sordi, giocatori sfortunati, scrittori monchi >>
Enrico Berlinguer
...Chiudo gli occhi e penso a te, dolce Enrico nel mio cuore accanto a me, tu sei vivo. Chiudo gli occhi e tu ci sei, dolce Enrico tu cammini insieme a me..."Antonello Venditti, 1991, "Dolce Enrico"
“Un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini spontanee, più turbato che alettato dalla prospettiva del potere, e in perfetta buona fede di cui ci resta un programma sociale, politico, economico, etico e morale non scritto basilare per il futuro democratico e di progresso del nostro Paese." Indro Montanelli: Enrico Berlinguer nasce a Sassari il 25 maggio, 1922primo di due fratelli ( Giovanni, il secondogenito, è del 1924) da Mario Berlinguer, avvocato, e Maria Loriga; 1984: il 7 giugno durante un comizio a Padova per le elezioni europee, viene colto da ictus cerebrale. Muore l’11 giugno. Imponenti i suoi funerali. "...I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei programmi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune". "Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione: e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo…" "...La questione morale esiste da tempo, Ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.""...Quali furono infatti gli obiettivi per cui è sorto il movimento per il socialismo? L'obiettivo del superamento di ogni forma di sfruttamento e di oppressione dell'uomo sull'uomo, di una classe sulle altre. Di una razza sul'altra. Del sesso maschile su quello femminile, di una nazione sulle altre nazioni. E poi: la pace fra i popoli, il progessivo avvicinamento tra governanti e governati, la fine di ogni discriminazione nell'accesso al sapere e alla cultura..."...Ebbene, se guardiamo alla realtà del mondo d'oggi chi potrebbe dire che questi obiettivi non sono più validi? Tante incrostazioni ideologiche (anche proprie del marxismo) noi le abbiamo superate. Ma i motivi, le ragioni profonde della nostra esistenza quelle no, quelle ci sono sempre e ci inducono a una sempre più incisiva azione in Italia e nel mondo..."
"...Il riscatto e la liberazione dei giovani - degli uomini - presuppone un impegno individuale, della singola persona, il rispetto delle sue propensioni e vocazioni, delle sue specifiche preferenze e aspirazioni personali nei vari campi: ma si realizza pienamente e duraturamente solo attraverso un sforzo collettivo, un'opera corale, una lotta comune. Insomma ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno..."
Tom Benetollo
In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri” che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all'indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita... .
"...Programmi e percorsi, modi e contenuti della "rivoluzione": cari compagni, il mio segretario del Pci, quando mi iscrissi al partito, mi disse di evitare due derive, riformismo e massimalismo. Il riformismo è "niente subito", il massimalismo "tutto mai"... scusate compagni, non mi sento bene..."
Tom Benetollo muore improvvisamente il 20 giugno 2004. Un aneurisma all'aorta e poi un'emorragia. Si era sentito male mentre parlava a un convegno sul pacifismo organizzato dal "Manifesto". Lo aveva soccorso Gino Strada, che era al tavolo con lui. Lo aveva portato al San Giacomo e poi di corsa al Policlinico. Dieci ore sotto i ferri. Inutile. Forse Tom si ispirava al vecchio modello del funzionario di partito: la politica al primo posto e l'"io" all'ultimo. Però se era un funzionario di partito era il più fantastico e moderno funzionario che si sia mai visto. Guardava lontano, gli piaceva il futuro, odiava gli schemi. Se dobbiamo dire i nomi di tre padri del pacifismo italiano moderno, i nomi sono quelli: Lucio Lombardo Radice, Ernesto Balducci e Tom. Due vecchi e il giovane Benetollo che fu il loro allievo prediletto. Sono morti tutti e tre. Tom mi diceva che Lombardo Radice e Balducci avevano lasciato un vuoto incolmabile, che non era mai stato riempito. Adesso anche Tom Benetollo è morto, all'improvviso, a poco più di cinquant'anni, e anche lui lascia un vuoto enorme dietro di se: non sarà facile colmarlo. Tom era una persona rara. Lo dico senza nessuna retorica, e non perché adesso è morto. Tom era un uomo politico di altissimo livello, come pochi, aveva grandi capacità di pensiero, di mediazione, di organizzazione; e aveva una statura morale che lo faceva sembrare quasi un personaggio del passato. Sapete qual era la sua rarità? Questa: l'amore travolgente per la politica, accompagnato dalla più gigantesca riservatezza che abbia mai visto; e da uno spirito che era tutto il contrario del narcisismo. Non voleva mai apparire. Lui lavorava sodo, pensava, costruiva: il momento della pubblicità lo lasciava agli altri, non gli interessava. Conoscete molte altre persone così?Tom Benetollo era un leader, un vero leader. Di quelli che al mercato della politica-politicante valgono poco. A lui piaceva la politica e non l'immagine. La politica intesa come "teoria e pratica" della lotta contro le ingiustizie. Piacevano le idee, il pensiero, e piaceva moltissimo l'azione. Diceva che la politica della solidarietà non ha nessun senso se non è riempita di concretezza, di solidarietà praticata, di stili di vita. Andava controcorrente. E' dura andare controcorrente, anche per un uomo come lui, alto un metro e novanta, con l'anima di ferro e con la scorza dura. Viene da ridere, Tom, a pensare che sei stato abbattuto da una stupidissima arteria sbagliata. Viene da piangere, vecchio, dolce, carissimo Tom, a pensare che non ci sei più.
Francesco Guccini
Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali: parole che dicevano "gli uomini sono tutti uguali", e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria, e illuminava l'aria la fiaccola dell'anarchia...>> (da "La Locomotiva")per chi volesse sapere di più su di lui . sulla sua discografia ,trovare i suoi testi e sui film a cui a partecipato e i suoi scritti c'è il sito del fans club http://www.guccinifansclub.it/
Giorgio Gaber
Ma i cani sciolti un po’ individualisti, un po’ anarcoidi, sono gli ultimi utopisti, purtroppo non si accontentano delle elezioni e dei partiti e delle coalizioni, ne hanno pieni i coglioni. Non ce la fanno a delegare se non si sentono coinvolti, sono proprio allergici al potere i cani sciolti. ." Cito questa sua canzone (G. Gaber e S. Luporini - Canzone dell'appartenenza) : <<"Uomini, uomini del mio presente /non mi consola l'abitudine a questa mia forzata solitudine,\ io non pretendo il mondo intero vorrei soltanto avere un luogo, un posto più sincero, \ dove un bel giorno, magari molto presto, / io finalmente possa dire: questo è il mio posto. / Dove rinasca non so come e quando il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.">> Per ulteriori news http://www.giorgiogaber.org/index2.php un sito molto bello e ben fatto che consiglio di vissitare
Madonna al Live 8
Ai Live 8, Madonna è parsa essere una dei
pochi artisti che abbiano davvero sentito
il senso dello spettacolo, cercando di sensibilizzare
la folla a cambiare il mondo...
Senza titolo 691
perchè ho visto che l'uomo può ancora compiere gesti fuori dal comune,
sono un pò più triste,
perchè l'uomo non cambierà mai,
e chi comanda lo sa.
Oggi colleghi al lavoro(80% di quelli che ho incontrato), hanno detto la solita frase..
"e' solo pubblicità, non serve a nulla....".
Forse però non si ricordano che queste manifestazioni, hanno un fine ben più
lungimirante, devono sensibilizzare coscienze, per cercare di cambiare il mondo...
Cambiarlo, per renderlo migliore per tutti, per far capire a chi comanda che ci siamo
anche noi, uomini del mondo, a pensare, riflettere, che non vogliamo essere vittime
del quarto potere...
Anche se solo uno su mille di quelli che hanno partecipato, hanno capito il vero senso
di queste manifestazioni, sono comunque felice, perchè il mondo continuerà ad avere
altri Mandela, Gandhi, Martin Luther King....
3.7.05
Live 8:spettacolo indimenticabile!
Ieri ho avuto la fortuna di assistere per la seconda volta, come tutti quelli della mia generazione, ad uno spettacolo meraviglioso come il Live 8 e durante la lunghissima diretta ho provato un’infinita varieta’ di sensazioni che andavano dalla nostalgia,alla felicità e alla commozione.
Sembra solo ieri che assistevo al primo Live Aid, ed invece son passati ben ventanni e rivedere in tv molte di quelle star della musica mi ha fatto felice ma anche uno strano effetto.
Guardavo Simon le Bon dei Duran Duran cantare una delle loro hits piu’ famose e storiche, e sembrava la caricatura di se stesso.
Gonfio,tirato in viso e con una tinta inguardabile ai capelli aime’ non sembrava affatto lui, e neppure il resto del gruppo facevano un bel effetto…ma la loro musica,portandomi indietro col tempo, mi ha fatto ugualmente sognare… Lo stesso è stato rivedere il mio adorato George Micheal duettare con Paul McCartney
un po’ attempato e appensatito che aime’ non sembrava piu’ quello di una volta, ma che con la sua voce ancora mitica e grandios mi ha fatto vibrare e felice come sempre!
Caspita quanto tempo e’ passato e come i Duran Duran tanti altri gruppi che hanno partecipato a tale evento fantastico sembravano esser ricomparsi e riusciti dalla naftalina e non tutti con la stessa verve e carica di un tempo…
Ma mi ha fatto molto piacere rivedere molti di quelli che nel ‘85 parteciparono per raccogliere fondi in sostegno all’Africa, e vedere molte altre stelle nascenti della musica italiana e non, che hanno dato il loro contributo ad una causa tanto importante come quella di quest’anno:CANCELLARE IL DEBITO DELL’AFRICA.
Sono stata entusiasta ed euforica come una ragazzina nel rivedere sul palco i mitici U2 sempre in prima linea per l’impegno sociale, una stupenda e bravissima Annie Lennox, un fantastico Sting,
una Madonna vestita di bianco,eterea e magnetica piu’ che mai,
e di nuovo insieme - e per la prima volta per me – i mitici Pink Floyd…
Un evento del genere raramente capita di vederlo due volte di seguito nella propria vita, ed io figlia della generazione di fine anni 60, ho potuto godere di tale privilegio ed esserci anche questa volta di fronte alla tv e cantare con loro a squarciagola come una ragazzina indemoniata e come se fossi lì tra loro sul palco mentre in 4 continenti erano in migliaia, da tutto il mondo contro la povertà!
Uno spettacolo veramente grandioso che nell’alternarsi di mostri sacri della musica fino a notte tarda,mi ha lasciato una sensazione di inutilità ed inadeguatezza ed una serie interminabile di domande e dubbi nella testa…
Si c’ero davanti alla tv anche quando nel ‘85 quel gran genio di Bob Geldof metteva su’ il primo Live Aid, ma allora forse mi rendevo poco conto del senso di tale evento ed ero solo presa,invasata e felice di vedere cantare i mie idoli…
Stavolta invece ho visto tutto con molta attenzione,capendo il senso ed il motivo di tutto ciò che si diceva,si cantava e si provava di fare.
Mi son commossa quando le immagini dei bambini in Africa mi facevano sentire inutile e tremendamente fortunata ad avere tutto senza poter fare nulla per loro.
Sul mio viso sono scese lacrime di gioia quando sul palco insieme a Bob Geldolf e Madonna e’ salita una ragazza che nell’85 era stata filmata quasi morente, e che oggi e’ una stupenda donna, che vive grazie agli aiuti di allora e puo’ raccontare la sua esperienza scuotendo ancor piu’ le menti dei potenti e di noi comuni mortali.
Mi sono commossa e terribilmente rattristata nel vedere bambini sfiniti e ammazzati dalla fame,dalla sete,dalla povertà e senza poter far nulla mi son chiesta se questo evento servira’ veramente a qualcosa e se quei potenti 8,che decidono delle nostre vite,potranno cancellare il debito ed aiutare l’Africa una volta per tutte!
Non capisco nulla di politica e di tutte le manovre per aiutare i popoli del terzo mondo, ma con molta inguenità credo che pur se la cancellazione del debito sia una manovra tanto complicata e difficile da attuare subito…sia necessario fare tutto il possibile per far si’ che cio’ avvenga.
Mi auguro con tutto il cuore che presto si adottino soluzioni repentine e decisive per fare in modo che non muoiano piu’ tanti esseri umani e che la povertà possa attenuarsi e scomparire pian piano anche per l’Africa,un continente che merita di divenire florido e vitale!
Questo è stato per me ieri il Live 8:uno spettacolo unico e grandioso senza pari alcuno..uno spettacolo che spero abbia fatto riflettere chi è piu’ fortunato di tutti coloro che in Africa lottano ogni giorno con la POVERTA’..
I miei son stati sentimenti contrastanti:di gioia mentre cantavo le mie canzoni preferite, e di colpa mentre beatamente mangiucchiavo schifezze davanti alla tv, perchè forse una patatina poteva salvare la vita ad uno di quei bambini ed io invece la mangiavo per sfizio e solo per trasgredire alla mia stupida dieta…
Sensazioni le mie di essere terribilmente patetica nel pensare ai miei problemi futili e tipici di chi ha tutto e di piu’, mentre in quello stesso momento un bambino tra le braccia della mamma avevo solo bisogno di mangiare e di bere qualcosa per andare avanti.
Mi sono sentita stupida ed inutile,ma sono felice di questo perché vuol dire che tale evento è servito a scuotere le nostre menti e le nostre intorpidite coscienze..
Mi auguro che tutto cio’ non duri solo il tempo di un concerto e di un evento mediatico del genere,ma che aiuti veramente l’Africa, e che durante il prossimo G8 quei potenti si scuotano una volta per tutte e trovino una soluzione immediata per debellare la POVERTA’ nel terzo mondo!!
…ORA NON HANNO…NON ABBIAMO PIU’ SCUSE…..
Niente scuse....Mettiamo fine alla povertà
2.7.05
dedicato a chi come me deve rincominciare
spettacolo per de andrà per chio è di cagliari e per chi è a Cagliair ilo 10 luglio
Fabrizio de Andrè tribute
Giro, per gli amanti, che so essere molti in splinder e in codesto blog dell’unico grande poeta di note che abbiamo avuto, il comunicato stampa che ho appena ricevuto.
LE NUVOLE
Concerto Tributo a Fabrizio De André
Domenica 10 luglio ore 21.30 Cagliari - Anfiteatro Romano
Lo spettacolo sarà ripreso dalla Rai-Radiotelevisione Italiana e verrà mandato in onda
Mercoledì 20 luglio ore 21 da Rai Uno
UNA PRODUZIONE
VITTORIA CAPPELLI SRL
Con il Patrocinio del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna
In collaborazione con la Fondazione del Teatro lirico di Cagliari
Un programma di Piero Ameli e Giuseppe Tortora con la collaborazione di Alessandro Buccini
Direzione artistica: Piero Ameli e Roberto Colombo
Direzione d’orchestra: Roberto Colombo
Direttore della fotografia: Fabio Brera
Scenografie: Luigi Dell’Aglio
Coreografie: Mvula Sungani
Regia: Duccio Forzano
Produzione: Vittoria Cappelli S.r.l
Organizzazione: Sardegna Concerti Società Cooperativa
Vanno, vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo, sembra che ti guardano con malocchio. Sono Le nuvole di Fabrizio De André, le stesse che aprono il penultimo album in studio dell’autore, parole che prendono ispirazione dalla sua terra, quella che l’ha adottato fin dal 1975 e che ora si prepara ad ospitare un grande evento culturale: LE NUVOLE, concerto tributo al grande cantautore genovese, che si terrà il 10 luglio all’Anfiteatro romano di Cagliari patrocinato dal Comune di Cagliari (che ha subito accettato e appoggiato la proposta della Rai), dalla Regione Autonoma Sardegna, con la collaborazione della Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari e di Sardegna Concerti che verrà trasmesso in mondovisione mercoledì 20 luglio in prima serata su Rai Uno con la regia di Duccio Forzano.
IL CAST. A rendere omaggio a De André, per il primo tributo a sei anni dalla sua scomparsa avvenuta l’11 gennaio 1999, saranno i due attori Pamela Villoresi e Massimo Ghini che con la loro voce e interpretazione daranno vita alle poesie dell’autore, cariche di suggestioni emotive. E i cantanti: Massimo Ranieri, Antonella Ruggiero, Sergio Cammariere, Morgan, Neffa, Mario Venuti, Nicky Nicolai & Stefano Di Battista Jazz Quartet, Dolcenera, Sara 6, Francesco Di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso). Massimo Ranieri sarà l’unico artista a non essere sul palco domenica 10: a causa di impegni presi precedentemente, il cantante sarà a Cagliari l’8 per registrare la sua esibizione che verrà comunque inserita durante lo spettacolo e alla quale il pubblico cagliaritano assisterà attraverso gli schermi giganti allestiti all’Anfiteatro. E per meglio rappresentare il legame fra tradizioni e territorio e l’unione delle culture, saliranno sul palco anche artisti sardi come Elena Ledda, Andrea Parodi, le Balentes e Lia Careddu. Le coreografie studiate appositamente per l’evento da Mvula Sungani completeranno lo spettacolo con passi a due, tango e movenze afro portate in scena da sette danzatori: Emanuela Bianchini, Ilaria Calmieri, Claudia Cavalli, Federico Patrizi, Ivana Cibin, Claudio Di Stazio, Armanda Di Stazio.
CONCERTO-EVENTO. Sarà un’occasione per parlare della Sardegna, di quella parte dell’isola poco conosciuta, lontana dai vip e dal turismo di massa, e piena di magia che tante parole ha suggerito negli anni a Fabrizio De André. Per questo sia il Comune di Cagliari che la Regione Autonoma della Sardegna hanno accolto subito la proposta, per rendere il giusto omaggio a un personaggio carismatico come De André e promuovere l’immagine della città e dell’Isola a livello nazionale ed internazionale. Le Nuvole avrà lo spirito di un concerto evento, di una commemorazione cantata che diventa festa, dove la celebrazione e il ricordo di un affetto si trasformano in grande gioia. Sui legni dell’Anfiteatro non si assisterà a un normale programma televisivo e non ci sarà una conduzione vera e propria, ma ogni artista passerà il testimone tra una canzone e l’altra raccontando le proprie emozioni e i ricordi legati al grande Fabrizio De André, portavoce del disagio e della disperazione, della povertà del nostro essere, dove tra le macerie e le miserie del mondo nasce la poesia. Una scrittura preziosa quella di De André, dove lo sdegno poteva trasformarsi in ironia e dove il piacere della dissacrazione diventava divertimento, con splendidi affreschi e caricature dei vizi pubblici e provati e di una piccola Italia provinciale e bacchettona.
L’ANIFITEATRO ROMANO. Per meglio risaltare lo spirito del concerto è stata scelta una location dalla forte connotazione mediterranea, un incrocio simbolico di tante storie e culture, legato anche in modo particolare alla biografia dell’artista. Sotto tutti questi punti di vista nessun luogo poteva essere più adatto della Sardegna dove De André scelse di vivere amando l’ambiente naturale e i valori fondamentali dei suoi abitanti, che sentiva particolarmente vicini al suo modo di essere. In tale contesto L’Anfiteatro romano di Cagliari, luogo suggestivo e carico di magia e storia, è lo spazio perfetto per ospitare l’evento, in quanto in grado di coniugare la coralità di una festa popolare con una cornice classica, creando anche la giusta atmosfera nella partecipazione del pubblico.
L’ORCHESTRA. Sulla scia di un altro fortunato spettacolo che l’anno scorso ha reso omaggio a Lucio Battisti da piazza del Plebiscito a Napoli, l’appuntamento di Cagliari con Le Nuvole vedrà sfilare sul palco gli artisti che ofriranno la loro personale interpretazione del repertorio di Faber supportati dall’Orchestra da camera Accademia di Cagliari (quaranta elementi), diretta in questa occasione dal maestro Roberto Colombo (compositore, arrangiatore, produttore), impegnato anche nella direzione della band ritmica composta da dodici elementi (8 strumentisti e 4 coristi): Luca Colombo, Sandro De Bellis, Maurizio De Lazzaretti, Phil Drummy, Riccardo Fioravanti, Santi Isgrò e Diego Maggi.
Arrangiamenti: Stefano Barzan e Roberto Colombo.
LE CANZONI. Brani memorabili, di grande qualità musicale e poetica, in grado di coinvolgere e unire i giovani, di ieri e di oggi. Venti, scelte tra le più belle e rappresentative, rivivranno nella serata magica del 10 luglio: Le Nuvole, Princessa, Creusa de Mà, Bocca di Rosa, Via del Campo, Carlo Martello, La Canzone di Marinella, Inverno, Spiritual, Il Pescatore, La Guerra di Piero, Amore che vieni Amore che vai, Un Giudice, La Canzone dell’Amor Perduto, Volta la Carta, Don Raffaè, Ho Visto Nina Volare, Dolcenera, La Città Vecchia e La Ballata dell’eroe.
IL REGISTA. La regia dello spettacolo, a cavallo tra il concerto, il balletto e l’interpretazione teatrale, è affidata a Duccio Forzano. Il regista genovese, 45enne, ha diretto, tra gli altri, Morandi, Panariello e Fiorello alla Rai, numerosi video e concerti di Claudio Baglioni, l’ultimo videoclip di Francesco De Gregori “Vai in Africa Celestino”, l’ultima edizione di Scherzi a parte su Canale 5 e l’edizione 2003 del Pavarotti & Friends, solo per citarne alcuni.
LA PRODUZIONE. Vittoria Cappelli è figlia di Carlo Alberto Cappelli, editore e Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna e dell’Arena di Verona, e nipote di Licinio, fondatore della Casa Editrice Cappelli, a Rocca San Casciano. Ha inventato, nel 1982, il binomio Moda-Spettacolo in Piazza Maggiore a Bologna con Ferrè, Versace, Coveri, Blue Marine. La Rai ha mandato in onda gli Eventi da lei realizzati con Vittoria Ottolenghi con grandi successi di pubblico e di stampa. Ha creato e gestisce una società che si occupa di cultura, di promozione turistica e del territorio, di comunicazione e di informazione a livello nazionale ed internazionale. Ha prodotto, tra gli altri, “Emozioni, Lucio le sue canzoni….il suo pubblico” (Rai Uno, 2004), “Hip Hop Generation” (Rai Tre, 2004), XV° Giornata Mondiale della Gioventù - “Giubileo dei Giovani” (Rai Uno, 2000), “Art’è” (Rai Tre, 1997-98-99) Produce, tra gli altri, da alcuni anni, il programma d’arte “Passepartout” in onda su Raitre.
BIGLIETTI. Platea: 30 euro+ diritti di prevendita. 1° anello: 20 euro+ diritti di prevendita. 2° anello: 10 euro+ diritti di prevendita.
PREVENDITA CAGLIARI
Box Office - viale Regina Margherita, 43. Tel. 070 657428
E-mail info@boxofficesardegna.it
Casa del Disco via Roma, 51
Call center Sarco - via Sulis, 41. Tel. 070684275
Furious Fish - centro commerciale Santa Gilla
Zimbra – via Eleonora d’Arborea
Sartourist – via Sonnino, 75
PREVENDITA QUARTU SANT’ELENA
Ticket Box – via Brigata Sassari c/o FBI
PREVENDITA ORISTANO
Distributore Fratelli Demontis – via Cagliari 162
30.6.05
Senza titolo 690
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Non c’è soltanto il mercato: salviamo la dignità dell'Africa | |
di CLAUDIO BAGLIONI da "Il Messaggero" di oggi |
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