12.1.09

...e poi arrivò il silenzio.

...e poi arrivò  il silenzio.


 


...e ritorni a me


a me, dopo un triste pianto


dopo che  la tempesta  fu  placata,


dopo che  le acque  lasciarono detriti


e i  spogli tronchi si persero nel nulla…


 


…e arrivò  il silenzio e fu la fine


più  nulla  mi  poteva   dare vita ,


lancette del tempo si erano fermate


mi crollava addosso il mondo, io impazzito !…


 


….persino le mie scarpe erano vuote


lasciavano odori  ,  cammini senza  meta,


ombre lontane  filtravano  tra i  rami


che per un attimo ,vedevo te ,il  mio futuro…


 


…e fu buio assoluto!


nemmeno una candela  dava luce,


cancellavo  un bello appena nato


perdevo te amore mio…


 


…e  misi incosciente in  un cestino


tutto il bene   dato,


e lo ripresi  subito, un momento dopo


col la mente di un povero pentito…


 


…e rimisi tra  le pagine a me più care ,


la tua  immagine   mai dimenticata


la strinsi forte a me e ti sorrisi…


 


…forse tutto  non è ancora spento


una braciere  arde ancora,


vetri si appannano nel  tiepido  torpore


in aliti ansimanti e frenetici  tremori,


sento il mio respiro   e mi consolo


 mi dai ancora vita ,


tu,  mio tesoro…


 


il poeta narratore.

James Blunt - Goodbye My Lover ( Live in Glastonbury 2008 )

Da qui all'eternità

eAUusZKUeH9kfageWNUna storia vera.

Marco e Anna si volevano bene.Ogni giorno si ringraziavano a vicenda con un’affermazione vera.


Grazie che ci sei.


Anna morì all’età di 38 anni di tumore allo stomaco.Due anni di cure ,di chemioterapia con qualche ripresa che faceva presumere che il male fosse “ingabbiato”,tenuto sotto controllo.Ma poi la morte che portò via non solo la vita di Anna,ma anche quella di Marco che da quel giorno decise di vivere solo,tra le vie di Milano,di nutrirsi alla mensa dei poveri e dormire con i clochard.


Aveva 42 anni quando lascò il lavoro,prese con sé alcuni indumenti e si mise in cammino.


Non gli interessava piu’ niente,né il suo corpo da nutrire,pulire curare,né la professione.Tutti i giorni sostava per cira un’ora al cimitero,si sedeva sopra la tomba di Anna e nel silenzio percorreva nella sua mente i giorni d’amore,le difficoltà i sogni.Raccontava ad Anna immaginandola seduta accanto,le difficoltà per sopravvivere,le lunghe notti senza di lei sdraiato sulla panchina di un giardinetto o per terra sotto un portico..Si sfogava e si asiugava spesso le lacrime dal volto.Poi si allontanava dalla tomba con un cenno di saluto e con una ricarica nel cuore. Tutti i giorni lo stesso rito,anche quando pioveva,nevicava e il cimitero era diverso.Sul suo diario ogni sera annotava i i sentimenti veri,inestinguibili per Anna,che era sempre in lui.Rinunciava a qualsiasi piacere della vita perché lo riteneva un torto fatto al suo amore chiuso in quella fossa.Gli anni passavano e Marco era sempre più consapevole di aver chiuso nella tomba con Anna le sue attese e gioie. Agli amici di un tempo, che qualche volta lo avvicinavano per offrirgli un caffè,un panino nel bar più vicino,confidava che ormai quella vita randagia faceva parte di una scelta,incomprensibile se si vuole, ma importante per chi aveva scelto di vivere un sentimento personale bello.


Incontrai Marco un pomeriggio al Centro d’Ascolto con il volto segnato dalla sofferenza e un corpo trascurato,sporco. Desiderava essere ospitato,curato,ma soprattutto il suo sguardo rivelava il bisogno di attenzione e affetto.Mi parlò di Anna per circa un’ora come se fosse lì con lui e gli suggerisse le parole,la scelta da compiere.Sul comodino conservava la foto di Anna che fissava a lungo e le sussurrava spesso” Anna ora sono qui,ma presto ti raggiungo”.Non mi fu difficile capire che cosa siginificasse quel “presto ti raggiungo”.Certamente Marco era convinto che nemmeno la morte poteva allontanarlo da lei.


Se ci fosse poi un Paradiso o qualcosa d’altro non aveva importanza,il suo cielo era nella sua anima:lì passò i suoi giorni con il suo amore.Prima di morire disse ad un amico.”Anna è sempre stata con me,sono certo che non potrà mancare dopo.


Il suo amore terreno era motivo di attesa di speranza di eternità.Una esperienza vissuta nell’amore,anche se limitata,può sembrare una dipendenza,una ossessione persistente,fece invece intravedere a Marco le immense possibilità attuabili su orizzonti sempre piu’ vasti.



Mi sono sempre chiesta guardando la fotografia in alto



quante fossero le probabilità di vivere un vero amore duraturo ,infinito .



Nel mondo attuale dove tutto dura una frazione di secondo e dove anche solo dopo pochi giorni si sciolgono come neve al sole amori e promesse,non credevo fosse possibile fino a che non ho letto questa storia.



Siamo tutti alla ricerca dell’Amore,ma non tutti ,come Marco, saprebbero sacrificare la propria vita e dedicare tutto sé stesso al rispetto di un ricordo.



Tutti parlano di rispetto,ma nessuno sa veramente cosa significhi.



Rispettare sé stessi e gli altri vuol dire mantenere la parola data.



Vuol dire esserci.Vuol dire parlare chiaro,



sacrificarsi anche quando la vita non è semplice .



Io ho un grande rispetto per l’Amore e spero di poter vedere riflessa la mia ombra su quel muro non solitaria .



Tristezza non è la povertà o la solitudine,ma la mancanza assoluta di  valori.





oggi piove

oggi piove


dammi un minuto di te


oggi tutto è grigio


e tu sembri sfuggirmi


lacrime di pioggia


bagnano tutto


anche la mia mente


non si vede nulla


niente più golfo


lontano quella sottile linea


ha mescolato tutto


piove e scende la tristezza


giorno melanconico


cerca di te


nemmeno un saluto veloce


e piove


tutto si vela


nessun calore a riscaldarmi


nemmeno quel raggio potente


che esce e mi sorride


oggi può riempirmi di te


piove


e piove


il cielo non ha colore


il mare ha chiuso il suo divenire


in onde insignificanti


e piove sull'asfalto


passi insignificanti


passi senta mete


passi vuoti


che cercano


piove su me


e sento le gocce gravi


pesanti


perchè piove


ti cerco


mentre piove e il mio cuore


sembra lacerarsi


piove e mi hai lasciata sola


altro ha rubato la tua attenzione


potrà il sole ridarmi


tutto di te


piove e non finisce di piovere....


 


La nostra vita a Zero -

Rossana è schietta, determinata, volitiva. Gestisce un cocktail-bar dal nome curioso: Quattro dischi e un po’ di whisky. La vita sembra averla resa disincantata, talora cinica, ma dietro la maschera si nasconde un grande bisogno d’amore e di tenerezza. Lorenzo è un giovane e fascinoso prete dall’inquieta vocazione che, dopo aver gettato la tonaca alle ortiche, cadrà tra le braccia di Paola, la bella del gruppo, aspirante attrice. Camillo, infine, è il più estroso dei quattro: gay frizzante negli anni ’80, più pacato oggi, ma sempre sottilmente pervaso da guizzi inattesi, scrive con poca fortuna favole per bambini: “È la rappresentazione del puer, il bimbo eterno”, spiega Roberto Biondi.
Si deve a lui la stesura di Quattro dischi e un po’ di whisky: “Una commedia leggera e ironica – spiega – che prende spunto da un un verso di Triangolo, canzone-simbolo di un’icona nazional-popolare come Renato Zero, cui tutti i protagonisti sono affettivamente legati.
Accompagnati dalle sue canzoni, che appartengono all’immaginario collettivo di svariate generazioni, i quattro amici ripercorrono vicende di nevrosi e dubbi, ma anche di tanti aspetti comici, e mettono in luce il coraggio di essere sé stessi e di poter affermare i propri sogni”.
Quarantatré anni, romano, diplomato alla Silvio D’Amico e con diversi premi all’attivo, Biondi ha scritto anche Fiesta! per Fabio Canino (“Ci univa la passione per Raffaella Carrà e Paolo Lanfredini, in passato collaboratore dello stesso Renato, combinò il nostro incontro”), Good as you (andato in scena per due anni a Roma e a Milano) e Fiori al plasma, spettacolo in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids per la regia di Fabrizio Raggi (Il bacio della donna ragno, lavori con Albertazzi, Patroni Griffi, Proietti, Branciaroli, Scaparro…). “E Fabrizio dirige anche questo mio nuovo testo”, aggiunge Biondi.


- Quando hai scritto la commedia?

"Circa un anno fa. Nella mia mente hanno preso forma le fisionomie dei quattro personaggi che scandiscono un passaggio temporale di venticinque-trent’anni, a partire ovviamente da Triangolo, che risale al 1978".

- I brani di Renato Zero accompagnano le vite dei protagonisti, giungendo fino ai giorni nostri. Eppure l’attenzione è catalizzata intorno a un periodo magico ma ancor poco studiato: l’ultimo scorcio dei ’70. Quando Renato è esploso.

"Il periodo della consapevolezza per molti di noi. I protagonisti sono molto giovani, alcuni ancora bambini, nel momento in cui vengono investiti dalla zerofollia. Come tanti loro coetanei non si riconoscono nei valori tradizionali dominanti, non nei sentimenti a uso esclusivamente 'privato' come le magliette fine di baglioniana memoria, ma non riescono a identificarsi totalmente nemmeno nella cosiddetta controcultura dell’epoca, rappresentata dai cantautori 'impegnati'”.

- In passato scrissi che Zero è stato l’unico artista italiano a proporre e a proporsi, anche fisicamente, come personaggio di rottura compiendo, però, un percorso opposto a quello dei cantautori. In un periodo in cui tutto doveva essere collettivo e politico, Renato è partito dall’intimo per fare un discorso sociale, aperto, innovativo e rivoluzionario.

"Ed è uno dei motivi per cui tanti si sono identificati in lui. È accaduto anche a me. Lo vedevo 'diverso', a volte una sorta di alieno caduto sulla terra, altre volte vicinissimo, quasi carnale. Il suo messaggio era libertario e liberatorio: una vera boccata d’ossigeno per quanti si percepivano emarginati e disadattati. Esortava a seguire ognuno la propria natura, perché la natura è varia, molteplice, non univoca; nulla di sorprendente, quindi, che sia poi riuscito ad arrivare a tutte le realtà sociali".

- Anche alle famiglie…

"Sì, perché un artista vero si rivolge necessariamente a tutti e ad ognuno".

- Proponendo fra l'altro, in prima serata, esibizioni oggi inimmaginabili. Nessuno, che io ricordi, avrebbe più il coraggio di cantare un brano come La fregata a un Fantastico, con quell'inquadramento di lanciamissili che non pareva esattamente una citazione di Eisenstein...


"[Risate] Per noi era un gioco. Più ingenui? Non so. So che adesso sto riscoprendo quel periodo in modo più cosciente e mi rendo conto di quanto certi atteggiamenti fossero davvero all'avanguardia".
A lato, Roberto Biondi.



- Ricordo di aver letto, nel ’79, il commento d’un fan: “Renato canta per noi operai”. Potrebbe stupire.



"Invece no. Renato era, è, tanto etereo quanto realista, anzi, espressionista.

- Espressionista?

"Scuoteva, cantava in italiano, non usava filtri. Le sue canzoni parlavano chiaro: Mi vendo, Baratto, Uomo no… Attraverso la metafora del realismo, Renato obbligava a pensare, a riflettere su di sé, senza cercare alibi all’esterno, fossero anche nobilissimi. Un altro che aveva capito che occorreva scavare all'interno di noi stessi per sovvertire le false regole della società è stato Pasolini".



- Guarda caso, uno dei “miti” di Renato stesso.

"Ma filtrato dalla sua sensibilità squisitamente teatrale".

- Ho letto un bell’articolo: Quante strade portano al camp. Recensiva un libro “serio”, ma esordiva proprio con l’analisi del “fenomeno Zero”. Spesso sottovalutato, anche da chi avrebbe dovuto capirlo meglio, accusato persino di frivolezza…

"Frivolezza e leggerezza non sono sinonimi. Non tutti si rendono conto che si possono affrontare temi, come dici tu, seri, anche col sorriso sulle labbra. Il mio teatro è così: semplice, diretto, popolare. Ma ha la pretesa di non essere stupido: voglio divertire, ma anche spingere a porsi delle domande, a non dar nulla per scontato e immutabile".


- Anche i protagonisti di Quattro dischi… sembrano alla ricerca di autenticità.

"E la trovano, pur attraversando conflitti talvolta dolorosi. Solo così, del resto, si cresce".

- Hai scelto come incarnazione della sorcina doc una donna: è un caso?

"Beh, ovviamente no… Non nascondo una certa autoidentificazione. Va pure ricordato che, drammaturgicamente, la figura femminile rende molto: Fassbinder, Almodovar, lo stesso Pasolini hanno sempre prediletto le donne per le loro opere. Sono il nostro lato segreto: fantasioso, nascosto. Con le donne si può 'osare'. Giulia Cantore poi è bravissima nella parte della sorcina 'attempata': ha lavorato con me in Good as you e la nostra intesa è ormai consolidata".

- E gli altri attori?

"Anche Diego Longobardi, il mio Camillo, mi ha affiancato nell’avventura di Good as you e Fiesta. Ma non ha certo bisogno di presentazioni. Era perfetto per la parte perché non volevo un imitatore di Renato, bensì un ragazzo autentico, coi suoi vizi, i suoi tic, il suo carattere insomma. Quando si concia come lui lo recita infatti a volte 'male', in modo stralunato. Deve scaturire il suo 'io', non una copia più o meno fedele di Zero".
- E arriviamo a Francesco De Angelis e a Linda Santaguida…

"Francesco è il sacerdote in crisi vocazionale che, all’inizio, si presenta come il classico individuo al di sopra di ogni sospetto. Poi, vinte le chiusure, abbandona la tonaca improvvisandosi idraulico, quindi allenatore di rugby, infine s’innamora di Paola/Linda Santaguida. Linda è alla prima esperienza teatrale e mi è piaciuta perché umile, volonterosa, appassionata.

- Il prete e il gay: due figure apparentemente agli antipodi, eppure presenti tra il pubblico di Renato Zero.
"Non è così strano: l’afflato spirituale non è mai mancato nei brani di Renato. Ma d’altronde si tratta di due figure in un certo senso 'ai margini': costrette a vivere da minoranza in un mondo che ha compiuto scelte diverse. E, al tempo stesso, vittime dell’ipocrisia, dell’ostracismo. Certo, oggi le cose vanno molto meglio: gli omosessuali hanno raggiunto traguardi impensabili solo pochi anni prima, la Chiesa vive questa forte contraddizione tra il conformismo e la ricerca della verità. Ciò provoca tensioni acutissime, cui assistiamo ogni giorno".
- Esiste un altro tipo di conformista, però: il provocatore di professione. Costui non vuole in realtà cambiare nulla, infatti ogni televisione ne propone uno. Il risultato è la noia, se non il rigetto.

"Certo, anche la 'diversità' può rimanere assorbita da una logica consumistica e vendersi a meccanismi mercificatori. Uno dei motivi del prolungato successo di Renato credo sia proprio questo: ha sempre dato l’idea di vivere le esperienze sulla propria pelle. Contraddittorio, problematico, angelico e demoniaco quanto si vuole, ribelle e pacificato, ma sempre e comunque lui, non un prodotto di serie".





Zero canta Triangolo (dal film Ciao Nì!)

- Renato conosce lo spettacolo?

"Abbiamo scritto una lettera al suo ufficio stampa per informarlo del progetto e per invitarlo ad assistere. se vorrà, alla nostra performance. In ogni caso, aspettiamo tanti suoi fans e non solo, per divertirci e 'scambiare assieme' qualche brandello di vita. Cominciando da Roma, ma sperando d'incontrare presto tutta l'Italia".


Quattro dischi e un po’ di whisky, dal 13 gennaio al 1° febbraio. Roma, Colosseo Nuovo Teatro (via Capo d’Africa, 29). Info e prenotazioni 06/700.49.32 - 320.3814625.


                                         Daniela Tuscano

Come refolo di vento

Come refolo di vento


 


Mi ha preso la luce dei tuoi occhi


sapevi di prati in fiore


di azzurro cielo


di sconfinato mare


la corazza tra me e il mondo


è andata in polvere


ti ho guardata con stupore


come un bimbo il suo sogno


il mio cuore ora libero


vola gioioso


calamita irresistibile


a sperdersi in te


nel suo cielo


come refolo di vento


 


Pietro Atzeni

11.1.09

La fioriera

Un immenso giardino fiorito
un grande amore sbocciato
un fiume in alta montagna
cascatelle di verde marino.
Il trapezista della natura
forgia fiori irregolari
nella grotta marina lavora
alla rugiada mattutina
lacrima felice la nuova nata.
L'amore forgiato inizia
curiosa ape, vola nella baia
le sue ali muovono i petali
le tue labbra la vita.

Il tuo sorriso

Il tuo sorriso

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.


Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.


Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.


Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.


Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.


Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
(Pablo Neruda)

...I Tempi.

 


getmed


Il sempre  non esiste


ma  il crederci


illumina i tempi.

Unto Ughi contro Allevi sincerità o gelosia \ invidia ?

 replico al post  della  cdv muliniavento.stefaniacalledda.it  ( qui il post  e i commenti in questionie e  all' Ottimo post  Roberto  .  anche se non condivido il tuo giudizio  su allevi , perchè  pur essendo mediocre ( infatti in alcuni pezzi lo  si evidenzai  )  ci vuole  abilità  rinnovare  all'interno di una tradizone  e   portare   anche se  con i suoi limiti  un genere   musicale  dalla nicchia  e da l''elitè  al grande  pubblico  .
Concordo però  sul maestro  Ughi  , egli è troppo  vanaglioroso e saccente  e  a  tratti poco  originale  , ma  saranno il tempo a decidere  ( dato che a tutti gli innovatori o  a chi tentava  d'innovare   veniva  ribadita  la  stessa accusa  ) .
Allevi ha  il diffetto  d'essere  troppo prezzemolo e  troppo saccente  e  ciò   porta  gli altri  ( Ughi in questo caso  )  a vedere  in secondo  piano  i   tupoi pregi ( pochi o molti che  siano ) ed  in primo piano  i  tuoi difetti


  Un piccolo sondaggio


ler accuse di Ughi ad Allevi sono
giuste e costruttive ha ragione
distruttive fatte sdolo per farsi pubbblicita' visto che non lo caga piu'nessuno
non aprei non me ne intendo
  
pollcode.com free polls

Senza titolo 1151

Sabato 17 gennaio da tutta Italia a Roma per la manifestazione nazionale in solidarietà con i palestinesi di Gaza




E’ stata convocata nella capitale per sabato 17 gennaio da una larghissima coalizione di associazioni e forze politiche una manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese massacrato a Gaza dalle forze armate israeliane. Dopo la prima giornata di mobilitazione nazionale che ha già visto le piazze di quindici città italiane riempirsi di manifestanti a sostegno dei palestinesi lo scorso sabato 3 gennaio, la rete di associazioni attiva da anni per la Palestina ha deciso di passare ad un appuntamento centrale nella capitale politica del paese per far pesare l’indignazione verso il massacro a cui sono sottoposti i palestinesi a Gaza e la condanna della politica filo-israeliana adottata dal governo e –con poche eccezioni - dalla “politica” italiana.

Ridotti all’osso ma determinati gli obiettivi della manifestazione nazionale del 17 gennaio: “Fermare il massacro dei palestinesi a Gaza; basta con l’impunità per il terrorismo di stato israeliano; rompere ogni complicità politica, diplomatica, militare ed economica tra Italia e Israele; denuncia di una informazione che uccide le coscienze così le bome uccidono le persone”.

Alla manifestazione partecipano sia le associazioni storiche della solidarietà con i palestinesi (dal Forum Palestina alle associazioni di amicizia con la Palestina di Firenze, Cagliari, Bologna, Viareggio), i coordinamenti Free Palestine di Torino, Napoli e di Pisa, i sindacati di base RdB/CUB e Cobas, i centri sociali ma ci saranno anche le comunità degli immigrati, siano esse musulmane o no, e gruppi di cristiani di base. Tra le forze politiche PRC, PdCI, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, PCL. Per domenica 11 gennaio a Firenze è previsto un incontro nazionale per decidere i dettagli del corteo.

Info: stopmassacrogaza@libero.it


FORUMPALESTINA


fonte: forumpalestina@libero.it



la lotta per la legalità non è ne di destra ne di sinistra

   aggiungo prima del  post  d'oggi  a  questo post   che  fa  parte  del tag  faq     questa mia  concezione   sulla  legalità
Se lottare per la legalità  è   di destra  sono di destra  se  è di sinistra  sono di sinistra 

Ora  veniamo al post  d'oggi 


I'8 gennaio si  è celebrato ignorato  da  tutti i media ufficiali o peggio rilegato nelle ultime pagine di cronaca  il  16 anniversario  del giornalista  Beppe Alfano (trovate  sotto degli url   e  altro materiale   su chi era  e  sulla  sua  vicenda  che non ha  mai trovato  ancora giustizia  )  dimenticato  dalla sinistra  strumentalizzato  dalla  destra    di cui faceva parte  o era  simpatizzante  .
Ecco qui un articolo tratto   mi pare  da  antimafia  2000  ,    sarò più preciso nei prossimi post  , chiedo alla  figlia  Sonia mia  a mica  di facebook






 se  non  riuscite  a leggerlo  potte  cliccare qui sul altro mio \ nostro blog   per  ingrandirlo   

 Approfondimenti

it.wikipedia.org/wiki/Beppe_Alfano
www.ammazzatecitutti.org/chi-ha-ucciso-beppe-alfano.php
tinyurl.com/872ayc
tinyurl.com/9swwv4

www.soniapresidente.net/
it.wikipedia.org/wiki/Sonia_Alfano

beppe alfano

Senza titolo 1150

  VI PIACEVA LA CANTANTE ANITA WARD ?  :-)


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De André, l'anima salva


Dieci anni fa moriva a Milano Fabrizio De André. Ripropongo qui sotto il ricordo che scrissi allora per l'occasione, consapevole che uno come lui, di là da ogni retorica, ci accompagnerà lieve e silente per tutto il migrare dei giorni.





Fabrizio De André ci ha lasciati con una sensazione di levità, di dolcezza, di gentilezza. Di famiglia. Perché Fabrizio era la famiglia.




La sua certamente, innanzi tutto. Così presente, e nello stesso tempo così discreta. Così, direi, patriarcale. Con Fabrizio De André non occorrevano molte parole, bastava uno sguardo, un sorriso, un cenno. Il resto era tutto lì, nella secolare saggezza genovese, nei labirinti di una città arcana, obliqua, imprendibile, nel sontuoso (e talora scostante) scarlatto dei palazzi patrizi come nei recessi dei carruggi. Era lì che il giovane Fabrizio fuggiva, o forse si rifugiava, per cogliere il senso vero della vita. E lo trovava fra le pieghe graziose di una ragazzina di strada, nell’allegria insensata di una pazza, nel sorriso storto di un mendicante. Gente nuda. E la gente nuda, si sa, non ha confini né nazione, è apolide per sua natura. Perché è universale, umanità nella sua scaturigine, primavera di creazione. Dappertutto sempre uguale, dappertutto diversa, respinta come diversa. Quanto doveva sembrare limitante, a De André, la gente “perbene”. Poco interessante. Inutile. Di loro non c’era nulla da dire perché nulla manifestavano. Erano, al più, voci, o meglio, dicerie. Suoni senza eco inghiottiti dal vento salmastro. A De André, invece, interessavano i corpi, e il suo compito era quello di tradurre in musica – la più ineffabile delle arti – il linguaggio inarticolato ma vivo di quella gente nuda.




Infatti uno dei suoi capolavori era La buona novella (anche se io l'ho scoperto e amato con Amore che vieni amore che vai, cfr. il sottostante video). Il paesaggio immoto e senza tempo della Palestina non poteva costituire sfondo migliore per dipingere la sua umanità nuda, scarnificata come il Forese dantesco.




“Non voglio pensarti figlio di Dio, ma figlio degli uomini, fratello anche mio”, è il verso che conclude il suo lavoro. Un incontro che, in apparenza, non avviene. De André, alla fine del viaggio, non incontra Cristo. Ma gli basta Gesù: “Non voglio pensarti figlio di Dio”, perché non sei, non ti voglio lontano da questa umanità nuda. Non sei che l’umanità vera, perfetta perché dolente, ingenua, maltrattata, umiliata, sciocca. Sciocca e ingenua come solo i profeti, e i bambini, sanno essere.




Cosa importa se l’uomo Gesù ha sbagliato? Ciò che conta è che ci sia stato, qui, su questa terra. E che questa terra lo abbia partorito, questo è già, comunque, motivo di speranza, ed è uno sguardo sull’infinito, consapevole o meno che sia. Tanto più inconsapevole quanto più vero. L’unica certezza, per De André, era la vita stessa, il respiro, il soffio. In questa sua attenzione, in questo profondo rispetto per l’individuo terreno si trovano i germi della spiritualità. Attraverso i “suoi” poveri, il borghese De André ha compiuto un cammino a ritroso alle origini di sé. Si è denudato con loro. Sapeva ascoltare, De André. Ecco perché i suoi dischi uscivano con parsimonia, quella parsimonia ligure che sembra scontrosità ed è invece solo meditazione. Fabrizio era così profondamente genovese, ma anche tanto saggiamente zen. Così sensualmente persiano. Così stupito e fiducioso come un bimbo.




Ci ha lasciati con un disco, Anime salve. Ancora una volta gli amatissimi “poveri”, tra cui spicca la transessuale Princesa. Ancora una volta, dantesco. Il cammino di De André si è concluso perché, come Dante, ha avuto il privilegio di percorrere da vivo non l’Inferno, che per Fabrizio non esiste, ma quel Purgatorio che, nella sua intimità, è il regno della speranza, di quelle anime elette (“O ben finiti, spiriti già eletti”, Purg. III) in attesa del definitivo ritorno a casa. Ecco perché De André era famiglia. Perché è stato veramente il padre (soprattutto), il fratello, l’amico, l’amante di tutti e di ognuno. E a tutti e a ognuno si è donato con la sua nudità di uomo e di poeta. Fabrizio De André era il cantore del già e non ancora, l’unico modo di assaporare l’eternità concesso a noi mortali. L’amore, invece, è inesprimibile. Fabrizio non aveva più bisogno di sperare. La speranza termina quando sopraggiunge l’amore. E l’amore non ha più bisogno di parole né di musica, perché basta a sé stesso.




Daniela Tuscano (pubblicato anche su MenteCritica )





ve lo ricordate Lady Oscar anime degli anni 80

वे ला रिकोर्दते ?

De André, l'anima salva


Dieci anni fa moriva a Milano Fabrizio De André. Ripropongo qui sotto il ricordo che scrissi allora per l'occasione, consapevole che uno come lui, di là da ogni retorica, ci accompagnerà lieve e silente per tutto il migrare dei giorni.



Fabrizio De André ci ha lasciati con una sensazione di levità, di dolcezza, di gentilezza. Di famiglia. Perché Fabrizio era la famiglia.


La sua certamente, innanzi tutto. Così presente, e nello stesso tempo così discreta. Così, direi, patriarcale. Con Fabrizio De André non occorrevano molte parole, bastava uno sguardo, un sorriso, un cenno. Il resto era tutto lì, nella secolare saggezza genovese, nei labirinti di una città arcana, obliqua, imprendibile, nel sontuoso (e talora scostante) scarlatto dei palazzi patrizi come nei recessi dei carruggi. Era lì che il giovane Fabrizio fuggiva, o forse si rifugiava, per cogliere il senso vero della vita. E lo trovava fra le pieghe graziose di una ragazzina di strada, nell’allegria insensata di una pazza, nel sorriso storto di un mendicante. Gente nuda. E la gente nuda, si sa, non ha confini né nazione, è apolide per sua natura. Perché è universale, umanità nella sua scaturigine, primavera di creazione. Dappertutto sempre uguale, dappertutto diversa, respinta come diversa. Quanto doveva sembrare limitante, a De André, la gente “perbene”. Poco interessante. Inutile. Di loro non c’era nulla da dire perché nulla manifestavano. Erano, al più, voci, o meglio, dicerie. Suoni senza eco inghiottiti dal vento salmastro. A De André, invece, interessavano i corpi, e il suo compito era quello di tradurre in musica – la più ineffabile delle arti – il linguaggio inarticolato ma vivo di quella gente nuda.


Infatti uno dei suoi capolavori era La buona novella (anche se io l'ho scoperto e amato con Amore che vieni amore che vai, cfr. il sottostante video). Il paesaggio immoto e senza tempo della Palestina non poteva costituire sfondo migliore per dipingere la sua umanità nuda, scarnificata come il Forese dantesco.

“Non voglio pensarti figlio di Dio, ma figlio degli uomini, fratello anche mio”, è il verso che conclude il suo lavoro. Un incontro che, in apparenza, non avviene. De André, alla fine del viaggio, non incontra Cristo. Ma gli basta Gesù: “Non voglio pensarti figlio di Dio”, perché non sei, non ti voglio lontano da questa umanità nuda. Non sei che l’umanità vera, perfetta perché dolente, ingenua, maltrattata, umiliata, sciocca. Sciocca e ingenua come solo i profeti, e i bambini, sanno essere.


Cosa importa se l’uomo Gesù ha sbagliato? Ciò che conta è che ci sia stato, qui, su questa terra. E che questa terra lo abbia partorito, questo è già, comunque, motivo di speranza, ed è uno sguardo sull’infinito, consapevole o meno che sia. Tanto più inconsapevole quanto più vero. L’unica certezza, per De André, era la vita stessa, il respiro, il soffio. In questa sua attenzione, in questo profondo rispetto per l’individuo terreno si trovano i germi della spiritualità. Attraverso i “suoi” poveri, il borghese De André ha compiuto un cammino a ritroso alle origini di sé. Si è denudato con loro. Sapeva ascoltare, De André. Ecco perché i suoi dischi uscivano con parsimonia, quella parsimonia ligure che sembra scontrosità ed è invece solo meditazione. Fabrizio era così profondamente genovese, ma anche tanto saggiamente zen. Così sensualmente persiano. Così stupito e fiducioso come un bimbo.


Ci ha lasciati con un disco, Anime salve. Ancora una volta gli amatissimi “poveri”, tra cui spicca la transessuale Princesa. Ancora una volta, dantesco. Il cammino di De André si è concluso perché, come Dante, ha avuto il privilegio di percorrere da vivo non l’Inferno, che per Fabrizio non esiste, ma quel Purgatorio che, nella sua intimità, è il regno della speranza, di quelle anime elette (“O ben finiti, spiriti già eletti”, Purg. III) in attesa del definitivo ritorno a casa. Ecco perché De André era famiglia. Perché è stato veramente il padre (soprattutto), il fratello, l’amico, l’amante di tutti e di ognuno. E a tutti e a ognuno si è donato con la sua nudità di uomo e di poeta. Fabrizio De André era il cantore del già e non ancora, l’unico modo di assaporare l’eternità concesso a noi mortali. L’amore, invece, è inesprimibile. Fabrizio non aveva più bisogno di sperare. La speranza termina quando sopraggiunge l’amore. E l’amore non ha più bisogno di parole né di musica, perché basta a sé stesso.
(pubblicato anche su MenteCritica )



10.1.09

Sr MATANZA - MANO NEGRA

anche noi canteremo una canzone simile a Don't Cry for Me Argentina

Audio pubblicato da Alessio3354                                          da  klarheit.splinder.com/

Senza titolo 1149


msfinforma


 


Medici Senza Frontiere



In tutte le emergenze che hanno attraversato il 2008, Medici Senza Frontiere era presente con i propri medici, chirurghi, infermieri, logisti, ingegneri, architetti, psicologi, amministratori. Alcune di queste emergenze sono state seguite con passione dai mezzi d’informazione, altre sono rimaste totalmente ignorate.


30/12/2008




L'anno si chiude con la grave crisi in Medio Oriente e gli ospedali di Gaza al collasso, l'epidemia di colera in Zimbabwe e ancora la febbre emorragica di Ebola in Congo. In tutte le emergenze che hanno attraversato il 2008, Medici Senza Frontiere (MSF) era presente con i propri medici, chirurghi, infermieri, logisti, ingegneri, architetti, psicologi, amministratori. Alcune di queste emergenze sono state seguite con passione dai mezzi d'informazione, altre sono rimaste totalmente ignorate.


Nel ripercorrere brevemente le sfide che hanno visto MSF in prima linea nelle guerre, catastrofi naturali, epidemie e nelle crisi nutrizionali di quest'anno, non possiamo non ricordare chi ha pagato con la vita la scelta di lavorare in zone di crisi per portare soccorso alle popolazioni in pericolo. Victor Okumu, chirurgo di 51 anni, Damien Lehalle, logista ventisettenne e Mohmed Bidhaan Ali, autista, uccisi in un attacco a Kisimayo (Somalia) il 28 gennaio 2008. La morte di un nostro operatore somalo ucciso durante l'attacco a una nostra jeep il 14 marzo. Maria Tiziana Albrizio, amministratrice, morta in un incidente stradale il 2 luglio. Samuel Bamoueni, chirurgo, morto in un incidente aereo in Congo il 2 settembre. A loro e ai loro familiari và tutta la nostra gratitudine.


Le emergenze che nel 2008 hanno visto MSF in prima linea:



  • Gli scontri etnici in Kenya

  • Il peggioramento della crisi in Somalia, dove nei giorni scorsi un nostro ospedale è stato raggiunto da diversi proiettili

  • La violenza xenofoba in Sudafrica ai danni dei rifugiati in fuga dallo Zimbabwe

  • Il ciclone Nargis in Myanmar

  • Il terremoto in Cina

  • La grave crisi nutrizionale in Etiopia, dove i nostri team hanno salvato più di 50.000 bambini malnutriti

  • Le alluvioni ad Haiti

  • Il terremoto in Pakistan

  • La guerra in Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo) e il lancio del progetto "Condizione: critica" (www.condizionecritica.it)

  • Le inondazioni in Colombia

  • L'approdo disperato dei somali sulle coste dello Yemen

  • Le condizioni sempre più drammatiche dei lavoratori stagionali impiegati in agricoltura nel Sud Italia.


Spesso, presi dall'abitudine, sottolineiamo poco come uno dei cardini dell'azione di MSF sia rappresentato dall'indipendenza. Non si tratta di un concetto astratto, ma di un principio pragmatico di funzionamento. Oltre l'85% dei fondi raccolti da MSF proviene da donatori privati, persone, individui che decidono di sostenere con un contributo economico le attività di MSF. L'indipendenza economica, raggiunta grazie alle generosità dei nostri sostenitori, è il primo tassello per avere un'indipendenza operativa, vale a dire essere liberi di decidere dove intervenire non sulla base dei fondi disponibili, dei finanziamenti di questo o quel ministero, ma unicamente sulla base dei bisogni umanitari, dei bisogni delle persone vittime di situazioni di crisi.


Indipendenza economica e indipendenza operativa sono aspetti fondamentali per garantire a un'organizzazione che fa della testimonianza uno dei propri principi operativi la massima libertà di parola, di denuncia. È solo grazie alla nostra indipendenza che abbiamo potuto denunciare le condizioni dei lavoratori stagionali nel Sud Italia, le violenze in Repubblica Centrafricana, il disimpegno dei governi nella lotta a malattie come l'AIDS, la tubercolosi, la malaria, quelle case farmaceutiche che volevano fare del profitto a scapito della salute, della vita delle persone che vivono in paesi poveri.


Per la nostra indipendenza dobbiamo ringraziare voi che costantemente ci sostenete, non solo durante le emergenze (MSF Italia conta circa 350.000 donatori privati); voi che ogni tanto visitate il nostro sito (siete più di 1.200 al giorno) per conoscere quelle situazioni che non finiscono mai in un telegiornale; voi che ci sostenete aiutandoci ad organizzare eventi o dedicandoci parte del proprio tempo (i Gruppi di MSF di Aosta, Bergamo, Bologna, Brescia, Milano, Padova, Roma, Torino e Verona) ; voi che non ci avete mai fatto mancare la vostra fiducia e la vostra solidarietà anche in momenti difficili. Ma un grazie particolare va a coloro che hanno deciso di unirsi ai team di MSF per soccorrere le vittime di guerre, epidemie, catastrofi naturali e crisi nutrizionali (nel 2008 più di 220 italiani hanno lavorato nelle missioni di MSF, in prevalenza in contesti di conflitto ed emergenza). Grazie, grazie di cuore.


Sergio Cecchini
Direttore Comunicazione
MSF Italiamedici-senza-frontiere



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Parole


Orchestranti


Elenchi


Simmetrici


Iconoclasti


Altruisticamente ?

ho gettato nella neve una rosa

rosaneveqv7Ho gettato nella neve una rosa questa mattina,cosi’ come si saluta un vecchio amico che se ne va.

Simbolicamente ho pensato a tutto quello che piano piano se ne sta andando portandosi dietro amarezze, delusioni,qualche gioia.

Sepolto sotto la neve si scioglierà quando arriveranno i primi raggi di sole,e si disperderà come si disperdono piccole parti di noi man mano che il tempo passa e senza che ce ne accorgiamo lentamente ci rinnoviamo o cambiamo ..difficile stabilire la differenza.

Io preferisco pensare che ,pur rimanendo me stessa, mi rinnovo…e già mi sto preparando alla primavera.

Sotto la neve mi sembra di scorgere i primi semi che nella terra tiepida cominciano a rinascere.

Saluto amorevolmente l’anno vecchio e proprio oggi ,sotto una neve che non vuole smettere e l’ atmosfera classica dell’inverno, attendo la primavera con un sorriso di speranza.
Come si cambia,
per non morire…

9.1.09

Triste momento

Le mani fredde della sera
trasportano ricordi lontani
soffiati nel vetro, aloni rossi
fotografie dal bordo consumato
dal cuor mio non dimenticato.
Di sabbia vestivo al tempo
un ferro in mano, decantando amore
traccianti in tasca per l'onore
un bimbo, soldato, arruolato
lo stemma sul petto, il mio dolore.

Ora come ieri, ieri come oggi.

Roventi giornate all'orizzonte straniero
giovani nonne piangenti distese
avvinghiavano il nero anfibio, urlavano
un figlio sparito, un marito ferito
aiuto risuonava nel sonno.

Bardato dal reggimento
muovevo al comando ordinato
fine non arrivava, terra sanguinava
secchi, nudi, denutriti figli vedevo.
Un cimitero senza bare,
fiori macchiati di sangue innocente
il vento sabbioso predominava
spazzava forte, non abbastanza
per dar fine al lamento.

NON SI PUO' RIMANERE A GUARDARE!!!!!

Sign for Non si può rimanere a guardare! Appello per Gaza!

I BAMBINI HANNO DIRITTO...

Pasolini su Marlyn Monroe

quando la 2 volta è migliore della prima


Oggi volevo scrivere un post   mi pare fosse  su quanto sta  accadendo   in israele-palestina  , ma uno sbalzo di corrente  ( qui  nel mio quartiere nonostante  ci sia  uffici   e  le poste  e  una delle principali banche cittadine  le linee   elettriche fanno schifo  ) , dovro decidermi  a risparmiare  e \o fare dele scelte   e  comprarmi un gruppo dio continuità . L'idea di riscriverlo  da capo  (almeno ci provo  perchè avendolo scritto di getto  e direttamente  sul pc   su  consiglio  , uno dei tanti  e  buoni  ,  di www.fattisentire.net un  sito che  pur essendo  lontano anni luce  dal mio modo di pensare    nopn riesco a  ricordarmi cosa    avevo scritto )  m'appare  in tutta la vera  arroganza  , niente  che funzioni  o che funzioni come si deve  , tensione  e in incazzatura   che  sale  , tanto da  volerci  rinunciare e desistere  . Ma  poi  mi convingono e  continuo nell'intenzione  . Ed ecco che  come per magia      mi      ricordo  non proprio il testo esatto ma  l'argomento  che  avevo scritto 



da  guerrillaradio.iobloggo.com  di  Vittorio Arrigoni è l'unico nostro connazionale che si trova in queste ore nella Striscia



 e poi   controllando la mia  ..... posta   del mio  account  su youtube    ho trovato   due  argomenti che  sostituisdcono quello che  volevo dire    sia in questo video   mandatomi via  email   dal cdv  it.youtube.com/user/cla400







e da  da questo messaggio inviatomi   su  youtube  che dice  dele cose  giuste  , ma  di cui non  ne  condividono  il tono    che è  al limite dell'antisemitismo


Dopo otto giorni di bombardamenti, l'esercito nazista sionista invade la "Striscia"
Olocausto a Gaza
512 morti, più di 3 mila i feriti, tra cui molti civili e bambini. Manifestazioni di solidarietà in Italia e nel mondo
Israele va sciolto: uno Stato due popoli !

La sera del 3 gennaio è scattata l'invasione della striscia di Gaza da parte dell'esercito sionista. Muovendo oltre 10 mila soldati e i carri armati, coperti dai bombardamenti dell'artiglieria e dell'aviazione, il regime nazista sionista di Tel Aviv ha dato il via alla seconda fase dell'aggressione denominata "Piombo fuso" con l'obiettivo di colpire la resistenza palestinese e abbattere il legittimo governo guidato da Hamas. Un obiettivo programmato da tempo e esplicitamente dichiarato dal governo Olmert per continuare a negare i diritti del popolo palestinese e tenerlo sotto controllo con la forza, data la scarsa rappresentatività del governo fantoccio del presidente Abu Mazen. Un progetto che può portare avanti impunemente grazie all'avallo dei paesi imperialisti e dei regimi arabi reazionari.
A dar credito alle veline diffuse dai sionisti di Tel Aviv e rilanciate come oro colato dai complici governi imperialisti, l'attacco a Gaza sarebbe stato deciso per porre fine al lancio dei razzi da parte della resistenza palestinese; in altre parole sarebbe stato provocato da Hamas che quindi deve essere "punita". Una tesi inaccettabile che pretenderebbe di negare ai palestinesi il diritto di difendersi e di riunciare alla resistenza all'occupazione. Ma basterebbe anche ricordare che nel giugno scorso la resistenza palestinese aveva accettato una tregua unilaterale per sei mesi impegnandosi a non condurre azioni ostili in cambio della riapertura di Gaza, della sospensione dei bombardamenti e delle azioni "mirate" contro singoli esponenti palestinesi; il 14 dicembre scorso Hamas dichiarava la fine della tregua registrando che nei sei mesi erano stati uccisi 49 palestinesi, di cui 41 civili, mentre nella striscia di Gaza sotto assedio israeliano mancavano l'energia elettrica, il cibo e persino l'acqua potabile. Una situazione di emergenza denunciata anche dallo speciale relatore ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi, Richard Falk, un ebreo americano professore di diritto internazionale, che definiva la politica israeliana verso la popolazione araba molto simile a un "crimine contro l'umanità". In una sua dichiarazione al Consiglio per i diritti umani a Ginevra, egli aveva sostenuto che "sarebbe obbligatorio per una Corte criminale internazionale investigare sulla situazione e determinare se i leader politici israeliani e i comandanti militari responsabili dell'assedio di Gaza non andrebbero accusati e processati per violazioni contro le leggi criminali internazionali". Il 15 dicembre scorso Falk era stato espulso da Israele con l'accusa di aver dichiarato che esistono similitudini fra il trattamento riservato da Tel Aviv ai palestinesi e quello che i nazisti riservavano agli ebrei.
D'altra parte quello che si profila a Gaza è un vero e proprio olocausto. Secondo quanto dichiarato il 5 gennaio (giorno in cui scriviamo questo servizio) dal responsabile della principale organizzazione sanitaria di Gaza le vittime a quella data sono almeno 512, fra cui molti civili e bambini, i feriti almeno 3 mila mentre altre vittime sono ancora sotto le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti.
L'aggressione dei nazisti sionisti iniziava il 27 dicembre con il più massiccio bombardamento aereo mai registrato contro le città palestinesi. Nel corso dei primi raid, che saranno almeno 800, già si contavano oltre 250 vittime cresceranno di giorno in giorno. Distrutte dalle bombe sedi del governo palestinese, parti dell'Università islamica, abitazioni e il 3 gennaio anche una mosche piena di fedeli a Beit Lahiya.
Secondo una denuncia rilanciata dal quotidiano inglese Times l'esercito sionista avrebbe usato anche le proibite armi al fosforo bianco, le stesse munizioni impiegate dagli imperialisti Usa in Iraq, nel novembre del 2004 a Falluja, e da Tel Aviv nella fallita aggressione al Libano contro Hezbollah nel 2006.
Respingendo le inconsistenti e quasi complici richieste di "un cessate il fuoco immediato" da parte della Ue e del Quartetto (Onu, Ue, Russia e Usa), di cui spiccava il vergognoso silenzio dell'inviato speciale per il Medioriente l'ex premier laburista inglese Blair, il regime di Tel Aviv per bocca del ministro della Difesa, il laburista Ehud Barak, affermava che Israele "ha lanciato una guerra a oltranza contro Hamas e i suoi simili" e tirava dritto. E ammassava soldati e mezzi blindati attorno alla striscia di Gaza preparando l'attacco di terra che scattava il 3 gennaio quando colonne di fanteria e mezzi blindati sionisti entravano nel nord e nella parte centrale della striscia di Gaza. Hamas aveva promesso di "trasformare Gaza in un cimitero di militari israeliani" e la resistenza palestinese ingaggiava battaglia casa per casa mentre una trentina di razzi colpivano la città di Ashkelon.
L'aggressione sionista alla striscia di Gaza sollevava un vasto movimento di solidarietà e di proteste a partire dai fratelli palestinesi in Cisgiordania e Libano, a tanti paesi nel mondo di cui diamo di conto in altri servizi a parte. Alle denunce dell'aggressione e alle offerte di aiuti umanitari del governo iraniano facevano seguito nel paese numerose manifestazioni popolari, cosiccome in Libano e nei paesi arabi. Numerose le manifestazioni anche in Italia, a alcune delle quali era presente il PMLI che prontamente il 29 dicembre aveva diffuso un comunicato stampa dal titolo "Genocidio nazista a Gaza" nel quale si sottolinea tra l'altro che la via di uscita non può essere che la libertà per tutta la Palestina, lo scioglimento di Israele e la costituzione di un solo Stato per due popoli.
Il 4 gennaio iniziava, con una nuova richiesta di tregua, una missione ufficiale dell'Unione europea, guidata dalla presidenza di turno della Repubblica Ceca, il cui presidente si era già schierato con gli Usa a fianco dei sionisti di Tel Aviv. Dalla missione europea si era smarcato il francese Sarkozy che nel contemporaneo viaggio in Medioriente, cosiccome nell'agosto scorso per la crisi della Georgia, cercava una mediazione per conto proprio e uno spazio imperialista autonomo dagli Usa, trovando nell'occasione al suo fianco il premier britannico Gordon Brown.
Con Obama che opportunisticamente tace, l'amministrazione Bush a fine mandato ha continuato a appoggiare "Israele che ha diritto di difendersi", la stessa posizione del governo Berlusconi, e ha bloccato il 4 gennaio all'Onu una risoluzione presentata dalla Libia che pur si limitava a chiedere un immediato cessate il fuoco.
Una proposta che comunque sarebbe stata respinta dal regime nazista sionista di Tel Aviv che sbatteva la porta in faccia anche all'offerta avanzata dall'emissario del presidente russo Dimitri Medvedev di fare da tramite con Hamas per una eventuale tregua. Il ministro degli Esteri israeliano e candidata premier alle prossime elezioni politiche, Tzipi Livni liquidava l'inviato di Mosca con un "siamo seriamente intenzionati a fare male a Hamas e non abbiano nessuna intenzione di offrire una legittimazione facendo arrivare loro dei messaggi. D'altra parte con Hamas non abbiamo niente di cui discutere".
Ai proclami del dimissionario governo sionista Olmert rispondeva il 4 gennaio un responsabile di Hamas, Moushir Al-Masri, che affermava che "il nemico non è riuscito a colpire i suoi obiettivi e che la resistenza, con i pochi mezzi di cui dispone, l'ha sorpreso. Al momento giusto, il nemico annuncerà il suo fallimento e la resistenza proclamerà la vittoria".

7 gennaio 2009 (articolo de "Il Bolscevico" www.pmli.it)

In quanto anche se  hanno ragione    con il fanatismo  come dice   vedere quii sotto  la stessa Noa 



La cantante israeliana Noa scrive ai palestinesi  «Fanatismo nostro comune nemico»
TELAVIV
Il fanatismo, qualunque sia la sua origine, ma soprattutto quello del movimento integralista palestinese Hamas al potere nella Striscia di Gaza è in questo momento l'unico e vero nemico che israeliani e palestinesi hanno in comune. Ne è certa la nota cantante israeliana Noa che, per ribadire questa sua convinzione, ha scritto una lettera aperta «ai miei amici palestinesi» il cui testo è apparso sul sito internet israeliano   Ynetnews  ( qui il  suo intervento  )
Dopo aver ricordato tutte le occasioni in cui, come donna e come artista, si è schierata in passato a favore della pace, Noa torna indietro alla sera del 4 novembre 1995 quando, al termine di un comizio a Tel Aviv, un giovane estremista israeliano uccise a colpi di pistola l'allora premier laburista Yitzhak Rabin. «Da quel giorno fatale quando Rabin venne ucciso a pochi passi da me - scrive Noa - da quel terribile momento, ho dedicato la maggior parte della mia vita pubblica a cantare e parlare a favore della pace».

CAMORRA BATTE STATO 100 A ZERO

ennaio 2009

LA CAMORRA BATTE LO STATO 100 A ZERO



QUELLO CHE NON AVREI VOLUTO VEDERE IN QUESTO INIZIO 2009





Miei cari amati amici blogger, svegliarsi nel 2009 con i problemi di sempre se non peggiorati dall’indifferenza della politica, fa davvero male….                    





“ Ce ne andiamo, avete vinto voi!”





Con queste parole la titolare del noto ristorante, “Ciro a Mare” messo a fuoco per l’ennesima volta dai “soliti noti”,  ha dovuto arrendersi  al vero re di Napoli;  Sua Maestà la Camorra. 





E’ disgustoso assistere impotenti alla continua negazione alla vita dei cittadini, abbandonati dallo stato e quindi gettati nelle mani della camorra. Donne e uomini sfiancati dalla paura e dal dolore, che non ce la fanno più a combattere nell’indifferenza di uno stato che dovrebbe proteggerli. E non mi riferisco solo all’ultimo fatto di cronaca, perché sappiamo bene che nelle stesse condizioni si trova quasi tutta la regione. Chi rifiuta di assoggettarsi alle loro regole e gabelle, si paventa il fallimento dell'attività o la morte. Non stiamo nel 1860 e Napoli  non è il Far West. La camorra ha sostituito lo stato da secoli e continua in assoluta tranquillità a dominare, decidere e imporre ogni cosa, sotto gli occhi di tutti, senza avere nemmeno più il bisogno di nascondersi. Non entro nel merito storico sociologico dell’organizzazione criminale, né in quello delle sue stratificazioni, "consorelle" e connessioni,  volevo solo evidenziare l’ultimo insulto ricevuto ai danni dei cittadini campani, per la bella figura della  giunta. Quel deprecabile spettacolo al quale tutta l’italia ha assistito, come saranno rimasti loro nel vedere quello schifoso rimpasto e gioco di potere politico per una poltrona fine a se stessa?!...  A cosa servono queste persone sparse tra regione, provincia e comune, se non hanno mai neanche pensato a provare a risolvere il problema camorra? …  Possibile che nessuno ne parli mai? .. Che ce ne frega di sapere chi prende il posto di chi in giunta, al governo dove volete, se non è in grado di liberarci da questo cancro?!  I giornali riportano gli scandali, le liti tra governatori, assessori, sindaci e quant’altro legato al mantenimento della poltrona, ma del problema emergenza camorra, e se si sta facendo qualcosa per risolverlo, silenzio assoluto, se non per dovere di cronaca nera, guerre tra clan, vittime innocenti colpite per sbaglio, vari boss arrestati.  E la posizione del governo qual è?  Esiste un piano serio o dopo la spazzatura gettata da un'altra parte se ne lavano le mani? Cosa stanno facendo per risolvere questo stato nello stato senza precendenti al mondo?! …  Come sempre tutto si regge sull’iniziative del privato cittadino, tra associazioni generose e  tanto coraggio. E il governo che fa?! … Qualcuno diceva che chi tace acconsente .





Napoletani, fatevi sentire e se responsabili di regione, provincia e giunta non vi rispondono, cacciateli via, anche loro vi/ci  costano in tasse e di “tangenti” ne pagate già troppe! .. 



Postato da Rossella Drudi  http://www.diteloame.splinder.com



http://diteloame.splinder.com/post/19530181/LA+CAMORRA+BATTE+LO+STATO+100+





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Senza titolo 1147

Cercando domande  su cui rispondere  in answers di yahoo leggo  inorridito e  disgustato  leggo su    www.lastampa.it/lazampa/  una   vergognosa news  che trovate  sotto  . Ma  ma  soprattutto ogni volta mi convinco che la chiesa ha toccato il fondo, e i la vedo cadere un gradino più in basso! O_O
ma come fanno a non rendersi conti di quanto si rendono ridicoli? altro che alcuni fedeli, lì era da andarsene tutti in massa e lasciare il prete a dire messa al muro! che ignoranza e inciviltà!

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VERONA
«Fuori quel cane dalla chiesa». Detto fatto e l'ordine lanciato, domenica scorsa, dal parroco della chiesa di Cassone di Malcesine, paesino in provincia di Verona, è stato prontamente eseguito. Peccato che la "vittima a quattrozampe" fosse il cane-guida che aveva consentito ad una donna non vedente di arrivare fino in chiesa per seguire la funzione.
L'episodio segnalato all'Arena di Verona da un lettore è stato ripreso anche dal Messaggero. Inutile far presente al sacerdote che il cane, oltre a essere diligentemente accucciato tra due panche, fosse anche identificabile per la pettorina "di ordinanza".
Il prete è stato irremovibile. Così la non vedente e il cane, accompagnati da due amici, sono usciti dalla chiesa. Dietro di loro altri parrocchiani che hanno voluto così manifestare la loro solidarietà alla donna.Ma almeno questa volta un parziale dietro-front c'è stato . >> "
Dunque , sempre  secondo il  sito  ,  un altro caso di difficile rapporto fra la Chiesa e gli animali di cui abbiamo dato notizia nei mesi scorsi. Ma almeno questa volta un parziale dietro-front c'è stato. Interpellato alcune ore dopo il parroco ha ammesso l'errore: «Ho capito di aver sbagliato»." . Speriamo  che  chieda scusa  dal  pulpito  prima o durante  la messa  . E la prossima volta   conti  fino a 10 prima di aprire bocca

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...