1.4.12

il mio primo aprile e facebook

  Seguendo   questa canzone    della banda bardo'


 che  reinterpreta  benissimo ho visto un re  di enzo  janacci  che  trovate  qui il video  canzone  degli anni  60\70  ho deciso di fare uno scherzo   agli amici  e contatti  di  fb .
Ecco la mia burla
una decisione saggia ma sofferta...amici carissimi..è con il cuore in mano che vi parlo..i miei stati stimolano discussioni feroci...tippu a " uomini e donne"...come dice Cocciante " no, io non lo posso accettare"..ho parlato con il fondatore Zuckenberg e anche lui è d'accordo...avviamo le pratiche per la chiusura del profilo e della pagina ( redbepppeulisse ) non fiori ne ho già abbastanza ma opere di bene. e grazie a tutti\e che mi siete stati vicini nel bene e nel male

Poi  alcuni ha   capito infatti  il post  ha  avuto  ben  5  mi piace   e qualche commento che  ho rimosso  perché non volevo  farmi sgamare  (  rilevando   in privato a quelle persone  che   era un pesce  d'aprile di reggermi il gioco  e poi  stasera  o massimo domani avrei rilevato tutto  ) . ma   ha  ricevuto  anche   sgomento e tristezza  da  parte  degli amici  e  conoscenti   ed  qualche contatto   eccovene  alcune    tolti  per  'sto  ....  di legge  sulla privacy  che punisce  le fesserie  ma non gli abusi  ( esperienza  personale )  .



 queste  quelle pubbliche  .Poi   in privato  molti si sono disperati  e d allarmati ecco quella  più bella   proprio di una vera  amica    
*****<<  Io ti conosco poco ma da quello che scrivi ti reputo una persona molto intelligente e ricca culturalmente...Dai, non ti arrabbiare! Anche io alcune volte condivido quello che scrivi...altre no! Per esempio sull'argomento immagini cruente e blasfeme condivido la posizione di chi non le vorrebbe vedere ...ma questo è il mio pensiero! Giuseppe ( ti chiami come mio padre e mio marito)...non ci privare della tua bella amicizia. OK? Ti auguro una buona domenica :)" >>

  • 43 minuti fa
    Giuseppe Scano
    • guarda che era uno scherzo di primo aprile


  • 35 minuti fa
  • Giuse'...ci sono cascata come una pera cotta!!! Ahahah....il bello è che io stamattina ho detto : attenti agli scherzi!
  • 34 minuti fa



alla  fine   ho dovuto anticipare   quando m'ero preposto    cioè rilevare lo  scherzo  

 avevo intenzione di rilevarlo stasera , ma poi ho visto che la gente ( salvo quei pochi che hanno capito mettendo mi piace ) non me ne vado era un pesce d'aprile . chiedo scusa a chi ho fatto spaventare ma sempre allegri bisogna stare il nostro piangere fa amle al re al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam ...... trovate il resto del testo della canzone qui sotto . pesce fuor d'acqua..fare il pesce in barile..non sapere che pesi pigliare..prendere a pesci in faccia..non essere ne' carne ne' pesce..chi dorme non piglia pesci..il pesce grosso mangia quello piccolo..sano come un pesce..muto come un pesce,nuota come un pesce....a qualunque tipo di pesce apparteniate...(BUON 1 APRILE!)
 concludo  che  la  gente  dev'essere  allenata   all'ironia  e alla  satira  altrimenti  si finisce  per morire  seri e  non  ci sin diverte  mai  se  non nelle forme  standardizzate  del  Panem et circenses  <<   (...) letteralmente: "pane e giochi del circo", è una locuzione in lingua latina molto conosciuta e spesso citata. Era usata nella Roma antica.Contrariamente a quanto generalmente ritenuto, questa frase non è frutto della fantasia popolare ma è da attribuirsi ad un autore specifico. È stata scritta infatti dal poeta latino Giovenale:
(LA)
« ...duas tantum res anxius optat
panem et circenses[2] »
(IT)
« ...[il popolo] due sole cose ansiosamente desidera
pane e i giochi circensi »
Questo poeta fu un grande autore satirico: amava descrivere l'ambiente in cui viveva, in un'epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare con elargizioni economiche e con la concessione di svaghi a coloro che erano governati (in questo caso le corse dei carri tirati da cavalli che si svolgevano nei circhi come il Circo Massimo e il Circo di Massenzio).La pratica di distribuzioni di grano gratuite o a prezzi inferiori a quelli di mercato (frumentationes) era già iniziata ai tempi delle Repubblica ed era stata regolata dalle varie lex frumentaria. Anche in quel periodo le maggiori elargizioni di cibo furono fatte da magistrati che curarono molto anche i pubblici spettacoli. Marco Terenzio Varrone Lucullo nel 79 a.C. da semplice edile curò giochi molto sfarzosi e sei anni dopo fu il presentatore di una lex frumentaria molto generosa. (...)  >> (  fonte  wikipedia  )

 a presto bella  gente  e  divertitivi un po' 


31.3.12

La nonnina delle poesie e la letteratura da stadio \ ultra


non   ricordo la  fonte  

È il 1978. Siamo a Nuoro. E, come ogni mattina, una vecchia signora apre la sua logora valigia di pelle e cartone e mette in mostra la sua preziosa mercanzia: piccoli libricini di versi sardi, rilegati alla buona, comprati all’ingrosso e venduti per poche centinaia di lire.

Prima di lei «il lavoro» lo faceva il marito, che ai tempi di questa meravigliosa foto di Claudio Gualà era morto da pochi anni. Ma la «nonnina», rimasta sola, non si era persa d’animo. E ogni mattina, presa la sua valigia, continuava ad andare alle bancarelle della piazza del mercato, o alla vecchia fermata dell’Arst, vestita di tutto punto dal suo costume e seduta su una sdraio logora ancora più della sua valigia. Indicando con immutata passione e dita nodose la sua preziosa mercanzia.
Come la mattina della foto, con la sua cliente, vecchia quanto e più di lei, che si accovaccia. Tocca un libro con la mano mentre la nonnina ne indica un altro. E insieme parlano di ciò a cui lei più di tutto tiene: le sue piccole poesie.

Ora Facendo qualche piccolo calcolo, queste donne avevano probabilmente studiato sino alla II o al massimo sino alla V elementare, eppure si vede nello sguardo e nei gesti l’attenzione per la loro Cultura. L’acquisto di un libro poteva essere magari per un regalo sicuramente scelto con attenzione. Nel DNA dei sardi, come del resto nel sud




 c’è anche l’orgoglio  anche se   sta  scomparendo  sempre   più omologandosi  alla massa  e al   conformismo acritico   per la nostra cultura. Una foto preziosa, grazie di averla condivisa insieme al commento che aggiunge le necessarie sfumature.
Infatti   ecco un 

anche gli animali soffrono delle cattive abitudini e della routine Tartaruga "boomerang", liberata torna sempre indietro


  da  la  nuova  sardegna del  31\3\2012  

Tartaruga "boomerang", liberata torna sempre indietro
Rilasciata nell'area marina di Tavolara, per la quarta volta fa il periplo dell'isola e torna alla “base”, nella pericolosa laguna di Marceddì

MARCEDDI'. Più di Lassie, meglio di Lassie: Boomerang, femmina di tartaruga marina della specie caretta-caretta, ha ritrovato la strada di casa per ben quattro volte lasciando tutti a bocca aperta. Peccato che abbia scelto come residenza la laguna di Marceddì, ottima per cacciare cibo ma per lei sconsigliata dalla presenza di reti e di un sostenuto traffico di barche. Infatti, la prima volta che Boomerang è stata soccorsa dai pescatori e consegnata nelle mani esperte dei medici veterinari , si era impigliata in una rete e presentava sintomi di asfissia: «Da quando è iniziata la collaborazione con il Cnr e con l’Area marina protetta», spiega la veterinaria Monica Pais, «abbiamo curato più di 200 esemplari di caretta-caretta. Solo una volta ci è capitato di soccorrerne una in due momenti diversi». Questo accadeva prima che la tartaruga con un debole per la laguna di Marceddì. Una volta ristabilita dalla prima sfortunata esperienza che la stava per soffocare, la femmina è stata rimessa in libertà nelle acque di capo San Marco, ma nessuno si sarebbe aspettato di ritrovarla qualche tempo dopo nelle acque basse e calde della laguna. Invece del terralbese. Invece, i pescatori l’hanno scovata e riportata alla clinica veterinaria.Dopo il soggiorno cittadino è arrivato il momento della seconda liberazione e lo schema si è ripetuto con gli stessi tempi e le stesse modalità. La terza volta è stata trattata da frequentatrice assidua, quasi una mascotte. Per riconsegnare Boomerang a Madre Natura a quel punto sono state scelte le acque profonde dell’ovest del Mare di Sardegna, dove la tartaruga a ricominciato a nuotare dando a tutti l’impressione di un addio. Invece a sorpresa si è ripresentata per la quarta volta : «La prossima la libereremo a Capo Frasca, tanto non c’è più speranza di allontanarla dalla laguna e dai suoi pericoli», scherza Monica, che nel tempo si è affezionata a quella gigantesca caretta-caretta. «Comunque l’incredibile storia di Boomerang è un magnifico spot di tolleranza che serve all’uomo per convivere con gli animali – aggiunge l’operatrice – I pescatori di Terralba sono un esempio da seguire, mentre Boomerang va considerata cittadina onoraria». Quasi un’investitura per un animale che potrebbe diventare l’emblema di Marceddì.
Claudio Zoccheddu

29.3.12

Quaresimale

Fakra Younas, giovane pachistana, ex ballerina, alle spalle un'infanzia cancellata dalla madre prostituta e tossicodipendente e da un marito vecchio, aveva creduto di trovare un riscatto in un secondo matrimonio, ricco, felice, appassionato. Cancellato anche quello, ben presto, da una sequela di violenze, umiliazioni, stupri. Fakra si oppone, resiste: non ha che sé stessa, e si raccoglie ai quattro stracci della sua anima violata ma viva, solida, l'unica presenza reale, quasi fisica, in quel suo mondo cancellato. Il marito acculturato e facoltoso non tollera quella che considera lesa maestà: la "sua" donna ha osato ribellarsi, si è sciolta dalle sue catene. Le rovescia addosso un odio ancestrale, possente, che sembra provenire dai secoli, come direbbe Primo Levi. La cancella, ancora. Il volto con l'acido. Non la sopporta come persona, come entità slegata da quel guinzaglio muto al quale lui la pretende "naturalmente" confinata. La brucia col liquido. Abrasivo ossimoro. Fakra sopravvive, fugge, il suo volto azzerato diventa simbolo della bestialità del potere. Scrive anche un libro: Il volto cancellato è il logico titolo. Ma non basta. E' rimasto qualcosa d'incancellabile nella vita cancellata di Fakra, ed è quell'anima stuprata, che adesso è diventata fantasma, e grida, in un vorticoso salto all'indietro, reclama i suoi diritti di bambina mai sbocciata, e vuole tutto e tutti con sé per non finire inghiottita nel gorgo fatale dell'ossessione.

Poi, viene il giorno dell'abbandono. In un palazzone di Roma, dove si sente sola, insopportabilmente sola. Quel suo corpo cancellato è diventato catena. Peso. Lo getta letteralmente via, dalla finestra, come un rifiuto. E' un volo cencioso, un'anima singola non può che appartenere all'aria e lì ritorna.La marocchina Amina Filali è ancor più giovane di Fakra: solo sedicenne. E' stata abusata, picchiata e costretta a sposare il suo carnefice. Soffoca. Nel suo chiuso universo comprende che non può né deve tacere ma che, ancora, l'unica possibilità a lei concessa per urlare è tacere per sempre [l'articolo 475 del codice penale marocchino dà la possibilità allo stupratore di evitare il processo e il carcere sposando la sua vittima se questa è minorenne. Firma qui per chiederne l'abolizione, n.d.A.]. Lo fa. Tanto, quella non è vita. Non si tratta di suicidi, ma di omicidi per procura.Daniel Zamudio è un ragazzo cileno di 24 anni, ma dalle foto ne dimostra quattro di meno. Ha uno sguardo tenerissimo e notturno, d'una inerme consapevolezza. Di quel che gli riserverà il destino. Sguardo di croci, di desideri e sospiri. Sguardo indagatore di segrete e vellutate gioie. Sguardo adolescente. Non so se i suoi coetanei aggressori abbiano occhi. Fatico a immaginarli, nei neonazisti. Sono occhi, i loro, che non guardano, ma vedono: la curiosità chirurgica e gelida dei criminali torturatori di Salò. Torturatori di ragazzi anch'essi, sadici sezionatori di occhi. Senza gioia, peraltro, senza nemmeno godimento sensuale. Seviziano Daniel, colpevole di essere omosessuale, per sei ore. Come accadde sette anni fa a un altro ragazzo gay, Matthew Shepard. Gli staccano un orecchio, gli massacrano il cranio, gli incidono svastiche sul corpo agonizzante. Forse non si divertono abbastanza, forse sono annoiati. Alla fine lo massacrano di botte e lo lasciano lì esanime sul selciato. Come quel Nazareno in croce col quale si era deciso di farla finita, e allora tanto valeva una lancia nel costato. Daniel defunge dopo breve agonia e senza aver ripreso conoscenza. Del resto, era impossibile. E i crocifissi moderni non hanno resurrezione.

Altrove.
Nuova Delhi, India. Un giovane attivista tibetano, Ciampa Yeshj, 26 anni, muore dopo essersi dato fuoco per protesta contro la visita del leader cinese Hu Jintao, a capo di uno dei governi più tirannici del mondo, soprattutto verso la minoranza tibetana. Una dittatura con la quale il democratico Occidente, sensibile ai diritti umani, non ha scrupoli a intessere affari. A Bologna Giacomo, artigiano 58enne oberato dai debiti, compie lo stesso gesto davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate. Vittima d'un fascismo non meno spietato, quello del Mercato. Un ragazzo romeno cerca di soccorrerlo, ma senza successo. Lui glielo ripete, con ostinazione da martire perduto, prima di sprofondare nel buio: voglio morire. Nemmeno tanto per i soldi: per la vergogna. Chiede persino scusa del gesto di cui pure è convinto. Come annota acutamente Michele Serra ("Repubblica" di oggi), solo i galantuomini avvertono il peso del loro debito, solo gli onesti se ne lasciano travolgere, al contrario dell'evasore, che esibisce la propria filibusteria come un trofeo. E la lista non è conclusa. Contemporaneamente, a Verona, un operaio edile marocchino di 27 anni si brucia davanti al municipio di Verona. Non riceveva lo stipendio da quattro mesi.
Morti, tutte, che ardono. Quasi tutte accomunate dal fuoco: barbare, primitive, mattanze dell'ingiustizia, della discriminazione e del potere, politico ed economico. Solo all'apparenza maturate in contesti diversi, hanno in realtà un unico comun denominatore: la disumanizzazione. Ordalie, provocazioni, smembramenti, questi addii al calor bianco, quest'incenerimento grondante sangue, ci riporta al presente impassibile, ci rilascia alla pietra, all'urlo primordiale, spaventoso, immane. E colpevole. La lunga Quaresima sembra non aver fine.

28.3.12

: bene quel che finisce bene . o quasi per entrambi ...

Converti gli a capo in ... Nheit: bene quel che finisce bene . o quasi per entrambi ...:  Operai Euroalluminia di  Portovesme " in minaccia di cassa integrazione protestano" davanti  al Ministero dello Sviluppo Economico .Roma...

il cuore grande delle ragazze di pupi avati





Essendo  il mio primo film del regista  Pupi  Avati ad essere sincero  devo dire  che non era malvagio  e che mi è piaciuto  . Un film a  tratti  :  triste  e divertente  ,  sagace  e  strampalato  . Il contesto storico  \  cultuirale  ( l'italia  contadina fra  gli anni  30  \75 ) mi ricorda  il film   soft  hard   \ erotico insomma   film porno con trama  non solo scopate  ...  ehm  ... sesso   dolce  vita  di Mario Salieri   maggiori dettagli  e  donwload  sul film  .qui e qui .
Ora  è vero che il film ha , come dicono molte recensioni su  http://www.mymovies.it/ ,, difetti   <<   una commedia insicura e poco vitale che racconta lo zelo antifemminista della dittatura fascista ., leggero ma  grottesco., Una commedia mediocre su ogni aspetto , ecc >> . Ma  qui  più che   critica   si tratta  di  stroncatura  totale ( qui   tutte  le recensioni ) senza  appello    e  non a  360°    . Inoltre  il giudizio   , specie  del   primo    e del terzo  , non tiene  conto   dei  fattori  positivi   , che   lo rendo  non eccelso   vero , ma  discreto e  guardabile  c'è di peggio . Un  film  senza  infamia e  senza  lode, da  vedere    cmq   in una serata  noiosa    . 

Fuga da Facebook


Poeti e Cervelletti su *Feisbuc*


di Matteo Tassinari

Sapere che faccio parte della più grande comunità virtuale del mondo, non m'entusiasma. Pensatemi matto, del resto mi chiamo matteo, per una “E” balorda sono sfuggito al mio destino (thank you, father), ma io vivo soprattutto di queste che a molti possono apparire paturnie non sfiorandogli neppure il basilico del giardino e le fragili anticaglie nel corridoio d’ingresso. Anche Bill Gates se n'è andato, da Facebook. Ha chiuso quest'estate. Ogni giorno ottomila sconosciuti volevano diventare suoi "amici". Un pò tantini per quanto tontini. Come se in un bar qualcuno volesse stringervi la mano ogni dieci secondi, oppure come se la vostra donna volesse ogni 10 minuti 15mila bacini, difficile e dura anche fisicamente.
gli Emoticons... oh!

Certo, qui siamo online e il fastidio è minore, ma non inesistente. In ogni caso Fesibuc (così chiamerò Facebook d’ora in poi) è solo una mostruosa perdita di tempo per l’ammasso di cervelli e cervelletti in insalate di buoni e corretti sentimenti e cordialità sempre profonde (?), e con tutte il cor! (il punto esclamativo è d’obbligo su Feisbuc, da il senso della emozione, dello stupore, della partecipazione al nulla). Se poi si aggiungono anche le mille faccette cretine o idiote, chiamate Emoticons, fatte graficate con la tastiera, il trionfo è compiuto. Linguaggi odierni, glorie diurne per privati odori notturni, non c’è che dire, direbbe un sommo letterato che non vi svelo. Chi lo sa ben per lei o lui. Penso vincano le “lei”


Questa Tv privata, di non so quale parte in Italia, su Feisbuc c'ha fatto un programma.
E' lì, se volete guardatelo a vostro rischio e pericolo, cliccateci sopra 

                      qual è il problema?

Il problema è che la struttura di social network, ma anche myspace, semplifica l’approccio al web. Illude l’iscritto d’essere protagonista, livella verso il basso la comunicazione, appiattendola sulla quotidianità e sulle frivolezze, fuorviando al 90% dei casi dal thread in questione. Chessò, si parla dello scrittore Erri De Luca e si finisce con l’ora in cui s’è andato al cesso. Se myspace poteva e doveva restare una grande risorsa riservata solo e soltanto ai musicisti di tutto il mondo, che potevano scambiarsi pareri e confrontare le loro creazioni, facebook è partita con un approccio più simile all’ex “massoneria del web”, cioè small world. Schede di ogni iscritto, rete di contatti accessibile ai nuovi amici, comunicazioni funzionali e utilitaristiche o ludiche. Verifico quanto il disegno di chi ci vuole tutti uniti e rincoglioniti, continua imperterrito e silenzioso, ma incisivo per quanto devastante nella vita di chi dimentica le proprie effettive capacità e generalità gettandosi nelle braccia del potente siluro che è pleonastico dire a che livello d'altezza vola. Non credo che l'invenzione dei social network si anche una mossa politica ed economica, che ha perso le proprie autonomie   

Una eccezionale Caterina Guzzanti che personifica un "prototipo-Facebook" 

Perché scrivo? In fondo, penso per paura. Per paura che si perda il ricordo di me, fondamentalmente. O anche solo per essere protetto da una storia e scivolarci dentro e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile. Come quando senti d’aver imbroccato il libro giusto, e ogni pagina nuova diventa una storia che ti sposta con la testa verso altre coordinate, e ogni pagina è un godere. Arrivi alla fine del libro e ti piange il cuore. Quasi sempre alla fine di un libro letto con passione, non sono felice, mi ci vuole almeno una giornata per riprendermi. Mi successe di piangere con “Sostiene Pereira” di Tabucchi e decenni fa con “Narciso e Boccadoro” di Hesse, Anche per altri, ma questi due libri, una volta giunto alla fine, mi sono sentito orfano improvvisamente di un’altra così bella storia. Con questo intendo dire che siano i libri più belli che abbia mai letti, così accadde, così narro, consapevole del mio nulla che do acquisito per scontato. Non mi credo mica Mark Twain, sono un giornalista, quello si. Mi sarebbe bastato e avanzato conoscere Italo Calvino o magari avergli stretto la mano, in quel caso avrei potuto dire di avere avuto un contatto con la letteratura, ma avendolo solo letto avidamente me ne sto zitto sapendo che il saper raccontare m'è cosa ignota. E non faccio il finto modesto, è la verità, fidatevi. Ve lo dico io!

un singolare ritratto dello scrittore Italo Calvino,
dove nel nome trova la gentilezza del tratto del disegnatore

Si parlava di Feisbuc

Ma si parlava di Feisbuc. Che fantastico congegno di rivalsa, principalmente per chi allo scientifico o al classico veniva calcolato uno rognato menagramo, solo per aver il viso butterato dall’acne o la bilancia mai a posto, o forse saremo noi a non essere mai a posto. Feisbuc, non l’ho mai chiesto eppure in mille me l’hanno proposto, cheppoi ho ceduto. Amiche e amici, me lo dipingevano come addirittura una “Finestra sul mondo” (questo prima d’iscrivermi però) altri che si sentivano d’essere al “posto di comando”: si, è vero, basta pochissimo per distrarre le masse. E la lotta dei commenti, poi ci si va a letto, un brano di Clapton e 15 corrispettive buonanotte. Mi sembra d’essere nella casa del “Mulino bianco”. Devo dire che c’ho messo un po’ troppo per capire tutte le cazzate di queste parole, circa 1 anno e mezzo. Dovevo capirlo prima che è sempre meglio star zitti e passar per ignoti, che aprir la bocca ed essere presi per idioti, oltre che dar spazio a tutta la nostra demenza presenzialista. Accade notevolmente, che su Feisbuc siano postate foto di ricorrenze, cene, amici che ridono e bevono e fanno le faccine, viaggi di nozze. Come dire, ragazzi, sono qua. Dai che ce la facciamo. Mi sembra d’essere ritornato alla “Domenica delle salme”.

L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...