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5.12.12

come sopravvivere al natale e alle festività puntata 5 i pranzi e le cene \ anche per i vegani




Inizialmente   come tutti gli anni  dividevo il post  sulle cene  \  abbuffate natalizie  in due   parti  una  dedicato a gli onnivori  (  quelli che mangiano  di tutto  senza  problemi   di sorta ) la seconda  ai vegani\  vegetariani  che applicano  al mangiare  un etica  un armonia con l'ambiente e  la natura  )  . Ma  quest'anno  , non ne  ho voglia  e  faccio tutto  un tirone . 

Eccoci  ad un tema  , che potrebbe segnare il trapasso  da preparazione feste  a  feste in atto  \  durante  ( vedi prima puntata  \ introduzione  )   che  è quello dei pranzi  e delle cene . Insomma un periodo in cui si tende a mangiare più del solito e soprattutto cibi grassi e calorici.Infatti  Un altro  problema   che  s'impone a  natale  ,  ma  non solo    vale  anche   negli  altri giorni di festa  ,  è quello  delle abbufate  o  meglio dei pasti  pantagruelici ( come  Gargantua e Pantagruel di  François Rabelais autore francese  della  nella prima metà del Cinquecento.ulteriori news  su i romanzi satirici e il perchè  di tale  definizione   qui  ) indotti  sia dalle tradizioni antiche  (  si sta meglio quando si stava peggio  )  dove nel resto degli anni si faceva la fama    e\o s'era morigerati  e   ci si scatenava  nei giorni di festa  ,  sia  dai media  con le continue   trasmissioni , libri  dvd ,e cc  di ricette    e di cucina   e per pulirsi la coscienza  di  salute  , ecc   . Quando  con un massimo di 10\20 € si  mangia   a santa ligaldana  (  in abbondanza  come diciamo  dalle mie  parti  )  vedere  questo mio post   di due  \  tre natali fa  
Molti mi diranno ma  come mancano ancora due settimane  ai cenoni  .  Vero  ma in questa  società  sempre  più opulenta   capita  che   prima del  24-25-26    si  fanno pranzi e cene  , d'amici fra  associazioni  , d'ufficio  , scolastici  \ universitari,ecc .E  che  quindi  su ricevano inviti   e  s'inviti .
Ora poichè  tali  pranzi o cene  avvengono  prima  dei tre  giorni di fuoco  fregarvene  sia che abbiate  scelto di praticare una dieta libera spazio  di  natale  (  vedere  prima puntata  ) non . Quindi   non   fatevi troppi problemi, ma neanche abbuffatevi in modo esagerato, insomma se avete voglia di tre fette di dolce, servitevi pure, ma non fate così per tutte le portate altrimenti è la fine ! 
<< Un trucchetto  >>  consigliato da  http://www.pourfemme.it/articolo/dieta-e-abbuffate-natalizie-come-comportarsi/6957/  << che adotto io è di mangiare solo quello che mi piace sul serio, ad esempio il panettone con l’uvetta non è che mi faccia impazzire, così come certi dolci super farciti o gli antipasti e i piatti tipici super calorici…meglio approfittare di una dose doppia di profitterols, i miei sensi sono molto più appagati ed ho fatto una rinuncia che in fondo non pesa e per giunta neanche l’ombra dei sensi di colpa! >>. 
Comunque ecco un  Vademecum che   ripeto ogni  anno  verso questo periodo sia per  i non vegani   sia  per i  vegani     (  quindi  che   mi segue dall'inizio  può ,  anche se  una semplice ripassata  non guasterebbe )  saltarlo  e  saltare  il  link  e passare direttamente  alle ricette  vegane   se nel caso  è a dieta  o  non puo mangiare certe cose per motivi di salute  o  vuole  fare ingaggiare  corteggiare  \ fare   colpo  su una\un vegano\a  Infattio visto che   le festività  in particolare  quelle  natalizie   sono  un periodo in cui si tende a mangiare più del solito e soprattutto cibi grassi e calorici eccovi  alcuni  consigli \  suggerimenti   "  come limitare i danni "  
Non fate mancare mai un abbondante contorno cotto e uno crudo di verdure ( acquistate magari da un GAS  gruppi  che  raccolgono  produttori    consumatori  locali   e  che  promuovono la vendita  diretta   da  produttore  al consumatore  senza  passare  nella  grande  distribuzione )  per ridurre l’assorbimento dei grassi del pasto e limitare i danni.

- Cercate di cucinare i piatti tradizionali con meno olio quando possibile; il vero “chef” sa cucinare con pochi grassi e tanti aromi naturali  altrimenti saremmo capaci tutti!
- Non cucinate per più giorni di seguito come se doveste andare in guerra: si sa che gli avanzi non  sempre  andranno a finire nella spazzatura ma nel nostro  corpo.
- Non cadete nel tranello “oggi digiuno perché stasera c’è il cenone”, oppure “oggi non mangio perché ieri c’è stato il pranzo di Natale”: prima o poi vi verrà fame e rimangerete stracolmi di sensi di colpa e senza controllo il primo torrone che vi capita davanti.
 DOLCIUMI: Privilegiate se possibile  i dolci artigianali e/o fatti in casa a quelli confezionati, contenenti grassi di scarsa qualità;
- Non acquistate più di una confezione per tipologia (ad es. un solo panettone, un solo pandoro): il 40% generalmente  verrà buttato, guadagnerete in salute, risparmierete un sacco di soldi e le multinazionali alimentari ci rimetteranno!
- Mangiate , se  riuscite ,  i dolciumi solo i giorni effettivi di Vigilia, Natale e Capodanno.
- Evitate di mangiare fuori casa considerando il già elevato introito calorico di questi giorni.



Ulteriori  consigli \  suggerimenti dal post  dell'anno scorso per ridurre l'assedio dei grassi a cuore arterie si può far ricorso ad   altre regole  che andrebbero seguite sempre  semplici regole, ovvero:

* Occhio agli spuntini e ai dolci fuori pasto: cioccolatini, salatini, e stuzzichini vari, consumati tra un pranzo e una cena.   addirittura lo stesso pane  a volte sono più deleteri per la linea del pasto stesso. E’ inutile trattenersi sulle dosi di pane e pasta se poi ci si butta con foga su panettoni e torroncini.
 * Al posto di patatine fritte e salsine ipercaloriche, come contorno offrite ai vostri ospiti crudités e verdure fresche: saranno un piacevole diversivo e offriranno un po’ di sollievo anche al nostro stomaco, facilitando la digestione.
 * Per insaporire i vostri piatti, utilizzate le spezie ( ovviamente tenendo presente    chi non le può mangiare  o evitare  per  problemi di stomaco  ) : daranno un tocco di esotismo e originalità alle vostre portate senza minare la linea come fanno olio, sale e burro.
* Mentre cucinate, evitate di provare ogni due minuti il sugo o la carne o tutto ciò che state preparandoe  soprattutto d'integrarlo con il pane   Si immettono un sacco di calorie senza accorgersene ancor prima di sedersi a tavola. Per resistere alla tentazione masticate una chewing-gum senza zucchero o bevete  acqua  o fate respiri profondi
    * Non comprate troppi cioccolatini e dolci, ma solo lo stretto indispensabile. Tutti i dolciumi che restano nella dispensa a fine feste verranno comunque consumati, e indovinate da chi? Proprio da voi! Con la scusante che “è peccato gettarli via!”. E così a Pasqua corriamo il rischio di stare ancora a mangiare il pandoro avanzato ! 
* Se proprio dovete acquistare patatine e stuzzichini, comprate quelli dietetici, nessuno si accorgerà della differenza ( almeno che non si a  un esperto gastronomico  come ciccio di nonna papera  ) ! Lo stesso vale per lo yogurt, da utilizzare anche per fare delle torte semplici e gustose, optate per quello magro.
 * Per evitare di esagerare con i drink alcolici, ricchi di calorie, offritevi di guidare quando uscite con gli amici, o di riaccompagnare a casa qualche ospite: sarà un ottimo modo per resistere alla tentazione di bere troppo.
 * Fate sempre uno spuntino sano prima di recarvi ad una festa o ad una cena: arrivare affamati e buttarsi sul buffet è assolutamente da evitare se si vuole mantenere la linea.*acquistare solo le quantità di alimenti natalizi strettamente necessarie e di consumare gli stessi solo nelle occasioni conviviali;non far mai mancare sulla tavola natalizia acqua, servendo le bevande solo a richiesta;
* utilizzare come base per il soffritto, vino bianco o brodo vegetale che consentono di limitare l'uso di olio e burro;
* sostituire la panna con ricotta magra diluita in poco latte; * preferire le cotture al vapore o alla piastra a quelle tradizionali;  *scegliere ricette che prevedano l'utilizzo di verdure nella loro preparazione ;
*servire un gelato al limone senza grassi al posto del sorbetto;
*limitare l'utilizzo del sale per insaporire i piatti cercando di esaltare il gusto con spezie ed erbe aromatiche;
* mantenere in casa e negli ambienti di lavoro temperature non superiori ai 18-20 gradi;*vestirsi a strati;*spostarsi preferibilmente a piedi e preferire le scale al posto dell'ascensore.
* Evitate di stare sempre seduti: passeggiate in centro, all’aria aperta, o se siete chiusi in casa, proponete giochi che vi permettano di fare movimento: ballare,mimi di film di romanzi  , ecc  organizzare tornei alla Nintendo Wii e, se siete con il vostro partner, fate l’amore: è un ottimo modo per smaltire le calorie divertendosi e guadagnandoci anche in buon umore.Ma chi l’ha detto che un menù delle feste per essere buono debba essere per forza anche poco sano  e poco rispettoso  e crudele verso  gli animali   ? E  quello che si propongono  i vegani  cioè tutte  quelle persone che   come scelta  di vita  non solo   evitano  di magiare carnme  e pesce  ma  scelgono anche  di  non consumare latteuova e i loro derivati e si rifiutano di acquistare o usare prodotti di qualsiasi genere la cui realizzazione implichi lo sfruttamento diretto di animali.  si rifiutano di acquistare o usare prodotti di qualsiasi genere la cui realizzazione implichi lo sfruttamento diretto di animali. .Pero Perchè non tutti i vegani sono oltranzisti  come  si potrebbe credere   ecco  due  esempi  il primo oltranzista   e  il secondo  tollerante   : << 

  IO Come fate voi vegani a sopravvivere al pranzi e cene delle feste di dicembre . ?
Un mio amico  Vegano Non facciamo pranzi e cene dele feste di dicembre
IO Cioè non festeggiate i tre giorni di natale ( 24 25 26 ) e i due di fine anno 31 cena e 1 pranzo ?
Un mio amico vegano Esatto ! :-)

>>

Infatti  : <<  IO tu come  lo trascorri come reagisci ale provocazioni e\oi ale battute ironiche dei tuoi amici e parenti che non hanno capito o acettatto la tua scelta ?
Sauro Martella (  un altro mio amico  vegano  )   lo trascorro come lo trascorrevo prima, la scelta vegan non interferisce necessariamente con la vita di tutti i giorni e con le amicizie o i compagni di lavoro... 
Le battute ironiche sono il segno di insicurezza, provo tenerezza quando ne sento e rispondo sempre con il sorriso...
>>
                            da   http://www.veganblog.it/2009/12/25/tortelli-di-natale/

Per chi si vuole  avvicinare o  sta iniziando  il suo percorso\ scelta  vegan trova  negli url  sopra alcune ricette  e alcuni libri  e siti  di ricettari  . 

Eco comunque  alcune ricette vegane  ( oltre  quella  della  foto  riportata  sopra  )  per le festività di  quest'anno tratte  da  http://www.veganblog.it/category/unidea-per/natale/  ( se  ne  volete  altre   sfogliate  le  pagine sotto   la  guida  e  scegliete  per  chi  invece  vuole festeggiare  con la cucina  della propria  regione  , la sardegna  nel mio caso , ecco  un elenco di piatti sardi   rifatti e adattato  alla vegana ) 




 arrosto seitan 4


Verosimiglianza scioccante vero? Però questo è il frutto di un rogo crueltyfree! Nessun animale ha versato le sue lacrime e il suo sangue per riempire il nostro piatto delle feste. Sia ben chiaro che l’arrosto crudele non lo rimpiango minimamente! Da onnivora non ne ho quasi mai mangiato! A Stefano nemmeno è mai piaciuto tanto!
Ma nel seitan che ho prodotto a dicembre per la polenta etica c’era un avanzo che aveva una forma che ricordava questo infausto piatto della tradizione onnivora… e quando l’ho cucinato non sapevo ancora se Stefano ed io saremmo stati soli, quindi nel dubbio che potessi avere ospiti onnivori nel giorno di Natale ho preparato qualcosa che li facesse “sentire a casa” gettando come al solito un seme di riflessione sulle possibilità di una cucina gustosa ma pacifica…
Poi la sorte ha voluto che Stefano ed io rimanessimo da soli il 25 (con i parenti abbiamo trascorso insieme la Vigilia) e quindi è stato praticamente il nostro piatto unico, all’insegna dell’autoproduzione e della riduzione dei consumi e della decrescita. Un Natale ecosostenibile!


  arrosto e malloppetto di seitan


Ecco il pezzo informe di seitan avanzato quando ho fatto le vegsalsicce per la polenta etica … Avendo preparato il vegarrosto in anticipo e messo in surgelatore mi son potuta dedicare soltanto a contorni e salse… e ho comunque portato a tavola nel tardo pomeriggio… Ci siamo alzati tardi, quando è festa a me piace prendermela molto comoda!
Dunque, vediamo come si prepara un VegArrosto. Nel blog ce ne sono altri da cui potete trarre ispirazione, quello di Erbaviola, http://www.veganblog.it/2009/10/31/arrosto-di-seitan-passo-per-passo/ e quello di Argie – http://www.veganblog.it/2009/12/27/aroston-di-seitan/. E quello di Antooggi! (la solita telepatia veganblogghesca!) Il mio si differenzia nel fatto che dopo averlo colorito in padella l’ho messo in forno – e poi ovviamente per l’allestimento di salse e contorni. Per la materia prima, il seitan, vi rimando agli Spiedini intelligenti e alla Polenta etica. Oppure andate a vedere le procedure di Libera-mente, Chicca e tanti altri/e. Se prevedete di cucinarlo in questo modo cercate di dargli una forma adeguata. Dopodiché lo si imbraga con dello spago (ma gli autoproduttori e autoproduttrici più esperti e navigati di me usano delle vere reticelle per arrosti!).

Ma andiamo con ordine e scriviamo la lista degli ingredienti


Un bel malloppetto di seitan
Rosmarino (se possibile fresco)
Alloro
Due-tre spicchi d’aglio
Un pezzetto di peperoncino
Brodo vegetale
Sale q.b.
Olio evo sabino q.b.

Procedimento

Per cucinare un arrosto una volta fatto il seitan è quasi una passeggiata. Non servono molti ingredienti, solo un po’ di tempo da dedicargli…
Prima di tutto si prepara un bel pentolino di brodo vegetale. Questa volta ho usato un dado vegetale bio comprato al supermercato, ma quando ho tempo preparo il dado veg seguendo la ricetta di Vila e mi surgelo una bella provvista!
In una padella rosolate il futuro arrosto con olio evo, aglio e alloro, girandolo per colorirlo bene da una parte e dall’altra. Poi trasferitelo in una pirofila con un filo d’olio, rosmarino, alloro, aglio, sale, un pezzetto di peperoncino (solo se vi piace) e un paio di mestoli di brodo.
Mettete in forno a 180° e lasciate rosolare bene girando ogni tanto. Controllatelo di tanto in tanto e quando si secca aggiungete un mestolo di brodo.
Tenetelo in forno un’ora circa.
Io l’ho fatto raffreddare e dato che al giorno di Natale mancava più di una settimana l’ho messo in un contenitore e l’ho surgelato.
E così il giorno di Natale mi sono occupata soltanto delle salse e dei contorni… mentre riscaldavo l’arrosto già scongelato! Ed ecco alla fine cosa è arrivato a tavola!



Mi trovavo già pronti dei broccoletti che ho ripassato in padella con aglio, olio e peperoncino. Nel frattempo ho messo a bollire 3-4 patate, una volta morbide le ho tagliate a pezzetti, cosparse del mix di spezie per arrosti che mi autoproduco (timo, alloro, rosmarino, salvia, origano eccetera, tutto ben seccato e triturato), una spolverata di pangrattato (sempre autoprodotto, come avete visto nell’Ecopasta col forno!) e un giro d’olio. Una versione molto rapida delle patate polverose di Gamila e di quelle di Vicki.

E ho messo in forno a scaldarsi per una decina di minuti a temperatura bassa.

Salsa n° 1 – Besciamella porcina

E poi, non mi ricordo se prima o dopo, ho preparato una besciamella ai porcini, sempre con la solita farina di segale, olio evo e brodo veg (vedi Ecopasta col forno). Nel mentre ho fatto rinvenire dei porcini secchi, li ho cotti in un padellino di coccio con olio, aglio e alloro e alla fine a fuoco spento ho aggiunto un po’ di prezzemolo. Li ho uniti alla besciamella e ho frullato con il mixer. Una vera delizia! (che poi ho scoperto essere il pocio! Più o meno…)

Salsa n° 2 – Purea di zucca

Tre quattro fette di zucca a vapore e una patatina bollita, frullate e poi addensate sul fuoco per qualche minuto con un paio di cucchiai di farina (a volte metto anche germe di grano), infine condite con un pizzico di zenzero e coriandolo, o altre spezie gradite, e un filo d’olio.

Con questo ci ho riempito anche una parte dei ravioli che ho mangiato però il giorno dopo… per Natale non sono riuscita a farli! Ma ci siamo lo stesso ben satollati!

Salsa n° 3 – Paté del tonno felice

L’idea me l’ha fatta venire Prumiao… Io le ho ispirato le mattonelline al tonno felice e a sua volta la sua cremetta mi ha ispirato… ho pensato, ma se facessi una crema di tofu e alghe nori e arame? Una bella soluzione per i tramezzini veg e per le foglie fritte di borragine, che si possono spalmare con questa e arrotolare! Ho aggiunto solo un po’ di concentrato di pomodoro per dare il colorito roseo.



L’avanzo di paté degli antipasti della Vigilia è finito quindi per contorno al Vegarrosto il 25! Riciclo continuo!



Non resta quindi che affettare…



Ecco come si presentavano le fettine di Vegarrosto nude, già succulente di per sé!



Ed eccole sommerse dalle salse e tuffate tra i contorni!



Le salse, in particolare la besciamella porcina, si sono sposate deliziosamente con il seitan… con la benedizione dell’angioletto…



E il Vegarrosto ci ha tenuto compagnia per diversi pranzi!



Il giorno dopo sono nuovamente apparse sulla tavola con altre foglie fritte di borragine!



Questa volta fritte da Stefano!



Stavolta veramente non ho capito se erano più buoni i colori o i sapori!

Nell’era ecozoica non esisterà più la giornata dell’abolizione della carne e questo piatto non si chiamerà più vegarrosto – ma per esempio “Cuscinetto con fantasia di salse”…

                       Ecopasta col forno (v. invernale)




La ricetta originale (qui) prevede l’uso della melanzana, che per me in inverno è un tabù stagionale… È vero che non ci dovrebbero essere nemmeno pomodori e piselli, ma questi – a differenza della melanzana che arriva dritta da una serra ed è quindi cresciuta innaturalmente in un momento magneticamente e solarmente non consono – sono cresciuti nella stagione loro e con la dose di luce giusta che produce vitamine e sostanze nutrienti di loro pertinenza, infatti piselli e pomodori vengono surgelati e conservati dopo la raccolta. Quindi se proprio vogliamo fare un’eccezione alla stagionalità, meglio farlo con frutta e verdura che almeno hanno avuto un percorso di vita naturale… quindi seccati, surgelati e conservati sì, ma con tutte le loro legittime proprietà, colori e sapori (o almeno gran parte). In ogni caso è meglio non abusarne, quindi la pasta al sugo e tutte le altre preparazioni con salsa di pomodoro in inverno dovrebbero essere un’eccezione e non la regola. Anche i piselli surgelati li consumo al massimo un paio di volte l’anno.

Ma se vogliamo fare un’ecopasta col forno invernale è meglio rinunciare alla melanzana di serra (e allo spreco energetico necessario per il riscaldamento artificiale) o a quella dell’altro emisfero (e al carburante del viaggio aereo, il mezzo di trasporto più inquinante).
Dunque, per queste mie preoccupazioni ecologiche ho pensato di sostituire la melanzana con la zucca che ha una consistenza morbidosa vagamente simile.
Ecco quindi la mia rivisitazione zuccosa della pasta col forno di mamma Graziella che Mirko ci ha passato!
Anche se la ricetta la trovate al link sopra (soprattutto chi va di corsa!), la riproduco qui secondo i miei step, così posso anche fare qualche nota a margine o indicare qualche variazione all’originale.

Ingredienti

500 gr di anelletti di pasta
350 gr di granulare di soya
1 cipolla
1 carota
1 gambo di sedano
aglio
alloro
basilico (ce ne ho ancora una piantina viva e vegeta in casa)
peperoncino
olio sabino evo
100 gr di concentrato di pomodoro
una bottiglia di polpa di pomodoro bio
200 gr di piselli surgelati
3 fette di zucca
200 gr di besciamella veg autoprodotta
sale
peperoncino
pangrattato
mozzarella di Concita

Procedimento

Il procedimento va suddiviso in varie fasi, meglio non cercare di fare tutto contemporaneamente (soprattutto gli imbranati con tempi lenti come me)… La prima: preparazione della besciamella veg. La seconda: preparazione della zucca fritta. La terza: preparazione del ragù vegetale. La quarta: cottura degli anelletti. La quinta: assemblaggio generale in teglia.
I fase – Besciamella vegetale
Ultimamente mi sta dando molta soddisfazione una preparazione molto elementare eppure molto gustosa, di cui ho già dato la composizione nella parmigiana di borragine radicale. Essendo breve ve la ridescrivo qui: 3-4 cucchiaiate abbondanti di farina di segale, brodo vegetale, un paio di cucchiai di olio evo, sale e una puntina di noce moscata (ho notato che viene saporita anche omettendo la noce moscata: per merito della farina di segale, che è proprio ottima nella besciamella).
Scaldate l’olio e fate tostare qualche minuto la farina, poi lentamente aggiungere il brodo vegetale (ne preparo di solito un bricchetto, dovrei ricordarmi di misurarlo…) e salare. Una decina di minuti a sobbollire ed è fatta.

II fase: preparazione della zucca fritta

Pulire, sciacquare e tagliare la zucca a dadini. Preparare una padella con un dito di olio evo. Portare l’olio a temperatura e immergere i dadini di zucca. Quando saranno morbidi e dorati potete toglierli con una schiumarola e poggiarli su carta assorbente (io uso i vecchi sacchetti di pane, quelli che sono troppo usati e andrebbero comunque buttati via – ne faccio uno strato e in cima ci metto un foglio di carta tipo scottex bianca). Tenete da parte la zucca fritta.

III fase: preparazione del ragù veg

Qui ho cercato di seguire il più possibile le orme di Mirko, per poter gustare il cuore della sua ricetta… E naturalmente comincio con una variazione: il soffritto me lo sono fatto con verdure fresche, affettando una cipolla per il verso giusto senza lacrimare (longitudinale, ho sempre fatto così Mirko, ma non sapevo che fosse magico!), sminuzzando carota, sedano e aglio e unendo una bella foglia d’alloro e un pezzetto di peperoncino.
Ho imbiondito le cipolle e sfumato le verdure… mentre avevo messo a mollo il granulare di soya… tuttavia – un momento di distrazione e sono saltata al punto successivo… ho aggiunto il concentrato, dimenticandomi di fare imbiondire il granulare di soya insieme alle verdure… comunque non ho ricominciato da capo, sono andata avanti lo stesso.
Però voi non fate come me, imbiondite bene il granulare di soya con le verdure prima di sfumare con il vino!
Dopo il concentrato (che di solito non uso mai, ma che ho messo per amor tuo e di tua mamma, Mirko!) ho aggiunto la polpa di pomodoro, facendo esattamente quello che raccomandi: aggiungere un goccio d’acqua per recuperare tutto il sughetto rimasto appiccicato alle pareti della bottiglia (ma questo me lo aveva già insegnato la mamma! Lo faccio da una vita!).
E poi ho aggiunto i piselli surgelati.
Ho fatto sobbollire il sugo con il coperchio per non so quanto… mi regolo ad occhio… Ma mai troppo a lungo, non mi piacciono le salse troppo condensate… I miei sughi restano in pentola massimo una mezz’ora, soprattutto se poi vanno anche in forno!
A fine cottura ho salato e aggiunto un paio di foglie di basilico.

IV fase (che può essere contemporanea alla III): preparazione degli anelletti

Far bollire un bel pentolone d’acqua e aggiungere il mezzo chilo di anelletti, spegnendo a metà cottura, nel mio caso dopo circa 7 minuti (il tempo di cottura sulla mia confezione era 13 minuti).

V fase: assemblaggio generale

Qui Mirko dice di mescolare tutto quanto preparato con metà besciamella… e ho commesso un nuovo errore, ho dimenticato di aggiungere la besciamella, mescolando anelletti, ragù veg e zucca fritta… Quando me ne sono accorta ormai era fatta… e come al solito ho proseguito sulla mia strada…
Non mescolate tutto nella teglia, perché prima va unta con olio e cosparsa di pangrattato.



Questo lo autoproduco con gli avanzi di pane grattugiati da Stefano (che potete vedere in esecuzione nella foto). Ci vuole pazienza, ma almeno si mangia un prodotto genuino e soprattutto si ricicla il pane vecchio che altrimenti andrebbe sprecato (e considerando che si tratta del pane fatto da Stefano in un forno a legna sarebbe un’eresia!).
Dopo questa operazione ho buttato il mix nella teglia, e quindi la besciamella l’ho buttata sopra tutta insieme. Ho cosparso di abbondante pangrattato e ho fatto un giro con olio evo sabino. Forno a 240° (o giù di lì) per mezz’ora circa.



E ho accolto il suggerimento di Mirko di aggiungere anche dei bei pezzi di mozzarella veg della nostra Concita che avevo appena fatto e che mi era venuta particolarmente bene (facendo pratica si prende sempre di più la mano e la mozzarella diventa sempre più mozzarella!). Ne avevo fatto una quantità sufficiente a ricavare la bella mozzarella che vedete nella foto sopra e una uguale quantità che ho suddiviso negli scomparti del (non mi viene il nome)… dell’arnese in cui si mette l’acqua per preparare i cubetti di ghiaccio… Da farci finalmente le famose mozzarelline vegan fritte!



La mozzarella veg ci stava proprio bene nella pasta col forno alla zucca!



Gli anelletti saltellavano di gioia! E non vi dico le papille!



Ho preparato due teglie di pasta col forno, una l’ho lasciata a casa e una l’ho portata a un veglione a casa di onnivori (qui) e l’ho tenuta in regime di sorveglianza speciale… Questo perché il buffet era pieno di cose, ma di incerta composizione… e non avevo voglia di rintracciare ogni autore/autrice di pietanza e chiedergli la lista degli ingredienti… Così ho pensato di tenere per noi vegan almeno un piatto di sicura provenienza… e di farla assaggiare a chi poteva essere interessato alla prova. Per esempio a Claudione, esperto chef dell’omonima locanda: aveva ormai abbondantemente pasteggiato, ma ne ha assaggiata una forchettata e ha detto solo una parola: stratosferica! Ovviamente metà teglia l’ho riportata a casa! E mi sono goduta questa stratosfericità per diversi giorni ancora!



Grazie Mirko, Graziella, Concita e tutto Veganblog, a cui colgo l’occasione di fare tanti auguri per il suo decennale! Mi dispiace di non essere più presente, ma il lavoro esige da me una maggiore attenzione… per fortuna mi lascia ascoltare molta musica! Qui ho sentito Sons and fascination dei Simple Minds(fralaltro Kerr si è quasi trasferito in Sicilia!).




informazione malata e pruriginosa

tira di più un pelo di figa \ fica ( o di cazzo cosi facciamo par condicio smiley  ) che un bambino del sud del mondo che muore di stenti . Scusate lo sfogo , contro gli alti numeri di visite al post del mio blog in cui parlo del film di sara  tommasi   niente d'eccezionale ne ho visto di meglio   infatti  Valentina Nappi e  Rocco Siffredi  due  autorità del hard , attrice la prima  e  attore ora regista  il secondo  ,  lo hanno  criticato  e stroncato perchè

E se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l'esperienza
dove sono andati i tempi di una volta per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione.





o delle alte visite alla 4 puntata della mia guida di come sopravvivere al natale e le  sue  feste    di quest'anno  in cui parlo e  do dei consigli per un natale sex ( vedere post  precedente   ) che post in cui si denuncia questo schifoso dualismo fra i ricchi e i poveri fra Nord e sud del mondo

3.12.12

[ come sopravvivere al natale e alle sue feste ] 3 puntata i regali

 
 E  anche   quest'anno .... ci risiamo! Fra un mese è Natale e, come tutti gli altri anni, incominciano le corse forsennate alla ricerca dei regali. Anche stavolta non si sa più che cosa inventarsi per regalare qualcosa di utile e 
divertente agli amici. Tutti gli anni è la stessa storia. Mentre le strade e le vetrine si riempiono di luci, dappertutto spuntano alberi di Natale e nell’aria si diffondono canzoncine a tema, eccomi affannata in giro per il centro alla ricerca della strenna più adatta a ciascuno  (  ......  lo riprendo  a fine post  )  . Infatti  è proprio a  causa  dei regali   e del loro forsennato acquisto  che  La parola “sopravvivenza”, quasi sempre, è legata a fatti come calamità naturali, gravi malattie ed eventi bellici. Pertanto mai la si penserebbe correlata ad una festa, men che meno a quella natalizia. Eppure vi sono fondati timori per ritenere che anche l’arrivo del Bambino Gesù, sia pure indirettamente, esponga a rischi, inconvenienti, insomma alla necessità, per l’appunto, di “sopravvivere”. << (  ... )  C’è poi la questione natalizia per eccellenza: quella dei regali. Con il correlato rischio, come si sa, di vedersi donare qualcosa che non piace assolutamente. In quel caso, la tecnica di sopravvivenza rimane quella classica: sorriso a trentadue denti e la consolazione, tutta interiore, che in realtà non si tratti di un vero e proprio regalo, bensì di un “pensiero”, paravento lessicale dietro al quale siamo soliti nascondere la più cocente delusione. E la promessa, alla prossima occasione, di ricambiare l’autore di siffatta delusione con un regalo altrettanto insignificante che doneremo premettendo, molto educatamente, che si tratta, per l’appunto, di un semplice “pensiero”.  >>  dall'articolo  di  www.libertaepersona.org/wordpress/  che ha  appunto per  titolo  come sopravvivere al natale istruzioni per l'uso
E per questo  che Un altro fattore di ansia è causato dalla questione dei regali. Pochissime idee, pochissimo tempo a disposizione e pochissimi soldi da spendere. Il consiglio per stressarsi il meno possibile è di cercare di terminare la maggior parte dei regali entro la prima settimana di dicembre. Questo vi consentirà di andare in giro per negozi non ancora presi d’assalto dalla folla, di avere più scelta e di risparmiare.Infatti  ogni anno decido  di  pensare   in tempo ai regali   natalizi evitando l’inutile stress delle compere last minute… ma  soprattutto per  trovare occasioni tipo sconti o  oggetti  (  quando lo faccio nella bottega del commercio equo  ) o alimentari o d'artigianato    che si sà andranno  via  subito  . Ma anche   perchè  la fretta è cattiva consigliera . Cosi ho  il tempo per farmi (  o  almeno provarci ) le idee giuste per i regali di Natale. È sempre difficile stabilire quali regali di Natale possano essere utili. I regali di Natale devono piacere, divertire e soprattutto devono  : 1) portare l'emozione desiderata.2) essere utile in modo  da  evitare   falsi sorrisi   e  riciclo inutile o  speculazione ed  una  eventuale  rivendita  sul web (  ebay e simili )  o  agli ambulanti  di mercanzie  che girano  per le sagre  e feste   di paese , ecc  con il rischio che  venga  o scoperto  da chi ti  ha  fatto il regalo  o che  te lo  ridiano a te   come  in questa  vignetta  tratta  da smemoranda di qualche anno fa


Ora poichè io considero positivamente ,se fatto con il cuore ed  è spontaneo (  come  suggerisce  questo   articolo   http://tinyurl.com/d3jxlgl )  il riciclo  ecco  la  puntata  della  guida   dell'anno scorso anno 
Per  chi non sa  come scegliere il regalo  ecco   come  fare  ., per  chi  volesse  fare   i regali tradizionali   qui  trova  alcuni suggerimenti  http://www.ideeregaloblog.it/ ed  ecco  sempre  da questo  sito proposte  interessanti   1  2 3 4 


per  chi vuole fare invece regali solidali  o  ecologici  o  fai da  te  ed in sicurezza o  avesse  dei bambini  , nipotini  ,  figli\e  d'amici\che  di parenti , o  degli ex   qui sotto  troverete  dei link  in merito 


Se nel caso deciate  di regalare   tecnologia  ecco alcuni  consigli (  utili anche al di  fuori  dal periodo dele festività  ) in un periodo  in cui   aumentano  i volantini pubblicitari delle grandi catene commerciali .  
Il prezzo che prendiamo come riferimento è lo street price medio dei negozi online, considerando ovviamente incluse le spese di spedizione. Sottolineiamo che non siamo mai alla ricerca del prezzo più basso, ma valutiamo esclusivamente i più affidabili negozi online, che hanno alle spalle anni di vita e con feedback positivi da parte degli utenti.Inoltre, visto che comprare in un negozio fisico ha dei vantaggi innegabili (si può toccare con mano e provare il prodotto, si può chiedere il consiglio di un commesso e, non da ultimo, non si hanno tempi di attesa e non c’è l’incognita della spedizione) abbiamo dato un margine di ricavi in più al negozio fisico.Ecco come potete leggere le nuove indicazioni sul prezzo:
= “Affare!”, in questo caso il prodotto ha un prezzo inferiore o al massimo allineato con le migliori offerte dei negozi online. Se il prodotto risponde alle vostre esigenze, passate pure all’acquisto.
= “Il giusto prezzo”, in questo caso il prodotto ha un prezzo superiore (fino al 10%) rispetto ai più bassi prezzi dell’online. Considerando i costi di gestione di un negozio (dalla struttura fisica al personale, dal magazzino alla gestioni dei resi), è questo il caso più comune. Acquistare online o in negozio è, in questo caso, solo una vostra scelta.
= “Online si risparmia”, in questo caso il prodotto pubblicizzato ha un prezzo ben superiore (fino al 20%) rispetto alle migliore offerte online. Acquistare in Rete è più conveniente, ma molto dipende anche dalla cifra in gioco. Per esempio, la fotocamera che in negozio pagate 115 euro contro i 100 euro dell’online non ha lo stesso peso del notebook o del desktop che costa oltre mille euro.
= “Prezzo fuori mercato”, in questo caso il prodotto ha un prezzo eccessivamente superiore (oltre il 20%) rispetto all’online. non capita spesso, ma nei volantini potete trovare anche prodotti eccessivamente costosi. Non vuol dire che il negoziante sia disonesto (spesso applica semplicemente il prezzo di listino), ma che online potete risparmiare davvero molto. Il nostro consiglio, in questo caso, è di optare per l’online, prestando sempre bene attenzione a scegliere non il prezzo più basso, ma “il prezzo più basso tra i negozi online affidabili”.
Oppure   c'è la mia preferita  in in tempo  di crisi e  uno stato sempre  più incapace  di resistere  ai gruppi di pressione   e  che tassa   sempre  i soliti  e taglia  sulle cose utili  e non sugli sprechi ed  i  privilegi   quest'anno  ho deciso  di  seguire   una cartena  degli amici  di facebook 

Quest'anno  Proponiamoci di comprare i regali di Natale da piccoli imprenditori, piccoli artigiani, piccole librerie indipendenti, oppure  da  chi ( magari puo' essere  un'amica\  un amico   o un  conoscente  ) realizza gioielli con materiali riciclati, da  chi   ha un agriturismo (  e non )   che produce marmellate 





e conserve , dalle  botteghe   del commercio equo e  solidale    e negozi del biologico  o di frutta    e verdura  che  abbiano roba  locale  ... Facciamo in modo che i nostri soldi arrivino a gente comune, che lavora seriamente e che ha bisogno di essere sostenuta e non alle multinazionali, così facendo saremo NOI a dare una mano alla nostra ripresa e molte più persone potranno vivere un Natale Sereno.
Io quest'anno ( come faccio da  due  anni a questa  parte  )  ho, oltre  che  riciclato cose doppie  o che non mi piacevano  acquistato  oltre che la libreria  anche   nella bottega  del  commercio equo e solidale  cittadina in cui faccio il volontario  

                                                   da  http://bio.tuttogreen.it


per   chi  vuole  venire  o è  zona  essa  si trova  qui  Via Settembrini n°1 a  Tempio Pausania oppure  (   è    fatto  da poco  )  http://www.labottegadelmondo.it  oppure  scriveteci una  email  a   questo  indirizzo  nord-sud@labottegadelmondo.it
E sempre  dello stesso tenore   pero occhio  che sia  seria  e  non truffaldina , ma soprattutto  non facciamolo solo a natale  per lavarci la coscienza  ,  ci sarebbe  questa  soluzione , con  ho iniziato  , le  prime righe  di quest  post   , d'oggi  , suggerita  dai  blog  della redazione di  www.topolino.it



28/11/2012
Pubblicato da CLARABELLA

 E ANCHE QUEST'ANNO...

… ci risiamo! Fra un mese è Natale e, come tutti gli altri anni, incominciano le corse forsennate alla ricerca dei regali. Anche stavolta non si sa più che cosa inventarsi per regalare qualcosa di utile e 
divertente agli amici. Tutti gli anni è la stessa storia. Mentre le strade e le vetrine si riempiono di luci, dappertutto spuntano alberi di Natale e nell’aria si diffondono canzoncine a tema, eccomi affannata in giro per il centro alla ricerca della strenna più adatta a ciascuno: il profumo preferito di Minni; una sciarpa di seta coloratissima per Doribel; un nuovo libro di ricette di cucina per Maggie; quella magnifica collana luccicante di perline per Cleo. E per Debbie? Non ci sono dubbi, per lei ci vuole proprio quel favoloso set di cacciaviti che mi ha mostrato ieri Orazio! Quasi quasi lo regalo anche a Topolino. E a proposito di Orazio: per il mio tenerone è pronto un morbido e caldo pullover che ho lavorato a ferri per tutta l’estate. Non vedo l’ora di vedere come gli sta. Compilo e ricompilo complicate liste di nomi da abbinare ad altrettanti oggetti: già immagino il luccichio dei pacchetti sotto l’albero e l’allegro fruscio dei regali scartati… che saranno più o meno gli stessi dell’anno scorso e dell’anno ancora prima. Che forse non saranno nemmeno così utili. Che forse si potevano evitare del tutto, devolvendo invece il denaro che avevo pensato di spendere per comprarli a qualche associazione che si occupa di chi ha meno di noi. Forse di cani randagi. Oppure di gatti senza fissa dimora. Forse per il Natale di quest’anno potrebbe essere un’idea. Forse vale la pena di pensarci.
non so che altro dirvi buon regalo

2.12.12

. Un repubblichino, la Resistenza e l'Italia del '43Emanuele Rosas pilota di guerra a Salò

in sottofondo  mentre  scrivo




Un mio amico\ conoscente di destra replicando a questi due miei post sul 70 anni di El Alamein ( 1 2 ) : << Sostenere la storia è sempre fare un passo "avanti": non c'è sostenibilità di futuro "nuovo" se il "vecchio" è ancora in discussione. >> Infatti  : 1)  la   storia \  intervista  riportata da Giorgio Pisano ( pisano@unionesarda.it )  sull'unione sarda del 2\12\2012  



Il repubblichino pilota di guerra «Ero un soldato, difendo Salò»


di  Giorgio Pisano 

Il pilota di guerra, repubblichino di Salò, s'è fatto un'idea precisa di Mussolini, della Resistenza e degli Alleati. Novant'anni compiuti non attenuano la lucidità di Emanuele Rosas, italiano di Sassari, che pur dichiarando di «non essere stato fascista», confessa serenamente che «si stava meglio quando si stava peggio». Quanto a lui, c'è poco da dire: «Ero un soldato e come soldato dovevo obbedire». L'italia che è arrivata dopo («quando ci siamo svegliati tutti democristiani») non gli piace. La nostalgia è forte ancora adesso: «Volare dà una sensazione irripetibile. Di libertà ma soprattutto di onnipotenza».Il ragazzo di Salò adesso ha novant'anni, il passo prudente e neanche l'ombra di un imbarazzo. Si chiama Emanuele Rosas, sassarese: è stato uno dei Diavoli rossi dell'Aeronautica nazionale repubblicana (Anr), ultimo baluardo della resistenza fascista all'avanzata degli Alleati.L'Italia di allora, a ridosso dell'armistizio firmato l'8 settembre 1943, era un Paese sbracato e annichilito. Molti hanno buttato la divisa alle ortiche, altri si sono affiancati ai partigiani, altri ancora - una minoranza irriducibile e disperata - ha aderito, come lui, alla Repubblica sociale creata da Mussolini a Salò. Rosas ha qualche difficoltà a digerire la Resistenza e deplora che in quella delicatissima fase di passaggio «siamo stati proprio dentro una guerra civile per almeno un mesetto». Alessandro Ragatzu, editore-scrittore, gli ha dedicato un libro ( UnDiavolo rosso sardo nella Rsi ) per raccontare una storia di vita diversa, la pulizia e la trasparenza di un soldato che aveva fatto una scelta opposta a quella di tanti suoi coetanei: non per un ideale ma solo per senso dell'obbedienza. «Io non sono fascista». Nessuna ricerca di attenuanti e, meno ancora, di pacificazioni tardive.Nello studio della sua casa algherese, Emanuele Rosas accetta di rispondere a qualche domanda ben sapendo d'essere «minoranza assoluta». Fuori dal tempo e dalla logica, direbbe qualcuno. Sulle pareti, le foto della gloria, il sorriso orgoglioso (manco fosse una fidanzata) accanto ai caccia che hanno tentato di fermare la Storia. Una è perfino famosa: circolava a Milano, appesa ai muri delle strade, nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile. Lo ritrae, cuffia e occhialoni, ai piedi di un aereo da combattimento. «Periodo difficile», dice lui senza enfatizzare. Ma sa bene che se in quel momento i partigiani lo avessero individuato non avrebbe avuto scampo.Del resto, con la morte ci ha giocato più d'una volta: «Faceva parte del lavoro». Pian piano, mentre srotola i ricordi come una lunga e solenne guida rossa, si fa prendere la mano dai lampi di un'avventura che non rinnega e anzi gli accende ancora lo sguardo. In un cassetto conserva i documenti-chiave di quella stagione, a cominciare dal libretto di volo dove sono registrate tutte le missioni contro un nemico potente, più numeroso e meglio armato.Sorride di rado Emanuele, fosse per lui preferirebbe rispondere a domande tecniche più che politiche. Svela in velocità d'essere stato compagno di Enrico Berlinguer alle elementari («andavamo insieme alle adunate fasciste») ma appena può tenta di tornare all'unica religione che l'ha guidato: il volo. Di questo e basta vorrebbe parlare. Ha pilotato per quarant'anni, dopo la guerra è ovviamente planato negli aero-club ma a farlo atterrare in via definitiva ha pensato l'Agenzia delle Entrate con un accertamento fiscale che l'ha costretto a vendere un piccolo velivolo di proprietà.Chi era il Duce agli occhi d'un ragazzo?«Checché se ne dica, proclamando la Repubblica di Salò, Benito Mussolini ha evitato che continuassero i saccheggi dei tedeschi. E questo ha salvato tante persone».
Dunque il Duce...«Il fascismo non è quello che raccontate voi. Era solo un nuovo modo di governare. Certo, c'era un partito unico e niente elezioni ma non era affatto tutto quello che si dice. Appena è tramontato, gli italiani si sono svegliati all'improvviso democristiani».
Nostalgico?«Soltanto del volo. Ero un soldato, allora. Dovevo obbedire e ho obbedito. La parola democrazia non la conoscevamo».
Dov'era il giorno dell'armistizio?«A Gorizia. Venivo da Foligno, dove non era rimasto nessuno. Il comando tattico aveva dato un ordine preciso: attaccate gli americani, fate fuoco contro i bombardieri. Così diceva la radio ma io non potevo far nulla: ero solo. L'unico ufficiale rimasto vivo».
Poi?«A Gorizia mi hanno fatto prigioniero i partigiani slavi. Dopo un paio di giorni sono arrivati i tedeschi e i partigiani sono fuggiti».
Com'è che decide di aderire alla Repubblica di Salò?«Una sera, mentre passeggiavamo, c'è stato un passaparola che annunciava la Repubblica sociale. A quel punto ci hanno caricato su un camion e portato a Malpensa. Non posso dire che eravamo prigionieri ma nemmeno liberi».
Lei però se l'è squagliata ugualmente.«Un giorno sono uscito dal campo e me ne sono andato a Genova. Lì, senza mai smettere la divisa, sono entrato nella squadriglia che avrebbe dovuto combattere contro gli Alleati».
Nel gruppo di piloti era chiamato pinguino. Che vuol dire?«In gergo, il pinguino è il più giovane. Ero un ragazzo. Avevo ventun anni».
Volare.«Dà una sensazione irripetibile. Non solo di libertà, come pensano molti, ma soprattutto di onnipotenza. Ti senti invincibile, padrone del mondo. Tutto è nato quando ho visto al cinema Achille Serra pilota. È stata una folgorazione, in quel momento ho deciso cosa avrei fatto della mia vita».
A quante operazioni ha partecipato?«Se per operazioni intende combattimenti, ne ho fatto una quindicina. Una volta, in fase di decollo, mi sono ritrovato alle spalle un aereo nemico: ammazzarmi era come tirare un rigore a porta vuota. M'ha salvato la disperazione».
In che modo?«Ho messo l'aereo a coltello sulla linea elettrica e via, a duecento chilometri orari. Manovra difficile e spericolata: non potevo prendere quota, schivavo i campanili e speravo. Una follia, ma non avevo scappatoie. L'americano non se l'è sentita di fare altrettanto, troppo rischioso. Ed era talmente preso dall'inseguimento che non s'è neppure accorto di avere uno dei nostri appena sopra di lui. Riposi in pace».
Ha idea di quante persone ha ucciso?«Io, nessuna».
Non ha mai abbattuto un aereo?«Più d'uno. Noi però non puntavamo ai piloti che, tra l'altro, erano blindati. Ci interessava buttar giù il velivolo. Quanti morti? Non posso averne la certezza assoluta ma credo neanche uno».
Quante volte s'è detto: è finita?«Sempre e mai. Quando entri in combattimento, non pensi alla paura, non ne hai la possibilità. Senti magari i colpi di cannoncino investire l'aereo ma tiri dritto con un solo pensiero: vincere la sfida».
Quindi, terrore mai?«Come no, anche tanto. Ma solo prima di partire in missione. Una volta decollato, diventi un altro. Il rombo del motore diventa una specie di canto di guerra: era talmente assordante e avvolgente che non mi consentiva nemmeno di sentire il cuore».
C'è qualcosa di cui va fiero?«Tutto. Non rinnego nulla di quello che ho fatto. Non ho ragioni per vergognarmi».
Ha detto di aver combattuto soltanto contro gli americani.«Esatto. Mai contro i partigiani. Che poi, chi erano i partigiani? A parte i pochissimi che lottavano per un ideale, tutti gli altri non erano altro che renitenti alla divisa in fuga sulle montagne».
Mai sentito neppure di campi di concentramento e deportazioni?«La mia vita si divideva tra un'azione e l'altra. Le informazioni erano poche e contraddittorie. I nostri nemici non erano i partigiani, che non ci davano il minimo fastidio, ma i badogliani».
Cioè quelli che avevano tradito il Duce.«Proprio loro, dei partigiani non c'importava nulla».
Eppure hanno fatto la Liberazione.«Chi, i partigiani? Questa cosa mi fa ridere. La Liberazione, ammesso che sia giusto chiamarla così, l'hanno fatta gli Alleati. I partigiani se ne sono serviti per regolare qualche conto privato: vendette, rappresaglie».
Le risulta ci sia stata la Resistenza?«Massì, qualcuno l'avrà anche fatta. Dev'esser chiaro però che non ha liberato niente e nessuno. Semmai ha provocato tragedie. Io c'ero, posso testimoniare».
Che genere di tragedie?«A cominciare da quella di via Rasella a Roma: a chi si devono, se non ai partigiani, tante stragi perpetrate dai tedeschi nell'ultimo scorcio della guerra? Questo per dire che la cosiddetta Resistenza non ha affatto aiutato le popolazioni. Invece noi...».
Noi, cosa?«Noi, quando tornavamo dalle nostre missioni contro i caccia bombardieri, eravamo ben accolti dalla gente. Gli aderenti alla Repubblica di Salò erano amati, noi piloti poi addirittura venerati. Eravamo il vessillo di un'Italia che non si era arresa».
A casa sua sapevano?«Mio padre era in Africa, l'avevano richiamato. Vuol sapere se era fascista? Queste definizioni sono venute dopo. Allora eri o non eri un soldato, tutto qui».
Lei dice nella biografia: io non ero fascista.«Esatto».
Però aderisce a Salò, una contraddizione.«Cosa c'è da spiegare? Ero un soldato d'onore. Avevo giurato: da militare, non da fascista. Mi sono spiegato?»
Si stava meglio quando si stava peggio.«Io stavo di sicuro meglio. S'è guardato intorno?, ha visto cos'è la democrazia? Un referendum ha abrogato la legge sul finanziamento dei partiti e i partiti l'hanno serenamente aggirato: è questa la strada giusta?»
Cosa ha imparato?«Ho soprattutto capito che, dopo aver salvato la pelle a un sacco di gente, mi hanno preso a calci negli stinchi. Nei giorni immediatamente successivi il 25 aprile 1945 morire era un attimo. Bastava gridare fascista a qualcuno per strada e un secondo dopo quel qualcuno era già cadavere. Non è andata meglio nemmeno dopo».
Vittima di rappresaglie?«Sono stato assunto all'Inps di Sassari e poi mi sono trasferito a Milano. Delle ore di volo, degli anni da soldato non c'è traccia nel mio fascicolo. Mi hanno mandato sotto processo perché avevo aderito a Salò».
Sbagliato?«Volevano che chiedessi l'amnistia, lo stesso giudice me l'ha suggerito e ha compilato la domanda per me. Domanda che io non ho firmato: non dovevo farmi perdonare proprio nulla».
Com'è finita?«Ho dovuto accettarla, l'amnistia. Non faccia l'eroe, mi diceva il giudice, l'Italia è cambiata, si adegui. Ancora oggi, a pensarci, trovo vergognoso essere stato trattato in questo modo per aver servito la patria, essere stato fedele e leale. Creavamo imbarazzo. Per questo ci hanno come rimosso, come se non fossimo mai esistiti. Nel mio “stato di servizio” non c'è traccia dell'adesione alla Repubblica sociale».
Deluso?«Prendo atto. Con questo non voglio dire che l'ideale sarebbe tornare al fascismo, però...».
Però?«Questa che chiamano democrazia non è esaltante».
Servirebbe un Uomo della Provvidenza?«Basterebbe uno con la schiena dritta, senza scomodare la Provvidenza. Allora non c'erano delinquenti e tutte le ruberie che oggi restano impunite».
Ce l'ha, oggi, un partito di riferimento?«Dopo la guerra, mi riconoscevo nel Movimento sociale italiano finché non è arrivato Gianfranco Fini. Ho una pessima opinione di lui».
Perché?«Ha tradito lo spirito del partito, ha imbrogliato quel bonaccione di Silvio Berlusconi, ha sputato sui nostri morti».
A proposito di morti: tutti uguali?«Rigorosamente. Chiunque abbia combattuto per un ideale ha diritto al rispetto».
Stringerebbe la mano a un partigiano?«Che domanda è questa? I partigiani mettevano bombette a bordo strada per colpire le autocolonne. E i tedeschi rispondevano con le stragi».
Dunque?«Sto nel mio».

2 )  e il libro   di A.Ragatzu  UN DIAVOLO ROSSO SARDO DELLA RSI Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas pilota sassarese, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Messerschmitt Me 109 dell’ANR un diavolo rosso   ALISEA edizioni, via Roma 67, 090040 Solemnis (CA)

 da  http://news.liberoreporter.eu/   Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Masserschmitt dell’ANR. L’autore Alessandro Ragatzu, che ha pubblicato diversi volumi sulle varie aeronautiche che si sono incontrate e scontrate nei cieli della Sardegna ha il merito di aver scoperto che il pilota sassarese Emanuele Rosas, dato per morto nel 1944, era ed è vivo e vegeto in quel di Alghero, con una mente lucidissima e quella innata capacità che hanno i sardi di raccontarsi, senza tanti orpelli, dove il proprio operare non corrisponde mai al principio “moderno” del do ut des, bersi a quello molto più antico: “agisco così perché è giusto che agisca così, costi quel che costi”.  A questo si aggiunge che Rosas ha tirato fuori dai cassetti documenti e foto inedite di grande interesse storico. Il risultato contenuto in “Un Diavolo Rosso sardo della Rsi” non poteva che essere un volume brillante e capace, molto più di tanti libri seriosi, di farci comprendere uomini, fatti e idee di un epoca, sulla quale ancora oggi, ci si accapiglia senza molta cognizione di causa.


Più  scarna   e  sintentica ma  non per  questo utile   a chi  non vuole sapere troppe  anticipazioni  sul  libro  è  questa di  da  http://tuttostoria.it/
Racconta la breve ma intensa vita di pilota del tenente Emanuele Rosas, che a soli 17 anni consegue il brevetto civile nel campo di Monserrato, per poi proseguire nelle scuole di volo militari di Pistoia, Gorizia e Campoformido.
Nell'estate 1943 è a Capoterra con il 20° Gruppo Caccia, poi a Foligno e quindi nuovamente a Gorizia, dove lo coglie l'armistizio dell’8 settembre. Arruolatosi nell’ANR e assegnato al 2° Gruppo Caccia (2° Squadriglia Diavoli Rossi), vive da protagonista tutte le vicende del reparto e partecipa a numerosi combattimenti contro i caccia e i bombardieri americani, fino alla fine del conflitto. Il testo è arricchito da numerose immagini tratte dall’album personale del tenente Rosas, che offrono numerosi e interessanti spunti modellistici. 








1.12.12

[ come sopravvivere alle festività natalizie ] prepararsi . seconda puntata gli auguri

in sottofondo





 In questa cercherò il più possibile di non ripetermi anche se, come  ho già detto nella prima puntata ,  farò riferimento alle  guide  degli anni scorsi .
Gia  d'adesso  sia   viva  voce (  telefono fisso  e   cellulare  , skype )  sia  via  telematica  (  social  network , email  , cartoline virtuali , sms  )  ci s'inizia  a  scambiarsi  gli auguri  per le feste  . Ecco come mi preparo io  , in modo  d'evitare  che  sia  considerati standard e poco  spontanei .
Io li ho sempre fatti  tra la  fine  di novembre  e  i  primi fin  dai primi di dicembre  , venendo scambiato per matto  o strampalato  . Ma  che ci volete fare   sono un povero  illuso , un sognatore che ancora crede  e gli piace  crederci nella magia  del natale  ,  uno che odie le cose  fatte   a  forza  o stasndard  . Gli ho  e  li faccio   a tutti\e amici intimi e non,   conoscenti , vipere  , nemici . sia con messaggi collettivi via email , via sms e con le  varie  applicazioni   di Facebook . Infatti  io mi prometto   come ogni anno di farli solo  a  determinate  persone  ma  ,conoscendomi perché sono un peccatore





come sempre li faro' a tutti, anche perché, dai nemici , a volte se non sono troppo imbelli o erano assenti quando ci sono stati distribuiti i cervelli , si può imparare un sacco di cose . Specie su di te . E se saprai farne buon uso potranno tornarti utili per la tua opera d'arte . Riescvo però  a farli in maniera ironica e sarcastica ai nemici e a chi mi odia ( vedere i siti sotto ) e buoni e sinceri agli altri . perché

Voglio, avrò
se non qui,
in altro luogo che ancora non so.
Niente ho
Tutto sarò.

Voglio, avrò di Fernando Pessoa )


Poi decidete voi se farli a tutti o a solo ad alcuni , se farli in anticipo ( come spesso faccio io ) per evitare che siano accolti come un obbligo  a cui rispondere per  forza  e non sembrare maleducato  e chi li riceve non si annoi perchè sommerso d'altri ipocriti e di circostanza e privo d'originalità ti rinvi un sms o un 'email  standard ripetitiva  che  magari  a  ricevuto  d'altri\e .

fra i tanti siti per gli auguri vi segnalo questi

1 dicembre 1955 the woman dind't stand up ( la donna che non s'alzò )


La donna che non si alzò, Rosa Parks.

Il 1º dicembre del 1955, a Montgomery, Rosa, allora sarta, stava tornando a casa in autobus e, poiché l'unico posto a sedere libero era nella parte anteriore del mezzo, quella riservata ai bianchi, andò a sedersi lì. Poco dopo salirono sull'autobus alcuni passeggeri bianchi, al che il conducente James Blake le ordinò di alzarsi e andare nella parte riservata ai neri. Rosa però si rifiutò di lasciare il posto a sedere e spostarsi nella parte posteriore del pullman: stanca di essere trattata come una cittadina di seconda classe (per giunta costretta anche a stare in piedi), rimase al suo posto. Il conducente fermò così l'automezzo, e chiamò due poliziotti per risolvere la questione: Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine. È da allora conosciuta come " the woman who didn't stand up/la donna che non si alzò ".L'autobus ora esposto all'Henry Ford Museum
Quella notte, cinquanta leader della comunità afro-americana, guidati dall'allora sconosciuto pastore protestante Martin Luther King si riunirono per decidere le azioni da intraprendere per reagire all'accaduto, mentre c'erano già state le prime reazioni violente: il giorno successivo incominciò il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, protesta che durò per 381 giorni; dozzine di pullman rimasero fermi per mesi finché non fu rimossa la legge che legalizzava la segregazione. Questi eventi diedero inizio a numerose altre proteste in molte parti del paese.

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...