14.1.13

Oltre il muro

"Qualunque". Odiava quell'aggettivo appiccicato a un giorno. "Qualunque". Cioè inutile, slabbrato. Da dimenticare. Che avrebbe potuto esser gettato nel cestino, senza soffrirne troppo. Solo che, trattandosi d'un lembo di vita, le sembrava uno scialo. Ore rubate allo stupore, al miracolo e al ringraziamento. Persino all'aria che respirava.
Eppure Milano era davvero qualunque. La solita. Grigio su grigio. Silenzio, intorno alla diaccia periferia; e pennellate di deserto, un deserto di seppia, dilatato. La ragazza attendeva, ormai mancava poco. Sarebbero arrivati gli amici, il pomeriggio risolto. Ma, in quegli istanti di solitudine, quasi malediceva sé stessa, il suo eccessivo tempismo, quel rimaner là, in una virgola di tempo vuota, sospesa nell'ubbia.
Poi, d'un tratto, un tramestio di voci. Uno stormo di voci. Improvvise, all'unisono. Levò lo sguardo: non vide nessuno. Voci senza padrone.
Alla fine, capì. Provenivano proprio da quel muro. Dietro quel muro. Un fitto di siepe spessa, un verde senza gioia, sormontato da caseggiati opachi, tutt'uno col cielo. Erano voci infantili e antiche: risuonavano da un lato all'altro del misterioso, inaspettato giardino. Tinnivano di risate e beatitudine: "Mio!", "Tana!", "Ho vinto!". Voci frenetiche, rotonde e piene, guazzanti come nella gioia pura, ma letterarie, prive di rivalità, con una certa dolente saggezza... E, d'un tratto, persino le finestre, occhi senza balcone, parvero rianimarsi. Lì vivevano le famiglie, vegliavano indulgenti sui figli, rigovernavano dopo un pranzo, accendevano la tv... Forse, qua e là, sulle pareti, un segno di sole, ricordo di terre lontane, relitto d'immigrazione; forse qualche foulard colorato, un soprammobile esotico. Racconti e ricordi.
Ma nulla scalfiva la spensieratezza del presente. Il campo era tutto dei figli. E traboccava, prepotente, di vita. Il miracolo si compiva di nuovo, anche in quel giorno, che smetteva di essere qualunque, e tornava a spargere fiducia e benedizioni.
Poco lontano, la ragazza scorse le sagome sgangherate degli amici. Si avvicinavano sempre più. Non li aveva mai amati come in quell'ora.



13.1.13

Massoneria, prove di rinascita ? intervista di Giorgio Pisano al l Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia Gustavo raffi


  unione  sarda  del 13\1\2013  

Massoneria, prove di rinascita: «La P2? Una loggia di terroristi»

Appena rientrato da un congresso mondiale, il Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia si sente, come direbbero le note ufficiali, moderatamente ottimista. A mettergli buon umore sono le richieste d'iscrizione che si ammonticchiano nelle 757 logge disseminate nel nostro Paese. Piccoli massoni crescono. Perfino in modo esponenziale. A sentirlo, pare ci sia una sorprendente febbre da grembiulino, ammesso che si possa dire così.


Abito scuro (è quasi una divisa), mani enormi e ben curate, barbetta pepe e sale, Gustavo Raffi è un romagnolo da copione: sanguigno e immediato. Ogni tanto sembra ricordarsi all'improvviso d'essere il governatore dei ventiduemila massoni che aderiscono al Grande Oriente e dunque modera, sfuma, imbocca una risposta diplomaticamente triste. Sessantotto anni, due figli (uno è attualmente maestro venerabile nella loggia dove fu iniziato lui), vive e fa l'avvocato in una città che vanta una qualità della vita siderale: Ravenna.
da http://www.grandeoriente.it/home.aspx


La sua nomina risale al 1999 (è quasi un Papa) e andrà avanti fino al 2014. Riceve un'indennità annua di centoventimila euro. Amici e avversari gli riconoscono un grande sforzo per aprire l'istituzione all'esterno. «È la mia glasnost», precisa con orgoglio. In un remotissimo passato è stato esponente del Pri, culla di tanti liberi muratori.Ha lasciato part time la vita profana (come direbbero loro) nel 1968: quell'anno, mentre il mondo studentesco saliva sulle barricate per inseguire una rivoluzione poi fallita in corso d'opera, è entrato in massoneria. Non trovava niente di meglio da fare? Sorride, fa ruotare il mezzo toscano tra le mani e spiega: «Le risposte della politica non mi convincevano». Giura che a folgorarlo sulla via della loggia sia stata l'educazione al dubbio, la scoperta che «ammettere un proprio errore è già una vittoria».Molto di quello che fa e pensa è condensato in un libro ( In nome dell'uomo ) dove, superata un'agiografica e prona intervista introduttiva, tenta di trovare una ragione e una logica a un movimento che per molti, nella migliore delle ipotesi, è soltanto folkloristico. Raffi sa molto bene che si potrebbe dire infinitamente peggio sulla massoneria ma sull'argomento è ferratissimo. Ha cultura e intelligenza, soprattutto autoironia, per affrontare le critiche più velenose. Tra le 225 pagine del suo manifesto, il tono oscilla a tratti fra l'evangelico e il romantico non senza qualche inciampo di conclamata autostima. Pagina 26: La massoneria nel terzo millennio si pone come sentinella etica contro le trionfanti ideologie del non pensiero . Esagerato: a tratti sembra Vendola in raptus di lirismo acuto. «Il paragone non mi offende. Nella vita deve trovar posto anche la poesia».
Che senso ha essere massoni nel XXI secolo?
«Si tratta di vedere se un uomo ha la capacità di interrogarsi, se ha la forza di chiedersi che senso abbia la sua vita, cosa sia giusto fare e cosa non fare. La massoneria è l'educazione a coltivare il dubbio».
Per tanta gente siete soltanto un gigantesco comitato d'affari.
«Questo qualcuno ha sbagliato porta. È un modo di pensare tipicamente italiano. Per quanto ci riguarda abbiamo certamente una colpa: in passato non abbiamo fatto niente per farci comprendere».
Sicuro sia solo un problema di comprensione?
«Senza dubbio. Oggi la massoneria è un'istituzione aperta. Fior di intellettuali sono venuti a sentirci: mi riferisco a persone come Margherita Hack o a premi Nobel come Rita Levi Montalcini».
Siete una lobby che non dichiara, non interviene, non commenta...
«Non è così. Questo è uno dei tanti pregiudizi che resistono sul nostro conto».
Falso dire che vi piace giocare a nascondino?
«Falso. Il fatto è che ci sono norme precise, dobbiamo rispettarle. Ci vietano di parlare di religione o di politica, tutto qui».
A proposito, come vedete Mario Monti?
«Ho appena detto che non posso esprimere opinioni politiche in senso stretto».
Provi a dirle in senso largo, allora.
«Sulla carta ha credenziali di tutto rispetto, non è certamente un uomo improvvisato. Fatta questa premessa, la nostra disponibilità a parlare riguarda i grandi temi, non le questioni spicciole. La scuola, per esempio».
Che vuol dire?
«Significa che la massoneria è per la scuola pubblica. Perché, mi domanderete. Perché rappresenta l'unica via che consenta a un individuo di formarsi una coscienza; di diventare, se davvero lo vuole, un uomo libero».
Ci sono massoni coperti, noti cioè solo al Gran Maestro?
«Nemmeno uno. Non ne esistono».
C'erano.
«C'erano. Ma in realtà non hanno senso. Se si riferisce a quella struttura deviata...»
Si chiama P2, avvocato. P2. La guidava Licio Gelli.
«Storicamente quella loggia era segreta perché i fratelli che ne facevano parte rappresentavano il potere e dunque bisognava metterli al riparo dai postulanti».
Comunisti?
«Comunisti, cosa?, se oggi ce ne sono nelle nostre fila? Sicuramente. Ma non vado a spulciare gli elenchi degli iscritti: è un'operazione che non mi piace e non mi interessa. Punto ad altro».
A cosa?
«A far emergere le intelligenze senza sottoporle a indagini. La massoneria, così ci capiamo, non è una camera di compensazione per frustrati e falliti».
Preti?
«Ce ne saranno anche».
Questa è una risposta andreottiana.
«Dico spesso che in giro ci sono tanti massoni senza tessera e altrettanti tesserati che massoni non lo saranno mai».
Come si fa ad essere massoni e cattolici insieme?
«Questione complessa. La massoneria non è una Chiesa, è religiosa ma non ha religione, pretende che i suoi iscritti siano credenti. Il fatto che poi uno possa essere cattolico o musulmano per noi è secondario».
Però non appena vi iscrivete siete automaticamente scomunicati.
«Oggi come oggi la scomunica in quanto tale è stata depennata dal codice canonico. C'è però il Papa che ha comunque ribadito il distacco del Vaticano».
Ovvero vi ha depenalizzato, come ha fatto Berlusconi col reato di falso in bilancio.
«Bravo, proprio così. Qualcosa del genere. Ufficialmente la scomunica non c'è più».
Che rapporti avete col Vaticano?
«Formale, rispettosa e civile convivenza».
Non avete più la coda e le corna, insomma.
«Sì, ma va detto che papa Paolo VI è il pontefice che preferiamo. A lui si devono le aperture del Concilio Vaticano II, aperture che oggi sono state cancellate. Sono tornati al primato della Dottrina. E il discorso si fa inevitabilmente diverso».
Su cosa?
«La dico in breve: Benedetto XVI condanna il relativismo. Noi siamo relativisti. Non abbiamo come lui una verità assoluta, indiscutibile e inattaccabile».
Si dice che l'Opus Dei sia la massoneria della Chiesa.
«In passato hanno attribuito all'Opus Dei tutte le nefandezze che a suo tempo attribuivano a noi».
Ci sta dicendo che sono pure martiri?
«Rispondo indirettamente: l'Opus Dei non è un mio problema».
Dite che l'uomo è libero se è libero dal bisogno. Siete un club borghese?
«Al nostro interno ci sono iniziative umanitarie, mense e rifugi per gli ultimi. Non facciamo esclusioni».
Crisi di vocazione niente, vero?
«Da quando il Grand'Oriente ha lanciato la politica della trasparenza facciamo qualcosa di assolutamente nuovo e inedito: controlliamo gli accessi, non accettiamo più di un certo numero di iscritti l'anno».
La massoneria come la Bocconi: a numero chiuso.
«Non è questo il problema. Si tratta di non far implodere l'istituzione ed evitare scompensi. Mica si può passare l'anno a iniziare nuovi fratelli».
Tratteggiamo i nuovi iscritti.
«L'età media di quelli che sono entrati durante il mio...»
... regno.
«Magistero. Sono repubblicano, la monarchia non mi è mai piaciuta».
Allora, chi sono i nuovi massoni?
«Artigiani, professionisti, lavoratori di ogni tipo: non ci sono discriminazioni».
Secondo lei perché in Italia si parla di grembiulini dietro a ogni affare importante?
«È un luogo comune. Leggende metropolitane. Servono prove concrete per dare consistenza alle chiacchiere».
L'esclusione delle donne: patetica, ridicola o soltanto antistorica?
«L'apertura alle donne non può essere una decisione del solo Grande Oriente d'Italia. Deve essere una scelta condivisa con i fratelli delle altre massonerie regolari».
Ma il cittadino Gustavo Raffi che ne pensa?
«Il mio parere è francamente irrilevante».
Seconda risposta andreottiana.
«Mannò. Il fatto è che il Gran Maestro non può pronunciarsi su tutto e su tutti come se stesse discutendo di una partita di calcio».
Dite che i riti servono a suscitare dubbi e interrogativi. Senza, elettroencefalogramma piatto?
«I riti hanno un loro fascino, un ruolo e un peso. Ha presente un sindaco con la fascia tricolore? Per noi i riti sono, grosso modo, la stessa cosa».
Definisce l'Italia un Paese stanco e moralmente demoralizzato .
«C'è pure bisogno di spiegarlo? Quando, durante le fasi pre-elettorali, compaiono i Masaniello vuol dire che qualcosa non sta funzionando».
Masaniello, per caso, fa Grillo di cognome?
«L'ha detto lei. Mi allarma il pericolo di una demagogia incombente».
Altra citazione: La laicità dello Stato viene violata attraverso espedienti...
«Ci riempiamo la bocca con la Costituzione e sulla sua laicità. Dopodiché troviamo mille trucchi per aggirarla».
Sta insinuando che Santa Romana Chiesa è più di un vicino di casa?
«Mi sembra lampante».
La massoneria non si schiera, dite voi. Allora perché nel '94 stavate con Berlusconi?
«No, no, assolutamente no. Non mi risulta. Posso giusto riconoscere che dei massoni, dei massoni e non i massoni, possano aver visto con simpatia Forza Italia. Ma niente di più».
La P2 era una scheggia impazzita nel Grand'Oriente, giusto?
«Giustissimo».
Lei ha addirittura paragonato i piduisti ai terroristi, giusto?
«Giustissimo».
Significa che i vari Berlusconi, Costanzo, Cicchitto e company erano terroristi?
«Quando mai, non facciamo discorsi provocatori. Mi spiego: le Brigate Rosse stanno ai partiti della sinistra come la P2 stava al Grande Oriente d'Italia».
Il Piano di Rinascita democratica firmato Gelli era un golpe?
«Non mi sono mai preso la briga di leggerlo...»
Terza risposta andreottiana.
«Vabbè vabbè. Ho il sospetto che si sia trattato di una ricostruzione postuma, cioè che abbiano voluto far trovare quelle carte per dare una veste nobile a un'iniziativa che nobile non era».
Nobile?
«Allora la dico ancora meglio: secondo me la P2 era un comitato d'affari che agiva in sinergia col cardinal Marcinkus, il banchiere Roberto Calvi e soci per obiettivi non propriamente evangelici».
Parliamo del dopo. Avete accolto tra le vostre braccia piduisti pentiti?
«Chi ci dice che gli elenchi trovati a Castiglion Fibocchi sono veri?»
D'accordo ma la domanda era: avete perdonato?
«Qualcheduno. Sto parlando di poveri diavoli, non di cervelli».
pisano@unionesarda.it

Il capitano e l'abbraccio all'allenatore: "Una grande amicizia, va oltre il calcio"L



IL CAPITANO DEL CAGLIARI, DANIELE CONTI
Conti felice per il gol e per il successo: "Oggi era importante vincere".Daniele Conti firma con un colpo di testa il successo del Cagliari. Una rete che ridà morale ai rossoblù: "Oggi era importante vincere. Non so se questa possa essere la partita della svolta. Sono però contento per i miei compagni: in queste ultime settimane hanno sofferto tanto". Dopo il gol il capitano è andato ad abbracciare Diego Lopez: "La nostra amicizia va avanti da quattordici anni. Va oltre il calcio". Decisivi anche i tifosi: "Ci hanno sostenuto. Sono la nostra forza. In settimana avevo chiesto un grande aiuto. Lo hanno dato durante tutta la partita".

elogio fragilità

Dopo aver letto l'introduzione dell'agenda del 2013 di giorni non violenti mi ritorna alla mente : questa citazione
« Il mare non fa mai doni, se non duri colpi, e, qualche volta, un'occasione di sentirsi forti. Ora io non so molto del mare, ma so che qui è così. E quanto importi nella vita, non già di esser forti, ma di sentirsi forti, di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani e la propria testa. »> ( racconto La carne dell'orso di Primo Levi, edito nella collana ET di Einaudi all'interno di Primo Levi - Tutti i racconti  ) 
Ma   a   spronarmi e  a bloccare questo mio  viaggio interiore  è  questo pezzo  jazz




 Nel mio rimettermi in discussione \  autocritica   ho   deciso di fare , come suggerisce  l'agenda   giorni non violenti 2013  , una  serie di post   sulla  fragilità e il suo aspetto positivo ( non solo quello negativo  vedi il caso  di  Carolina picchio , ne  ho  parlato qui su queste pagine   )  o meglio l'elogio d'essa  . Infatti è  già  dal riflusso degli anni  80  (  )  ed  ora sempre peggiore  ed  anche  economica  .
La  bibbia ( Samuele  1  17  38-39  )  ci  fa  capire  di come « La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza... »(Carine Mc Candless ) e  di come essa  possa  avere un valore costruttivo  come   dice  anche questa  canzone  


 che  funge   insieme  al pezzo  di jazz   citato  nelle righe precedenti   e ad  : Amico fragile di Fabrizio  de  Andrè  e  The Ghost of Tom Joad di Bruce Springsteen ( qui una  traduzione  in italiano  ) da  colonna  sonora  del post  d'oggi  . Ora  la  fragilità    se aiutata ed allenata  .Infatti ciò può  essere   << un  invito ad alleggerirci   , ed a  ritrovare la  nostra fragilità  se vogliamo vincere le nostre  battaglie della  vita  >> .Essa può essere  anche un valore  inestimabile  e non una menomazione  .Infatti (  e qui mi ricollego  alla vicenda di Carolina P e  a  fatti del genere   )   è proprio  da essa  che   che  scaturisce   una forte dose  di sensibilità \ leggerezza . semplicità  , tenerezza     qualità sempre  più rare  in un mondo  pieno di merda  ... fango  ...  ma che vanno recuperate ed integrate  con la virtù  ( da non creare  situazioni  di disagio  )   se  vogliamo rendere  più  vivibile  la nostra  vita  e la  nostra opera  d'arte  . Ed anche quella  di chi ci  sta  accanto  . 
Inizio pubblicando  un articolo  non mio ma  che riguarda  questo  tema  


Elogio della fragilità

L'elogio della fragilità non significa l'elogio della sofferenza che fa parte della fragilità; ma l'elogio della fragilità vuole sottolineare, sia pure radicalizzando il mio discorso (ma se non si scende alla radice delle cose umane nulla, o quasi nulla, di esse si capisce), come nella fragilità, dimensione ineliminabile dalla vita, ci siano valori che danno un senso alla vita: alla vita di ciascuno di noi. L'essere consapevoli di questo, della fragilità come esperienza necessaria, significa accogliere, e rispettare, la fragilità degli altri; senza disconoscerla e senza ferirla. Ma significa anche che, nella fragilità, nella nostra e in quella degli altri, si abbia la percezione del valore della debolezza e della insicurezza che fanno parte della vita e che si contrappongono a ogni forma di onnipotenza e di violenza. Non è forse, questo, il pensiero di san Paolo quando, nella prima lettera ai Corinzi, dice che la debolezza è la nostra forza?
Aldo Bonomi-Eugenio Borgna, Elogio della depressione Einaudi



11.1.13

numero chiuso università incostituzionale ?, i gay posso addottare ? . coprte europea richiama l'italia per le torrure di bolzaneto \ genova g8 20012

 finalmente delle buone  news  da  rainews del  11\1\2013

la prima  , perchè  nonostante  sia  ancora  un po' incerto  su tale argomento , è un segnale  che i tempi stanno cambiando   anche dai  noi 



Roma, 11-01-2013

Per la Cassazione non è altro che un "mero pregiudizio" sostenere che "sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". In particolare, la Prima sezione civile (sentenza 601) si è così espressa affrontando il caso di affidamento tra un uomo di religione islamica che aveva avuto un figlio con una donna italiana, residente a Brescia, che successivamente era andata a convivere con una donna. 




L'uomo, in Cassazione, ha contestato l'esclusivo affidamento del figlio accordato alla madre dalla Corte d'appello di Brescia (26 luglio 2011), sulla base del fatto che il bimbo era inserito in una famiglia gay per cui avrebero potuto esserci "ripercussioni negative sul bambino". A suffragio di questa tesi, la difesa ha citato l'art.29 della Costituzione sui 'diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio'. 
La Cassazione ha respinto il ricorso e ha evidenziato che alla base delle lamentele "non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". 
In questo modo, annota ancora la Prima sezione civile presieduta da Maria Gabriella Luccioli, "si da' per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino, che comunque correttamente la Corte d'appello ha preteso fosse specificamente argomentata". 
Il Tribunale per i minorenni di Brescia aveva già disposto l'affidamento esclusivo del figlio minorenne alla madre con incarico ai servizi sociali di regolamentare gli incontri del minore con il padre, da tenersi "con cadenza almeno quindicinale".
Paola Concia plaude alla sentenza "La Cassazione giustamente afferma che non ci sono certezze scientifiche a questi preconcetti - dice Concia - In realtà, ci sono tanti studi provenienti anche da Oltreoceano che dimostrano come l'orientamento sessuale all'interno di una coppia non condiziona in alcun modo la crescita di un bambino che ha necessita' di amore e affetto". Paola Concia ricorda che il centrosinistra ha inserito nel suo programma "il riconoscimento dell'omogenitorialita'". Quanto alla posizione contraria della Chiesa, Paola Concia dice: "la Chiesa rappresenta uno scoglio? Può essere sconfitto da una politica autorevole". La concia evidenzia come "la Prima sezione civile della Cassazione si dimostra ancora una volta una sezione all'avanguardia. Si sa che le sentenze fanno giurisprudenza. In questo caso è stato applicato il buon senso".
Arcigay: una sentenza storica 
Una "sentenza storica, i candidati agiscano di conseguenza". E' il commento di Arcigay alla sentenza della Cassazione sui figli affidati a famiglie gay. ''Ancora una volta - afferma Flavio Romani, presidente Arcigay - un tribunale italiano da' ragione alla famiglia composta da persone dello stesso sesso. Non solo, negli anni scorsi, la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione hanno dichiarato il matrimonio omosessuale perfettamente compatibile con la nostra Costituzione, ora la Corte di Cassazione ribadisce quello che ripetevamo da tempo e cioè che un bambino cresce in una famiglia di mamma e mamma o di papà e papà esattamente allo stesso modo di un bambino che cresce in una famiglia uomo-donna. E' l'amore che cresce un figlio o una figlia, non l'orientamento sessuale dei genitori. Quello di oggi è un pronunciamento istituzionale storico che da un assist formidabile alla futura maggioranza per legiferare finalmente per il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la piena uguaglianza delle famiglie''. ''Ricordiamo che gia' oggi in Italia - aggiunge - esistono migliaia di figli e figlie di coppie omosessuali che sono discriminati per legge: e' un orrore sociale e legislativo che va rapidamente superato. I partiti politici prendano finalmente atto di questa sentenza e adeguino i loro programmi e le loro prospettive ad una realta' che ormai non puo' essere lasciata senza tutele e normative. Basta quindi con la corsa ai distinguo e alle mezze misure sui diritti civili e la dignita' delle persone, l'uguaglianza sostanziale che i tribunali e la societa' gia' ci riconoscono, e che solo la politica si ostina a voler ignorare, va riconosciuta per Legge'', conclude Arcigay.


la seconda     perchè  finalmente   qualcuno  mette  dei dubbi costituzionali  al numnero chiuso nelle università

Roma, 11-01-2013

Il Tar del Lazio, in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla costituzionalità del 'numero chiuso' nelle università, ha ammesso con riserva decine di studenti (tutti appartenenti all'Unione degli Universitari) esclusi per non aver raggiunto il punteggio minimo previsto dal concorso di ammissione. "E' la fine del numero chiuso italiano", commenta il coordinatore Udu, Michele Orezzi.


 L'ultima   è  sintomo  della  figuraccia  del nostro paese in ambito di diritti umani

La Corte Europa dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha giudicato ammissibili i ricorsi presentati da 20 cittadini italiani e europei per i maltrattamenti subiti alla caserma di Bolzaneto, durante il G8 di Genova del luglio 2001.

qui  maggiori  news  su  quello che fu  il  G8  del 2001  e quindi anche su Bolzaneto 



Lo ha comunicato l'avvocato Riccardo Passeggi del foro genovese che, insieme ad alcuni colleghi e al professor Valerio Onida e Barbara Randazzo, aveva presentato ricorso. La Corte ha comunicato la pendenza al Governo italiano che ha tre mesi per presentare informazioni sull'accaduto e pene comminate.               La Corte ha quindi chiesto al governo italiano di fornire informazioni dettagliate sull'accaduto, sull'inchiesta, sui processi e sull'adeguatezza delle pene comminate ai responsabili. La Corte ha inoltre dato carattere di urgenza al ricorso e comunicato la pendenza del ricorso stesso al Governo italiano, assegnandogli il termine di tre mesi per controdedurre per iscritto.
Il ricorso alla Corte di Strasburgo per le violenze subite dai manifestanti fermati all'interno della caserma di Bolzaneto era stata presentato circa un anno fa da un gruppo di avvocati genovesi e milanesi, insieme al professore universitario e costituzionalista Valerio Onida che aveva partecipato alla sua stesura.

a volte succede

dalla mia amica  di facebook  e nella realtà

  1. Adry Alìas ha condiviso lo stato di Cosetta Prontu.

10.1.13

so resistere a tutto ma non alle tentazioni . Fabrizio de andrè i concerti

non ho resistito alla tentazione e ho fatto una scelta incoerente   con quanto  predico   :  sono contrario al markentig e mitizzazione e degli artisti e alla politica del raschiare il fondo del baule e  ho comprato pur  avendo  numerose  spese   e poche  entrate  il cofanetto dei live di de andrè . cosi almeno dori ghezzi avrà ulteriori € per ridurre l'ormai inoppugnabile contratto discografico capestro che il fratello di Massimo boldi fecero firmare alla buon anima di Faber .
Ascoltandolo , ma  di questo ne parlerò prossimamente   in un prossimo post  ,  ho fatto bene perchè mi sono preso un bel documento storico  ,  soprattutto  per : 1) le registrazioni   inedite   , del concerto  contesto  del  79  con la pfm  a Roma in cui fu  violentemente  criticato  e  a  cui cambio per il pubblico  il testo di amico fragile  , 2)  la  versione  con un fncl   di  via  della povertà  con i nomi del  politici  dell'epoca  .,3) altri pezzi parlati  \  dialoghi  con il pubblico di de andrè  alcuni  inediti altri contenuto in un disco  non ufficiale  ( cioè non edito  dalla sua casa discografica  e  dalla fondazione   de andrè  )  ed  avevamo gli occhi troppo belli  edito dalla rivista  A .
 nell'articolo  qui sotto  preso da  da http://www.wuz.it/recensione-libro ulteriori  news 



Fabrizio De André - I concerti. 16 CD Audio. Con libro
Il cofanetto "I concerti" raccoglie per la prima volta tutti i live inediti di Fabrizio De André in 16 cd, testimonianza dei suoi otto tour dal 1975 al 1998. In più un libro illustrato di 192 pagine con la riproduzione degli schizzi originali dei palchi, foto di scena e backstage, manoscritti e appunti.

Le origini. La storia. La poetica. Il Silenzio. La malattia. Infine la morte e la memoria. Il primo embrione de I Concerti, originariamente pubblicato come singolo cd, e oggi monumentale box set, fu un’ispirazione proprio del grande, grandissimo, unico Fabrizio De André proprio quando stava affrontando una malattia che, lui stesso conscio, lo stava portando alla fine della sua storia. De André, per testimonianza di alcuni fidati collaboratori, cercava ne I Concerti la summa theorica di tutto il suo lavoro artistico e, insieme, poetico. Fabrizio De André riteneva che nulla come la sua espressione dal vivo, potesse raccontare quello che per lui la musica rappresentava: un eterno dialogo tra poesia, letteratura, ritmo, cultura popolare e narrazione libera interpretata e modificata grazie alla costante interazione con il suo pubblico. Un pubblico spesso controverso, a volte ostile, che amò De André tanto quanto lo criticò, in stagioni diverse. E che proprio nella dimensione live, lo vide spesso oggetto di dure e incomprensibili contestazioni. Fabrizio De André è stato, con pochi altri, la storia del nostro paese, dal dopoguerra ad oggi. Di lui si deve parlare, con la valenza culturale con la quale si parla di Pavese, di Silone, di Pirandello. Esagerati? No, assolutamente: impossibile non riconoscere nel poeta di Genova la caratura di un letterato tra i più efficaci, intelligenti e profondi della nostra storia recente. Dal vivo, Francesco De André era pura libertà umanistica. Non a caso, i suoi eredi e i suoi amici hanno voluto portare a compimento il progetto de I Concerti, riuscendo in un’impresa pressochè impossibile: raccogliere in sedici cd le registrazioni integrali degli otto tour (soltanto otto) che De André affrontò nella sua storia di cantautore solitario ed enigmatico. E che segnano perfettamente l’evoluzione, non solo della sua arte, ma della musica popolare italiana. La più colta: quella indissolubilmente legata alla terra, alle tradizioni, al popolo. Un esempio su tutti: il tour con la Pfm. L’italia musicale stava uscendo dall’esperienza progressive, che fuori dai patri confini ebbe una eco talmente importante da determinare lo sviluppo di un genere che, negli anni settanta, rappresentò il punto di contatto fra musica e narrazione. Ebbene, il tour con la Pfm per la nostra cultura rappresentò la collisione prima, la fusione poi, tra la complessità dell’architettura musicale (quella della Pfm) e i salvifici rochi sussurri di un maestro della parola. È solo uno degli otto concerti qui rappresentati, ma la sua importanza è capitale. I Concerti, di Fabrizio de Andrè non è tuttavia solo questo. È una fotografia, un film, il lungometraggio di trent’anni di musica, legati sempre integralmente alla voglia di raccontare un paese nei suoi dettagli, nei suoi costumi, nelle sue tradizioni e contraddizioni. Don Raffaè, Bocca di Rosa, La Canzone di Piero, ovvero malaffare, prostituzione e guerra, letti con gli occhi dell’innocente ignoranza di un popolo la cui formazione culturale era legata alla povertà prima ancora che all’interesse. Scorrono i titoli e le canzoni dei sedici cd, cambiano le atmosfere e le strumentazioni, ma De André si proietta in un’immagine cristallizzata, un dipinto del ‘900 dal titolo “Uomo con Chitarra su Sgabello e sigaretta”. Un’immagine destinata a non cambiare mai. La bellezza stropicciata, la voce penetrante, la dinamica artistica inafferrabile, tutto scritto con una semplicità disarmante. Il poeta di tutti, il nostro Fabrizio, alla pari solo di Bob Dylan, candidato al nobel per la letteratura e poeta del ‘900. Il box il cui prezzo è sicuramente importante, ma è un regalo che si deve fare a noi stessi, prima che ad ogni altra persona, è un turbine di ricordi, di immagini, scritte e non scritte. Meraviglioso in questo senso il libro fotografico che lo accompagna, e che è frutto di una ricerca voluta proprio da chi, Fabrizio De André, lo ha amato prima che adorato. Ebbene, non c’è molto altro da aggiungere. Tanta musica, tutta la musica di De André. Sedici cd che rappresentano tutto quello che De Andrè è sempre stato: uno dei più grandi testimoni della nostra storia. Uno dei più fini, arguti, modesti e incorruttibili esempi di arte applicata al popolo e regalata allo stesso. Un box fondamentale per chiunque ami l’arte. Qualunque essa sia.
Fabrizio De André - I concerti. 16 CD Audio. Con libro
192 pag., 99 euro - I Libri di Sony Music 2012
ISBN 9788896345276

9.1.13

Ragazza




I suoi sogni.
Ciottoli lucenti
in stagni nebbiosi.
Le sue parole.
Brina di sguardi
in spirali d'azzurro.
Cercala nei palpiti
della terra,
Nei sospiri
delle rive,
nell'inatteso domani.
Cercala
dove non la trovi,
quando ti sfugge,
nei pigri meriggi.
Nel silenzio dell'ora,
improvvisa, l'avrai.

8.1.13

Speriamo che il caso di Carolina P serva a qualcosa

  (....) Per  quanto voi  vi crediate   assolti  
  siete per  lo stesso coinvolti (...)  
(  Nella mia ora  di libertà   fabrizio de Andrè  ) 

Inizialmente  volevo ,  ,mai poi   non m'andava  d'aggiungere ovvietà   ad ovvietà , scrivere sui twitter  qualcosa  o  commentare  sul  famosa  tread   dedicato  a  Carolina  . Ma poi  ho deciso  di  parlare  di lei   ma  in un  altro modo    e  il titolo del blog  lo conferma  .  Infatti    ad  uccidere   quanto meno creare  problemi  ai ragazzi   vittime di bullismo   (  che sta  continuamente  aumentando  ,  se  addirittura  il settimanale  topolino  di solito poco   esplicito e diretto ma , negli ultimi   tempi   sta   cambiando qualcosa e sta  ritornando alle origini,a pubblicare  temi politici*\ attuali  ,  sta   facendo delle storie  dedicate  a tale tema  come  questa      de n°2981 di cui  trovate    la  foto  sotto   in edicola  questa settimana  )


foto  prese  da https://www.facebook.com/Topolino?ref=ts&fref=ts

non sono   tanto i  bulli --  con questo  non intendo   nè  giustificarli nè  elogiarli - che    sono  sempre  esisti e  tutti\e   forse  per  coprire le  nostre fragilità   o  essere al centro dell'attenzione  lo siamo  per  un periodo  stati  ( sottoscritto compreso  )  , ma  con chi deve  vigilare  ed educare  ( Insegnanti e  Genitori  )  .Infatti  :


  da i commenti  all'articolo  su tale fatto  di  http://www.huffingtonpost.it/

Concludo  il post  con   : 1) un VFNCL   a  tutti\e  quelle  firme  editoriali e non che   danno   la  colpa  alla società ( dimenticando  che la  società  siamo  noi tutti\e ) o  si mettono a fare crociate    contro le  nuove  tecnologie  , dimenticando  o   facendo  di  non  sapere   che  la  tecnologia in realtà  sono neutre  e  l'uso deleterio che  se  ne  fa  e che ne  fanno i  giovani dell'età  di  Carolina o di Matteo (  un' altra  vittima  c che  ha  dovuto cambiare  scuole  per  bullismo   uno dei pochi  che  ha  avuto insieme ai genitori di denunciare  e cambiare  scuola   qui  ulteriori news   in particolare    con  ancora  uno spirito critico   in formazione     non guidati \  aiutati   da genitori  \  educatori  .  2)   suggerisco  agli educatori  d'oratorio  e  scout    di   togliere   la  dictura  dal regolamento  vietato parlare di politica  ( perchè anche prendere posizione    contro qualcosa  \ qualcuno è politico* al di là dell ideologie ) , di addottare e fare pressione alla loro scuole come hanno fatto altre scuole questo libro Per questo mi chiamo Giovanni è un libro di Luigi Garlando edito dalla Fabbri e uscito nel 2004 ed eventualmente ( forse più agile per i ragazzi ) l'adattamento a fumetti pubblicato Nel novembre del 2008 per la Rizzoli a cura di Claudio Stassi autore della sceneggiatura e dei disegni   (  qui  maggior  news   e   foto a  destra   e sotto un corto  ispirato ad esso   )



in cui   un  ragazzo  rompe  il  muro di silenzio    e si ribella  ai bulli  ed  a prepotenti usando l'arma  della legalità   Perchè :  come  dice  http://www.informagiovani-italia.com in questo articolo << ( ..)  Il bullismo si evolve con l'età, cambia forma, ed in età adulta lo ritroveremo in tante, troppe prevaricazioni sociali, lavorative e familiari. >>  si rischia  che  essi finiscano   per  diventare manovalanza  per le mafie  , se non mafiosi  o criminali  loro stessi  .    proprio mentre    finisco di scrivere  queste righe   iniziano a sentirsi le note  (  tratte dall'album\ cofanetto  Fabrizio de Andrè  i  concerti  )  di Amico  fragile  (  testo e  video  )  dedicato a   tutte le  Caroline  e i Matteo  vittime di bullismo 

*  da  non confondere  con Politiki  \  politika   che  +quella  delle ideologie \  sovrastrutture   culturali   e delle istituzioni