12.4.19

Tanto rumore per nulla – cimiteri e religione il caso di Pieve Di Cento

credevo    che    tali  fatti    come    affermato   sulla mia  bacheca  di  facebook   fossero 


LOL Gli effetti della paura del diverso e dell'odio verso le culture estranee che creano allucinazioni o rincoglimento iniziate nel lontano 1993 a Lla periferia della Milano da bere e poi diffusi in tutta Italia anche al sud ed ora legalizzata . O esiti /risultato del buonismo d'accatto ?!
io credo non avendo trovato altri riscontri ( ne voi ne avete benvegano farò il crucifige ) sono per la prima ipotesi


Poi  cercando    in rete      cercando    verifiche  in rete   la  notizia   non è  propria   una  bufala   ma   ingigantita   montata dalla destra ( sia extra parlamentare sia parlamentare \ in doppietto )



Matteo Salvini
Pieve di Cento (BO), sindaco PD. Si parla di un "sistema motorizzato" al cimitero per coprire croci e altri simboli cristiani che potrebbero urtare le altre religioni. Se vero, è IDIOZIA,questa sinistra che ha paura delle nostre radici e della nostra cultura non si smentisce mai. https://t.co/iYMEk4bVl5
Twitter09/04/19 12:25


e  ruota       a  pappagallo   tutti i  siti     di destra ( pochi   in buona  fede   ) 





 e gli analfabeti funzionali  che    affermano 



Giuseppe Calì Ok per rispettare le altre religioni, ma cazzo volete rispettare anche la nostra? Visto che siamo a casa nostra?


La modalità selezionata è Più pertinenti, pertanto alcune risposte potrebbero essere state filtrate.

Ecco  il  perchè      

Al cimitero oscurano i crocifissi per non urtare le altre religioni

Questo il titolo dell’articolo pubblicato su Il Giornale online dopo la denuncia social di Galeazzo Bignami (deputato di Forza Italia eletto in Parlamento dal 2018).Il post di Bignami è questo:

Ecco l’ultima trovata del sinistrati che in un comune della provincia bolognese annunciano fieramente, in un giornaletto preelettorale, il restauro del Cimitero e “…per riti o cerimonie laiche anche di altre religioni, il progetto prevede l’installazione di un sistema di oscuramento motorizzato con teli di tessuto che appunto consentiranno all’occorrenza di coprire temporaneamente le immagini sacre e le tombe di famiglia situate all’interno della Cappella”.

Credo che la notizia si commenti da sola.I sinistrati per non mancare di rispetto alle altre religioni offendono i Valori Cristiani e ancor più la memoria dei nostri morti nascondendoli dietro delle “tende motorizzate” in un cimitero per non offendere le altre religioni.
Il tipo di dialettica usata la dice lunga sul modo di fare politica che si è scelto di usare sui social.

  Quindi    come  potete   vedere   si    si tratta, sempre  dalla  parte  della  destra    di  disinformazione  ed  uso strumentale populista     della presenza  ormai   sempre   più  presente   degli  stranieri in italia  ,come dice  ancora    quest articolo di butac.it( uno dei pochi articoli ben fatti ed obbiettivi in merito : << (....) si tratta di un ipotesi di progetto, non di qualcosa di già deciso, votato e realizzato. Il progetto sarà completato e presentato ai cittadini quest’estate. Sarà la nuova giunta comunale a decidere cosa fare dello stesso, visto che a breve ci saranno le elezioni amministrative, in contemporanea con quelle europee.Lo stesso S indaco di Pieve spiega a Repubblica: “Un progetto importante – dice il sindaco – in questo ambito il tecnico incaricato ha ipotizzato la possibilità di inserire nella cappella del cimitero, che non è mai stata consacrata, un sistema a tendine che all'occorrenza possa rendere la cappella uno spazio bianco. Non stiamo parlando di funerali di musulmani che hanno cimiteri a loro dedicati non a Pieve“
Il cimitero di Pieve di Cento è comunale, la Cappella non essendo consacrata è l’equivalente di una sala, all’interno del cimitero, di proprietà del Comune stesso. Usata per tenere riti e commemorazioni funebri su richiesta, magari anche di soggetti che non si riconoscono nella religione cristiana (o nella religione in generale). Non è chiaro se il cimitero sia multi-confessionale o meno, ma non è importante, ci sono laici e atei che possono preferire una sala meno religiosa. E non sarebbe un caso unico, a Bologna, nel cimitero della Certosa, oltre alla Cappella cattolica, abbiamo la “Sala d’Attesa” Pantheon dove da qualche anno (se si eccettua la pausa per il consolidamento post terremoto) si tengo riti funebri, commemorazioni, ma anche spettacoli e concerti.(...) >> 
Infatti non ricordo se ad leggo al tgcom24 il sindaco di Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, sulla questione ha affermato: «In periodo di elezioni c’è chi cerca di strumentalizzare certe questioni, credo si possa risolvere tutto con una discussione civile».


alla ricerca di un centro di gravità permanente ed altre storie [ l'imprenditore ricompra l'abbazia per farne un oasi di ace ed un clochard che ama i libri ed il cinema ]

 la   fede  e  spiritualità oppure  business  ?

Nessuna descrizione della foto disponibile.

  la  seconda     è una  risposta    a chi  vede  ( uso il termine  straniero  anziché  il corrispettivo italiano  in  quanto esso mi sembra  offensivo      verso  chi  obbligato  o  meno  fa     tali scelte   di  vita   )   clochard    come  scarti  e  come  criminali    senza  sapere    il perchè  sono  o hanno scelto  quello stato

Nessuna descrizione della foto disponibile.

il che  mi   ha  fatto riflettere  insieme  a  questa  osservazione     fattami  su  fb

Giornata di .... Ma si va lo stesso . Chi non lavora non mangia bene o ruba
Commenti


11.4.19

c'è influencer ed influencer .Nonna Licia, influencer a 89 anni: "La vità è bella ad ogni età"

  leggi anche
 https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/04/ecco-perche-non-seguo-gli-influencer-il.html


Nonna Licia racconta di quelle notti in cui tende ancora la mano verso la parte del letto dove dormiva il marito, morto qualche anno fa dopo 64 anni di matrimonio. Un dolore immenso, che faticava ad accettare. La sua fortuna è stato uno dei nipoti, Emanuele, esperto di digital marketing che, nel tentativo di risollevare l'umore dell'anziana parente - una arzilla 89enne esule istriana trapiantata a Viterbo -, ha deciso di aprirle un profilo Instagram. 



Detto fatto, in meno di un anno la donna è diventata una vera star dei social: con i suoi 12mila follower è riuscita ad attirare anche l'attenzione di una designer di gioielli polacca che l'ha voluta come testimonial di una sua campagna pubblicitaria. "La vita è bella ad ogni età", scrive nonna Licia su Instagram

ecco perchè non seguo gli influencer . il caso delll'Influencer si dispera e piange per quattro minuti: “Mi hanno cancellato Instagram, non voglio fare un lavoro vero”

fonti il fatto quotidiano e https://www.ilmessaggero.it/


Come reagisce un'influencer o pseudo tale quando le rimuovono l'account Instagram? Molto male. Almeno a giudicare il video pubblicato su YouTube dall'americana Jessy Taylor che piange disperatamente perché il suo account Instagram è stato rimosso e lei non può immaginare di dover fare un lavoro vero dalle 9 alle 17«Smettetela di cancellare il mio account Instagram, è troppo doloroso» dice la giovane fra i singhiozzi. “Non sono niente senza i miei followers, non sono niente senza i miei followers!”Nel video la ventunenne spiega di essersi trasferita a Los Angeles proprio per evitare la prospettiva di un vero «Sono a Los Angeles per questo. Sono a Los Angeles perché voglio stare su Instagram, continua la ragazza, che afferma di non essere qualificata per nessun lavoro e di aver solo un’esperienza in un McDonald’s e come “prostituta”.“Basta segnalare il mio profilo, senza i miei follower non sono nulla“. L’influencer americana Jessy Taylor, 21 anni, ha affidato la propria disperazione a un video di quasi quattro minuti pubblicato su Youtube





a causa del blocco, temporaneo, del profilo Instagram. “Non ho nessuna abilità. Ho lavorato in passato in un Mc Donald’s ma non voglio tornare a fare quella vita. Ora mi sento felice”.

10.4.19

La democrazia è fatta da tutti noi

di cosa  stiamo parlando 
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/04/riflessioni-linguistiche-dopo-luscita.html





questo  articolo  di Stefano  Sotgiu   pubblicato  sulla  nuova  di qualche  giorno  fa  ha  un titolo proprio  appropriato.  Infatti   non  ho  mai  capito   (  visto  che non siamo anche se    l'italia  ha   un posto  molto basso  nella classica  della    libertà  di  stampa  e  quindi  nella libertà  d'espressione  )   come   mai   molti    che scrivono    ai  giornali  o siti   preferiscono  non  firmarsi   o nel  farsi oscurare  il  volto  quando  non è  necessario  . Inoltre  conferma  quanto   quando  dicevo   precedentemente nel   post  : <<  riflessioni  politiche  sul nuovo  attendismo  della  sinistra  e non solo >>    discussione  poi    continuata    qui  sulla  mia bacheca  di Facebook 
Però allo stesso capisco  essendo cresciuto  politicamente    quando  tutto  crollava   cioe è  fra  1989\1992  e la  sfiducia    negli anni  successivi e     che ancora  vige  tutt'ora    , anche se non sono completamente d'accordo perché : << (...) c'è un gioco da fare e una ruota che riparte \E un vagabondo sa che deve andare avanti \ Ascoltami, madre \Perdonami, madre Ho lottato, ho bestemmiato ed ho pianto \Ma in fondo non è niente \È la vita \È la vita soltanto ( ... )  da il vagabondo stanco dei Mcr >>  . Ma  non  mi arrendo  anche se  mi  sconforto   ad essere   come   il  donchisciotte  di Guccini e quindi solo   e  quando mi  dicono    armati  e  parti     oppure  vai  avanti  tu  . Ma   ancora     non so   come   e   fin   quanto   il  mio impegn   è  come  : <<  (....) il mare aperto dei sentimenti \le vele al vento del mio pensiero finché quel vento mi resisterà  >> ( la mia patria Sabrina Guzzanti ) e  non mi  posiziono  su    posizioni attendiste   o  da  retroguardia    . Ed  in lotta  come  una  nave  pirata  contro i miei  genitori  che  m'invitano   alla  prudenza   e  alla moderazione  

9.4.19

La vita nonostante tutto La sfida delle sorelle Pinna, stelle del ballo nell'oscurità






Ecco perché non reagisco e ormai non ci faccio più caso quando ridono di me o con me delle mie problematiche di salute e fisiche   su  cui   non  mi  dilungo  perchè   credo  che     voi  che mi seguite   qui  sul blog  e   sui miei  social    già  conoscete     . Infatti ( nonostante alcuni mi s'adirano ) mi definisco  guasto o da rottamare . C'è gente , come le protagoniste della storia che trovate sotto che ha problemi più bravi dei miei  e che (almeno fin ora  poi in un futuro con l'avanzamento e scoperta di nuove cure e nuove tecnologie chissà) non si possono curare . Non so  che  altro dire  \  aggiungere     se  non  lasciarvi alla lettura  d  questa  bellissima  storia   presa  dalla  consueta  rubrica  dedicata    a storie  simili  del lunedì  della  nuova  Sardegna


  la  nuova  sardegna  08 aprile 2019


Roberta, cieca dall’età di 8 anni, fa coppia con Eleonora nella danza paralimpica. «Grazie a questa disciplina abbiamo una grande intesa anche nella vita reale»
                                            di Manolo Cattari



SASSARI
A una piace la musica pop e all’altra quella folk sarda. Una è disordinata e l’altra superordinata, e guai se le sposti le cose. Una è bruna e riccia, l’altra bionda e liscia. Una per spostarsi vede con gli occhi e l’altra con le mani e i suoni. E quando ballano sono una cosa sola. Le sorelle Pinna sono così simili da essere scambiate per gemelle e allo stesso tempo diversissime come solo due sorelle possono essere. Quando parlano ricordano i gemelli Pinco Panco e Panco Pinco di “Alice nel paese delle meraviglie”: si completano nel raccontarsi. «Mi fa ridere quando cerca di fare la ruota, mi rendo conto di come la fa dal rumore. Un giorno cadrà faccia a terra facendola» racconta ridendo Roberta, alla quale replica Eleonora: «Sì, sì, io sono la tua cavia e tanto poi, quando sbagliamo, Cristina se la prende con me».



Roberta ed Eleonora sono di Oschiri, la prima ha 23 anni e la seconda 20. Iniziano a fare danza seguendo una passione di Eleonora e attualmente sono due stelle della danza paralimpica sarda e non solo. Roberta è cieca da quando aveva 8 anni e con la sorella fanno parte di un duo della DanceOzieri Academy. Allenate da Cristina Resta, portano i colori della Sardegna in giro per l’Italia e raccontano la loro vita nelle scuole. Perché la loro è la storia di due sorelle che fanno squadra nell’affrontare una difficoltà, investendo un sacco di energie, spalleggiandosi e fondamentalmente volendosi bene. «Anche se Eleonora quando si chiude in bagno ci mette una vita cantando sotto la doccia» appunterebbe Roberta.
Non sono poche le sfide che hanno dovuto affrontare: dalle esperienze di esclusione a scuola, con Roberta che veniva ogni tanto parcheggiata qua e là ed Eleonora in prima linea a difenderla; ai soliti problemi dell'autonomia e dell’accessibilità in un territorio che, come tanti, poco si presta alla quotidianità in autosufficienza di un’adolescente non vedente: «Io a scuola volevo stare vicino alle altre, ma con alcune professoresse non c’era verso di farglielo capire che potevo benissimo stare con loro» racconta rassegnata Roberta.
La danza arriva proprio come scelta di uno sport che potesse potenziare le autonomie: «È utile per l’orientamento perché devi imparare a conoscere la direzione, sennò non puoi andare da sola» afferma Roberta. E per farlo il lavoro da fare è notevole perché bisogna pensare ad un modo nuovo di imparare. I classici specchi a parete su cui guardare e riguardare i movimenti fino alla nausea, sono inutili. La propriocezione diventa la chiave dell’apprendimento, cioè la sensazione del proprio corpo in uno spazio “sentito” più che visto. Per fare questo Roberta ha le idee chiare: «Mi aiuta immaginare una torta, da tagliare, così quando ad esempio devo ruotare di 45 gradi immagino di tagliare una fetta di torta».
Ma allo stesso tempo senza Eleonora il tutto sarebbe molto più difficile, come lei racconta: «Attraverso il tatto io la guido, con le spalle o con le braccia, per farle capire dove deve andare. Anche io ho dovuto imparare a come rapportarmi a lei, le prime volte mi sembrava di muovere una pedina. Ora balliamo e ci divertiamo insieme».
Anche in questa storia, come in quella di tanti atleti paralimpici, lo sport trascende il risultato per dare un nuovo orientamento alla propria vita: «Quando ballo non penso e allontano i pensieri brutti. Quelli che vengono con l’aver perso la vista e col senso di inutilità» dice Roberta.
Ma in questa vicenda in particolare, lo sport lega due sorelle e le rendi complici, per dirla con le parole di Eleonora: «È stata la danza a farci raggiungere questa intesa. Siamo più attaccate e più complici. Anche nella vita normale adesso lei mi cerca più come guida personale, cosa che, prima della danza, non c’era. Sa che si può fidare; prima c’erano solo mamma o babbo». E come ogni coppia che affronta delle prestazioni, anche loro hanno i propri trucchetti per caricarsi al meglio per le gare: «Tra le due lei è quella che si accontenta di più» racconta Eleonora: «Allora per caricarla le descrivo che sugli spalti ci sono un sacco di persone tra il pubblico e lei si concentra di più».
Le sorelle Pinna non sono nuove al mondo artistico-culturale, con i genitori Agnese e Angelo da anni girano la Sardegna seguendo e partecipando ai festival musicali. In attesa di preparare un musical continuano a diffondere, in giro per gare e scuole, la loro originalissima versione “vedo non vedo” di “Black or White” di Michael Jackson.