26.11.22

Richiesta di consigli all'onorevole Malan o ai suoi seguaci su come applicare le leggi del vangelo

 DI COSA  STIAMO  PARLANDO 

 
Oggi il capogruppo di Fratelli d'Italia in Senato, Lucio Malan, conversando a "Un giorno da pecora" su Radio1, ha non solo ripetuto la sua contrarietà ai matrimoni tra persone dello stesso sesso (e fin qui...) ma anche aggiunto che "l'omosessualità è un abominio, lo dice la Bibbia". [...]



Buongiorno 😆 onorevole Malan,
 devo darle ragione: quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, bisogna dirgli semplicemente ( come fa lei) che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò è un abominio. Fine della discussione. OraP erò, avrei bisogno di alcuni consigli da lei, visto la sua esperienza  delle sacre scritture ,  riguardo ad altre leggi specifiche e come applicarle. In particolare 

Vorrei vendere mia figlia come schiava, come sancisce (Esodo 21:7). Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?

Quando sull’altare sacrificale accendo un fuoco e vi ardo un toro, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore (Lev.1.9). Il problema è con i miei vicini: loro, i blasfemi, sostengono che l’odore no piacevole. Devo forse percuoterli?

So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Lev.15: 19-24.). Il problema è come faccio a chiederle questa cosa? Molte donne si offendono e ti mandano a quel paese 

Il Levitico ai versi 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?

Un mio vicino insiste per lavorare di Sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato a ucciderlo personalmente?

Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei è considerato un abominio (Lev. 11:10), lo sia meno dell’ omosessualità. Non sono affatto d’accordo. Può illuminarci sulla questione ?

Sempre il Levitico ai versi 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all’altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso gli occhiali per leggere… La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c’è qualche scappatoia alla questione?

Molti dei miei amici  usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Lev 19:27). In che modo devono esser messi a morte?

Ancora nel Levitico (11:6-8) viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone o poterlo macellare debbo quindi indossare dei guanti?

Noi abbiamo l'orto  ed senza volerlo siamo andati contro Lev. 19:19, poiché habbiamo piantato due diversi tipi di ortaggi ,  cavoli rape e scarola  nello stesso campo; anche mia nadre avrebbe  violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio  fratello bestemmia a tutto andare.

È proprio necessario che mi prenda la briga i radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Lev 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei ?

Ora  sono sicuro che lei provvederà, anche con provvedimenti legislativi a combattere anche questi abomini da meritato ed altri che ho dimenticato non avendo a differenza sua una  grande conoscenza  delle sacre scritture nel ringraziarla la saluto e le auguro buon lavoro 


25.11.22

Veghu Lab di Marcello Contu il formaggio che arriva dalle piante

DALLA RUBRICA GUSTO DELLA NUOVA SARDEGNA DEL 25\11\202

 Veghu Lab   di  Marcello  e   il formaggio che arriva dalle piante
Un’azienda con sede nel piccolo paese di Bidonì nel Barigadu produce semistagionati, spalmabili ed erborinati e li esporta in tutta Europa Rigorosamente prodotti con materie prime non animali

Semi stagionati, erborinati, spalmabili, crosta fiorita. Un repertorio di formaggi belli da vedere e, soprattutto, buoni da mangiare. Con una particolarità: tutti rigorosamente di origine vegetale. Non c’è caseina, e quindi latte, e neanche i batteri e i microorganismi legati alla produzione casearia, ma tutto il processo viene dal mondo vegetale. È la realtà di Veghu, un’azienda-laboratorio nata e cresciuta in un luogo bellissimo e remoto come il paesino di Bidonì, nel cuore del Barigadu, conosciuta ormai in tutta Europa dove vende i propri prodotti non soltanto ai vegani, ma anche a persone che non possono assumere il lattosio e ad altre che semplicemente trovano questi prodotti particolarmente gustosi. L’avventura, per Marcello Contu, titolare dell’azienda, è cominciata circa sei anni fa: «Sono vegano per scelta ideologica da tanti anni – racconta – e, mentre la carne l’ho messa da parte senza tanti rimpianti e da subito non ne ho sentito la mancanza più di tanto, per i formaggi la questione era diversa. Trovavo questa rinuncia particolarmente impegnativa e così, dopo tanti anni in giro per il mondo a lavorare nel settore del food,
ecco  uno dei  suoi  formaggi 



mi sono deciso a provare a realizzare qualcosa che non mi facesse desiderare i sapori del formaggio. Insieme ad altri sperimentatori sparsi per l’Italia, abbiamo cominciato a utilizzare materie prime di alta qualità e messo a punto il procedimento ideale. Così sono arrivato al prodotto che oggi portiamo sul mercato». Ma c’è da chiedersi, se non c’è latte in questi sorprendenti “formaggi”, quale è la materia di cui sono fatti? «Si tratta di “latte” di origine vegetale, come quello di mandorle, di anacardi e di soia.

Anche i batteri, le muffe e gli altri organismi utilizzati per la fermentazione vengono dal mondo vegetale. Dopo le prime sperimentazioni, credo che oggi stiamo scrivendo una nuova tradizione, per certi versi più adatta alle tendenze contemporanee in atto in tutto il mondo». Così, a curiosare nel sito dell’azienda veghu.org, ci si ritrova in una community che affianca all’impresa commerciale una certa idea del rapporto con l’alimentazione propria e degli altri. Una sorta di “visione” che Marcello condivide con i suoi due nuovi soci, Francesca Zuddas e Carlo Floris, una coppia che viveva e lavorava in Inghilterra e che, in vacanza nell’isola, si è imbattuta nel laboratorio unico di Bidonì. Da quel giorno i due giovani hanno mollato tutto e si sono trasferiti nel micro paese per lavorare al progetto dei formaggi vegetali. Insieme hanno dato vita a una pagina Facebook chiamata Formaggi vegani che conta su 6-7mila iscritti. Marcello, oltre a sperimentare e produrre, insegna come si fa il formaggio vegetale. Tiene corsi nei quali si studia la trasformazione delle materie prime e si impara la lavorazione più adatta per raggiungere ogni tipo di risultato. «Oltre che in azienda, a breve partiranno anche i corsi online», spiega. E Veghu mette a disposizione il kit che permette a ciascuno di provare a farsi il formaggio vegetale a casa. «Ovviamente si tratta delle lavorazioni più semplici – spiega Marcello –, per il resto ci vuole esperienza e determinate skill, ma c’è il tanto da appassionarsi». E non si possono trascurare le proprietà nutritive di questi prodotti che per loro natura, a parità di apporto calorico, mettono al riparo chi è intollerante al lattosio e sono privi di colesterolo. Marcello Contu oggi e domani sarà presente a Sassari con i suoi seminari all’Weekend dei gusti 

Il racconto: «Sono un ex violento Agli uomini dico: chiedete aiuto» I maltrattamenti in famiglia, anticamera del femminicidio , poi il percorso di cambiamento al Cam

  Generalmente     quando  si celebra  il  25  novembre     parla  giustamente  delle  violenze  subite  dalle  donne   sia  che    sia   morte  che  sia   sopravvissute  o  scampate   a  tale   situazione   . M  non si parla mai o  raramente  del problema   degli ex   violenti  .  Secondo  me   , da ex stalker   , posso dire   che   e  da qui   oltre  che  d  una politica  di prevenzione  oltre  che  di repressione   bisogna   partire   per   sradicare  tale  fenomeno  


 da  la nuova  Sardegna del  25\11\2022

Sassari
Quattro anni fa ha iniziato il suo percorso di cambiamento al Cam, il Centro di ascolto uomini maltrattanti del Nord Sardegna. Un viaggio alla riscoperta di se stesso, per acquisire consapevolezza degli errori commessi e fare in modo che non si ripetano. Per rispetto della privacy delle persone coinvolte, di lui diremo solo l’iniziale del nome, L.: è un uomo che ha avuto comportamenti violenti nei confronti della sua ex compagna e oggi si rivolge ad altri uomini, invitandoli a chiedere aiuto «perché
da soli non si va da nessuna parte». Perché sta seguendo questo percorso al Cam? «Ho iniziato perché sentivo qualcosa di sbagliato in ciò che facevo, lo ritenevo giustificato dalle circostanze, ma non mi faceva stare bene. Adesso a distanza di alcuni anni continuo perché ritengo che il percorso sia stato proficuo, ma non mi sento fuori pericolo, ed il confronto con altri uomini e le operatrici del Cam mi rende più facile rimanere focalizzato e lucido. A volte gli incontri periodici sono emotivamente molto difficili ma quando vado via sono sempre felice di averne fatto parte». Parli della sua “vita” precedente, descriva quali erano i suoi comportamenti e nei confronti di chi manifestava violenza fisica, psicologica o di entrambi i tipi. «Ero violento fisicamente con la mia compagna, lo sono stato direttamente in tre occasioni: spingendola, sovrastandola fisicamente ed arrivando ad afferrarla per la gola... molle altre volte, decine di volte, in modo indiretto: spaccando oggetti rovesciando mobili in giro per casa. A distanza di molto tempo dall'inizio del percorso, ho realizzato di aver agito anche con violenza psicologica. Per me è stato molto difficile riconoscerla ed ammetterlo». Perché aveva comportamenti violenti? «Mi sembrava la corretta reazione alle ingiustizie che a mio avviso subivo, era rapido, efficace, l'ho sempre visto fare e l'ho applicato». Ha subito anche lei maltrattamenti nella sua infanzia-adolescenza o durante il percorso scolastico? «Sì ma non paragonabili a quelli che poi ho inflitto». Quando ha capito di avere sbagliato? «La piena consapevolezza l'ho raggiunta solo in uno stadio molto avanzato del percorso. Prima di arrivare al Cam capivo che c'era qualcosa di sbagliato, avrei voluto essere un compagno migliore, ma la volontà di provarci si scontrava con l'abitudine ai comportamenti violenti, con la mancanza di strumenti, con la certezza che il torto che subivo era una cosa inaccettabile a cui ribellarsi». Quando maltrattava, ha mai chiesto aiuto perché voleva smettere? «Sì, ma dopo molti anni. Sentivo che c'era qualcosa di sbagliato ma non riuscivo a trovare alternative. Poi col passare del tempo anche il sentire comune è cambiato, nei media si parlava sempre più spesso di violenza di genere, e a un certo punto capisci che gli uomini violenti di cui parlano non sono solo gli altri ma sei tu». Se potesse tornare indietro che cosa farebbe? «È un'ipotesi a cui non penso più, mi rattrista e mi fa male. Cerco di non sbagliare nel presente». Che cosa si sente di dire a un uomo che usa violenza nei confronti del partner o di qualunque altra persona? «Che dentro di sé probabilmente sa già che il suo comportamento non lo fa star bene se non per pochi attimi. Che da solo non riuscirà a smettere e le cose avranno un'escalation. Che rischia l'incolumità degli altri e la sua libertà. Che sarà difficile e che dovrà vedere cose di sé che lo faranno vergognare. Che potrà tornare ad essere più felice». Che cosa vorrebbe dire a una donna che subisce maltrattamenti o violenze ? «Di essere prudente, di rivolgersi a persone competenti. Lei dovrà seguire un percorso e chi agisce violenza su di lei un altro». Ha potuto chiedere scusa? Se lo ha fatto, è stato perdonato? «Sì, alla mia ex compagna. Ma ripensandoci adesso a distanza di tempo non ero forse pronto a farlo... scusarsi era probabilmente subordinato alla speranza di poter riprendere la relazione. Non so se sono stato perdonato». (si. sa.)

[ quinto giorno senza mondiali ] come faccio ? risposta non c'è

Molti di voi lettori  \ lettrici    ma  anche   non mi  chiedono  come   faccio   a resistere     a  non  guardare   i mondiali o 

  il meno possibile . Sinceramente   per  parafrasare   la  traduzione  di Mogol  di   una  delle  prime  canzoni di  Bob Dylan     risposta  non c'è 
Certe  cose accadono  perché  siamo  noi  che  decidiamo  di  non farle  accadere   come  in questo  caso  .
Infatti   non  saprei    spiegare      come   stia facendo   a  tenere   fede  al mio proposito   di  boicottaggio  anche  se  non  è proprio  il termine    adatto perché basta  che  apra  un  tg  o  un portale  d'informazione   che    non si parla  d'altro  direttamente  o  indirettamente    per l   proteste    ipocrite    o disunite  ed   senso unico .  visto    che     a  parole  sostengono la  causa  LGBT m  poi   quando  si tratta  di passare  dalla teoria  alla   pratica  si defilano  o  fanno il  cazziatone   o  denunciandoli come  infami     chi  lo mette  in pratica    addirittura     censurandolo non trasmettendone  le  immagini   del gesto . Posso solo dire  che  confermano    quando detto da  


stefano massini ieri a piazza pulita su la 7

il 25 novembre spiegato con il bellissimo lavoro scolastico di CHENA TIMIRE ( cancion sin miedo - versione Sarda ) solo cosi non sarà solo una giornata lava coscienza

 

Oggi 25 novembre non saprei cosa aggiungere nei post precedenti (  I  II sul  tema del femminicidio o violenza di genere )  lascio che a parlare sia questo video girato da dei ragazzi classe III F della scuola media G.Deledda di Ozieri, coordinata dai professori Alessandro Carta e Maria Paola Maieli.  che  riprende   ed  reinterpreta    Canción sin miedo    di a Vivir Quintana  adattandola  alla     situazione  sarda     la  canzone  <<  Questa canzone è stata diffusa il 7 marzo 2020 sul canale youtube della cantautrice: nel video è accompagnata da El Palomar, un gruppo composto da decine di donne, e dalla cantante cilena Paz Court. Un testo potente, una musica che si riallaccia alla canzone popolare, un'interpretazione appassionata, dolente e rabbiosa, "Canción sin miedo" è diventata l'inno femminista contro i femminicidi, che si verificano quotidianamente in Messico e in tutto il mondo >>   da   Canción sin miedo (2020) di Vivir Quintana - ilDeposito.org in  cui  trovate  pure  il  testo    e   notizie  sulla  cantante . Gli  studenti e  studentesse    della   classe  in questione   hanno  : <<   Per buona parte del secondo quadrimestre si è lavorato a questo progetto sia dal punto di vista artistico-comunicativo, costituendo una sorta di troupe con lo studio di un logo, costruendo una traduzione in Sardo, una sceneggiatura condivisa, un arrangiamento musicale e un ufficio stampa per proiettarne la comunicazione all'esterno; sia dal punto di vista storico sociale, ricostruendo i casi di femminicidio e di violenza di genere che hanno coinvolto il territorio sardo e analizzando la condizione femminile in Italia dal ventennio fascista fino ai giorni nostri. Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perché ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, si è osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne. come progetto scolastico >>    dall'introduzione  del video   di YouTube  . 

     

A chi mi dice ma è vecchio di tre anni fa e per giunta è una cover \ rifacimento - adattamento e menate varie non ha , dico solo questo che tali opere di ingegno ed artistiche che combattono la cultura tossica , anzi meglio l'incultura , della discriminazione , del sessismo , dell'oppressione , ecc. non hanno né tempo nè nazionalità  m  soprattutto meglio  una  cover benfatta       che   un discorso ipocrita e lava  coscienza  a cui  ogni   25  novembre   o  quando  uccidono barbaramente    una  donna     assistiamo   

  con questo è tutto . 

P.s 
proprio  mentre   finisco   di scrivere  questo  post   leggo sulla nuova  Sardegna  d'oggi     ,  ne  riporto la  lo screen shot   sotto   non ne  ho  voglia  di fare  il  copia & incolla ,   quest'articolo    di  Vanessa  Ruggeri   che    conferma  quello    che dico    sia   negli ultima due  post  sia quello  che dico ed  scrivo  d'anni     che   di tle  argomento  se ne deve parlare    sempre  e non solo   nella  classica  giornata  annuale   retorica  ed  ipocrita   per lo più 





 

non si finisce mai d'imparare e d apprendere di come sia possa essere inconsapevolmente antisemiti il caso della polemica Melan -Calenda

non sapevo che criticare il vecchio testamento e dire che fosse fondamentalista fosse antisemitismo vedere articolo sotto . perché se è così lo sono inconsapevolmente pure io .

  da  https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/

La polemica Calenda-Malan rivela un antisemitismo inconsapevole

davide assael

Hanno fatto, giustamente, molto scalpore le dichiarazioni sull’omosessualità del senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, che paiono essere uscite da una caverna medievale. Essendosi sempre distinta per la propria apertura ai temi etici, siamo sicuri che la chiesa valdese, a cui Malan appartiene, interverrà per far sentire la sua voce. Quasi nessuna reazione ha suscitato, invece, la risposta, come sempre via Twitter, di Carlo Calenda, che ha scritto testualmente: «Non so come qualificare queste esternazioni. Personalmente le considero indegne e sintomo di una profonda ignoranza. Se le nostre regole derivassero dal vecchio testamento non saremmo molto diversi dai talebani. Per fortuna abbiamo avuto

il Vangelo e lo Stato laico». Quando si dice peggio il tacon del buso. In un solo tweet, Calenda è riuscito a riproporre come niente fosse i peggiori pregiudizi antigiudaici, che descrivono l’ebraismo come una religione chiusa in se stessa, legalista, spietata e peggio, superata dalla predicazione evangelica, secondo classico schema della teologia della sostituzione che tante catastrofi ha creato in occidente e che, purtroppo, fatica ad uscire dalla mente delle persone nonostante la grande svolta del Concilio Vaticano II. Calenda è totalmente ignorante delle grandi questioni che hanno attraversato la storia e la cultura occidentale, nonostante sia nato e cresciuto nella città in cui vive la più antica comunità della diaspora ebraica dell’Occidente.
Le sue reazioni ai commenti al suo tweet, in cui rifiuta l’accusa di antisemitismo dichiarandosi ateo, dimostrano una volta di più un’assoluta inconsapevolezza. Come se, poi, la cultura laica fosse stata esente dal virus antisemita.
Calenda dovrebbe rileggersi il dibattito sulla questione israelita che attraversa la Francia post-rivoluzionaria. Oppure l’antisemitismo dei bolscevichi che cannoneggiavano le chiese per dimostrare il proprio ateismo.
Si tratta di eredità culturali, non di fede personale. Quando arriverà la risposta, scontata, della comunità o della stampa ebraica, siamo sicuri che i toni saranno diversi. La vicenda dimostra anche quanto sia subdolo il pregiudizio antigiudaico, l’unico, a mio modo di vedere, che sia diretta espressione dell’universalismo occidentale piuttosto che una sua contraddizione, come per tutte le forme di razzismo.
Infine, dimostra quanto fosse strumentale la definizione di radici giudaico-cristiane, nata negli ambienti conciliari sopra ricordati, ma propagandata negli ultimi anni in ossequio al clima da scontro di civiltà post 11 settembre.
Osservando come ancora circolino, persino all’insaputa di chi le scrive, considerazioni di questo genere; osservando poi gli attacchi di questi anni alla macellazione rituale e alla circoncisione, perpetrati proprio sulla stessa idea di un ebraismo insensibile alla sofferenza altrui e genuflesso alla sacralità della legge (davvero non conosce il mondo ebraico chi ha quest’immagine), ci si chiede: scusate, ma per cosa stava quel «giudaiche»? Si spera che Calenda, sempre pronto a dare degli ignoranti agli altri, si confronti con la sterminata letteratura post-conciliare, dunque assolutamente cristiana, per non cadere in errori che rischiano di risvegliare fantasmi già ampiamente in circolazione. Si consiglia di iniziare dall’immenso lavoro decennale del Monastero di Camaldoli. 



  per   approfondire  
Antisemitismo inconsapevole - Moked

24.11.22

Genova, Mussolini fece confiscare il suo conto: dopo 70 anni fa causa alla banca e allo Stato

Piero Riccardo Pavia era solo un bimbo quando arrivarono le leggi razziali. I genitori gli avevano aperto un libretto - ritrovato solo poco tempo fa - al Banco di Chiavari che oggi gli offre 800 euro, lui chiede mezzo milione



Il signor Piero Riccardo Pavia oggi ha 81 anni. Ne aveva appena 3 quando il Governo fascista, con lo strumento delle leggi razziali e attraverso la prefettura di Genova, nel procedere alla confisca di tutti i beni degli ebrei e quindi anche di quelli della sua famiglia, si appropriò del libretto di risparmio numero 3142 che i suoi genitori gli avevano aperto all’allora Banco di Chiavari e che conteneva 11 mila lire. Era il 6 aprile del 1944. Oggi, 78 anni dopo, una giudice del tribunale di Genova deve decidere sulla richiesta di risarcimento depositata dal signor Pavia attraverso il suo legale, l’avvocato Mauro Frigerio.
Se Piero Riccardo Pavia si è mosso solo dopo così tanto tempo è perché lui neppure sapeva di quel libretto. Lo ha ritrovato di recente, rimettendo in ordine antichi ricordi, documenti e cimeli di famiglia. E quella carta antica e scolorita ha riportato alla luce angosce, sofferenze e una richiesta di giustizia ancora, dolorosamente, vive.
Molteplici sono le sfumature di questa vicenda storico-giudiziaria che ruota attorno ad una cifra, o meglio due. Da un lato gli 838,96 euro che il Banco Bpm (che oggi ingloba l’antico Banco di Chiavari e della Riviera Ligure) ha offerto al signor Pavia come rimborso per le 11mila lire “rivalutate dalla data del sequestro ad oggi”.

La sede dell'ex Banco di Chiavari oggi Bpm in via Garibaldi (bussalino)

Dall’altro la richiesta, in base a conteggi effettuati da consulenti, avanzata dal signor Pavia che ammonta a 420mila 748,68 euro. La citazione, in solido, riguarda, oltre a Bpm anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri, incarico in questo momento ricoperto da Giorgia Meloni, al quale, in gioventù, aderì al Msi, partito fondato da Giorgio Almirante, convinto fascista che della Repubblica Sociale Italiana fu un importante esponente. Un incrociarsi di vicende storiche e personali che riduce le distanze temporali.
Tornando alla somma richiesta come risarcimento, seppur importante, non è il cuore di questa causa sul tavolo della giudice Barbara Romano.
In tempi di revisionismo e omologazioni diffuse, sono utili, per capire lo spirito che permea questa causa, le parole che pronunciò Tina Anselmi nella sua veste di presidente della Commissione che tra il 1998 e il 2001ebbe il compito di ricostruire, e lo fece in 500 pagine, quella gigantesca rapina dello stato fascista che fu il decreto legislativo di Mussolini con cui si stabilivano le “Nuove disposizioni concernenti i beni posseduti dai cittadini di razza ebraica”.
Scrive Tina Anselmi: “Prima di essere un affare di denaro, la spoliazione è stata un persecuzione il cui obiettivo finale era l’annullamento morale e quindi lo sterminio”.
Un concetto che ribadisce il signor Pavia: “Vede, sicuramente a differenza di tante altre famiglie ebree e non solo, la mia è stata anche più fortunata, tocca dire così di fronte all’orrore di quanto accaduto. Noi venimmo derubati dallo stato fascista e per salvarci, con un viaggio rocambolesco non privo di sofferenze e umiliazioni riuscimmo a raggiungere la Svizzera. Ma quelle confische furono il primo atto concreto di aggressione e credo sia un mio dovere, oggi, chiedere un risarcimento che non può essere solo simbolico ma contenga in sé una sorta di monito rispetto alle leggi razziali”
La causa è già stata avviata e il primo febbraio del 2023 ci sarà un’udienza decisiva poiché la giudice dovrà decidere se vada accolta la richiesta dell’Avvocatura di trasferire il processo a Roma dove aveva sede l’Egeli, ovvero “Ente di gestione e liquidazione immobiliare” al quale Mussolini aveva affidato la criminale classificazione e reimpiego dei beni delle famiglie ebraiche italiane.
Ma quel che più conta è che un giudice dovrà dire se il signor Pavia abbia solo diritto a recuperare quegli 800 euro come se il suo caso sia omologabile a una negligenza, un errore, una frode nel peggiore dei casi, o se invece le 11 mila lire di quel bimbofossero solo il primo, barbaro passo compiuto da una dittatura per sterminare un intero popolo ed appropriarsi, come l’ultimo dei briganti, dei loro beni.

[ quarto giorno senza giorno senza mondiali ]I giocatori del Giappone lasciano lo spogliatoio pulitissimo

 Oltre   le  proteste    condivisibilissime   pro  diritti  Lgbt   ma   a senso  unico    e poco  incisive   oltre  che divisive   vedere  la  reazione  della  nazionale  Danese   in questi mondiali   c'è  stata   un altro gesto  che  per  noi italiani   dovrebbe essere   di buon senso  ma  viene  ridicolizzato    e  giudicato  stravagante  . Un gesto   che      alla    faccia   di  chi dice   come  questo  telecronista     della  rai  “Ci sono davvero tante razze”.
IL telecronista della Rai Alberto Rimedio ha usato un’espressione infelice parlando dell’arbitro di Belgio-Canada e dei componenti del VAR: “L’arbitro è dello Zambia, ci sono tante razze”. Durante l’intervallo Rimedio si è prontamente scusato per quella parola.
Ecco  cosa  è  successo    da  Fanspage  

                                  A cura di Alessio Morra

 [...]
Un brutto scivolone. Anzi un'espressione davvero pessima quella che ha usato il telecronista di punta della Rai Alberto Rimedio che prima del via del match Belgio-Canada, valido per il Gruppo F dei Mondiali 2022, parlando della terna arbitrale e di coloro che sono al VAR ha parlato di razze dicendo testualmente: "Ci sono tante razze in questa partita stasera". Accortosi dell'errore il telecronista si è scusato per quella frase infelice in diretta tv prima del via della ripresa di Belgio-Canada.

continua su: https://www.fanpage.it/sport/calcio/rimedio-inopportuno-in-telecronaca-sullarbitro-zambiano-ci-sono-davvero-tante-razze/


 dimostra   come   ci  sia  in quella   che  noi occidentali  abbiam  sfruttato  e  colonizzato   Un'altra mentalità ❤️

      dovremo mettere  in atto     questa  frase   


leggo  sulla  pagina  di Google  news    quest'articolo   di  https://www.fanpage.it/sport/calcio/  del 24 NOVEMBRE 2022

 Quando gli addetti alle pulizie dello stadio dove si era giocata Germania-Giappone hanno aperto le porte dello spogliatoio nipponico non potevano credere ai loro occhi: non solo era pulito come uno specchio, ma tutto era in perfetto ordine. La grande gioia per la vittoria degli uomini del Ct Moriyasu sulla Germania si è ben prest  trasferita dal Khalifa International Stadium alle città giapponesi, dove i tifosi della nazionale del Sol Levante hanno festeggiato invadendo le strade, ma non dimenticando il rispetto del rosso e del verde dei semafori, in una scena finita in un video diventato subito virale. La compostezza e il senso civico del popolo giapponese sono poi emersi in tutta la loro grandezza nel gesto che ha visto i tifosi presenti allo stadio di Doha ripulire gli spalti al termine del match vinto sui tedeschi, remake di quanto avvenuto in occasione della partita inaugurale dei Mondiali tra Qatar ed Ecuador, quando la loro nazionale neanche giocava.


Ufficiale
After their shocking win against Germany, Japan fans stayed after the match to clean up the stadium. Respect ❤️👏 @ESPNFC



Azioni usuali per loro, ma accolte con stupore da chi ha filmato quelle scene. Lo stesso stupore che si è dipinto sul volto degli addetti alle pulizie del Khalifa International Stadium, quando con secchi e spazzoloni hanno aperto le porte dello spogliatoio del Giappone dopo che la squadra aveva lasciato l'impianto. Si aspettavano di trovare gli esiti di una festa selvaggia per la clamorosa vittoria ed invece davanti ai loro occhi è apparso uno spettacolo davvero raro: non solo lo spogliatoio era pulito come uno specchio, ma tutto era in perfetto ordine. Nessuno avrebbe potuto dire che poco prima lì si era consumato un trionfo post partita di un Mondiale.


After an historic victory against Germany at the #FIFAWorldCup on Match Day 4, Japan fans cleaned up their rubbish in the stadium, whilst the @jfa_samuraiblue left their changing room at Khalifa International Stadium like this. Spotless. Domo Arigato.👏🇯🇵
Immagine


Il gesto dei giocatori del Giappone ben presto è arrivato alle orecchie della FIFA, che ha voluto rendere onore a Nagatomo e compagni pubblicando una nota sul proprio profilo Twitter ufficiale: "Dopo una storica vittoria contro la Germania nella quarta giornata della Coppa del Mondo, i tifosi giapponesi hanno ripulito i rifiuti nello stadio, mentre i giocatori hanno lasciato così lo spogliatoio del Khalifa International Stadium. Immacolato. Domo Arigato (grazie in giapponese, n.d.r.)".Pensate che sia abbastanza? Ed invece no. Oltre a dare una bella pulita allo spogliatoio e a lasciarlo esattamente come lo avevano trovato, i calciatori giapponesi hanno trovato anche il tempo di creare dei bellissimi origami, ovvero le composizioni fatte piegando dei fogli di carta con grande maestria. E dunque sul tavolo al centro dello spogliatoio sono comparse delle gru, uno stormo di piccoli con al centro la madre. Una composizione che cela un messaggio: le gru sono animali molto importanti nella cultura giapponese, simboleggiano longevità e sono raffigurate come buon augurio. Davanti al gruppo di origami c'era poi un biglietto lasciato dai giocatori giapponesi: "Molte grazie!". Nient'altro che rispetto per loro.


le donne che si rifanno e si guastano o si mettono dieta senza bisogno non le capisco

 le donne spesso cadono vittime di questo preconcetto che noi uomini guardiamo (in parte è verissimo anche se non tutti siamo così come dimostra il finale del filmato sotto riportato e che mi ha spronato per il post d'oggi ) solo ed esclusivamente il corpo di una donna. Io avevo un amica / conoscente che studiava con me al liceo a mio avviso molto bella . Tempo fa la ritrovo , dopo averla persa di vista , su un necrologio funebre . Ricordo che dalle superiori si confrontava con le con le amiche e leggeva articoli riguardanti diete ed alimentazione e allora iniziava a parlare di diete assurde e cambi di pettinatura, non ho mai capito cosa le facesse scaturire questi comportamenti, ma vedevo che comunque non arrivava mai alla soddisfazione personale di piacersi così come era . E poi a furia di diete esagerate e fuori misura è caduta per poi morire nell'anoressia . Un fenomeno molto diffuso visto che un'altra che s'è salvata dopo un lunghissimo calvario , che ha raccontato in un libro autobiografico . O altre che si sono rovinate come una rirovat d poco ad una riunione della classe del 76 trasformandosi in canotti con interventi alle labbra o ai seni Hanno ragione le due protagoniste di questo video emozionale di story impactv italia


Infatti Bisogna sempre scegliere con la propria testa e mai farsi condizionare dagli altri. Molte volte pensiamo di dover cambiare per piacere agli standard che la società ci impone ma il bello è proprio questo, ognuno di noi è unico, autentico, originale! Non dobbiamo cercare in tutti i modi di rientrare nei canoni di ciò che vogliono gli altri. Noi siamo noi, ed è questo che ci renderà sempre e semplicemente NOI...