17.9.23

aggiornamento della ciampanella dell' L’esame di Stato per un’intera classe dell’indirizzo linguistico “Galilei” di Spadafora (Messina) i genitori ricorro al tar e il tatr lo accoglie sospendendo la riptezione dell'esame

 Di  cosa stiamo parlando 
Vince il ricorso contro il voto alla Maturità  così tutta la classe deve rifare l’orale . 
La studentessa sarebbe stata l’unica a non ricevere un messaggio con i suggerimenti per l’esame, pare inviato da una professoressa Tutta la classe di un liceo siciliano dovrà sostenere di nuovo gli esami orali della maturità. L’insolita decisione è presa dall’ufficio scolastico regionale in seguito al ricorso presentato da un’alunna, insoddisfatta del suo voto, inferiore al 70, con il quale avrebbe chiuso la sua carriera al liceo Galileo Galilei di Spadafore in provincia di Messina.  [...   segue  qua   ]

Leggendo   l'articolo    sotto   riportato    rimango  sgomento  e mi  mi  viene  d'affermare   : Cosa  non si  fa   per  i  figli\e  .  Oltre ad  accettare  l'aiuto    della  prof   ,  fanno ricorso contro  la setenza  del  tar      che   avrebbe     dovuto  far     ripetere  l'esame     a  tutta  la  classe  , ed  il   tar  gli  da  ragione  . Ma  soprattutto  mi  chiedo   ma   i genitori   di tali   ragazzi  e  di ch  generalmente    fa  ricorso   al  TAR    ha  soldi da buttare  o  fanno debiti     con gli usurai    visto  quell  che  costa  il  ricorso  a tale  organo   amministrativo ? 

  il FQ  del   16 SETTEMBRE 2023 

                                            di Alex Corlazzoli
Accordo tra studenti e professori: esame di maturità annullato, ma il Tar sospende la nuova prova
Accordo tra studenti e professori: esame di maturità annullato, ma il Tar sospende la nuova prova

L’esame di Stato per un’intera classe dell’indirizzo
 linguistico “Galilei” di Spadafora (Messina) è diventato un caso da Tribunale. Il rinvio della prova, sospeso per ora dal Tar, sarebbe stato motivato da un accordo tra docenti e studenti. Una “pastetta” scoperta grazie al ricorso presentato dalla famiglia di una studentessa dopo la pubblicazione dei risultati finali a luglio. Nei giorni scorsi, il direttore dell’ufficio scolastico regionale, Giuseppe Pierro, dopo l’ispezione effettuata, aveva deciso in accordo con il ministero di far rifare a tutta la classe la prova della maturità fissando la nuova data per mercoledì 20. Una scelta presa dopo aver verificato “irregolarità gravi” come raccontato al FattoQuotidiano.it 
A inficiare l’esame un vero e proprio accordo tra i professori e alcuni studenti che avrebbero ricevuto una “velina” da uno o più docenti della Commissione sulle domande che sarebbero state oggetto della prova orale. Un imbroglio che ora potrebbe avere dei risvolti legali. Nei giorni scorsi l’ufficio scolastico regionale quindi ha annullato l’esame fatto e chiesto una nuova sessione con una commissione chiaramente diversa. La vicenda si è ulteriormente complicata con la scelta del Tar di Catania di accogliere il ricorso della maggioranza delle famiglie che avevano impugnato la decisione dell’Usr Sicilia di far rifare le prove orali a partire dal prossimo 20 settembre. Gli avvocati Caterina Galletta e Andrea Fiore che rappresentano gli studenti che si sono opposti all’annullamento degli esami di luglio hanno ottenuto la sospensione. Un caos che potrebbe avere ripercussioni anche per chi ha fatto i test universitari e magari tra qualche mese se li potrebbe vedere annullati, qualora dovesse rifare l’esame di Stato. Un “pasticcio” del quale sembra che lo stesso ministro Giuseppe Valditara sia informato e abbia intenzione di trattare nel pieno rispetto delle regole e con intransigenza per assicurare la serietà della prova della Maturità. Ora tutto passa nelle mani dei giudici del tribunale amministrativo regionale di Catania che a breve dovranno riunirsi e decidere nel merito.

Quanto conta il giudizio altrui ? lezioni di filosofia de prof Cristian Porcino


 un  ottimo  argomento   quello  di questa     lezione online  tenuta  dal   dott  cristian porcino   




16.9.23

Stupri e femminicidi: facciano mea culpa anche i giornalisti e gli opionisti

“Perché non è possibile, semplicemente, avere delle trasmissioni come in qualsiasi altro Stato dell’unione europea, dove l’intrattenimento non significa l’umiliazione delle donne?” 
                        (da Il corpo delle donne di Lorella Zanardo – Feltrinelli, 2010 –              pag.44)                                                                                                                                                    






La repressione non basta. Occorre in primo luogo la prevenzione: cioè, l’informazione e l’educazione, prima in famiglia e poi a scuola. E poi bisogna punire i colpevoli in modo esemplare, evitando di accordare sconti di pena o di concedere permessi facili agli stupratori. Forse servirebbe una specie di 41-bis, con un regime di detenzione speciale, soprattutto per i minori ai fini della loro rieducazione.
<< Ma dobbiamo >> Il Fatto Quotidiano 16 Sep 2023 GIOVANNI VALENTINI << fare mea culpa anche noi giornalisti, ognuno per la sua parte, a cominciare da chi ha sempre sostenuto che la violenza sessuale e i femminicidi sono innanzitutto una questione di cultura. Vale a dire di formazione, di coscienza civile e di responsabilità. E dovrebbero farlo gli operatori della comunicazione che si occupano di televisione, di cinema, di pubblicità e di Internet: tutti coloro che nel circuito mediatico usano o hanno usato il corpo della donna come “richiamo”, strumento di attrazione e di seduzione; comprese certe attrici, modelle, vallette o veline che si prestano, consapevolmente o meno, allo sfruttamento commerciale della propria immagine, magari per promuovere un capo di lingerie, un abito sexy, un’auto o una moto. >>

Si  può discutere quanto si vuole di tendenze e di comportamenti. Di “lupi” e di “agnelli”. Di uso o abuso di alcol e droga, due aggravanti per chi commette uno stuproe  violenza    di  genere  . Ma quando, all’interno di una stessa famiglia, vengono consumati per dieci anni abusi sessuali su due sorelline e la magistratura arresta padre, madre, zio e nonno, com’è accaduto a Monreale (Palermo), non c’è dubbio che si tratta di una drammatica carenza culturale ai danni della donna, della sua dignità e del suo ruolo sociale. Un vuoto, un deficit di rispetto e di consapevolezza che interpella l’intera collettività.

La  lotta contro   la  cultura  dello stupro    non è un problema di destra o sinistra. Eppure, bisogna riconoscere che questa “incultura” della sopraffazione affonda le sue radici nel maschilismo, nel machismo, nella presunta superiorità dell’uomo sulla donna.  Ma  anche   politico \  ideologica  il Codice Rocco, introdotto dal fascismo nel 1930, prevedeva il reato di adulterio (abrogato nel 1968) solo per lei e non per lui; oppure legittimava il cosiddetto “delitto d’onore” (abrogato nel 1981) in caso di tradimento coniugale, quelle norme costituivano l’humus di una subordinazione che ha favorito nel tempo la mala erba della violenza sessuale. E quando il regime costruiva a Roma il Foro Italico, denominato inizialmente Foro Mussolini con le sue statue “virili”, escludeva di fatto la donna dall’ambito sportivo e la relegava in una dimensione subalterna.

Un altro elemento    alla base   di tale " cultura  "  è  La stessa Chiesa cattolica, nella sua più tradizionale mentalità sessuofobica, ha identificato la figura femminile con la “mela proibita”, la tentazione e il peccato originale nel Paradiso terrestre di Adamo ed Eva. E ha impiegato secoli per mettere sullo stesso piano “fratelli e sorelle”, fino all’avvento provvidenziale di Papa Francesco, senza aprire ancora il sacerdozio alle donne e abbattere il tabù del celibato ecclesiastico, com’è già da tempo in diverse chiese cristiane e ortodosse.

È stata la cultura laica, radicale e progressista, composta in parte anche da tanti credenti, ad avviare un’inversione di tendenza in Italia, a cominciare dalle campagne sul divorzio e sull’aborto. Ma c’è ancora molta strada da compiere per arrivare alla parità di genere, da quella professionale a quella salariale. Ora i mass media hanno oltre  al  dovere morale di fare autocritica, per tutelare e valorizzare l’identità della donna , di dare l'esempio .



L'ULTIMO DEI FRANCESCANI di EMILIANO MORRONE

 L'ultimo dei francescani è Giandomenico Oliverio, un ragazzo che ha salvato decine di cani, poi curandoli fino alla notte e trovando loro un padrone. Il giovane vive in una campagna della Calabria, svolge tre lavori per campare e per comprare cibo e medicine ai suoi amici a quattro zampe. Giandomenico è eroico, accoglie i randagi per vocazione e non pensa al lucro

Giandomenico abita in un'antica campagna che affaccia sullo Ionio della civiltà greca, dei silenzi perpetui, dei cimiteri marini, lontanissima dalla California dei padroni del pianeta, del cinema ricco e degli effetti speciali. È un ragazzo sempre sorridente, che parla la lingua della natura, ne conosce e rispetta la legge. Soprattutto, ama e salva i cani. Ne ha una quarantina, raccattati con il freddo o con il sole cocente, feriti, abbandonati, vinti dalla fame, dalla sete, dalla paura. Allora li ospita, li cura, li alimenta, li tiene liberi nel suo piccolo, grande mondo di umanità e verità, privo di convenzioni, barriere, ipocrisia. Con rara pazienza, poi, ne favorisce l'adozione. A soli 30 anni, ha già capito molto del presente che si dice moderno e del futuro che appare schiacciante. Dai suoi amici a quattro zampe, tra cui qualche gatto, il giovane riceve affetto, energia e forza di volontà. Si alza alle cinque e va a dormire quando non ha più da fare, anche dopo la mezzanotte. Giandomenico non ha bisogno di lussi e vanità, campa con tre piccoli mestieri e nella ricchezza dell'animo generoso. I suoi occhi splendono, è felice, ha uno spirito accogliente e resiste alla mondanità, al superfluo, ai costumi borghesi, al vuoto interiore che invade ed annienta l'uomo occidentale. Mi auguro che gli apparati pubblici si accorgano del grande lavoro che svolge questo volontario esemplare, privo di sponsor e ambiguità.

Vince il ricorso contro il voto alla Maturità così tutta la classe deve rifare l’orale, Padova, va a prendere il figlio a cui è stata ritirata la patente perché ubriaco ma è più sbronzo di lui, Mi sentivo dipendente dal cellulare, ho finto fosse rotto e non mi sono mai sentito così libero»,

https://www.open.online/  15 SETTEMBRE 2023 - 21:23




Vince il ricorso contro il voto alla Maturità, l’accusa sulla chat con i suggerimenti: così tutta la classe deve rifare l’orale





La studentessa sarebbe stata l’unica a non ricevere un messaggio con i suggerimenti per l’esame, pare inviato da una professoressa
Tutta la classe di un liceo siciliano dovrà sostenere di nuovo gli esami orali della maturità. L’insolita decisione è presa dall’ufficio scolastico regionale in seguito al ricorso presentato da un’alunna, insoddisfatta del suo voto, inferiore al 70, con il quale avrebbe chiuso la sua carriera al liceo Galileo Galilei di Spadafore in provincia di Messina. Probabilmente non pensava che la sua contestazione si sarebbe abbattuta anche sui 10 compagni di classe, ormai proiettati verso il loro futuro fuori dalle
superiori. Durante le ispezioni dell’ufficio scolastico, infatti, è emerso tra le chat di WhatsApp un messaggio «inoltrato molte volte» che conteneva suggerimenti su quali argomenti studiare e approfondire.
«Una storia surreale»
Pare che la prima a inviare il testo sia stata una professoressa, ma il messaggio non sarebbe arrivato alla ricorrente, che ha quindi preso un voto nettamente inferiore di quello dei suoi compagni. «Pensavamo fosse uno scherzo», hanno detto i genitori dei ragazzi quando hanno saputo della decisione. Ma non lo è. La nuova commissione, diversa dalla precedente, è già stata nominata, riporta l’edizione palermitana di Repubblica. C’è chi ha già tentato la via del controricorso, ma non è detto che si riesca a restare nei tempi. La data fatidica è il 20 settembre prossimo. La vicenda ha suscitato lo sgomento della sindaca di Spadafora: «Mi sembra una storia surreale – ha dichiarato –. Conosco quella scuola perché io stessa ho studiato lì. È sempre stato considerato un ottimo istituto e mi auguro che venga fatta chiarezza su questa situazione».

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 L'amore  è  fatto anche  di gesti simili  



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Padova, va a prendere il figlio a cui è stata ritirata la patente perché ubriaco ma è più sbronzo di lui

Storia di Redazione Tgcom24 •1 ora/e
Padova, va a prendere il figlio a cui è stata ritirata la patente perché ubriaco ma è più sbronzo di lui
© Ansa

A Padova, la polizia stradale ha ritirato la patente a un trentenne perché guidava con un tasso alcolemico nel sangue oltre i limiti. Quando l'uomo è stato raggiunto dal padre che in auto doveva riportarlo a casa le cose sono addirittura peggiorate. Infatti, il genitore aveva un tasso alcolemico peggiore di quello del figlio: ritirata la patente anche a lui, e padre e figlio sono rimasti a piedi.L'episodio è avvenuto venerdì notte, durante i consueti controlli di sicurezza della Polstrada. Sono stati 23 gli automobilisti sottoposti a verifiche per l'accertamento dell'abuso di alcol e sostanze stupefacenti; 7 i documenti di guida ritirati. E ha destato stupore, appunto, il caso dell'accoppiata padre-figlio sanzionati per lo stesso motivo. Il trentenne aveva un tasso d'alcol di 0.62, il padre di 1.10, quasi il doppio

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www.leggo.it 

«Mi sentivo dipendente dal cellulare, ho finto fosse rotto e non mi sono mai sentito così libero»
Un ragazzo su Reddit ha svelato agli altri utenti come ha fatto a "disintossicarsi" dal suo smartphone e dai social

«Mi sentivo dipendente dal cellulare, ho finto fosse rotto e non mi sono mai sentito così libero»

di Redazione web

Molto spesso gli utenti su Reddit raccontano storie assurde che riguardano matrimoni finiti, tradimenti o ripensamenti degli o delle ex fidanzate. La domanda, però, che un ragazzo ha posto agli altri utilizzatori del social ha sollevato un dibattito alquanto serio e che fa anche pensare: la dipendenza dal cellulare, lo smartphone, e dai social. Il protagonista ha voluto condividere il suo "esperimento" e, visto che ha funzionato, crede che lo rimetterà in pratica anche in futuro. La dipendenza dallo smartphone Al giorno d'oggi, tutto ruota intorno allo smartphone e ai social: l'importante è essere sempre connessi. Tuttavia, a volte, questo può portare a grande stress e ad ansie da prestazione su Instagram. Nel peggiore dei casi, poi, l'utilizzo eccessivo del telefono può portare a una certa dipendenza ed è proprio di questo che un utente su Reddit ha parlato spiegando ai lettori come ha capito di doversi prendere una pausa dal suo smartphone. Il ragazzo ha scritto: «Mi sentivo dipendente dal cellulare, dovevo controllarlo ogni secondo, entrare sui social quante più volte possibile. Poi, ho capito che era tutto sbagliato e, quindi, ho finto che il telefono fosse rotto, perciò, niente più scrolling su Instagram, Facebook e Tiktok e quando sono annoiato preferisco trovare qualche altra cosa da fare. Mi sento molto più presente e non so come mi sento semplicemente molto più libero, come se mi fossi liberato di uno strumento che consumava non solo il mio tempo, ma anche le mie energie. Non so se vi è mai capitato ma dopo una sessione di scrolling a volte mi sentivo intontito, come se quell'attività mi avesse consumato le energie, pur non avendo, di fatto, svolto nessun'attività fisica o anche solo mentalmente impegnativa. Mi sto limitando ad usare solo il pc che almeno per me è molto meno addictive, visto che non mi viene spontaneo loggare nei social che usavo di più prima. Se qualcuno si è sentito come me, provate a "dimenticarvi" dello smartphone e starete meglio». Moltissimi utenti hanno apprezzato il pensiero del ragazzo che ha anche dato il consiglio prezioso di lasciare un po' da parte il telefono. Qualcuno ha scritto: «Purtroppo i social risucchiano energie importanti e hanno il potere di influenzare i più deboli», «Sagge parole, soprattutto perché a scriverle è un ragazzo giovane». 


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Bookolica 2023 i fratelli angelo (piano ) e Alessandro ( violino elettrico ) è+ il padre al sax ed ai fiati Trabace

Per   il festival  di bookolica 2023   (  vedere   post  precedente  )  dopo  l'incontro  con   Incontro con Nello Trocchia e Cecilia Anesi a cura di Pablo Sole e Diego Gandolfo  si è  svolto   il   i live    concewrt       dei fratelli  Angelo  (  Piano  )   e Alessandro  ( violino elettrico   )  .  ‘Sbarco’ è  stata     una  riuscitissima   una esplorazione intima fuori dal tempo:   Si  è riuscita    dal punto di vista  sonoro a    coniugare la loro matrice culturale folcloristica, popolare con la ricerca contemporanea minimalista, la formazione classica con l’improvvisazione, le crepe del Sud e le nebbie del Nord. Uno “Sbarco” immaginario e onirico ,  un  viaggio mentale   senza     droghe   , capace di far incontrare Debussy e Cipriani, Glass e Carpi, come fosse la colonna sonora di un film personale ed  intimo  .  Un niovo  sperimentalismo     dopo   quellidi Allevi ed   Enaudi 



Con una jam session  familiare




15.9.23

le bugie del potere l'andrangheta in sardegna Incontro con Nello Trocchia e Cecilia Anesi a cura di Pablo Sole e Diego Gandolfo bookolica 2023

 fra  gli incontri  serali   di bookolica   ed  2023 Il Festival dei Lettori Creativi cioè 


​​Uno spazio protetto dove sprigionare le moltitudini che abitano ognuno di noi, sperimentando il linguaggio dell’arte.Uno stimolo alla condivisione, per muoversi verso l’Altro in un atto di autodeterminazione
Una tensione esplosiva e vibrante.Un istinto di contatto tra espressioni artistiche. ... . Tutto questo è Bookolica per  ulteriori  approfondimenti https://www.bookolica.it/festival

 



si è svolto   l'incontro  dal titolo  LE BUGIE AL POTERE – Il giornalismo d’inchiesta Incontro con Nello Trocchia e Cecilia Anesi a cura di Pablo Sole e Diego Gandolfo .  A   seguire    (  ne parlo  e  lo  documento  con  video  nel post  successivo ,   per  non appensantire  troppo  )          si  è  svolto  il concerto un  Live concert Musiche originali di Angelo Trabace (pianoforte) e Alessandro Trabace (violino elettrificato).   IL  primo incontro     Incontro con Nello Trocchia e Cecilia Anesi a cura di Pablo Sole e Diego Gandolfo




Siè  presentato  un    ottimo  giornalismo d'inchiesta     di legalità    .  Infatti lo stesso  giornalista    ha  parlato  dela  sua     dell'inchiesta     pestaggi  nel  carcere     di Santa maria  capus  a Vetere    avvenuti  due  anni    fa     ed i  tentativi    per  insabbiarla  e  sminuirla     ed  i perchè voglio  abolire    il  seppur  blando   rispetto alle doirettive  Comunitarie   il reato di  tortura   .  Successivamente  ha    parlato     della sua  inchiesta     su  casa monica  e la  mafia   a  roma  . Ed  ha  criticato  la  pessima decisione  della  cassazione  di non considerare   l'inchiesta  Bruzzi  \  carminati  sul mondo  di mezzo     come 
mafia  .  La  giornalista    ha   parlato       dell'inchiesta   https://indip.it/ndrangheta-in-sardegna/  sui  rapporti  , ormai non più  solo semplice  penetrazione  e infiltrazione  nella  speculazione  edilizia  e  appalti     sulle  coste  per  riciclare    i  soldi sporchi .   Sia  la  prima  che  la seconda     inchiesta  di      hanno   messo   in  evidenza  un forte  senso della legalità ed   di vera  antimafia  . Infatti  è  antimafia      sia    parlare   denunciare  ed  spiegare perchè   a  roma  ed  milano     i  soldi   diventano puliti   e  creano  richezza   con  attività legali   e pulite   ma  lo  stato   sta  zitto   e reprime  solo   quella  piccola   cioè al sud  . Ci vuole  coraggio  soo a parlarne  ed   smontare   i miti    ome  quello    che   la Sardegna godesse di una speciale immunità nei confronti della criminalità organizzata. Infatti   <<    La tipicità della cultura sarda e il “fiero” isolamento hanno di fatto ostacolato l’insorgenza nel tempo di organizzazioni criminali con le connotazioni proprie dei sodalizi mafiosi": isolati anche nella criminalità, quindi. Così inizia la descrizione della Sardegna nell'ultimo report semestrale della Direzione investigativa antimafia. "L’isola è tuttora estranea a tali paradigmi criminali", prosegue il report, "e non esiste una forma di criminalità gerarchicamente strutturata in grado di determinare assoggettamento ed omertà dal vincolo associativo. Sussistono, per
contro, aggregazioni locali che, per un modus operandi e finalità, sono riconducibili a forme di criminalità comune". Certo, le infiltrazioni esistono. Ma a prevalere sono "manifestazioni delinquenziali di matrice autoctona con caratteristiche proprie, che talora si relazionano con le proiezioni criminali provenienti dall’esterno, ma che continuano a presentare differenze dai sodalizi di tipo mafioso e, in particolare, non ricercano quel controllo egemonico e pervasivo del territorio". >> (  Così inizia la descrizione della Sardegna nel   report semestrale della Direzione investigativa antimafia  del 2019  )  oppure  si   è   convinti     delle  teorie   di Pino Arlacchi «Perché non c’è la mafia in Sardegna», Pino Arlacchi inserisce l'isola nel dibattito internazionale in corso negli ultimi decenni su alcune caratteristiche della vendetta valide in contesti molto differenziati. La matrice pastorale, la debolezza dello Stato, la bassa densità demografica, l’esasperata sensibilità alle offese personali e infine la tendenza alla vendetta che produce un numero sproporzionato di omicidi sono fenomeni riscontrati anche in vasti territori del Sud degli Stati Uniti. Eppure la descrizione sembra essere ritagliata perfettamente sulla Sardegna pastorale. Lo fa notare Arlacchi citando Nisbett e Cohen e il loro studio del 1996 sulla cultura dell’onore e sulla psicologia della violenza appunto nel Sud degli Usa. Secondo Arlacchi il bisogno di vendetta è parte integrante del nostro impegno nella vita e può essere uno stimolo positivo verso la ricerca della giustizia. Il bisogno di vendetta sarebbe l’esatto opposto dell’indifferenza, dell’egoismo. Insomma, dell’omertà. Ecco dunque la tesi centrale del libro: il profondo senso di auto-giustizia dei sardi derivante dalla mentalità della vendetta, teorizzata da Antonio Pigliaru, ha impedito al potere mafioso di mettere radici nell’isola. «E’ estranea alla mentalità sarda - scrive Pino Arlacchi - la passività, l’accettazione rassegnata del torto e dell’umiliazione grave che hanno afflitto i territori della mafia».Il volume reca il titolo significativo “Perché non c’è la mafia in Sardegna" e costituisce una presa d’atto importante, per distinguere i connotati di una regione mediterranea, che pur avendo legami correnti con il resto dell’Europa, mantiene un ruolo assolutamente originale riuscendo a coniugare le proprie antichissime radici di eminente civiltà pastorale con il progresso, la modernità, la globalizzazione.Se poi si aggiunge che i fenomeni della delinquenza organizzata di tipo mafioso, nonostante i tentativi di colonizzazione, non hanno avuto mai la possibilità di realizzarsi in questa terra, a causa della persistente attitudine alla costante resistenza contro le dominazioni (secondo una tesi ampiamente accreditata sul piano storico-scientifico e segnatamente riaffermata dal noto archeologo Virgilio Lilliu, per il quale ” i sardi, nella confusione etnica e culturale che li ha inondati per millenni, sono riemersi costantemente nella fedeltà alle origini autentiche e pure”), si delinea un quadro di civiltà autoctona, che costituisce un’eccezione rimarchevole nel panorama generale, piuttosto deprimente, delle connessioni tra mafia, affari, politica, economia, che non hanno risparmiato neppure regioni ritenute apparentemente impermeabili a tali infiltrazioni criminali, come per esempio la Val d’Aosta.  E la  si descrive   solo come  un fenomeno  esterno ed  importato   . Eppure proprio sull’isola, negli ultimi venticinque anni, le cosche della Locride hanno coltivato rapporti privilegiati, stretto mani e contribuito a stabilire un asse del narcotraffico tra i più efficaci e preziosi. Marijuana in cambio di cocaina, soldi in cambio di armi, legami familiari in cambio di lealtà incondizionata. Così la criminalità sardaha  fatto o  sta  facendo   ulteriormente    il  salto di qualità   dai sequestri di persona     e   delle rapine  ai  portavaloti      fino   a diventare  «un mercato nel quale entrare, con la propria organizzazione e struttura logistica, per la vendita di sostanze stupefacenti e dove espandere i propri commerci illeciti, sia individuando nuovi canali di smercio sia iniziando ad effettuare importazioni di rilevanti quantitativi, creando quindi una nuova “rete” di affari”», scriveva la Direzione investigativa antimafia in una relazione al Parlamento del 2021.  Ma    ancora    il mito    resiste   . Infatti    neppure i sardi  ( la  maggior   parte   )  si sono accorti della presenza della ‘ndrangheta in Sardegna. La vulgata è che «non chiederesti mai il pizzo a un sardo», come si suole ripetere dalla Barbagia al Campidano quando se ne parla. E difatti non è questo il caso. La ‘ndrangheta sull’isola arriva su invito e qui si sente a casa, per assonanza d’intenti e radici. Un’alleanza criminale ormai solidissima   come  dimostra      l'inchiesta ancora  in corso  prima  citata e unisce due mondi del crimine molto diversi eppure legati da un filo, quello di venire da regioni poverissime in cui la pastorizia è spesso l’unica attività possibile e in cui, fortissimo, si sente un vuoto: l’assenza dello Stato.


Paradossi italiani due donne che si baciabno fanno scandalo una ragazza stuprata non più di tanto

 


14.9.23

A spasso con il cane, la nuova frontiera del trekking l'attività di Gabriella Cirdei

da  https://www.nemesismagazine.it/ 9 Settembre 2023

                                  Di Francesca Cinus in Comunicazione e societàInterviste

A spasso con il cane, la nuova frontiera del trekking. Intervista a Gabriella Cirdei, professione dog trekker







L’idea del dog trekking Gabriella Cirdei non l’ha cercata, le è capitata, come fosse destino. Nel settembre dello scorso anno, Mina, cagnolina rimasta orfana del suo padrone, arrivava a Cagliari dalla Sicilia, a casa di una delle più care amiche di Gabriella che, nello stesso periodo, si appassionava sempre più al trekking. Gabriella conosce Mina e tra loro nasce subito una grande simpatia, così la prima, “mossa da compassione per un esserino spaventato, traumatizzato con uno sguardo vuoto e disorientato”, come ci ha raccontato, decide di portare con sé la seconda nelle sue escursioni fuori porta; neanche due mesi dopo la serenità e la felicità avevano sostituito la tristezza sul volto della cagnolina e quella sensazione, ha ricordato Gabriella, l’aveva appagata talmente tanto, che era stato naturale per lei pensare: “Perché non far vivere queste emozioni anche ad altre zampette?”.Sostituire le persone con gli amici a quattro zampe è stato il cuore, fin da subito, del progetto “Dog trekking Plus“, come ci ha spiegato Gabriella: “Amo l’idea che il cane non rimanga solo in casa quando il proprietario è a lavoro e che la sua attività non si riduca solo alle uscite quotidiane e adoro soprattutto il comportamento dei cani quando non ci sono i loro umani, perché spesso sono un po’ come dei bimbi piccoli”.Se l’idea iniziale di Gabriella era quella di uscire solo con i suoi zampa-trekker – è questo il termine che usa per parlare dei suoi compagni di avventura – la sua iniziativa è piaciuta così tanto ai loro proprietari che questi hanno chiesto di partecipare alle escursioni (tra i benefici del dog trekking c’è anche la possibilità di rafforzare il legame tra cani e padroni); così Gabriella è pronta a ampliare il suo servizio a tutta la famiglia e ad ottobre inizierà un corso per diventare guida escursionistica, specificando: “vorrei che l’idea di fondo restasse l’uscita del cane senza il proprietario durante la settimana e con la famiglia nei weekend”.