Un copione già visto nelle reazioni alla manifestazione
per la Palestina di Roma
Cinque domande per una lettera aperta alla "politica", all'informazione e agli inservibili
Aprendo i giornali di oggi - domenica 19 novembre - sembra di vedere i quotidiani di nove mesi fa, esattamente del 19 febbraio. Una manifestazione pienamente riuscita in solidarietà con il popolo palestinese, contenuti chiari che hanno portato alla luce l'inaccettabilità di accordi militari (in gran parte segreti anche al Parlamento) tra Italia e Israele e la vergogna di un embargo applicato alle vittime (i palestinesi) piuttosto che agli occupanti che li bombardano ogni giorno (Israele), sarebbe passata sotto silenzio o ridotta a cronache in piccoli francobolli di giornale. Ed invece le prime pagine e le cronache dedicano ampio a questa manifestazione ma solo per darne un'immagine completamente distorta fatta di pupazzi bruciati e slogans sbagliati.
E' un copione che si ripete sistematicamente ad ogni manifestazione per la Palestina. Abbiamo conservato i giornali e le dichiarazioni della "politica" dal marzo 2002 e vi potrete trovare un campionario di falsità, mezze verità, anatemi e distorsioni. In sostanza la Palestina deve scomparire dall'agenda politica perché essendo una situazione "in bianco e nero", con occupanti e occupati, con aggressori e aggrediti, non consente zone grigie e ambiguità oltre il buon senso e la coscienza comune.
Le reazioni ad alcuni episodi del tutto marginali ed estranei alla manifestazione di sabato 18 novembre - così come a quella del 18 febbraio di quest'anno - danno l'impressione di voler nascondere, dietro i toni indignati e le strumentalizzazioni politiche a fini interni, l'immondizia sotto il tappeto.
1. Vorremmo chiedere al Presidente della Camera Bertinotti: quand'è che oltre a commentare gli "slogans indicibili" vorrà dire qualcosa anche contro l'accordo militare Italia-Israele che l'attuale governo ancora non si decide a revocare? Gli "idioti" bruciano dei pupazzi in piazza, ma le nuove armi israeliane a Gaza o in Libano dilaniano le persone in carne d'ossa come è stato ampiamente documentato anche nel nostro paese.
2. Vorremmo chiedere ai ministri e viceministri della sinistra di governo: come mai l'Italia continua a tenere bloccati i fondi e i soldi destinati ai servizi sociali, alle donne, agli ospedali palestinesi che erano in emergenza umanitaria ancora prima dell'embargo varato dall'Unione Europea?
3. Vorremmo chiedere al governo nel suo insieme: come mai sul Medio Oriente e sulla Palestina continuate a dichiarare una politica di equidistanza diversa da quella servile e unilaterale del governo Berlusconi, ma continuate a ritenere prioritari gli interessi strategici israeliani sul piano militare, economico, diplomatico?
4. Vorremmo chiedere anche alle redazioni dei giornali e delle televisioni: come mai effettuate decine di interviste, avete a disposizione ore di girato, ascoltate le ragioni di una manifestazione, ponete anche le domande più insidiose ai suoi organizzatori ma poi ne rappresentate solo un episodio in contrasto con lo spirito e il senso maggioritario di una intera manifestazione con migliaia di persone? I cameraman e i cronisti a cui lo abbiamo chiesto in piazza ci hanno risposto allargando le braccia. Forse è tempo che i giornalisti scioperino non solo contro l'arroganza degli editori ma anche a difesa della dignità e della libertà di informazione.
5. Infine vorremmo chiedere a chi nella manifestazione di sabato ha bruciato i pupazzi e lanciato slogans inservibili e insulsi (lo stesso era accaduto a febbraio). Se sapevate (e lo sapevate) che era pronta la trappola mediatica che sarebbe servita a manipolare e occultare una manifestazione sulla Palestina, perché vi siete coscientemente e puntualmente prestati alla trappola? O siete stupidi o siete malconsigliati. Nel primo caso ravvedetevi, nel secondo allontanate i cattivi consiglieri. La prossima volta sarà l'intera manifestazione che non permetterà che vi prestiate di nuovo alla trappola.
L'ultima domanda è per noi stessi. Sono cinque anni che cercano in ogni modo e con ogni mezzo di mettere a tacere o demonizzare le nostre iniziative di solidarietà con la Palestina. Non ci sono riusciti perché è la realtà sul campo a determinare la situazione. Il mattatoio palestinese a Gaza, la repressione militare e coloniale in Cisgiordania, la crescente tensione in Libano, l'invasione e la resistenza in Iraq, non consentono di nascondere la spazzatura sotto il tappeto e il mantenimento delle ambiguità. Se le contraddizioni agiscono concretamente sul campo, è sufficiente mettere in campo un minimo di capacità organizzativa e di chiarezza nei contenuti per incidere politicamente e orientare la gente. Questa è stata e rimane la funzione del Forum Palestina e sulla base di questa continueremo ad agire politicamente.
Ciao a tutti. E' il nostro primo post qui, e vogliamo iniziare, come ci piace, in punta di piedi....con questo post vorremmo solo dire grazie a chi ci ha inviato qui, perchè è un blog con dei contenuti molti interessanti e variegati, eppure con un "taglio" preciso e coinvolgente. Noi riteniamo fondamentale precorrere pezzi (lunghissimi se possibile) di strada insieme agli altri, perché ci sembra davvero smarrito il senso della comunità, e pensiamo che questo sia uno dei mali peggiori che affliggono la realtà quotidiana, italiana e mondiale. Il viaggio...il viaggio è qualcosa che può davvero farti cambiare, se lo affronti come va affrontato, come una (piccola) navicella che affronta il mare, con una meta ma pronto a cambiare direzione - non secondo il vento, ma secondo quello che ti sembra "giusto", incontrando a volte placidi e un magari po'noiosi percorsi, o anche tempeste terribili che ti distruggono dentro (a noi è capitato...), momenti belli e momenti no...Ma insieme agli altri, a volte scontrandosi e a volte no, siamo sempre stati "meglio". E stando fermi, chiusi nelle proprie casette, magari accoglienti, si può cambiare al massimo il menu della domenica (oggi tagliatelle fatte in casa e arrosto con patate, alla maniera delle nostre parti!). O, meglio, oggi si può stare in casa eppure aperti anche al mondo, grazie a questo strumento che avrà i suoi difetti ma è bellissimo, il web.

Ma alla violenza vista sullo schermo, può, la scuola, opporre qualcosa? 
Elena Marisol Brandolini, 17 novembre 2006
Ségolène Royal ha vinto le primarie socialiste in Francia: con il 60,62% dei consensi ha sbaragliato i suoi due compagni di partito, candidati, come lei, a rappresentare il PS francese nelle prossime elezioni presidenziali di primavera. Dominique Strauss-Kahn ha raccolto il 20,83% dei suffragi, Laurent Fabius il 18,54% dei voti. Tra gli iscritti al partito socialista (218.771, di cui 68.000 di recente affiliazione), che hanno votato per la scelta del candidato presidente nel pomeriggio di giovedì 16 novembre, la partecipazione è stata dell'82% circa. I risultati ufficiali delle primarie sono stati diffusi da Stéphane Le Foll, capo-gabinetto di François Hollande, segretario del PS francese. 
SAN PAOLO (Brasile) - Ana Carolina Reston era bella, bellissima. Non a caso lavorava per alcune delle più importanti agenzie di moda di New York. Ana Carolina Reston è morta. A soli 21 anni. L'ha uccisa l'anoressia. Al momento del decesso pesava 40 chili, lei che era alta 1,73 metri. La modella era stata ricoverata in un ospedale di San Paolo del Brasile il 25 ottobre scorso per insufficienza renale. Il giorno dopo sarebbe dovuta partire per Parigi. Per quel lavoro che la impegnava con agenzie del calibro di Ford, Elite e L'Equipe. Quel lavoro che era anche ossessione del peso, paura di ingrassare, rifiuto del cibo. Dopo il ricovero le sue condizioni erano rapidamente peggiorate. Era subentrata un'infezione generalizzata che martedì l'ha portata alla morte. Ana Carolina aveva coronato il suo sogno di diventare modella già a 13 anni. Era terrorizzata all'idea di ingrassare. "Quando mangiava - racconta la cugina Geise Strauss - era sempre pochissimo e poi scappava in bagno (a vomitare). E non le piaceva che le si dicesse di mangiare". Gli amici dicono che negli ultimi mesi di vita si nutriva soltanto di mele e pomodori. Lica Kohlrausch, proprietaria dell'agenzia L'Equipe, ricorda di aver cominciato a preoccuparsi del peso della Reston quando, dopo un lavoro in Giappone per un catalogo di Giorgio Armani, una collaboratrice la chiamò per dirle che la ragazza era troppo magra. Tornata in Brasile, raccontano gli amici, Ana Carolina aveva provato a farsi curare ma non aveva voluto ammettere di essere malata. La stampa brasiliana scrive oggi che in effetti la giovane era sotto trattamento psichiatrico ma secondo la famiglia non si presentava alle sedute per paura di perdere il lavoro. La storia della Reston riaprirà sicuramente le polemiche sul "modello anoressico" offerto dalle passerelle e dalla pubblicità. Ora viene fuori che la ragazza era già stata ricoverata l'anno scorso in Giappone. E c'è chi si chiede per quale motivo i suoi "datori di lavoro" continuassero a farla viaggiare nonostante le sue cattive condizioni di salute fossero ormai evidenti a chiunque. 
cherzando ). Infatti è solo con il dialogo,il confronto la conoscenza dell diversità ( termine un po' ipocrita ed abusato ma ) proprio come nel film Il sapore della vittoria ( 2000 ) con 



