23.1.20

Anna Pelamatti, ex docente universitaria di Psicologia a Trieste, ora a Salute mentale per l’infanzia di Duhok cura i traumi dei bambini dell’Isis : “ Li aiuto a uscire dal buio”:

Cercando , non ricordo cosa sono capitato su questa canzone del mio passato 


In effetti riascoltandola come sottofondo alla lettura della storia che trovate sotto , mi sono reso conto che : << ...Solo mettendosi in gioco per migliorare un poco la vita si riuscirà a “sconfiggere” la morte". Viva la vida, muera la muerte! è la frase con cui i rappresentanti delle comunità zapatiste del Chiapas chiudono i loro discorsi di benvenuto agli ospiti che considerano loro amici. da La Grande Famiglia >> ed ciò che fanno certe persone come quella di cui riporto la storia

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Repubblica  21\1\20120
                           dal nostro inviato FABIO TONACCI


L’italiana che cura i traumi dei bambini dell’Isis: “Li aiuto a uscire dal buio”
Anna Pelamatti, ex docente universitaria di Psicologia a Trieste, ora lavora nel centro di Salute mentale per l’infanzia di Duhok: uno dei pochi presidi in Medio Oriente, venti campi assistiti, con un progetto sulla salute mentale per bambini e adolescenti affetti da sindrome post-traumatica da stress. 
DUHOK - Li vedi cercare un equilibrio precario su una tavoletta di legno nelle stanze colorate del centro di Salute Mentale di Duhok, e ti viene naturale pensare che stiano giocando. Invece stanno provando a sentire di nuovo il proprio corpo, irrigidito dalle morti, dalle bombe, dall'Isis. Dalla paura che ancora li possiede e li costringe a farsi la pipì addosso quando i rumori attorno assomigliano al fucile che spara. Dalla diffidenza, che li sprofonda in un angolo della tenda, nel silenzio. Bambini che sopravvivono nei campi profughi, bambini figli di uno stupro, bambini che l'Isis aveva addestrato a fare il soldato, bambini cui hanno rubato l'infanzia. La guerra li ha talmente violati che non lo sanno più dire ciò che provano. Lo disegnano, al massimo. Una casa in fiamme, un cuore spezzato, un viso rigato dalle lacrime. Emozioni minime eppure enormi. "Ma un poco alla volta li tireremo fuori dal buio", dice la psicologa Anna Pelamatti, che vive nel Kurdistan iracheno in missione per Aispo, l'ong legata all'ospedale San Raffaele di Milano, specializzata in interventi di cooperazione sanitaria e presente in Iraq dal 2013.
Anna Pelamatti è una di quelle persone che ti fanno pensare che, in fondo, la speranza è più potente dei missili. Sessantasei anni, ex docente di psicologia, per dieci anni direttrice della Scuola di specializzazione in neuropsicologia clinica a Trieste. Poteva godersi la pensione, invece è qui nel centro medico di Duhok, in una terra martoriata dai conflitti: venti campi assistiti, migliaia di casi trattati, in sostanza uno dei rari progetti sulla salute mentale di bambini e adolescenti dell'intero Medio Oriente.

Anna, come è nata la sua scelta?
"Sono andata in pensione nel 2016, a 63 anni. Potevo rimanere fino a 70 anni in quanto professore ordinario, ma ho voluto dare spazio ai giovani. Due anni dopo mi contatta un amico che lavora a Duhok per Aispo. Mi dice che il Direttorato della Salute locale ha bisogno di aiuto perché la situazione era disperata. Nei campi profughi c'erano adolescenti che si davano fuoco".

Non venivano curati?
"Qui non esiste la neuropsichiatria infantile e nemmeno una seria formazione in psicologia"

Perché ha contattato lei?
"I servizi sanitari a Trieste sono di tradizione basagliana. Per la diagnosi e il trattamento usiamo il modello bio-psico-sociale che integra i fattori biologici, sociali e relazionali col contesto famigliare. Lavoriamo con gli amici e la famiglia del paziente, in altre parole. In Kurdistan questo è fondamentale, perché lo stigma è ancora forte..."

Lo stigma?
"Sebbene i curdi siano laici, democratici e attenti alla parità di genere, rifiutano la malattia psicologica. Se ne vergognano, un po' come in Italia 50 anni fa. Preferiscono rivolgersi all'autorità religiosa piuttosto che a psicologi e psichiatri"

Quando è arrivata a Duhok?
"Nel febbraio del 2018 per una prima valutazione di 15 giorni. Mi sono accorta che i bambini del Centro risultavano essere soprattutto autistici o con ritardi mentali, ma solo perché gli strumenti diagnostici erano tarati sull'Occidente. Era necessario un lavoro di adattamento culturale dei test e dei questionari con cui si misurano il quoziente intellettivo, il disagio sociale, i comportamenti a rischio. Ero convinta di poter davvero aiutare questo gruppo di dottori curdi e allora mi sono trasferita".

Si immaginava così la pensione?
"Avevo deciso di continuare a insegnare gratuitamente al dipartimento di Trieste, però il progetto curdo mi ha conquistato. Sto bene e vivo bene".

Quanto tempo passa qui?
"Otto mesi nel 2019. L'appartamento dove stiamo è in un palazzo orribile, ma per lo meno c'è l'elettricità tutto il giorno ed è controllato da un servizio di sicurezza armato. Dopo l'attacco missilistico iraniano, ci è stato vietato di andare al campo di Bardarash perché vicino alla base americana"

È sposata?
"No, e non ho figli. Ho un compagno"

Concorda con la sua scelta?
"Sì, l'abbiamo presa insieme. Il mio team è composto da cinque donne. I nostri compagni non riescono a capire perché talvolta non riusciamo neanche a fare una telefonata per un saluto, ma è perché usciamo di casa alle 8.30 e rientriamo tardi. Dopo la guerra turca ai curdi del Rojava, c'è un nuovo campo rifugiati con una popolazione che, per il 60 per cento, ha meno di 15 anni. Immaginatevi quanto lavoro abbiamo da fare"

Che tipo di patologie mentali hanno?
"Presentano tutti la sindrome post-traumatica da stress. Si fanno la pipì addosso durante la notte, o quando sentono un rumore che associano alle bombe o agli spari. Poi attacchi acuti d'ansia o di panico, non dormono, alcuni sono depressi. Nel campo di Bardarash ci sono bambini che non riescono ad uscire dalle tende. 'Se esco arriva l'uomo col fucile e mi spara', mi dicono".

I casi più gravi?
"I bambini yazidi. Hanno visto le loro madri stuprate e rapite dall'Isis, e i loro padri assassinati. Ho conosciuto una donna yazida che ha tre figli: uno è nato da uno stupro e la sua famiglia non lo accetta, per cui lei dice che stava meglio quando era prigioniera dello Stato Islamico perché allora le violenze avevano una causa. Il figlio più grande ha 14 anni ed è stato un bambino soldato: ora non ha più desideri, non parla, ha reazioni aggressive. L'Isis gli ha fatto il lavaggio del cervello, dandogli anche un nome nuovo. È un bambino intriso della violenza che gli hanno imposto. Considera l'angolo della tenda il suo territorio, e non vuole che nessuno lo violi"

Come si curano adolescenti così provati?
"Bisogna farli ripartire da dove si erano fermati. Per prima cosa devono ricominciare a sentire il proprio corpo, irrigidito da quanto hanno passato. Gli facciamo fare esercizi di equilibrio in piedi su una tavoletta basculante, ad esempio"

E per rieducarli alla socialità?
"Ci vuole molta pazienza. All'inizio li mettiamo accanto a un compagno, schiena contro schiena, per recuperare la sensazione del contatto, dell'esistenza dell'altro. Poi li facciamo respirare insieme per creare un contatto più profondo, e li facciamo descrivere le emozioni"

E come, se non parlano?
"Lavorando attraverso il corpo, importantissimo veicolo dei sintomi traumatici. Abbiamo un'artista curda che li aiuta a raffigurare le emozioni con il disegno, con i suoni e con i gesti."

Riuscite a recuperarli veramente?
"Non si può parlare di guarigione, non tornano quelli di prima. Il vero successo è che arrivino a riconoscere emozioni nuove e a pensare di poter avere un futuro. L'approccio clinico integrato sembra dare buoni risultati. Stanno uscendo dall'abisso in cui sono sprofondati. Piano piano, un po' alla volta".
   





Pacificazione non vuol dire niente finche si equipararono il razzismo fascista e le sue vittime come si vuole fare a verona dando la cittadinanza ala segre e poi istituendo una via a giorgio Almirante

Risultato immagine per pacificazione
Pacificazione non vuol dire niente    finché  si   equipararono  il razzismo fascista e le sue vittime come si   vuole fare  a verona  dando la  cittadinanza  alla Segre  e poi  istituendo una  via  a  giorgio Almirante .
Infatti    fin quando non si faranno i  conti con il proprio passato  che  ha influenzato la storia  successiva  fino  al 1992    del nostro paese  con episodi  sanguinosi e non solo  (  vedere post  precedente e  di come  viene le  celebrazioni    del  giorno del ricorso  ovvero il 10  febbraio   )   ed  ancora   oggi   anche  se   solo  con l''odio  ma     dai  fatti alle  parole    poco   ci manca   , non si  potrà ma  esserci     pacificazione   nè  per  usare  un termine  illusorio \  utopistico memoria  collettiva  . Ecco perchè  concordo con l'articolo   di repubblica   del 21 Gennaio 2020      riportato sotto
     

                                            di UMBERTO GENTILONI

Una breve frase, una considerazione di merito della senatrice Liliana Segre chiarisce ambiguità e pericolose confusioni. Come si fa a tenere insieme la cittadinanza onoraria a una testimone della Shoah con la proposta d'intitolare una strada a Giorgio Almirante? Possibile che non salti agli occhi una contraddizione insanabile, carica di conseguenze. Non si tratta di una svista né di un superficiale atto amministrativo di un comune distratto. Le reazioni di tanti in queste o...
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Una breve frase, una considerazione di merito della senatrice Liliana Segre chiarisce ambiguità e pericolose confusioni. Come si fa a tenere insieme la cittadinanza onoraria a una testimone della Shoah con la proposta d'intitolare una strada a Giorgio Almirante? Possibile che non salti agli occhi una contraddizione insanabile, carica di conseguenze. Non si tratta di una svista né di un superficiale atto amministrativo di un comune distratto. Le reazioni di tanti in queste ore chiamano in causa i riferimenti condivisi, i lasciti e le eredità della storia della Repubblica. Non tutto è sovrapponibile nella dimensione di un passato indistinto che annebbia e cancella differenze e ragioni, torti e meriti. Non può avere lo stesso significato rivolgersi a chi ha combattuto per la libertà e la democrazia o a chi invece ha militato dalla parte del nuovo ordine hitleriano. Chi ha tentato di sopravvivere per costruire un futuro comune, senza violenze e discriminazioni e chi, al contrario, ha cercato di far prevalere le motivazioni del più forte, le dinamiche di una guerra di conquista e distruzione. Sono campi che si scontrano negli anni del conflitto proiettando riferimenti, linguaggi e culture verso i decenni successivi. I rischi di oggi sono di natura duplice: da una parte l'oblio che tutto cancella, dall'altra una presunta pacificazione capace di confondere le scelte di allora in un presente senza tempo.
Talvolta può sembrare persino banale: dare un senso alle parole, alle argomentazioni come premessa per definire scelte e comportamenti conseguenti. L'intitolazione di una strada o di una piazza è un momento importante, indica alle future generazioni un esempio, un modello di vita e di cittadinanza. La scelta dei nomi da dare ai luoghi pubblici diventa occasione per una riflessione sulla storia e sull'identità di una nazione, sul passato e sul futuro. Almirante ha partecipato da protagonista alla rivista del nascente razzismo fascista (La difesa della razza, di cui è stato segretario di redazione), ha contribuito in prima persona a quella persecuzione antiebraica che ha segnato parte della storia del Novecento italiano. Si è distinto con ruoli significativi nella Repubblica di Salò come capo di gabinetto del Ministro Mezzasoma firmando tra le altre cose il bando di fucilazione dei giovani italiani che sceglievano di non arruolarsi nell'esercito della Rsi. Un'indicazione precisa: colpire a morte chi si rifiutava di combattere al fianco dei nazisti nel tornante decisivo della lotta di liberazione, nello scontro sanguinoso della guerra civile.
Non sono piani o situazioni compatibili, occorre scegliere da che parte stare. Dobbiamo essere grati alla chiarezza delle argomentazioni della senatrice Segre e alla profondità di una coerenza che non ammette deroghe. La comprensione degli eventi del passato non è un gioco casuale, né un'insignificante mescolanza di biografie, principi o valori. Meglio distinguere e approfondire con la giusta attenzione per il cammino di una comunità nazionale che si specchia nella carta del 1948.

perchè nonostante consideri ipocrita e pulicoscienza la giornata del 27 gennaio continuo a ricordare ed a parlare di tali argomenti



So che gli assassini sono esistiti che confonderli con le loro vittime è una malattia morale ed un prezioso servigio reso ( volutamente o no ) ai negatori della verità
                                         Primo levi
Lo so  che  il 27  gennaio la  giornata  della memoria   (  anche  se   s'inizia,  perchè la retorica  ipocrita  e pulicoscienza  ha  capito   che  un  giorno  non serve  e   se ne parla      e    ci si lucra  ed  specula  politicamente   poco ,  a  dedicarne speciali  mediatici   da prima   e quindi  bisognerebbe  parlare  di settimana  della memoria  , lo stesso vale   per  quell'altra   giornata  del  ricordo  il  10  febbraio ovviamente  senza  metterli sullo stesso piano perchè  sono due   giornate diverse   nella  loro tragedia    )  . Soprattutto  a  livello  Italiano   .
Risultati immagini per risiera di san saba
la  risiera  di San saba (  trieste  )   campo di concentramento italiano
con forno crematorio
  
Ma  nonostante    tutto  ,  non posso fare   a meno  di  ricordare 



 l'olocausto \ shoah che dir si voglia,  di farlo  possibilmente   prima del 27 gennaio o al massimo dopo la  fine   dell'ubriacatura    retorica . Lo ricordo , vedere    video    sopra  ,  nonostante  la considero ipocrita sopratutto a livello italiano visto che avendo la possibilità di scegliere una data non scelse il 16 ottobre 1943 in cui collaborò con i nazisti a rastrella,mento del ghetto ebraico di roma ed si è limitata a scegliere quella #pulicoscienza e generica del 27 gennaio 1945 . Per     chi  non avesse capito  ancora  il perchè    della  mia  scelta  ,  Qui  sotto , trovate   un ulteriore  spiegazione  , dei motivi alla  base  d'essa  



Intervento di Davide Conti, storico, è consulente dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica. Ha collaborato con la Procura della Repubblica di Brescia per la strage di Piazza della Loggia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della «brava gente» 1940-1943” (Odradek 2008), “Criminali di guerra italiani. Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra” (Odradek 2011), “L’anima nera della Repubblica. Storia del Msi” (Laterza 2013), “La Resistenza di Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini dai Gap alle Missioni Alleate” (Senato della Repubblica 2016) e “Guerriglia partigiana a Roma” (Odradek 2016).
Concludo     con  un altra  provocazione  collegata   al post  .
Perchè :  cari presidi  , provvedditori  regionali  e provinciali non gli portate   in viaggio  d'istruzione    a  non solo nei campi di concentramento   tedeschi  ma  anche in quelli Italiani   di :  Risiera  di san Saba  (  trieste ) Bolzano , Fossoli.
A   chi  mi dice   che  quelli erano solo campi  di transito   \ deportazione     dico solo   studiate  ed  approffondite   cliccando  sopra  i  collegamenti  ipertestuali   e  poi  ne  riparliamo .

22.1.20

Olivia, la bimba con Hiv ed abbandonata dalla madre alla nascita adottata da una coppia gay dopo il rifiuto di 10 famiglie etero


Io credo fatti che come questo di cui parlo sotto ( certo la news è un po' vecchia , ma certe cose non hanno tempo e vanno oltre la logico spazio temporale .
Ringrazio , per avermelo fatta conoscere , il mio contatto facebook \ compagno di  strada  Daniela Domenici ) che in Italia, provincia del mondo, come minimo dovremmo iniziare ad aprire un serio dibattito su basi scientifiche e non religiose o ideologiche. Comunque la pensiate pro o contro questa storia di mostra che gli omosessuali o gli appartenenti al mondo Lgbt : <<(...) quelle persone che noi continuiamo a chiamare gay oppure, per una strana forma di compiacimento, diversi se non addirittura culi (...) >> io preferisco usare -- come suggerito sempre da De Andre -- il termine Platonico figli della luna , hanno una sensibilità ed un amore a 360 gradi ed scevro da tabù ed paure inutili dettate da pregiudizi ed ignoranza


 [....]  HIV: cosa dice il Ministero della Salute                                                           È importante sapere che l’HIV non è la stessa cosa dell’AIDS, se il primo è un virus, il secondo è “uno stadio clinico avanzato dell’infezione da HIV“, che subentra quando il sistema immunitario si indebolisce in modo irreversibile. Ma la sieropositività può anche non sfociare mai in AIDS se scoperta tempestivamente e trattata con gli appositi farmaci, proprio come sta facendo la piccola Olivia.Inoltre, per quanto riguarda il contagio, come specifica il Ministero della Salute, l’infezione da HIV non si trasmette se la persona sieropositiva è in terapia antiretrovirale, ma solo quando non tratta il virus con i dovuti farmaci o ne è inconsapevole.La trasmissione può avvenire tramite sangue e suoi derivati, sperma e secrezioni vaginali, per via sessuale se il rapporto non è protetto, per via ematica o verticale, ques’ultimo caso può verificarsi da madre a neonato durante la gravidanza, durante il parto o più di rado durante l’allattamento al seno.Invece il virus non si trasmette attraverso saliva, lacrime, sudore, urine, punture di zanzare né condividendo “le stesse stoviglie, bagni, palestre, piscine e altri luoghi di convivenza, carezze, baci.”Fra l’altro i farmaci per il trattamento dell’HIV, purché individuato tempestivamente, sono in grado di tenerlo sotto controllo, e come specifica il Ministero della Salutenon si corrono rischi nel vivere insieme a persone sieropositive sotto terapia e si possono avere anche rapporti sessuali non protetti purché chi ha il virus stia assumendo i farmaci e abbia una quantità di virus circolante talmente bassa da non comportare alcun rischio di trasmissione.E i figli? Ebbene, “le persone con HIV con carica virale persistentemente negativa possono oggi avere figli in modo naturale senza rischi per il/la partner e per il nascituro.”                                                                     da   questo articolo su https://www.greenme.it/



   migliore    di  noi  Etero . 
Infatti  Per alcuni, la famiglia è semplicemente un gruppo di persone composto da genitori e figli che vivono insieme. Ma  negli ultimi   60  anni   il    significato di famiglia va molto oltre.  ma  alcuni  vecchi tromboni  ancora  non lo  capiscono e ne  pretendono la  rimozione   delle conquiste  fatteed  a  fissarsi  che esiste  un solo modello ed  dev'essere per  forza  il loro  ) Ognuno ha una propria interpretazione del significato della parola famiglia, a seconda di quelle che sono state le esperienze individuali. La cosa certa è che una famiglia è composta da persone su cui puoi sempre contare, di cui puoi fidarti, e che ti amano incondizionatamente. E, soprattutto, la famiglia è quel posto speciale in cui possiamo sentirci amati e al sicuro in un mondo a volte terribile. Ed  La storia di Damian Pighin e Ariel Vijarra, coppia   omosessuale ,  genitori di due bambine,  di  cui una  con L'hiv ,  ci   dovrebbe    far  capire   proprio questo .

 La  storia qui    ripresa   è  presa    da oltre  che da  fanpage.it   da  questi due altri siti   : 1) https://www.bitchyf.it/coppia-gay-adotta-bambina-hiv/ 
  e   da    2)  https://www.greenme.it/approfondire/buone-pratiche-a-case-history/coppia-gay-adotta-bambina-hiv/  17 Ottobre 2019 .  3  )  fanpage.it     ed   altri  siti  web di  cui  orta  non mi  sovviene  la  fonte   

Olivia è nata con il virus dell’Hiv. Abbandonata dalla mamma in un ospedale argentino, la piccola è stata proposta in adozione a 10 famiglie eterosessuali che hanno rifiutato a causa della sua malattia.A non esitare sono stati invece Ariel e Damian, una coppia gay sposata, che sono diventati i genitori della bimba. Olivia, grazie alle cure mediche, è guarita e oggi ha 5 anni. Decido di approfondire la news trovata qui su fanpage.it consultando gli altri due siti prima citati

L’anno scorso Luca Trapanese ha adottato Alba, una bambina 18 mesi affetta dalla sindrome di down, prima di lui 7 famiglie “tradizionali” si erano rifiutate di avviare le pratiche di adozione (probabilmente a causa della sindrome della piccola). La storia ha commosso l’Italia e adesso dall’Argentina arriva un caso molto simile.
Damian Pighin e Ariel Vijarra sono noti per essere stata la prima coppia gay a sposarsi a Santa Fe, i due sin da subito hanno pensato di allargare famiglia. Nel 2011 hanno compilato tutte le pratiche necessarie per adottare un piccolo e dopo 3 anni è arrivata la chiamata che li avvisava che ad aspettarli c’era una neonata sieropositiva, rifiutata da altre 10 coppie. I due uomini non c’hanno pensato nemmeno un istante ed hanno deciso di portarla a casa.
“C’è stata una connessione immediata appena abbiamo visto la nostra bambina. Non appena l’ho vista, ho sentito che faceva parte della mia vita. Ha aperto le braccia verso di noi appena ci siamo avvicinati, poi ci ha guardati, fissa, senza piangere. Era nostra figlia”.



Era stata rifiutata da 10 diverse famiglie questa bambina affetta da HIV, finché non sono arrivati loro, Damian e Ariel, che l’hanno accolta a braccia aperte. D’altronde questa coppia sa bene cosa voglia dire lottare contro i pregiudizi e la paura, è stata infatti la prima dichiaratamente gay a essersi sposata nella città di Santa Fe, in Argentina. Damian e Ariel si sono innamorati della piccola Olivia a prima vista quando l’hanno trovata in un orfanotrofio dov’era stata abbandonata poco dopo la nascita. Prendendola in braccio e dandole da mangiare, si sono accorti che tra loro esisteva una connessione speciale.


Olivia es la primera nena de la provincia adoptada por una pareja de matrimonio igualitario.¡Te contamos la historia!




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Non gli è importato che avesse il virus dell’HIV come gli altri genitori adottivi, loro volevano semplicemente amarla e accudirla.Dopo aver ottenuto il permesso della Corte, hanno accolto la piccola Olivia nella loro casa, dove nel frattempo era stata allestita una stanza speciale tutta per lei. E a distanza di anni hanno adottato anche una seconda bambina, Victoria.
Bambina con HIV rifiutata da 10 famiglie 
Grazie ai trattamenti con farmaci antiretrovirali, Olivia non corre rischi di complicazioni dovute al virus e può vivere una vita tranquilla insieme ai suoi genitori e alla sorellina.Oggi i suoi genitori sono volontari presso una ONG che si occupa proprio di adozioni di bambini “indesiderati” da parte di coppie etero e omosessuali, come riporta Buen Dia Rosario.



21.1.20

La RAI non vuole far cantare Junior Cally per fare un favore a Salvini e alla sinistra che escono male dal testo che porta a San remo . o perchè fa testi misogini ?

premetto che    non mi piace il genere  musicale  della  trap  . E  tale    testo  di  Junior Cally   non dovrebbe essere    essere  alimentato  ed  incentivato  . Ma  fargli  una  gogna mediatica    e chiederne  l'allontanamento  dal festival  quando si è presentato     con un altra   canzone   non misogina    \ sessista  , non mi sembra  opportuno  .  infatti sui social in particolare  su twitter   ho commentato




  ne    è nata  una  polemica 



Infatti la  cosa che  dovrebbe     far  riflettere  della vicenda di Junior Cally è     come     dice  anche  il sito https://www.nextquotidiano.it/  il rapper Junior Cally per una canzone del 2017, attaccato dalla Lega e anche da un redivivo Marcello Foa, che non si faceva sentire in giro da quando si è scoperto che stava per abboccare a una mail di scam e voleva trasferire fondi della RAI su un conto fintamente indicato dal ministero dell’Economia, ma che ieri ha improvvisamente ritrovato la parola ( seguito    come le pecorelle  di  Dante   dagli esponenti del  Pd   corsivo mio     )  per ripetere a pappagallo quello che dicono Lucia Borgonzoni e Matteo Salvini.

junior cally marcello foa sanremo 1
Ma la cosa che fa più ridere della vicenda di Junior Cally è che nessuno tra quelli che protesta al di fuori del cerchietto magico salviniano si rende conto che il can can sul rapper è cominciato dopo che si è conosciuta qualche parola della canzone che vuole cantare a Sanremo:




Spero si capisca che odio il razzista
che pensa al paese ma è meglio il mojito
e pure il liberista di centro sinistra
che perde partite e rifonda il partito
Secondo voi chi è il razzista che preferisce il mojito? E perché non si ferma Marco Masini, che in passato ha osato dire “Bella stronza”, Achille Lauro, i Pinguini Tattici Nucleari e Miss Keta che hanno nel repertorio frasi violente, sessiste o sulla droga? Ma perché quelli non cantano canzoni che sfottono Salvini, ovvio.
E'  che nessuno  o  quasi      davanti     a tale  gaffe   di  Salvini  da    Giletti  



 tra quelli che protesta al di fuori del cerchietto magico salviniano si rende conto che il can can sul rapper è cominciato dopo che si è conosciuta qualche parola della canzone che vuole cantare a Sanremo: Spero si capisca che odio il razzista che pensa al paese ma è meglio il mojito e pure il liberista di centro sinistra che perde partite e rifonda il partito Secondo voi chi è il razzista che preferisce il mojito? E perché non si ferma Marco Masini, che in passato ha osato dire “Bella stronza”, Achille Lauro, i Pinguini Tattici Nucleari e Miss Keta che hanno nel repertorio frasi violente, sessiste o sulla droga? Ma perché quelli non cantano canzoni che sfottono Salvini, ovvio  Infatti essa è una delle polemiche a orologeria su Sanremo si è accorto anche l’ufficio stampa di Junior Cally: Quella sulla partecipazione di junior Cally al Festival di Sanremo “non capiamo se sia di carattere musicale o politica”, visto che della partecipazione “si ha notizia dal 31 dicembre e tutti i suoi testi sono disponibili sul web. Mentre del testo di “No grazie” selezionato al Festival di Sanremo e delle sue rime antipopuliste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio da un’intervista al Corriere della Sera. Il giorno dopo, per pura coincidenza, si accendono polemiche legate a canzoni pubblicate da anni in un’età in cui Junior Cally era più giovane e le sue rime erano su temi diversi da quelli di oggi”, dicono nell’entourage del cantante. Inoltre l’ufficio stampa sottolinea che “lungi da Junior Cally, artista antipopulista oggi ad inizio carriera, scomodare i grandi nomi del cinema, della letteratura e della storia dell’arte da Tarantino e Kubrick, da Gomorra a Caravaggio e scrittori come Nabokov e Bret Easton Ellis: l’arte puo’ avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa grande uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell’artista. Nessuno penserebbe di attaccare Stanley Kubrick (o Stephen King) per le scene in cui Jack Nicholson rincorre Shelley Duvall in Shining, perche’ si tratta di fiction. Raccontare la realta’ attraverso la fiction e’ la grammatica del rap. E non solo del rap: la storia della musica ha tantissimi esempi di racconto del mondo attraverso immagini esplicite, esagerate e spesso allegoriche”. E poi viene ricordato che volendo rimanere circoscritti al Festival di Sanremo, “molti artisti che hanno calcato il palco dell’Ariston (in gara o come ospiti) hanno usato frasi più che esplicite” ed anche quest’anno da parte di qualcuno in gara o da parte di “co-conduttori all’Altro Festival”. Inoltre viene rilevato che sempre a Sanremo “negli anni scorsi venne invitato Eminem come ospite internazionale. Sin dagli inizi della sua carriera è stato accusato di scrivere testi inneggianti alla violenza sulle donne”, come nel caso di ‘Kill You’, canzone d’apertura dell’album “The Marshall Mathers LP”, uno degli album piu’ venduti al mondo, con protagonista un Eminem iracondo. Per l’ufficio stampa dell’artista in gara “e’ evidente dunque che su questa polemica non solo Junior Cally e le sue rime, ma anche le donne e il sessismo non c’entrano nulla. Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano”.

Quindi  prima di partire  in quarta



alla  prossima

19.1.20

Come Vivian Maier: ritrovate a Orani le splendide foto in bianco e nero del ciabattino del paese

Non  sapevo   che    esistesse   un  Vivian Maier   in sardegna  .  Non riuscendo    a  copiarlo  ( nonostante  sia    versione  free  e  non a pagamento  )   dal sito  della nuova  sardegna  ,  poi  ho  scoperto    smanettando  un po'm cher  è più  facile di quel  che  si crede  ,  ho letto   la storia   su la  rivista  telematica    http://www.tottusinpari.it/  da    cui ho  preso   anche  la  foto  della  locandina della  mostra  oltre  che   il primo articolo .
buona lettura  e    buona  visione




  da  LA  NUOVA  SARDEGNA    del  18.1.2020 

Gli scatti di Antonio Piu (1921-2005), scoperti in uno scatolone polveroso, ritornano alla luce in una esposizione a Firenze. Raccontano decenni di una comunità e le vicende di una persona eclettica
                                       di   DI PAOLO CURRELI



La giostra in un giorno di festa a Orani: una delle foto ritrovate di Antonio Piu





«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...