Dedico questa poesia a pochi giorni dall’ 8 Marzo a quelle donne che hanno subito una violenza non solo di tipo sessuale. Ricordando che gli abusi fanno parte di quei dolori che difficilmente si cancellano. Possano queste righe essere un monito per tutti coloro che in queste circostanze voltano il viso incuranti di quel che accade sotto i loro occhi volutamente chiusi.
STUPRO
E’ stato sufficiente
il balzo di una belva,
perché l’incontro di due linee
distanti , ma convergenti,
s’incontrassero alla
curvatura cieca del destino.
Il tempo di un attimo
è divenuto all’improvviso odissea.
Un viaggio infinito nel male
per i miei occhi
che avrebbero voluto esser
privi di vista.
Il tutto assomigliò
all’impatto improvviso
di un evento che pensi
non ti possa mai accadere.
Un brusco risveglio
che la vita fa nella realtà,
mentre un fiato sul viso
appannò il primo dolore.
I ricordi nel tempo
son divenuti cartavetra,
note silenziose
di chi ebbe urla in gola,
e le tue mani sul mio collo.
Radici che affondarono
nella terra, nella carne,
di chi si dimenò
graffiando il nulla.
Tu che hai lacerato i vestiti
giungendo sino all’anima,
non sai della mia stupidità
che ancora prego
venga cancellata.
Tu non sai delle colpe
che sento come lividi,
mentre la breccia
di un marciapiede
si conficca nella pelle.
Non sai degli spasmi
che nessun silenzio
riesce a coprire,
e delle ombre che
continuano a inseguirmi
sulle scale.
Il tuo nome idiota
scritto in qualche pagina di giornale
è un tarlo che scalfisce,
e il ventre che toccasti
una pietra che ora inibisce.
Mi sento sporca
sotto la doccia che non lava,
mi sento sola
nella denuncia che non ripaga.
Voltando il viso da un lato
decisi di lasciarti fare
mentre tagliavo il cielo a veli
per bendare il cuore.
Al tuo sussulto
capii che era finita …
Ma quella non era
che la prima volta.
Alle altre tu non c’eri,
ma io, io sono sempre lì,
in ogni notte come questa
dove mi sveglio di soprassalto,
mentre il ticchettio della sveglia
a compiuto un altro giro,
sono qui che mi rialzo…
come quella sera,
nelle luci distratte
di una città
senza occhi.
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